3. Check up Mezzogiorno marzo 2012
Il disegno in copertina è di Domenico Rosa
Il rapporto è stato realizzato dall’Area Mezzogiorno di Confindustria e da SRM-Studi e Ricerche per il
Mezzogiorno.
Gli autori:
Area Mezzogiorno Confindustria: Giuseppe Rosa (Direttore), Massimo Sabatini.
SRM - Studi e Ricerche per il Mezzogiorno: Massimo Deandreis (Direttore Generale), Alessandro Panaro,
Salvio Capasso, Luca Forte, Dario Ruggiero, Agnese Casolaro.
Ha collaborato: Carmine Michael Nappi
Coordinamento grafico: Alessandra Caporali
Check up Mezzogiorno è stato chiuso con le informazioni disponibili al 12 marzo 2012.
4. Check up Mezzogiorno marzo 2012
SOMMARIO
Uno sguardo d’insieme................................................................................................................................. 2
Focus Crisi ..................................................................................................................................................... 5
1. L’indice di sviluppo e gli obiettivi di Europa 2020 ........................................................................... 16
2. I dati macroeconomici ..................................................................................................................... 19
3. Le imprese: aspetti reali e finanziari................................................................................................ 23
4. Le dinamiche creditizie .................................................................................................................... 35
5. Le esportazioni................................................................................................................................. 39
6. Il mercato del lavoro........................................................................................................................ 47
7. Formazione e innovazione............................................................................................................... 54
8. Turismo ............................................................................................................................................ 66
9. Demografia e qualità della vita........................................................................................................ 71
10. Spesa pubblica e politiche di sviluppo ............................................................................................. 76
11. Le infrastrutture .............................................................................................................................. 80
Principali fonti utilizzate ............................................................................................................................. 90
1
5. Check up Mezzogiorno marzo 2012
Uno sguardo d’insieme
Sono ormai trascorsi quattro anni dall’inizio della crisi economica mondiale ed è opportuno fare un bilancio
dei valori “persi” – e in alcuni casi non ancora recuperati – dall’economia meridionale in questo lasso di
tempo. L’anno più acuto della crisi è stato il 2009, mentre i segnali di ripresa registrati in Europa e in Italia
nel corso del 2010 hanno alimentato speranze di una crescita vigorosa del Prodotti Interno Lordo che
avrebbe consentito di ritornare rapidamente sui valori pre-crisi, speranze che la successiva crisi dei debiti
sovrani ha presto vanificato. Sotto molti aspetti la recessione ha inciso più profondamente nel Mezzogiorno
rispetto al resto del Paese: nel periodo 2007-2010 il Prodotto Interno Lordo si è ridotto del 6,1% nel
Mezzogiorno e del 5% nel Centro-Nord; tra il 2007 e il 2011 l’occupazione è calata di 300mila unità nel
Mezzogiorno mentre il saldo nel Centro-Nord è risultato positivo (+50mila unità); nel 2011 l’utilizzo della
Cassa integrazione si è ridotto di appena l’1,6% nel Mezzogiorno rispetto all’anno record del 2010, mentre
nel Centro-Nord la riduzione è stata del 25,2%; la variazione del numero di imprese attive tra il 2007 e il
2011 è negativa per il Mezzogiorno (-0,3%) e positiva per il Centro-Nord (+3%); la redditività delle imprese
misurata dal RoE è risultata in calo del 5% per le imprese manifatturiere meridionali e del 4,2% per quelle
centro-settentrionali; infine, i tempi di riscossione dei crediti commerciali dalla PA sono mediamente più
lunghi nel Mezzogiorno rispetto al Centro-Nord (quelli delle ASL, ad esempio, risultano più che doppi nel
Mezzogiorno rispetto al Centro-Nord).
Il gap di sviluppo del Mezzogiorno con le altre aree del Paese e con i Paesi dell’Unione Europea non
accenna, quindi, a ridursi: il Pil pro capite del Mezzogiorno - a parità di potere di acquisto - è del 31,2%
inferiore alla media dell’UE a 27; la produttività nel 2010, fatto 100 l’indice per il Centro-Nord, nel
Mezzogiorno è pari al 83,2, valore in calo rispetto al 2009.
D’altro canto, la crisi ha favorito l’inizio di una fase di selezione del mercato, con l’espulsione delle imprese
meno competitive (con una riduzione netta del numero di imprese attive) e un aumento delle società di
capitali segno, tutto sommato, di un rafforzamento del tessuto produttivo meridionale: nel 2011, queste
imprese sono cresciute del 4,3% nel Mezzogiorno e del 2,1% nel Centro-Nord. Si tratta di un rafforzamento
ancora numericamente contenuto: secondo l’indagine annuale condotta da OBI ed SRM (Rapporto 2011
Impresa e Competitività) negli ultimi 4 anni (2008-2011) si è progressivamente ridotta la percentuale di
imprese che ha effettuato investimenti (dal 37,4% al 16,5%); è un dato che preoccupa ancora di più se si
considera che dalla stessa indagine emerge che le imprese che investono realizzano perfomance
mediamente migliori rispetto a quelle che non investono.
Segnali positivi vengono dai dati più recenti sull’andamento dell’export: nel 2011 hanno ripreso a crescere
nel Mezzogiorno (in particolare nei primi nove mesi del 2011) le esportazioni manifatturiere, che sono
aumentate del 14,7% rispetto allo stesso periodo del 2010 ad un ritmo superiore rispetto al Centro-Nord
(+13,4%); tuttavia, è ancora bassa – seppur in crescita – la capacità di penetrazione delle imprese
meridionali sui mercati più dinamici (Brics) che incidono per una quota del 3,7% sul complesso delle
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6. Check up Mezzogiorno marzo 2012
esportazioni del Mezzogiorno (8,4% la quota di export verso i Brics nel Centro-Nord), mentre migliora il
posizionamento delle imprese meridionali nei Paesi del bacino del Mediterraneo, dove la progressiva
stabilizzazione degli assetti politici potrebbe favorire uno sviluppo ulteriore dei traffici commerciali.
Accesso al credito e adeguate dimensioni sono due aspetti fondamentali in grado di favorire una più diffusa
presenza delle imprese meridionali sui mercati internazionali. Per quanto riguarda il primo aspetto, gli
impieghi nel terzo trimestre 2011 sono risultati in leggero aumento nel Mezzogiorno (+0,4%); inoltre, anche
se una buona percentuale di imprese percepisce un peggioramento delle condizioni di accesso al credito,
una quota altrettanto elevata continua a giudicare positivamente i servizi offerti dalle banche. Per quel che
concerne l’aspetto dimensionale, la ridotta dimensione media delle imprese italiane (e ancor più
meridionali) è un aspetto strutturale del sistema produttivo nazionale: nel 2009, l’81,9% delle imprese
manifatturiere italiane conta meno di 9 addetti, mentre nell’UE a 27 tale percentuale risulta essere
dell’80,8% (del 60,5% in Germania); il dato del Mezzogiorno raggiunge l’88,6%. Occorre, quindi,
incoraggiare la volontà delle imprese italiane e meridionali di cercare di superare i limiti dimensionali
ricorrendo a nuove forme di collaborazione con altre imprese: secondo i dati di Unioncamere e
dell’Osservatorio Retimpresa di Confindustria, i contratti di rete in Italia sono passati da 104 di fine luglio
2011 a 214 di fine novembre con un numero di imprese aderenti cresciuto da 354 a 1061 (di cui 269
localizzate nel Mezzogiorno).
Altro fattore strategico è rappresentato dal capitale umano. Nel Mezzogiorno, dopo 3 anni consecutivi di
contrazione della base occupazionale, i dati al terzo trimestre 2011 segnalano un aumento degli occupati
(+0,4% sul 2010), appena inferiore al dato medio italiano. Tuttavia, resta grande il divario con il Centro-
Nord per quanto riguarda il tasso di disoccupazione che, nella componente giovanile (38,8%) e femminile
(15,7%), assume proporzioni preoccupanti. Al di là del calo dell’occupazione e delle conseguenze
economico-sociali che ne derivano, un problema grave per l’Italia – e per il Mezzogiorno in particolare –
riguarda lo “spreco” di capitale umano, con riferimento, in particolare, alla componente giovanile e
femminile: i dati al 2010 segnalano che in Italia il 22,1% dei giovani di età compresa tra i 15 ed i 29 anni non
lavora né studia (i cosiddetti Neet - Not in Education, Employment or Training) contro una media dell’UE a
27 pari a 15,3%; nel Mezzogiorno la quota dei Neet è del 31%.
Lo sviluppo del Mezzogiorno non può prescindere da un miglioramento della dotazione infrastrutturale:
l’area meridionale mostra una dotazione infrastrutturale, in termini di collegamenti stradali, superiore a
quella del Centro-Nord (fatto 100 il dato relativo all’Italia, nel Mezzogiorno risulta pari a 107,2), mentre per
le altre infrastrutture presenta valori ampiamente al di sotto della media italiana. In quest’ottica va valutato
positivamente il Piano di Azione Coesione del Governo che ha stanziato 6,5 miliardi di euro per migliorare le
infrastrutture ferroviarie nelle regioni meridionali. Occorre, però, che i relativi progetti trovino una rapida
attuazione, con una decisa riduzione dei tempi di realizzazione delle infrastrutture, che per le regioni
meridionali sono in media superiore a quelli registrati nel resto del Paese. Per quanto concerne le
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7. Check up Mezzogiorno marzo 2012
infrastrutture energetiche, elementi positivi emergono con riferimento al settore delle rinnovabili, visto che
il Mezzogiorno produce circa il 35% della potenza nazionale proveniente da fonte solare, il 32% di quella
bioenergetica e ben il 98% di quella eolica.
I dati del Check up confermano, pertanto, il forte dualismo tra il Nord ed il Sud del Paese, non solo sotto
l’aspetto economico, ma anche infrastrutturale e sociale. Ciò emerge chiaramente anche dall’indice
sintetico di sviluppo elaborato nel 2010 dall’Area Mezzogiorno di Confindustria, secondo cui le province
meridionali presentano mediamente un ritardo di circa il 40% rispetto a quelle centro-settentrionali.
Se la disponibilità di risorse nazionali necessarie per colmare il divario tra le due aree del Paese è scarsa e in
riduzione (anche se recentemente il CIPE è tornato ad assegnare risorse FAS alle infrastrutture) quelle
europee potrebbero essere meglio utilizzate, innanzitutto migliorando la capacità di spesa dei fondi
disponibili. In totale per il 2007-2013 il Fondo Europeo per lo Sviluppo Regionale (FESR) e il Fondo Sociale
Europeo mettono a disposizione oltre 43 miliardi di euro per le regioni dell’Area Convergenza, di cui solo il
19,8 % è stato effettivamente speso.
Se lo scenario attuale è fatto di molte ombre, ma anche di qualche luce, come l’andamento recente
dell’export, l’ispessimento del tessuto produttivo generato dalla crescita del numero di società di capitali e
la leadership nel campo delle energie rinnovabili, le prospettive di lungo periodo scontano previsioni
demografiche nerissime per il Mezzogiorno. Secondo gli ultimi dati previsionali sulla demografia del Paese
(pubblicati dall’Istat a fine dicembre 2011), l’Italia meridionale risulterà essere sempre meno attrattiva,
specie nei confronti dei giovani: le previsioni al 2065 stimano un calo complessivo della popolazione
meridionale dagli attuali 20,9 milioni di persone a 16,7 milioni, in controtendenza rispetto al dato italiano. Il
Mezzogiorno, che oggi rappresenta la macro-area con l’età media più bassa (41,9 anni), nel 2065
presenterà, invece, la popolazione mediamente più anziana (51,6 anni di media) e un indice di dipendenza
della popolazione (cioè il rapporto tra giovani e anziani) che da 27,2 del 2011 (il livello più basso tra le
macroaree italiane) salirebbe a 69,4 – circa 10 punti in più della media nazionale.
E’ necessario intervenire rapidamente per evitare che tali previsioni trovino conferma in futuro. La
riduzione della popolazione di oltre 4 milioni di persone da qui a 50 anni e la crescita dell’età media di quasi
10 anni significano, infatti, la perdita della risorsa più preziosa per il Mezzogiorno: il capitale umano.
Per invertire il trend è necessario creare le condizioni affinché al Sud si possa restare e vivere bene e
affinché imprese e imprenditori ne siano attratti.
Occorre cioè puntare sui settori in grado di esaltare le caratteristiche e le potenzialità del territorio: da un
lato, su una logistica che crei valore aggiunto sfruttando il posizionamento del Mezzogiorno al centro del
Mediterraneo; dall’altro, sul consolidamento del triangolo Turismo-Agricoltura-Cultura, tre settori in grado
di alimentarsi a vicenda e capaci di generare effetti virtuosi in settori contigui (agroalimentare) e in
comparti apparentemente distanti come l’edilizia che, dopo la pesante crisi degli ultimi anni, potrebbe
ritrovare nuovo slancio da una massiccia opera di riqualificazione del territorio. Il tempo stringe.
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8. Check up Mezzogiorno marzo 2012
Focus Crisi
Quanto abbiamo perso rispetto al 2007?
Graf. I – 2007/2010: variazioni di alcune variabili economiche nel Mezzogiorno
5
1,9
0,2 0,9
0
-0,3
-5 -2,8 -3,5
-4,8
-6,3 -6,1 -6,1
-10
-11,7-10,8
-15
-14,5
-20
-25
-26,1
-30
Pil Investimenti Imprese Fatturato Export Occupazione Famiglie povere
Var % 2009 su 2007 Var % 2010 su 2007
* Per le imprese sono state confrontate variazione 2010 su 2007 e variazione 2011 su 2007
* Per le famiglie povere è stata fatta la differenza tra l’incidenza delle famiglie in condizione di povertà assoluta nel 2009 rispetto al
2007 e nel 2010 rispetto al 2007
Fonte: Elaborazione SRM e Confindustria su fonti varie
Tab. I - Differenza in valore tra 2007 e 2010 di alcune variabili economiche nel Mezzogiorno
Cassa
Investimenti Fatturato Export Occupazione
Pil (miliardi Imprese integrazione
(miliardi di (miliardi di (miliardi di (migliaia di
di €) (unità)* (milioni
€) euro) euro) lavoratori)
ore)*
Diff. 2010 su 2007 -18,7 -7,5 -4.507,0 -1,7 -2,6 -314,7 159,2
* La differenza è stata calcolata tra i valori del 2011 e quelli del 2007
Fonte: Elaborazione SRM e Confindustria su fonti varie
La crisi finanziaria mondiale del 2008 ha avuto un impatto forte sull’economia meridionale: nel biennio
2008-2009 il Pil si è ridotto del 6,3%, gli investimenti fissi lordi hanno subito una riduzione ancora più
intensa (-11,7%), il fatturato delle imprese manifatturiere si è ridotto di quasi il 15%, l’export del 26%, gli
occupati del 3,5%; solo il numero di imprese attive è rimasto invariato nel periodo considerato. Il 2010 ha
visto una leggera ripresa dei principali indicatori economici; tuttavia, i valori del 2010 risultano ancora
inferiori a quelli del 2007.
Nel complesso, nel 2010 il Pil meridionale è risultato inferiore di circa 19 miliardi di euro rispetto al valore
registrato nel 2007, gli investimenti di 7,5 miliardi (differenza calcolate su valori concatenati); il fatturato
complessivo delle imprese manifatturiere meridionali risultava nel 2010 di quasi 2 miliardi inferiore a quello
del 2007, l’export di 2,6 miliardi, mentre sul fronte occupazionale la perdita di posti di lavoro tra il 2007 e il
2010 è stata di oltre 300 mila unità; il ricorso della Cassa Integrazione è stato massiccio, ed in aumento nel
corso dell’anno: 159 milioni di ore di cassa integrazione in più nel 2011 (222 milioni) rispetto al 2007 (63
milioni). In calo, infine, anche il numero di imprese attive tra il 2007 e il 2011 (-0,3%). .
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9. Check up Mezzogiorno marzo 2012
Focus Crisi
Il Mezzogiorno ancora al di sotto dei valori del 2007
Graf. II - Un indice sintetico sull’andamento dell’economia meridionale tra il 2007 e il 2010
620
603,0
600
600
580
569,4
560
538,5
540
520
500
2007 2008 2009 2010
Fonte: Elaborazione SRM e Confindustria su fonti varie
Graf. III – La composizione dell’indice
120
100,2
100 97,2 95,2
93,9 93,9
89,2
80
60
40
20
0
Pil Investimenti Imprese Fatturato Export Occupazione
2007 2008 2009 2010
Fonte: Elaborazione SRM e Confindustria su fonti varie
La lettura dei due grafici che qui si presentano conferma che il recupero dei valori “persi” per effetto della
crisi, nel 2010 non era ancora avvenuto. Nei due grafici il 2007 è preso come anno base (con indice pari a
100) per 6 variabili osservate (Pil, Investimenti, Imprese, Fatturato, Export, Occupazione) nel periodo tra il
2007 e il 2010; la somma degli indici così calcolati ci fornisce un indicatore di sintesi presentato nel Grafico
II, mentre l’andamento delle 6 variabili di base è riportata nel Grafico III. L’indicatore di sintesi, pari a 600
nel 2007, ha registrato un incremento nel 2008 (grazie soprattutto al contributo delle esportazioni) e un
drastico calo nel 2009 a 538 punti circa (per la riduzione dei valori di tutte le variabili ad eccezione del
numero di imprese attive). Nel 2010 l’indice sintetico riprende a salire ma risulta ancora lontano dai valori
registrati nel 2007.
6
10. Check up Mezzogiorno marzo 2012
Focus Crisi
L’impatto sociale: aumentano le famiglie in condizioni di povertà assoluta
Graf. IV – Percentuale di famiglie in condizioni di povertà assoluta nelle macro-aree italiane
9
7,9 7,7
8
7 6,7
5,8
6
5 4,6 4,7 4,6
4,1
3,6 3,6 3,8
4 3,5
3,2
2,9 2,9 2,7
3
2
1
0
Nord Centro Mezzogiorno Italia
2007 2008 2009 2010
Fonte: Elaborazione SRM e Confindustria su Istat (rapporto sulle condizioni economiche delle famiglie)
La crisi, oltre al forte peggioramento delle principali variabili macroeconomiche, ha colpito molto
duramente le fasce più povere della popolazione meridionale. Infatti, nel 2007 le famiglie che versavano in
condizione di povertà assoluta (tale si intende la condizione di chi non riesce a sostenere la spesa mensile
minima necessaria per acquisire il paniere di beni e servizi considerati essenziali a conseguire uno standard
di vita “minimamente accettabile”) erano il 5,8% del totale nel Mezzogiorno, salite al 6,7% nel 2010..
7
11. Check up Mezzogiorno marzo 2012
Focus Crisi
Tab. II – Andamento del Pil dall’inizio della crisi al 2010 (valori concatenati, anno base 2000; milioni di euro)
Var % 2010 su
2007 2008 2009 2010
2007
Centro-Nord 983.320 971.663 919.263 934.453 -5,0
Mezzogiorno 304.432 299.126 285.301 285.782 -6,1
Italia 1.288.953 1.271.897 1.205.537 1.221.159 -5,3
Abruzzo 23.693 23.578 22.209 22.713 -4,1
Molise 5.325 5.236 5.014 4.985 -6,4
Campania 80.677 78.134 74.569 74.124 -8,1
Puglia 57.763 57.641 54.553 54.424 -5,8
Basilicata 9.127 8.974 8.375 8.263 -9,5
Calabria 27.982 27.143 25.819 26.087 -6,8
Sicilia 71.922 71.131 69.487 69.574 -3,3
Sardegna 27.942 27.303 25.299 25.637 -8,3
Fonte: Elaborazioni Confindustria e SRM su dati Istat e Svimez
Graf. V – Differenza del Pil tra il 2007 ed il 2010 (valori concatenati, anno base 2000; milioni di euro)
-980 Abruzzo
-340 Molise
-6.553 Campania
-3.340 Puglia
-864 Basilicata
-1.896 Calabria
-2.348 Sicilia
-2.305 Sardegna
-18.651 Mezzogiorno
-48.867 Centro-Nord
-60.000 -50.000 -40.000 -30.000 -20.000 -10.000 0
Fonte: Elaborazioni Confindustria e SRM su dati Istat e Svimez
A partire dal 2007 il prodotto interno lordo italiano è risultato in calo, fino a raggiungere il livello minimo di
1.206 miliardi di euro circa nel 2009, con una leggera ripresa nel 2010, più marcata nel Centro-Nord; le
stime per il 2011 segnalano, per il Mezzogiorno, un anno di stagnazione (Pil in crescita dello 0,1%* ).Tra il
2007 e il 2010 la riduzione del Prodotto Interno Lordo è stata del 5% nel Centro-Nord e del 6,1% nel
Mezzogiorno (-18,7 miliardi di euro).
Tra le regioni meridionali, Basilicata, Sardegna e Campania hanno fatto registrare i risultati peggiori.
*Stima Servizio Studi e Ricerche di Intesa Sanpaolo
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12. Check up Mezzogiorno marzo 2012
Focus Crisi
Tab. III – Andamento degli Investimenti fissi lordi tra il 2007 ed il 2010 (valori concatenati, anno base 2000;
milioni di euro)
Var % 2010 su
2007 2008 2009 2010
2007
Centro Nord 205.710 197.848 171.878 177.164 -13,9
Mezzogiorno 69.141 66.487 61.078 61.643 -10,8
Italia 274.851 264.336 232.956 238.808 -13,1
Mezzogiorno
Agricoltura, Silvicoltura e Pesca 3.096 3.054 2.638 2.735 -11,7
Industria in senso stretto 13.685 12.874 10.551 10.440 -23,7
Costruzioni 2.867 2.665 2.158 2.076 -27,6
Servizi 49.486 47.878 45.672 46.323 -6,4
Fonte: Elaborazioni Confindustria e SRM su dati Istat e Svimez
La crisi economica globale ha particolarmente inciso sugli investimenti, in costante riduzione fino al 2009,
con una leggera ripresa nel 2010; tra il 2007 e il 2010 gli investimenti sono risultati in calo del 10,8% nel
Mezzogiorno e del 13,9% nel Centro-Nord. Nel Mezzogiorno, l’impatto del calo degli investimenti è stato
particolarmente intenso nelle costruzioni (-27,6%) e nell’industria in senso stretto (-23,7%)
9
13. Check up Mezzogiorno marzo 2012
Focus Crisi
Tab. IV – Andamento delle imprese attive dal 2007 al 2011
Var % 2011 su
2007 2008 2009 2010 2011
2007
Abruzzo 131.496 132.511 132.460 132.873 133.066 1,2
Molise 32.708 32.789 32.513 32.576 32.152 -1,7
Campania 460.245 473.117 476.229 474.134 472.526 2,7
Puglia 340.694 342.636 338.598 340.150 338.332 -0,7
Basilicata 55.397 55.674 55.287 55.060 54.320 -1,9
Calabria 155.075 157.191 156.923 157.373 156.995 1,2
Sicilia 394.498 394.116 388.372 383.098 380.715 -3,5
Sardegna 150.145 150.947 149.275 148.429 147.645 -1,7
Centro-Nord 3.454.663 3.577.123 3.553.874 3.558.241 3.559.764 3,0
Mezzogiorno 1.720.258 1.738.981 1.729.657 1.723.693 1.715.751 -0,3
Italia 5.174.921 5.316.104 5.283.531 5.281.934 5.275.515 1,9
Fonte: Elaborazioni Confindustria e SRM su dati Movimprese
Anche l’andamento del numero di imprese attive nel Mezzogiorno (costantemente in crescita fino al 2008) è
risultato negativo a partire dal 2009 e per i due anni successivi; il saldo del numero di imprese attive tra il
2007 e il 2011 risulta negativo, nel Mezzogiorno, per circa 4.500 unità. Viceversa, nel Centro-Nord tra il
2007 e il 2011 le imprese attive sono aumentate di oltre 100 mila unità (+3%). La regione che ha registrato il
miglior saldo positivo tra il 2007 e il 2011 è la Campania (+2,7 %): la regione con il peggior saldo negativo (-
3,5 %) è la Sicilia, che ha perso tra il 2007 e il 2009 circa 14.000 imprese.
10
14. Check up Mezzogiorno marzo 2012
Focus Crisi
Tab V. - Andamento del fatturato delle imprese manifatturiere tra il 2007 ed il 2010
Var % 2009 su 2007 Var % 2010 su 2007
Abruzzo -22,8 -11,8
Basilicata -4,9 -12,3
Calabria -3,1 -2,8
Campania -6,5 0,0
Molise -26,2 -23,9
Puglia -10,3 -5,6
Sardegna -25,7 10,0
Sicilia -10,8 -0,7
Mezzogiorno -14,5 -2,8
Centro-Nord -16,0 -5,6
Fonte: Elaborazione Confindustria e SRM su SRM-Rassegna Economica 1 2011 (elaborazioni su dati AIDA/BVDEP)
Tab. VI – Andamento del RoE delle imprese manifatturiere tra il 2007 ed il 2010
Differenza
2007 2008 2009 2010
2010 su 2007
Abruzzo 8,7 1,7 1,6 5,8 -2,9
Basilicata 3,5 -1,8 8,2 7,7 4,2
Calabria 2,8 6,7 4,0 -4,8 -7,5
Campania 2,1 3,1 -2,0 2,0 -0,1
Molise -2,5 2,9 2,7 3,7 6,2
Puglia 2,1 -0,1 0,0 0,0 -2,1
Sardegna 16,6 6,3 -9,9 -9,6 -26,2
Sicilia 7,4 3,8 1,7 0,6 -6,8
Mezzogiorno 6,5 2,5 -0,5 1,4 -5,0
Centro-Nord 8,7 5,0 0,8 4,5 -4,2
Fonte: Elaborazione Confindustria e SRM su SRM-Rassegna Economica 1 2011 (elaborazioni su dati AIDA/BVDEP)
Le elaborazioni sui dati di bilancio delle imprese manifatturiere italiane evidenziano che tra il 2007 ed il
2010 il fatturato è risultato in calo sia nel Mezzogiorno (-2,8%) che nel Centro-Nord (-5,6%); Tra le regioni
meridionali, I risultati peggiori si registrano per le aziende manifatturiere di Molise (-23,9%) e Basilicata (-
12,3%); positivo il dato relativo alle imprese manifatturiere in Sardegna.
La redditività delle imprese manifatturiere meridionali è progressivamente peggiorata tra il 2007 ed il 2009,
con una ripresa nel 2010. Nel complesso, tra il 2007 ed il 2010 il Return on Equity (RoE) nel comparto
manifatturiero meridionale è peggiorato di 5 punti percentuali e del 4,2% nel Centro-Nord. La regione
meridionale che ha subito il peggioramento maggiore del RoE nel periodo 2007-2010 è la Sardegna (-
26,2%), ma l’andamento risulta molto influenzato dalla volatilità del prezzo del petrolio (settore molto
presente in regione).
11
15. Check up Mezzogiorno marzo 2012
Focus Crisi
Tab VII – Tempi di pagamento delle aziende sanitarie locali (giorni); 2007-2010
var. 2007-
2007 2008 2009 2010 Posizione
2010
Centro-Nord 244 206 186 189 - -55
Piemonte 284 269 258 241 9 -44
Valle d’Aosta 112 117 122 127 17 15
Lombardia 232 172 129 118 18 -114
Trentino A. A. 100 95 91 96 19 -4
Veneto 254 236 232 249 8 -5
Friuli V.G. 92 80 79 87 20 -5
Liguria 272 203 174 170 13 -102
Emilia Romagna 373 320 270 273 7 -101
Toscana 178 190 204 226 11 48
Umbria 198 165 139 155 14 -44
Marche 305 168 134 130 16 -175
Lazio 524 454 400 398 4 -126
Mezzogiorno 445 401 401 431 - -14
Abruzzo 345 277 200 193 12 -152
Molise 882 726 627 755 2 -128
Campania 679 577 625 661 3 -18
Puglia 295 352 390 349 5 54
Basilicata 215 172 184 150 15 -66
Calabria 527 564 700 793 1 267
Sicilia 306 290 221 240 10 -66
Sardegna 307 250 260 308 6 1
Fonte: Elaborazione Confindustria e SRM su Ufficio Studi Confartigianato; dati Corte dei Conti e Assobiomedica
Un elemento che contribuisce a generare crisi di liquidità nelle aziende è il ritardo dei pagamenti da parte
della Pubblica Amministrazione. In particolare, i tempi di pagamento delle aziende sanitarie locali (ASL),
nonostante la generale riduzione avvenuta tra il 2007 ed il 2010, restano molto elevati specie con
riferimento alle regioni meridionali che occupano le prime posizioni nella graduatoria nazionale dei ritardi
dei tempi di pagamento. La Calabria, regione che ha registrato un aumento considerevole dei tempi medi di
pagamento delle ASL nel corso dei 4 anni esaminati, nel 2010 registra un valore medio di 793 giorni (valore
quasi 10 volte superiore a quello del Friuli Venezia Giulia, regione più virtuosa in quest’ambito); molto
elevati anche i tempi medi di pagamento in Molise (755 giorni) ed in Campania (661 giorni).
12
16. Check up Mezzogiorno marzo 2012
Focus Crisi
Tab. VIII – Andamento delle esportazioni tra il 2007 ed il 2011 (valori in miliardi di euro)
Var % 2010 su 2011 (primi Var % 2011 su 2007
2007 2008 2009 2010
2007 nove mesi) (primi nove mesi)
Centro-Nord 316,5 318,7 255,4 294,4 -7,0 244,0 3,7
Mezzogiorno 41,5 43,4 30,7 39,0 -6,1 32,3 6,3
Italia 364,7 369,0 291,7 337,3 -7,5 279,7 3,4
Abruzzo 7,3 7,6 5,2 6,3 -13,5 5,5 0,3
Molise 0,6 0,6 0,4 0,4 -33,7 0,3 -32,8
Campania 9,4 9,4 7,9 8,9 -5,4 7,0 1,4
Puglia 7,2 7,4 5,7 6,9 -3,8 6,1 16,8
Basilicata 2,1 2,0 1,5 1,4 -31,3 1,1 -29,1
Calabria 0,4 0,4 0,3 0,3 -20,0 0,3 -20,5
Sicilia 9,7 10,0 6,2 9,3 -3,9 8,1 14,5
Sardegna 4,7 5,9 3,3 5,3 11,6 4,0 16,3
Fonte: Elaborazione Confindustria e SRM su dati Istat
Il crollo del commercio mondiale ha avuto un forte impatto sulle esportazioni italiane: nel 2009 sono calate
del 20,9% rispetto al 2008 in Italia e del 29,3% nel Mezzogiorno, mentre la ripresa del 2010 non è stata
sufficiente a recuperare i valori persi nell’anno precedente. Le ultime stime indicano che solo a fine 2011 il
valore delle esportazioni, si sta ravvicinando ai livelli pre-crisi del 2007. Gli ultimi dati regionali disponibili (al
terzo trimestre 2011) indicano, tuttavia, che in tre regioni del Mezzogiorno (Molise, Basilicata e Calabria) il
valore dell’export risulta ancora molto inferiore a quello registrato nello stesso periodo del 2007.
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17. Check up Mezzogiorno marzo 2012
Focus Crisi
Tab. IX – Andamento degli occupati tra il 2007 ed il 2011 (valori in migliaia)
Var % 2011 su
2007 2008 2009 2010 2011*
2007
Abruzzo 502 518 494 494 506 0,7
Molise 112 114 111 108 107 -4,7
Campania 1.719 1.681 1.612 1.584 1.570 -8,6
Puglia 1.284 1.287 1.238 1.223 1.235 -3,8
Basilicata 195 196 191 185 188 -3,3
Calabria 602 595 586 573 570 -5,3
Sicilia 1.488 1.480 1.464 1.440 1.433 -3,8
Sardegna 613 611 592 593 606 -1,1
Mezzogiorno 6.516 6.482 6.288 6.201 6.216 -4,6
Centro-Nord 16.706 16.923 16.737 16.671 16.756 0,3
Italia 23.222 23.405 23.025 22.872 22.972 -1,1
Fonte: Elaborazione Confindustria e SRM su dati Istat
* media degli occupati dei primi tre trimestri
Graf. VI – Differenza tra gli occupati del 2011 e del 2007 (valori in migliaia)
4 Abruzzo
-5 Molise
-149 Campania
-48 Puglia
-7 Basilicata
-32 Calabria
-56 Sicilia
-7 Sardegna
-300 Mezzogiorno
50 Centro-Nord
-350 -300 -250 -200 -150 -100 -50 0 50 100
Fonte: Elaborazione Confindustria e SRM su dati Istat
Mentre nel Mezzogiorno il numero di occupati ha registrato un calo già a partire dal 2008, con una perdita
di posti di lavoro di circa 300mila unità nell’arco del periodo 2007-2011, nel Centro-Nord l’occupazione inizia
a diminuire solo a partire dal 2009 registrando, nel periodo 2007-2011, un saldo positivo pari a circa 50mila
unità. Tra le regioni meridionali, la Campania è quella che ha subito la perdita maggiore di posti di lavoro:
nell’arco di tempo considerato circa la metà dell’occupazione persa nel Mezzogiorno ha riguardato la
Campania.
14
18. Check up Mezzogiorno marzo 2012
Focus Crisi
Tab. X – Andamento della Cassa Integrazione Guadagni (CIG) tra il 2007 ed il 2011 (milioni di ore)
2007 2008 2009 2010 2011
Abruzzo 7,4 6,4 35,3 33,3 29,3
Molise 1,0 1,0 2,9 4,8 4,9
Campania 20,5 23,0 44,5 59,1 61,2
Puglia 13,2 15,6 40,6 71,3 52,1
Basilicata 3,2 5,9 8,8 11,1 11,3
Calabria 4,5 4,0 6,4 11,0 17,0
Sicilia 8,8 8,7 15,5 22,2 25,8
Sardegna 4,6 5,9 10,1 13,3 20,9
Centro-Nord 120,4 157,3 750,0 977,6 731,0
Mezzogiorno 63,3 70,4 164,1 226,1 222,5
Fonte: Elaborazione Confindustria e SRM su dati Inps
Graf. VII – Differenza tra le ore di Cassa Integrazione Guadagni nel 2010 e nel 2007 (milioni di ore)
Abruzzo 21,9
Molise 3,9
Campania 40,6
Puglia 38,9
Basilicata 8,2
Calabria 12,5
Sicilia 16,9
Sardegna 16,3
Mezzogiorno 159,2
0 20 40 60 80 100 120 140 160 180
Fonte: Elaborazione Confindustria e SRM su dati Inps
Ad arginare in parte l’emorragia occupazionale ha contribuito il ricorso alla Cassa Integrazione Guadagni
(CIG) che tra il 2007 ed il 2010 ha registrato una crescita esponenziale del numero di ore autorizzate, fino ad
oltre un miliardo di ore in Italia nel 2010 (contro 180 milioni circa nel 2007); nel 2011 il ricorso alla CIG si
riduce, in modo più netto nel Centro-Nord, ma solo marginalmente nel Mezzogiorno (-1,6% rispetto ai valori
record del 2010). Nel complesso, tra il 2007 ed il 2011, nel Mezzogiorno c’è stato un aumento di circa 159
milioni di ore autorizzate, con Campania (+40,6 milioni) e Puglia (+39 milioni circa) ai primi due posti.
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19. Check up Mezzogiorno marzo 2012
1. L’indice di sviluppo e gli obiettivi di Europa 2020
Tab. 1.1 - L’indice sintetico di sviluppo provinciale*
Indice
Indice sintetico sintetico di
Provincia Graduatoria di sviluppo Provincia Graduatoria sviluppo
(Italia = 100) (Italia =
100)
Milano 1 145,16 Vercelli 28 109,64
Rimini 2 139,14 Padova 29 109,27
Trieste 3 136,87 Belluno 30 108,98
Verona 4 135,29 Biella 31 108,78
Ravenna 5 134,33 Livorno 32 108,08
Aosta 6 131,96 Forlì-Cesena 33 108,00
Bologna 7 125,83 Bolzano/Bozen 34 107,69
Parma 8 122,35 Varese 35 107,68
Reggio Emilia 9 122,04 Cremona 36 107,33
Mantova 10 121,81 Genova 37 105,77
Brescia 11 121,76 Gorizia 38 105,32
Modena 12 121,06 Pordenone 39 105,14
Udine 13 117,25 Arezzo 40 104,51
Novara 14 117,19 Pavia 41 104,48
Firenze 15 116,10 Lecco 42 104,24
Roma 16 116,02 Terni 43 104,24
Vicenza 17 116,00 Perugia 44 103,65
Trento 18 114,74 Venezia 45 103,63
Alessandria 19 114,48 Pesaro e Urbino 46 103,11
Torino 20 112,61 Como 47 102,35
Treviso 21 112,05 Verbania 48 101,51
Lucca 22 111,88 Savona 49 101,30
Ancona 23 110,70 Sondrio 50 100,20
Cuneo 24 110,66 Cagliari 51 100,09
Siena 25 110,20 Prato 52 99,41
Bergamo 26 109,90 Ferrara 53 99,10
Piacenza 27 109,83 Siracusa 54 98,96
* L’indice è stato costruito a partire da 15 variabili economico sociali di base
Fonte: Confindustria, Indicatori Economici e sociali regionali e provinciali, SIPI, Roma, 2010
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20. Check up Mezzogiorno marzo 2012
Tab. 1.1 - L’indice sintetico di sviluppo provinciale* Segue Tab. 1.1
Indice
Indice sintetico sintetico di
Provincia Graduatoria di sviluppo Provincia Graduatoria sviluppo
(Italia = 100) (Italia =
100)
Pisa 55 98,78 Rieti 82 77,43
Pistoia 56 98,76 Nuoro 83 76,55
Chieti 57 98,17 Messina 84 75,32
Asti 58 98,01 Catania 85 74,90
Lodi 59 97,99 Potenza 86 74,75
Carbonia-Iglesias 60 97,03 Salerno 87 72,90
Rovigo 61 95,90 Lecce 88 72,48
Massa Carrara 62 95.69 Reggio Calabria 89 72,40
Ascoli Piceno 63 95,42 Oristano 90 72,06
La Spezia 64 95,16 Avellino 91 71,81
Macerata 65 95,06 Napoli 92 70,33
Teramo 66 92,64 Matera 93 69,72
Imperia 67 91,99 Palermo 94 69,43
Pescara 68 91,02 Trapani 95 69,21
Grosseto 69 90,86 Cosenza 96 67,13
Latina 70 90,13 Ogliastra 97 67,07
Olbia Tempio 71 87,55 Catanzaro 98 66,78
L'Aquila 72 87,22 Medio Campidano 99 66,40
Frosinone 73 84,84 Benevento 100 66,15
Sassari 74 84.83 Foggia 101 65,39
Brindisi 75 81,55 Caltanissetta 102 65,37
Taranto 76 80,32 Agrigento 103 63,76
Viterbo 77 80,16 Caserta 104 62,07
Bari 78 80,07 Crotone 105 62,07
Campobasso 79 78,55 Vibo Valentia 106 61,36
Isernia 80 78,16 Enna 107 61,24
Ragusa 81 78,09
* L’indice è stato costruito a partire da 15 variabili economico sociali di base
Fonte: Confindustria, Indicatori Economici e sociali regionali e provinciali, SIPI, Roma, 2010
L’indice sintetico di sviluppo calcolato dall’Area Mezzogiorno di Confindustria con riferimento ai dati del
2009, che sintetizza il livello di sviluppo di un territorio sulla base di un set di indicatori economici e sociali,
evidenzia come le prime posizioni della graduatoria siano coperte tutte da province settentrionali, e che per
trovare la prima provincia del Mezzogiorno bisogna spingersi al 51° posto occupato da Cagliari con un indice
pari a 100,09 (di poco superiore alla media nazionale Italia =100). Ben 15 province del Mezzogiorno
presentano valori dell’indicatore inferiori di 30 punti rispetto alla media nazionale, e di 45 punti rispetto alla
media del Centro-Nord. Il ritardo complessivo del Mezzogiorno rispetto al Centro-Nord è di poco inferiore ai
40 punti percentuali.
17
21. Check up Mezzogiorno marzo 2012
Tab. 1.2 - Gli obiettivi italiani di Europa 2020: la situazione attuale in Italia e nel Mezzogiorno (2010)
Europa 2020 -
Obiettivo Italia Italia Mezzogiorno
Obiettivo
Tasso di occupazione (%) 75 67-69 61,1 47,7
Spesa in Ricerca e Sviluppo (% del PIL) 3,00 1,53 1,26 0,9 *
Emissioni di Co2 (1990 = 100) 80 87 95 * n.d.
Incidenza delle energie rinnovabili sul
20 17,0 8,9 * n.d.
consumo totale di energia (2009) (%)
Intensità dell'energia (Chilogrammi di
petrolio equivalente per mille euro - -20 -13,4 -5,4 n.d.
Variazione %)
Giovani che abbandonano
10,0 15-16 18,8 22,3
prematuramente gli studi (%)
Popolazione in età 30-34 anni che ha
conseguito un titolo di studio >40 26-27 19,8 15,6
universitario (%)
Persone a rischio povertà o esclusione
-20.000 -2.200 14.742 8.463*
sociale (migliaia di persone)
Fonte: Elaborazioni SRM e Confindustria Mezzogiorno su dati Istat, Eurostat e Commissione Europea
*2009
Tab. 1.3 - Obiettivi di crescita intelligente e solidale nel Mezzogiorno: la situazione delle Regioni (2010)
Spesa in
Tasso di Giovani che Popolazione in età 30 -34 Persone a rischio
Ricerca e
occupazione abbandonano con un titolo di studio povertà o esclusione
Sviluppo
(età 20-64) (%) gli studi** (%) universitario (%) sociale (migliaia)*
(% del PIL)*
Europa 2020 -
75 3 10 >40 -20.000
Obiettivo
Obiettivo
67-69 1,53 15-16 26-27 -2.200
Italia
Mezzogiorno 47,7 0,9 22,3 15,6 8.464
Abruzzo 59,7 1,0 13,5 20,9 347
Molise 55,2 0,5 13,5 24,4 112
Campania 43,7 1,3 23,0 12,9 2.487
Puglia 48,2 0,8 23,4 15,4 1.454
Basilicata 51,3 0,7 15,1 19,8 246
Calabria 46,1 0,4 16,2 19,2 842
Sicilia 46,6 0,8 26,0 14,6 2.486
Sardegna 54,6 0,7 23,9 16,8 490
Fonte: elaborazioni SRM e Confindustria Mezzogiorno su dati Istat, Eurostat e Commissione Europea
(*) 2009
(**)Popolazione 18-24 anni con al più la licenza media, che non ha concluso un corso di formazione professionale riconosciuto dalla Regione di
durata superiore ai 2 anni
Il percorso dell’Italia verso il raggiungimento degli 8 obiettivi di Europa 2020 è ancora lungo, e i vincoli
stringenti sul bilancio dello Stato ne determineranno probabilmente un rallentamento; in alcuni casi gli
obiettivi sono già stati ridimensionati per il nostro Paese rispetto al disegno originario. Per quanto concerne
il Mezzogiorno, gli obiettivi di crescita solidale (gli unici, insieme al target di spesa in Ricerca e Sviluppo, per i
quali è possibile il calcolo degli indicatori a livello sub-nazionale), sono ancora più lontani rispetto al valore
Italia. In particolare, il tasso di occupazione fa registrare un valore inferiore di circa 20 punti rispetto
all’obiettivo italiano. Tra le regioni meridionali la Campania è quella più lontana dai target nazionali di
Europa 2020 per 2 dei 4 indicatori tasso di occupazione e quota di laureati nella fascia di popolazione tra i
30 e i 34 anni) mentre esprime la quota più alta tra le regioni meridionali relativamente alla spesa in Ricerca
e Sviluppo sul Pil.
18
22. Check up Mezzogiorno marzo 2012
2. I dati macroeconomici
Tab. 2.1 - Pil per abitante in PPA* (Indice Ue27=100): confronto tra regioni italiane e Paesi UE (valori
Percentuali)
Paese/area 2007 2008 Paese/area 2007 2008
Ue-27 100,0 100,0 Provincia Autonoma Bolzano/Bozen 134,8 136,7
Lussemburgo 274,4 278,9 Lombardia 134,8 133,5
Olanda 132,4 133,5 Emilia-Romagna 128,0 127,1
Irlanda 147,2 132,7 Lazio 122,4 122,7
Austria 122,8 123,9 Provincia Autonoma Trento 122,0 122,3
Danimarca 122,4 122,7 Veneto 121,6 121,5
Svezia 124,4 122,3 Valle d'Aosta/Vallée d'Aoste 119,6 120,7
Finlandia 117,2 117,5 Friuli-Venezia Giulia 116,8 116,3
Germania 115,6 115,5 Piemonte 113,6 113,5
Belgio 115,6 114,7 Toscana 113,2 113,5
Regno Unito 116,0 114,3 Liguria 106,8 108,0
Francia 108,0 106,4 Marche 105,6 105,6
Italia 103,6 103,6 Umbria 96,8 97,2
Spagna 104,8 103,2 Abruzzo 85,2 85,3
Cipro 92,4 97,2 Molise 78,4 80,1
Grecia 91,6 93,6 Sardegna 78,4 78,5
Slovenia 88,4 90,8 Basilicata 75,2 76,1
Repubblica Ceca 79,6 80,5 Puglia 67,2 67,3
Malta 77,2 77,7 Sicilia 66,0 66,1
Portogallo 78,4 77,7 Campania 66,0 65,3
Slovacchia 68,0 72,1 Calabria 66,0 65,3
Estonia 69,2 67,7
Ungheria 62,4 64,5 Mezzogiorno 68,9 68,8
Lituania 58,8 61,0 Centro Nord 122,3 122,1
Lettonia 55,6 56,2
Polonia 54,4 56,2
Romania 41,6 46,6
Bulgaria 40,4 43,4
* Parità di Potere di Acquisto
Fonte. Elaborazione Confindustria e SRM su dati Eurostat
Nel 2008 il Pil per abitante in Italia è stato pari al 103,6% della media UE a 27, restando sostanzialmente
invariato rispetto all’anno precedente. Resta forte la distanza tra Centro-Nord e Sud con indicatori
rispettivamente pari a 122,1% e 68,8%. Continua invece il processo di convergenza di alcuni paesi europei
(Slovacchia, Ungheria, Lituania etc.) i cui valori si avvicinano ormai a quello registrato nel Mezzogiorno. Per
quanto riguarda le singole regioni meridionali, cresce il Pil pro capite in Abruzzo, Molise, Sardegna,
Basilicata, Puglia e Sicilia, mentre scende in Campania e Calabria che presentano anche i valori più bassi tra
le regioni italiane (65,3%).
19
23. Check up Mezzogiorno marzo 2012
Graf.2.1 - Andamento del Pil per abitante nel Mezzogiorno (indice Centro-Nord e UE 27 = 100)
76 60
75
59
74
58
73
72 57
71
56
70
55
69
68 54
1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010
Mezz/ UE 27 (scala sinistra) Mezz / CN (scala destra)
* Centro Nord (prezzi correnti); UE27 (prezzi correnti)
Fonte: Elaborazione Confindustria e SRM su dati Eurostat ed Istat; dati Svimez per il 2010
Tab 2.2 - Principali indicatori economici nel Centro-Nord e nel Mezzogiorno nel 2010
Mezzogiorno Centro-Nord
Tasso medio di Tasso medio di
Valore variazione 2001- Valore variazione 2001-
2010 2010
Pil (milioni di euro) 364.998 0,0 1.182.403 0,4
Popolazione al 31 dicembre (migliaia) 20.913 0,2 39.714 0,9
Pil per abitante (euro) 17.466 -0,2 29.869 -0,5
Investimenti fissi lordi (milioni di euro) 78.110 0,0 223.176 0,0
Consumi delle famiglie (milioni di euro) 252.836 -0,1 688.674 0,5
Produttività* (euro) 50.214 0,1 60.336 -0,1
*Valore aggiunto / Unità di lavoro
Fonte: Elaborazione Confindustria e SRM su dati Istat e Svimez
Il Pil pro capite del Mezzogiorno, fatto cento quello medio dell’Unione Europea a 27, nel 2010 si attesta a
quota 71,6; dopo essere aumentato tra il 2007 ed il 2009, l’indicatore subisce una nuova flessione nel 2010.
Nel complesso il gap fra il Pil pro capite del Mezzogiorno e quello dell’ UE a 27 è cresciuto nel corso
dell’intero periodo esaminato. Al contrario, si assiste ad una riduzione della distanza dalle regioni centro-
settentrionali (con l’indicatore passato dal 56 nel 1997 a 58,5 nel 2010), soprattutto grazie al differente
andamento della popolazione , che al Sud cresce solo dello 0,2 % nel periodo, mentre al Centro Nord cresce
dello 0,9%. Così, mentre il Pil pro capite del Mezzogiorno si è ridotto in media dello 0,2% tra il 2001 e il 2010,
nel Centro-Nord c’è stata una riduzione dello 0,5%. Anche la produttività nel Mezzogiorno ha subito un
andamento meno negativo nel periodo considerato; tuttavia, il gap resta elevato, segnando un valore
aggiunto di 50 mila euro per unità lavorativa nel Mezzogiorno e di circa 60 mila euro nel Centro-Nord. Nel
complesso, tra il 2001 e il 2010 non ci sono state variazioni di rilievo nei principali indicatori economici
meridionali segnalando, così, una perdurante fase di stagnazione.
20
24. Check up Mezzogiorno marzo 2012
Graf. 2.2 - Tasso di crescita del Pil (*) nel Centro-Nord e nel Mezzogiorno, 1996-2010 valori percentuali
6
4
2
0
-2
-4
-6
1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009
Mezzogiorno Centro Nord Differenziale di crescita (Mezzogiorno-Italia)
(*) Elaborazione su valori concatenati
Fonte: Elaborazione Confindustria e SRM su dati Istat
Graf.2.3 – Produttività del Mezzogiorno, 1995-2010 (Centro-Nord=100)
84
83,5
83,2
83
82,0
82
81,2 81,2 81,3
81,0
81 80,8
80,6
80,5 80,4 80,5
80,2 80,2
80,1
80
79,5
79
78
77
1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010
Mezzogiorno
Fonte: Elaborazione Confindustria e SRM su dati Istat e Svimez
La dinamica del Pil nel corso del periodo analizzato evidenzia per il Mezzogiorno due diversi diverse fasi: si
rileva, in generale, un differenziale di crescita positivo rispetto al Centro-Nord fino al 2001, anno a partire
dal quale diventa costantemente negativo fino al 2007. Nel 2008 e nel 2009 il Pil delle regioni meridionali e
quello delle regioni centro-settentrionali presentano variazioni negative: in particolare, nel 2009 il Pil del
Mezzogiorno si riduce del 4,3%, quello del Centro-Nord del 5,3%. I dati del 2010 evidenziano una ripresa più
spinta nelle regioni del Centro-Nord (+1,7%) che in quelle del Mezzogiorno.
Per quanto concerne la produttività del lavoro del Mezzogiorno, dopo il calo verificatosi tra il 1999 e il 2002,
l’indice (fatto 100 il Centro-Nord) è tornato a crescere portandosi a 83,5 nel 2009, con un miglioramento di
circa 3 punti rispetto al 2002: l’indice, tuttavia, torna a scendere nel 2010.
21
25. Check up Mezzogiorno marzo 2012
Graf. 2.4 – Investimenti fissi lordi totali per ripartizione, 1995-2010 (valori concatenati, Indice 1995=100)
140
135
130
125
120
115
110
105
100
95
90
1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010
Mezzogiorno Centro Nord Italia
Fonte: Elaborazione Confindustria e SRM su dati Istat e Svimez
Tab. 2.3 – Investimenti fissi lordi per branca proprietaria nel Mezzogiorno e nel Centro-Nord (2000-2010)
Mezzogiorno Centro-Nord
Valore al 2010 Valore al 2010
(milioni di euro Var % sul 2000* (milioni di euro Var % sul 2000*
correnti) correnti)
Agricoltura, Silvicoltura e Pesca 3.485 -13,3 7.231 -13,1
Industria in senso stretto 12.897 -29,4 59.661 -10,1
Costruzioni 2.555 -30,3 7.179 -6,7
Servizi 59.174 12,7 149.105 3,4
Totale 78.110 -0,8 223.176 -1,6
* Variazione calcolata su valori concatenati (anno di riferimento 2000)
Fonte: Elaborazione Confindustria e SRM su dati Svimez
A partire dal 1997 e fino al 2001, gli investimenti fissi lordi nel Mezzogiorno sono cresciuti ad un ritmo
maggiore rispetto a quelli del Centro-Nord; successivamente a tale data e fino al 2007 la crescita è stata
invece inferiore. Tra il 2007 ed il 2009 in entrambe le aree si osservano gli effetti della crisi con un indice che
per il Mezzogiorno si è portato da 133,6 a 118, valore inferiore a quello registrato nel 2000 (119,6). Sia nel
Mezzogiorno che nel Centro-Nord gli investimenti fissi lordi tornano a crescere nel 2010. L’analisi per
branca proprietaria evidenzia che, tra il 2000 ed il 2010, il Mezzogiorno ed il Centro-Nord hanno registrato
un calo simile degli investimenti nel settore dell’agricoltura, silvicoltura e pesca (circa -13%). Per quanto
riguarda l’Industria in senso stretto e le costruzioni, gli investimenti fissi lordi hanno, invece, manifestato
una riduzione molto più marcata nelle regioni meridionali che in quelle centro-settentrionali; al contrario,
maggiore è stata la crescita degli investimenti nel settore dei servizi nel Mezzogiorno (+12,7% a fronte di
+3,4% nel Centro-Nord).
22
26. Check up Mezzogiorno marzo 2012
3. Le imprese: aspetti reali e finanziari
Tab. 3.1 - Imprese per classi di addetti nel 2009: confronto tra regioni italiane e Paesi dell’UE a 27 (valori
percentuali)
250 e 50- 250 e
1-9 10-49 50-249 1-9 10-49
oltre 249 oltre
Ue-27 80,8 14,7 3,7 0,8 Piemonte 81,0 15,9 2,6 0,5
Austria 71,9 20,6 5,8 1,8 Valle d'Aosta 88,7 10,0 1,0 0,3
Belgio* 81,3 14,1 3,6 0,9 Lombardia 76,9 19,5 3,2 0,5
Bulgaria 73,0 20,0 5,9 1,0 Liguria 87,0 11,7 1,1 0,2
Cipro 87,6 10,6 1,6 0,2 Trentino-Alto Adige 81,7 15,4 2,5 0,4
Croazia 85,2 11,3 2,8 0,7 Veneto 76,3 20,3 3,1 0,4
Danimarca* 70,8 21,4 6,5 1,4 Friuli-Venezia Giulia 75,8 20,3 3,4 0,5
Estonia 69,2 21,9 7,7 1,1 Emilia-Romagna 78,1 18,6 2,8 0,5
Finlandia 82,0 13,3 3,7 1,0 Toscana 84,3 14,3 1,2 0,1
Francia 84,1 12,2 3,0 0,8 Umbria 81,8 15,9 2,0 0,3
Germania 60,5 28,4 8,9 2,2 Marche 78,3 19,2 2,3 0,2
Grecia 95,1 3,8 0,9 0,2 Lazio 88,4 10,2 1,2 0,2
Irlanda 49,6 36,1 11,3 3,0 Abruzzo 83,5 14,3 1,9 0,3
Italia 81,9 15,6 2,1 0,3 Molise 88,3 10,2 1,3 0,1
Lettonia 75,5 18,4 5,4 0,7 Campania 87,4 11,3 1,1 0,1
Lituania 76,9 16,8 5,4 0,8 Puglia 86,9 12,1 0,9 0,1
Lussemburgo 64,1 23,8 9,2 3,0 Basilicata 89,1 9,8 1,0 0,1
Norvegia 80,3 15,1 3,8 0,7 Calabria 93,2 6,4 0,4 0,0
Olanda 77,9 16,5 4,8 0,8 Sicilia 91,3 8,2 0,5 0,0
Polonia 87,5 8,0 3,6 0,9 Sardegna 91,1 8,2 0,6 0,1
Portogallo 81,8 14,9 3,0 0,3
Regno Unito 75,4 18,2 5,2 1,2 Centro-Nord 79,7 17,4 2,5 0,4
Repubblica Ceca 91,5 6,0 2,0 0,5 Mezzogiorno 88,6 10,4 0,9 0,1
Romania 73,4 19,4 5,9 1,4
Slovacchia 48,8 35,6 12,2 3,4
Slovenia 87,1 9,0 3,1 0,7
Spagna 81,1 15,9 2,6 0,5
Svezia 87,2 9,4 2,6 0,7
Ungheria 85,4 10,8 3,1 0,7
* dati del 2008
Fonte: Elaborazione SRM su dati Eurostat e Istat
La distribuzione delle imprese per classi di addetti nel 2009 rimarca ancora una volta la vasta presenza in
Italia di imprese di piccola dimensione (81,9%, in aumento rispetto all’81,3% del 2008) anche con
riferimento del valore medio dell’UE a 27 (79,1%). Nel Mezzogiorno le imprese si distribuiscono con una
quota maggiore nella classe tra 1 e 9 addetti (88,6%, rispetto al 79,7% del Centro Nord). Particolarmente
sottodimensionate sono le imprese in Calabria (il 93,2% si colloca nella classe 1-9) e in Sicilia (91,3%).
23
27. Check up Mezzogiorno marzo 2012
Graf. 3.1 – Tassi di crescita delle imprese 2005-11(*): confronto fra Mezzogiorno e Centro-Nord
4 3,5
3 2,7
2
1,2 1,0 1,1 1,1
0,9 0,8
1 0,5 0,5
0,3
0,1 0,04
0
-0,1 -0,03 -0,1
-0,6 -0,5 -0,6 -0,3 -0,5
-1
2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011
Centro Nord Mezzogiorno Italia
(*) Imprese attive
Fonte: Elaborazione Confindustria e SRM su dati Movimprese
Tab. 3.2 - Imprese attive e società di capitali nelle regioni meridionali, 2010 e 2011 (valori assoluti e
variazioni percentuali)
Imprese attive Società di capitali
2010 2011 Variazione % 2010 2011 Variazione %
Abruzzo 132.873 133.066 0,1 17.742 18.743 5,6
Molise 32.576 32.152 -1,3 3.287 3.495 6,3
Campania 474.134 472.526 -0,3 81.596 83.495 2,3
Puglia 340.150 338.332 -0,5 40.859 42.935 5,1
Basilicata 55.060 54.320 -1,3 4.956 5.413 9,2
Calabria 157.373 156.995 -0,2 15.268 16.139 5,7
Sicilia 383.098 380.715 -0,6 41.504 43.931 5,8
Sardegna 148.429 147.645 -0,5 17.275 17.924 3,8
Centro-Nord 3.558.241 3.559.764 0,04 706.853 721.874 2,1
Mezzogiorno 1.723.693 1.715.751 -0,5 222.487 232.075 4,3
Italia 5.281.934 5.275.515 -0,1 929.340 953.949 2,6
Fonte: Elaborazione Confindustria e SRM su dati Movimprese
La dinamica del tasso di crescita del numero di imprese attive evidenzia un progressivo rallentamento tra il
2005 ed il 2006 sia nel Mezzogiorno che nel resto dell’Italia, seguito poi nel 2008 da una netta ripresa
(+3,5% nel Centro-Nord e +1,1% nel Mezzogiorno). In contrazione risulta, invece, l’andamento del numero di
imprese attive nel 2009, nel 2010 e nel 2011, anno in cui si registra una riduzione dello -0,5% per il
Mezzogiorno e una invarianza per il Centro-Nord.
Ciò è dovuto in modo particolare alle riduzioni che si sono verificate in Sicilia (-0,6%), in Campania (-0,3%) e
in Puglia (-0,5%). Si registra viceversa, un trend positivo per le società di capitali che mostrano tassi di
variazione positivi in tutte le regioni del Mezzogiorno e superiori a quelli registrati in media nel Centro-Nord.
24
28. Check up Mezzogiorno marzo 2012
Graf. 3.2 – Composizione delle imprese per forma giuridica, 2011 ( valori percentuali)
100 2,1 3,0 2,4
80
58,3 62,5
60 71,2
40
19,3 17,1
20 12,4
20,3 13,5 18,1
0
Centro Nord Mezzogiorno Italia
Società di Capitali Società di Persone Ditte Individuali Altre Forme Giuridiche
Fonte: Elaborazione Confindustria e SRM su dati Movimprese
I dati sulla forma giuridica delle imprese attive al IV trimestre del 2011, confermano la forte prevalenza di
ditte individuali nel Mezzogiorno (71,2% rispetto al 58,3% del Centro-Nord) e un’incidenza delle società di
capitali che non va oltre il 13,5% (20,3% nel Centro-Nord).
25
29. Check up Mezzogiorno marzo 2012
Tab. 3.3 - Unità locali e dimensione media nei settori manifatturieri (2009)
Mezzogiorno Italia
Dimensione Dimensione
Settori Unità locali media delle Unità locali media delle
unità locali (*) unità locali
Alimentare, bevande e tabacco 27.896 4,5 64.417 6,7
Tessile, abbigliamento e concia 14.794 5,7 75.203 7,2
Mobili ed industria del legno 14.498 3,7 60.131 5,3
Industria della carta 5.852 4,7 23.616 7,7
Chimico e farmaceutico 1.354 12,9 6.919 26,3
Prodotti in petrolio, gomma e plastica 2.463 12,8 13.835 14,9
Prodotti da minerali non metalliferi 10.632 5,5 28.678 8,1
Metallurgia e prodotti in metallo 20.519 6,0 89.612 8,2
Macchine ed apparecchiature elettriche e
4.828 11,6 47.089 16,1
meccaniche
Mezzi di trasporto 1.310 53,8 6.715 41,0
Altre industrie manifatturiere 16.292 3,4 73.431 4,0
Totale Manifatturiero 120.438 5,8 489.646 8,5
Var. % 2009 su 2008 -6,3 - -5,3 -
(*) Numero medio di addetti per unità locale
Fonte: Elaborazione Confindustria e SRM su dati Istat (archivio ASIA)
Nel 2009, le unità locali del manifatturiero meridionale presentano una dimensione media (5,8 addetti per
unità locale) notevolmente inferiore a quella rilevata a livello nazionale (8,5). I settori con gli stabilimenti in
media più grandi sono quello dei mezzi di trasporto (53,8 addetti contro un valore medio italiano di 41, il
chimico-farmaceutico (12,9; 26,3 per l’Italia) e quello dei prodotti derivanti dal petrolio (12,8 addetti; 14,9 in
Italia). Nel complesso il numero delle unità locali nel manifatturiero è calato del 6,3% nel Mezzogiorno e del
5,3% nel Centro-Nord nel 2009 rispetto al dato del 2008; la dimensione media è, viceversa, rimasta stabile.
26
30. Check up Mezzogiorno marzo 2012
Graf. 3.3 –Specializzazioni settoriali nel Mezzogiorno rispetto agli addetti nelle unità locali (2009) (*)
2,0
1,8 1,7
1,6 1,5 1,5
1,4
1,2 1,1
1,0 1,0 Italia = 1
1,0 0,9 0,9 0,9
0,8
0,6
0,6
0,4
0,4
0,2
0,0
(*) Indice costruito calcolando il rapporto tra l’incidenza percentuale degli addetti del settore nel manifatturiero
meridionale ed il medesimo valore nel manifatturiero italiano. Valori maggiori di 1 indicano una specializzazione in
quel settore.
Fonte: Elaborazione Confindustria e SRM su dati Istat (archivio ASIA)
Il Mezzogiorno presenta una specializzazione occupazionale molto elevata nel settore alimentare con un
indice pari a 1,7; seguono l’industria di prodotti non metalliferi (1,5) e quella dei mezzi di trasporto (1,5). Il
mobilio e il metallurgico incidono allo stesso modo sul totale degli addetti in Italia e nel Mezzogiorno. Il
manifatturiero meridionale, infine, è meno specializzato nel chimico-farmaceutico (indice pari a 0,6) e nella
costruzione di macchine e apparecchiature (0,4).
27