1. Foto in barca ed elaborazioni di Antonio Florino Automatico escluso la seconda foto
2. Il Castel dell'Ovo ( Castrum Ovi , in latino), è il castello più antico della città di Napoli ed è uno degli elementi che spiccano maggiormente nel celebre panorama del Golfo . Il suo nome deriva da un'antica leggenda secondo la quale il poeta latino Virgilio - che nel medioevo era considerato anche un mago - nascose nelle segrete dell'edificio un uovo che mantenesse in piedi l'intera fortezza. La sua rottura avrebbe provocato non solo il crollo del castello, ma anche una serie di rovinose catastrofi alla città di Napoli.Durante il XIV secolo , al tempo di Giovanna I , il castello subì ingenti danni a causa del crollo parziale dell'arco sul quale è poggiato e, per evitare che tra la popolazione si diffondesse il panico per le presunte future catastrofi che avrebbero colpito la città, la regina dovette giurare di aver sostituito l'uovo . Il castello sorge sull'isolotto di tufo di Megaride ( greco : Megaris ), propaggine naturale del monte Echia, che era unito alla terraferma da un sottile istmo di roccia. Si ritiene che sia stato quello il punto d'approdo dei greci prima e dei cumani poi, i quali, giunti nella metà del VII secolo a.C. , avrebbero fondato il primo nucleo di Palepoli ( città vecchia ), la futura Napoli.Nel I secolo a.C. Lucio Licinio Lucullo acquisì nella zona un fondo assai vasto (che secondo alcune ipotesi andava da Pizzofalcone fino a Pozzuoli ) e sull'isola costruì una splendida villa, che era dotata di una ricchissima biblioteca, di allevamenti di murene e di alberi di pesco importati dalla Persia , che per l'epoca erano una novità assieme ai ciliegi che il generale aveva fatto arrivare da Cerasunto . La memoria di questa proprietà perdurò nel nome di Castrum Lucullanum che il sito mantenne fino all'età tardoromana. [ n tempi più oscuri per l'Impero - metà del V secolo - la villa venne fortificata da Valentiniano III e le toccò la sorte di ospitare il deposto ultimo Imperatore di Roma, Romolo Augusto , nel 476 . Successivamente la morte di Romolo Augusto , che segnò definitivamente la caduta dell' impero romano d'occidente , sull'isolotto di Megaride e su Monte Echia, già alla fine del V secolo , si insediarono monaci basiliani chiamati dalla Pannonia da una matrona Barbara con le reliquie dell' abate Severino . Allocati inizialmente in celle sparse (dette romitori basiliani ), i monaci adottarono nel VII secolo la regola benedettina e crearono un importante scriptorium (avendo probabilmente a disposizione anche quanto restava della biblioteca luculliana) . A causa di diversi eventi che hanno in parte distrutto l'originario aspetto normanno e grazie ai i successivi lavori di ricostruzione avvenuti durante il periodo angioino ed aragonese , la linea architettonica del castello mutò drasticamente fino a giungere allo stato in cui si presenta Ebbene al nome del castello, che in latino suona come Castrum Ovi, è legata un’antica leggenda secondo la quale il poeta latino Virgilio – che ha proprio a Napoli la propria sepoltura – nascose nelle segrete dell’edificio un uovo che doveva mantenere in piedi l’intera fortezza. La sua rottura avrebbe provocato non solo il crollo del castello, ma anche una serie di altre sventure per la città. Ma quali sono le origini di questo misterioso edificio? Non si conoscono notizie certe sulla data di costruzione della fortezza ma si sa che Ruggiero il Normanno, conquistata Napoli nel 1140, fece di Castel dell’Ovo la propria residenza. Con il passaggio del regno agli Svevi, Castel dell’Ovo viene ulteriormente fortificato nel 1222 da Federico II, che ne fa la sede del tesoro reale e fa costruire altre torri. Il re Carlo I d’Angiò spostò a Castelnuovo, più noto come Maschio Angioino, la corte. Mantenne tuttavia a Castel dell’Ovo – che proprio in questo periodo comincia ad essere denominato Chateau de l’Oeuf o Castrum Ovi incantati – i beni da custodire nel luogo meglio fortificato: ne fece quindi la residenza della famiglia, apportandovi allo scopo numerose modifiche, e vi mantenne il tesoro reale. In questo periodo il castello fu anche prigione di Stato: vi fu rinchiuso Corradino di Svevia prima di essere decapitato nella piazza del Mercato.Qui fu recluso fra gli altri il filosofo Tommaso Campanella prima di essere condannato a morte, e più tardi numerosi giacobini, carbonari e liberali fra cui Carlo Poerio, Luigi Settembrini, Francesco De Sanctis. Dopo l’Unità d’Italia, durante il periodo del cosiddetto “Risanamento napoletano”, che cambiò il volto della città, un progetto prevedeva l’abbattimento del Castello per far posto ad un nuovo rione. Per fortuna quel progetto non fu attuato e così l’edificio rimase in possesso del demanio anche se in stato di abbandono fino al restauro del 1975. Oggi è parte integrante dello storico rione di Santa Lucia
45. Rieccoci sulla srada del ritorno non senza ammirara Piazza Vittoria, la Colonna Spezzata, la Villa Comunale e la Napoli Alta, dal Vomero a Posillipo