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Ferdinand de Saussure: cenni biografici
Ferdinand de Saussure nasce a Ginevra il 26 novembre 1857; compie i primi studi al
collegio di Hofwyl presso Berna. Nel 1873 si iscrive al Gymnase e l’anno successivo
comincia a studiare sanscrito sulla grammatica di Bopp. Successivamente, a 18 anni
compiuti, per desiderio dei parenti, adeguandosi a una tradizione di famiglia, si
iscrive ai corsi di chimica e fisica dell’Università di Ginevra. Ma gli interessi di S.
sono altrove: previo permesso familiare, S. si iscrive a Lipsia per frequentare i corsi
di linguistica; salvo una lunga parentesi berlinese, resterà nella città tedesca fino al
primo semestre del 1880. A Lipsia il giovane S. frequenta i corsi di persiano antico
sotto la guida di Hübschmann, di antico irlandese, tenuti da Windisch, di storia della
lingua tedesca di Braune, di slavo e lituano di A. Leskien; ma soprattutto S. può
finalmente ascoltare G. Curtius. Incomprensioni, gelosie e contrasti tra il giovane
studioso e gli indoeuropeisti di Lipsia non impediscono a Saussure di lavorare alla
sua prima grande opera di indoeuropeistica, il Mémoire sur le système primitif des
voyelles dans les langues indo-européennes, che appare a Lipsia nel 1878, ma che
tuttavia non gli darà subito la meritata fama: è noto l’aneddoto del germanista
Zahrncke, il quale gli chiede benevolmente se per caso fosse parente dell’autore del
Mémoire. L’opera incide fortemente nella formazione del ginevrino: nella
ricostruzione di un sistema linguistico asostanziale, in quanto ignoto nella sua
effettiva realizzazione concreta, S. arriva a considerare le unità linguistiche come
pure entità oppositive e relazionali, la cui importanza e il cui valore non risiedono
nella loro atomistica singolarità, ma nel loro cofunzionare nel sistema.
Laureatosi nel 1880, dopo un breve viaggio in Lituania, S. si reca a Parigi, dove si
afferma con estrema rapidità: a soli 24 anni viene nominato «maître de conférences
de gothique et de vieux-haut allemand». Dal 1881 al 1887 i corsi vertono sul gotico e
l’antico alto tedesco; nel 1887-88 il corso si allarga alla grammatica comparata del
greco e del latino; l’anno dopo si aggiunge il lituano e le lezioni si trasformano in
pratica in veri e propri corsi di indoeuropeistica.
Trasferitosi a Ginevra, comincia le lezioni nell’anno 1891, insegnando qui fino alla
sua morte (1913); dal 1896 è nominato professore ordinario di sanscrito e di lingue
indoeuropee. Successivamente, con atto di nomina dell’8 dic. 1906, la Facoltà di
Lettere e Scienze sociali di Ginevra affida a S. l’insegnamento di «linguistique
générale et d’histoire et comparaison des langues indo-européennes», che egli terrà
per tre anni consecutivi (1906-07; 1908-09; 1910-11).
Charles Bally e Albert Sechehaye, raccogliendo gli appunti loro e di altri allievi,
pubblicarono nel 1916 il Cours de linguistique générale, che contiene i tre corsi
ginevrini di quello che Benveniste definì “homme des fondements”.
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“Langue” e “parole”
«Tra tutti gli individui così collegati dal linguaggio, si stabilisce una sorta di media:
tutti riprodurranno, certo non esattamente, ma approssimativamente, gli stessi segni
uniti agli stessi concetti. Qual’è l’origine di questa cristallizzazione sociale?».
«Se potessimo abbracciare la somma delle immagini verbali immagazzinate in tutti
gli individui, toccheremmo il legame sociale che costituisce la langue. Questa è un
tesoro depositato dalla pratica della parole nei soggetti appartenenti a una stessa
comunità, un sistema grammaticale esistente virtualmente in ciascun cervello o, più
esattamente, nel cervello d’un insieme di individui, dato che la langue non è
completa in nessun singolo individuo, ma esiste perfettamente solo nella massa».
«Separando la lingua dalla parole, si separa a un sol tempo: 1. ciò che è sociale da ciò
che è individuale; 2. ciò che è essenziale da ciò che è accessorio e più o meno
accidentale».
Dato che ogni atto linguistico è in sé irripetibile, possiamo identificare due fonie
diverse di diversa significazione come “la stessa parola” avente “lo stesso significato”
solo se assumiamo come base dell’identificazione non la realtà fonicoacustica delle
fonie o la realtà psicologica delle significazioni, ma quel che fonie e significazione
valgono, quindi il loro valore. Così, due monete diverse da cinque franchi sono “la
stessa moneta” perché rappresentano lo stesso valore; così l’espresso Ginevra-Parigi
delle 20.45 resta ogni giorno lo stesso anche se diverse sono le vetture, i viaggiatori
ecc.