Pubblicazione del progetto "Forum Mediterraneo dei Giovani", a titolarità della Regione Campania e afferente all' “Operazione-quadro per la cooperazione istituzionale della Campania nel Mediterraneo” (POR Campania 2000 - 2006 - Misura 6.5 “Sviluppo dell’internazionalizzazione e della cooperazione internazionale” - Azione b.5 “Cooperazione interistituzionale mediterranea”).
Autori:
* Carmine Maraia (coordinatore dell'Unità Operativa Regionale per il Mediterraneo/UORM - Regione Campania)
* Gianfranco Esposito (comunicazione e ufficio stampa del progetto "Forum Mediterraneo dei Giovani")
4. Indice
7 Presentazione
9 Parole chiave
48 Indice analitico
50 Riferimenti bibliografici
List of contents
53 Preface
55 Keywords
94 Analytical list of contents
96 References
Index
99 Présentation
101 Mots-clés
142 Index analytique
144 Références bibliographiques
5. Le informazioni contenute in questa pubblicazione non sono da considerarsi esaustive. Pertanto si consiglia la consultazione dei
documenti ufficiali a livello comunitario, nazionale e regionale adottati dalle autorità competenti.
The information included in this publication are not exhaustive. For further details please refer to official documents at the
Community, national and regional level adopted by the competent authorities.
Les informations contenues dans cette publication sont à caractère non-exhaustif. Il est donc conseillé de consulter les docu-
ments officiels adoptés par les autorités compétentes au niveau communautaire, national et régional.
7. Cooperazione territoriale europea: parole chiave
Presentazione
“Parole chiave della cooperazione territoriale Negli ultimi mesi, abbiamo portato a termine
europea” vuole essere uno strumento utile per quanti l'articolata “Operazione-quadro per la cooperazione
sono impegnati e intendono impegnarsi, a vario titolo, istituzionale della Campania nel Mediterraneo” e il
sul fronte della cooperazione territoriale e dello “Programma Progetti Paese di partenariato della
sviluppo sostenibile, in particolare nel bacino del Campania con i Paesi Terzi del Mediterraneo (PTM)”,
Mediterraneo. finalizzati a creare e consolidare reti di partenariati
Il ciclo di programmazione comunitaria 2007-2013 ha stabili con gli attori pubblici e privati dei paesi della
introdotto molte novità, tra cui il passaggio della riva sud del Mediterraneo intorno a temi di comune
cooperazione territoriale da iniziativa comunitaria a interesse.
obiettivo dei Fondi strutturali della politica di coesione In tale contesto si inserisce anche la prima edizione
dell'Unione europea, acquisendo, in tal modo, una del Forum “Mediterraneo dei Giovani” (Napoli, 26 e
base giuridica rafforzata e maggiore visibilità. 27 marzo 2009), concepito come momento per
La “Cooperazione territoriale europea” mira a avvicinare le giovani generazioni ai temi della
promuovere una più forte integrazione del territorio cooperazione territoriale e creare opportunità di
dell'Unione e garantire uno sviluppo equilibrato e incontro-confronto, scambio di esperienze e creazione
sostenibile del territorio Ue rafforzando la coesione di reti sulle priorità di sviluppo nell'area del
economica e sociale. Mediterraneo. L'intento è favorire un processo di
Finanziata dal Fondo Europeo di Sviluppo Regionale apertura internazionale delle giovani risorse umane,
(FESR), la “Cooperazione territoriale europea” si della formazione superiore ed universitaria,
articola in tre componenti (transfrontaliera, rafforzando il loro legame con i temi della crescita e
transnazionale e interregionale) e trova applicazione dell'occupazione e dello sviluppo sostenibile (strategie
attraverso programmi operativi, in un ambito di forte di Lisbona e Göteborg).
coerenza e integrazione con la programmazione della
politica regionale unitaria, comunitaria e nazionale. Nel ciclo di programmazione 2007-2013, la
cooperazione territoriale vede le Regioni e gli attori
La Regione Campania, attraverso la Vice Presidenza locali maggiormente protagonisti. Alle
con delega al Mediterraneo, è da tempo impegnata Amministrazioni centrali è affidato un ruolo di
sul fronte della cooperazione nel Mediterraneo sia sul coordinamento strategico e di accompagnamento nel
piano dello sviluppo economico, sociale e culturale rispetto dei principi di sussidiarietà e partenariato che
che su quello dell'integrazione politica. governano la politica di coesione dell'Ue.
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8. Campaniamed
In tal senso, il ruolo e l'impegno della Campania nel delle politiche di sviluppo regionale e contribuire alla
bacino del Mediterraneo sono particolarmente modernizzazione economica favorendo la
rilevanti. cooperazione fra le autorità regionali e locali dei 27
La Campania ricopre attualmente la funzione di Stati dell'Ue, Norvegia e Svizzera.
coordinamento nazionale del programma di Infine, nell'ambito del PO FESR 2007-2013, la Regione
cooperazione transnazionale Mediterraneo, al quale, Campania ha dedicato un obiettivo specifico alla
per la prima volta, partecipano tutte le regioni di “Cooperazione interregionale”, attribuendo uno
frontiera dell'intero spazio europeo verso il stanziamento di circa 100 milioni di euro per la
Mediterraneo, superando la vecchia ed artificiosa realizzazione di progetti di cooperazione tra regioni
dicotomia degli ambiti, occidentale ed orientale, in cui Ue su priorità quali l'accessibilità, l'ambiente, la ricerca
era stata in passato suddivisa l'area di cooperazione. e l'innovazione, lo sviluppo economico, etc..
La Campania prende parte anche al programma di
cooperazione transfrontaliera ENPI CBC Bacino del Il nostro obiettivo è favorire l'interazione economica,
Mediterraneo che vede, per la prima volta, i Paesi sociale, scientifica e culturale tra la Campania e le
della riva sud del Mediterraneo soggetti attivi di regioni dell'area euro-mediterranea. Per dare seguito a
progetti di cooperazione in quanto diretti destinatari tutto questo, è necessario che il Mediterraneo resti
di risorse economiche. In tale ambito, le regioni un'area di stabilità e pace, di tolleranza e migrazione
transfrontaliere dell'Unione europea possono proporre consapevole, di sviluppo e democrazia, di condivisione
e realizzare progetti comuni tra i paesi della riva sud e dei valori basati sul rispetto della persona. In tal senso,
nord del Mediterraneo. raccogliamo anche la recente sfida della costituzione
La Campania è poi eleggibile a tutti i programmi di dell'Unione per il Mediterraneo lanciata nel corso del
cooperazione interregionale - INTERREG IVC, URBACT Vertice dei Capi di Stato Ue tenutosi a Parigi il 13
II, ESPON II, INTERACT II - compresa l'iniziativa luglio 2008.
“Regions for Economics changes” per lo sviluppo di
reti e trasferimento di conoscenze da implementare Antonio Valiante
nei programmi operativi regionali. In particolare, Vicepresidente Regione Campania
INTERREG IVC ha l'obiettivo di migliorare l'efficacia Assessore ai Rapporti con i Paesi del Mediterraneo
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9. Cooperazione territoriale europea: parole chiave
Accordi di associazione stipulati da Unione europea e Paesi partner nell'ambito del Accordi
A
Processo di Barcellona (detto anche “Partenariato euromediterraneo”). euromediterranei
La maggior parte di questi accordi sostituisce i vecchi accordi di cooperazione eco-
nomica e finanziaria firmati negli anni '70 .
Gli accordi euromediterranei, firmati per un periodo di tempo illimitato, si prefiggo-
no l'ambizioso obiettivo di instaurare, entro il 2010, un'area di libero scambio fra le
parti e si caratterizzano per i seguenti elementi:
- il rispetto dei principi democratici e dei diritti fondamentali dell'uomo;
- un regolare dialogo politico basato su tutte le materie di interesse comune come
la pace, la sicurezza e lo sviluppo regionale;
- la libera circolazione delle merci da attuare gradualmente per ogni partner medi-
terraneo per un periodo transitorio al massimo di 12 anni dall'entrata in vigore del-
l'accordo (per la quasi totalità dei prodotti industriali provenienti dall'Ue gli accordi
contemplano l'esenzione doganale e per i prodotti agricoli alcune facilitazioni);
- la cooperazione economica che copre tutti i settori di politica macroeconomica ed
una collaborazione in materia di energia, ambiente e turismo per la quale gli accor-
di prevedono obiettivi e priorità di azione;
- la cooperazione sociale e culturale, rivolta soprattutto alla promozione del ruolo
della donna e al rispetto delle rispettive culture;
- la cooperazione finanziaria;
- un consiglio di associazione, nell'ambito del quale sono previsti incontri a livello
ministeriale fra i rappresentanti dell'Ue e dei paesi mediterranei firmatari degli
accordi.
L'Ue ha stipulato accordi di associazione con Algeria, Autorità Palestinese (accordo
“interinale”), Egitto, Israele, Giordania, Libano, Marocco, Siria (accordo in attesa di
ratifica), Tunisia e Turchia (in stato di pre-adesione).
Sito Internet: http://ec.europa.eu/external_relations
Insieme dei diritti, obblighi, principi e valori che i Paesi membri dell'Unione europea ‘Acquis’ comunitario
hanno liberamente deciso di condividere. In concreto, l'acquis comprende i principi
e gli obiettivi politici espressi nei trattati europei, la legislazione adottata in applica-
zione dei trattati, la giurisprudenza della Corte di giustizia, le dichiarazioni e le riso-
luzioni adottate nell'ambito dell'Ue, gli atti che rientrano nella politica estera e di
sicurezza comune, gli atti nel contesto della giustizia e degli affari interni nonché gli
accordi internazionali conclusi dalla Comunità e quelli conclusi tra gli Stati membri
nei settori di competenza dell'Ue. I paesi che si candidano ad aderire all'Ue devono
accettare integralmente l'acquis, recependolo nei rispettivi ordinamenti nazionali.
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10. Campaniamed
Adesione di un nuovo L'adesione di un nuovo Stato all'Unione europea è regolamentata dall'articolo 49
Stato all'Unione europea del Trattato sull'Unione europea (Trattato di Maastricht, 1992) . Uno Stato che desi-
deri divenire membro dell'Unione deve ottemperare a due condizioni precise:
- essere uno Stato europeo;
- rispettare i principi di libertà, di democrazia, di rispetto dei diritti dell'uomo e delle
libertà fondamentali nonché dello Stato di diritto (articolo 6 § 1 del Trattato
sull'Unione europea).
L'adesione viene decisa dal Consiglio, il quale si pronuncia all'unanimità previa consulta-
zione della Commissione e sulla base di un parere conforme del Parlamento europeo.
Le condizioni e la data di adesione, gli eventuali periodi transitori necessari e gli
adattamenti dei trattati sui quali è fondata l'Unione sono oggetto di un accordo,
sotto forma di trattato concluso fra il Paese candidato e gli Stati membri. Per ren-
dere formale l'adesione, il trattato di adesione deve essere ratificato da tutti gli Stati
membri e dal Paese candidato in base alle rispettive norme costituzionali. Ciò signi-
fica che l'adesione non avviene automaticamente poiché dipende dalla particolare
situazione di ogni paese candidato. Pertanto, è prevista una fase di preadesione più
o meno lunga, durante la quale i paesi candidati provvedono ad adeguare le loro
istituzioni, le loro normative e le loro infrastrutture per essere in grado di ottempe-
rare ai loro obblighi in qualità di Stati membri al momento dell'adesione.
Aiuti allo sviluppo La politica di sviluppo della Comunità europea ha origine con la firma del Trattato
di Roma (TCE) nel 1957 ed i paesi e i territori d'oltremare degli Stati membri di allo-
ra sono stati i suoi primi beneficiari. Tuttavia, è solo dall'entrata in vigore del Trattato
sull'Unione europea (Trattato di Maastricht 1992) che la politica di sviluppo ha una
base giuridica specifica (articoli da 177 a 181 del TCE).
Con i successivi allargamenti dell'Unione, la cooperazione è stata progressivamente
estesa ad altri paesi, quali i paesi dell'Africa, dei Caraibi e del Pacifico (ACP) che van-
tano una relazione particolarmente stretta e di lunga durata con alcuni Stati membri.
L'accordo di Cotonou, firmato nel giugno 2000 e riveduto nel giugno 2005, ha ulte-
riormente rafforzato questo partenariato che si fonda, in buona parte, sulle diverse
convenzioni di Lomé, la prima delle quali è stata firmata nel 1975. Al di là di questi
primi accordi, la politica di sviluppo comunitaria si rivolge anche ad altri paesi, tra
cui quelli dell'America latina e dell'Asia.
L'obiettivo principale della politica di sviluppo della Comunità europea consiste nell'eli-
minazione della povertà. Questa politica è attuata non solo attraverso accordi bilate-
rali e regionali ma anche mediante programmi specifici in alcuni settori, come la sani-
tà e l'istruzione. La politica di sviluppo implica anche la cooperazione con le istituzio-
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11. Cooperazione territoriale europea: parole chiave
ni internazionali e la partecipazione della Comunità e degli Stati membri alle iniziative
avviate a questo livello, come quelle a favore dei paesi poveri fortemente indebitati.
Attualmente, l'Unione è il principale partner commerciale dei paesi in via di sviluppo
ed è il primo tra coloro che contribuiscono all'aiuto allo sviluppo. L'Unione e i suoi Stati
membri forniscono congiuntamente il 55% degli aiuti internazionali allo sviluppo.
Intervento di un'autorità pubblica (a livello nazionale, regionale o locale) effettuato Aiuti di Stato
tramite risorse pubbliche per sostenere alcune imprese o attività produttive.
Un'impresa che beneficia di un tale aiuto ne risulta avvantaggiata rispetto ai suoi
concorrenti. Il controllo degli aiuti di Stato risponde pertanto alla necessità di salva-
guardare una concorrenza libera e leale all'interno dell'Unione europea.
Sono vietati (articolo 87 del Trattato che istituisce la Comunità europea - TCE) gli
aiuti erogati in maniera selettiva dagli Stati membri, ovvero tramite risorse statali,
che possano ostacolare gli scambi fra Stati membri oppure la libera concorrenza. Gli
aiuti di Stato possono tuttavia essere autorizzati allorquando sono giustificati da
obiettivi d'interesse generale: aiuti destinati allo sviluppo delle regioni più svantag-
giate, ai servizi d'interesse economico generale, alla promozione delle attività delle
piccole e medie imprese, alla ricerca e allo sviluppo, alla protezione dell'ambiente,
alla formazione, all'occupazione e alla cultura.
La Commissione europea è incaricata di controllare i provvedimenti relativi agli aiuti
di Stato adottati dagli Stati membri, indipendentemente dal fatto che tali iniziative
siano in fase di progetto o già operative, per garantire che non ostacolino la libera
concorrenza.
La Commissione e la Corte di giustizia forniscono un'ampia interpretazione della
nozione di “aiuto” sia per quanto riguarda l'organismo dal quale l'aiuto proviene
(Stato, ente territoriale, organismo nel quale lo Stato esercita direttamente o indi-
rettamente un'influenza preponderante, impresa privata o pubblica con statuto pri-
vato, ecc.) sia per quanto riguarda la forma dell'aiuto (aiuti diretti o indiretti; ad
esempio misure di alleggerimento degli oneri finanziari di un'impresa) e la sua fina-
lità. La recente riforma delle regole e delle procedure attinenti agli aiuti di Stato, pre-
vede che essi siano meno numerosi e meglio indirizzati, al fine di contribuire al
miglioramento della competitività dell'industria europea nonché alla creazione di
posti di lavoro duraturi.
Ciascuna delle priorità della strategia contenuta in un programma operativo com- Asse prioritario
prendente un gruppo di operazioni connesse tra loro e aventi obiettivi specifici
misurabili.
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12. Campaniamed
Autorità di audit Autorità pubblica o organismo pubblico, nazionale, regionale o locale, funzionalmen-
te indipendente dall'autorità di gestione e dall'autorità di certificazione, designato
dallo Stato membro dell'Unione europea per ciascun programma operativo e respon-
sabile della verifica dell'efficace funzionamento del sistema di gestione e controllo.
Autorità di certificazione Autorità pubblica o organismo pubblico, nazionale, regionale o locale, designato
dallo Stato membro dell'Unione europea per certificare le dichiarazioni di spesa e le
domande di pagamento prima del loro invio alla Commissione.
Autorità di gestione Autorità pubblica o organismo pubblico o privato, nazionale, regionale o locale,
designato dallo Stato membro dell'Unione europea per gestire il programma opera-
tivo.
Banca Europea per gli Istituita nel 1958 dal Trattato di Roma, è l'istituto di credito a lungo termine
B
Investimenti (BEI) dell'Unione europea. Appartiene agli Stati membri, non ha scopi di lucro e perse-
gue finalità che sono in linea con le politiche dell'Ue. Concede prestiti a lungo ter-
mine per progetti di investimento soprattutto nei seguenti campi: coesione e con-
vergenza delle regioni dell'Ue, sostegno alle piccole e medie imprese, ambiente,
ricerca, sviluppo e innovazione, trasporti ed energia. Promuove, inoltre, lo sviluppo
sostenibile nei paesi candidati e potenzialmente candidati a far parte dell'Ue, nei
paesi che confinano a sud e ad est con l'Ue e nei paesi partner di altre regioni.
Beneficiario Operatore, organismo o impresa, pubblico o privato, responsabile dell'avvio o del-
l'avvio e dell'attuazione delle operazioni. Nel quadro del regime di aiuti di cui all'ar-
ticolo 87 del Trattato di Roma, i beneficiari sono imprese pubbliche o private che
realizzano un singolo progetto e ricevono l'aiuto pubblico.
Buona pratica Soluzione migliore per svolgere una determinata attività. E' individuata attraverso
l'analisi di attività analoghe svolte da diversi operatori o da diverse organizzazioni
che operano in uno stesso ambito.
CBC IPA-Adriatico Programma di cooperazione transfrontaliera che s'inserisce nel quadro della strate-
C
(programma operativo) gia di preadesione e del suo Strumento di assistenza (IPA) per il periodo di program-
mazione 2007-2013.
L'obiettivo generale del programma è promuovere lo sviluppo socio-economico e la
cooperazione istituzionale, economica e sociale tra i Paesi dell'area adriatica
mediante azioni integrate e sostenibili. Gli obiettivi specifici sono rafforzare la ricer-
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13. Cooperazione territoriale europea: parole chiave
ca e l'innovazione; promuovere, migliorare e tutelare le risorse naturali e culturali
attraverso una gestione congiunta anche dei rischi tecnologici e naturali; rafforzare
ed integrare le reti infrastrutturali esistenti e sviluppare i servizi di trasporto, d'infor-
mazione e comunicazione.
Il programma interessa tre Stati membri dell'Ue (Grecia, Italia e Slovenia), un Paese
candidato all'adesione (Croazia) e tre Stati potenziali candidati (Albania, Bosnia-
Erzegovina e Montenegro). Inoltre è prevista la partecipazione, in regime di soste-
gno transitorio, della Serbia per i soli progetti di cooperazione istituzionale.
Le aree geografiche eleggibili sono l'intero territorio della Serbia e le aree costiere
(a livello di NUTS 3) degli altri Paesi partecipanti (per l'Italia sono eleggibili le provin-
ce di Pescara, Teramo, Chieti, Ferrara, Forlì-Cesena, Rimini, Ravenna, Trieste, Gorizia,
Udine, Pesaro-Urbino, Ancona, Macerata, Ascoli Piceno, Campobasso, Foggia, Bari,
Brindisi, Lecce, Venezia, Rovigo e Padova).
Sono inoltre eleggibili alcuni territori che godono di una specifica deroga (per l'Italia
sono le province di Isernia, L'Aquila, Pordenone e Taranto).
I beneficiari sono, in via generale, enti pubblici e organismi di diritto pubblico, uni-
versità, istituti di ricerca, PMI, imprese pubbliche e private e loro associazioni, agen-
zie di sviluppo, organizzazioni non governative (ONG), strutture di volontariato che
operano nei settori sociale e sanitario, enti turistici.
Il programma è cofinanziato in parte dal Fondo Europeo di Sviluppo Regionale (FESR)
e in parte dall'IPA. I progetti ammissibili al finanziamento devono essere presentati, a
seguito di specifici bandi, da partenariati costituiti da beneficiari provenienti dai terri-
tori eleggibili, secondo le modalità previste dalla normativa comunitaria di attuazione.
Autorità di gestione del programma è la Regione Abruzzo (Italia).
Sito Internet: www.interregadriatico.it
La coesione economica e sociale esprime la solidarietà tra gli Stati membri e le regio- Coesione economica,
ni dell'Unione europea e favorisce lo sviluppo equilibrato del territorio comunitario, sociale e territoriale
la riduzione dei divari strutturali tra le regioni comunitarie nonché la promozione di
pari opportunità reali tra i cittadini. Essa prende forma attraverso diversi interventi
finanziari, nello specifico nell'ambito dei Fondi strutturali e del Fondo di coesione.
Ogni tre anni, la Commissione europea presenta una relazione sui progressi conse-
guiti nel perseguimento della coesione economica e sociale e su come vi abbiano
contribuito le politiche comunitarie.
In ambito europeo, le origini della coesione economica e sociale risalgono al Trattato
di Roma (1957) il cui preambolo faceva riferimento all'equiparazione dei diversi livel-
li di sviluppo tra le regioni. Negli anni '70, sono state intraprese iniziative comunita-
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14. Campaniamed
rie volte a coordinare ed integrare economicamente gli strumenti d'intervento
nazionali. Con l'andar del tempo, tuttavia, queste misure si sono rivelate insufficien-
ti in un contesto comunitario in cui, contrariamente alle previsioni, la creazione del
mercato interno non aveva eliminato i divari fra le regioni. Nel 1986, oltre al merca-
to unico, l'Atto unico europeo ha introdotto l'obiettivo della coesione economica e
sociale vera e propria, istituzionalizzata infine come politica dal Trattato di
Maastricht (1992) negli articoli da 158 a 162 del Trattato CE.
La coesione economica e sociale viene perseguita essenzialmente tramite la politica
regionale dell'Unione europea. Con una dotazione di 348 miliardi di euro per il perio-
do 2007-2013, la politica regionale dell'Unione rappresenta attualmente la seconda
voce di spesa del bilancio dell'Ue. L'allargamento dell'Unione a 27 Stati membri, avve-
nuto nel gennaio 2007, ha cambiato le carte in tavola: la superficie dell'Ue è aumen-
tata più del 25%, la popolazione più del 20%, la ricchezza solo del 5%. Il Prodotto
Interno Lordo (PIL) medio pro capite dell'Ue è diminuito più del 10% mentre le dispa-
rità regionali sono raddoppiate. Dal momento che circa il 60% delle regioni in ritardo
di sviluppo è localizzato negli Stati membri che hanno aderito dopo il 2004, il centro
di gravità della politica regionale si è spostato inevitabilmente verso Est.
Per il periodo 2007-2013, la coesione economica e sociale è destinata a concentrar-
si sempre più sugli aspetti cruciali dello sviluppo in materia di crescita economica e
di occupazione, continuando tuttavia a sostenere le regioni che non hanno ancora
completato il processo di convergenza. D'altro canto, le aree che si trovano a far
fronte a specifiche difficoltà strutturali (aree industriali in fase di riconversione, aree
urbane, rurali o dipendenti dalle attività di pesca, aree con gravi svantaggi naturali
o demografici) continuano a necessitare di interventi strutturali.
Cofinanziamento Esprime il sostegno dei Fondi strutturali e del Fondo di coesione ai tre obiettivi della poli-
tica regionale dell'Unione europea. Nel gergo comune, il termine sta ad indicare che il
finanziamento dei Fondi strutturali è complementare a quello degli Stati membri.
Pertanto, si parla di programmi cofinanziati poiché gli stanziamenti relativi ai Fondi sono
aggiuntivi a quelli dello Stato membro e non coprono i costi totali degli interventi.
Comitato delle Regioni Istituito nel 1992, in base al Trattato di Maastricht, ed instaurato nel 1994, è un
(CdR) organo consultivo che consente alle collettività territoriali di far ascoltare la propria
voce nel processo decisionale dell'Unione europea. Il CdR è composto da 344 rap-
presentanti delle collettività locali e regionali, nominati per quattro anni dal
Consiglio. Il CdR è consultato dal Consiglio, dal Parlamento e dalla Commissione nei
settori di rilevanza per gli interessi regionali e locali. Dall'entrata in vigore del
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15. Cooperazione territoriale europea: parole chiave
Trattato di Amsterdam, nel maggio del 1999, è previsto che il CdR debba essere
consultato in numerosi settori: la coesione economica e sociale, l'occupazione, la
politica sociale, le reti transeuropee di trasporto, l'energia e le telecomunicazioni,
l'istruzione e la gioventù, la formazione professionale, la cultura, l'ambiente, la sani-
tà pubblica e i trasporti. Il CdR può rilasciare pareri di propria iniziativa. Il Trattato di
Nizza, adottato nel dicembre del 2000, non ha modificato né il numero né la sud-
divisione dei seggi per Stato membro presso il CdR. Il Trattato prevede peraltro che
il numero dei membri del CdR non possa essere superiore a 350. Questi ultimi devo-
no ricevere un mandato elettorale regionale o locale o essere politicamente respon-
sabili di fronte ad un'assemblea eletta.
Organismo istituito dallo Stato membro dell'Unione europea, d'intesa con l'autori- Comitato di sorveglianza
tà di gestione, per ciascun programma operativo. Ha il compito di accertare l'effica-
cia e la qualità dell'attuazione del programma. Può essere istituito un unico comita-
to di sorveglianza per più programmi operativi.
Istituzione comunitaria che ha il compito di rappresentare e sostenere gli interessi Commissione europea
dell'Unione europea nel suo complesso. Assolve quattro funzioni fondamentali: pro-
pone gli atti legislativi al Parlamento e al Consiglio; dirige ed esegue le strategie poli-
tiche e il bilancio dell'Unione (è, dunque, anche l'organo esecutivo dell'Ue); vigila sul-
l'applicazione del diritto dell'Ue (insieme alla Corte di giustizia); rappresenta l'Ue a
livello internazionale, ad esempio nei negoziati con i Paesi terzi per la conclusione di
accordi. E' formata da 27 membri (uno per ogni Stato membro) e dura in carica 5 anni.
Sito Internet: http://ec.europa.eu
Articolazione della Conferenza delle Regioni Periferiche Marittime d'Europa (CRPM) Commissione
creata nel 1990 per rappresentare gli interessi comuni delle regioni mediterranee nei Intermediterranea
principali negoziati europei. In seguito alla Dichiarazione di Barcellona del 1995, la mis-
sione si è estesa alle problematiche dell'insieme delle regioni del bacino mediterraneo.
Raggruppa una cinquantina di regioni mediterranee appartenenti a dieci Paesi (Cipro,
Francia, Grecia, Italia, Libano, Malta, Marocco, Portogallo, Spagna, Tunisia).
Un'economia competitiva è un'economia che presenta una crescita elevata e sostenu- Competitività
ta della produttività. La strategia di Lisbona ha fissato l'obiettivo di fare dell'Europa
“l'economia della conoscenza più competitiva e più dinamica al mondo”, pertanto, la
competitività è divenuta una delle priorità politiche dell'Unione europea. Un'industria
europea competitiva è indispensabile per raggiungere gli obiettivi comunitari econo-
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16. Campaniamed
mici, sociali e ambientali e garantire, quindi, un miglioramento della qualità di vita dei
cittadini europei. Gli sforzi di competitività dell'Unione intendono anche adeguare
l'economia europea alle mutazioni strutturali, alla dislocazione di attività industriali nei
paesi emergenti, alla ridistribuzione dei posti di lavoro e delle risorse verso nuovi set-
tori industriali e al rischio di un processo di disindustrializzazione.
La competitività dell'Unione è stabilita dalla crescita della produttività e dipende,
quindi, dalle prestazioni e dal futuro dell'industria europea, in particolare dalla sua
capacità a procedere ad adeguamenti strutturali. Per essere competitiva, l'Unione
deve tassativamente essere più redditizia in termini di ricerca e innovazione, tecno-
logie dell'informazione e della comunicazione, imprenditorialità, concorrenza, istru-
zione e formazione.
Competitività regionale e Uno dei tre obiettivi della politica di coesione dell'Unione Europea per il periodo di pro-
occupazione (obiettivo) grammazione 2007-2013. Si prefigge, al di fuori delle regioni in ritardo di sviluppo, di
rafforzare la competitività e le attrattive delle regioni e l'occupazione anticipando i
cambiamenti economici e sociali, inclusi quelli connessi all'apertura degli scambi,
mediante l'incremento e il miglioramento della qualità degli investimenti nel capitale
umano, l'innovazione e la promozione della società della conoscenza, l'imprenditoria-
lità, il miglioramento e la tutela dell'ambiente e il miglioramento dell'accessibilità, del-
l'adattabilità dei lavoratori e delle imprese e lo sviluppo di mercati del lavoro inclusivi.
Al conseguimento dell'Obiettivo contribuiscono il Fondo Europeo di Sviluppo
Regionale (FESR) e il Fondo Sociale Europeo (FSE).
Nell'ambito dell'Obiettivo, sono ammissibili al finanziamento dei Fondi strutturali:
- le regioni che non rientrano nel campo di applicazione dell'obiettivo “Convergenza”;
- le regioni dell'Obiettivo 1 del periodo di programmazione 2000-2006 che, non
soddisfacendo più i criteri di ammissibilità regionale dell'obiettivo ”Convergenza”,
beneficiano di un sostegno transitorio (phasing out).
Le regioni italiane ammissibili all'Obiettivo “Competitività regionale e occupazione”
sono tutte quelle del Centro-Nord e tre del Mezzogiorno: Abruzzo, Molise e
Sardegna. Quest'ultima è in regime di sostegno transitorio.
Le risorse complessive destinate all'Obiettivo ammontano ad oltre 49 miliardi di
Euro, pari al 15,95% delle risorse disponibili da impegnare a titolo dei Fondi per il
periodo 2007-2013.
Conferenza delle Regioni Associazione fondata nel 1973 che raggruppa 160 regioni europee appartenenti a 28
Periferiche Marittime Stati, membri e non dell'Unione Europea. Si adopera per favorire uno sviluppo più
d'Europa (CRPM) equilibrato del territorio dell'Ue, promuovendo progetti di cooperazione tra le regioni
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17. Cooperazione territoriale europea: parole chiave
su problematiche comuni e facendo in modo che le esigenze delle regioni rappresen-
tate siano considerate in tutte le politiche comunitarie e nazionali a forte impatto ter-
ritoriale. E' organizzata in sei commissioni geografiche sulla base dei bacini marittimi
dell'Unione: Mediterraneo, Isole, Atlantico, Baltico, Mare del Nord, Balcani/Mar Nero.
Sito Internet: www.crpm.org
Riunioni dei ministri degli Esteri dei Paesi del bacino mediterraneo che partecipano Conferenze
al Processo di Barcellona (detto anche “Partenariato euromediterraneo”). euromediterranee
La prima conferenza si è tenuta a Barcellona il 27 e 28 ottobre 1995 con la parte-
cipazione dei ministri degli Esteri degli allora 15 Paesi membri dell'Unione europea
e di 12 Paesi Terzi del Mediterraneo (Algeria, Egitto, Israele, Giordania, Libano,
Marocco, Siria Tunisia, Turchia, Autorità Palestinese nonché Cipro e Malta, che nel
2004 aderiranno all'Ue). La conferenza si è conclusa con l'adozione della
Dichiarazione di Barcellona, che ha dato il via al Processo di Barcellona.
Dopo quella di Barcellona, si sono tenute altre sette conferenze euromediterranee
oltre a varie riunioni informali e conferenze di “metà percorso”. Di particolare rilie-
vo la conferenza di Valencia (22-23 aprile 2002), nel corso della quale è stato adot-
tato un piano d'azione con una serie di iniziative a breve e medio termine destina-
te a rafforzare i tre assi del Processo di Barcellona.
Il 27 e 28 novembre 2005, a dieci anni esatti dalla prima conferenza, Barcellona ha
ospitato l'ottava conferenza euromediterranea, nota anche come “Barcellona +10”.
Il vertice ha prodotto due importanti documenti: un programma di lavoro quinquen-
nale ed un codice di condotta contro il terrorismo.
Istituzione comunitaria, detta anche “Consiglio” o “Consiglio dei Ministri”, che rap- Consiglio dell'Unione
presenta gli Stati membri dell'Unione europea. Alle sue riunioni partecipano un mini- europea
stro di ciascun governo nazionale in funzione dei temi all'ordine del giorno. Esistono,
infatti, nove diverse configurazioni del Consiglio: Affari generali e relazioni esterne;
Affari economici e finanziari (Ecofin); Giustizia e affari interni; Occupazione, politica
sociale, salute e tutela dei consumatori; Concorrenza; Trasporti, telecomunicazioni ed
energia; Agricoltura e pesca; Ambiente; Istruzione, gioventù e cultura. Ciascun mini-
stro è autorizzato a impegnare il proprio governo. La presidenza è assunta a turno
dagli Stati membri ogni sei mesi.
I principali compiti del Consiglio sono approvare le leggi dell'Ue, congiuntamente
con il Parlamento europeo in numerosi settori d'intervento; coordinare le politiche
economiche e sociali degli Stati membri; concludere accordi internazionali tra l'Ue e
altri Stati o organizzazioni internazionali; approvare il bilancio dell'Ue insieme al
17
18. Campaniamed
Parlamento europeo; elaborare ed attuare la politica estera e di sicurezza comune
dell'Ue (PESC) sulla base degli orientamenti definiti dal Consiglio europeo; coordi-
nare la cooperazione giudiziaria e di polizia in materia penale.
Sito Internet: http://consilium.europa.eu
Consiglio europeo Da non confondersi con il Consiglio dell'Unione europea, è costituito dai capi di
Stato o di governo di tutti gli Stati membri dell'Ue più il presidente della
Commissione europea. Si riunisce, di norma, quattro volte all'anno per concordare
la politica globale dell'Ue e verificare i progressi realizzati. Non legifera e non è
un'istituzione comunitaria stricto sensu.
Convergenza (obiettivo) Uno dei tre obiettivi della politica di coesione dell'Unione Europea per il periodo di
programmazione 2007-2013. Mira ad accelerare la convergenza degli Stati membri
e delle regioni in ritardo di sviluppo migliorando le condizioni per la crescita e l'occu-
pazione tramite l'aumento e il miglioramento della qualità degli investimenti in capi-
tale fisico e umano, lo sviluppo dell'innovazione e della società della conoscenza,
l'adattabilità ai cambiamenti economici e sociali, la tutela e il miglioramento della
qualità dell'ambiente e l'efficienza amministrativa.
Al conseguimento dell'Obiettivo contribuiscono il Fondo Europeo di Sviluppo
Regionale (FESR), il Fondo Sociale Europeo (FSE) e il Fondo di coesione.
Nell'ambito dell'Obiettivo, sono ammissibili al finanziamento del Fondo di coesione
gli Stati membri il cui Reddito Nazionale Lordo (RNL) pro capite, misurato in parità
di potere di acquisto e calcolato sulla base dei dati comunitari per il periodo 2001-
2003, è inferiore al 90% del RNL medio dell'Ue a 25 e che hanno un programma
per conformarsi alle condizioni di convergenza.
Nell'ambito dell'Obiettivo, sono ammissibili al finanziamento dei Fondi strutturali
(FESR e FSE):
- le regioni di livello NUTS 2 il cui Prodotto Interno Lordo (PIL) pro capite, misurato
in parità di potere di acquisto e calcolato sulla base dei dati comunitari per il perio-
do 2000-2002, è inferiore al 75% del PIL medio dell'Ue a 25 per lo stesso periodo
di riferimento;
- le regioni di livello NUTS 2 che superano tale soglia per il cosiddetto “effetto sta-
tistico” (legato alla riduzione della media comunitaria a seguito dell'allargamento
dell'Ue a 25) ma con un PIL pro-capite inferiore al 75% del PIL medio dell'Ue a 15;
queste regioni beneficiano di un sostegno transitorio (phasing out) al fine di com-
pletarne il processo di convergenza;
- le regioni ultraperiferiche (Guadalupa, Guyana, Martinica, i quattro dipartimenti
18
19. Cooperazione territoriale europea: parole chiave
francesi d'oltremare, Canarie, Azzorre e Madera), che fruiscono di un finanziamen-
to specifico a titolo del FESR.
Le regioni italiane ammissibili all'Obiettivo “Convergenza” sono Campania, Calabria,
Puglia, Sicilia e Basilicata. Quest'ultima è in regime di sostegno transitorio.
Le risorse complessive destinate all'Obiettivo ammontano ad oltre 251 miliardi di
Euro, pari all'81,54 % delle risorse disponibili da impegnare a titolo dei Fondi per il
periodo 2007-2013.
Una delle tre componenti dell'obiettivo “Cooperazione territoriale europea” della politi- Cooperazione
ca di coesione dell'Unione Europea per il periodo di programmazione 2007-2013. interregionale
La cooperazione interregionale intende migliorare l'efficacia delle politiche e degli
strumenti di sviluppo regionale tramite lo scambio di informazioni ed esperienze. Si
concentra essenzialmente su due tematiche: innovazione ed economia della cono-
scenza; ambiente e prevenzione dei rischi.
La cooperazione interregionale è l'unica tra le componenti della “Cooperazione ter-
ritoriale europea” che coinvolge l'intero territorio dell'Ue, rendendo così possibile
l'interazione tra regioni, anche molto distanti tra loro, che non condividono un con-
fine o che non rientrano in una medesima macro-area geografica.
La cooperazione interregionale si articola in quattro programmi operativi: INTERACT
II, Interreg IV C, ESPON 2013 e URBACT II. Ad essi, si aggiunge l'iniziativa “Region
for Economics Change”, volta a promuovere lo scambio delle migliori pratiche in
materia di innovazione tra le regioni europee.
Uno dei tre obiettivi della politica di coesione dell'Unione Europea per il periodo di Cooperazione territoriale
programmazione 2007-2013. europea (obiettivo)
Mira a rafforzare:
- la cooperazione transfrontaliera mediante iniziative congiunte locali e regionali;
- la cooperazione transnazionale mediante azioni volte allo sviluppo territoriale inte-
grato connesse alle priorità comunitarie;
- la cooperazione interregionale e lo scambio di esperienze al livello territoriale adeguato.
Al conseguimento dell'Obiettivo contribuisce il Fondo Europeo di Sviluppo
Regionale (FESR).
Ai fini della cooperazione transfrontaliera, sono ammissibili al finanziamento dei
Fondi le regioni di livello NUTS 3* situate lungo tutte le frontiere terrestri interne e
talune frontiere terrestri esterne, nonché tutte le regioni di livello NUTS 3* lungo le
frontiere marittime separate, in via di principio, da un massimo di 150 km.
Ai fini della cooperazione transnazionale, si fa riferimento all'elenco delle zone tran-
19
20. Campaniamed
snazionali* ripartite nel programma adottato dalla Commissione europea.
Ai fini della cooperazione interregionale, delle reti di cooperazione e dello scambio
di esperienze è ammissibile l'intero territorio dell'Ue.
L'Obiettivo “Cooperazione territoriale europea” è complementare rispetto agli altri
due obiettivi, poiché le regioni ad esso ammissibili possono essere ammissibili anche
a “Convergenza” oppure a “Competitività regionale e occupazione”.
Le risorse complessive destinate all'Obiettivo “Cooperazione territoriale europea”
ammontano ad oltre 7.700 milioni di Euro, pari al 2,52 % delle risorse disponibili da
impegnare a titolo dei Fondi per il periodo 2007-2013.
*Si vedano le cartine alla pagina web:
http://ec.europa.eu/regional_policy/policy/region/index_en.htm
Cooperazione Una delle tre componenti dell'obiettivo “Cooperazione territoriale europea” della poli-
transfrontaliera tica di coesione dell'Unione europea per il periodo di programmazione 2007-2013.
La cooperazione transfrontaliera favorisce, attraverso strategie comuni di sviluppo
territoriale sostenibile, l'integrazione sociale, economica ed ambientale delle aree
territoriali a livello NUTS 3 (in Italia corrispondono alle province) situate a ridosso dei
confini terrestri interni (e taluni esterni) e marini all'Ue.
Nell'ambito della cooperazione transfrontaliera bilaterale, l'Italia partecipa a sette
programmi operativi: Italia-Austria, Italia-Francia Alpi (Alcotra), Italia-Francia
Frontiera marittima, Italia-Grecia, Italia-Malta, Italia-Slovenia e Italia-Svizzera.
La cooperazione transfrontaliera lungo le frontiere esterne all'Ue è invece una com-
ponente dello Strumento europeo di vicinato e partenariato (ENPI) e dello
Strumento di assistenza alla preadesione (IPA).
Cooperazione Una delle tre componenti dell'obiettivo “Cooperazione territoriale europea” della poli-
transnazionale tica di coesione dell'Unione Europea per il periodo di programmazione 2007-2013.
La cooperazione transnazionale intende favorire uno sviluppo territoriale integrato
in determinate macro-aree dell'Ue attraverso reti ed azioni soprattutto nei settori
dell'innovazione, ambiente, dell'accessibilità e dello sviluppo urbano sostenibile.
La cooperazione transnazionale interessa vasti territori dell'Ue (in Italia corrispondo-
no alle regioni) che rientrano in una stessa macro-area e che, quindi, hanno carat-
teristiche simili dal punto di vista geografico e/o socio-culturale.
Nell'ambito della cooperazione transnazionale, diverse regioni italiane partecipano
ai programmi operativi Europa Centrale, Europa Sud Est (SEE), Spazio Alpino 2007-
2013 e TN MED 2007-2013. Nell'ambito di quest'ultimo, la Regione Campania
detiene il coordinamento per l'Italia.
20
21. Cooperazione territoriale europea: parole chiave
Istituzione comunitaria il cui compito principale è verificare la corretta esecuzione Corte dei Conti europea
del bilancio dell'Ue. In altri termini, la Corte controlla la legittimità e la regolarità
delle entrate e delle spese comunitarie ed accerta la sana gestione finanziaria garan-
tendo, in tal modo che il sistema Ue operi con efficienza e trasparenza. Inoltre la
Corte ha il diritto di sottoporre a controllo qualsiasi persona fisica o organizzazione
che gestisca i fondi dell'Ue.
La Corte è composta di 27 membri (uno per ogni Stato membro), nominati dal
Consiglio per un mandato rinnovabile di sei anni. I membri eleggono tra di loro un
presidente, che rimane in carica per un periodo rinnovabile di tre anni.
Sito Internet: http://eca.europa.eu/portal/page/portal/eca_main_pages/splash_page
Istituzione comunitaria (spesso indicata semplicemente come “la Corte”) che ha il Corte di Giustizia delle
compito di verificare la legittimità degli atti comunitari e garantire un'interpretazio- Comunità europee (CGCE)
ne e un'applicazione uniformi del diritto comunitario in tutti gli Stati dell'Ue. Inoltre
la Corte vigila affinché gli Stati membri e le istituzioni agiscano conformemente alla
legge e ha il potere di giudicare le controversie tra Stati membri, istituzioni comuni-
tarie, imprese e privati cittadini.
La Corte è composta di 27 giudici (uno per ogni Stato membro) - che designano
tra loro il presidente della Corte per un mandato rinnovabile di tre anni - e da 8
avvocati generali. I membri della Corte sono nominati di comune accordo dai
governi degli Stati membri e restano in carica per un mandato di sei anni rinno-
vabile.
La Corte è affiancata da un “Tribunale di primo grado”, chiamato a pronunciarsi su
determinati tipi di cause. A sua volta il “Tribunale di primo grado” è affiancato dal
“Tribunale della funzione pubblica”, che si pronuncia in merito alle controversie tra
l'Ue e i suoi agenti.
Sito Internet: http://curia.europa.eu/jcms/jcms/Jo1_6308/curia
Atto giuridico comunitario vincolante nei confronti dei destinatari (Stati membri, Decisione
D
persone fisiche o giuridiche) cui è indirizzato ed obbligatorio in tutti i suoi elemen-
ti. Le decisioni sono emanate dalla Commissione, ad eccezione di quelle indirizzate
agli Stati membri che sono emanate dal Consiglio.
Documento adottato al termine della Conferenza euromediterranea dei ministri degli Dichiarazione
Esteri di 27 Paesi del bacino mediterraneo svoltasi a Barcellona il 27 e 28 novembre di Barcellona
1995. E' il pilastro su cui poggia il Processo di Barcellona (detto anche “Partenariato
euromediterraneo”).
21
22. Campaniamed
Direttiva Atto giuridico comunitario vincolante che può essere emanato dal Parlamento Europeo
congiuntamente con il Consiglio, dal Consiglio o dalla Commissione. La direttiva vinco-
la lo Stato membro cui è destinata per quanto riguarda il risultato da raggiungere entro
un certo termine. Le forme e i mezzi atti a conseguire il risultato sono scelte di compe-
tenza degli organi nazionali. La direttiva non ha efficacia diretta: per produrre effetti sul-
l'ordinamento interno di uno Stato deve essere recepita nella legislazione nazionale.
ENPI CBC Programma operativo di cooperazione transfrontaliera multilaterale che s'inscrive
E
Bacino del Mediterraneo nel quadro della Politica Europea di Vicinato (PEV) dell'Unione Europea e del suo
(programma operativo) strumento finanziario (ENPI) per il periodo di programmazione 2007-2013.
L'obiettivo generale del programma è contribuire a promuovere una cooperazione
armoniosa e sostenibile nel Bacino del Mediterraneo, affrontando le sfide comuni e
valorizzando le potenzialità dell'area.
Le quattro priorità tematiche del programma sono: promozione socio-economica e raf-
forzamento dei territori; promozione della sostenibilità ambientale a livello di bacino;
promozione di migliori condizioni e modalità per garantire la mobilità delle persone, dei
beni e dei capitali; promozione del dialogo culturale e della governance locale.
Le azioni di cooperazione definite nel programma sono complementari a quelle pre-
viste nell'ambito del Processo di Barcellona.
Il programma coinvolge otto Paesi membri dell'Ue e undici Paesi Terzi del
Mediterraneo (PTM).
Sono eleggibili al programma l'intero territorio nazionale di Cipro, Israele, Libano, Malta
e Autorità Palestinese nonché alcune regioni di Algeria, Egitto, Francia, Giordania, Italia
(Basilicata, Calabria, Campania, Lazio, Liguria, Puglia, Sardegna, Sicilia, Toscana), Grecia,
Libia, Marocco, Portogallo, Regno Unito (Gibilterra), Siria, Spagna, Tunisia e Turchia.
I beneficiari sono enti pubblici e amministrazioni locali, regionali e nazionali, univer-
sità e centri di ricerca, organizzazioni non governative, associazioni di categoria e
organizzazioni rappresentanti degli interessi socio-economici nonché società e orga-
nizzazioni private. E' ammessa la partecipazione di soggetti provenienti da regioni
adiacenti a quelle eleggibili, entro i limiti del 20% del budget di un progetto.
Il programma è cofinanziato in parte dal Fondo Europeo di Sviluppo Regionale (FESR)
e in parte dalle risorse della Rubrica 4 - “UE come partner globale” del bilancio comu-
nitario. I progetti ammissibili al finanziamento devono essere presentati, a seguito di
specifici bandi, da partenariati costituiti da attori pubblici e privati dei territori eleggi-
bili, secondo le modalità previste dalla normativa comunitaria di attuazione.
Autorità di gestione del programma è la Regione Sardegna.
Sito Internet: www.regione.sardegna.it/speciali/enpicbc
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23. Cooperazione territoriale europea: parole chiave
Programma operativo di cooperazione interregionale che fa parte dell'obiettivo ESPON 2013
“Cooperazione territoriale europea” della politica di coesione dell'Unione Europea (programma operativo)
per il periodo di programmazione 2007-2013.
L'obiettivo generale del programma è realizzare un sistema permanente di monito-
raggio che promuova ricerche applicate e studi sulle trasformazioni del territorio
europeo a supporto delle politiche di sviluppo. Lo scopo è fornire elementi che
orientino nella scelta delle politiche che rafforzano la coesione territoriale e favori-
scono uno sviluppo armonioso del territorio europeo.
L'area di cooperazione eleggibile comprende l'intero territorio dell'Ue (27 Stati
membri) e di Islanda, Liechtenstein, Norvegia e Svizzera.
I beneficiari sono enti pubblici ed enti pubblici equivalenti.
Il programma è cofinanziato dal Fondo Europeo di Sviluppo Regionale (FESR). Islanda,
Liechtenstein, Norvegia e Svizzera partecipano con una propria dotazione finanziaria.
I progetti ammissibili al finanziamento devono essere presentati, a seguito di inviti
aperti a presentare proposte, da partenariati costituiti dai beneficiari dei territori
eleggibili secondo le modalità previste dalla normativa comunitaria di attuazione.
Autorità di gestione del programma è il Ministero lussemburghese degli Interni e
dello Sviluppo del territorio.
Sito Internet: www.espon.eu
Programma operativo di cooperazione transnazionale che fa parte dell'obiettivo Europa Centrale
“Cooperazione territoriale europea” della politica di coesione dell'Unione Europea (programma operativo)
per il periodo di programmazione 2007-2013.
L'obiettivo generale del programma è rafforzare la coesione territoriale, promuove-
re l'integrazione interna ed aumentare la competitività dell'Europa Centrale
mediante l'attuazione di progetti di cooperazione transnazionale.
Gli obiettivi specifici sono incrementare la competitività dell'area potenziando l'inno-
vazione e le strutture per l'accessibilità e promuovere uno sviluppo equilibrato e soste-
nibile del territorio rafforzando la qualità dell'ambiente e sviluppando città e regioni
attraenti. Ciascuno obiettivo specifico trova applicazione in uno o più assi prioritari.
Il programma interessa otto Stati membri dell'Ue (Austria, Germania, Italia, Polonia,
Repubblica Ceca, Repubblica Slovacca, Slovenia, Ungheria) e l'Ucraina.
Le aree geografiche eleggibili sono gli interi territori nazionali dei Paesi sopra men-
zionati, ad eccezione dell'Italia (sono eleggibili le regioni Piemonte, Valle d'Aosta,
Liguria, Lombardia, Veneto, Friuli-Venezia Giulia ed Emilia-Romagna nonché le pro-
vince autonoma di Bolzano e Trento), della Germania e dell'Ucraina.
I beneficiari sono autorità pubbliche nazionali, regionali e locali che si occupano di
23
24. Campaniamed
sviluppo regionale, pianificazione territoriale, tecnologia ed innovazione, sviluppo
urbano e rurale, trasporti, gestione dell'ambiente e dei rischi, enti pubblici equiva-
lenti ed organizzazioni private (incluse le imprese).
Il programma è cofinanziato dal Fondo Europeo di Sviluppo Regionale (FESR). I pro-
getti ammissibili al finanziamento devono essere presentati, a seguito di specifici
bandi, da partenariati costituiti dai beneficiari dei territori eleggibili secondo le
modalità previste dalla normativa comunitaria di attuazione.
Autorità di gestione del programma è la Città di Vienna (Austria).
Sito Internet: www.central2013.eu
Europa Sud Est Programma operativo di cooperazione transnazionale che fa parte dell'obiettivo
(programma operativo) “Cooperazione territoriale europea” della politica di coesione dell'Unione Europea
per il periodo di programmazione 2007-2013.
L'obiettivo generale del programma è migliorare il processo di integrazione territo-
riale, economico e sociale dei Paesi coinvolti e contribuire alla coesione, stabilità e
competitività dell'area interessata attraverso lo sviluppo di partenariati transnazio-
nali ed azioni congiunte su materie di importanza strategica.
Gli obiettivi specifici sono facilitare l'innovazione, l'imprenditorialità, l'economia
della conoscenza e la società dell'informazione; migliorare l'attrattività delle regioni
e delle città tenendo in considerazione lo sviluppo sostenibile, l'accessibilità fisica e
la conoscenza e la qualità ambientale; promuovere l'integrazione facilitando lo svi-
luppo di competenze bilanciate per la cooperazione territoriale transnazionale a
tutti i livelli. Ciascun obiettivo trova applicazione in uno o più assi prioritari.
Il programma interessa otto Paesi membri dell'Ue - Austria, Bulgaria, Grecia, Italia,
Romania, Slovenia, Slovacchia, Ungheria - ed otto Paesi non membri: Croazia ed ex
Repubblica Jugoslava di Macedonia (paesi candidati all'adesione), Albania, Bosnia
Erzegovina, Serbia e Montenegro (paesi potenziali candidati all'adesione), Moldova
e Ucraina (paesi terzi). Le aree geografiche eleggibili sono gli interi territori nazionali
dei Paesi sopra menzionati, ad eccezione dell'Italia (sono eleggibili le regioni Lombardia,
Veneto, Friuli Venezia Giulia, Emilia-Romagna, Umbria, Marche, Abruzzo, Molise,
Puglia e Basilicata nonché le province autonome di Bolzano e Trento) e dell'Ucraina.
I beneficiari sono autorità pubbliche nazionali, regionali e locali, enti pubblici equi-
valenti e soggetti privati.
Il programma è cofinanziato dal Fondo Europeo di Sviluppo Regionale (FESR). I progetti
ammissibili al finanziamento devono essere presentati, a seguito di specifici bandi, da
partenariati costituiti dai beneficiari dei territori eleggibili secondo le modalità previste
dalla normativa comunitaria di attuazione.
24
25. Cooperazione territoriale europea: parole chiave
Autorità di gestione del programma è l'Agenzia di Sviluppo Nazionale dell'Ungheria.
Siti Internet: www.southeast-europe.net - www.programmasee.it
Strumenti finanziari della politica di coesione dell'Unione europea. Esistono due Fondi comunitari
F
tipologie di Fondi: i Fondi strutturali - il Fondo Europeo per lo Sviluppo Regionale
(FESR) e Fondo Sociale Europeo (FSE) - ed il Fondo di coesione.
I Fondi strutturali e il Fondo di coesione costituiscono gli strumenti finanziari della
politica regionale dell'Ue, il cui scopo consiste nell'equiparare i diversi livelli di svi-
luppo tra le regioni e tra gli Stati membri.
Per il periodo di programmazione 2007-2013, FESR, FSE e Fondo di coesione contri-
buiscono, ciascuno conformemente alle disposizioni che lo disciplinano, alla realizza-
zione dei tre obiettivi (“Convergenza”, “Competitività regionale e occupazione” e
“Cooperazione territoriale europea”) della politica di coesione dell'Ue.
Le risorse disponibili impegnate a titolo dei Fondi per il periodo 2007-2013 ammon-
tano a 308 miliardi di Euro, di cui 278 destinati ai Fondi strutturali e 70 al Fondo di
coesione.
Le attività dei Fondi negli Stati membri sono pianificate attraverso programmi ope-
rativi nell'ambito del Quadro di riferimento Strategico Nazionale (QSN).
I Fondi sono regolati da quattro principi: programmazione, partenariato, concentra-
zione e addizionalità.
Gli obiettivi dei Fondi sono perseguiti nel quadro di:
- un sistema di programmazione pluriennale articolato in varie fasi, comprendenti
l'individuazione delle priorità, il finanziamento ed un sistema di gestione e control-
lo (principio della programmazione);
- una stretta cooperazione tra la Commissione e ciascuno Stato membro, che orga-
nizza un partenariato con autorità ed organismi quali autorità regionali, locali, cit-
tadine ed altre autorità pubbliche competenti, parti economiche e sociali, ogni altro
organismo appropriato in rappresentanza della società civile, i partner ambientali, le
organizzazioni non governative e gli organismi di promozione della parità tra uomi-
ni e donne (principio del partenariato).
L'intervento cofinanziato dai Fondi è finalizzato agli obiettivi prioritari dell'Ue (prin-
cipio della concentrazione).
I contributi dei Fondi non sostituiscono le spese strutturali, pubbliche o assimilabili,
di uno Stato membri (principio dell'addizionalità).
Strumento finanziario dell'Unione Europea. Interviene a sostegno di azioni nei set- Fondo di coesione
tori delle reti transeuropee di trasporto (in particolare i progetti prioritari di interes-
25
26. Campaniamed
se comune individuati dalla decisione n 1692/96/CE) e della tutela dell'ambiente (in
relazione alle priorità stabilite dalla politica comunitaria in materia). In tale contesto,
può intervenire anche nei settori collegati allo sviluppo sostenibile che presentano
chiari vantaggi ambientali, quali l'efficienza energetica e le energie rinnovabili e, nel
settore dei trasporti al di fuori delle reti transeuropee.
Il Fondo contribuisce al conseguimento dell'obiettivo “Convergenza” della politica
di coesione dell'Ue per il periodo di programmazione 2007-2013
Nell'ambito dell'Obiettivo, sono ammissibili al finanziamento del Fondo gli Stati
membri il cui Reddito Nazionale Lordo (RNL) pro capite, misurato in parità di pote-
re di acquisto e calcolato sulla base dei dati comunitari per il periodo 2001-2003, è
inferiore al 90 % del RNL medio dell'Ue a 25 e che hanno un programma per con-
formarsi alle condizioni di convergenza.
Gli Stati membri ammissibili al Fondo sono Bulgaria, Cipro, Estonia, Grecia, Lettonia,
Lituania, Malta, Polonia, Portogallo, Repubblica Ceca, Romania, Slovacchia, Slovenia
ed Ungheria. La Spagna, con un RNL pro capite inferiore alla media dell'Ue a 15, bene-
ficia del sostegno transitorio.
Fondo Europeo Uno dei fondi strutturali dell'Unione Europea. Partecipa al finanziamento di inter-
di Sviluppo Regionale venti destinati a rafforzare la coesione economica e sociale eliminando le principali
(FESR) disparità regionali attraverso il sostegno allo sviluppo e all'adeguamento strutturale
delle economie regionali (inclusa la riconversione delle regioni industriali in declino
e delle regioni in ritardo di sviluppo) e sostenendo la cooperazione transfrontaliera,
transnazionale e interregionale.
Il Fondo concorre al conseguimento dei tre obiettivi (“Convergenza”, “Competitività
regionale e occupazione” e “Cooperazione territoriale europea”) della politica di
coesione dell'UE per il periodo di programmazione 2007-2013. Nell'ambito di cia-
scun obiettivo, il Fondo concentra il proprio intervento su una serie di priorità tema-
tiche. In particolare, interviene a sostegno di investimenti produttivi che contribuisco-
no alla creazione e al mantenimento di posti di lavoro stabili, in primo luogo attra-
verso aiuti diretti agli investimenti principalmente nelle piccole e medie imprese (PMI);
investimenti in infrastrutture; dello sviluppo di potenziale endogeno attraverso misu-
re che sostengono lo sviluppo regionale e locale (tali attività includono il sostegno e
i servizi alle imprese, in particolare alle PMI, la creazione e lo sviluppo di strumenti
finanziari quali il capitale di rischio, i fondi per mutui e fondi di garanzia, i fondi di
sviluppo locale, gli abbuoni di interesse); della messa in rete, della cooperazione e
degli scambi di esperienze tra regioni, città e operatori sociali, economici e ambien-
tali interessati; dell’assistenza tecnica.
26
27. Cooperazione territoriale europea: parole chiave
Istituito nel 1994 per sostenere le piccole e medie imprese, ha come azionista di Fondo Europeo per gli
maggioranza la Banca Europea per gli Investimenti, con la quale il Fondo forma il Investimenti (FEI)
“Gruppo BEI”.
Il Fondo non è un istituto di credito e, pertanto, non concede prestiti o sovvenzioni
alle imprese, né investe direttamente in alcun tipo di società. Opera attraverso banche
ed altri soggetti di intermediazione finanziaria avvalendosi dei propri fondi o di quelli
affidatigli dalla BEI o dall'Unione europea. Il Fondo è attivo negli Stati membri
dell'Unione europea, in Croazia, Turchia e nei tre paesi EFTA (Islanda, Liechtenstein e
Norvegia).
Creato in seno alla Banca Europea per gli Investimenti (BEI), mira a sostenere la cre- Fondo per gli Investimenti
scita economica e lo sviluppo del settore privato nei Paesi partner del Mediterraneo e il Partenariato
(Marocco, Algeria, Tunisia, Egitto, Autorità Palestinese, Israele, Libano, Siria e euromediterraneo (FEMIP)
Giordania; attualmente la Turchia è esclusa in quanto, ai fini delle operazioni della
BEI, è considerata un Paese candidato).
Concede prestiti a lungo termine destinati a progetti di grandi dimensioni, prestiti
globali accordati al sistema bancario locale che potrà cosi erogare prestiti a lungo
termine alla piccole e medie imprese locali, finanziamenti a specifici progetti del set-
tore privato.
Uno dei fondi strutturali dell'Unione Europea. Contribuisce al conseguimento degli Fondo Sociale Europeo
obiettivi “Competitività regionale e occupazione” e “Convergenza” della politica di (FSE)
coesione dell'Ue per il periodo di programmazione 2007-2013.
In tale ambito, il Fondo sostiene le azioni negli Stati membri che mirano a consegui-
re le seguenti priorità: accrescere l'adattabilità dei lavoratori, delle imprese e degli
imprenditori, al fine di migliorare l'anticipazione e la gestione positiva dei cambia-
menti economici; migliorare l'accesso all'occupazione e l'inserimento sostenibile nel
mercato del lavoro per le persone in cerca di lavoro e per quelle inattive, prevenire
la disoccupazione (in particolare la disoccupazione di lunga durata e la disoccupa-
zione giovanile), incoraggiare l'invecchiamento attivo e prolungare la vita lavorativa
e accrescere la partecipazione al mercato del lavoro; potenziare l'inclusione sociale
delle persone svantaggiate ai fini della loro integrazione sostenibile nel mondo del
lavoro e combattere ogni forma di discriminazione nel mercato del lavoro; potenzia-
re il capitale umano; promuovere partenariati, patti e iniziative tramite la creazione
di reti di soggetti interessati, quali parti sociali e organizzazioni non governative, a
livello transnazionale, nazionale, regionale e locale, al fine di favorire riforme nei set-
tori dell'occupazione e dell'integrazione nel mercato del lavoro.
27
28. Campaniamed
Fondi strutturali Strumenti finanziari delle azioni “strutturali” dell'Unione Europea, vale a dire quel-
le che mirano a ridurre i divari di sviluppo tra le regioni. Per il periodo di program-
mazione 2007-2013, tra i Fondi strutturali rientrano esclusivamente il Fondo
Europeo di Sviluppo Regionale (FESR) e Fondo Sociale Europeo (FSE).
Governance europea Insieme dei principi, processi e prassi che influiscono sul modo in cui in cui i poteri
G
sono esercitati in seno all'Unione europea. Il Libro bianco sulla governance europea
(luglio 2001) della Commissione ha avviato un dibattito sulla necessità di una rifor-
ma della governance europea. L'obiettivo è riavvicinare l'Unione europea ai suoi cit-
tadini attraverso una maggiore partecipazione delle parti interessate non istituzio-
nali all'elaborazione e all'attuazione delle politiche nell'Ue, il rafforzamento della
democrazia in Europa, una maggiore efficacia dell'azione dell'Ue ed il consolida-
mento della legittimità delle sue istituzioni.
Gruppo Europeo Organismo che può essere costituito sul territorio dell'Unione Europea con l'obiettivo di
di Cooperazione facilitare e promuovere la cooperazione transfrontaliera, transnazionale e/o interregiona-
Territoriale (GECT) le tra i suoi membri al fine esclusivo di rafforzare la coesione economica e sociale.
Ha personalità giuridica ed è composto da membri, situati nel territorio di almeno
due Stati dell'Ue, che appartengono ad una o più delle seguenti categorie: Stati
membri, autorità regionali, autorità locali ed organismi di diritto pubblico. Anche le
associazioni composte di organismi che appartengono ad una o più di tali catego-
rie possono essere membri. Il gruppo consente di associare enti di diversi Stati mem-
bri senza la necessità di sottoscrivere dapprima un accordo internazionale, ratifica-
to dai parlamenti nazionali. Gli Stati membri devono, tuttavia, approvare la parteci-
pazione al gruppo dei potenziali membri sul rispettivo territorio.
INTERACT II Programma operativo di cooperazione interregionale che fa parte dell'obiettivo
I
(programma operativo) “Cooperazione territoriale europea” della politica di coesione dell'Unione Europea
per il periodo di programmazione 2007-2013.
L'obiettivo generale del programma è migliorare ed armonizzare strumenti e proce-
dure di gestione dei programmi dell'obiettivo “Cooperazione territoriale europea”,
migliorare la qualità dei programmi e progetti, rafforzare la cooperazione lungo i
confini esterni dell'Ue.
L'area di cooperazione eleggibile comprende l'intero territorio dell'Ue (27 Stati
membri), della Norvegia, della Svizzera e dei Paesi che beneficiano dello Strumento
di assistenza alla preadesione (IPA).
Sito Internet: www.interact-eu.net
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29. Cooperazione territoriale europea: parole chiave
Programma operativo di cooperazione interregionale che fa parte dell'obiettivo Interreg IV C
“Cooperazione territoriale europea” della politica di coesione dell'Unione Europea (programma operativo)
per il periodo di programmazione 2007-2013.
L'obiettivo generale del programma è migliorare, attraverso la cooperazione inter-
regionale, l'efficacia delle politiche di sviluppo regionale nelle aree dell'innovazione,
dell'economia della conoscenza, dell'ambiente e della prevenzione del rischio non-
ché contribuire alla modernizzazione economica ed alla competitività dell'Europa. Al
raggiungimento dell'obiettivo contribuiscono lo scambio, la condivisione ed il tra-
sferimento di esperienza nelle politiche, di conoscenza e buone pratiche.
Il programma è organizzato intorno a due priorità tematiche: innovazione ed eco-
nomia della conoscenza; ambiente e prevenzione dei rischi.
L'area di cooperazione eleggibile ai fini della partecipazione al Programma copre
l'intero territorio dell'Ue (27 Stati membri), della Norvegia e della Svizzera.
I beneficiari sono autorità pubbliche regionali e locali e gli enti pubblici equivalenti.
Anche il settore privato può partecipare ai progetti di partenariato sostenendo diretta-
mente i costi relativi. Inoltre, in conformità con le regole del settore degli appalti, al set-
tore privato può essere affidato in subappalto dai partner la fornitura di servizi o un ruolo
nell'esecuzione di determinate attività. Il programma è cofinanziato dal Fondo Europeo
di Sviluppo Regionale (FESR). Norvegia e Svizzera partecipano con una propria dotazio-
ne finanziaria. I progetti ammissibili al finanziamento devono essere presentati, a segui-
to di specifici bandi, da partenariati costituiti dai beneficiari dei territori eleggibili secon-
do le modalità previste dalla normativa comunitaria di attuazione.
Autorità di gestione del programma è la Regione Nord - Pas de Calais - Lille Cedex
(Francia).
Sito Internet: www.interreg4c.eu
L'articolo 7 del Trattato di Roma stabilisce che “l'esecuzione dei compiti affidati alla Istituzioni dell'Unione
Comunità è assicurata dal Parlamento Europeo, dal Consiglio, dalla Commissione, Europea
dalla Corte di giustizia e dalla Corte dei conti. Ciascuna Istituzione agisce nei limiti
delle attribuzioni che le sono conferite dal Trattato”.
Strumento tramite il quale un asse prioritario di un programma operativo trova attuazio- Misura
M
ne su un arco di tempo pluriennale e che consente il finanziamento delle operazioni.
Classificazione gerarchica delle unità territoriali del territorio economico della Nomenclatura delle Unità
Comunità (“regioni”) elaborata dall'Ufficio statistico delle Comunità Europee (EURO- Territoriali Statistiche
N
STAT) allo scopo di disporre a livello comunitario di statistiche regionali omogenee. Ad (NUTS)
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30. Campaniamed
ogni regione dell'Ue è attribuito un nome ed un codice specifici. La classificazione è
gerarchica. Ogni Stato membro dell'Unione europea è suddiviso in regioni di livello
NUTS 1, ognuna delle quali è suddivisa in regioni di livello NUTS 2, a loro volta suddi-
vise in regioni di livello NUTS 3. Tuttavia, una determinata regione può comprendere
numerosi livelli NUTS.
Obiettivi comunitari Priorità politiche della politica di coesione dell'Unione europea. Nel perseguire tali
O
priorità, l'Ue promuove uno sviluppo armonioso e duraturo delle attività economi-
che, dell'occupazione e delle risorse umane, la tutela dell'ambiente e l'eliminazione
delle ineguaglianze, nonché la promozione della parità tra uomini e donne.
Nel periodo di programmazione 2007-2013, sono previsti tre obiettivi: “Convergenza”,
“Competitività regionale e occupazione”, “Cooperazione territoriale europea”.
Operazione Progetto o gruppo di progetti selezionato dall'autorità di gestione di un program-
ma operativo o sotto la sua responsabilità, secondo criteri stabiliti dal comitato di
sorveglianza ed attuato da uno o più beneficiari, che consente il conseguimento
degli scopi dell'asse prioritario cui si riferisce.
Organismo intermedio Qualsiasi organismo o servizio pubblico o privato che agisce sotto la responsabilità
di un'autorità di gestione o di certificazione o che svolge mansioni per conto di que-
sta autorità nei confronti dei beneficiari che attuano le operazioni.
Orientamenti strategici Priorità stabilite dal Consiglio per la politica di coesione dell'Unione Europea nel periodo
comunitari per la coesione di programmazione 2007-2013. In conformità con gli orientamenti integrati per la cre-
scita e l'occupazione della rinnovata strategia di Lisbona, i programmi sostenuti dalla
politica di coesione devono tendere ad indirizzare le risorse verso le seguenti priorità:
- rendere più attraenti gli Stati membri, le regioni e le città migliorando l'accessibi-
lità, garantendo una qualità e un livello adeguati di servizi e tutelando l'ambiente;
- promuovere l'innovazione, l'imprenditorialità e l'economia della conoscenza
mediante lo sviluppo della ricerca e dell'innovazione, comprese le nuove tecnologie
dell'informazione e della comunicazione;
- creare nuovi e migliori posti di lavoro attirando un maggior numero di persone
verso il mercato del lavoro o l'attività imprenditoriale, migliorando l'adattabilità dei
lavoratori e delle imprese e aumentando gli investimenti nel capitale umano.
Paese candidato Paese che ha presentato domanda di adesione all'Unione europea e la cui candida-
P
tura è stata ufficialmente accettata. Lo status di paese candidato è concesso dal
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31. Cooperazione territoriale europea: parole chiave
Consiglio europeo sulla base di un parere della Commissione europea formulato a
seguito di una richiesta di adesione presentata dal paese candidato.
La Commissione esamina la candidatura alla luce dei criteri di adesione noti come
“criteri di Copenhagen”: presenza di istituzioni stabili che garantiscano la democra-
zia, lo stato di diritto, i diritti dell'uomo, il rispetto delle minoranze e la loro tutela;
esistenza di un'economia di mercato affidabile, capace di far fronte alle forze del
mercato e alla pressione concorrenziale all'interno dell'Unione; acquisizione totale
dell'acquis comunitario.
Lo statuto di paese candidato non dà tuttavia diritto all'adesione automatica all'Ue.
Il processo di adesione, che inizia in seguito alla decisione del Consiglio europeo di avvia-
re i negoziati di adesione, si avvale dello Strumento di assistenza alla preadesione (IPA).
Un Paese che non è membro dell'Unione europea. Il significato di questo termine Paese terzo
risulta chiaro se si pensa ad una situazione in cui sono in gioco le relazioni tra due
Stati membri dell'Ue (o tra le istituzioni dell'Ue e uno Stato membro) ed un paese
che non fa parte dell'Ue. Il termine è entrato nel gergo comunitario soprattutto per
indicare i Paesi della sponda sud del Mediterraneo.
Istituzione comunitaria che rappresenta tutti cittadini dell'Unione europea. I suoi Parlamento europeo
membri sono eletti direttamente dai cittadini dell'Ue. Ha come compiti principali
l'approvazione, insieme al Consiglio dei ministri, degli atti legislativi europei e del
bilancio, ed il controllo dell'attività della Commissione. Il Parlamento in carica conta
785 membri, provenienti da tutti i 27 Stati membri dell'Ue in proporzione alla loro
popolazione.
Sito Internet: http://www.europarl.europa.eu
In base ai criteri enunciati nella raccomandazione della Commissione del 6 mag- Piccole e Medie Imprese
gio 2003 (2003/361/CE), le piccole e medie imprese presentano le seguenti carat- (PMI)
teristiche:
- numero di dipendenti non superiore a 250 per le medie imprese e a 50 per le pic-
cole imprese;
- fatturato annuo non superiore a 50 milioni di euro per le medie imprese e a 10
mln per le piccole imprese oppure bilancio annuo non superiore a 43 milioni di euro
per le medie imprese e a 10 mln per le piccole imprese.
Tra le microimprese rientrano, invece, le imprese con un numero di dipendenti non
superiore a 10 e un fatturato annuo non superiore a 2 milioni di euro (oppure un
bilancio superiore a 2 mln).
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Politica di coesione E' finalizzata, ai sensi dell'articolo 158 del Trattato di Roma, a “promuovere uno svi-
dell'Unione europea luppo armonioso dell'insieme della Comunità” attraverso il “rafforzamento della
sua coesione economica e sociale”. In particolare “la Comunità mira a ridurre il
divario tra i livelli di sviluppo delle varie regioni e il ritardo delle regioni meno favo-
rite o insulari, comprese le zone rurali”.
L'articolo 159 del Trattato prevede che questa azione sia sostenuta attraverso i
Fondi comunitari, la Banca europea per gli investimenti (BEI) e gli altri strumenti
finanziari esistenti.
Per il periodo di programmazione 2007-2013, la politica di coesione dell'Ue deve
tendere ad attuare le priorità definite negli “Orientamenti strategici comunitari per
la coesione” ed è organizzata su tre obiettivi: “Convergenza”, “Competitività regio-
nale e Occupazione” e “Cooperazione territoriale europea”.
Gli interventi della politica di coesione sono chiamati anche a perseguire gli orien-
tamenti delineati nelle strategie di Lisbona e Göteborg.
Politica Europea di Si prefigge di stabilire relazioni privilegiate tra l'Unione europea e i Paesi vicini
Vicinato (PEV) dell'Europa dell'Est, della sponda sud del Mediterraneo e del Caucaso meridionale
che non hanno prospettive di adesione all'Ue.
La PEV rientra nel quadro della strategia europea di sicurezza ed è stata sviluppata
a partire dal 2003 nel quadro del processo di allargamento dell'Ue con l'obiettivo di
evitare l'emergere di nuove linee di divisione tra l'Ue allargata e i Paesi vicini e per
rafforzare la stabilità, la sicurezza e il benessere in tutta l'area interessata.
Attraverso la PEV, l'Ue intende instaurare con i Paesi vicini rapporti privilegiati basa-
ti su un impegno reciproco verso valori comuni, quali la democrazia, lo Stato di dirit-
to, il buon governo e il rispetto dei diritti umani, ed i principi dell'economia di mer-
cato, del commercio aperto, regolamentato ed equo, dello sviluppo sostenibile e
della lotta contro la povertà.
Attualmente alla PEV partecipano Armenia, Azerbaigian, Bielorussia, Georgia,
Moldova, Ucraina, Algeria, Autorità Palestinese, Egitto, Giordania, Israele, Libano, Libia,
Marocco, Siria e Tunisia.
Inoltre nella PEV rientra il partenariato strategico dell'Ue con la Federazione russa.
Nell'ambito della PEV, l'Ue e i Paesi partner definiscono congiuntamente un insieme
di priorità da includere in una serie di piani d'azione definiti di comune accordo e
che riguardano, tra l'altro, il dialogo politico e il processo di riforme politiche, com-
merciali ed economiche, lo sviluppo sociale ed economico equo, la giustizia e gli
affari interni, l'energia, i trasporti, la società dell'informazione, l'ambiente, la ricer-
ca e l'innovazione, lo sviluppo della società civile e i contatti tra i popoli.
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I Paesi partner beneficiano, per il periodo di programmazione 2007-2013, di un'as-
sistenza finanziaria e tecnica essenzialmente attraverso lo Strumento europeo di
vicinato e partenariato (ENPI).
Sito Internet: http://ec.europa.eu/world/enp/index_en.htm
Noto anche come “Partenariato euromediterraneo”, rappresenta l'articolato quadro Processo di Barcellona
delle relazioni politiche, economiche e sociali tra gli Stati membri dell'Unione euro-
pea e i Paesi Terzi del Mediterraneo (PTM).
E' stato avviato dalla Conferenza dei ministri degli Esteri di 27 Paesi del bacino del
Mediterraneo (gli allora 15 Stati membri dell'Ue e 12 Paesi terzi: Algeria, Autorità
Palestinese, Marocco, Egitto, Israele, Giordania, Libano, Siria, Tunisia, Turchia non-
ché Cipro e Malta, che nel 2004 avrebbero aderito all'Ue) svoltasi a Barcellona il 27
e 28 novembre del 1995 e conclusasi con l'adozione della Dichiarazione di
Barcellona.
Articolato in tre assi (partenariato politico; partenariato culturale, sociale ed umano;
partenariato economico e finanziario), il Processo di Barcellona mira a creare una
zona comune di stabilità, sicurezza e prosperità.
In particolare, il partenariato politico si prefigge di realizzare un'area euromediterra-
nea di pace e stabilità basata sui principi del rispetto dei diritti umani, delle libertà
fondamentali e della democrazia.
Il partenariato culturale, sociale ed umano mira a promuovere l'avvicinamento tra i
popoli favorendo il dialogo tra le culture mediterranee e gli scambi a livello umano,
scientifico e tecnologico. La fondazione Anna Lindh, inaugurata nel 2005 ad
Alessandria, è la prima istituzione comune del Processo di Barcellona finanziata con
contributi di tutti i paesi partner e della Commissione.
Il partenariato economico e finanziario punta a creare un'area di prosperità condi-
visa attraverso l'istituzione di zona euromediterranea di libero scambio entro il
2010, destinata ad ancorare le economie dei partner del Sud all'Europa.
I finanziamenti europei accompagnano questo sforzo di liberalizzazione e di messa
a livello delle economie del Sud. Le sovvenzioni dell'Ue (5,3 miliardi di euro a titolo
del programma MEDA per il periodo di programmazione 2000-2006) hanno finan-
ziato un appoggio alle politiche di transizione, sviluppo e cooperazione regionale.
Dal 2007, nell'ambito della Politica Europea di Vicinato (PEV), queste sovvenzioni
sono incluse nello Strumento europeo di vicinato e partenariato (ENPI), che ha stan-
ziato 3,4 miliardi per il Mediterraneo per il periodo 2007-2010.
I prestiti della Banca Europea per gli Investimenti (BEI), concessi nell'ambito del
Fondo Euromediterraneo d'Investimento e Partenariato (FEMIP), sono ammontati a
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6,7 miliardi per il periodo 2002-2006. Nel 2007, il FEMIP ha impegnato circa 1,4
miliardi per l'area Med.
Il partenariato euromediterraneo si sviluppa su due dimensioni complementari:
quella regionale, considerata prioritaria, che riguarda l'Ue e i Paesi terzi nel loro
complesso e si occupa di temi e problematiche comuni ai partner mediterranei, e
quella bilaterale, che riguarda le relazioni bilaterali fra l'Ue e ciascuno dei Paese
terzo (soprattutto attraverso gli accordi euromediterranei).
Al fine di dare nuovo slancio al Processo di Barcellona, nel luglio 2008 il Presidente
francese Nicolas Sarkozy ha lanciato ai partner europei e mediterranei l'idea di crea-
re un'Unione per il Mediterraneo (UPM) che poggiasse su due principi fondamenta-
li: la costruzione di un vero partenariato su un piede d'uguaglianza tra l'Europa ed
i paesi del Mediterraneo e la volontà di realizzare progetti concreti. Il Consiglio euro-
peo di Bruxelles del 13 e 14 marzo 2008 ha fatto propria questa iniziativa con il
nome di “Processo di Barcellona: Unione per il Mediterraneo”.
Il vertice di Parigi il 13 e 14 luglio 2008 - che ha riunito capi di Stato e di governo di 43
Paesi (i 27 dell'Ue, Albania, Algeria, Autorità Nazionale Palestinese, Bosnia-Erzegovina,
Croazia, Egitto, Israele, Giordania, Libano, Marocco, Montenegro, Mauritania,
Principato di Monaco, Siria, Tunisia e Turchia) - ha formalmente istituito l'Unione per il
Mediterraneo.
Sito Internet: http://ec.europa.eu/external_relations/euromed/index_en.htm
Programma operativo (PO) Documento presentato da uno Stato membro dell'Unione europea ed adottato
dalla Commissione nel quale è definita una strategia di sviluppo con una serie coe-
rente di priorità da realizzare con il contributo di un Fondo comunitario.
Ciascun PO può riguardare solo uno dei tre obiettivi della politica di coesione dell'Ue
per il periodo di programmazione 2007-2013, salvo quanto diversamente convenu-
to tra la Commissione europea e lo Stato membro.
Nell'ambito della programmazione 2007-2013, ogni PO copre un periodo compre-
so tra il 1° gennaio 2007 e il 31 dicembre 2013 e beneficia del cofinanziamento di
un solo Fondo. Fanno eccezione gli Stati membri che beneficiano del Fondo di coe-
sione, per i quali il Fondo Europeo di Sviluppo Regionale (FESR) e il Fondo di coesio-
ne intervengono congiuntamente nei programmi operativi in materia di infrastrut-
ture di trasporto e di ambiente, inclusi i grandi progetti.
Per ciascun PO, lo Stato membro designa un'autorità di gestione, un'autorità di cer-
tificazione e un'autorità di audit. La stessa autorità può essere designata per più di
un programma operativo.
Il QSN 2007-2013 dell'Italia è attuato attraverso 66 programmi operativi, suddivisi in:
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