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ALLEGATO 1
     FILIERA CHIUSA PER LA GESTIONE DEI RIFIUTI SOLIDI URBANI
L’associazione Valdisieve propone la seguente filiera chiusa, senza uso di impianti per la frazione
ultima dei rifiuti, che si basa su tre concetti principali in un contesto di obiettivo “rifiuti zero” ed
informazione per un totale di cinque punti illustrati nella figura seguente:




         INFORMAZIONE
                   RIFIUTI
                   ZERO




                            RIDUZIONE ALLA FONTE



                         RICICLAGGIO, RECUPERO E
                                 RIUSO



                         RACCOLTA DIFFERENZIATA
                             PORTA A PORTA




1. Riduzione alla fonte. La prevenzione della produzione dei rifiuti è il passo più importante nello
   stabilire una politica dei rifiuti, proprio da qui si determina di fatto la modalità di chiusura del
   ciclo. Questa si basa su una riduzione di imballaggi ed inutili confezionamenti promuovendo lo
   sviluppo sul mercato di prodotti più ecologici riducendo e sostituendo gli imballaggi a perdere
   con soluzioni applicative già disponibili.
2. Riciclaggio, recupero e riuso. Occorre favorire la nascita di un circuito di aziende che
   lavorino i materiali delle diverse filiere, incentivare il mercato dell’usato e delle merci
______________________________________________________________________________
ASSOCIAZIONE VALDISIEVE - LOC. SELVAPIANA, 45 - 50068 RUFINA (FI) - Codice fiscale 94135290487
Tel. 055 8369848 Fax 055 8316840 - e-mail: assovaldisieve@gmail.com
                                                                                                      1
prodotte con materiale riciclato e potenziare i centri di raccolta di materiale inerte e di
   ingombranti (isole ecologiche, luoghi di scambio), collegandoli con officine di smontaggio
   per il recupero delle diverse componenti degli oggetti.
3. Raccolta differenziata porta a porta. Si ritirano i rifiuti direttamente nelle case o nei
   condomini, incentivando così i cittadini ad una raccolta differenziata più attenta anche tramite
   l’applicazione di una tariffa puntuale. Questo tipo di raccolta ottimizza l’aspetto qualitativo e
   quantitativo del materiale da inviare al riciclaggio.
4. Teoria Rifiuti zero. Il lavoro non dovrà più essere liberarsi dei rifiuti, ma quello di assicurare
   delle pratiche sostenibili con le materie prime all’inizio del processo produttivo.
5. Tanta Informazione. A valle delle pratiche politico-economico-tecnico-industriali,
   l’informazione alla cittadinanza può creare una consapevolezza ad un consumo più critico al
   fine di ridurre i rifiuti prodotti.

L’ottica di questa proposta è quella di un impegno collettivo da parte degli amministratori e della
cittadinanza a promuovere ed ottimizzare i punti sopra elencati, collaborando con legislatori per un
riassetto e una semplificazione normativa evidenziando le criticità del processo. Con questa linea
in breve tempo si eviterebbe la costruzione di nuovi impianti arrivando alla chiusura anche delle
discariche esistenti.

Di seguito si riportano alcuni esempi applicativi, estratti dal rapporto conclusivo della Commissione
del Ministero dell'Ambiente e del Ministero per le Riforme e le Innovazioni nella P. A. redatto in
Aprile 2007, di quanto precedentemente illustrato.

                             ESEMPI DI RIDUZIONE ALLA FONTE

   •   La reintroduzione di vuoti a rendere in vetro e l’imposizione di una tassa cauzionale
       anche per i contenitori in altro materiale al fine di disincentivarne il conferimento nella
       parte indifferenziata del rifiuto e/o il loro abbandono in ambiente.
       E’ importante notare che per alcune tipologie di imballaggi, soprattutto di plastica, il costo di
       smaltimento è superiore a quello del materiale vergine, notoriamente economico. A ciò va
       aggiunto il costo relativamente elevato per un eventuale selezione dei diversi polimeri
       utilizzati al fine di recuperarne la materia per la produzione di beni in plastica riciclata.
   •   La promozione di punti vendita di beni liquidi sfusi “alla spina”. In questo caso, molti
       prodotti possono essere venduti sfusi ed imbottigliati nei contenitori che il cliente porta con
       sé e riempie di volta in volta. Allo stato attuale, gli impianti sono prevalentemente dedicati ai
       detergenti liquidi e all’acqua, ma la tecnologia può trovare spazio anche per altre bevande
       liquide o prodotti in polvere. Al termine del rifornimento, il distributore emette uno scontrino
       riferito al solo costo del prodotto e non a quello del contenitore.
       Questa soluzione, immediatamente applicabile da parte di catene di grande distribuzione
       che vendano anche prodotti a proprio marchio, richiede di incentivare questa pratica
       effettuando degli sconti sul prodotto. Esperienze in tal senso sono già state attuate da
       alcune catene di distribuzione in diverse zone d’Italia e solo nel Trentino Alto Adige oltre
       100 punti vendita di catene alimentari hanno introdotto distributori alla spina.
       Per quanto riguarda i piccoli negozi o centri commerciali con difficoltà di spazi per ospitare
       grandi contenitori dei prodotti sfusi sono state evidenziate in alcune realtà due possibili
       soluzioni. Una prima, rivolta soprattutto alle amministrazioni comunali, consiste nel far
       girare un furgone appositamente attrezzato con contenitori per la vendita sfusa dei prodotti
       per la casa. Il mezzo mobile diventa un semplice punto vendita ambulante. Una seconda
       soluzione consiste invece, nel fornire ai negozianti appositi espositori ideati per ospitare un
       certo numero di contenitori per la vendita sfusa dei prodotti. Al fine di incentivare queste
       iniziative, i comuni possono promuovere e concedere un premio economico in forma di
       sgravio fiscale sulle tasse di esercizio per chi contribuisce alla riduzione della produzione di
       rifiuti. Calcolare il costo dello smaltimento sulla base della reale produzione di rifiuti, è un
       fattore chiave per rendere maggiormente convenienti dal punto di vista economico
       comportamenti volti alla riduzione dei rifiuti ed alla raccolta differenziata.
   •   Sostituzione degli imballaggi a perdere in soluzioni applicative già disponibili. Nel
       settore ortofrutticolo si possono utilizzare cassette ribaltabili in polipropilene con un ciclo di
                                                                                                       2
vita di 7 anni in sostituzione di quelle a perdere. A tutt’oggi il sistema è stato adottato da
    circa 750 aziende in tutta Italia.
    Per quanto riguarda gli imballaggi per elettrodomestici, è stato elaborato un sistema
    analogo al precedente (prodotto in materia plastica distribuito e raccolto dalla stessa
    azienda) finalizzato a risolvere il problema degli imballaggi degli elettrodomestici soprattutto
    di quelli più ingombranti.
    Per quanto riguarda la riduzione degli imballaggi alimentari usati nel settore della
    ristorazione collettiva, sono molteplici le aziende che operano nel campo dell’erogazione di
    bibite alla spina che consentono ampi risparmi in termini di produzione di imballaggi.
    In tutti questi casi si potrebbe agire con accordi di programma con i distributori, attraverso
    una tassazione maggiore nel caso d’uso di materiali a perdere o anche attraverso l’obbligo
    graduale della loro sostituzione.
    Sarebbe inoltre utile intervenire anche sulle stoviglie (piatti, bicchieri, posate) monouso al
    fine di rendere maggiormente competitive quelle in amido di mais, cartone e legno rispetto
    a quelle di plastica normalmente in commercio. L’uso di questi prodotti monouso in campo
    alimentare è un elemento chiave per la ristorazione collettiva dal momento che consente di
    poter conferire l’intero prodotto (scarto alimentare, posate, piatto e bicchiere) alla linea
    destinata al trattamento della materia organica (biodigestione e/o compostaggio)
    sottraendo volumi e pesi alla frazione destinata allo smaltimento.
•   Incentivazione al compostaggio domestico. Tra le politiche di riduzione a monte della
    quantità di rifiuto da trattare è importante ricordare il compostaggio domestico. Nonostante
    questa pratica sia particolarmente indicata per abitazioni che dispongano di giardino o ampi
    terrazzi, con opportuni accorgimenti è possibile promuoverla anche in agglomerati urbani. Il
    vantaggio è multiplo dal momento che la presenza in casa di una compostiera consente di
    gestire facilmente la raccolta ed il corretto conferimento della frazione da compostare. Per
    agevolare questa pratica è possibile adottare dei sistemi di sgravi fiscali sulla tassa dei
    rifiuti o sulla componente fissa della tariffa per i comuni che sono passati al sistema
    tariffario.

                         RICICLAGGIO, RECUPERO E RIUSO

    Il riciclaggio è una pratica di introduzione abbastanza recente, nata nei paesi industrializzati
    intorno agli anni cinquanta per rispondere a esigenze di tipo economico ed ecologico: in
    primo luogo, infatti, è un sistema intelligente di smaltimento dei rifiuti e un modo per ridurre
    i consumi energetici e i costi delle industrie, in secondo luogo, è una via da perseguire per
    risparmiare le risorse naturali del pianeta.
    La raccolta differenziata senza il recupero e il riciclo dei materiali non ha alcuna
    rilevanza. Occorre favorire, anche con interventi pubblici, la nascita di un circuito di
    aziende che lavorino i materiali delle diverse filiere, come ad esempio oggi avviene per
    la carta, realizzando così buone possibilità occupazionali e reimmissione nel ciclo delle
    merci materie prime destinate allo smaltimento, con una conseguente riduzione del
    prelievo di risorse naturali. In particolare, devono essere previsti impianti di
    compostaggio dell’organico per rispettare la Direttiva 99/31/CE che impone una
    drastica riduzione del conferimento in discarica di rifiuti biodegradabili. Si otterrebbero,
    così, una notevole riduzione di biogas riconosciuto come una delle cause
    dell’innalzamento della temperatura globale e un’inferiore concentrazione di percolati
    nel terreno. il compost diventa uno strumento di un’attività agricola sostenibile, così
    come afferma il Rapporto ISSI 2003.
    In questo ambito deve essere incentivato il mercato dell’usato e delle merci prodotte
    con materiale riciclato. I centri di raccolta di materiale inerte e di ingombranti (isole
    ecologiche) devono essere collegati con officine di smontaggio per il recupero delle
    diverse componenti degli oggetti e devono diventare i luoghi di scambio, che vengono
    periodicamente animati da mercatini dell’usato.
    A valle della separazione in casa dei diversi materiali, passaggio inevitabile per una corretta
    gestione degli RSU, occorre, in particolare per la frazione organica, prevedere l'utilizzo di
    speciali cassonetti aerati. Per quanto riguarda la possibilità di adottare il sistema anche in

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centri storici e nelle aree urbane ad alta densità abitativa va segnalata la possibilità di
ricorrere a speciali cassonetti interrati.
L’attuazione del Sistema per la raccolta integrata del rifiuto organico con cassonetto è già
introdotto in diversi comuni.
Per quanto riguarda la destinazione della materia organica è opportuno evidenziare la
potenzialità di recupero energetico mediante uso di biodigestrori anaerobici dove batteri in
grado di vivere in assenza di ossigeno degradano la materia organica producendo gas che
vengono bruciati producendo energia elettrica e calore in impianti di cogenerazione.
E’ importante ricordare come gli impianti presenti in Svizzera riescano ad alimentare anche
la rete di distribuzione di gas per autotrazione, soluzione vantaggiosa per la riduzione delle
emissioni di inquinanti atmosferici.
Per quanto riguarda le altre frazioni merceologiche presenti negli RSU, si propone la
creazione di appositi centri di raccolta da posizionarsi nel parcheggio dei supermercati ed
altri centri commerciali come già avviene Germania.
Per queste soluzioni, lo spazio d’ingombro è modesto e pari a quello medio di un posto
macchina, mentre l'efficienza di raccolta è molto elevata. La torretta esterna si apre
mediante la lettura di una carta magnetica e consente all’utente di inserire flaconi di
plastica, lattine di acciaio o alluminio e vetro. Il materiale deposto viene pesato e, sulla
base del quantitativo conferito, all’utente viene assegnato un buono, registrato sulla carta,
che può essere riscosso immediatamente alla cassa del supermercato. La macchina
seleziona automaticamente le diverse tipologie di materiali, riduce di volume e le stocca
separatamente in 4 differenti contenitori interrati. Anche per le frazioni secche sono inoltre
disponibili soluzioni interrate come quelle già proposte per la frazione organica. La scelta
del modello di raccolta del rifiuto residuo non riciclabile, anche nelle grandi città, è
strategica per garantire ai Comuni di raggiungere elevate quote di raccolta differenziata di
qualità senza far lievitare eccessivamente i costi gestionali. Adottare un sistema di raccolta
che consenta la misurazione del rifiuto residuo prodotto dal singolo utente, sulla base della
quale viene poi calcolata la tariffa del servizio, è una delle leve psicologiche ed economiche
più immediate per motivare subito l'utente nella raccolta differenziata: "più separo i materiali
riciclabili, meno rifiuto residuo conferisco, più risparmio".

      RACCOLTA DIFFERENZIATA SPINTA E TARIFFA PUNTUALE

Il classico sistema di raccolta stradale fondato sulla presenza di cassonetti dedicati non
consente di gestire e verificare ne’ l’aspetto quantitativo ne’ quello qualitativo del materiale
conferito. Al contrario, il sistema di raccolta domiciliare ottimizzato si e’ dimostrato
particolarmente efficace a colmare entrambe queste lacune dal momento che il ritiro da
parte dell’operatore delle diverse frazioni raccolte separatamente consente il controllo
diretto quali-quantitativo del rifiuto. Scelte gestionali di questo tipo intraprese con successo
in diverse province italiane tanto al nord che al sud, hanno dimostrato il vantaggio in termini
di riduzione del rifiuto prodotto e miglioramento della qualità delle diverse frazioni
merceologiche raccolte separatamente. Citando sempre il rapporto conclusivo della
Commissione del Ministero dell'Ambiente e del Ministero per le Riforme e le Innovazioni
nella P. A., a fronte di un ovvio aumento del costo di raccolta, che però corrisponde ad un
aumento occupazionale, il sistema domiciliare consente la vendita al conai dei materiali
raccolti a prezzo pieno ed un minor costo per lo smaltimento della frazione residuale.
Questi plus economici sono sufficienti a compensare l’aumento del costo della raccolta. E’
importante ricordare come anche in questo caso l’integrazione della raccolta domiciliare
con il sistema di tariffario consente una migliore gestione economica del servizio.
La frazione organica del rifiuto domestico rappresenta quella più pesante e complessa da
trattare. La frazione umida è l’unica soggetta a putrescenza e la sua raccolta separata in
casa può, quindi, incontrare resistenza per la formazione di cattivi odori e di percolato, il
liquido organico derivante dalla sua decomposizione in assenza di ossigeno. D’altro canto,
l’esperienza ci insegna che la sua separazione a valle di un sistema di raccolta
indifferenziato non porta ai risultati voluti dal momento che è impossibile ottenere del
prodotto di qualità tale da consentirne la commercializzazione. Nei casi in cui si dovessero


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privilegiare sistemi di separazione post raccolta, il fallimento del compostaggio è un dato
acquisito.
Ne consegue che il sistema della separazione in casa dei diversi materiali è un passaggio
inevitabile per una corretta gestione degli RSU. Il problema della formazione di percolato e,
di conseguenza, di cattivi odori, è stato risolto con l’ideazione di un sistema integrato di
attrezzature, prodotti per la raccolta domestica dell’organico e di tecnologie e modalità di
gestione dei servizi di raccolta ottimale ed economica.
Una della novità introdotte è stata proprio quella di utilizzare un prodotto naturale come la
carta, che garantisce una raccolta dell'organico in condizioni ottimali e aerobiche. La carta
utilizzata non è sbiancata ed è priva di colle sintetiche. La qualità delle fibre della carta e la
speciale tessitura intrecciata delle stesse, è tale da offrire un’elevata resistenza meccanica
del sacchetto, anche bagnato, e una tenuta stagna alle modeste quantità di liquidi prodotte
dai rifiuti organici durante lo stoccaggio domestico.
Oltre alle soluzioni impiantistiche che consentono di ottimizzare i sistemi di raccolta
differenziata è necessario introdurre anche sistemi che la rendano conveniente o
quantomeno rendano meno conveniente il non farla. Il passaggio della tassa a tariffa sui
rifiuti potrebbe rappresentare il miglior modo per il raggiungimento rapido di risultati di
riduzione della frazione da destinare a smaltimento. Il sistema tariffario prevede la
definizione di una quota fissa che serve a coprire le spese indipendenti dalla quantità dei
rifiuti prodotti (personale, mezzi, pulizia stradale ecc.) e da una quota variabile calcolata
sulla base del peso dei rifiuti che vengono inviati allo smaltimento finale. Questa parte è
quindi rappresentata da ciò che rimane dopo aver separato la materia organica, il vetro, i
metalli, la carta e la plastica che saranno conferiti nei punti di raccolta differenziata o
raccolti a domicilio secondo uno schema gestionale predefinito. Comparando sistemi di
gestione diversi su territori uniformi per le variabili più comuni, se ne deduce che
l’applicazione di politiche di raccolta domiciliare unita alla tariffazione del sistema comporta
un minor onere per l’utente.

                  TEORIA RIFIUTI ZERO ED INFORMAZIONE

La Teoria “Rifiuti Zero” richiede un cambiamento di mentalità. Il lavoro non dovrà più essere
liberarsi dei rifiuti, ma quello di assicurare delle pratiche sostenibili con le materie prime
all’inizio del processo produttivo. Le comunità che si trovano ad affrontare materiali di
scarto e oggetti che non possono riusare, riciclare o compostare devono pretendere che
l’industria cessi di produrle. Il riciclaggio totale non è attuabile senza l’aiuto dell’industria.

Rifiuti Zero collega “la responsabilità delle comunità” alla “responsabilità delle industrie” in
maniera consapevole.
Le amministrazione devono incoraggiare, con l’informazione e con sgravi economici, le
comunità a trattare i loro materiali scartati responsabilmente e le industrie devono cessare
di produrre materiali di scarto e oggetti che non possono riusati, riciclati o compostati
bloccando il vasto sovra sfruttamento delle materie prime (compresi i combustibili fossili),
che è la causa fondamentale della degradazione ambientale.

In questa Teoria si coniugano le pratiche quali il riuso, la riparazione, il riciclaggio, la
rimozione di sostanze tossiche e il compostaggio con pratiche industriali quali
l’eliminazione delle sostanze tossiche, la riprogettazione di imballaggi e di prodotti
sviluppando comunità sostenibili e industrie sostenibili.

Rifiuti zero coniuga la pratica etica con una solida visione economica, sia per le comunità
locali che per le grandi multinazionali. Da una parte, crea posti di lavoro e imprese che
raccolgono e lavorano materie seconde, fabbricando nuovi prodotti, d’altra parte fornisce
alle multinazionali un modo per incrementare la loro efficienza, riducendo le loro richieste di
materie prime, come pure i loro costi di eliminazione dei rifiuti.

L’attuale sistema industriale e società “usa e getta” è basata su un flusso unidirezionale di
risorse vergini verso termodistruttori e discariche inquinanti. L’estrazione, la lavorazione, il
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trasporto e l’eliminazione di risorse è una causa primaria di distruzione ambientale e di
riscaldamento globale. Dobbiamo riconfigurare il nostro sistema industriale unidirezionale in
un sistema circolare, chiuso, riciclando le risorse scartate dalle comunità alle industrie, sia
vecchie che nuove.

Rifiuti Zero riconosce il modo della Natura di tenere i conti. In effetti, non “possediamo” mai
niente, stiamo semplicemente prendendo in prestito i materiali costituenti per un breve
periodo. Stiamo venendo meno a questo “contratto” quando semplicemente buttiamo via
qualcosa. La natura non produce rifiuti, i rifiuti sono un’invenzione umana. Il nostro compito
– sia nelle comunità, sia nelle industrie – è di riciclare questi materiali per uso futuro. Per
fare questo, più di tutto abbiamo bisogno di forte leadership a livello di comunità, di
industrie e di politica.

Si illustrano di seguito le linee di condotta che le comunità dovrebbero adottare per dare
avvio a un programma Rifiuti zero:

1.   Stabilire un anno bersaglio. Quando una comunità adotta un obiettivo Rifiuti Zero, è
     importante stabilire l’anno in cui non dovranno più essere inviati rifiuti alla discarica
     “transitoria”. La maggior parte delle comunità ha stabilito un anno a circa 15 o 20 anni
     da ora.
2.   progettare il programma con l’intera comunità. E’ importantissimo che sia durante il
     primo passo, sia nei passi successivi, vi sia la supervisione e la progettazione
     dell’intero processo da parte di un gruppo di persone motivate provenienti dalla
     comunità, comprendenti rappresentanti delle amministrazioni locali, di aziende e privati
     cittadini.
3.   Vietare che articoli chiave finiscano in discarica. Questi dovrebbero comprendere
     TUTTI i materiali organici (cioè cose compostabili o che possono essere compostate e
     restituite con sicurezza alla Terra), qualsiasi materiale che possa attualmente essere
     riciclato e qualsiasi materiale tossico che possa essere lasciato a centri di raccolta o dai
     negozianti.
4.   Imporre una sovrattassa sul materiale inviato in discarica. Questo è importante per due
     ragioni: a) fornire un disincentivo per la generazione di questa frazione e b) fornire
     finanziamenti per altre parti critiche del programma Rifiuti Zero.
5.   Fornire incentivi a chi ricicla. E’ importante stimolare lo sviluppo di aziende, piccole o
     grandi, che possano raccogliere, lavorare e riusare, riparare o riciclare materiali del
     flusso degli scarti della comunità. Idealmente, tali aziende forniranno posti di lavoro per
     la comunità locale.
6.   Incoraggiare verifiche dei rifiuti. E’ importante fornire aiuti economici o consigli
     professionali alle aziende e alle istituzioni che si imbarcano in verifiche dei rifiuti. Tali
     verifiche identificano i luoghi di produzione dei rifiuti, sia nei processi industriali, sia
     negli uffici, di modo che i rifiuti possano poi essere ridotti o eliminati. Qui la buona
     notizia è che in genere, quando tali azioni vengono intraprese, risultano in un risparmio
     di denaro.
7.   Stimolare i programmi di “riporto”. Fornire incentivi ai dettaglianti locali e ai produttori
     che si riprendono i loro prodotti e imballaggi dopo l’uso. Tali incentivi possono spaziare
     da depositi su cose quali bevande e contenitori di cibi, batterie e gomme d’auto alla
     pubblicità gratuita che circonda un programma “Riportalo Indietro” sponsorizzato dalla
     comunità per materiali pericolosi quali vernici, lampadine fluorescenti e merci
     elettroniche.
8.   Trasformare le vecchie discariche in eco-parchi o parchi industriali. Mettere in moto
     piani per convertire il vecchio sito della discarica in qualcosa di completamente diverso.
     Secondo la concezione e la descrizione di Dan Knapp e altri, quel sito avrà l’aspetto di
     un parco industriale. L’amministrazione locale può essere proprietari e mantenere le
     infrastrutture, ma può dare in franchising diverse parti del sito a diverse imprese locali
     coinvolte nella raccolta, lavorazione, riciclo, riuso, riparazione e nuova produzione dei
     materiali e oggetti separati alla fonte nel flusso degli scarti della comunità.


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Mano a mano che i materiali in precedenza considerati rifiuti acquistano valore, i principi
dei Rifiuti Zero aiuteranno le economie locali a diventare più autosufficienti e a creare
opportunità per una aumentata partecipazione civica e per posti di lavoro sostenibili.

Nella misura in cui le comunità e i cittadini riescono a tenere sotto pressione le industrie per
ridurre l’estrazione e la lavorazione di risorse vergini, non solo riducono le richieste sui
servizi locali, ma contribuiscono anche a risolvere problemi globali più grandi.

Parecchie comunità hanno già introdotto legislazione o obiettivi Rifiuti:

•   Canberra, Australia (popolazione 300.000) (10). La capitale dell’Australia ha adottato
    un obiettivo e un piano Zero Rifiuti per il 2010 nel 1996. Il piano prevede una città libera
    da rifiuti entro il 2010, le sue due discariche sostituite da “Terre Recupero Risorse”. Dal
    1995, il riciclaggio è aumentato del 80%. Questo progetto di discarica assomiglia di più
    a un parco industriale che a un tipico sito di discarica.
•   Contea Del Norte, California, USA (popolazione 32.000) (11). La Contea Del Norte è la
    prima contea degli Stati Uniti che guida la sua strategia per i rifiuti solidi con un Piano
    Comprensivo Rifiuti Zero, adottato nel 2000. Gli amministratori si aspettano che il piano
    faciliti la conversione da una economia orientata sul legname a una nuova economia
    sostenibile, con l’utilizzo di risorse locali che attualmente vengono sprecate.
•   Consigli della Nuova Zelanda.(12). A partire dal 2001, il 40% delle 74 amministrazioni
    locali della Nuova Zelanda hanno adottato gli obiettivi di Zero Rifiuti alle discariche
    entro il 2015 e è in atto uno sforzo perché l’obiettivo venga adottato a livello nazionale.
    Il Trust della Nuova Zelanda per Zero Rifiuti fornisce piccole sovvenzioni per aiutare le
    amministrazioni a iniziare, ma non fornisce un progetto – quello viene sviluppato dagli
    amministratori locali, dai dirigenti e dagli ingegneri. Il Trust prevede la creazione di
    40.000 posti di lavoro nell’arco di 10 anni, attraverso la conversione delle stazioni di
    trasferimento locali in centri di recupero di risorse e attraverso la conseguente
    proliferazione di aziende di riuso e riciclo.
•   Seattle, Washington, USA (popolazione 534.700) (13). Seattle ha adottato Rifiuti Zero
    come “principio guida” nel 1998. Il piano enfatizza la gestione delle risorse e la
    conservazione di risorse naturali attraverso la prevenzione dei rifiuti e il riciclo.
•   Contea Santa Cruz, CA, USA (popolazione 230.000) ha adottato Zero Rifiuti come
    obiettivo a lungo termine nel 1999.




                          Associazione ValdiSieve
                                 Loc. Selvapiana, 45
                            50068 - Rufina (Firenze) Italy
                         Tel.055 8369848 - Fax 055 8316840
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Allegato 1 proposta associazione

  • 1. ALLEGATO 1 FILIERA CHIUSA PER LA GESTIONE DEI RIFIUTI SOLIDI URBANI L’associazione Valdisieve propone la seguente filiera chiusa, senza uso di impianti per la frazione ultima dei rifiuti, che si basa su tre concetti principali in un contesto di obiettivo “rifiuti zero” ed informazione per un totale di cinque punti illustrati nella figura seguente: INFORMAZIONE RIFIUTI ZERO RIDUZIONE ALLA FONTE RICICLAGGIO, RECUPERO E RIUSO RACCOLTA DIFFERENZIATA PORTA A PORTA 1. Riduzione alla fonte. La prevenzione della produzione dei rifiuti è il passo più importante nello stabilire una politica dei rifiuti, proprio da qui si determina di fatto la modalità di chiusura del ciclo. Questa si basa su una riduzione di imballaggi ed inutili confezionamenti promuovendo lo sviluppo sul mercato di prodotti più ecologici riducendo e sostituendo gli imballaggi a perdere con soluzioni applicative già disponibili. 2. Riciclaggio, recupero e riuso. Occorre favorire la nascita di un circuito di aziende che lavorino i materiali delle diverse filiere, incentivare il mercato dell’usato e delle merci ______________________________________________________________________________ ASSOCIAZIONE VALDISIEVE - LOC. SELVAPIANA, 45 - 50068 RUFINA (FI) - Codice fiscale 94135290487 Tel. 055 8369848 Fax 055 8316840 - e-mail: assovaldisieve@gmail.com 1
  • 2. prodotte con materiale riciclato e potenziare i centri di raccolta di materiale inerte e di ingombranti (isole ecologiche, luoghi di scambio), collegandoli con officine di smontaggio per il recupero delle diverse componenti degli oggetti. 3. Raccolta differenziata porta a porta. Si ritirano i rifiuti direttamente nelle case o nei condomini, incentivando così i cittadini ad una raccolta differenziata più attenta anche tramite l’applicazione di una tariffa puntuale. Questo tipo di raccolta ottimizza l’aspetto qualitativo e quantitativo del materiale da inviare al riciclaggio. 4. Teoria Rifiuti zero. Il lavoro non dovrà più essere liberarsi dei rifiuti, ma quello di assicurare delle pratiche sostenibili con le materie prime all’inizio del processo produttivo. 5. Tanta Informazione. A valle delle pratiche politico-economico-tecnico-industriali, l’informazione alla cittadinanza può creare una consapevolezza ad un consumo più critico al fine di ridurre i rifiuti prodotti. L’ottica di questa proposta è quella di un impegno collettivo da parte degli amministratori e della cittadinanza a promuovere ed ottimizzare i punti sopra elencati, collaborando con legislatori per un riassetto e una semplificazione normativa evidenziando le criticità del processo. Con questa linea in breve tempo si eviterebbe la costruzione di nuovi impianti arrivando alla chiusura anche delle discariche esistenti. Di seguito si riportano alcuni esempi applicativi, estratti dal rapporto conclusivo della Commissione del Ministero dell'Ambiente e del Ministero per le Riforme e le Innovazioni nella P. A. redatto in Aprile 2007, di quanto precedentemente illustrato. ESEMPI DI RIDUZIONE ALLA FONTE • La reintroduzione di vuoti a rendere in vetro e l’imposizione di una tassa cauzionale anche per i contenitori in altro materiale al fine di disincentivarne il conferimento nella parte indifferenziata del rifiuto e/o il loro abbandono in ambiente. E’ importante notare che per alcune tipologie di imballaggi, soprattutto di plastica, il costo di smaltimento è superiore a quello del materiale vergine, notoriamente economico. A ciò va aggiunto il costo relativamente elevato per un eventuale selezione dei diversi polimeri utilizzati al fine di recuperarne la materia per la produzione di beni in plastica riciclata. • La promozione di punti vendita di beni liquidi sfusi “alla spina”. In questo caso, molti prodotti possono essere venduti sfusi ed imbottigliati nei contenitori che il cliente porta con sé e riempie di volta in volta. Allo stato attuale, gli impianti sono prevalentemente dedicati ai detergenti liquidi e all’acqua, ma la tecnologia può trovare spazio anche per altre bevande liquide o prodotti in polvere. Al termine del rifornimento, il distributore emette uno scontrino riferito al solo costo del prodotto e non a quello del contenitore. Questa soluzione, immediatamente applicabile da parte di catene di grande distribuzione che vendano anche prodotti a proprio marchio, richiede di incentivare questa pratica effettuando degli sconti sul prodotto. Esperienze in tal senso sono già state attuate da alcune catene di distribuzione in diverse zone d’Italia e solo nel Trentino Alto Adige oltre 100 punti vendita di catene alimentari hanno introdotto distributori alla spina. Per quanto riguarda i piccoli negozi o centri commerciali con difficoltà di spazi per ospitare grandi contenitori dei prodotti sfusi sono state evidenziate in alcune realtà due possibili soluzioni. Una prima, rivolta soprattutto alle amministrazioni comunali, consiste nel far girare un furgone appositamente attrezzato con contenitori per la vendita sfusa dei prodotti per la casa. Il mezzo mobile diventa un semplice punto vendita ambulante. Una seconda soluzione consiste invece, nel fornire ai negozianti appositi espositori ideati per ospitare un certo numero di contenitori per la vendita sfusa dei prodotti. Al fine di incentivare queste iniziative, i comuni possono promuovere e concedere un premio economico in forma di sgravio fiscale sulle tasse di esercizio per chi contribuisce alla riduzione della produzione di rifiuti. Calcolare il costo dello smaltimento sulla base della reale produzione di rifiuti, è un fattore chiave per rendere maggiormente convenienti dal punto di vista economico comportamenti volti alla riduzione dei rifiuti ed alla raccolta differenziata. • Sostituzione degli imballaggi a perdere in soluzioni applicative già disponibili. Nel settore ortofrutticolo si possono utilizzare cassette ribaltabili in polipropilene con un ciclo di 2
  • 3. vita di 7 anni in sostituzione di quelle a perdere. A tutt’oggi il sistema è stato adottato da circa 750 aziende in tutta Italia. Per quanto riguarda gli imballaggi per elettrodomestici, è stato elaborato un sistema analogo al precedente (prodotto in materia plastica distribuito e raccolto dalla stessa azienda) finalizzato a risolvere il problema degli imballaggi degli elettrodomestici soprattutto di quelli più ingombranti. Per quanto riguarda la riduzione degli imballaggi alimentari usati nel settore della ristorazione collettiva, sono molteplici le aziende che operano nel campo dell’erogazione di bibite alla spina che consentono ampi risparmi in termini di produzione di imballaggi. In tutti questi casi si potrebbe agire con accordi di programma con i distributori, attraverso una tassazione maggiore nel caso d’uso di materiali a perdere o anche attraverso l’obbligo graduale della loro sostituzione. Sarebbe inoltre utile intervenire anche sulle stoviglie (piatti, bicchieri, posate) monouso al fine di rendere maggiormente competitive quelle in amido di mais, cartone e legno rispetto a quelle di plastica normalmente in commercio. L’uso di questi prodotti monouso in campo alimentare è un elemento chiave per la ristorazione collettiva dal momento che consente di poter conferire l’intero prodotto (scarto alimentare, posate, piatto e bicchiere) alla linea destinata al trattamento della materia organica (biodigestione e/o compostaggio) sottraendo volumi e pesi alla frazione destinata allo smaltimento. • Incentivazione al compostaggio domestico. Tra le politiche di riduzione a monte della quantità di rifiuto da trattare è importante ricordare il compostaggio domestico. Nonostante questa pratica sia particolarmente indicata per abitazioni che dispongano di giardino o ampi terrazzi, con opportuni accorgimenti è possibile promuoverla anche in agglomerati urbani. Il vantaggio è multiplo dal momento che la presenza in casa di una compostiera consente di gestire facilmente la raccolta ed il corretto conferimento della frazione da compostare. Per agevolare questa pratica è possibile adottare dei sistemi di sgravi fiscali sulla tassa dei rifiuti o sulla componente fissa della tariffa per i comuni che sono passati al sistema tariffario. RICICLAGGIO, RECUPERO E RIUSO Il riciclaggio è una pratica di introduzione abbastanza recente, nata nei paesi industrializzati intorno agli anni cinquanta per rispondere a esigenze di tipo economico ed ecologico: in primo luogo, infatti, è un sistema intelligente di smaltimento dei rifiuti e un modo per ridurre i consumi energetici e i costi delle industrie, in secondo luogo, è una via da perseguire per risparmiare le risorse naturali del pianeta. La raccolta differenziata senza il recupero e il riciclo dei materiali non ha alcuna rilevanza. Occorre favorire, anche con interventi pubblici, la nascita di un circuito di aziende che lavorino i materiali delle diverse filiere, come ad esempio oggi avviene per la carta, realizzando così buone possibilità occupazionali e reimmissione nel ciclo delle merci materie prime destinate allo smaltimento, con una conseguente riduzione del prelievo di risorse naturali. In particolare, devono essere previsti impianti di compostaggio dell’organico per rispettare la Direttiva 99/31/CE che impone una drastica riduzione del conferimento in discarica di rifiuti biodegradabili. Si otterrebbero, così, una notevole riduzione di biogas riconosciuto come una delle cause dell’innalzamento della temperatura globale e un’inferiore concentrazione di percolati nel terreno. il compost diventa uno strumento di un’attività agricola sostenibile, così come afferma il Rapporto ISSI 2003. In questo ambito deve essere incentivato il mercato dell’usato e delle merci prodotte con materiale riciclato. I centri di raccolta di materiale inerte e di ingombranti (isole ecologiche) devono essere collegati con officine di smontaggio per il recupero delle diverse componenti degli oggetti e devono diventare i luoghi di scambio, che vengono periodicamente animati da mercatini dell’usato. A valle della separazione in casa dei diversi materiali, passaggio inevitabile per una corretta gestione degli RSU, occorre, in particolare per la frazione organica, prevedere l'utilizzo di speciali cassonetti aerati. Per quanto riguarda la possibilità di adottare il sistema anche in 3
  • 4. centri storici e nelle aree urbane ad alta densità abitativa va segnalata la possibilità di ricorrere a speciali cassonetti interrati. L’attuazione del Sistema per la raccolta integrata del rifiuto organico con cassonetto è già introdotto in diversi comuni. Per quanto riguarda la destinazione della materia organica è opportuno evidenziare la potenzialità di recupero energetico mediante uso di biodigestrori anaerobici dove batteri in grado di vivere in assenza di ossigeno degradano la materia organica producendo gas che vengono bruciati producendo energia elettrica e calore in impianti di cogenerazione. E’ importante ricordare come gli impianti presenti in Svizzera riescano ad alimentare anche la rete di distribuzione di gas per autotrazione, soluzione vantaggiosa per la riduzione delle emissioni di inquinanti atmosferici. Per quanto riguarda le altre frazioni merceologiche presenti negli RSU, si propone la creazione di appositi centri di raccolta da posizionarsi nel parcheggio dei supermercati ed altri centri commerciali come già avviene Germania. Per queste soluzioni, lo spazio d’ingombro è modesto e pari a quello medio di un posto macchina, mentre l'efficienza di raccolta è molto elevata. La torretta esterna si apre mediante la lettura di una carta magnetica e consente all’utente di inserire flaconi di plastica, lattine di acciaio o alluminio e vetro. Il materiale deposto viene pesato e, sulla base del quantitativo conferito, all’utente viene assegnato un buono, registrato sulla carta, che può essere riscosso immediatamente alla cassa del supermercato. La macchina seleziona automaticamente le diverse tipologie di materiali, riduce di volume e le stocca separatamente in 4 differenti contenitori interrati. Anche per le frazioni secche sono inoltre disponibili soluzioni interrate come quelle già proposte per la frazione organica. La scelta del modello di raccolta del rifiuto residuo non riciclabile, anche nelle grandi città, è strategica per garantire ai Comuni di raggiungere elevate quote di raccolta differenziata di qualità senza far lievitare eccessivamente i costi gestionali. Adottare un sistema di raccolta che consenta la misurazione del rifiuto residuo prodotto dal singolo utente, sulla base della quale viene poi calcolata la tariffa del servizio, è una delle leve psicologiche ed economiche più immediate per motivare subito l'utente nella raccolta differenziata: "più separo i materiali riciclabili, meno rifiuto residuo conferisco, più risparmio". RACCOLTA DIFFERENZIATA SPINTA E TARIFFA PUNTUALE Il classico sistema di raccolta stradale fondato sulla presenza di cassonetti dedicati non consente di gestire e verificare ne’ l’aspetto quantitativo ne’ quello qualitativo del materiale conferito. Al contrario, il sistema di raccolta domiciliare ottimizzato si e’ dimostrato particolarmente efficace a colmare entrambe queste lacune dal momento che il ritiro da parte dell’operatore delle diverse frazioni raccolte separatamente consente il controllo diretto quali-quantitativo del rifiuto. Scelte gestionali di questo tipo intraprese con successo in diverse province italiane tanto al nord che al sud, hanno dimostrato il vantaggio in termini di riduzione del rifiuto prodotto e miglioramento della qualità delle diverse frazioni merceologiche raccolte separatamente. Citando sempre il rapporto conclusivo della Commissione del Ministero dell'Ambiente e del Ministero per le Riforme e le Innovazioni nella P. A., a fronte di un ovvio aumento del costo di raccolta, che però corrisponde ad un aumento occupazionale, il sistema domiciliare consente la vendita al conai dei materiali raccolti a prezzo pieno ed un minor costo per lo smaltimento della frazione residuale. Questi plus economici sono sufficienti a compensare l’aumento del costo della raccolta. E’ importante ricordare come anche in questo caso l’integrazione della raccolta domiciliare con il sistema di tariffario consente una migliore gestione economica del servizio. La frazione organica del rifiuto domestico rappresenta quella più pesante e complessa da trattare. La frazione umida è l’unica soggetta a putrescenza e la sua raccolta separata in casa può, quindi, incontrare resistenza per la formazione di cattivi odori e di percolato, il liquido organico derivante dalla sua decomposizione in assenza di ossigeno. D’altro canto, l’esperienza ci insegna che la sua separazione a valle di un sistema di raccolta indifferenziato non porta ai risultati voluti dal momento che è impossibile ottenere del prodotto di qualità tale da consentirne la commercializzazione. Nei casi in cui si dovessero 4
  • 5. privilegiare sistemi di separazione post raccolta, il fallimento del compostaggio è un dato acquisito. Ne consegue che il sistema della separazione in casa dei diversi materiali è un passaggio inevitabile per una corretta gestione degli RSU. Il problema della formazione di percolato e, di conseguenza, di cattivi odori, è stato risolto con l’ideazione di un sistema integrato di attrezzature, prodotti per la raccolta domestica dell’organico e di tecnologie e modalità di gestione dei servizi di raccolta ottimale ed economica. Una della novità introdotte è stata proprio quella di utilizzare un prodotto naturale come la carta, che garantisce una raccolta dell'organico in condizioni ottimali e aerobiche. La carta utilizzata non è sbiancata ed è priva di colle sintetiche. La qualità delle fibre della carta e la speciale tessitura intrecciata delle stesse, è tale da offrire un’elevata resistenza meccanica del sacchetto, anche bagnato, e una tenuta stagna alle modeste quantità di liquidi prodotte dai rifiuti organici durante lo stoccaggio domestico. Oltre alle soluzioni impiantistiche che consentono di ottimizzare i sistemi di raccolta differenziata è necessario introdurre anche sistemi che la rendano conveniente o quantomeno rendano meno conveniente il non farla. Il passaggio della tassa a tariffa sui rifiuti potrebbe rappresentare il miglior modo per il raggiungimento rapido di risultati di riduzione della frazione da destinare a smaltimento. Il sistema tariffario prevede la definizione di una quota fissa che serve a coprire le spese indipendenti dalla quantità dei rifiuti prodotti (personale, mezzi, pulizia stradale ecc.) e da una quota variabile calcolata sulla base del peso dei rifiuti che vengono inviati allo smaltimento finale. Questa parte è quindi rappresentata da ciò che rimane dopo aver separato la materia organica, il vetro, i metalli, la carta e la plastica che saranno conferiti nei punti di raccolta differenziata o raccolti a domicilio secondo uno schema gestionale predefinito. Comparando sistemi di gestione diversi su territori uniformi per le variabili più comuni, se ne deduce che l’applicazione di politiche di raccolta domiciliare unita alla tariffazione del sistema comporta un minor onere per l’utente. TEORIA RIFIUTI ZERO ED INFORMAZIONE La Teoria “Rifiuti Zero” richiede un cambiamento di mentalità. Il lavoro non dovrà più essere liberarsi dei rifiuti, ma quello di assicurare delle pratiche sostenibili con le materie prime all’inizio del processo produttivo. Le comunità che si trovano ad affrontare materiali di scarto e oggetti che non possono riusare, riciclare o compostare devono pretendere che l’industria cessi di produrle. Il riciclaggio totale non è attuabile senza l’aiuto dell’industria. Rifiuti Zero collega “la responsabilità delle comunità” alla “responsabilità delle industrie” in maniera consapevole. Le amministrazione devono incoraggiare, con l’informazione e con sgravi economici, le comunità a trattare i loro materiali scartati responsabilmente e le industrie devono cessare di produrre materiali di scarto e oggetti che non possono riusati, riciclati o compostati bloccando il vasto sovra sfruttamento delle materie prime (compresi i combustibili fossili), che è la causa fondamentale della degradazione ambientale. In questa Teoria si coniugano le pratiche quali il riuso, la riparazione, il riciclaggio, la rimozione di sostanze tossiche e il compostaggio con pratiche industriali quali l’eliminazione delle sostanze tossiche, la riprogettazione di imballaggi e di prodotti sviluppando comunità sostenibili e industrie sostenibili. Rifiuti zero coniuga la pratica etica con una solida visione economica, sia per le comunità locali che per le grandi multinazionali. Da una parte, crea posti di lavoro e imprese che raccolgono e lavorano materie seconde, fabbricando nuovi prodotti, d’altra parte fornisce alle multinazionali un modo per incrementare la loro efficienza, riducendo le loro richieste di materie prime, come pure i loro costi di eliminazione dei rifiuti. L’attuale sistema industriale e società “usa e getta” è basata su un flusso unidirezionale di risorse vergini verso termodistruttori e discariche inquinanti. L’estrazione, la lavorazione, il 5
  • 6. trasporto e l’eliminazione di risorse è una causa primaria di distruzione ambientale e di riscaldamento globale. Dobbiamo riconfigurare il nostro sistema industriale unidirezionale in un sistema circolare, chiuso, riciclando le risorse scartate dalle comunità alle industrie, sia vecchie che nuove. Rifiuti Zero riconosce il modo della Natura di tenere i conti. In effetti, non “possediamo” mai niente, stiamo semplicemente prendendo in prestito i materiali costituenti per un breve periodo. Stiamo venendo meno a questo “contratto” quando semplicemente buttiamo via qualcosa. La natura non produce rifiuti, i rifiuti sono un’invenzione umana. Il nostro compito – sia nelle comunità, sia nelle industrie – è di riciclare questi materiali per uso futuro. Per fare questo, più di tutto abbiamo bisogno di forte leadership a livello di comunità, di industrie e di politica. Si illustrano di seguito le linee di condotta che le comunità dovrebbero adottare per dare avvio a un programma Rifiuti zero: 1. Stabilire un anno bersaglio. Quando una comunità adotta un obiettivo Rifiuti Zero, è importante stabilire l’anno in cui non dovranno più essere inviati rifiuti alla discarica “transitoria”. La maggior parte delle comunità ha stabilito un anno a circa 15 o 20 anni da ora. 2. progettare il programma con l’intera comunità. E’ importantissimo che sia durante il primo passo, sia nei passi successivi, vi sia la supervisione e la progettazione dell’intero processo da parte di un gruppo di persone motivate provenienti dalla comunità, comprendenti rappresentanti delle amministrazioni locali, di aziende e privati cittadini. 3. Vietare che articoli chiave finiscano in discarica. Questi dovrebbero comprendere TUTTI i materiali organici (cioè cose compostabili o che possono essere compostate e restituite con sicurezza alla Terra), qualsiasi materiale che possa attualmente essere riciclato e qualsiasi materiale tossico che possa essere lasciato a centri di raccolta o dai negozianti. 4. Imporre una sovrattassa sul materiale inviato in discarica. Questo è importante per due ragioni: a) fornire un disincentivo per la generazione di questa frazione e b) fornire finanziamenti per altre parti critiche del programma Rifiuti Zero. 5. Fornire incentivi a chi ricicla. E’ importante stimolare lo sviluppo di aziende, piccole o grandi, che possano raccogliere, lavorare e riusare, riparare o riciclare materiali del flusso degli scarti della comunità. Idealmente, tali aziende forniranno posti di lavoro per la comunità locale. 6. Incoraggiare verifiche dei rifiuti. E’ importante fornire aiuti economici o consigli professionali alle aziende e alle istituzioni che si imbarcano in verifiche dei rifiuti. Tali verifiche identificano i luoghi di produzione dei rifiuti, sia nei processi industriali, sia negli uffici, di modo che i rifiuti possano poi essere ridotti o eliminati. Qui la buona notizia è che in genere, quando tali azioni vengono intraprese, risultano in un risparmio di denaro. 7. Stimolare i programmi di “riporto”. Fornire incentivi ai dettaglianti locali e ai produttori che si riprendono i loro prodotti e imballaggi dopo l’uso. Tali incentivi possono spaziare da depositi su cose quali bevande e contenitori di cibi, batterie e gomme d’auto alla pubblicità gratuita che circonda un programma “Riportalo Indietro” sponsorizzato dalla comunità per materiali pericolosi quali vernici, lampadine fluorescenti e merci elettroniche. 8. Trasformare le vecchie discariche in eco-parchi o parchi industriali. Mettere in moto piani per convertire il vecchio sito della discarica in qualcosa di completamente diverso. Secondo la concezione e la descrizione di Dan Knapp e altri, quel sito avrà l’aspetto di un parco industriale. L’amministrazione locale può essere proprietari e mantenere le infrastrutture, ma può dare in franchising diverse parti del sito a diverse imprese locali coinvolte nella raccolta, lavorazione, riciclo, riuso, riparazione e nuova produzione dei materiali e oggetti separati alla fonte nel flusso degli scarti della comunità. 6
  • 7. Mano a mano che i materiali in precedenza considerati rifiuti acquistano valore, i principi dei Rifiuti Zero aiuteranno le economie locali a diventare più autosufficienti e a creare opportunità per una aumentata partecipazione civica e per posti di lavoro sostenibili. Nella misura in cui le comunità e i cittadini riescono a tenere sotto pressione le industrie per ridurre l’estrazione e la lavorazione di risorse vergini, non solo riducono le richieste sui servizi locali, ma contribuiscono anche a risolvere problemi globali più grandi. Parecchie comunità hanno già introdotto legislazione o obiettivi Rifiuti: • Canberra, Australia (popolazione 300.000) (10). La capitale dell’Australia ha adottato un obiettivo e un piano Zero Rifiuti per il 2010 nel 1996. Il piano prevede una città libera da rifiuti entro il 2010, le sue due discariche sostituite da “Terre Recupero Risorse”. Dal 1995, il riciclaggio è aumentato del 80%. Questo progetto di discarica assomiglia di più a un parco industriale che a un tipico sito di discarica. • Contea Del Norte, California, USA (popolazione 32.000) (11). La Contea Del Norte è la prima contea degli Stati Uniti che guida la sua strategia per i rifiuti solidi con un Piano Comprensivo Rifiuti Zero, adottato nel 2000. Gli amministratori si aspettano che il piano faciliti la conversione da una economia orientata sul legname a una nuova economia sostenibile, con l’utilizzo di risorse locali che attualmente vengono sprecate. • Consigli della Nuova Zelanda.(12). A partire dal 2001, il 40% delle 74 amministrazioni locali della Nuova Zelanda hanno adottato gli obiettivi di Zero Rifiuti alle discariche entro il 2015 e è in atto uno sforzo perché l’obiettivo venga adottato a livello nazionale. Il Trust della Nuova Zelanda per Zero Rifiuti fornisce piccole sovvenzioni per aiutare le amministrazioni a iniziare, ma non fornisce un progetto – quello viene sviluppato dagli amministratori locali, dai dirigenti e dagli ingegneri. Il Trust prevede la creazione di 40.000 posti di lavoro nell’arco di 10 anni, attraverso la conversione delle stazioni di trasferimento locali in centri di recupero di risorse e attraverso la conseguente proliferazione di aziende di riuso e riciclo. • Seattle, Washington, USA (popolazione 534.700) (13). Seattle ha adottato Rifiuti Zero come “principio guida” nel 1998. Il piano enfatizza la gestione delle risorse e la conservazione di risorse naturali attraverso la prevenzione dei rifiuti e il riciclo. • Contea Santa Cruz, CA, USA (popolazione 230.000) ha adottato Zero Rifiuti come obiettivo a lungo termine nel 1999. Associazione ValdiSieve Loc. Selvapiana, 45 50068 - Rufina (Firenze) Italy Tel.055 8369848 - Fax 055 8316840 assovaldisieve@gmail.com -- http://www.assovaldisieve.blogspot.com/ vieni a trovarci su facebook >>http://www.facebook.com/assovaldisieve?ref=profile 7