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La chiesa, dedicata a  San Michele Arcangelo , sorge in un borgo medioevale di origine  longobarda  posto sulla cima di un colle, a 401 metri sulle pendici dei  Monti Tifatini .  L'abitato costituisce una frazione collinare posta a circa 10 chilometri dal capoluogo è ed è oggi denominato "Caserta vecchia" o  Casertavecchia  ma nel medioevo semplicemente "Caserta" (originariamente Casa Hirta) prima che la denominazione passasse al centro sviluppato in pianura nel XVIII secolo (prima chiamato Torri, poi Caserta nuova ed infine Caserta.Casertavecchia fu importante centro fortificato, sede di una contea longobarda, poi normanna, e sede di diocesi, dopo la distruzione, nell'alto medioevo, dell'antica sede episcopale di  Calatia  (nei presssi dell’attuale  Maddaloni ). Documentato come castrum già intorno al  861 , divenne possesso del  normanno   Riccardo di Aversa  nel  1062 . Ebbe così inizio il periodo della dominazione normanna che vide lo sviluppo urbano dell'abitato, la creazione della diocesi ed il sorgere della cattedrale. La chiesa episcopale venne costruita a partire dal  1113 per  volontà del vescovo  Rainulfo  come precisa l’iscrizione sul portale laterale destro della facciata:  POST PATRIS EXCESSUS RAINULFI PONTIFICATUSSUBSEDIT CATHEDRAM NYCOLAUS VIR MODERATUSPREDECESSORIS FRETUS QUI TEMPORE DEXTRACAEPIT ET HANC AULAM DUM QUIVIT ET EXTULITEXTRA »La fondazione forse avvenne sui resti di una precedente chiesa longobarda, visto che gia in una bolla del  1113  ( bolla di Senne ), che enumera le chiese della diocesi affidata al vescovo Rainulfo, si ricorda anche quella di "S. Michaelis Archangeli, quae est Sedes tua Episcopalis".  Si è pensato, quindi, che fosse qui già esistente una piccola chiesa in cui si venerava il santo.  La costruzione continuò quindi con il successore Nicola,e fu terminata, sotto il vescovo  Giovanni , nel  1153  quando fu consacrato al culto, come si legge sulla iscrizione nell'architrave del portale centrale che cita anche il nome dell'architetto, Erugo, che seguì i lavori, quantomeno nell'ultima fase.La chiesa ebbe comunque un secondo momento costruttivo con notevoli modifiche ed accrescimenti anche durante il  XIII secolo  ( transetto ,  cupola ,  campanile ) con caratteri più vicini allo stile  gotico .Il periodo tra il XIII ed il  XIV secolo  rappresentò il periodo di maggior importanza per il centro di "Casertavecchia" (allora "Caserta") centro difensivo importante sia per i normanni che per gli Svevi. Nel  XVI secolo , addossata sul lato sinistro della cattedrale fu costruita una cappella quadrata, coperta da una cupoletta simile a quella della chiesa stessa .  Alla fine del  Seicento  furono effettuati lavori interni che trasformarono l'originario aspetto romanico in quello di una chiesa  barocca . Fu aggiunto un soffitto piano ligneo, decorato da una cornice ornamentale e dipinti; le pareti furono decorate con stucchi, distruggendo probabilmente affreschi medievali, ed alle pareti delle  navate  laterali furono addossati vari altari. Dopo una lunga decadenza iniziata nel  XV secolo , con la costruzione a partire dal  1752  della  Reggia  dei sovrani Borboni, la "Caserta nuova", sorta, intorno ad un centro abitato già esistente, in funzione della residenza reale, diventa il nuovo centro di riferimento del territorio circostante, per cui nel  1841  con bolla apostolica di  papa Gregorio XVI , venne trasferita la diocesi e la chiesa perse nel romanico di Sicilia in cui convivevano elementi  normanni  con altri  arabi  e  bizantini  e i cui influssi arrivarono in campania tramite Amalfi.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Altri elementi, per esempio i caratteri del corredo scultoreo, risultano invece provenienti da nord o dal  romanico pugliese . Lo schema costruttivo sembra invece derivato da un ambito più locale ed in particolare da  Montecassino , allora all'apice del suo ruolo di centro spirituale e culturale che il titolo di cattedrale e divenne una parrocchia, servita, in un primo periodo, dai padri  Alcantarini   .Nel  1926  un radicale restauro riportò la chiesa all'originario aspetto romanico Architettura La chiesa rappresenta un episodio esemplare del periodo  romanico  in  Campania  in quanto presenta contemporaneamente influssi provenienti dalla  Sicilia  con altri provenienti dal  romanico  e dalla tradizione  paleocristiana . Troviamo così caratteri e soprattutto elementi decorativi derivati dal complesso stile architettonico presente diffuse nell'area sud di Roma una tipologia corrispondente a quello della tradizione basilicale paleocristiana. L'edificio è costruito in " tufo  grigio campano" una  ignimbrite  simile al  piperno , lasciato a faccia a vista. Faclmente lavorabile, si presenta nella varietà utilizzata a  Casertavecchia  con un prevalente colore grigio utilizzato, tra il  XII  ed il  XVI secolo , anche a  Capua  e  Salerno .Esterno La  facciata , posta ad occidente come da tradizione, è a  spioventi  e riflette l'interno a tre  navate ; è caratterizzata da tre  portali  in  marmo  bianco di Luni (che contrasta con la muratura tufacea color grigio-ocra) con ornati vegetali che riprendono iconografie antiche. Sculture zoomorfe sostengono gli architravi e fuoriescono, a mensola, dalla muratura. Il  timpano  è caratterizzato da una serie di archetti ciechi intrecciati a formare ogive poggianti su sei colonnine di marmo. Una cornice ad  archetti pensili  corre su tutte le facciate. Il prospetto meridionale è decorato con losanghe marmoree, mentre il lato opposto è caratterizzato da forme ellittiche. Interno L'interno della chiesa presenta una pianta a  croce commissa  in cui la  navata  centrale, coperta a  capriate , è delimitata da 18  colonne  di spoglio, quasi tutte di marmo cipollino, sovrastate da  archi a tutto sesto . I  capitelli , tutti diversi l'uno dall'altro (per lo più  corinzi  ed in diverso stato di conservazione) provengono evidentemente da antichi edifici di età romana di età imperiale (forse un vicino tempio di Giove Tifatino), a parte tre capitelli di epoca medievale. Essi sono sormontati da una sorta di  pulvino  di semplice forma parallelepipeda con funzione di compensare la diversa altezza delle colonne, ma comunque lascito culturale  paleocristiano  e  bizantino .Nella prima fase costruttiva la cattedrale presentava una pianta piuttosto semplice a tre navate e con presbiterio a tre  absidi  allineate, in diretta comunicazione con le navate, senza  transetto .
 
 
 
 
Fonte Battesimale
 
 
Cappella del Rosario
 
 
 
 
 
Il Pulpito trasmette un fascino molto particolare
 
 
 
 
 
Uno schema di origine paleocristiana molto diffuso anche in aree vicine ( cattedrale di Alife ) e del tutto simile a quello della vicina  Abbazia di Sant'Angelo in Formis , per la quale è documentata la derivazione dall' Abbazia di Montecassino  essendo stata fondata dall'abate  Desiderio  alcuni decenni prima della cattedrale di Casertavecchia .Una seconda fase costruttiva, posteriore al  1207 , determinò l'ampliamento e la trasformazione della parte presbiteriale, con la realizzazione di un transetto a tre absidi, coperto con  volte a crociera  caratterizzate da robusti  costoloni , ed una  cupola  con un alto  tamburo . Dalla navata si accede al  transetto  attraverso un arco a sesto acuto .Cupola. La  cupola , nascosta da un  tiburio  ottagonale, risale anch'essa all'intervento voluto dal vescovo Stabile ( 1207 - 1216 ) e presenta all'esterno influssi siciliani che la accomunano alla coeva  cattedrale di Salerno . Sono presenti analogie con chiese di  Ravello  della fine del  XII secolo  ( San Giovanni del Toro  e  Santa Maria a Gradillo ) anche se la cupola di Caserta supera per imponenza quelle più o meno coeve della  costiera amalfitana  .Campanile,  Lateralmente alla chiesa, a destra della facciata, è presente un grande  campanile , terminato nel  1234 , al tempo di  Federico II , dal vescovo Andrea, come si può leggere in una iscrizione posta sull'alta torre. Il campanile, di 32 metri, simile a quello della  cattedrale di Aversa , manifesta anche influssi  gotici , quanto meno nel grande arcone ogivale che al piano terra permette il sottopasso di una strada diretta verso il castello, ma presenta anch'esso il motivo degli archetti incrociati, al primo ordine sopra l'arco.  Sovrapposto a questo troviamo due piani a  bifore  ed uno strano coronamento con una cella campanaria ottagonale e torrette cilindriche agli angoli .Complessità stilistica .Gli influssi arabi giunti probabilmente con il tramite l'architettura  siciliana  ed  amalfitana  si possono riconoscere negli archi a  ferro di cavallo  delle finestre del  transetto  e negli archetti incrociati che, soprattutto nel  tiburio , posti su due ordini sovrapposti, trasformano la massa volumetrica con accenti linearistici e cromatici, anche a causa delle tarsie policrome che praticamente ricoprono in  tamburo  .L'influsso  lombardo , forse mediato dal  romanico pugliese  viene individuato nell'impianto della  facciata  della chiesa con tre portali ed una navata centrale che si eleva sulle minori per circa otto metri, oltre che nelle serie degli  archetti pensili  che percorrono i vari prospetti. Opere d'arte Sulla facciata sono presenti mensole aggettanti sulle quali sono rappresentati, in marmo chiaro che contrasta con la pietra color grigio-ocra della muratura, forme zoomorfe, tra cui dei leoni. Tali mensole figurate sono presenti nel  romanico pugliese  ( Bari ,  Ruvo di Puglia ).Sull'altare è presente un crocifisso ligneo di autore ignoto .Nella piccola cappella trecentesca sono rimasti integri gli  affreschi  e in una nicchia nel muro perimetrale della chiesa la scultura policroma di Maria Santissima Regina. Le rimanti murature, invece, sono oggi nude e prive di decorazioni in quanto in età  barocca  furono distrutti gli affreschi  medievali  per far posto a stucchi a loro volta rimossi nel  XX secolo .Tra la  navata  e il  transetto  è integro anche un affresco del  Quattrocento  di influenza  senese  che rappresenta la Vergine col Bambino. Il transetto ospita due sepolture trecentesche ispirate ai modelli di  Tino da Camaino  All'inizio del  Seicento  risale il  pulpito , realizzato però reimpiegando parti dei due amboni medievali risalenti al periodo del vescovo Stabile (inizio  XIII secolo ).
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
I pavimenti calpestati da migliaia di anni sembrano appena installati
 
 
 
 
 
 
 
 
 
I capitelli sono tutti diversi tra loro forse recuperati in altre costruzioni sacre e riutilizzate
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Ritorniamo verso casa come sempre dispiaciuti nel lasciare posti così ricchi di fascino misterioso e domande spesso senza risposta. Ma… non disperiamo di continuare a stupirvi;la nostra terra è così ricca. Anzi, già penso di ritornare a S. Angelo in Formis , antica Basilica che documentai in immagini alla fine degli anni 60 per la Tesi di Laurea di una cara Amica. A presto da Tina e Antonio [email_address]

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Il duomo di casertavecchia

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  • 2. La chiesa, dedicata a San Michele Arcangelo , sorge in un borgo medioevale di origine longobarda posto sulla cima di un colle, a 401 metri sulle pendici dei Monti Tifatini . L'abitato costituisce una frazione collinare posta a circa 10 chilometri dal capoluogo è ed è oggi denominato "Caserta vecchia" o Casertavecchia ma nel medioevo semplicemente "Caserta" (originariamente Casa Hirta) prima che la denominazione passasse al centro sviluppato in pianura nel XVIII secolo (prima chiamato Torri, poi Caserta nuova ed infine Caserta.Casertavecchia fu importante centro fortificato, sede di una contea longobarda, poi normanna, e sede di diocesi, dopo la distruzione, nell'alto medioevo, dell'antica sede episcopale di Calatia (nei presssi dell’attuale Maddaloni ). Documentato come castrum già intorno al 861 , divenne possesso del normanno Riccardo di Aversa nel 1062 . Ebbe così inizio il periodo della dominazione normanna che vide lo sviluppo urbano dell'abitato, la creazione della diocesi ed il sorgere della cattedrale. La chiesa episcopale venne costruita a partire dal 1113 per volontà del vescovo Rainulfo come precisa l’iscrizione sul portale laterale destro della facciata:  POST PATRIS EXCESSUS RAINULFI PONTIFICATUSSUBSEDIT CATHEDRAM NYCOLAUS VIR MODERATUSPREDECESSORIS FRETUS QUI TEMPORE DEXTRACAEPIT ET HANC AULAM DUM QUIVIT ET EXTULITEXTRA »La fondazione forse avvenne sui resti di una precedente chiesa longobarda, visto che gia in una bolla del 1113 ( bolla di Senne ), che enumera le chiese della diocesi affidata al vescovo Rainulfo, si ricorda anche quella di "S. Michaelis Archangeli, quae est Sedes tua Episcopalis". Si è pensato, quindi, che fosse qui già esistente una piccola chiesa in cui si venerava il santo. La costruzione continuò quindi con il successore Nicola,e fu terminata, sotto il vescovo Giovanni , nel 1153 quando fu consacrato al culto, come si legge sulla iscrizione nell'architrave del portale centrale che cita anche il nome dell'architetto, Erugo, che seguì i lavori, quantomeno nell'ultima fase.La chiesa ebbe comunque un secondo momento costruttivo con notevoli modifiche ed accrescimenti anche durante il XIII secolo ( transetto , cupola , campanile ) con caratteri più vicini allo stile gotico .Il periodo tra il XIII ed il XIV secolo rappresentò il periodo di maggior importanza per il centro di "Casertavecchia" (allora "Caserta") centro difensivo importante sia per i normanni che per gli Svevi. Nel XVI secolo , addossata sul lato sinistro della cattedrale fu costruita una cappella quadrata, coperta da una cupoletta simile a quella della chiesa stessa . Alla fine del Seicento furono effettuati lavori interni che trasformarono l'originario aspetto romanico in quello di una chiesa barocca . Fu aggiunto un soffitto piano ligneo, decorato da una cornice ornamentale e dipinti; le pareti furono decorate con stucchi, distruggendo probabilmente affreschi medievali, ed alle pareti delle navate laterali furono addossati vari altari. Dopo una lunga decadenza iniziata nel XV secolo , con la costruzione a partire dal 1752 della Reggia dei sovrani Borboni, la "Caserta nuova", sorta, intorno ad un centro abitato già esistente, in funzione della residenza reale, diventa il nuovo centro di riferimento del territorio circostante, per cui nel 1841 con bolla apostolica di papa Gregorio XVI , venne trasferita la diocesi e la chiesa perse nel romanico di Sicilia in cui convivevano elementi normanni con altri arabi e bizantini e i cui influssi arrivarono in campania tramite Amalfi.
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  • 16. Altri elementi, per esempio i caratteri del corredo scultoreo, risultano invece provenienti da nord o dal romanico pugliese . Lo schema costruttivo sembra invece derivato da un ambito più locale ed in particolare da Montecassino , allora all'apice del suo ruolo di centro spirituale e culturale che il titolo di cattedrale e divenne una parrocchia, servita, in un primo periodo, dai padri Alcantarini .Nel 1926 un radicale restauro riportò la chiesa all'originario aspetto romanico Architettura La chiesa rappresenta un episodio esemplare del periodo romanico in Campania in quanto presenta contemporaneamente influssi provenienti dalla Sicilia con altri provenienti dal romanico e dalla tradizione paleocristiana . Troviamo così caratteri e soprattutto elementi decorativi derivati dal complesso stile architettonico presente diffuse nell'area sud di Roma una tipologia corrispondente a quello della tradizione basilicale paleocristiana. L'edificio è costruito in " tufo grigio campano" una ignimbrite simile al piperno , lasciato a faccia a vista. Faclmente lavorabile, si presenta nella varietà utilizzata a Casertavecchia con un prevalente colore grigio utilizzato, tra il XII ed il XVI secolo , anche a Capua e Salerno .Esterno La facciata , posta ad occidente come da tradizione, è a spioventi e riflette l'interno a tre navate ; è caratterizzata da tre portali in marmo bianco di Luni (che contrasta con la muratura tufacea color grigio-ocra) con ornati vegetali che riprendono iconografie antiche. Sculture zoomorfe sostengono gli architravi e fuoriescono, a mensola, dalla muratura. Il timpano è caratterizzato da una serie di archetti ciechi intrecciati a formare ogive poggianti su sei colonnine di marmo. Una cornice ad archetti pensili corre su tutte le facciate. Il prospetto meridionale è decorato con losanghe marmoree, mentre il lato opposto è caratterizzato da forme ellittiche. Interno L'interno della chiesa presenta una pianta a croce commissa in cui la navata centrale, coperta a capriate , è delimitata da 18 colonne di spoglio, quasi tutte di marmo cipollino, sovrastate da archi a tutto sesto . I capitelli , tutti diversi l'uno dall'altro (per lo più corinzi ed in diverso stato di conservazione) provengono evidentemente da antichi edifici di età romana di età imperiale (forse un vicino tempio di Giove Tifatino), a parte tre capitelli di epoca medievale. Essi sono sormontati da una sorta di pulvino di semplice forma parallelepipeda con funzione di compensare la diversa altezza delle colonne, ma comunque lascito culturale paleocristiano e bizantino .Nella prima fase costruttiva la cattedrale presentava una pianta piuttosto semplice a tre navate e con presbiterio a tre absidi allineate, in diretta comunicazione con le navate, senza transetto .
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  • 30. Il Pulpito trasmette un fascino molto particolare
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  • 36. Uno schema di origine paleocristiana molto diffuso anche in aree vicine ( cattedrale di Alife ) e del tutto simile a quello della vicina Abbazia di Sant'Angelo in Formis , per la quale è documentata la derivazione dall' Abbazia di Montecassino essendo stata fondata dall'abate Desiderio alcuni decenni prima della cattedrale di Casertavecchia .Una seconda fase costruttiva, posteriore al 1207 , determinò l'ampliamento e la trasformazione della parte presbiteriale, con la realizzazione di un transetto a tre absidi, coperto con volte a crociera caratterizzate da robusti costoloni , ed una cupola con un alto tamburo . Dalla navata si accede al transetto attraverso un arco a sesto acuto .Cupola. La cupola , nascosta da un tiburio ottagonale, risale anch'essa all'intervento voluto dal vescovo Stabile ( 1207 - 1216 ) e presenta all'esterno influssi siciliani che la accomunano alla coeva cattedrale di Salerno . Sono presenti analogie con chiese di Ravello della fine del XII secolo ( San Giovanni del Toro e Santa Maria a Gradillo ) anche se la cupola di Caserta supera per imponenza quelle più o meno coeve della costiera amalfitana .Campanile, Lateralmente alla chiesa, a destra della facciata, è presente un grande campanile , terminato nel 1234 , al tempo di Federico II , dal vescovo Andrea, come si può leggere in una iscrizione posta sull'alta torre. Il campanile, di 32 metri, simile a quello della cattedrale di Aversa , manifesta anche influssi gotici , quanto meno nel grande arcone ogivale che al piano terra permette il sottopasso di una strada diretta verso il castello, ma presenta anch'esso il motivo degli archetti incrociati, al primo ordine sopra l'arco. Sovrapposto a questo troviamo due piani a bifore ed uno strano coronamento con una cella campanaria ottagonale e torrette cilindriche agli angoli .Complessità stilistica .Gli influssi arabi giunti probabilmente con il tramite l'architettura siciliana ed amalfitana si possono riconoscere negli archi a ferro di cavallo delle finestre del transetto e negli archetti incrociati che, soprattutto nel tiburio , posti su due ordini sovrapposti, trasformano la massa volumetrica con accenti linearistici e cromatici, anche a causa delle tarsie policrome che praticamente ricoprono in tamburo .L'influsso lombardo , forse mediato dal romanico pugliese viene individuato nell'impianto della facciata della chiesa con tre portali ed una navata centrale che si eleva sulle minori per circa otto metri, oltre che nelle serie degli archetti pensili che percorrono i vari prospetti. Opere d'arte Sulla facciata sono presenti mensole aggettanti sulle quali sono rappresentati, in marmo chiaro che contrasta con la pietra color grigio-ocra della muratura, forme zoomorfe, tra cui dei leoni. Tali mensole figurate sono presenti nel romanico pugliese ( Bari , Ruvo di Puglia ).Sull'altare è presente un crocifisso ligneo di autore ignoto .Nella piccola cappella trecentesca sono rimasti integri gli affreschi e in una nicchia nel muro perimetrale della chiesa la scultura policroma di Maria Santissima Regina. Le rimanti murature, invece, sono oggi nude e prive di decorazioni in quanto in età barocca furono distrutti gli affreschi medievali per far posto a stucchi a loro volta rimossi nel XX secolo .Tra la navata e il transetto è integro anche un affresco del Quattrocento di influenza senese che rappresenta la Vergine col Bambino. Il transetto ospita due sepolture trecentesche ispirate ai modelli di Tino da Camaino All'inizio del Seicento risale il pulpito , realizzato però reimpiegando parti dei due amboni medievali risalenti al periodo del vescovo Stabile (inizio XIII secolo ).
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  • 53. I pavimenti calpestati da migliaia di anni sembrano appena installati
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  • 63. I capitelli sono tutti diversi tra loro forse recuperati in altre costruzioni sacre e riutilizzate
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  • 74. Ritorniamo verso casa come sempre dispiaciuti nel lasciare posti così ricchi di fascino misterioso e domande spesso senza risposta. Ma… non disperiamo di continuare a stupirvi;la nostra terra è così ricca. Anzi, già penso di ritornare a S. Angelo in Formis , antica Basilica che documentai in immagini alla fine degli anni 60 per la Tesi di Laurea di una cara Amica. A presto da Tina e Antonio [email_address]