1. ALLEGATO 1
FILIERA CHIUSA PER LA GESTIONE DEI RIFIUTI SOLIDI URBANI
L’associazione Valdisieve propone la seguente filiera chiusa, senza uso di impianti per la frazione
ultima dei rifiuti, che si basa su tre concetti principali in un contesto di obiettivo “rifiuti zero” ed
informazione per un totale di cinque punti illustrati nella figura seguente:
INFORMAZIONE
RIFIUTI
ZERO
RIDUZIONE ALLA FONTE
RICICLAGGIO, RECUPERO E
RIUSO
RACCOLTA DIFFERENZIATA
PORTA A PORTA
1. Riduzione alla fonte. La prevenzione della produzione dei rifiuti è il passo più importante nello
stabilire una politica dei rifiuti, proprio da qui si determina di fatto la modalità di chiusura del
ciclo. Questa si basa su una riduzione di imballaggi ed inutili confezionamenti promuovendo lo
sviluppo sul mercato di prodotti più ecologici riducendo e sostituendo gli imballaggi a perdere
con soluzioni applicative già disponibili.
2. Riciclaggio, recupero e riuso. Occorre favorire la nascita di un circuito di aziende che
lavorino i materiali delle diverse filiere, incentivare il mercato dell’usato e delle merci
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Tel. 055 8369848 Fax 055 8316840 - e-mail: assovaldisieve@gmail.com
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2. prodotte con materiale riciclato e potenziare i centri di raccolta di materiale inerte e di
ingombranti (isole ecologiche, luoghi di scambio), collegandoli con officine di smontaggio
per il recupero delle diverse componenti degli oggetti.
3. Raccolta differenziata porta a porta. Si ritirano i rifiuti direttamente nelle case o nei
condomini, incentivando così i cittadini ad una raccolta differenziata più attenta anche tramite
l’applicazione di una tariffa puntuale. Questo tipo di raccolta ottimizza l’aspetto qualitativo e
quantitativo del materiale da inviare al riciclaggio.
4. Teoria Rifiuti zero. Il lavoro non dovrà più essere liberarsi dei rifiuti, ma quello di assicurare
delle pratiche sostenibili con le materie prime all’inizio del processo produttivo.
5. Tanta Informazione. A valle delle pratiche politico-economico-tecnico-industriali,
l’informazione alla cittadinanza può creare una consapevolezza ad un consumo più critico al
fine di ridurre i rifiuti prodotti.
L’ottica di questa proposta è quella di un impegno collettivo da parte degli amministratori e della
cittadinanza a promuovere ed ottimizzare i punti sopra elencati, collaborando con legislatori per un
riassetto e una semplificazione normativa evidenziando le criticità del processo. Con questa linea
in breve tempo si eviterebbe la costruzione di nuovi impianti arrivando alla chiusura anche delle
discariche esistenti.
Di seguito si riportano alcuni esempi applicativi, estratti dal rapporto conclusivo della Commissione
del Ministero dell'Ambiente e del Ministero per le Riforme e le Innovazioni nella P. A. redatto in
Aprile 2007, di quanto precedentemente illustrato.
ESEMPI DI RIDUZIONE ALLA FONTE
• La reintroduzione di vuoti a rendere in vetro e l’imposizione di una tassa cauzionale
anche per i contenitori in altro materiale al fine di disincentivarne il conferimento nella
parte indifferenziata del rifiuto e/o il loro abbandono in ambiente.
E’ importante notare che per alcune tipologie di imballaggi, soprattutto di plastica, il costo di
smaltimento è superiore a quello del materiale vergine, notoriamente economico. A ciò va
aggiunto il costo relativamente elevato per un eventuale selezione dei diversi polimeri
utilizzati al fine di recuperarne la materia per la produzione di beni in plastica riciclata.
• La promozione di punti vendita di beni liquidi sfusi “alla spina”. In questo caso, molti
prodotti possono essere venduti sfusi ed imbottigliati nei contenitori che il cliente porta con
sé e riempie di volta in volta. Allo stato attuale, gli impianti sono prevalentemente dedicati ai
detergenti liquidi e all’acqua, ma la tecnologia può trovare spazio anche per altre bevande
liquide o prodotti in polvere. Al termine del rifornimento, il distributore emette uno scontrino
riferito al solo costo del prodotto e non a quello del contenitore.
Questa soluzione, immediatamente applicabile da parte di catene di grande distribuzione
che vendano anche prodotti a proprio marchio, richiede di incentivare questa pratica
effettuando degli sconti sul prodotto. Esperienze in tal senso sono già state attuate da
alcune catene di distribuzione in diverse zone d’Italia e solo nel Trentino Alto Adige oltre
100 punti vendita di catene alimentari hanno introdotto distributori alla spina.
Per quanto riguarda i piccoli negozi o centri commerciali con difficoltà di spazi per ospitare
grandi contenitori dei prodotti sfusi sono state evidenziate in alcune realtà due possibili
soluzioni. Una prima, rivolta soprattutto alle amministrazioni comunali, consiste nel far
girare un furgone appositamente attrezzato con contenitori per la vendita sfusa dei prodotti
per la casa. Il mezzo mobile diventa un semplice punto vendita ambulante. Una seconda
soluzione consiste invece, nel fornire ai negozianti appositi espositori ideati per ospitare un
certo numero di contenitori per la vendita sfusa dei prodotti. Al fine di incentivare queste
iniziative, i comuni possono promuovere e concedere un premio economico in forma di
sgravio fiscale sulle tasse di esercizio per chi contribuisce alla riduzione della produzione di
rifiuti. Calcolare il costo dello smaltimento sulla base della reale produzione di rifiuti, è un
fattore chiave per rendere maggiormente convenienti dal punto di vista economico
comportamenti volti alla riduzione dei rifiuti ed alla raccolta differenziata.
• Sostituzione degli imballaggi a perdere in soluzioni applicative già disponibili. Nel
settore ortofrutticolo si possono utilizzare cassette ribaltabili in polipropilene con un ciclo di
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3. vita di 7 anni in sostituzione di quelle a perdere. A tutt’oggi il sistema è stato adottato da
circa 750 aziende in tutta Italia.
Per quanto riguarda gli imballaggi per elettrodomestici, è stato elaborato un sistema
analogo al precedente (prodotto in materia plastica distribuito e raccolto dalla stessa
azienda) finalizzato a risolvere il problema degli imballaggi degli elettrodomestici soprattutto
di quelli più ingombranti.
Per quanto riguarda la riduzione degli imballaggi alimentari usati nel settore della
ristorazione collettiva, sono molteplici le aziende che operano nel campo dell’erogazione di
bibite alla spina che consentono ampi risparmi in termini di produzione di imballaggi.
In tutti questi casi si potrebbe agire con accordi di programma con i distributori, attraverso
una tassazione maggiore nel caso d’uso di materiali a perdere o anche attraverso l’obbligo
graduale della loro sostituzione.
Sarebbe inoltre utile intervenire anche sulle stoviglie (piatti, bicchieri, posate) monouso al
fine di rendere maggiormente competitive quelle in amido di mais, cartone e legno rispetto
a quelle di plastica normalmente in commercio. L’uso di questi prodotti monouso in campo
alimentare è un elemento chiave per la ristorazione collettiva dal momento che consente di
poter conferire l’intero prodotto (scarto alimentare, posate, piatto e bicchiere) alla linea
destinata al trattamento della materia organica (biodigestione e/o compostaggio)
sottraendo volumi e pesi alla frazione destinata allo smaltimento.
• Incentivazione al compostaggio domestico. Tra le politiche di riduzione a monte della
quantità di rifiuto da trattare è importante ricordare il compostaggio domestico. Nonostante
questa pratica sia particolarmente indicata per abitazioni che dispongano di giardino o ampi
terrazzi, con opportuni accorgimenti è possibile promuoverla anche in agglomerati urbani. Il
vantaggio è multiplo dal momento che la presenza in casa di una compostiera consente di
gestire facilmente la raccolta ed il corretto conferimento della frazione da compostare. Per
agevolare questa pratica è possibile adottare dei sistemi di sgravi fiscali sulla tassa dei
rifiuti o sulla componente fissa della tariffa per i comuni che sono passati al sistema
tariffario.
RICICLAGGIO, RECUPERO E RIUSO
Il riciclaggio è una pratica di introduzione abbastanza recente, nata nei paesi industrializzati
intorno agli anni cinquanta per rispondere a esigenze di tipo economico ed ecologico: in
primo luogo, infatti, è un sistema intelligente di smaltimento dei rifiuti e un modo per ridurre
i consumi energetici e i costi delle industrie, in secondo luogo, è una via da perseguire per
risparmiare le risorse naturali del pianeta.
La raccolta differenziata senza il recupero e il riciclo dei materiali non ha alcuna
rilevanza. Occorre favorire, anche con interventi pubblici, la nascita di un circuito di
aziende che lavorino i materiali delle diverse filiere, come ad esempio oggi avviene per
la carta, realizzando così buone possibilità occupazionali e reimmissione nel ciclo delle
merci materie prime destinate allo smaltimento, con una conseguente riduzione del
prelievo di risorse naturali. In particolare, devono essere previsti impianti di
compostaggio dell’organico per rispettare la Direttiva 99/31/CE che impone una
drastica riduzione del conferimento in discarica di rifiuti biodegradabili. Si otterrebbero,
così, una notevole riduzione di biogas riconosciuto come una delle cause
dell’innalzamento della temperatura globale e un’inferiore concentrazione di percolati
nel terreno. il compost diventa uno strumento di un’attività agricola sostenibile, così
come afferma il Rapporto ISSI 2003.
In questo ambito deve essere incentivato il mercato dell’usato e delle merci prodotte
con materiale riciclato. I centri di raccolta di materiale inerte e di ingombranti (isole
ecologiche) devono essere collegati con officine di smontaggio per il recupero delle
diverse componenti degli oggetti e devono diventare i luoghi di scambio, che vengono
periodicamente animati da mercatini dell’usato.
A valle della separazione in casa dei diversi materiali, passaggio inevitabile per una corretta
gestione degli RSU, occorre, in particolare per la frazione organica, prevedere l'utilizzo di
speciali cassonetti aerati. Per quanto riguarda la possibilità di adottare il sistema anche in
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4. centri storici e nelle aree urbane ad alta densità abitativa va segnalata la possibilità di
ricorrere a speciali cassonetti interrati.
L’attuazione del Sistema per la raccolta integrata del rifiuto organico con cassonetto è già
introdotto in diversi comuni.
Per quanto riguarda la destinazione della materia organica è opportuno evidenziare la
potenzialità di recupero energetico mediante uso di biodigestrori anaerobici dove batteri in
grado di vivere in assenza di ossigeno degradano la materia organica producendo gas che
vengono bruciati producendo energia elettrica e calore in impianti di cogenerazione.
E’ importante ricordare come gli impianti presenti in Svizzera riescano ad alimentare anche
la rete di distribuzione di gas per autotrazione, soluzione vantaggiosa per la riduzione delle
emissioni di inquinanti atmosferici.
Per quanto riguarda le altre frazioni merceologiche presenti negli RSU, si propone la
creazione di appositi centri di raccolta da posizionarsi nel parcheggio dei supermercati ed
altri centri commerciali come già avviene Germania.
Per queste soluzioni, lo spazio d’ingombro è modesto e pari a quello medio di un posto
macchina, mentre l'efficienza di raccolta è molto elevata. La torretta esterna si apre
mediante la lettura di una carta magnetica e consente all’utente di inserire flaconi di
plastica, lattine di acciaio o alluminio e vetro. Il materiale deposto viene pesato e, sulla
base del quantitativo conferito, all’utente viene assegnato un buono, registrato sulla carta,
che può essere riscosso immediatamente alla cassa del supermercato. La macchina
seleziona automaticamente le diverse tipologie di materiali, riduce di volume e le stocca
separatamente in 4 differenti contenitori interrati. Anche per le frazioni secche sono inoltre
disponibili soluzioni interrate come quelle già proposte per la frazione organica. La scelta
del modello di raccolta del rifiuto residuo non riciclabile, anche nelle grandi città, è
strategica per garantire ai Comuni di raggiungere elevate quote di raccolta differenziata di
qualità senza far lievitare eccessivamente i costi gestionali. Adottare un sistema di raccolta
che consenta la misurazione del rifiuto residuo prodotto dal singolo utente, sulla base della
quale viene poi calcolata la tariffa del servizio, è una delle leve psicologiche ed economiche
più immediate per motivare subito l'utente nella raccolta differenziata: "più separo i materiali
riciclabili, meno rifiuto residuo conferisco, più risparmio".
RACCOLTA DIFFERENZIATA SPINTA E TARIFFA PUNTUALE
Il classico sistema di raccolta stradale fondato sulla presenza di cassonetti dedicati non
consente di gestire e verificare ne’ l’aspetto quantitativo ne’ quello qualitativo del materiale
conferito. Al contrario, il sistema di raccolta domiciliare ottimizzato si e’ dimostrato
particolarmente efficace a colmare entrambe queste lacune dal momento che il ritiro da
parte dell’operatore delle diverse frazioni raccolte separatamente consente il controllo
diretto quali-quantitativo del rifiuto. Scelte gestionali di questo tipo intraprese con successo
in diverse province italiane tanto al nord che al sud, hanno dimostrato il vantaggio in termini
di riduzione del rifiuto prodotto e miglioramento della qualità delle diverse frazioni
merceologiche raccolte separatamente. Citando sempre il rapporto conclusivo della
Commissione del Ministero dell'Ambiente e del Ministero per le Riforme e le Innovazioni
nella P. A., a fronte di un ovvio aumento del costo di raccolta, che però corrisponde ad un
aumento occupazionale, il sistema domiciliare consente la vendita al conai dei materiali
raccolti a prezzo pieno ed un minor costo per lo smaltimento della frazione residuale.
Questi plus economici sono sufficienti a compensare l’aumento del costo della raccolta. E’
importante ricordare come anche in questo caso l’integrazione della raccolta domiciliare
con il sistema di tariffario consente una migliore gestione economica del servizio.
La frazione organica del rifiuto domestico rappresenta quella più pesante e complessa da
trattare. La frazione umida è l’unica soggetta a putrescenza e la sua raccolta separata in
casa può, quindi, incontrare resistenza per la formazione di cattivi odori e di percolato, il
liquido organico derivante dalla sua decomposizione in assenza di ossigeno. D’altro canto,
l’esperienza ci insegna che la sua separazione a valle di un sistema di raccolta
indifferenziato non porta ai risultati voluti dal momento che è impossibile ottenere del
prodotto di qualità tale da consentirne la commercializzazione. Nei casi in cui si dovessero
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5. privilegiare sistemi di separazione post raccolta, il fallimento del compostaggio è un dato
acquisito.
Ne consegue che il sistema della separazione in casa dei diversi materiali è un passaggio
inevitabile per una corretta gestione degli RSU. Il problema della formazione di percolato e,
di conseguenza, di cattivi odori, è stato risolto con l’ideazione di un sistema integrato di
attrezzature, prodotti per la raccolta domestica dell’organico e di tecnologie e modalità di
gestione dei servizi di raccolta ottimale ed economica.
Una della novità introdotte è stata proprio quella di utilizzare un prodotto naturale come la
carta, che garantisce una raccolta dell'organico in condizioni ottimali e aerobiche. La carta
utilizzata non è sbiancata ed è priva di colle sintetiche. La qualità delle fibre della carta e la
speciale tessitura intrecciata delle stesse, è tale da offrire un’elevata resistenza meccanica
del sacchetto, anche bagnato, e una tenuta stagna alle modeste quantità di liquidi prodotte
dai rifiuti organici durante lo stoccaggio domestico.
Oltre alle soluzioni impiantistiche che consentono di ottimizzare i sistemi di raccolta
differenziata è necessario introdurre anche sistemi che la rendano conveniente o
quantomeno rendano meno conveniente il non farla. Il passaggio della tassa a tariffa sui
rifiuti potrebbe rappresentare il miglior modo per il raggiungimento rapido di risultati di
riduzione della frazione da destinare a smaltimento. Il sistema tariffario prevede la
definizione di una quota fissa che serve a coprire le spese indipendenti dalla quantità dei
rifiuti prodotti (personale, mezzi, pulizia stradale ecc.) e da una quota variabile calcolata
sulla base del peso dei rifiuti che vengono inviati allo smaltimento finale. Questa parte è
quindi rappresentata da ciò che rimane dopo aver separato la materia organica, il vetro, i
metalli, la carta e la plastica che saranno conferiti nei punti di raccolta differenziata o
raccolti a domicilio secondo uno schema gestionale predefinito. Comparando sistemi di
gestione diversi su territori uniformi per le variabili più comuni, se ne deduce che
l’applicazione di politiche di raccolta domiciliare unita alla tariffazione del sistema comporta
un minor onere per l’utente.
TEORIA RIFIUTI ZERO ED INFORMAZIONE
La Teoria “Rifiuti Zero” richiede un cambiamento di mentalità. Il lavoro non dovrà più essere
liberarsi dei rifiuti, ma quello di assicurare delle pratiche sostenibili con le materie prime
all’inizio del processo produttivo. Le comunità che si trovano ad affrontare materiali di
scarto e oggetti che non possono riusare, riciclare o compostare devono pretendere che
l’industria cessi di produrle. Il riciclaggio totale non è attuabile senza l’aiuto dell’industria.
Rifiuti Zero collega “la responsabilità delle comunità” alla “responsabilità delle industrie” in
maniera consapevole.
Le amministrazione devono incoraggiare, con l’informazione e con sgravi economici, le
comunità a trattare i loro materiali scartati responsabilmente e le industrie devono cessare
di produrre materiali di scarto e oggetti che non possono riusati, riciclati o compostati
bloccando il vasto sovra sfruttamento delle materie prime (compresi i combustibili fossili),
che è la causa fondamentale della degradazione ambientale.
In questa Teoria si coniugano le pratiche quali il riuso, la riparazione, il riciclaggio, la
rimozione di sostanze tossiche e il compostaggio con pratiche industriali quali
l’eliminazione delle sostanze tossiche, la riprogettazione di imballaggi e di prodotti
sviluppando comunità sostenibili e industrie sostenibili.
Rifiuti zero coniuga la pratica etica con una solida visione economica, sia per le comunità
locali che per le grandi multinazionali. Da una parte, crea posti di lavoro e imprese che
raccolgono e lavorano materie seconde, fabbricando nuovi prodotti, d’altra parte fornisce
alle multinazionali un modo per incrementare la loro efficienza, riducendo le loro richieste di
materie prime, come pure i loro costi di eliminazione dei rifiuti.
L’attuale sistema industriale e società “usa e getta” è basata su un flusso unidirezionale di
risorse vergini verso termodistruttori e discariche inquinanti. L’estrazione, la lavorazione, il
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6. trasporto e l’eliminazione di risorse è una causa primaria di distruzione ambientale e di
riscaldamento globale. Dobbiamo riconfigurare il nostro sistema industriale unidirezionale in
un sistema circolare, chiuso, riciclando le risorse scartate dalle comunità alle industrie, sia
vecchie che nuove.
Rifiuti Zero riconosce il modo della Natura di tenere i conti. In effetti, non “possediamo” mai
niente, stiamo semplicemente prendendo in prestito i materiali costituenti per un breve
periodo. Stiamo venendo meno a questo “contratto” quando semplicemente buttiamo via
qualcosa. La natura non produce rifiuti, i rifiuti sono un’invenzione umana. Il nostro compito
– sia nelle comunità, sia nelle industrie – è di riciclare questi materiali per uso futuro. Per
fare questo, più di tutto abbiamo bisogno di forte leadership a livello di comunità, di
industrie e di politica.
Si illustrano di seguito le linee di condotta che le comunità dovrebbero adottare per dare
avvio a un programma Rifiuti zero:
1. Stabilire un anno bersaglio. Quando una comunità adotta un obiettivo Rifiuti Zero, è
importante stabilire l’anno in cui non dovranno più essere inviati rifiuti alla discarica
“transitoria”. La maggior parte delle comunità ha stabilito un anno a circa 15 o 20 anni
da ora.
2. progettare il programma con l’intera comunità. E’ importantissimo che sia durante il
primo passo, sia nei passi successivi, vi sia la supervisione e la progettazione
dell’intero processo da parte di un gruppo di persone motivate provenienti dalla
comunità, comprendenti rappresentanti delle amministrazioni locali, di aziende e privati
cittadini.
3. Vietare che articoli chiave finiscano in discarica. Questi dovrebbero comprendere
TUTTI i materiali organici (cioè cose compostabili o che possono essere compostate e
restituite con sicurezza alla Terra), qualsiasi materiale che possa attualmente essere
riciclato e qualsiasi materiale tossico che possa essere lasciato a centri di raccolta o dai
negozianti.
4. Imporre una sovrattassa sul materiale inviato in discarica. Questo è importante per due
ragioni: a) fornire un disincentivo per la generazione di questa frazione e b) fornire
finanziamenti per altre parti critiche del programma Rifiuti Zero.
5. Fornire incentivi a chi ricicla. E’ importante stimolare lo sviluppo di aziende, piccole o
grandi, che possano raccogliere, lavorare e riusare, riparare o riciclare materiali del
flusso degli scarti della comunità. Idealmente, tali aziende forniranno posti di lavoro per
la comunità locale.
6. Incoraggiare verifiche dei rifiuti. E’ importante fornire aiuti economici o consigli
professionali alle aziende e alle istituzioni che si imbarcano in verifiche dei rifiuti. Tali
verifiche identificano i luoghi di produzione dei rifiuti, sia nei processi industriali, sia
negli uffici, di modo che i rifiuti possano poi essere ridotti o eliminati. Qui la buona
notizia è che in genere, quando tali azioni vengono intraprese, risultano in un risparmio
di denaro.
7. Stimolare i programmi di “riporto”. Fornire incentivi ai dettaglianti locali e ai produttori
che si riprendono i loro prodotti e imballaggi dopo l’uso. Tali incentivi possono spaziare
da depositi su cose quali bevande e contenitori di cibi, batterie e gomme d’auto alla
pubblicità gratuita che circonda un programma “Riportalo Indietro” sponsorizzato dalla
comunità per materiali pericolosi quali vernici, lampadine fluorescenti e merci
elettroniche.
8. Trasformare le vecchie discariche in eco-parchi o parchi industriali. Mettere in moto
piani per convertire il vecchio sito della discarica in qualcosa di completamente diverso.
Secondo la concezione e la descrizione di Dan Knapp e altri, quel sito avrà l’aspetto di
un parco industriale. L’amministrazione locale può essere proprietari e mantenere le
infrastrutture, ma può dare in franchising diverse parti del sito a diverse imprese locali
coinvolte nella raccolta, lavorazione, riciclo, riuso, riparazione e nuova produzione dei
materiali e oggetti separati alla fonte nel flusso degli scarti della comunità.
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7. Mano a mano che i materiali in precedenza considerati rifiuti acquistano valore, i principi
dei Rifiuti Zero aiuteranno le economie locali a diventare più autosufficienti e a creare
opportunità per una aumentata partecipazione civica e per posti di lavoro sostenibili.
Nella misura in cui le comunità e i cittadini riescono a tenere sotto pressione le industrie per
ridurre l’estrazione e la lavorazione di risorse vergini, non solo riducono le richieste sui
servizi locali, ma contribuiscono anche a risolvere problemi globali più grandi.
Parecchie comunità hanno già introdotto legislazione o obiettivi Rifiuti:
• Canberra, Australia (popolazione 300.000) (10). La capitale dell’Australia ha adottato
un obiettivo e un piano Zero Rifiuti per il 2010 nel 1996. Il piano prevede una città libera
da rifiuti entro il 2010, le sue due discariche sostituite da “Terre Recupero Risorse”. Dal
1995, il riciclaggio è aumentato del 80%. Questo progetto di discarica assomiglia di più
a un parco industriale che a un tipico sito di discarica.
• Contea Del Norte, California, USA (popolazione 32.000) (11). La Contea Del Norte è la
prima contea degli Stati Uniti che guida la sua strategia per i rifiuti solidi con un Piano
Comprensivo Rifiuti Zero, adottato nel 2000. Gli amministratori si aspettano che il piano
faciliti la conversione da una economia orientata sul legname a una nuova economia
sostenibile, con l’utilizzo di risorse locali che attualmente vengono sprecate.
• Consigli della Nuova Zelanda.(12). A partire dal 2001, il 40% delle 74 amministrazioni
locali della Nuova Zelanda hanno adottato gli obiettivi di Zero Rifiuti alle discariche
entro il 2015 e è in atto uno sforzo perché l’obiettivo venga adottato a livello nazionale.
Il Trust della Nuova Zelanda per Zero Rifiuti fornisce piccole sovvenzioni per aiutare le
amministrazioni a iniziare, ma non fornisce un progetto – quello viene sviluppato dagli
amministratori locali, dai dirigenti e dagli ingegneri. Il Trust prevede la creazione di
40.000 posti di lavoro nell’arco di 10 anni, attraverso la conversione delle stazioni di
trasferimento locali in centri di recupero di risorse e attraverso la conseguente
proliferazione di aziende di riuso e riciclo.
• Seattle, Washington, USA (popolazione 534.700) (13). Seattle ha adottato Rifiuti Zero
come “principio guida” nel 1998. Il piano enfatizza la gestione delle risorse e la
conservazione di risorse naturali attraverso la prevenzione dei rifiuti e il riciclo.
• Contea Santa Cruz, CA, USA (popolazione 230.000) ha adottato Zero Rifiuti come
obiettivo a lungo termine nel 1999.
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