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Lunedì 20 maggio 2013
Rassegna del 20 maggio 2013
BE MEDIA
Italia Oggi 1, 29 STUDI LEGALI SUL WEB: POCA CURA ALLA REPUTAZIONE Duilio Lui 1
Italia Oggi 31 AVVOCATI E RETE, ESSERCI HA UN VALORE ECONOMICO Roberto Miliacca 5
Avvocati
Studi legali bocciati
sul web: poca cura
alla reputazione
OSSERVATORIO AWOCATIOGGI-REPIJTATIONMANAGER Solo tre dei maggioribb'
studi legali raggiungono la sufficienza per l'attenzione alla presenza in rete
Web reputation
studi italiani
^ rimandatiAlberto Saravalle, presidente Consiglio degli associati di Bonetti Erede Pappalardo
DI DUILIO LUI
A
bituati all'impostazione clas-
sica della professione, che ha
spinto per decenni ad atten-
dere presso lo studio i clienti,
gli avvocati d'affari italiani (molti,
ma non tutti per fortuna) non si sono
accorti della rivoluzione che si stava
attuando con il web. Con il risulta-
to che, se da una parte non hanno
lesinato investimenti relativi alle
sedi «fisiche», scegliendo location di
prestigio, situate nelle zone centrali
delle principali città italiane e dotate
di ogni comfort, dall'altra hanno tra-
scurato l'importanza della presenza
«virtuale».
I siti internet sono la norma ormai
tra le realtà del settore, ma l'aggiorna-
mento non è sempre continuo e anche
la presenza di una pagina su Wikipe-
dia appare come un inutile orpello.
Per non parlare degli strumenti del
Web 2.0, in molti casi ritenuti luoghi
di chiacchiericcio, ma scarsamente
battuti con finalità di promozione del
brand e ricerca di nuovi clienti. Con
la conseguenza di trascurare anche
il dibattito su forum e chat, anche
quando le discussioni prendevano
una piega negativa per l'immagine
dello studio.
Un atteggiamento che emerge
chiaramente dall'Osservatorio cura-
to per ItaliaOggi Sette-AvvocatiOggi
dalla società Reputation Manager,
che mette in luce ritardi e sfide per
il futuro, promuovendo appena tre
studi sui tredici passati al setaccio.
Uno studio che offre numerosi ele-
menti di riflessione, considerato che
è interesse di tutti gli addetti ai lavo-
ri invertire la tendenza per ridurre la
distanza dal tessuto di piccole impre-
se che da sempre guardano con una
certa diffidenza ai grandi studi, in
primo luogo per l'inaccessibilità delle
parcelle. E che oggi, invece, possono
riavvicinarsi proprio grazie ai nuovi
canali di comunicazione e alla mag-
giore flessibilità dei professionisti
alla luce della crisi.
© Riproduzione risej-vata H
BE MEDIA Pag. 1
/ risultati dell'Osservatorio AvvocatiOggi/Reputatioii Manager sulle law finn italiane
Studi legali e web, poca cura
alla reputazione online
Chiomenti, Bep e Nctm, gli unici studi che ottengono la sufficienza
Classifica Globale
C l H i l d u globale
<é P r A i a n u laiÉtusiarmiù
•s Prosnru-J» w.-«ib 2 •
www.Mrpul*j4a«*rmlJn«.ll
r,cMi.. o/ie
Pagine a cura
DI DUILIO LUI
I
grandi studi legali a ma-
trice italiana sono ancora
poco attenti alla propria
reputazione. Se nel corso
degli anni è cresciuta la loro
attenzione verso il mondo
della comunicazione (come
mostra l'inchiesta pubblicata
su AvvocatiOggi il 6 maggio
scorso), spesso si continuano
a privilegiare tecniche e cana-
li tradizionali, dimenticando
il fenomeno dirompente del
Web 2.0, evidentemente ri-
tenuto (a torto) ancora mar-
ginale.
Analizzate 50mila fonti
Le società milanesi Repu-
tation Manager e Be Media,
specializzate in analisi e
consulenza sulla reputazio-
ne on line, hanno curato uno
studio ad hoc per ItaliaOggi
Sette-AvvocatiOggi passando
al setaccio tutto ciò che su In-
ternet si dice dei 13 maggiori
studi legali italiani per volu-
me d'affari, cioè Bonetti Ere-
de Pappalardo; Carnelut-
ti; Chiomenti; Cba;D'Urso
Gatti e Bianchi; Gianni
Origoni Grippo Cappelli e
partner; Grimaldi e asso-
ciati; Lombardi Molinari e
associati; Ls Lexjus Sinac-
ta; Pavia e Ansaldo; Piro-
la Pennuto Zei e associati;
Nctm e Tonucci.
Reputation Manager e Be
Media, società specializzate
rispettivamente in analisi e
ingegneria reputazionale e
in comunicazione d'impresa,
hanno messo a punto un me-
todo di valutazione basato su
una scala da 1 a 100, rappre-
sentato da 15 voci, racchiuse
in quattro macro-aree: pre-
senza istituzio-
nale (design,
usabilità, ric-
chezza informa-
tiva, ranking e
authority del do-
minio, frequenza
di aggiornamen-
to del sito web);
presenza enciclo-
pedica (presenza,
estensione e casi
rilevanti citati
da Wikipedia),
presenza Web 1.0
(presenza nelle
news e nei titoli,
numero totale di
citazioni, presen-
za nei social net-
work e presenza
di articoli o ci-
tazioni lesive) e
presenza Web 2.0
(volume di pre-
senza nei blog,
forum, canali di
opinione 2.0 e presenza lesi-
vita). «Si tratta delle princi-
pali modalità di presenza sul
Web», spiega l'amministra-
tore delegato di Reputation
Manager, Andrea Barchie-
BE MEDIA Pag. 2
si. «Al lavoro quantitativo, si
è affiancato anche uno quali-
tativo, che ha penalizzato le
citazioni negative sulla Rete,
premiando all'opposto quelle
positive tra le 20 mila fonti
passate al setaccio».
Tre soli studi
sopra la sufficienza
Il quadro che emerge è ten-
denzialmente negativo, con
tre soli studi che superano
quota 60, quindi la sufficien-
za. Si tratta di grandi realtà
del panorama legale italiano
come Chiomenti (prima con
73 punti), Bonetti Erede
Pappalardo (piazza d'ono-
re con 71 punti) e Nctm (66).
Restano ai piedi del podio
Gianni Origoni Grippo
Cappelli e partner (46),
seguito a breve distanza da
Tonucci (44) e Carnelutti
(41). Tutti gli altri studi si
piazzano ampiamente sotto la
sufficienza, con Cba a quota
39 punti, davanti LS Lexjus
Sinacta e Pavia e Ansaldo
(appaiati a 37) e Lombardi
Molinari e Associati a chiu-
dere la top ten (34).
In coda arrancano Grimaldi
eAssociati e Pirola Pennuto
Zei (entrambi a 31), con d'Ur-
so Gatti e Bianchi a chiude-
re (22). Proprio la posizione di
coda risulterà sorprendente per
alcuni, considerato che stiamo
parlando di uno studio di fre-
quente impegnato in grandi
operazioni straordinarie, spesso
citato nelle classifiche interna-
zionali sull'm&a. Eppure pesa
evidentemente la limitata espo-
sizione sul canale Internet.
Wikipedia, questo
sconosciuto
A ben guardare, non ci vor-
rebbe molto per recuperare
posizioni, almeno in merito ad
alcuni indicatori. Basti pensa-
re che appena quattro studi,
ovvero Chiomenti, Gianni
Origoni Grippo Cappelli
e partner, LS Lexjus Si-
nacta e Pavia e Ansaldo,
hanno una presenza istituzio-
nale completa, a cominciare
da un sito ufficiale chiaro e
aggiornato.
Mentre solo in tre, cioè Bo-
netti Erede Pappalardo,
Chiomenti e Nctm, hanno
un profilo descrittivo su Wi-
kipedia, completo di casi ri-
levanti citati.
Il Web trascurato
per la ricerca di nuovi clienti
«Dai dati emerge la scarsa
considerazione, da parte de-
gli studi legali, di quello che
ormai il Web rap-
presenta per tutte
le realtà che fanno
business», commen-
ta Alberto Murer,
partner di Be Media
esperto di comuni-
cazione online. «In
molti casi si pensa
che la reputazione
acquisita in anni di
lavoro sul campo si
trasferisca in auto-
matico su questo
nuovo canale, ma
in realtà si trat-
ta di un'illusione.
Questa chiusura,
inevitabilmente,
lascia tra le mura
degli studi legali
tutta la storia, il
"sapere" e le pro-
fessionalità sviluppate nel
corso degli anni. L'oppor-
tunità da cogliere parte dal
principio che "il web non
dimentica e non si cancella.
Ecco perché una comunica-
zione online ben progettata,
coltivata e costantemente
aggiornata, come quella che
hanno iniziato a fare Chio-
menti, Bonelli Erede Pappa-
lardo e Nctm, diventa parte
integrante del patrimonio
reputazionale dello studio,
a beneficio di tutti i suoi
professionisti, in Italia e nel
mondo».
Questo ritardo degli stu-
di italiani rispetto alle best
practice internazionali, se-
condo Barchiesi non solo
limita le occasioni di nuovi
mandati per gli avvocati
made in Italy, ma costitui-
sce un handicap per tutto il
sistema.
«Se il sapere acquisito non
viene trasmesso all'esterno,
si sottraggono occasioni
di conoscenza, e quindi di
crescita, ad esempio per i
giovani avvocati o gli stu-
denti universitari». Da qui
il consiglio di Barchiesi per
il futuro di «prestare all'abi-
to virtuale' la medesima at-
tenzione prestata a quello
"fisico", a cominciare dalla
cura maniacale dedicata
alle sedi di questi grandi
studi».
© Riproduzione riservata—^H
BE MEDIA Pag. 3
Solo 3 studi italiani su Wikipedia
Presenza sui social network, c'è ancora molto da fare
Siti belli, ricchi e aggiornati? Solo in 4 l'hanno capito
Prema (HituiioniÌ!
• i l i » i r i • •
- •
Wtu
WJ*i Mgnagr
Chiomenti è il re della notizia che corre in rete
BE MEDIA Pag. 4
Avvocati e rete, esserci 
ha un valore economico
DI ROBERTO MILIACCA
La reputazione online degli studi legali italiani non coinci-
de con la loro reputazione «fìsica». È sicuramente questo
il dato più evidente che emerge dalla lettura dei dati della
prima edizione dell'Osservatorio AvvocatiOggi/Reputa-
tion Manager sulla «reputazione online» dei 13 maggiori
studi legali italiani per volumi d'affari e per fatturato nel
2011 (cioè, in ordine alfabetico, Bonetti Erede Pappalar-
do, Carnelutti, Cba, Chiomenti, d'Urso Gatti e Bianchi,
Gianni Origoni Grippo Cappelli e partner, Grimaldi e
associati, Lombardi Molinari e associati, Ls Lexjus
Sinacta, Nctm, Pavia e Ansaldo, Pirola Pennuto Zei e
Associati, Tonucci & Partners).
Non che gli studi Chiomenti, Bonelli Erede Pappalardo
e Nctm, risultati primi nella classifica globale di questa
prima edizione dell'Osservatorio, non siano tra i primi,
con le loro specializzazioni, anche sul mercato «reale» dei
servizi legali. Ma di certo, per esempio, questi tre studi
non sono altrettanto primi nell'utilizzo degli strumenti del
web 2.0, cioè dei social network, dei blog o dei forum di
discussione, nei quali primeggiano invece lo stesso Chio-
menti, insieme a Gianni Origoni Grippo Cappelli e partner,
Grimaldi e associati e Tonucci.
Insomma, si può dire che gli studi legali d'affari italiani,
pur non essendo all'anno zero della presenza su Internet,
non hanno però fatto finora molto per cercare di utilizzare
la rete per essere più «attraenti». Al di là di realizzare siti-
vetrina più o meno belli e soprattutto aggiornati, metten-
do dentro i curriculum e le foto degli avvocati (in questo
Chiomenti, Gianni Origoni Grippo Cappelli & Partners,
Ls Lexjus Sinacta e Pavia Ansaldo hanno ottenuto il pun-
teggio più elevato), infatti, gli studi italiani non sembrano
aver fatto molto per cercare di intercettare la domanda di
servizi legali qualificati che passa ormai anche attraverso
la rete. Molti avvocati credono che lo storico rapporto
fiduciario con il cliente possa essere loro sufficiente per
restare sul mercato anche in futuro, senza però capire che
la rete, volenti o nolenti, va avanti trascinandoli dentro
attraverso dinamiche e meccanismi che avrebbero bisogno
di essere costantemente monitorati. È il caso, per esem-
pio, delle notizie che transitano su internet attraverso i
social network (Facebook e Twitter, per primi): se non si
conoscono e si utilizzano al meglio questi strumenti si può
rischiare di esserne «travolti». La tabella «Presenza web
1.0», per esempio, registra quanti e quali studi sono stati
i più citati o menzionati, nell'ultimo anno, nelle notizie
che sono apparse sul web. A primeggiare anche in questa
classifica ci sono Chiomenti e Bonelli Erede Pappalardo,
sicuramente per le operazioni che hanno seguito, ma, in
alcuni casi, anche per la presenza di loro soci in vari con-
sigli di amministrazione o per le vicende giudiziarie di
qualcuno dei loro partner. Quindi, sì presenti, ma con no-
tizie «reputazionalmente» positive e/o negative. Per non
parlare di quello che emerge dalla cosiddetta presenza
enciclopedica in rete dei professionisti. Che è tranchant:
se si cerca su Wikipedia quanti sono gli studi italiani di
cui si parla, ce ne sono solo tre: Bonelli Erede Pappalardo,
Chiomenti e Nctm. Degli altri 10 studi che rientrano nel
panel dell'OsservatorioAvvocatiOggi/Reputation Mana-
ger, invece, nessuna traccia. Un bigliettino da visita un po'
scarso, insomma, per confrontarsi con il mondo.
Un paio di valutazioni conclusive sono d'obbligo. La pri-
ma: la reputazione online degli studi inizia a diventare un
BE MEDIA Pag. 5
tema chiave per i professionisti del settore legai. Molte
law fìrm italiane hanno già affrontato il tema e hanno de-
ciso di portare dentro le proprie strutture degli uomini di
marketing che si dovranno occupare di monitorare la rete
e di indirizzare, per quanto possibile, le informazioni. Un
approccio molto anglosassone al tema, insomma, perchè
si sta iniziando a capire che tra non molto tutto, o qua-
si, passerà solo dalla rete, e buona parte delle decisioni
assunte dalle aziende saranno sempre più influenzate da
quello che appare su internet, sia in senso positivo che
negativo.
La seconda valutazione, invece, è economica. Al momen-
to è diffìcile interpretare, da quello che si è «scoperto»
esplorando la rete, quale sia la relazione tra la reputazione
on line di uno studio e il suo volume d'affari, cioè quale e
quanta incidenza può avere su un fatturato una buona o
una pessima reputation su internet. Questo sarà oggetto
di ulteriori approfondimenti che AvvocatiOggi, assieme a
Reputation Manager e Be Media vogliono fare nei prossi-
mi mesi attraverso il proprio Osservatorio. Siamo convinti
che un'iniziativa di questo tipo possa fare da pungolo per
l'innovazione, non solo tecnologica, ma anche di comuni-
cazione, per gli studi legali. Perchè siamo certi che questa
della reputation sarà una delle partite chiave su cui si gio-
cherà la concorrenza nel settore legale dei prossimi anni,
o meglio, nei prossimi mesi. Perché il tempo della rete è
molto più breve e veloce di quello dell'orologio.
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  • 2. Rassegna del 20 maggio 2013 BE MEDIA Italia Oggi 1, 29 STUDI LEGALI SUL WEB: POCA CURA ALLA REPUTAZIONE Duilio Lui 1 Italia Oggi 31 AVVOCATI E RETE, ESSERCI HA UN VALORE ECONOMICO Roberto Miliacca 5
  • 3. Avvocati Studi legali bocciati sul web: poca cura alla reputazione OSSERVATORIO AWOCATIOGGI-REPIJTATIONMANAGER Solo tre dei maggioribb' studi legali raggiungono la sufficienza per l'attenzione alla presenza in rete Web reputation studi italiani ^ rimandatiAlberto Saravalle, presidente Consiglio degli associati di Bonetti Erede Pappalardo DI DUILIO LUI A bituati all'impostazione clas- sica della professione, che ha spinto per decenni ad atten- dere presso lo studio i clienti, gli avvocati d'affari italiani (molti, ma non tutti per fortuna) non si sono accorti della rivoluzione che si stava attuando con il web. Con il risulta- to che, se da una parte non hanno lesinato investimenti relativi alle sedi «fisiche», scegliendo location di prestigio, situate nelle zone centrali delle principali città italiane e dotate di ogni comfort, dall'altra hanno tra- scurato l'importanza della presenza «virtuale». I siti internet sono la norma ormai tra le realtà del settore, ma l'aggiorna- mento non è sempre continuo e anche la presenza di una pagina su Wikipe- dia appare come un inutile orpello. Per non parlare degli strumenti del Web 2.0, in molti casi ritenuti luoghi di chiacchiericcio, ma scarsamente battuti con finalità di promozione del brand e ricerca di nuovi clienti. Con la conseguenza di trascurare anche il dibattito su forum e chat, anche quando le discussioni prendevano una piega negativa per l'immagine dello studio. Un atteggiamento che emerge chiaramente dall'Osservatorio cura- to per ItaliaOggi Sette-AvvocatiOggi dalla società Reputation Manager, che mette in luce ritardi e sfide per il futuro, promuovendo appena tre studi sui tredici passati al setaccio. Uno studio che offre numerosi ele- menti di riflessione, considerato che è interesse di tutti gli addetti ai lavo- ri invertire la tendenza per ridurre la distanza dal tessuto di piccole impre- se che da sempre guardano con una certa diffidenza ai grandi studi, in primo luogo per l'inaccessibilità delle parcelle. E che oggi, invece, possono riavvicinarsi proprio grazie ai nuovi canali di comunicazione e alla mag- giore flessibilità dei professionisti alla luce della crisi. © Riproduzione risej-vata H BE MEDIA Pag. 1
  • 4. / risultati dell'Osservatorio AvvocatiOggi/Reputatioii Manager sulle law finn italiane Studi legali e web, poca cura alla reputazione online Chiomenti, Bep e Nctm, gli unici studi che ottengono la sufficienza Classifica Globale C l H i l d u globale <é P r A i a n u laiÉtusiarmiù •s Prosnru-J» w.-«ib 2 • www.Mrpul*j4a«*rmlJn«.ll r,cMi.. o/ie Pagine a cura DI DUILIO LUI I grandi studi legali a ma- trice italiana sono ancora poco attenti alla propria reputazione. Se nel corso degli anni è cresciuta la loro attenzione verso il mondo della comunicazione (come mostra l'inchiesta pubblicata su AvvocatiOggi il 6 maggio scorso), spesso si continuano a privilegiare tecniche e cana- li tradizionali, dimenticando il fenomeno dirompente del Web 2.0, evidentemente ri- tenuto (a torto) ancora mar- ginale. Analizzate 50mila fonti Le società milanesi Repu- tation Manager e Be Media, specializzate in analisi e consulenza sulla reputazio- ne on line, hanno curato uno studio ad hoc per ItaliaOggi Sette-AvvocatiOggi passando al setaccio tutto ciò che su In- ternet si dice dei 13 maggiori studi legali italiani per volu- me d'affari, cioè Bonetti Ere- de Pappalardo; Carnelut- ti; Chiomenti; Cba;D'Urso Gatti e Bianchi; Gianni Origoni Grippo Cappelli e partner; Grimaldi e asso- ciati; Lombardi Molinari e associati; Ls Lexjus Sinac- ta; Pavia e Ansaldo; Piro- la Pennuto Zei e associati; Nctm e Tonucci. Reputation Manager e Be Media, società specializzate rispettivamente in analisi e ingegneria reputazionale e in comunicazione d'impresa, hanno messo a punto un me- todo di valutazione basato su una scala da 1 a 100, rappre- sentato da 15 voci, racchiuse in quattro macro-aree: pre- senza istituzio- nale (design, usabilità, ric- chezza informa- tiva, ranking e authority del do- minio, frequenza di aggiornamen- to del sito web); presenza enciclo- pedica (presenza, estensione e casi rilevanti citati da Wikipedia), presenza Web 1.0 (presenza nelle news e nei titoli, numero totale di citazioni, presen- za nei social net- work e presenza di articoli o ci- tazioni lesive) e presenza Web 2.0 (volume di pre- senza nei blog, forum, canali di opinione 2.0 e presenza lesi- vita). «Si tratta delle princi- pali modalità di presenza sul Web», spiega l'amministra- tore delegato di Reputation Manager, Andrea Barchie- BE MEDIA Pag. 2
  • 5. si. «Al lavoro quantitativo, si è affiancato anche uno quali- tativo, che ha penalizzato le citazioni negative sulla Rete, premiando all'opposto quelle positive tra le 20 mila fonti passate al setaccio». Tre soli studi sopra la sufficienza Il quadro che emerge è ten- denzialmente negativo, con tre soli studi che superano quota 60, quindi la sufficien- za. Si tratta di grandi realtà del panorama legale italiano come Chiomenti (prima con 73 punti), Bonetti Erede Pappalardo (piazza d'ono- re con 71 punti) e Nctm (66). Restano ai piedi del podio Gianni Origoni Grippo Cappelli e partner (46), seguito a breve distanza da Tonucci (44) e Carnelutti (41). Tutti gli altri studi si piazzano ampiamente sotto la sufficienza, con Cba a quota 39 punti, davanti LS Lexjus Sinacta e Pavia e Ansaldo (appaiati a 37) e Lombardi Molinari e Associati a chiu- dere la top ten (34). In coda arrancano Grimaldi eAssociati e Pirola Pennuto Zei (entrambi a 31), con d'Ur- so Gatti e Bianchi a chiude- re (22). Proprio la posizione di coda risulterà sorprendente per alcuni, considerato che stiamo parlando di uno studio di fre- quente impegnato in grandi operazioni straordinarie, spesso citato nelle classifiche interna- zionali sull'm&a. Eppure pesa evidentemente la limitata espo- sizione sul canale Internet. Wikipedia, questo sconosciuto A ben guardare, non ci vor- rebbe molto per recuperare posizioni, almeno in merito ad alcuni indicatori. Basti pensa- re che appena quattro studi, ovvero Chiomenti, Gianni Origoni Grippo Cappelli e partner, LS Lexjus Si- nacta e Pavia e Ansaldo, hanno una presenza istituzio- nale completa, a cominciare da un sito ufficiale chiaro e aggiornato. Mentre solo in tre, cioè Bo- netti Erede Pappalardo, Chiomenti e Nctm, hanno un profilo descrittivo su Wi- kipedia, completo di casi ri- levanti citati. Il Web trascurato per la ricerca di nuovi clienti «Dai dati emerge la scarsa considerazione, da parte de- gli studi legali, di quello che ormai il Web rap- presenta per tutte le realtà che fanno business», commen- ta Alberto Murer, partner di Be Media esperto di comuni- cazione online. «In molti casi si pensa che la reputazione acquisita in anni di lavoro sul campo si trasferisca in auto- matico su questo nuovo canale, ma in realtà si trat- ta di un'illusione. Questa chiusura, inevitabilmente, lascia tra le mura degli studi legali tutta la storia, il "sapere" e le pro- fessionalità sviluppate nel corso degli anni. L'oppor- tunità da cogliere parte dal principio che "il web non dimentica e non si cancella. Ecco perché una comunica- zione online ben progettata, coltivata e costantemente aggiornata, come quella che hanno iniziato a fare Chio- menti, Bonelli Erede Pappa- lardo e Nctm, diventa parte integrante del patrimonio reputazionale dello studio, a beneficio di tutti i suoi professionisti, in Italia e nel mondo». Questo ritardo degli stu- di italiani rispetto alle best practice internazionali, se- condo Barchiesi non solo limita le occasioni di nuovi mandati per gli avvocati made in Italy, ma costitui- sce un handicap per tutto il sistema. «Se il sapere acquisito non viene trasmesso all'esterno, si sottraggono occasioni di conoscenza, e quindi di crescita, ad esempio per i giovani avvocati o gli stu- denti universitari». Da qui il consiglio di Barchiesi per il futuro di «prestare all'abi- to virtuale' la medesima at- tenzione prestata a quello "fisico", a cominciare dalla cura maniacale dedicata alle sedi di questi grandi studi». © Riproduzione riservata—^H BE MEDIA Pag. 3
  • 6. Solo 3 studi italiani su Wikipedia Presenza sui social network, c'è ancora molto da fare Siti belli, ricchi e aggiornati? Solo in 4 l'hanno capito Prema (HituiioniÌ! • i l i » i r i • • - • Wtu WJ*i Mgnagr Chiomenti è il re della notizia che corre in rete BE MEDIA Pag. 4
  • 7. Avvocati e rete, esserci ha un valore economico DI ROBERTO MILIACCA La reputazione online degli studi legali italiani non coinci- de con la loro reputazione «fìsica». È sicuramente questo il dato più evidente che emerge dalla lettura dei dati della prima edizione dell'Osservatorio AvvocatiOggi/Reputa- tion Manager sulla «reputazione online» dei 13 maggiori studi legali italiani per volumi d'affari e per fatturato nel 2011 (cioè, in ordine alfabetico, Bonetti Erede Pappalar- do, Carnelutti, Cba, Chiomenti, d'Urso Gatti e Bianchi, Gianni Origoni Grippo Cappelli e partner, Grimaldi e associati, Lombardi Molinari e associati, Ls Lexjus Sinacta, Nctm, Pavia e Ansaldo, Pirola Pennuto Zei e Associati, Tonucci & Partners). Non che gli studi Chiomenti, Bonelli Erede Pappalardo e Nctm, risultati primi nella classifica globale di questa prima edizione dell'Osservatorio, non siano tra i primi, con le loro specializzazioni, anche sul mercato «reale» dei servizi legali. Ma di certo, per esempio, questi tre studi non sono altrettanto primi nell'utilizzo degli strumenti del web 2.0, cioè dei social network, dei blog o dei forum di discussione, nei quali primeggiano invece lo stesso Chio- menti, insieme a Gianni Origoni Grippo Cappelli e partner, Grimaldi e associati e Tonucci. Insomma, si può dire che gli studi legali d'affari italiani, pur non essendo all'anno zero della presenza su Internet, non hanno però fatto finora molto per cercare di utilizzare la rete per essere più «attraenti». Al di là di realizzare siti- vetrina più o meno belli e soprattutto aggiornati, metten- do dentro i curriculum e le foto degli avvocati (in questo Chiomenti, Gianni Origoni Grippo Cappelli & Partners, Ls Lexjus Sinacta e Pavia Ansaldo hanno ottenuto il pun- teggio più elevato), infatti, gli studi italiani non sembrano aver fatto molto per cercare di intercettare la domanda di servizi legali qualificati che passa ormai anche attraverso la rete. Molti avvocati credono che lo storico rapporto fiduciario con il cliente possa essere loro sufficiente per restare sul mercato anche in futuro, senza però capire che la rete, volenti o nolenti, va avanti trascinandoli dentro attraverso dinamiche e meccanismi che avrebbero bisogno di essere costantemente monitorati. È il caso, per esem- pio, delle notizie che transitano su internet attraverso i social network (Facebook e Twitter, per primi): se non si conoscono e si utilizzano al meglio questi strumenti si può rischiare di esserne «travolti». La tabella «Presenza web 1.0», per esempio, registra quanti e quali studi sono stati i più citati o menzionati, nell'ultimo anno, nelle notizie che sono apparse sul web. A primeggiare anche in questa classifica ci sono Chiomenti e Bonelli Erede Pappalardo, sicuramente per le operazioni che hanno seguito, ma, in alcuni casi, anche per la presenza di loro soci in vari con- sigli di amministrazione o per le vicende giudiziarie di qualcuno dei loro partner. Quindi, sì presenti, ma con no- tizie «reputazionalmente» positive e/o negative. Per non parlare di quello che emerge dalla cosiddetta presenza enciclopedica in rete dei professionisti. Che è tranchant: se si cerca su Wikipedia quanti sono gli studi italiani di cui si parla, ce ne sono solo tre: Bonelli Erede Pappalardo, Chiomenti e Nctm. Degli altri 10 studi che rientrano nel panel dell'OsservatorioAvvocatiOggi/Reputation Mana- ger, invece, nessuna traccia. Un bigliettino da visita un po' scarso, insomma, per confrontarsi con il mondo. Un paio di valutazioni conclusive sono d'obbligo. La pri- ma: la reputazione online degli studi inizia a diventare un BE MEDIA Pag. 5
  • 8. tema chiave per i professionisti del settore legai. Molte law fìrm italiane hanno già affrontato il tema e hanno de- ciso di portare dentro le proprie strutture degli uomini di marketing che si dovranno occupare di monitorare la rete e di indirizzare, per quanto possibile, le informazioni. Un approccio molto anglosassone al tema, insomma, perchè si sta iniziando a capire che tra non molto tutto, o qua- si, passerà solo dalla rete, e buona parte delle decisioni assunte dalle aziende saranno sempre più influenzate da quello che appare su internet, sia in senso positivo che negativo. La seconda valutazione, invece, è economica. Al momen- to è diffìcile interpretare, da quello che si è «scoperto» esplorando la rete, quale sia la relazione tra la reputazione on line di uno studio e il suo volume d'affari, cioè quale e quanta incidenza può avere su un fatturato una buona o una pessima reputation su internet. Questo sarà oggetto di ulteriori approfondimenti che AvvocatiOggi, assieme a Reputation Manager e Be Media vogliono fare nei prossi- mi mesi attraverso il proprio Osservatorio. Siamo convinti che un'iniziativa di questo tipo possa fare da pungolo per l'innovazione, non solo tecnologica, ma anche di comuni- cazione, per gli studi legali. Perchè siamo certi che questa della reputation sarà una delle partite chiave su cui si gio- cherà la concorrenza nel settore legale dei prossimi anni, o meglio, nei prossimi mesi. Perché il tempo della rete è molto più breve e veloce di quello dell'orologio. BE MEDIA Pag. 6