2. LA CITTÁ SOSTENIBILE
Migliorare la qualità della vita facendo leva su
azioni ecologiche, culturali, politiche,
istituzionali, sociali ed economiche in grado di
diminuire il “debito naturale” a carico delle
future generazioni.
3. CITTÁ TRADIZIONALI
COMUNITÁ SOSTENIBILI
Fase sperimentale con azioni progettuali e pratiche di
minimizzazione del danno ecologico e massimizzazione del
capitale naturale con pratiche di conservazione e ripristino
CITTÁ SOSTENIBILI
4. COMUNITÁ SOSTENIBILI
La costruzione di comunità sostenibili dipende dalla volontà e dall’abilità collettiva
di prendere scelte in grado di integrare le 3 E
E³ = ECONOMIA – ECOLOGIA – EQUITÁ
ECONOMIA: Le attività economiche dovrebbero servire I beni
comuni, il rigenero e rinnovamento degli stessi, nuovi interventi in
grado di valorizzarli.
ECOLOGIA: I limiti sono già stati sorpassati dalla maggioranza delle
nostre azioni economiche e le comunità nel loro agire devono essere
responsabili del capitale naturale.
EQUITÁ: garantire benefici condivisi e l’opportunità per una piena
partecipazione in tutte le decisioni in grado di organizzare attività
orientate alla costruzione di una nuova società.
5. PICCO DEL PETROLIO
La teoria del picco di Hubbert è una teoria scientifica riguardante
l’evoluzione temporale della produzione di una qualsiasi risorsa
minerale o fonte fossile esauribile o fisicamente limitata.
Possono essere distinte quattro macrofasi all’interno della storia
estrattiva di un giacimento:
1.Espansione rapida
2.Inizio dell’esaurimento
3.Picco e declino
4.Declino finale
La grande crescita economica e prosperità degli ultimi 100 anni
sono state dovute in gran parte all’utilizzo di una unica risorsa
energetica, il petrolio.
7. IL PICCO DEL SUOLO
Si stima che il 36% dei terreni agricoli del mondo subisca un declino
della produttività naturale a causa dell’erosione del suolo.
A livello globale la perdita supera la nuova produzione di suolo di 23
miliardi di tonnellate, con conseguente perdita dello 0,5% o più di
fertilità del suolo a livello mondiale all’anno. Il Worldwatch institute
la definisce la crisi tacita dell’economia mondiale.
Il suolo e la sua fertilità sono le risorse più vitali per la nostra civiltà.
Tratto dal libro “Slow Money” – Woody Tasch
8. IL CONSUMO DI SUOLO
Il consumo di suolo è la trasformazione di suolo agricolo e naturale
in suolo urbano.
Ogni giorno in Italia il consumo di suolo è pari alla superficie di 150
campi da calcio, è come se ogni anno si costruissero tre città della
dimensione di Milano.
Dal 1990 al 2005 sono scomparsi 3 milioni di ettari di superficie
agricola, pari all’estensione di Lazio ed Abruzzo insieme ed oggi la
superficie agricola totale in Italia è scesa del 42% rispetto agli inizi
del novecento.
Tratto da “Terra, un bene comune da preservare” – Domenico Finiguerra
9. SIAMO TUTTI (O QUASI)
PARASSITI
“Le civiltà socialmente stratificate, come la nostra, sono costituite
da agricoltori che producono il cibo e da non agricoltori che sono a
tutti gli effetti “parassiti” dei contadini; gli agricoltori devono
produrre un’eccedenza alimentare sufficiente a sfamare non
soltanto se stessi ma anche gli altri consumatori, i quali, senza
contadini, non potrebbero vivere.
Il numero di “parassiti” che può essere sostenuto dipende dalla
produttività agricola di una data società. La popolazione mondiale
è in crescita, quindi se vogliamo sfamare tutti, l’agricoltura dovrà
essere costantemente in “crescita” o almeno dovrà cambiare.”
Tratto da “La fine del cibo” – Paul Roberts
10. QUANTO MANGIA FIRENZE?
La città di Firenze (370.000 abitanti), quotidianamente ha bisogno
di oltre 740 milioni di Kcal solo per far sopravvivere i propri
cittadini. Il suo metabolismo annuale si aggira intorno ai 270
miliardi di Kcal.
Se vivesse di solo pane (2750 Kcal/Kg) avrebbe bisogno di oltre 98
milioni di Kg di pane annui, pari a circa 30.000 ha coltivati a grano
tenero
Se vivesse di solo vino (750 Kcal/l) avrebbe bisogno di oltre 360
milioni di l di vino all’anno.
Se vivesse di solo miele (3040 Kcal/Kg) avrebbe bisogno di quasi 89
milioni di Kg di miele annui, la città dovrebbe popolarsi di quasi 3
milioni di arnie, ed ogni cittadino dovrebbe accudirne almeno 8/10
11. QUANTO MANGIA FIRENZE?
Se vivesse di solo olio (8990 Kcal/Kg) avrebbe bisogno di oltre 30
milioni di Kg di olio all’anno, in città dovrebbero esserci oltre 20
milioni di olivi, ed ogni fiorentino dovrebbe prendersi cura di 54
olivi
Se vivesse di patate (850 Kcal/Kg) ne avrebbe bisogno di oltre 317
milioni di Kg annui.
Se vivesse di fagioli secchi (2910 Kcal/Kg) ne avrebbe bisogno di
oltre 92 milioni di Kg annui.
Se vivesse di sola verdura (200 Kcal/Kg) avrebbe bisogno di oltre 1
miliardo e 350 milioni di kg vegetali all’anno mentre di frutta (450
Kcal/Kg) avrebbe bisogno di oltre 600 milioni di kg di frutta all’anno
che potrebbero derivare da 12 milioni di fichi.
12. NUTRIRE LE CITTA’ è FACILE?
La più grande sfida sarà garantire la sopravvivenza ad un
numero crescente di persone producendo cibo ovunque
14. RIPENSARE LA CITTA’
La rivoluzione industriale e successivamente quella commerciale
hanno creato della città ricche dal punto di vista economico ma
povere per quel che riguarda la qualità della vita dei suoi abitanti. Il
capitale naturale sul quale le città sorgevano è stato totalmente
dilapidato.
Riportare l’attenzione collettiva e la forza delle idee per
incrementare il capitale naturale urbano allo scopo di migliorare la
qualità della vita dei singoli individui della comunità.
Bellezza, economia, sussistenza, equità, efficienza energetica,
ecologia e qualità della vita possono coesistere.
15. RIPENSARE LA CITTA’
Non possiamo ripensare le città senza riflettere sulla loro energia
primaria di vita, il cibo. Da questo punto di vista abbiamo bisogno di
un’urbanistica in grado di farsi carico del nutrimento la città
attraverso:
1.STRATEGIE ALIMENTARI URBANE: evitare i food desert indotti
dalla supemarkettizzazione assoluta delle città.
2.SVILUPPO INFRASTRUTTURALE: pensare ad un grande piano di
piccole opere in grado di riportare i piccoli produttori in città
ricapillarizzando i centri urbani di cibo sano (farmers market) e
progettando food hubs per lo scambio fra medi produttori e
professionisti del commercio e della ristorazione
3.AVVIO DI STRATEGIE AGRICOLE URBANE: verso l’agrourbanistica
e la Permacultura urbana
16. PERMACULTURA
“Permanent agricolture”
La Permacultura è la progettazione e la gestione
ecosostenibile e integrata degli insediamenti umani e
produttivi nel territorio.
La Permacultura ci insegna a pensare e progettare gli spazi
urbani integrando le necessità alimentari delle comunità
con le necessità ecologiche, abitative, agronomiche e di
relazione.
Lo scopo primario della Permacultura è la progettazione
integrata di ecosistemi durevoli e autorigeneranti in
grado di avere come risultato un ambiente sostenibile,
equilibrato ed estetico.
18. PERMACULTURA
L’ECONOMIA DELLE RELAZIONI ATTRAVERSO LA NATURA
Vantaggi per la comunità:
1.Ricreazione della connessione tra le persone
2.Rigenerare cultura condivisa nel tempo-spazio vissuto
3.Incremento dello spazio di condivisione e sussistenza per
particolari categorie di persone e le classi sociali più svantaggiate
La “situazione naturale”, garantisce una maggiore socializzazione
anche fra classi sociali e persone di età diverse; l’obbiettivo per
accrescere il senso di comunità deve essere condiviso. La natura
rende possibile uno scambio empatico nella condivisione
dell’obbiettivo personale, gruppale e sociale.
19. PERMACULTURA
L’ECONOMIA DELLE RELAZIONI ATTRAVERSO LA NATURA
Le relazioni sono un bene immateriale in grado di promuovere
trasformazioni a livello sia individuale che a livello gruppale e
sociale. Le relazioni sono uno dei nostri cibi e nutrono il nostro
equilibrio interiore. Così come abbiamo bisogno di un corpo sano
abbiamo bisogno di relazioni sane.
Le relazioni urbane contemporanee funzionano per linee rette e
sono caratterizzate da rigidità e chiusura; per rigenerare le persone
è fondamentale facilitare il più possibile lo sviluppo di sistemi
relazionali basati sulla conoscenza reciproca, sulla collaborazione,
sullo scambio costruttivo non strumentale.
Una riunione di condominio non ha queste caratteristiche ma una
compartecipazione in lavori manuali nella situazione naturale come
l’orto si.
20. Alberto Fatticcioni
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