Le pari opportunità sono ancora molto lontane. Sono stati
tanti i passi avanti fatti negli ultimi 30 anni. Ma fra uomo e donna, sia in Italia che in Venezuela, non si è raggiunta la parità. Quali le misure legislative efficaci da attuare? E come deve porsi la donna nella società d’oggi?
La Voce d'Italia - La donna ha le stesse opportunità dell'uomo?
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mercoledì 1 aprile 2009 |
CRONACHE NOSTRE
La ministro per gli Affari della donna, una giornalista italiana e una venezolana e un’avvocatessa
italo-venezolana opinano sull’eguaglianza fra uomo e donna nel lavoro e nella politica
La donna ha le stesse
opportunità dell’uomo?
Barbara Meo Evoli
punta delle dita. Le donne inoltre, in genere,
vengono retribuite mediamente meno dei colleghi maschi di pari grado in diversi settori”.
Teresina Giustiniano, invece, avvocato che ha
studiato e vissuto in Italia e da 20 anni esercita
in Venezuela, non è d’accordo sull’obiettivo del
raggiungimento dell’
‘uguaglianza’ fra uomo
e donna.
“Siamo per natura diversi – spiega con enfasi -.
Le donne non devono
cercare di essere uguali
agli uomini per ottenere
le stesse opportunità. In
Italia, spesso le donne
che si sono battute per
affermare i propri diritti
hanno sacrificato la propria dolcezza, la bellezza
e lo spirito materno. Affermarsi come donna
non significa disprezzare l’uomo. Questo non
succede in Venezuela, ma
spesso, invece, si vede in
Italia”.
Riguardo alle pari opportunità nel campo del lavoro, sostiene con decisione che “ancora oggi è
difficile trovare in Italia
delle donne nei posti dirigenziali: c’è una grossa
discriminazione che qui,
invece, è minore”.
Invece secondo Carolina
Jaime, in Venezuela vi è
ancora una grande differenza nel far carriera
fra i due generi. Inoltre,
“le barriere da oltrepassare per accedere a ruoli
manageriali dipendono
dalle diseguaglianze nell’accesso all’istruzione”.
L’accesso a scuole ed università per le donne
venezolane è stato molto più difficile per decenni.
“Negli ultimi 30 anni –
dice la scrittrice insignita con il titolo Cavaliere
dell’ordine al merito della Repubblica italiana è stato costantemente in
prie poltrone e i propri
privilegi: senza le quote
è difficile rompere le barriere”. Non si ha quindi
la stessa partecipazione
dei due generi in politica, non a causa di un’incompetenza della donna, ma per la struttura
del sistema vigente che
non permette alla donna di essere eletta o designata come l’uomo. La
minor presenza in politica della donna è anche
dovuta al fatto che non
le interessa, poiché reputa altri settori ben più
concreti e portatori di
frutti.
I dati parlano. Per esempio, “durante le ultime
elezioni amministrative
di Pescara del 2008 – dice
Maria Rosa - il numero
delle donne candidate
era 163 su 733, cioè il
22%: una cifra ridicola
considerato il fatto che
le donne sono oltre il
50% della popolazione
italiana. Ricordiamo che
a livello nazionale il Partito democratico aveva
schierato il 50% di donne, mentre il centrodestra il 30%, poiché secondo il Premier il Paese
non era ancora pronto
per il 50%”.
Rispetto all’atteggiamento che dovrebbe assumere la donna che lotta per
la parità, l’avvocato
italo-venezolano sostiene che “le italiane dovrebbero riacquistare la
propria femminilità che
spesso hanno sacrificato
per imitare l’uomo e cercare di essere loro pari.
Spesso italiani e italiane
tendono ad arrivare in
Venezuela con la mentalità del colonizzatore, io,
invece, sento di aver imparato da questo paese e
– come parte delle
venezolane - non penso
che abbia senso oggi l’8
marzo, poiché è come
accettare la discriminazione fra uomo e donna”.
“A livello dirigenziale, in
Venezuela – conclude
Carolina Jaime - ci sono
ancora tanti uomini che
vogliono affermare la
propria mascolinità. Ma
ormai le donne economicamente indipendenti non accettano più gli
atteggiamenti maschilisti
e non si lasciano trattare come degli oggetti di
desiderio”.
“La femminilità non è
un concetto assoluto –
opina Tomasello –. In
Italia non penso che né
nel privato, né nel pubblico le donne affermate ed impegnate abbiano
assunto atteggiamenti
maschili. Sicuramente se
l’uomo non aiuta in
casa, e oltre al lavoro, ci
si prende cura dei figli e
dei genitori anziani, non
rimane molto tempo alla
donna per mettersi in
guepiere!”.
Le donne sono state invisibili per 25 secoli di
storia. Adesso non più.
L’importante è che le
donne ne siano consapevoli e continuino a battersi per ottenere le stesse opportunità e gli stessi diritti dell’uomo.
barbara.meoevoli@voce.com.ve
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CARACAS – Le pari opportunità sono ancora
molto lontane. Sono stati tanti i passi avanti fatti
negli ultimi 30 anni. Ma
fra uomo e donna, sia in
Italia che in Venezuela,
non si è raggiunta la parità. Quali le misure legislative efficaci da attuare? E come deve porsi la
donna nella società
d’oggi?
“Per la donna negli anni
’70 il matrimonio era
una svolta nella vita –
sostiene Carolina Jaime
Branjer, ingegnere e giornalista venezolana -.
Moltissime donne smettevano di lavorare quando si sposavano. Facendo un paragone con gli
uomini,
oggi
in
Venezuela le donne laureate hanno sicuramente maggiori opportunità
rispetto a 30 anni fa. Invece, per le donne meno
abbienti le condizioni
non sono cambiate molto”.
Non è d’accordo la ministro per gli Affari della
donna María León che
ha affermato: “Prima del
1999 la lotta per l’eguaglianza dei due sessi era
una lotta portata avanti
esclusivamente dalle
elite, invece, oggi è una
battaglia che tocca tutte
le classi sociali ed ha portato finalmente la donna ad essere visibile nella storia e nella società”.
Dall’Italia, Maria Rosa
Tomasello, giornalista
del quotidiano abruzzese
“Il Centro”, oltre a confermare che le pari opportunità in generale
non sono state raggiunte, specifica che “se in
molte attività professionali, come l’avvocatura
e la magistratura, si può
parlare di parità, in altri
settori si è molto indietro. Questo è il caso infatti del giornalismo in
cui le direttrici dei giornali si contano sulla
ascesa il numero di donne in posti di dirigenza
in Venezuela. Oggi ci
sono molte donne-capo
nelle grandi imprese che
hanno gli stessi stipendi
degli uomini. Discriminatoria è però l’attuale
legislazione sul lavoro
che permette all’impresa
di licenziare un’impiegata che risulti in cinta, inserendo una clausola nel
contratto che la obbliga
alla rinuncia del posto in
caso di gravidanza”.
Da sottolineare che alla
fine “spesso sono le stesse donne che nel campo
del lavoro sono maschiliste e scelgono degli uomini per i posti di responsabilità”.
A conferma delle grosse
diseguaglianze fra i due
generi che persistono in
Italia, Tomasello afferma
che “secondo una recente indagine della Confcooperative, per esempio, in Abruzzo cresce il
numero di donne occupate nelle imprese cooperative, ma a guidarle
sono sempre prevalentemente gli uomini: su 400
solo 75 sono le donnecapo”.
Passiamo al campo della
politica. Giustiniano,
che ha vissuto metà della vita in Italia e metà in
Venezuela, sostiene che
la presenza delle donne
italiane e venezolane è
aumentata in maniera
rilevante e che ciò è avvenuto anche grazie al
meccanismo delle quote.
La ministro venezolana
León sostiene che l’imposizione, voluta dal governo di Chávez, della quota femminile del 50% e
dell’obbligo dell’alternanza nelle liste è stato
un gran successo per la
partecipazione delle donne in politica. Jaime, invece, puntualizza che in
Venezuela “la politica è
ancora un ‘affare di uomini’ e che da un lato se
le quote hanno funzionato, dall’altro bisogna
domandarsi perché a
volte –tristemente- non
ci sono donne per occupare il 50% delle poltrone stabilite per legge”.
La giornalista italiana,
in passato contraria alle
quote femminili poiché
viste come “uno strumento che faceva delle
donne una riserva indiana”, ammette oggi che
sicuramente hanno funzionato. “Gli uomini tendono a conservare le pro-
ESPAÑOL (para extranjeros)
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Prof.ra. Stefania Ajó
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