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L'uccello blu - un incanto in dodici quadri
Maurice Maeterlinck
L’uccello blu
un incanto in sei atti e dodici quadri
Analisi a cura di Marcella Anderini
Titolo originale dell’opera: L'oiseau bleu: féerie en six actes et douze
tableaux
Testo © 1908 Maurice Maeterlinck
Traduzione dal francese: Chagall
Questa traduzione fa riferimento agli eBook pubblicati gratui-
tamente dal sito The Project Gutenberg e corrispondenti ai se-
guenti dati:
Titolo: L'oiseau bleu: féerie en six actes et douze tableaux
Autore: Maurice Maeterlinck
Data di pubblicazione: 12 febbraio 2012
eBook #38849
Lingua: francese
Titolo: The blue bird: a fairy play in six acts
Autore: Maurice Maeterlinck
Data di pubblicazione: Agosto 2005
eBook #8606
Lingua: inglese
Maurice Maeterlinck
L’uccello blu
un incanto in sei atti e dodici quadri
Rappresentato per la prima volta al Teatro Artistico di Mosca il
30 settembre 1908 e a Parigi sulla scena del Théâtre Réjane il 2
marzo 1911.
Nota del traduttore inglese
Un nuovo atto appare per la prima volta in questa edizione ed è
inserito come Atto Quarto con il titolo Il giardino delle felicità.
Fu scritto espressamente per la ripresa natalizia de L’uccello
blu presso il Haymarket Theatre di Londra, dove sostituì la scena
La foresta dell’Atto Terzo.
Nella versione stampata, tuttavia, la scena La foresta venne
mantenuta e in questa e in tutte le successive edizioni la com-
media si compone di sei atti invece che cinque.
Alexander Teixeira De Mattos, Chelsea, 14 November, 1910
Nota del traduttore
L’eBook in lingua inglese presenta alcune differenze che vanno
al di là di un’ordinaria traduzione.
Le prime due scene del quarto atto sono spostate all’inizio del
quinto.
Sono inoltre presenti stralci di dialogo diversi che ho riporta-
to nelle note conclusive.
Indice
Atto Primo
Scena prima: La capanna del boscaiolo
Atto Secondo
Scena prima: A casa della fata
Scena seconda: Il paese dei ricordi
Atto Terzo
Scena prima: Il palazzo della notte
Scena seconda: La foresta
Atto Quarto
Scena prima: Davanti al sipario
Scena seconda: Il cimitero
Scena terza: Davanti al sipario
Scena quarta: Il giardino delle felicità
Atto Quinto
Scena prima: Il reame dell’avvenire
Atto Sesto
Scena prima: L’addio
Scena seconda: Il risveglio
Indice della traduzione inglese
Atto Primo
Scena prima: La capanna del boscaiolo
Atto Secondo
Scena prima: A casa della fata
Scena seconda: Il paese dei ricordi
Atto Terzo
Scene prima: Il palazzo della notte
Scena seconda: La foresta
Atto Quarto
Scena prima: Davanti al sipario
Scena seconda: Il palazzo delle felicità
Atto Quinto
Scena prima: Davanti al sipario
Scena seconda: Il cimitero
Scena terza: Il reame dell’avvenire
Atto Sesto
Scena Prima: L’addio
Scena seconda: Il risveglio
Personaggi principali
TYLTYL Il nostro piccolo eroe.
MYTYL La spalla di Tyltyl.
FATA BERILUNA Una fata impertinente.
LUCE La guida nelle tenebre.
CANE Il migliore amico dell’Uomo.
GATTA Una cattiva con i baffi.
PANE L’eterno indeciso.
FUOCO Un carattere fumantino.
ACQUA Una gran piagnucolona.
NONNO TYL Il nonno di Tyltyl e Mytyl.
NONNA TYL La nonna di Tyltyl e Mytyl.
NOTTE La misteriosa regina delle tenebre.
TEMPO Un vecchio preciso e brontolone.
MAMMA TYL La mamma di Tyltyl e Mytyl.
PAPÀ TYL Il papà di Tyltyl e Mytyl
VICINA Una mamma preoccupata.
BAMBINA Una piccola alla ricerca di un po’ di felicità.
Costumi
TYLTYL costume di Pollicino nelle fiabe di Perrault: pantalon-
cini rossi vermigli, corta giacchetta blu tenue, calze bianche,
scarpe o stivali di cuoio fulvo.
MYTYL costume di Gretel nella fiaba Hänsel e Gretel o di Cap-
puccetto Rosso.
LUCE abito “color della luna” della fiaba Pelle d’asino1
. Oro
chiaro con riflessi d’argento, veli scintillanti che formano raggi,
etc. Stile neogreco o anglo-greco alla Walter Crane2
, o, più o
meno in stile Impero – vita alta, braccia nude, etc. Pettinatura:
sorta di diadema o corona leggera.
FATA BERILUNA, VICINA BERLINGOT costume classico
delle povere nelle fiabe. È possibile sopprimere al primo atto la
trasformazione della Fata in principessa.
PAPÀ TYL, MAMMA TYL, NONNO TYL, NONNA TYL co-
stumi tradizionali dei boscaioli e dei contadini tedeschi nelle
fiabe dei fratelli Grimm.
FRATELLI E SORELLE DI TYLTYL varianti del costume di
Pollicino.
TEMPO costume classico del Tempo: ampio mantello nero o
blu scuro, barba bianca fluttuante, falce, clessidra.
AMORE MATERNO costume simile a quello di Luce, ovvero,
veli leggeri e quasi trasparenti come quelli delle statue greche,
bianchi quanto possibile. Perle e pietre preziose a piacimento,
purché non infrangano l’armonia pura e candida dell’insieme.
GRANDI GIOIE come scritto nel testo, abiti luminosi dalle sot-
tili e soavi sfumature: risveglio di rose, sorriso d’acqua, rosa
d’ambra, azzurro aurora, etc.
FELICITÀ DELLA CASA abiti di diversi colori, o volendo, co-
stumi di contadini, pastori, boscaioli, etc., ma idealizzati e inter-
pretati in chiave fatata.
GROSSE FELICITÀ prima della trasformazione: ampi e pesanti
mantelli di broccato rosso e giallo, gioielli enormi e grossi, etc.
Dopo la trasformazione: maglie caffè o cioccolata, che diano
l’impressione di marionette.
NOTTE ampi vestiti neri misteriosamente costellati, a riflessi
bronzei. Veli, papaveri scuri, etc.
FIGLIA DELLA VICINA capigliatura bionda e luminosa, lunga
veste bianca.
CANE tonaca rossa, calzoni bianchi, stivali verniciati, cappello
cerato; costume che ricorda più o meno quello di John Bull.3
GATTA maglia di seta nera a paillettes.4
N.B. È opportuno che le teste di questi due personaggi siano di-
scretamente animalesche.
PANE sontuoso costume da pascià. Ampio abito di seta o di vel-
luto cremisi, ricamato d’oro. Grande turbante, scimitarra. Ven-
tre enorme, faccia rossa ed estremamente paffuta.
ZUCCHERO abito di seta, simile a quello degli eunuchi, metà
bianco e metà blu per ricordare la carta d’imballaggio del pan di
zucchero. Acconciatura dei guardiani dei serragli degli harem a-
rabi.
FUOCO maglia rossa, mantello vermiglio con riflessi cangianti,
foderato d’oro. Aigrette di fiamme multicolori.
ACQUA abito “colore del tempo” della fiaba Pelle d’asino. Blua-
stro o glauco, dai riflessi trasparenti, effetti di garza grondante,
egualmente in stile neogreco o anglo-greco, ma più ampio, più
fluttuante. Pettinatura di fiori e alghe o di canne acquatiche.
ANIMALI costumi popolari o campagnoli.
ALBERI abiti nelle varie sfumature del verde o della tinta dei
tronchi degli alberi. Accessori: foglie o rami che li facciano rico-
noscere.
Atto Primo
Scena Prima
La capanna del boscaiolo
Il teatro rappresenta l’interno della capanna di un boscaiolo, semplice,
rustica, ma affatto miserabile – caminetto a mattoni dove si assopisce
un fuoco di ceppi. Utensili da cucina, armadio, madia, orologio a pen-
dolo, arcolaio, pompa dell’acqua, etc. – su una tavola, una lampada
accesa. Ai piedi dell’armadio, a ciascun lato dello stesso, addormentati,
raggomitolati, il naso sulla coda, un cane e una gatta – fra di loro, un
gran pan di zucchero bianco e blu. Appesa al muro, una gabbia circola-
re che trattiene una tortorella. In fondo, due finestre le cui imposte in-
terne sono chiuse – sotto una delle finestre uno sgabello. A sinistra, la
porta di entrata della casa, munita di un grosso lucchetto. A destra,
un’altra porta – scala conducente al granaio. Sempre a destra, due pic-
coli letti da bambini, al capezzale dei quali, su due sedie, dei vestiti so-
no meticolosamente piegati.
All’alzata del sipario, Tyltyl e Mytyl sono profondamente addormen-
tati nei loro lettini. Mamma Tyl li rimbocca un’ultima volta, si piega su
di loro, contempla un momento il loro sonno e chiama con la mano Pa-
pà Tyl, che sbircia dalla porta. Mamma Tyl porta un dito alle labbra
per comandargli silenzio, poi esce a destra in punta di piedi, dopo aver
spento la lampada. La scena resta oscura un istante, poi una luce la cui
intensità aumenta poco a poco filtra attraverso le fessure delle imposte.
La lampada sul tavolo si riaccende da sola. I due bambini sembrano
svegliarsi e si mettono seduti.
TYLTYL Mytyl?
MYTYL Tyltyl?
TYLTYL Dormi?
MYTYL E tu?
TYLTYL Ma no, non dormo, dato che ti parlo.
MYTYL Dici sia Natale?
TYLTYL Non ancora, domani. Ma il Bambino Gesù non ci por-
terà nulla quest’anno.
MYTYL Perché?
TYLTYL Ho sentito mamma dire che non è potuta andare in
città per avvertirlo… Ma verrà il prossimo anno.
MYTYL È lungo, l’anno prossimo?
TYLTYL Non è troppo corto. Ma viene quest’anno a casa dei
bambini ricchi.
MYTYL Ah?
TYLTYL Toh! Mamma ha dimenticato la lampada! Ho un’idea.
MYTYL ?
TYLTYL Alziamoci.
MYTYL È vietato.
TYLTYL Dato che non c’è nessuno Vedi le imposte?
MYTYL Oh! Come brillano!
TYLTYL Sono le luci della festa.
MYTYL Quale festa?
TYLTYL Qui di fronte, a casa dei piccoli ricchi. È l’albero di
Natale. Andiamo ad aprirle.
MYTYL Possiamo?
TYLTYL Certo, dato che siamo soli. Senti la musica? Alziamoci.
(I due bambini si alzano, corrono a una delle finestre, montano sullo
sgabello e spingono le imposte. Una luce intensa penetra nella stanza. I
bambini guardano avidamente all’esterno.)
TYLTYL Oh, guarda!
MYTYL (Che trova solo uno spazio instabile sullo sgabello.) Io non ci
vedo.
TYLTYL Nevica! Ecco due carrozze a sei cavalli!
MYTYL Ne escono dodici ragazzini!
TYLTYL Stupida! Sono ragazzine.
MYTYL Hanno i pantaloni.
TYLTYL Che ne sai tu? Non mi spingere così!
MYTYL Non ti ho toccato.
TYLTYL (Che occupa da solo tutto lo sgabello.) Prendi tutto il po-
sto.
MYTYL Ma non ho proprio posto!
TYLTYL E taci! Vediamo l’albero.
MYTYL Quale albero?
TYLTYL Ma l’albero di Natale! Tu guardi il muro!
MYTYL Guardo il muro perché non ho posto.
TYLTYL (Cedendole uno piccolo spazio sullo sgabello.) Là! Ne hai
abbastanza? Stai meglio di me! Quante luci ci sono! Quante luci
ci sono!
MYTYL Cosa combinano quelli che fanno tanto rumore?
TYLTYL Suonano.
MYTYL Sono arrabbiati?
TYLTYL No, ma è faticoso.
MYTYL Ancora una carrozza trainata da cavalli bianchi!
TYLTYL Guarda e taci!
MYTYL Cosa pende là, in oro, dai rami?
TYLTYL Ma i giocattoli, perbacco! Sciabole, fucili, soldatini,
cannoni.
MYTYL E di bambole, di’, ne hanno messe?
TYLTYL Bambole? È troppo stupido, non li diverte.
MYTYL E attorno alla tavola, cos’è tutta quella roba?
TYLTYL Sono torte, frutti, pasticcini alla crema.
MYTYL Ne ho mangiati una volta, quando ero piccola.
TYLTYL Anch’io; sono meglio del pane, ma ne ebbi troppo po-
chi.
MYTYL Loro non ne hanno troppo pochi. La loro tavola è pie-
na! Li mangeranno?
TYLTYL Naturalmente, che dovrebbero farsene?
MYTYL Perché non li mangiano subito?
TYLTYL Perché non hanno fame.
MYTYL (Stupefatta.) Non hanno fame? Perché?
TYLTYL Mangiano quando vogliono.
MYTYL (Incredula.) Tutti i giorni?
TYLTYL Così si dice.
MYTYL Mangiano tutto? Ne darebbero agli altri?
TYLTYL A chi?
MYTYL A noi.
TYLTYL Non ci conoscono.
MYTYL Ma se glielo chiedessimo?
TYLTYL Non si fa.
MYTYL Perché?
TYLTYL È vietato.
MYTYL (Battendo le mani.) Oh! Come sono graziosi!
TYLTYL (Pieno di entusiasmo.) E ridono, e ridono!
MYTYL E i piccoli che ballano!
TYLTYL Sì, sì, balliamo anche noi!
(Fremono di gioia sullo sgabello.)
MYTYL Oh! Com’è divertente!
TYLTYL Servono i dolci! Possono toccarli! Mangiano! Mangia-
no! Mangiano!
MYTYL Anche ai più piccoli! Ne prendono uno, due, tre, quat-
tro!
TYLTYL (Ebbro di gioia.) Oh, che buono! Com’è buono, com’è
buono!
MYTYL (Contando i dolci immaginari.) Io ne ho ricevuti dodici.
TYLTYL E io quattro volte dodici! Ma te ne darò. (Bussano alla
porta della capanna. Improvvisamente calmo e spaventato.) Cos’è?
MYTYL (Spaventata.) È papà.
(Come si attardano ad aprire, si vede il grande chiavistello alzarsi da
solo, cigolando. La porta si schiude permettendo il passaggio a una pic-
cola vecchia vestita di verde con un cappuccio rosso sul capo. È gobba,
zoppa, guercia; con il naso e la bocca che si toccano, cammina curva su
un bastone. È senza dubbi una fata.)
FATA Avete qui l’Erba che Canta o l’Uccello che è Blu?
TYLTYL Abbiamo l’erba, ma non canta.
MYTYL Tyltyl ha un uccello.
TYLTYL Ma non posso regalarlo.
FATA Perché?
TYLTYL Perché è mio.
FATA È una ragione, certo. Dov’è, questo uccello?
TYLTYL (Mostrando la gabbia.) Nella gabbia.
FATA (Mettendo il pince nez per esaminare l’uccello.) Non lo voglio,
non è blu a sufficienza. Bisognerà andiate a cercare quello di cui
ho bisogno.
TYLTYL Ma non so dov’è.
FATA Nemmeno io. Per questo bisogna cercarlo. Posso, mal che
vada, fare a meno dell’Erba che Canta; ma mi serve assoluta-
mente l’Uccello Blu. È per la mia bambina, che è molto malata.
TYLTYL Cos’ha?
FATA Non si sa esattamente, vorrebbe essere felice.
TYLTYL Ah?
FATA Sapete chi sono?
TYLTYL Assomigliate un po’ alla nostra vicina, la signora Ber-
lingot.
FATA (Arrabbiandosi repentinamente.) In alcun modo! Non c’è al-
cun rapporto! È abominevole! Io sono la Fata Beriluna!
TYLTYL Ah! Benissimo.
FATA Bisognerà che partiate immediatamente.
TYLTYL Verrete con noi?
FATA È assolutamente impossibile a causa della zuppa che ho
messo sul fuoco questa mattina e che si affretta a traboccare ogni
volta che mi assento per più di un’ora. (Mostrando in successione il
soffitto, il camino e la finestra.) Volete uscire da qui, là o là?
TYLTYL (Indicando timidamente la porta.) Preferirei uscire di là.
FATA (Arrabbiandosi ancora repentinamente.) È assolutamente im-
possibile! Ed è un’abitudine rivoltante! (Indicando la finestra.) U-
sciremo di là… Ebbene! Cosa aspettate? Vestitevi immediata-
mente! (I bambini obbediscono e si vestono rapidamente.) Aiuterò
Mytyl.
TYLTYL Noi non abbiamo le scarpe.
FATA Non ha importanza. Vi darò un cappellino meraviglioso.
Dove sono i vostri genitori?
TYLTYL (Mostrando la porta sulla destra.) Sono là, dormono.
FATA E il vostro nonno e la vostra nonna?
TYLTYL Sono morti.
FATA E i vostri fratellini e le vostre sorelline? Ne avete?
TYLTYL Sì, sì; tre fratellini.
MYTYL E quattro sorelle.
FATA Dove sono?
TYLTYL Sono morti anche loro.
LA FATA Vorreste rivederli?
TYLTYL Oh, sì! Subito! Mostrali!
FATA Non li ho in tasca! Ma cade a meraviglia. Li rivedrete pas-
sando per il Paese dei Ricordi. È sulla strada per l’Uccello Blu.
Subito a sinistra, dopo il terzo incrocio. Cosa facevate quando
ho bussato?
TYLTYL Giocavamo a mangiare dolci.
FATA Avete dei dolci? Dove sono?
TYLTYL Nel palazzo dei bambini ricchi. Venite a vedere, è così
bello. (Trascina la Fata alla finestra.)
FATA (Alla finestra.) Ma sono gli altri che li mangiano!
TYLTYL Sì, ma dato che si vede tutto.
FATA E non sei arrabbiato con loro?
TYLTYL Perché?
FATA Perché mangiano tutto. Trovo abbiano un gran torto a
non dartene.
TYLTYL Ma no, dato che sono ricchi! Dite? Non è bella casa lo-
ro?
FATA Non è più bella di casa tua.
TYLTYL Ohè! Casa nostra è più scura, più piccola, senza dolci.
FATA È assolutamente la stessa cosa, è che tu non vedi.
TYLTYL Ma sì, io vedo benissimo e ho occhi buonissimi. Leggo
l’ora sull’orologio della chiesa che papà non vede.
FATA (Arrabbiandosi repentinamente.) Ti dico che non vedi! Co-
me ti sembro allora? Come sono fatta? (Silenzio imbarazzato di
Tyltyl.) Ebbene, rispondi? Cosa ne so se tu vedi? Sono bella o
brutta? (Silenzio sempre più imbarazzato.) Non vuoi rispondere?
Sono giovane o vecchia? Sono rosa o gialla? Potrei avere una
gobba?
TYLTYL (Conciliante.) No, no, non è grande.
FATA Ma sì, dalla tua aria, si crederebbe enorme. Ho il naso
adunco e l’occhio sinistro bucato?
TYLTYL No, no, non dico… Cosa l’ha bucato?
FATA (Sempre più irritata.) Ma non è bucato! Insolente! Misera-
bile! È più bello dell’altro; più grande, più chiaro, ed è blu come
il cielo. E i miei capelli, vedi? Sono biondi come il grano. Oro
puro, si direbbe! E ne ho così tanti che la testa mi pesa. Scappa-
no dappertutto. Li vedi nelle mie mani? (Mostra due magri ciuffi di
capelli grigi.)
TYLTYL Sì, ne vedo qualcuno.
FATA (Indignata.) Qualcuno! Covoni! Bracciate! Ciuffi! Onde
d’oro! So bene che della gente dice di non vederne affatto, ma
tu non sei uno di quei ciechi malvagi, suppongo?
TYLTYL No, no. Vedo benissimo tutti quelli che non si na-
scondono.
FATA Ma bisogna vedere gli altri con la stessa audacia. Sono
ben curiosi, gli uomini! Dalla morte delle fate, non vedono più
nulla e non dubitano mai. Fortunatamente, ho sempre con me
tutto ciò che serve per riaccendere gli occhi spenti. Cosa estrarrò
dal mio sacco?
TYLTYL Oh! Che grazioso cappellino verde! Cosa brilla così sul-
la coccarda?
FATA È il grosso Diamante che fa vedere.
TYLTYL Ah?
FATA Sì; quando si ha il cappello sulla testa, si ruota un po’ il
Diamante: da destra a sinistra, per esempio… Ecco, in questo
modo, vedi? Preme allora su un bernoccolo della testa che nes-
suno conosce, e che apre gli occhi.
TYLTYL Non fa male?
FATA Al contrario, è fatato. Si vede all’istante anche ciò che si
trova nelle cose: l’anima del pane, del vino, del pepe; per esem-
pio.
MYTYL Si vede anche l’anima dello zucchero?
FATA (Repentinamente arrabbiata.) Va da sé! Non amo le do-
mande inutili! L’anima dello zucchero non è più interessante di
quella del pepe. Ecco, vi regalo ciò che possiedo per aiutarvi nel-
la ricerca dell’Uccello Blu. So bene che l’anello che rende invisi-
bili e il tappeto volante vi sarebbero più utili, ma ho perduto la
chiave dell’armadio in cui li ho chiusi. Ah! Dimenticavo. (Mo-
strando il Diamante.) Quando lo tieni così, vedi? Un piccolo giro
in più, e si rivede il passato. Ancora un piccolo giro, e si vede il
Futuro. È curioso, pratico e non fa rumore.
TYLTYL Papà me lo prenderà.
FATA Non lo vedrà; nessuno può vederlo, finché è su di una te-
sta. Vuoi provarlo? (Mette il cappellino verde a Tyltyl.) Ora, ruota il
Diamante. Un giro e poi…
(Tyltyl non fa tempo a ruotare il Diamante, che un cambiamento subi-
taneo e prodigioso si opera in tutte le cose. La vecchia Fata è di colpo
una principessa meravigliosa. Le pietre con cui sono fabbricati i muri
della capanna s’illuminano, inazzurriscono come zaffiri, cristallizzano,
scintillano, abbagliano come le gemme più preziose. La povera mobilia
si anima e risplende; la tavola di legno chiaro si fa così grave e nobile da
sembrare di marmo. Il quadrante dell’orologio strizza l’occhio e sorride
con amenità, mentre la porta dietro cui dondola il pendolo si schiude
lasciando scappare le Ore, che, tenendosi per mano e scoppiando a ride-
re, si mettono a danzare al suono di una musica deliziosa.)
TYLTYL (Sbigottito, mostrando le Ore.) Perché ci sono tutte queste
belle dame?
FATA Non avere paura, sono le ore della tua vita, felici di essere
libere e visibili un istante.
TYLTYL E perché i muri sono così luminosi? Sono fatti di zuc-
chero o di pietre preziose?
FATA Tutte le pietre sono eguali, tutte le pietre sono preziose:
ma l’uomo non ne vede che qualcuna.
(Mentre parlano, l’incanto continua e si completa. Le anime dei filon-
cini di pane5
, sotto forma di uomini in maglia color crosta di pane, stor-
diti e spolverati di farina, si disperdono dalla madia e folleggiano attor-
no al tavolo. Qui, sono raggiunti dal Fuoco, che, uscito dal focolare in
maglia color zolfo e vermiglio, li insegue ridendo a più non posso.)
TYLTYL Chi sono quegli uomini brutti?
FATA Nulla di grave; sono le anime dei filoncini di pane che
approfittano del regno della verità per uscire dalla madia, dove si
trovavano stretti.
TYLTYL E il grande diavolo rosso puzzolente?
LA FATA Schhh! Non parlare troppo forte, è il Fuoco. Ha un
brutto carattere.
(Questo dialogo non ha interrotto l’incanto. Il Cane e la Gatta, raggo-
mitolati ai piedi dell’armadio, gettano contemporaneamente un grande
strillo, scomparendo in una botola. Al loro posto, sorgono due personaggi
dei quali uno porta una maschera da bulldog e l’altro una testa da gat-
ta.
Immediatamente, l’ometto in maschera da bulldog – d’ora in avanti,
Cane –, si precipita su Tyltyl, che bacia violentemente, travolgendolo di
grida e impetuose carezze. Nello stesso istante, la donnina in maschera
da gatta – che chiameremo più semplicemente Gatta –, si dà una pet-
tinata, si lava le mani e si liscia i baffi, prima di avvicinarsi a Mytyl.)
CANE (Urlando, saltando, inciampando su ogni cosa, in modo fasti-
dioso.) Mio piccolo Dio! Buongiorno! Buongiorno, mio piccolo
Dio! Finalmente, finalmente, possiamo parlare! Ho tante di
quelle cose da dirti. Posso abbaiare e scodinzolare quanto voglio!
Tu non capisci! Ma ora… Buongiorno! Buongiorno! Ti amo! Ti
amo! Ti amo! Vuoi che faccia uno dei miei giochi? Vuoi che
cammini sulle mani o che salti la corda?
TYLTYL (A Fata.) Chi è questo signore dalla testa di cane?
FATA Ma non vedi? È l’anima di Tylò che tu hai liberato.
GATTA (Avvicinandosi a Mytyl e tendendole la mano, cerimoniosa,
con circospezione.) Buongiorno, signorina. Come siete graziosa og-
gi!
MYTYL Buongiorno, signora. (A Fata.) Chi è?
FATA È facile a vedersi. È l’anima di Tylette che ti tende la ma-
no. Baciala.
CANE (Spingendo Gatta.) Anch’io! Bacio il piccolo Dio! Bacio la
bambina! Bacio tutti! Ci divertiremo! Farò paura a Tylette! Bau,
bau, bau.
GATTA Signore, non vi conosco.
FATA (Minacciando Cane con la sua bacchetta.) Vedi di stare tran-
quillo, tu; o ritornerai al Silenzio, fino alla fine dei tempi.
(Nel mentre, l’incanto ha compiuto il suo corso. L’arcolaio si è messo a
girare furiosamente in un angolo, filando splendidi raggi di luce. La
pompa dell’acqua, nell’altro angolo, inizia a cantare con voce stridula e,
trasformatasi in fontana luminosa, inonda il lavello di nappe di perle e
smeraldi, attraverso i quali si libra l’anima dell’Acqua. Questa, nei
panni di una ragazza grondante e spettinata, inizia immediatamente a
lottare con il Fuoco.)
TYLTYL E la dama bagnata?
FATA Non siate spaventati, è l’Acqua che esce dal rubinetto.
(La Brocca del Latte si capovolge, cade dalla tavola, s’infrange al suolo
e dal latte versato si alza una grande forma bianca e pudibonda che
sembra avere paura di tutto.)
TYLTYL E la dama in camicia da notte che ha paura?
FATA È il Latte che ha rotto la sua brocca.
(Il Pan di Zucchero posato ai piedi della credenza cresce, si allarga e
spacca la sua busta di carta, da cui esce un essere mellifluo e ipocrita,
vestito con una blusa metà bianca e metà blu, che, sorridendo beata-
mente, avanza verso Mytyl.)
MYTYL (Con inquietudine.) Cosa vuole?
FATA Ma è l’anima dello Zucchero!
MYTYL (Rassicurata.) Ci sono bastoncini di zucchero6
?
FATA Non ha altro nelle tasche e ciascuna delle sue dita ne è
uno.
(La lampada cade dalla tavola e, una volta a terra, la sua fiamma si
drizza e si trasforma in una vergine luminosa d’incomparabile bellezza.
È vestita di lunghi veli trasparenti e abbaglianti, e rimane immobile in
una sorta di estasi.)
TYLTYL È la regina!
MYTYL È la Santa Vergine.
FATA No, bambini miei, è la Luce.
(Intanto, i tegami sulle mensole girano come trottole, l’armadio sbatte le
sue ante e comincia un magnifico srotolarsi di stoffe color della luna e
del sole, alle quali si mescolano, non meno splendidi, stracci e cenci che
discendono le scale del granaio. Ma ecco che tre colpi assai rudi vengono
battuti alla porta di destra.)
TYLTYL (Spaventato.) È papa! Ci ha sentito!
FATA Ruota il Diamante! Da sinistra a destra. (Tyltyl ruota velo-
cemente il Diamante.) Non così veloce! Mio Dio! È troppo tardi.
L’hai girato troppo bruscamente. Non avranno il tempo di ri-
prendere il loro posto e avremo un bel po’ di noie. (La Fata ridi-
viene una vecchia, i muri della capanna perdono il loro splendore, le ore
ritornano nell’orologio, l’arcolaio si arresta, etc. Ma nella fretta e il di-
sordine generale, mentre Fuoco corre furiosamente intorno alla stanza,
alla ricerca del caminetto, uno dei Panini da Quattro Libbre, che non
ha potuto ritrovare posto nella madia, scoppia in singhiozzi lanciando
strilli di spavento.) Cos’hai?
PANE (In lacrime.) Non c’è più posto nella madia.
FATA (Chinandosi sulla madia.) Ma sì, ma sì. (Spingendo gli altri
panini che hanno ripreso il loro posto.) Andiamo, presto, sistemati.
(Battono ancora alla porta.)
PANE (Smarrito, sforzandosi vanamente di entrare nella madia.) Non
c’è modo! Mi mangerà per primo!
CANE (Sgambettando attorno a Tyltyl.) Mio piccolo Dio! Sono an-
cora qui! Posso ancora parlare! Posso ancora baciarti! Ancora!
Ancora! Ancora!
FATA Come, anche tu? Sei ancora qui?
CANE Che fortuna! Non sono potuto rientrare nel Silenzio; il
passaggio si è chiuso troppo velocemente.
GATTA Anche per me. Cosa accadrà? È pericoloso?
FATA Mio Dio! Devo dirvi la verità: tutti coloro che accompa-
gneranno i due bambini, moriranno alla fine del viaggio.
GATTA E quelli non li accompagneranno?
FATA Sopravivranno per qualche minuto.
GATTA (A Cane.) Vieni, ritorniamo al Silenzio.
CANE No, no! Io non voglio! Io voglio accompagnare il piccolo
Dio! Voglio parlargli tutto il tempo!
GATTA Imbecille!
(Battono ancora alla porta.)
PANE (Piangendo calde lacrime.) Non voglio morire alla fine del
viaggio! Voglio tornare immediatamente nella mia madia!
FUOCO (Che non ha cessato di percorrere la stanza lanciando fischi
d’angoscia.) Non trovo più il mio caminetto!
ACQUA (Che tenta vanamente di rientrare nel rubinetto.) Non pos-
so più rientrare nel rubinetto!
ZUCCHERO (Che si agita intorno alla sua busta di carta.) Ho rot-
to la mia carta d’imballaggio!
LATTE (Debole e pudibondo.) Hanno rotto la mia brocca!
FATA Mio Dio, che sciocchi! Sciocchi e codardi! Preferireste
dunque continuare a vivere nelle vostre brutte scatole, nelle vo-
stre trappole e nei vostri rubinetti, che accompagnare i bambini
che vanno a cercare l’Uccello?
TUTTI (A eccezione di Cane e Luce.) Sì! Sì! Immediatamente! Il
mio rubinetto! La mia madia! Il mio caminetto! La mia trappola!
FATA (A Luce, che guarda sognante i cocci della sua lampada.) E tu,
Luce, cosa ne dici?
LUCE Io accompagnerò i bambini.
CANE (Urlando di gioia.) Anch’io! Anch’io!
FATA Ecco i due migliori. Del resto, è troppo tardi per tirarsi
indietro; non avete più scelta, uscirete tutti con noi. Ma tu, Fuo-
co, non avvicinarti a nessuno. Tu, Cane, non punzecchiare Gat-
ta. E tu, Acqua, tieniti dritta e cerca di non colare dappertutto.
(Dei colpi violenti ancora alla porta di destra.)
TYLTYL (Ascoltando.) È ancora papà! Questa volta si alza. Lo
sento camminare.
FATA Usciamo dalla finestra. Verrete tutti a casa mia, dove ve-
stirò convenientemente gli animali e i fenomeni. (A Pane.) Tu,
Pane, prendi la gabbia nella quale metteremo l’Uccello Blu. Ne
avrai la custodia. Svelti, svelti, non perdiamo tempo.
(La finestra si allunga bruscamente, come una porta. Escono tutti, do-
podiché la finestra riprende la sua forma originaria e si richiude come
nulla fosse. La camera è ridiventata oscura e i due lettini sono immersi
nell’ombra. La porta a destra si schiude leggermente e nello spiraglio
appaiono le teste di Papà e Mamma Tyl.)
PAPÀ Non era nulla. Sono i grilli che cantano.
MAMMA Li vedi?
PAPÀ Certamente, dormono tranquillamente.
MAMMA Li sento respirare.
(La porta si richiude,)
Sipario.
Atto Secondo
Scena Prima
A casa della Fata
Un magnifico vestibolo nel palazzo della Fata Beriluna. Colonne di
marmo chiaro a capitelli d’oro e d’argento, scale, portici, balaustre, etc.
Da destra, sontuosamente vestiti, entrano dal fondo Gatta, Zucchero
e Fuoco. Escono da un appartamento da cui provengono raggi di luce; è
il guardaroba della Fata. Gatta porta un velo leggero su una maglia di
seta nera, Zucchero ha indossato un abito di seta, metà bianco e metà
azzurro, e Fuoco, pettinato con aigrette multicolore, un lungo mantello
cremisi foderato d’oro. Attraversano tutta la sala e discendono al primo
piano, a destra, dove Gatta li riunisce sotto un portico.
GATTA Per di qui. Conosco tutti gli andirivieni di questo pa-
lazzo. La Fata Beriluna l’ha ereditato da Barbablu. Mentre i
bambini e Luce rendono visita alla bambina della Fata, approfit-
tiamo del nostro ultimo minuto di libertà. Vi ho fatti venire qui,
per di parlarvi della situazione in cui ci troviamo. Siamo tutti
presenti?
ZUCCHERO Ecco Cane che esce dal guardaroba della Fata.
FUOCO Come diavolo si è vestito?
GATTA Ha preso la livrea di uno dei lacchè della carrozza di
Cenerentola. E proprio quel che gli ci voleva! Ha un’anima da
valletto. Ma nascondiamoci dietro la balaustra. Non me ne fido
affatto. Sarà meglio che non senta quello che ho da dirvi.
ZUCCHERO È inutile. Ci ha scoperti. Toh, ecco Acqua che e-
sce contemporaneamente dal guardaroba. Cielo! Com’è bella!
(Cane e Acqua raggiungono il primo gruppo.)
CANE (Saltellando.) Ecco! Ecco! Come siamo belli! Guardate
questi merletti, e poi questi ricami! È oro, ed è vero!
GATTA (Ad Acqua.) È l’abito “colore del tempo” di Pelle
d’Asino? Mi sembra di conoscerlo.
ACQUA Sì, è quello che mi andava meglio.
FUOCO (Tra i denti.) Ma non ha il suo ombrello.
ACQUA Dite?
FUOCO Nulla, nulla.
ACQUA Credevo parlaste di un grosso naso rosso che ho visto
l’altro giorno.
GATTA Suvvia, non litighiamo, abbiamo di meglio da fare.
Non manca che Pane: dov’è?
CANE Non la finiva più dall’imbarazzo di scegliere il suo co-
stume.
FUOCO Ne vale la pena, quando si ha l’aria da idioti e la pan-
cia grossa.
CANE Alla fine, ha deciso per un abito turco, ornato di pietre
preziose, una scimitarra e un turbante.
GATTA Eccolo! Si è messo l’abito più bello di Barbablu.
(Entra Pane, nel costume appena descritto. L’abito di seta è penosa-
mente stretto sul suo ventre enorme. Tiene con una mano la guardia
della scimitarra infilata nella cintura e con l’altra la gabbia destinata
all’Uccello Blu.)
PANE (Ciondolando vanitosamente.) Allora? Come mi trovate?
CANE (Saltellando attorno a Pane.) Com’è bello! Com’è scemo!
Com’è bello! Com’è bello!
GATTA (A Pane.) I bambini sono vestiti?
PANE Sì, il signor Tyltyl ha preso la veste rossa, le calze bianche
e i pantaloncini blu di Pollicino; quanto alla signorina Myltyl, ha
l’abito di Gretel e le scarpine di Cenerentola. Ma la grande im-
presa è stata vestire Luce.
GATTA Perché?
PANE La Fata la trovava così bella che non voleva vestirla affat-
to! Allora, ho protestato a nome della nostra dignità di elementi
essenziali ed eminentemente rispettabili; e ho finito col dichiara-
re che, nelle sue condizioni, mi rifiutavo di uscire con lei.
FUOCO Bisognerà comprargli una lampada!
GATTA E la Fata, cosa ti ha risposto?
PANE Mi ha dato qualche colpo di bastone sulla testa e sul ven-
tre.
GATTA E allora?
PANE Fui prontamente convinto, ma all’ultimo momento, Luce
si è decisa per l’abito “color della luna” che si trovava sul fondo
del baule dei tesori di Pelle d’Asino.
GATTA Andiamo, abbiamo chiacchierato abbastanza, il tempo
stringe. Si tratta del nostro avvenire. Lo avete sentito, la Fata lo
ha appena detto, la fine di questo viaggio segnerà allo stesso
tempo la fine delle nostre vite. Si tratta dunque di prolungarlo
quanto possibile e con tutti i mezzi disponibili. Ma c’è ancora
un’altra cosa; bisogna che pensiamo alla sorte della nostra razza
e al destino dei nostri bambini.
PANE Brava! Brava! Gatta ha ragione!
GATTA Ascoltatemi. Tutti noi qui presenti, animali, cose ed e-
lementi, possediamo un’anima che l’Uomo ancora non conosce.
Per questo conserviamo un residuo d’indipendenza! Ma se tro-
veranno l’Uccello Blu, sapranno tutto, vedranno tutto, e noi sa-
remo completamente alla loro mercé. È quello che ho appena
saputo dalla mia vecchia amica Notte, che è, allo stesso tempo,
la guardiana dei misteri della Vita. È dunque nostro interesse
impedire a qualsiasi prezzo che si trovi questo uccello, si dovesse
arrivare a mettere in pericolo la vita stessa dei bambini.
CANE (Indignato.) Cosa dice, quella là? Ripeti un po’ che senta
bene di cosa si tratta.
PANE Silenzio! Non vi è stata data la parola! Io presiedo
l’assemblea.
FUOCO Chi vi ha nominato presidente?
ACQUA (A Fuoco.) Silenzio! Di cosa v’immischiate?
FUOCO Mi immischio di quel che mi pare! Non accetto osser-
vazioni da voi.
ZUCCHERO (Conciliante.) Permettete? Non litighiamo. L’ora è
grave. Si tratta prima di tutto d’intenderci sulle misure da pren-
dere.
PANE Condivido interamente l’opinione di Zucchero e Gatta.
CANE Idioti! C’è l’Uomo, ecco tutto! Bisogna obbedirgli e fare
tutto quello che vuole. Non c’è che questo di vero. Non conosco
che lui! Viva l’Uomo! In vita, in morte, tutti per l’Uomo!
L’Uomo è Dio!
PANE Condivido interamente l’opinione di Cane.
GATTA (A Cane.) Ma spiega le tue ragioni.
CANE Non ci sono ragioni! Amo l’Uomo, questo basta! Se fare-
te qualcosa contro di lui, prima vi strangolerò e poi andrò a rive-
largli tutto.
ZUCCHERO (Intervenendo con dolcezza.) Permettete. Calmiamo i
toni. Da un certo punto di vista, avete ragione entrambi. Vi so-
no i pro e i contro.
PANE Condivido interamente l’opinione di Zucchero.
GATTA Ditemi, non siamo tutti qui, Acqua, Fuoco, e voi stessi,
Pane e Cane, vittime di una tirannia senza nome? Ricordate i
tempi in cui, prima dell’arrivo del despota, erravamo liberamen-
te sulla faccia della Terra? Acqua e Fuoco erano i soli padroni
del mondo; e guardate cosa sono diventati! Quanto a noi, gracili
discendenti delle grandi fiere… Attenzione! Fate finta di nulla.
Vedo avvicinarsi la Fata e Luce. Luce ha preso le parti
dell’Uomo; è la nostra peggiore nemica. Eccole.
(Entrano da destra la Fata e Luce, seguite da Tyltyl e Mytyl.)
FATA Ebbene? Cosa c’è? Cosa fate in questo angolo? Avete
un’aria cospiratoria. È tempo di mettersi in strada. Ho appena
deciso che Luce sarà il vostro capo. Le obbedirete tutti come a
me e le consegno la mia bacchetta. I bambini visiteranno questa
sera i loro nonni, che sono morti. Voi non li accompagnerete,
per discrezione. Passeranno la sera nel grembo della loro fami-
glia defunta. Nel frattempo, preparerete tutto il necessario per la
tappa di domani, che sarà lunga. Andiamo, in piedi, in marcia e
ciascuno al suo posto!
GATTA (Ipocritamente.) È giusto quello che dicevo loro, signora
Fata. Li esortavo ad adempiere coscienziosamente e coraggiosa-
mente tutti i loro doveri. Sfortunatamente, Cane non cessava di
interrompermi.
CANE Cosa dice? Aspettate un po’! (Fa per saltare su Gatta, ma
Tyltyl, prevedendo la sua mossa, lo arresta con un gesto minaccioso.)
TYLTYL Giù, Tylô! Bada; se ti pesco ancora una sola volta…
CANE Mio piccolo Dio, tu non sai, è lei che…
TYLTYL (Minacciandolo.) Taci.
FATA Andiamo, finitela! Che Pane, stasera, riconsegni la gabbia
a Tyltyl. È possibile che l’Uccello Blu si nascondi nel Passato, a
casa dei nonni. In ogni caso, è un’eventualità che conviene non
trascurare. Ebbene, Pane, questa gabbia?
PANE (Solenne.) Un istante, per favore, signora Fata. (Come un
oratore che prende la parola.) Voi tutti, siete testimoni che questa
gabbia d’argento, che mi fu affidata da…
LA FATA (Interrompendolo.) Basta così! Niente prediche. Noi u-
sciremo di là, mentre i bambini usciranno di qui.
TYLTYL (Con inquietudine.) Usciremo tutti soli?
MYTYL Io ho fame.
TYLTYL Anch’io.
LA FATA (A Pane.) Apri il tuo abito turco e da’ loro una fetta
del tuo ventre.
(Pane apre il suo abito, estrae la sua scimitarra e taglia dal suo grosso
ventre due fette, che offre ai bambini.)
ZUCCHERO (Avvicinandosi ai bambini.) Permettetemi di offrirvi
anche qualche bastoncino di zucchero. (Rompe una ad una le dita
della sua mano destra e le presenta loro.)
MYTYL Cosa fa? Si rompe tutte le dita!
ZUCCHERO (Seducente.) Gustatele, sono eccellenti! È vero zuc-
chero d’orzo.
MYTYL (Succhiando una delle dita.) Oh, com’è buona! Ne hai
tante?
ZUCCHERO (Modesto.) Ma sì, quante ne vuoi.
MYTYL Ti fa male quando le rompi così?
ZUCCHERO Per niente. Al contrario, è assai vantaggioso. Ri-
crescono immediatamente, e in questo modo, ho sempre dita
nuove e pulite.
FATA Andiamo, bambini miei, non mangiate troppo zucchero.
Non dimenticate che cenerete fra poco a casa dei vostri nonni.
TYLTYL Sono qui?
FATA Li vedrete all’istante.
TYLTYL Come li vedremo, dato che sono morti?
FATA Come possono essere morti se vivono nei vostri ricordi?
Gli uomini non conoscono questo segreto perché sanno ben
poche cose. Ma tu, grazie al Diamante, vedrai che i morti dei
quali ci si ricorda, sono felici come se fossero se vivi.
TYLTYL Luce viene con noi?
LUCE No, è più conveniente che quest’incontro rimanga in
famiglia. Aspetterò qui, per non apparire indiscreta. Non mi
hanno invitata.
TYLTYL Per dove bisogna andare?
FATA Per di là. Siete alla soglia del Paese dei Ricordi. Non ap-
pena avrai ruotato il Diamante, vedrai un grande albero munito
di un cartello, dal quale capirai di essere arrivato. Ma non di-
menticate che dovrete rientrare entrambi per le ventuno meno
un quarto. È estremamente importante! Soprattutto, siate pun-
tuali, poiché tutto sarebbe perduto se ritardaste. Addio. (Chia-
mando Gatta, Cane, Luce etc.) Per di qui. E i piccoli per di là.
(La Fata esce a destra con Luce, gli animali, etc., mentre i bambini e-
scono a sinistra.)
Sipario.
Scena Seconda
Il Paese dei Ricordi
Una spessa nebbia da cui emerge, a destra, in primo piano, il tronco di
una grossa quercia munita di un cartello. Luce lattea, diffusa, impene-
trabile.
(Tyltyl e Mytyl si trovano ai piedi della quercia.)
TYLTYL Ecco l’albero.
MYTYL C’è il cartello!
TYLTYL Non riesco a leggere. Aspetta, monterò su quella radi-
ce. Ecco, c’è scritto: “Paese dei Ricordi”.
MYTYL È qui che comincia?
TYLTYL Sì, c’è una freccia.
MYTYL Allora, dove sono, nonno e nonna?
TYLTYL Dietro la nebbia. Andiamo a vedere.
MYTYL Io non vedo proprio niente! Non mi vedo più i piedi e
le mani. (Piagnucolando.) Ho freddo! Non voglio più viaggiare.
Voglio tornare a casa.
TYLTYL Andiamo, non piangere sempre, come Acqua. Non ti
vergogni? Una bambina grande come te! Guarda, la nebbia già si
alza. Andiamo a vedere cosa c’è dentro.
(In effetti, la bruma si è messa in movimento; si assottiglia, s’illumina,
si disperde, evapora. Ben presto, in una luce sempre più trasparente, si
scopre, sotto una volta di verzura, una ridente casetta contadina, coper-
ta da piante rampicanti. Le finestre e la porta sono aperte. Notiamo
alveari di api sotto una tettoia, vasi di fiori ai davanzali delle finestre,
una gabbia dove dorme un merlo, etc. Vicino alla porta una panca, sul-
la quale sono seduti, profondamente addormentati, un vecchio contadi-
no e sua moglie, ovvero il nonno e la nonna di Tyltyl.)
TYLTYL (Riconoscendoli all’istante.) Sono il nonno e la nonna!
MYTYL (Battendo le mani.) Sì! Sì! Sono loro! Sono loro!
TYLTYL (Ancora un po’ diffidente.) Attenzione! Non sappiamo
ancora se si muovono. Restiamo dietro l’albero.
(Nonna Tyl apre gli occhi, alza la testa, si stiracchia, tira un sospiro,
guarda Nonno Tyl, che a sua volta esce lentamente dal proprio sonno.)
NONNA TYL Ho idea che i nostri bambini ancora in vita oggi
verranno a vederci.
NONNO TYL Naturalmente, pensano a noi; mi sento tutto sot-
tosopra e ho il formicolio alle gambe.
NONNA TYL Credo siano vicinissimi, perché ho le lacrime agli
occhi dalla gioia.
NONNO TYL No, no, sono molto lontani. Mi sento ancora co-
sì debole.
NONNA TYL Ti dico che sono qui; ho già tutta la mia forza!
TYLTYL e MYTYL (Precipitandosi da dietro quercia.) Eccoci! Ecco-
ci! Nonno, nonna! Siamo noi! Siamo noi!
NONNO TYL Là! Vedi? Cosa ti dicevo? Ero sicuro che sarebbe-
ro venuti oggi.
NONNA TYL Tyltyl! Mytyl! Sei tu! È lei! (Sforzandosi di correre
loro incontro.) Non ce la faccio a correre! Ho sempre i miei reu-
matismi.
NONNO TYL (Accorrendo a sua volta zoppicando.) Nemmeno io.
Questa mia gamba di legno! Rimpiazza sempre quella che mi
ruppi cadendo dalla grande quercia.
(I nonni e i bambini si baciano con entusiasmo.)
NONNA TYL Come ti sei fatto grande e forte, mio Tyltyl!
NONNO TYL (Accarezzando i capelli di Mytyl.) E Mytyl? Guarda!
Che bei capelli, che begl’occhi! E poi, come profuma!
NONNA TYL Baciamoci ancora! Venite sulle mie ginocchia.
NONNO TYL E io, non avrò niente?
NONNA TYL No, no. Prima io. Come stanno mamma e papà,
Tyltyl?
TYLTYL Benissimo, nonna. Dormivano, quando siamo usciti.
NONNA TYL (Contemplandolo e sopraffacendolo di carezze.) Mio
Dio, come sono belli e puliti. È mamma che ti ha lavato? E non
hai le calze bucate! Ero io a rammendarle un tempo. Perché non
venite a trovarci più spesso? Ci fa tanto piacere! Sono mesi e me-
si che ci dimenticate e non vediamo nessuno.
TYLTYL Non potevamo, nonna. È grazie alla Fata che oggi…
NONNA TYL Siamo sempre qui, ad aspettare una visita di colo-
ro che vivono. Vengono così raramente! L’ultima volta che siete
venuti, vediamo, quand’è stata? Fu a Ognissanti, quando la
campana della chiesa ha rintoccato.
TYLTYL A Ognissanti? Non siamo usciti quel giorno, perché e-
ravamo molto raffreddati.
NONNA TYL Ma avete pensato a noi.
TYLTYL Sì.
NONNA TYL Ebbene, ogni volta che ci pensate, noi ci risve-
gliamo e vi rivediamo.
TYLTYL Come? Basta che…
NONNA TYL Ma andiamo, lo sai bene.
TYLTYL Ma no, non lo so.
NONNA TYL (A Nonno Tyl.) È sorprendente, lassù! Non lo
sanno ancora. Non imparano proprio niente?
NONNO TYL È come ai nostri tempi. I Viventi sono così stu-
pidi, quando parlano degli Altri.
TYLTYL Dormite tutto il tempo?
NONNO TYL Sì, non si dorme male, in attesa che un pensiero
dei Viventi ci risvegli. Ah! È bello dormire, quando la vita è fini-
ta. Ma è gradevole anche destarsi, di tanto in tanto.
TYLTYL Allora non siete morti per davvero?
NONNO TYL (Sussultando.) Cosa dici? Cosa dice? Ecco che usa
delle parole che noi non comprendiamo. È una parola nuova,
una nuova invenzione?
TYLTYL La parola “morti”?
NONNO TYL Sì, quella parola. Cosa vuol dire?
TYLTYL Ma vuol dire che non si è più vivi.
NONNO TYL Sono stupidi, lassù?
TYLTYL Si sta bene qui?
NONNO TYL Ma sì, non c’è male, non c’è male; e anche se si
prega ancora.7
TYLTYL Papà dice che non bisogna più pregare.
NONNO TYL Ma sì, ma sì, pregare è ricordare.
NONNA TYL Sì, sì, tutto andrebbe bene, se soltanto voi veniste
a vederci più spesso. Ti ricordi, Tyltyl? L’ultima volta, avevo fatto
una bella torta di mele. Ne hai mangiata così tanta che sei stato
male.
TYLTYL Ma non mangio torta di mele dall’anno scorso. Non ci
sono mele quest’anno.
NONNA TYL Non dire stupidaggini. Qui ce ne sono sempre.
TYLTYL Non è la stessa cosa.
NONNA TYL Come? Non è la stessa cosa? Ma tutto è la stessa
cosa finché ci si può baciare.
TYLTYL (Guardando a turno il nonno e la nonna.) Non sei cambia-
to, nonno, per niente, per niente. E anche nonna non è cambia-
ta per niente. Ma siete più belli.
NONNO TYL Eh! Non va male. Non invecchiamo più. Ma voi,
crescete! Ah! Sì, crescete a vista d’occhio. Andiamo, là, sulla por-
ta, si vede ancora il segno dell’ultima volta. È stato a Ognissanti.
Vediamo, stai bello dritto. (Tyltyl si drizza contro la porta.) Quattro
dita! Sorprendente! (Mytyl si drizza egualmente contro la porta.) E
Mytyl, quattro e mezzo! Ah, ah! L’erba cattiva. Come cresce!
Come cresce!
TYLTYL (Guardandosi attorno incantato.) È tutto uguale, è tutto al
suo posto! Ma è tutto più bello. Ecco l’orologio con la grossa
lancetta di cui ho rotto la punta.
NONNO TYL Ed ecco la zuppiera che hai scheggiato.
TYLTYL Ed ecco il buco che ho fatto sulla porta il giorno in cui
ho trovato il succhiello.
NONNO TYL Ah sì, ne hai fatti di danni! Ed ecco il pruno su
cui ti piaceva tanto arrampicarti quando io non c’ero. Ha sem-
pre le sue belle prugne rosse.
TYLTYL Ma sono molto più belle!
MYTYL Ed ecco il mio vecchio merlo! Canta ancora?
(Il merlo si risveglia e si mette a cantare a squarciagola.)
NONNA TYL Lo vedi bene. Non appena si pensa a lui.
TYLTYL (Notando stupefatto che il merlo è perfettamente blu.) Ma è
blu! Ma è lui, l’Uccello Blu che devo portare alla Fata! E voi non
dicevate che l’avete qui! Oh, com’è blu, blu, blu, come una bi-
glia di vetro. (Supplicando.) Nonno, nonna, me lo regalate?
NONNO TYL Beh, sì, forse. Tu cosa ne pensi, mamma Tyl?
NONNA TYL Naturalmente, naturalmente. A cosa serve qui?
Non fa che dormire. Non lo si sente mai.
TYLYL Lo metterò nella mia gabbia. Toh, dov’è la mia gabbia?
Ah! È vero, l’ho dimenticata dietro il grande albero. (Corre
all’albero, ricupera la gabbia e rinchiude il merlo.) Allora, me lo rega-
late per davvero? Come sarà contenta la Fata! Per non parlare di
Luce!
NONNO TYL Bada, non rispondo dell’uccello. Temo non pos-
sa più abituarsi alla vita agitata di lassù, e ritorni qui alla prima
occasione. Infine, si vedrà. Lascialo, per ora, e vieni a vedere la
mucca.
TYLTYL (Notando le arnie.) E le api, di’, come vanno?
NONNO TYL Mah, non c’è male. Non sono più vive, come dite
lassù, ma continuano a lavorare.
TYLTYL (Avvicinandosi alle arnie.) Oh sì! Si sente il profumo del
miele. Le arnie devono essere piene. Tutti i fiori sono così belli!
E le mie sorelline che sono morte, sono qui anche loro?
MYTYL E i miei tre fratellini che abbiamo sotterrato, dove so-
no?
(A queste parole, sette bambini di diverse altezze, allineati come i tubi
di un flauto di Pan, escono uno a uno dalla casa.)
NONNA TYL Eccoli! Eccoli! Non appena si pensa a loro, non
appena si parla di loro, arrivano, i bricconcelli.
(Tyltyl e Mytil corrono incontro ai bambini. Si spingono, si baciano,
danzano, girano, lanciano grida di gioia.)
TYLTYL Toh, Pierrot! (Si prendono per i capelli.) Ah, ci battiamo
ancora come un tempo. E Robert! Buongiorno, Jean! Non hai
più la tua trottola? Madeleine e Pierette, Pauline e poi Riquette!
MYTYL Oh, Riquette, Riquette! Cammina ancora a quattro
zampe!
NONNA TYL Sì, non cresce più.
TYLTYL (Notando il cagnolino che guaisce attorno a loro.) Ecco Kiki,
a cui ho tagliato la coda con le forbici di Pauline. Non è cambia-
to nemmeno lui.
NONNO TYL (Sentenzioso.) No, nulla cambia qui.
TYLTYL E Pauline ha sempre il suo brufolo sul naso!
NONNA TYL Sì, non se ne va; non c’è nulla da fare.
TYLTYL Oh! Come stanno bene, come sono paffuti e luminosi!
Che belle guance hanno! E che aria ben nutrita.
NONNA TYL Stanno molto meglio da quando non vivono più.
Non c’è più nulla da temere, non si è mai malati, non si hanno
più inquietudini.
(In casa, l’orologio suona le venti.)
NONNA TYL (Stupefatta.) Cos’è?
NONNO TYL Beh, io non lo so. Deve essere l’orologio.
NONNA TYL Non è possibile. Non suona mai.
NONNO TYL Perché noi non pensiamo più all’ora. Qualcuno
ha pensato all’ora?
TYLTYL Sì, io. Che ora è?
NONNO TYL Beh, io non lo so. Ho perso l’abitudine. Ha suo-
nato otto colpi, dovrebbero essere quelle che lassù, si chiamano
le venti.
TYLTYL Luce mi attende alle ventuno meno un quarto. È a
causa della Fata! È estremamente importante. Scappo.
NONNA TYL Non lasciateci così all’ora di cena! Presto, presto,
prepariamo la tavola davanti alla porta. Ho giusto un’eccellente
zuppa di cavoli e una bella torta alle prugne.
(Portano fuori la tavola, la preparano davanti alla porta, portano i
piatti, i piatti fondi etc. Tutti aiutano.)
TYLTYL Beh, visto che ho l’Uccello Blu. E poi la zuppa di cavo-
li, è da così tanto! Da quando ho iniziato a viaggiare! Non si tro-
vano certe prelibatezze in giro.
NONNA TYL Ecco! Già fatto. A tavola, bambini. Se siete di
fretta, non perdiamo tempo.
(Accendono la lampada e servono la zuppa. I nonni e i bambini si sie-
dono attorno al pasto serale, tra confusione, spintoni, grida e risate di
gioia.)
TYLTYL (Mangiando con ingordigia.) Com’è buona! Oh, com’è
buona! Ne voglio ancora! Ancora! (Brandisce il suo cucchiaio di le-
gno e lo batte rumorosamente sul suo piatto.)
NONNO TYL Andiamo, andiamo, un po’ di calma. Sei sempre
così maleducato; romperai il piatto.
TYLTYL (Alzandosi a metà sullo sgabello.) Ne voglio ancora, anco-
ra. (Afferra e attira a sé la zuppiera che si rovescia e svuota sulla tavo-
la, e sulle ginocchia dei convitati. Grida e urla.)
NONNA TYL Visto? Te l’avevo detto.
NONNO TYL (Dando a Tyltyl un sonoro schiaffo.) Questo è per te!
TYLTYL (Un istante smarrito, portando la mano alla guancia, con
gioia.) Oh! Sì, erano così, gli schiaffi che davi quando eri vivo.
Nonno, com’è bello e come fanno bene! Bisogna che ti baci!
NONNO TYL Buono, buono; ce ne sono ancora se ti fanno
piacere.
(L’orologio suona le venti e trenta.)
TYLTYL (Sussultando.) Le venti e trenta! (Getta il cucchiaio.)
Mytyl, siamo appena in tempo!
NONNA TYL Andiamo! Ancora qualche minuto! Non avete la
casa in fiamme! Ci vediamo così raramente.
TYLTYL No, non è possibile. Luce è così buona! E gliel’ho
promesso. Andiamo, Mytyl, andiamo!
NONNO TYL Cielo! I Viventi sono una tale noia con tutti i lo-
ro affari e la loro agitazione!
TYLTYL (Prendendo la gabbia e baciando tutti di fretta e a turno.)
Addio, nonno. Addio nonna. Addio, fratelli, sorelle, Pierrot,
Robert, Pauline, Madeleine, Riquette, e anche a te, Kiki! Sento
che non possiamo più restare qui. Non piangere, nonna, ritor-
neremo spesso.
NONNA TYL Ritornate ogni giorno!
TYLTYL Sì, sì! Torneremo più spesso possibile.
NONNA TYL È la nostra sola gioia, ed è una tal festa quando i
vostri pensieri ci visitano!
NONNO TYL Non abbiamo altre distrazioni.
TYLTYL Presto, Presto! La mia gabbia! Il mio uccello!
NONNO TYL (Passandogli la gabbia.) Eccoli! Sappi, non garanti-
sco nulla; se non è della tinta giusta.
TYLTYL Addio! Addio!
I FRATELLINI E LE SORELLINE Addio, Tyltyl! Addio, Mytyl!
Pensate ai bastoncini di zucchero! Addio! Ritornate! Ritornate!
(Tutti agitano i fazzoletti mentre Tyltyl e Mytyl si allontanano lenta-
mente. Ma già, durante le ultime battute, la nebbia dell’inizio si è gra-
dualmente riformata, e il suono delle voci si è affievolito, in maniera che
alla fine della scena, tutto sia scomparso nella bruma e al momento del-
la calata del sipario, Tyltyl e Mytyl siano i soli visibili nella grande sce-
na.)
TYLTYL È per di qui, Mytyl.
MYTYL Dov’è Luce?
TYLTYL Non lo so. (Guardando l’uccello nella sua gabbia.) Toh!
L’uccello non è più blu. È diventato nero.
MYTYL Dammi la mano, fratellino. Ho tanta paura e tanto
freddo.
Sipario.
Atto Terzo
Scena Prima
Il palazzo della Notte
Una vasta e prodigiosa stanza di una magnificenza austera, rigida, me-
tallica e spettacolare, che dà l’impressione di un tempio greco o egiziano,
dalle colonne, gli architravi, i pannelli, gli ornamenti di marmo nero,
d’oro e d’ebano. La sala è a forma di trapezio. Scaloni di basalto, occu-
panti quasi l’intera ampiezza, la dividono in tre piani successivi che si
elevano gradualmente verso il fondo. A destra e a sinistra, fra le colon-
ne, delle porte di bronzo scuro. Sul fondo, monumentale porta d’ottone.
Una luce diffusa che sembra provenire dal marmo e dall’ebano stessi.
All’alzata del sipario, Notte, nella figura di una bellissima donna,
coperta di lunghi indumenti neri, siede sui gradini del secondo piano in
mezzo a due bambini, dei quali uno, quasi nudo come Cupido, sorride
immerso in un profondo sonno, mentre l’altro si erge, immobile e velato
dalla testa ai piedi.
(Entra da destra, in primo piano, Gatta.)
NOTTE Chi va là?
GATTA (Abbandonandosi sconsolata sui gradini di marmo.) Sono io,
madre Notte. Non ne posso più.
NOTTE Cos’hai dunque, bambina mia? Sei pallida, magra e in-
fangata fino ai baffi. Ti sei ancora battuta tra le grondaie, sotto
la neve e la pioggia?
GATTA Altro che grondaie! Si tratta del nostro segreto! È
l’inizio della fine! Sono riuscita a scappare un istante per avvi-
sarvi; ma temo davvero non ci sia niente da fare.
NOTTE Cosa? Che accade, dunque?
GATTA Vi ho già parlato del piccolo Tyltyl, il figlio del boscaio-
lo, e del Diamante meraviglioso. Ebbene, sta venendo qui per
chiedervi l’Uccello Blu.
NOTTE Non è ancora riuscito a prenderlo.
GATTA Ma ci riuscirà presto, se non faremo qualche miracolo.
Ecco cosa succede: Luce, che lo guida e ci tradisce tutti, poiché
ha preso interamente le parti dell’Uomo, ha saputo che
l’Uccello Blu, il vero, il solo che possa vivere alla luce del giorno,
si nasconde qui, tra gli uccelli blu dei sogni, che si nutrono dei
raggi di luna e muoiono non appena vedono il sole. Lei sa che le
è interdetto superare la soglia del vostro palazzo; ma ha mandato
i bambini. E dal momento che non potete impedire all’Uomo di
aprire le porte dei vostri segreti, non so davvero come andrà a
finire. In ogni caso, se per disgrazia riuscissero a mettere le mani
sul vero Uccello Blu, non ci resterà che sparire.
NOTTE Signore, signore! In che tempi viviamo! Non ho più un
minuto di riposo. Non comprendo più l’Uomo, da qualche an-
no. Dove vuole arrivare? Deve conoscere davvero ogni cosa? Ha
già carpito un terzo dei miei Misteri, tutti i miei Terrori hanno
paura e non osano più uscire, i miei Fantasmi sono in fuga, la
maggior parate delle mie Malattie non sta bene.
GATTA Lo so, madre Notte, lo so, sono tempi duri, e siamo
quasi soli a lottare contro l’Uomo. Ma li sento avvicinarsi. Non
vedo che un modo: trattandosi di bambini, bisognerà fare loro
una tale paura che non oseranno insistere né aprire la grande
porta sul fondo, dietro cui si trovano gli uccelli della luna. I se-
greti delle altre caverne basteranno a deviare la loro attenzione o
a spaventarli.
NOTTE (Prestando ascolto a un rumore dall’esterno.) Cosa sento?
Sono in molti?
GATTA Non è nulla; sono i nostri amici: Pane e Zucchero, Ac-
qua è indisposta e Fuoco non è potuto venire, perché è parente
della luce. C’è solo Cane che non parteggia per noi; ma non c’è
mai modo di allontanarlo.
(Entrano timidamente, da destra, in primo piano, Tyltyl, Mytyl, Pane,
Zucchero e Cane.)
GATTA (Precipitandosi incontro a Tyltyl.) Per di qui, per di qui,
padroncino. Ho avvisato la Notte che è incantata di ricevervi.
Bisogna scusarla, è un po’ indisposta; per questo non è potuta
venirvi incontro.
TYLTYL Buongiorno, signora Notte.
NOTTE (Offesa.) Buongiorno? Non ho idea di cosa sia. Potresti
dirmi: buonanotte, o, almeno, buonasera.
TYLTYL (Mortificato.) Perdonate, signora. Non sapevo. (Mo-
strando con il dito i due bambini.) Sono due bambini? Sono davve-
ro graziosi.
NOTTE Sì, ecco il Sonno.
TYLTYL Perché è così grosso?
NOTTE Perché dorme bene.
TYLTYL E l’altro che si nasconde? Perché si vela? È malato?
Come si chiama?
NOTTE È la sorella di Sonno. È meglio non nominarla.
TYLTYL Perché?
NOTTE Perché è un nome che non si ascolta volentieri. Ma par-
liamo di altre cose. Gatta mi ha detto che venite qui alla ricerca
dell’Uccello Blu.
TYLTYL Sì, signora, se lo permettete. Vorreste dirmi dov’è?
NOTTE Non so niente, mio piccolo amico. Tutto quello che
posso affermare, è che non si trova qui. Io non l’ho mai visto.
TYLTYL Sì, sì. Luce mi ha detto che lui è qui; e Luce sa quel
che dice. Vorreste consegnarmi le vostre chiavi?
NOTTE Ma, mio piccolo amico, capirai bene che non posso da-
re le mie chiavi al primo venuto. Ho la custodia di tutti i segreti
della natura, ne sono responsabile e mi è assolutamente proibito
consegnarli a chicchessia, soprattutto a un bambino.
TYLTYL Non avete il diritto di rifiutarle all’Uomo che le do-
manda, lo so.
NOTTE Chi te l’ha detto?
TYLTYL Luce.
NOTTE Ancora Luce! Sempre Luce! Di cosa s’immischia?
CANE Vuoi che gliele prenda con la forza, mio piccolo Dio?
TYLTYL Taci tu, stai tranquillo e cerca di essere educato. (A
Notte.) Andiamo, signora, datemi le vostre chiavi, per favore.
NOTTE Hai il segno, almeno? Dov’è?
TYLTYL (Toccandosi il cappello.) Vede il Diamante?
NOTTE (Rassegnandosi all’inevitabile.) Infine, ecco quella che a-
pre tutte le porte della sala. Tanto peggio per te se ti capiterà
una disgrazia. Non rispondo di nulla.
PANE (Molto inquieto.) È pericoloso?
NOTTE Pericoloso? Io stessa non so come potrò farla franca,
quando alcune di queste porte di bronzo verranno aperte
sull’abisso. Ci sono là, tutt’attorno alla sala, in ciascuna di que-
ste caverne di basalto, tutti i mali, tutti i flagelli, tutte le malattie,
tutti gli spaventi, tutte le catastrofi, tutti i misteri che affliggono
la vita sin dall’inizio del mondo. È stato già abbastanza faticoso
rinchiuderli là con l’aiuto del Destino; e non è senza pena, vi as-
sicuro, che mantengo un po’ d’ordine tra questi personaggi indi-
sciplinati. Sappiamo cosa succede quando uno di loro scappa e
si mostra sulla Terra.
PANE La mia età avanzata, la mia esperienza e la mia dedizione
fanno di me il protettore naturale di questi due bambini; per-
tanto, signora Notte, permettetemi di porvi una domanda.
NOTTE Prego.
PANE In caso di pericolo, per dove bisogna fuggire?
NOTTE Non c’è modo di fuggire.
TYLTYL (Prendendo la chiave e salendo i primi gradini.) Comincia-
mo da qui. Cosa c’è dietro questa porta di bronzo?
NOTTE Credo ci siano i Fantasmi. È da molto che non l’ho a-
perta e non escono.
TYLTYL (Mettendo la chiave nella serratura.) Ora vedo. (A Pane.)
Avete la gabbia dell’Uccello Blu?
PANE (Battendo i denti.) Non che io abbia paura, ma non credete
sarebbe preferibile non aprire e guardare per il buco della serra-
tura?
TYLTYL Non ho chiesto il vostro parere.
MYTYL (Mettendosi a piangere di colpo.) Ho paura! Dov’è Zucche-
ro? Voglio tornare a casa!
ZUCCHERO (Premuroso, ossequioso.) Qui, signorina, sono qui.
Non piangete, taglierò una delle mie dita per offrirvi un baston-
cino di zucchero.
TYLTYL Finitela!
(Tyltyl gira la chiave e socchiude prudentemente la porta. Immediata-
mente, scappano cinque o sei spettri dalle forme diverse e strane che si
disperdono da tutte le parti. Pane, spaventato, getta la gabbia e va a
nascondersi in fondo alla sala, mentre Notte, cacciando gli spettri, grida
a Tyltyl.)
NOTTE Presto! Presto! Chiudi la porta! Scapperebbero tutti e
noi non potremmo più riacciuffarli. Si annoiano là dentro, da
quando l’Uomo non li prende più seriamente. (Caccia gli spettri
sforzandosi, con l’aiuto di una frusta formata da serpenti, di ricondurli
alla porta della loro prigione.) Aiutatemi! Per di qui! Per di qui!
TYLTYL (A Cane.) Aiutala, Tylô, vai!
CANE (Saltando e abbaiando.) Sì, sì, sì!
TYLTYL E Pane, dov’è?
PANE (Dal fondo della sala.) Qui. Io sto vicino alla porta per im-
pedire loro di uscire. (Come uno degli spettri avanza dalla sua parte,
fugge a gambe levate, lanciando urla di spavento.)
NOTTE (A tre spettri che ha preso per il colletto.) Per di qui, voi al-
tri! (A Tyltyl.) Riapri un po’ la porta. (Spinge gli spettri nella caver-
na.) Là, così va bene. (Cane ne riporta altri due.) E ancora questi.
Andiamo, presto, dentro! Sapete bene che ormai uscite solo a
Ognissanti. (Richiude la porta.)
TYLTYL (Andando a un’altra porta.) Cosa c’è dietro questa?
NOTTE A che pro? Te l’ho già detto, l’Uccello Blu non è mai
venuto da queste parti. Beh, come vuoi. Aprila se ti fa piacere.
Sono le Malattie.
TYLTYL (La chiave nella serratura.) Bisogna stare in guardia, a-
prendo?
NOTTE No, non ne vale la pena. Sono così tranquille, le povere
piccole. Non sono felici. L’Uomo, da qualche tempo, fa loro
una tale guerra! Soprattutto dalla scoperta dei microbi. Aprila
allora, vedrai.
(Tyltyl spalanca la porta, nulla sembra accadere.)
TYLTYL Non escono?
NOTTE Ti avevo avvisato, sono quasi tutte sofferenti e così sco-
raggiate. I medici non sono gentili con loro. Entra un istante,
vedrai.
(Tyltyl entra nella caverna e ne esce subito dopo.)
TYLTYL L’Uccello Blu non c’è. Hanno un’aria molto malata, le
vostre Malattie. Non hanno nemmeno alzato la testa. (Una picco-
la malattia in pantofole, vestaglia e berretto di cotone, scappa dalla ca-
verna e si mette a folleggiare per la sala.) Toh! Una piccola è evasa.
Cos’è?
NOTTE Non è nulla, è la più piccola, è il Raffreddore da Fieno.
È una delle meno perseguite e se la passa meglio. (Chiamando il
raffreddore.) Vieni qui, piccola mia. È troppo presto; bisogna at-
tendere la primavera.
(Il Raffreddore da Fieno, starnutendo, tossendo e soffiandosi il naso,
rientra nella caverna, di cui Tyltyl richiude la porta.)
TYLTYL (Andando alla porta vicina.) Vediamo questa, cosa c’è
qui?
NOTTE Stai in guardia. Ci sono le Guerre. Sono più terribili e
potenti che mai. Dio sa cosa accadrebbe se una di loro scappas-
se! Fortunatamente, sono obese e mancano di agilità. Ma tenia-
moci pronti a spingere la porta tutti insieme, mentre tu getterai
una rapida occhiata nella caverna.
(Tyltyl, con mille precauzioni, socchiude la porta in modo da poter sbir-
ciare. Immediatamente, si getta sulla porta gridando.)
TYLTYL Presto! Presto! Spingete! Mi hanno visto! Vengono tut-
te! Apriranno la porta!
NOTTE Tutti insieme! Spingete forte! Andiamo, Pane, cosa fa-
te? Spingete tutti! Hanno una forza! Ah, ecco! Cedono. Era ora!
Hai visto?
TYLTYL Sì, sì! Sono enormi, spaventose! Non credo abbiano
l’Uccello Blu.
NOTTE Certo che non l’hanno. Lo mangerebbero immediata-
mente. Allora, ne hai abbastanza? Vedi bene che non c’è niente
da fare.
TYLTYL Bisogna che veda tutto. L’ha detto Luce.
NOTTE L’ha detto Luce! È facile parlare quando si ha paura e si
resta a casa propria.
TYLTYL Andiamo alla seguente. Cosa c’è?
NOTTE Qui ho rinchiuso le Tenebre e i Terrori.
TYLTYL Si può aprire?
NOTTE Perfettamente. Sono assai tranquilli; come le Malattie.
TYLTYL (Socchiudendo la porta con una certa diffidenza e arrischian-
do uno sguardo nella caverna.) Non ci sono.
NOTTE (Guardando a sua volta nella caverna.) Ebbene, Tenebre,
che fate? Uscite un istante, vi farà bene, potrete sgranchirvi. E
anche i Terrori. Non c’è nulla da temere. (Qualche Tenebra e
qualche Terrore, sotto forma di donne coperte, le prime di veli neri, le
seconde di veli verdastri, rischiano qualche passo penoso fuori dalla ca-
verna e, a un vago gesto di Tyltyl, rientrano precipitosamente.) Andia-
mo, non scappate. È un bambino, non vi farà del male. (A
Tyltyl.) Sono divenute estremamente timide; eccetto le grandi,
quelle che vedi in fondo.
TYLTYL (Guardando verso il fondo della caverna.) Oh! Come sono
spaventose!
NOTTE Loro sono incatenate. Sono le sole che non abbiano
paura dell’Uomo. Ma richiudi la porta, cerchiamo di non farle
arrabbiare.
TYLTYL (Andando alla porta successiva.) Toh! Questa è più scura.
Cosa c’è?
NOTTE Ci sono molteplici Misteri, dietro questa. Se ci tieni as-
solutamente, puoi aprirla. Ma non entrare. Sii molto prudente, e
poi prepariamoci a spingere la porta, come abbiamo fatto per le
Guerre.
TYLTYL (Schiudendo la porta con grande precauzione e infilando ti-
morosamente la testa nell’apertura.) Oh! Che freddo! Mi bruciano
gli occhi! Chiudete, presto! Spingete! Fanno resistenza! (Notte,
Cane, Gatta e Zucchero respingono la porta.) Oh! Ho visto!
NOTTE Cosa?
TYLTYL (Scosso.) Non lo so, era spaventoso! Erano tutti seduti
come dei mostri senz’occhi. Chi era il gigante che voleva pren-
dermi?
NOTTE Era probabilmente il Silenzio; è a guardia di questa
porta. Sembrava spaventoso? Sei ancora tutto pallido e tremante.
TYLTYL Sì, non l’avrei creduto… Non avevo mai visto… E ho le
mani gelate.
NOTTE Sarà molto peggio se continui.
TYLTYL (Andando alla porta seguente.) E questa? È altrettanto ter-
ribile?
NOTTE No, c’è un po’ di tutto. Ci ho messo le Stelle disoccu-
pate, i miei Profumi personali, qualche Chiarore che mi appar-
tiene, come i Fuochi Fatui e le Lucciole; ci tengo anche la Ru-
giada, il Canto degli Usignoli, e altro.
TYLTYL Giusto, le Stelle, il Canto degli Usignoli… Deve essere
questa.
NOTTE Apri allora se vuoi; non c’è nulla di davvero malvagio.
(Tyltyl spalanca la porta. Immediatamente le Stelle, sotto forma di belle
ragazze velate di chiarori multicolori, scappano dalla loro prigione, si
disperdono nella sala e formano, sui gradini e attorno alle colonne, dei
graziosi cerchi immersi in una sorta di luminosa penombra. I Profumi
della Notte, quasi invisibili, i Fuochi Fatui, le Lucciole e la Rugiada
trasparente si uniscono a loro, mentre il Canto degli Usignoli, uscendo a
ondate dalla caverna, inonda il palazzo notturno.)
MYTYL (Lieta, battendo le mani.) Oh! Che signore graziose!
TYLTYL E come ballano bene!
MYTYL E che buon profumo hanno!
TYLTYL E come cantano bene!
MYTYL Perché, quelle, quasi non si vedono?
NOTTE Sono i Profumi della mia ombra.
TYLTYL E le altre, là in basso, fatte di fibra di vetro?
NOTTE Sono la rugiada delle foreste e delle pianure. Ma basta
così! Non finirebbero mai. È un inferno farle rientrare una volta
che si mettono a danzare. (Battendo le mani.) Andiamo, presto,
Stelle! Non è il momento di danzare. Il cielo è coperto, ci sono
delle grosse nubi. Andiamo, presto, rientrate tutte, o andrò a
cercare un raggio di sole.
(Fuga spaventata delle Stelle, Profumi, etc., che si precipitano nella ca-
verna, che viene richiusa su di loro. Allo stesso tempo si spegne il Canto
degli Usignoli.)
TYLTYL (Recandosi alla porta sul fondo.) Ecco la grande porta di
mezzo.
NOTTE (Grave.) Non aprire quella.
TYLTYL Perché?
NOTTE Perché è proibito.
TYLTYL È là allora che si nasconde l’Uccello Blu; Luce me l’ha
detto.
NOTTE (Materna.) Ascoltami, bambino mio. Sono stata buona
e compiacente. Ho fatto per te quello che fino a oggi non avevo
fatto per nessuno. Ti ho consegnato tutti i miei segreti. Ti voglio
bene, ho pietà della tua giovinezza e della tua innocenza e ti par-
lo come una madre. Ascoltami e credimi, bambino mio, rinun-
cia, non andare oltre, non tentare il Destino, non aprire quella
porta.
TYLTYL (Tremando.) Ma perché?
NOTTE Perché non voglio che tu ti perda. Perché nessuno di
coloro – mi senti? – nessuno di coloro che l’hanno schiusa, fosse
pure d’un soffio, è tornato vivo alla luce del giorno.
Perché tutto ciò si può immaginare di spaventoso, perché tutti i
terrori, tutti gli orrori, dei quali si parla sulla Terra, sono niente,
comparati al più innocente tra quelli che assaliscono un uomo
dal momento in cui il suo occhio sfiora le prime minacce
dell’abisso al quale nessuno osa dare un nome. Al punto che io
stessa, se ti ostini, malgrado tutto, a toccare quella porta, ti do-
manderò di aspettare che sia al riparo nella mia torre senza fine-
stre. Ora, tocca a te sapere, a te riflettere.
(Mytyl, in lacrime, lancia grida inarticolate di terrore, e cerca di tratte-
nere Tyltyl.)
PANE (Battendo i denti.) Non lo fate, padroncino! (Gettandosi in
ginocchio.) Abbiate pietà di noi! Ve lo domando in ginocchio.
Vedete che Notte ha ragione.
GATTA È la vita di tutti che sacrificate.
TYLTYL Devo aprirla.
MYTYL (Fremendo tra i singhiozzi.) Io non voglio! Io non voglio!
TYLTYL Che Zucchero e Pane prendano Mytyl per mano e si
salvino con lei. L’apro.
NOTTE Si salvi chi può! Venite, presto! È il momento! (Fugge.)
PANE (Fuggendo spaventato.) Aspettate almeno che noi si arrivi in
fondo alla sala!
GATTA (Fuggendo egualmente.) Aspettate! Aspettate!
(Si nascondono dietro le colonne all’altro capo della sala. Tyltyl resta
solo con Cane, vicino alla porta monumentale.)
CANE (Ansimando e singhiozzando di spavento contenuto.) Io resto,
io resto, io resto. Io non ho paura, io resto! Io resto vicino al
mio piccolo Dio. Io resto! Io resto!
TYLTYL (Carezzando Cane.) Va bene, Tylô, va bene! Baciami!
Siamo noi due. Ora, in guardia! (Mette la chiave nella serratura.
Un grido di spavento parte all’altro capo della sala dove si sono rifugiati
i fuggitivi. La chiave non fa tempo a toccare la porta, che i suoi alti
battenti si aprono nel mezzo, scivolano lateralmente e scompaiono, a
destra e sinistra, nello spessore dei muri scoprendo di colpo, irreale, infi-
nito e ineffabile, il più inatteso dei giardini di sogni e luce notturna.
Qui, tra le stelle e i pianeti, che illuminano tutto ciò che toccano, vola-
no senza sosta di pietra preziosa in pietra preziosa, di raggio di luna in
raggio di luna, degli uccelli blu fatati, in evoluzioni perpetue e armonio-
se, sino ai confini dell’orizzonte, innumerevoli al punto di sembrare il
respiro, l’atmosfera azzurra, la sostanza stessa del giardino meraviglioso.
Tyltyl, abbagliato, travolto, in piedi nella luce del giardino.) Oh! Il cie-
lo. (Voltandosi verso coloro che sono fuggiti.) Venite, presto! Sono là!
Sono loro! Sono loro! Sono loro! Sono nostri, infine! Migliaia di
Uccelli Blu! Milioni! Miliardi! Ce ne sono troppi! Vieni, Mytyl!
Vieni, Tylô! Venite tutti! Aiutatemi! (Lanciandosi tra gli uccelli.) Si
prendono a piene mani! Non sono selvatici! Non hanno paura
di noi! Per di qui! Per di qui! (Mytyl e gli altri accorrono. Entrano
nel giardino abbagliante, salvo Notte e Gatta.) Vedete! Sono troppi!
Mi vengono nelle mani! Guardate, mangiano i raggi di luna!
Mytyl, dove sei? Ci sono tante di quelle ali blu, tante di quelle
piume che cadono, che non si vede più niente! Tylô! Non mor-
derli. Non fare loro del male. Prendili dolcemente!
MYTYL (Avvolta da uccelli blu.) Ne ho già presi sette! Oh! Come
battono le ali! Non riesco a tenerli!
TYLTYL Nemmeno io! Ne ho troppi! Scappano! Ritornano!
Anche Tylô ne ha tanti! Ci trascinano! Ci portano nel cielo! Ve-
nite, usciamo di qui! Luce ci attende! Sarà contenta! Per di qui,
per di qui!
(Lasciano il giardino, le mani colme di uccelli che si dibattono e, attra-
versando l’intera sala tra l’affollamento di ali azzurre, escono a destra,
da dove erano entrati, seguiti da Pane e Zucchero, che non hanno preso
uccelli. Rimaste sole, Notte e Gatta risalgono verso il fondo e guardano
ansiosamente il giardino.)
NOTTE Non ce l’hanno?
GATTA No. Lo vedo là, sul quel raggio di luna. Non hanno po-
tuto raggiungerlo, si tiene troppo in alto.
(Cala il sipario. Immediatamente dopo, davanti, entrano contempora-
neamente da sinistra Luce, e da destra Tyltyl, Mytyl e Cane, accorrendo
completamente coperti degli uccelli catturati. Ma già questi ultimi ap-
paiono inanimati e, la testa pendula e le ali spezzate, non sono nelle
loro mani che salme inerti.)
LUCE Allora, lo avete preso?
TYLTYL Sì, sì ! Quanti ne volevamo! Ce ne sono migliaia! Ecco-
li! Vedi? (Guardando gli uccelli che tende verso Luce e accorgendosi che
sono morti.) Toh! Non sono più vivi. Cosa gli abbiamo fatto? An-
che i tuoi, Mytyl? Quelli di Tylô, pure. (Gettando con collera i ca-
daveri degli uccelli.) Ah! No, è troppo brutto! Chi li ha uccisi? So-
no troppo infelice! (Nasconde la testa sotto le braccia, scosso dai sin-
ghiozzi.)
LUCE (Stringendolo materna fra le braccia.) Non piangere, bambi-
no mio. Non hai preso quello che può vivere in pieno giorno. È
andato altrove. Lo ritroveremo.
CANE (Guardando gli uccelli morti.) Si può mangiarli?
(Escono a sinistra.)
Sipario.
Scena Seconda
La foresta
Una foresta. È notte. Chiaro di luna. Vecchi alberi di diverse specie, tra
i quali: una quercia, un faggio, un olmo, un pioppo, un abete, un ci-
presso, un tiglio, un castagno, ecc.
(Entra Gatta.)
GATTA (Salutando gli alberi a turno.) Salve a tutti gli alberi!
MORMORIO DEL FOGLIAME Salve!
GATTA È un gran giorno, oggi! Il nostro nemico viene a libe-
rarvi e a consegnare se stesso. È Tyltyl, il figlio del boscaiolo che
vi ha fatto tanto male. Cerca l’Uccello Blu che voi nascondete
all’Uomo da quando ebbe inizio il mondo, e che solo conosce il
nostro segreto. (Mormorio tra le foglie.) Dite? Ah! È il Pioppo che
parla. Sì, egli possiede un Diamante che ha la virtù di liberare
un istante i nostri spiriti; può obbligarci a consegnare l’Uccello
Blu, e noi saremo da allora definitivamente alla mercé
dell’Uomo. (Mormorio tra le foglie.) Chi parla? Toh! È la Quercia.
Come state? (Mormorio tra le foglie di Quercia.) Sempre raffredda-
ta? La Liquirizia non bada più a voi? Sempre i reumatismi? Cre-
detemi, è a causa del muschio; ne mettete troppo sui piedi.
L’Uccello Blu è sempre da voi? (Mormorio tra le foglie di Quercia.)
Dite? Sì, non c’è da esitare, bisogna approfittarne, deve sparire.
(Mormorio tra le foglie.) Prego? Sì, è insieme alla sua sorellina; de-
ve morire anche lei. (Mormorio tra le foglie.) Sì, Cane li accompa-
gna; non c’è modo di allontanarlo. (Mormorio tra le foglie.) Dite?
Corromperlo? Impossibile. Ho provato di tutto. (Mormorio tra le
foglie.) Ah! Sei tu, Abete? Sì, prepara quattro assi. Sì, ci sono an-
cora Fuoco, Zucchero, Acqua e Pane. Sono tutti con noi, eccetto
Pane che è assai incerto. Solo Luce è favorevole all’Uomo, ma lei
non verrà. Ho fatto credere ai piccoli che dovessero scappare alla
chetichella mentre lei dormiva. L’occasione è unica. (Mormorio
tra le foglie.) Toh! È la voce del Faggio. Sì, avete ragione; bisogna
avvisare gli Animali. Il Coniglio ha il suo tamburo? È da voi?
Bene, che batta l’adunata, immediatamente. Eccoli!
(Si sentono allontanarsi il rullii del tamburo del Coniglio. Entrano
Tyltyl, Mytyl e Cane.)
TYLTYL È qui?
GATTA (Ossequiosa, melliflua, precipitandosi incontro ai bambini.)
Ah! Ecco il mio padroncino! Come state bene e come siete gra-
zioso stasera! Vi ho preceduti per annunciare il vostro arrivo.
Tutto va bene. Questa volta abbiamo l’Uccello Blu in pugno, ne
sono sicura. Ho appena inviato il Coniglio a battere l’adunata
per convocare i principali Animali dei paesi. Li si sente già tra il
fogliame. Ascoltate! Sono un po’ timidi e non osano avvicinarsi.
(Rumori di diversi animali, quali mucche, maiali, cavalli, asini etc. Sot-
tovoce a Tyltyl, prendendolo da parte.) Ma perché avete portato Ca-
ne? Ve l’ho già detto, è in cattivi rapporti con chiunque, anche
con gli alberi. Temo che la sua odiosa presenza mandi tutto
all’aria.
TYLTYL Non sono riuscito a sbarazzarmene. (A Cane, minac-
ciandolo.) Vedi di andartene, brutta bestia!
CANE Chi? Io? Perché? Cos’ho fatto?
TYLTYL Ti dico di andartene! Non sappiamo che farcene di te,
è semplice! Ci infastidisci!
CANE Non dirò nulla. Seguirò da lontano. Non mi si vedrà.
Vuoi che faccia uno dei miei giochi?
GATTA (Sottovoce, a Tyltyl.) Tollerate una tale disobbedienza?
Dategli qualche colpo di bastone sul naso, è veramente insop-
portabile.
TYLTYL (Battendo Cane.) Così imparerai a obbedire più in fret-
ta.
CANE (Urlando.) Ahi! Ahi! Ahi!
TYLTYL Cosa ne dici?
CANE Bisogna che ti baci dato che mi hai picchiato! (Bacia e ac-
carezza Tyltyl impetuosamente.)
TYLTYL Andiamo. Va bene. Basta così. Vattene!
MYTYL No, no; voglio che resti. Ho paura di tutto quando lui
non c’è.
CANE (Saltando e quasi capovolgendo Mytyl, che travolge di carezze
precipitose ed entusiaste.) Oh! Che bambina buona! Com’è bella!
Com’è buona! Com’è bella! Com’è dolce! Bisogna che la baci!
Ancora! Ancora! Ancora!
GATTA Che idiota! Beh, staremo a vedere. Non perdiamo tem-
po. Ruotate il Diamante.
TYLTYL Dove devo mettermi?
GATTA In questo raggio di luna; vedrete più chiaramente. Là!
Ruotate dolcemente.
(Tyltyl ruota il Diamante; immediatamente, un lungo fremito agita i
rami e le foglie. I tronchi più anziani e imponenti si schiudono per la-
sciare passaggio all’anima che ciascuno di loro racchiude. L’aspetto di
queste anime differisce seguendo le sembianze e il carattere dell’albero
che rappresentano. Quella dell’Olmo, per esempio, è una sorta di gnomo
bolso, panciuto, burbero; quella del Tiglio è placida, familiare, gioviale;
quella del Faggio, elegante e agile; quella della Betulla, bianca, riserva-
ta e inquieta; quella del Salice, rachitica, spettinata, lamentosa; quella
dell’Abete, lunga, allampanata, taciturna; quella del Cipresso, tragica;
quella del Castagno, pretenziosa e un po’ snob; quella del Pioppo, alle-
gra, ingombrante, chiacchierona. Alcuni escono lentamente dal loro
tronco, intorpiditi, stiracchiandosi, come dopo una cattività o un sonno
secolare, altri emergono con un balzo, allerta, solleciti, tutti circondano i
due bambini, tenendosi quanto possibile in prossimità dell’albero da cui
sono nati.)
PIOPPO (Accorrendo per primo e gridando a gran voce.) Degli Uo-
mini! Dei piccoli Uomini! Potremo parlare loro! Il Silenzio è fi-
nito! Finito! Da dove proverranno? Chi sono? (A Tiglio che avan-
za fumando tranquillamente la sua pipa.) Li conosci, padre Tiglio?
TIGLIO Non ricordo di averli visti.
PIOPPO Ma sì, andiamo, ma sì! Tu conosci gli Uomini, stai
sempre ad aggirarti intorno alle loro case.
TIGLIO (Esaminando i bambini.) Ma no, vi assicuro. Non so chi
sano. Sono ancora troppo giovani. Non conosco che gli innamo-
rati che vengono a vedermi al chiaro di luna; o i bevitori di birra
che trincano sotto i miei rami.
CASTAGNO (Pretenzioso, aggiustandosi il monocolo.) E questi chi
sono? Poveri campagnoli?
PIOPPO Oh! Voi, signor Castagno, da quando non frequentate
più che i viali delle grandi città…
SALICE (Avanzando lamentoso in zoccoli.) Mio Dio, mio Dio!
Vengono ancora a tagliarmi la testa e le braccia per farne fascine!
PIOPPO Silenzio! Ecco Quercia che esce dal suo palazzo! Ha
l’aria davvero sofferente questa sera! Non trovate stia invec-
chiando? Che età potrà avere? Abete dice quattromila anni; ma
son certo che esageri. Attenzione, sta per parlare.
(Quercia avanza lentamente. È incredibilmente vecchio, coronato di vi-
schio e vestito di un lungo abito verde bordato di muschio e di licheni. È
cieco, la sua barba bianca fluttua nel vento. Si appoggia con una mano
su un bastone nodoso e con l’altra su una giovane Quercia che gli fa da
guida. L’Uccello Blu è appollaiato sulla sua spalla. Al suo arrivo, gesti
di rispetto tra gli alberi che si mettono in ordine e s’inclinano.)
TYLTYL Ha l’Uccello Blu! Presto! Presto! Qui! Datemelo!
GLI ALBERI Silenzio!
GATTA (A Tyltyl.) Scoprite il capo, è la Quercia!
QUERCIA (A Tyltyl) Chi sei tu?
TYLTYL Tyltyl, signore. Quando potrò prendere l’Uccello Blu?
QUERCIA Tyltyl, il figlio del boscaiolo?
TYLTYL Sì, signore.
QUERCIA Tuo padre ci ha fatto molto male. Nella mia sola
famiglia ha messo a morte seicento dei miei figli, quattrocento-
settantacinque zii e zie, milleduecento cugini e cugine, trecentot-
tanta nuore e dodicimila pronipoti!
TYLTYL Non so, signore. Non l’ha fatto apposta.
QUERCIA Cosa vieni a fare qui, e perché hai fatto uscire le no-
stre anime dalle loro dimore?
TYLTYL Signore, vi domando perdono di avervi disturbato. È
Gatta che mi ha detto che ci direte dove si trova l’Uccello Blu.
QUERCIA Sì, io lo so, tu cerchi l’Uccello Blu, vale a dire il
grande segreto delle cose e della felicità, perché gli Uomini ren-
dano ancora più dura la nostra schiavitù.
TYLTYL Ma no, signore; è per la bambina della Fata Beriluna
che è molto malata.
QUERCIA (Imponendogli silenzio.) Basta così! Non sento gli ani-
mali. Dove sono? Tutto questo interessa loro quanto noi. Non
bisogna che noi, alberi, ci si assuma da soli la responsabilità del-
le misure gravi che s’impongono. Il giorno in cui gli Uomini sa-
pranno quello che abbiamo fatto, quello che stiamo per fare, ci
saranno orribili rappresaglie. Conviene dunque che il nostro ac-
cordo sia unanime, perché il nostro silenzio lo sia egualmente.
ABETE (Guardando dall’alto gli altri alberi.) Arrivano gli animali.
Seguono il Coniglio. Ecco l’anima del Cavallo, del Toro, del
Bue, della Mucca, del Lupo, del Montone, del Maiale, del Gallo,
della Capra, dell’Asino e dell’Orso.
(Entrata delle anime degli Animali che, nell’ordine indicato da Abete,
avanzano e vanno a sedersi tra gli alberi, fatta eccezione per l’anima
della Capra che vagabonda qua e là, e quella del Maiale che fruga tra
le radici.)
QUERCIA Sono tutti presenti?
CONIGLIO La Gallina non poteva abbandonare le sue uova, la
Lepre faceva le sue corse, il Cervo ha male alle corna, la Volpe è
malata – ecco il certificato del medico –, l’Oca non ha compreso
e il Tacchino è andato in collera.
QUERCIA Queste astensioni sono estremamente deplorevoli.
Nondimeno, siamo in numero sufficiente. Sapete, fratelli miei,
qual è la questione. Il bambino che vi sta dinnanzi, grazie a un
talismano rubato alle forze della Terra, può impossessarsi del
nostro Uccello Blu; e strapparci così il segreto che noi custodia-
mo dall’origine della vita. Ora, noi conosciamo abbastanza
l’Uomo per non avere alcun dubbio sulla sorte che ci riservereb-
be allorché si trovasse in possesso di questo segreto. Per questo,
mi pare che ogni esitazione sarebbe ugualmente stupida e crimi-
nale. L’ora è grave; bisogna che il bambino sparisca prima che
sia troppo tardi.
TYLTYL Cosa dice?
CANE (Gironzolando attorno a Quercia e mostrando le zanne.) Hai
visto i miei denti, vecchio storpio?
FAGGIO (Indignato.) Insulta Quercia!
QUERCIA È Cane? Che venga espulso! Non dobbiamo tollera-
re un traditore tra di noi!
GATTA (Sottovoce a Tyltyl.) Allontanate Cane. È un malinteso.
Lasciatemi fare, arrangerò ogni cosa. Ma allontanatelo al più
presto.
TYLTYL (A Cane.) Vuoi andartene!
CANE Lascia che strappi le pantofole di muschio a questo vec-
chio gottoso. Ci sarà da ridere!
TYLTYL Insomma, stai zitto! E vattene! Brutta bestia!
CANE Va bene, va bene, me ne andrò. Ritornerò quando avrai
bisogno di me.
GATTA (Sottovoce a Tyltyl.) Sarebbe più prudente incatenarlo, o
farà qualche sciocchezza; gli Alberi si arrabbieranno, e tutto fini-
rà male.
TYLTYL Come fare? Ho smarrito il suo guinzaglio.
GATTA Ecco a proposito Edera che arriva con delle solide lia-
ne.
CANE (Ringhiando.) Ritornerò! Ritornerò! Gobbo! Bolso! Sacco
di sterpi, sacco di vecchie radici! È Gatta che tira i fili! (A Gatta.)
Faremo i conti anche con te! Cos’hai da bisbigliare così, Giuda,
tigre, Bazaine!8
Ah, ah, ah!
GATTA Vedete? Insulta tutti.
TYLTYL È vero, è insopportabile e non ci sentiamo più. Signor
Edera, vorreste incatenarlo?
EDERA (Avvicinandosi timorosamente a Cane.) Non che mi mor-
derà?
CANE (Ringhiando.) Al contrario! Al contrario! Ora ti bacio! A-
spetta e vedrai! Avvicinati! Avvicinati dunque, mucchio di vecchi
spaghi!
TYLTYL (Minacciandolo con un bastone.) Tylô!
CANE (Strisciando ai piedi di Tyltyl agitando la coda.) Cosa devo
fare, mio piccolo Dio?
TYLTYL Stenderti a pancia in giù! Obbedisci a Edera. Lasciati
legare, altrimenti…
CANE (Ringhiando tra i denti mentre Edera lo lega.) Spago! Penda-
glio da forca! Lazo da vitelli! Catena da maiali! Mio piccolo Dio,
guarda, mi torce le zampe. Mi strangola!
TYLTYL Tanto peggio! Te la sei voluta! Taci, stai a tranquillo,
sei insopportabile!
CANE Comunque, hai torto! Hanno delle brutte intenzioni.
Mio piccolo Dio, stai in guardia! Mi chiude la bocca! Non posso
più parlare!
EDERA (Che lega Cane come un pacco.) Dove dobbiamo portarlo?
L’ho imbavagliato per bene. Non proferisce più una parola.
QUERCIA Che sia legato solidamente là sotto, dietro il mio
tronco, alla mia grossa radice. Vedremo in seguito cosa conviene
farne. (Edera aiutata da Pioppo porta Cane dietro il tronco di Quer-
cia.) Fatto? Bene, e ora che ci siamo sbarazzati di quel testimone
scomodo, di quel rinnegato, deliberiamo secondo la nostra giu-
stizia e la nostra verità. La mia emozione, non ve lo nascondo, è
profonda e di pena. È la prima volta che ci è dato giudicare
l’Uomo e di fargli sentire la nostra potenza. Non credo che dopo
il male che ci ha fatto, dopo le mostruose ingiustizie che abbia-
mo subito, resti il minimo dubbio sulla sentenza che lo attende.
TUTTI GLI ALEBRI E TUTTI GLI ANIMALI No! No! No!
Niente dubbi! L’impiccagione! La morte! Ci sono troppe ingiu-
stizie! Ha troppo abusato! È da troppo tempo! Che lo si schiacci!
Che lo si mangi! Immediatamente! Immediatamente!
TYLTYL (A Gatta.) Cos’hanno ancora? Non sono contenti.
GATTA Non vi inquietate. Sono un po’ arrabbiati perché la
primavera è in ritardo. Lasciate fare a me, arrangerò tutto.
QUERCIA Questa unanimità era inevitabile. Si tratta ora di sa-
pere, per evitare le rappresaglie, quale genere di supplizio sarà
più pratico, il più comodo, il più sbrigativo e il più sicuro; quello
che lascerà meno tracce accusatrici quando gli Uomini ritrove-
ranno i piccoli corpi nella foresta.
TYLTYL Cosa c’è? Dove vuole arrivare? Comincio ad averne ab-
bastanza. Dato che ha l’Uccello Blu, che ce lo dia.
TORO (Avanzando.) Il modo più pratico e sicuro, è un bel colpo
di corna alla bocca dello stomaco. Volete che me ne occupi?
QUERCIA Chi parla così?
GATTA È il Toro.
MUCCA Sarebbe meglio stare tranquilli. Io non me ne immi-
schio. Ho da brucare tutta l’erba della prateria che si vede laggiù,
nel blu della luna. Ho troppo da fare.
BUE Anch’io. Inoltre, approvo tutto in anticipo.
FAGGIO Io offro il mio ramo più alto per impiccarli.
EDERA E io un nodo scorsoio.
ABETE E io le quattro assi per la piccola cassa.
CIPRESSO E io perpetuo riposo.
SALICE La cosa più semplice sarebbe annegarli in uno dei miei
fossi. Me ne incarico io.
TIGLIO (Conciliante.) Andiamo, andiamo. È davvero necessario
arrivare a questi estremi? Sono ancora così giovani. Si potrebbe
semplicemente impedire loro di nuocere tenendoli prigionieri in
un recinto che m’incarico di costruire piantandomi tutto attor-
no.
QUERCIA Chi parla così? Riconosco la voce mielosa di Tiglio.
ABETE In effetti.
QUERCIA C’è dunque un rinnegato tra noi, come tra gli Ani-
mali? Sino a ora, non abbiamo da deplorare che la defezione de-
gli Alberi da Frutto; ma quelli non sono veri Alberi.
MAIALE (Ruotando i piccoli occhi ingordi.) Io penso bisognerebbe
mangiare prima la bambina. Deve essere così tenera.
TYLTYL Cosa dice, quello là? Aspetta un po’, specie di…
GATTA Non so cos’hanno; ma le cose prendono una brutta
piega.
QUERCIA Silenzio! Si tratta di sapere chi di noi avrà l’onore di
sferrare il primo colpo; chi allontanerà dalle nostre cime il più
grande pericolo che abbiamo corso dalla nascita dell’Uomo.
ABETE È a voi, nostro re e nostro patriarca, che spetta questo
onore.
QUERCIA È Abete che parla? Ahimè! Io sono troppo vecchio.
Sono cieco, infermo e le mie braccia intorpidite non mi obbedi-
scono più. No, è a voi, fratelli miei, sempre verdi, sempre ritti, è
a voi, che vedeste nascere la maggior parte di questi Alberi, che
tocca, a mio discapito, la gloria del nobile gesto della nostra libe-
razione.
ABETE Vi ringrazio, mio venerabile padre. Ma visto che avrò già
l’onore di seppellire le due vittime, temo di risvegliare la giusta
gelosia dei miei colleghi; e credo che prima di noi, il più anziano
e il più degno, colui che possiede la miglior mazza, sia Faggio.
FAGGIO Sapete che sono tarlato e che la mia mazza non è affat-
to sicura. Ma l’Olmo e il Cipresso hanno armi potenti.
OLMO Non domanderei di meglio; ma riesco appena a tenermi
in piedi. Una talpa, questa notte, mi ha storto l’alluce.
CIPRESSO Quanto a me, sono pronto. Ma, come mio fratello
Abete, avrò già, se non il privilegio di seppellirli, almeno il van-
taggio di piangere sulle loro tombe. Sarebbe un conflitto
d’interessi. Chiedete al Pioppo.
PIOPPO A me? Ci avete pensato? Ma il mio legno è più tenero
che la carne di un bambino. E poi, non so cosa mi prenda. Tre-
mo di febbre. Guardate le mie foglie. Devo aver preso freddo
questa mattina all’alba.
QUERCIA (Scoppiando d’indignazione.) Avete paura dell’Uomo!
Perfino questi bambini isolati e senza armi vi ispirano il miste-
rioso terrore che fece di noi gli schiavi che siamo! Ebbene, no!
Ne ho abbastanza! Dato che è così, dato che il momento è uni-
co, andrò solo, vecchio, storpio, tremante, cieco, contro il nemi-
co ereditario! Dov’è? (Brancolando sul suo bastone, avanza incontro
a Tyltyl.)
TYLTYL (Estraendo il suo coltello dalla tasca.) Ce l’ha con me, quel
vecchio, con il grosso bastone?
(Tutti gli Alberi, lanciando grida di spavento alla vista del coltello,
l’arma misteriosa e irresistibile dell’Uomo, s’interpongono e trattengono
Quercia.)
ALBERI Il coltello! State in guardia! Il coltello!
QUERCIA (Dibattendosi.) Lasciatemi! Cosa m’importa? Il coltel-
lo o l’ascia! Chi mi trattiene? Cosa! Siete tutti qui? Siete tutti
d’accordo? (Gettando il suo bastone.) Ebbene, sia! Onta a noi! Che
gli animali ci liberino!
TORO Questo è quanto! Me ne incarico io! E con un solo colpo
di corna!
BUE e MUCCA (Trattenendolo per la coda.) Di cosa t’immischi?
Non fare sciocchezze! È un brutto affare! Finirà male! Siamo noi
che pagheremo le conseguenze. Lascia stare. È una faccenda da
animali selvaggi.
TORO No, no! È affar mio! Aspettate! Ma trattenetemi o faccio
uno sproposito.
TYLTYL (A Mytyl che lancia grida acute.) Non avere paura! Mettiti
dietro di me. Ho il mio coltello.
GALLO Che coraggio, il piccolo!
TYLTYL Allora, è deciso, è me che volete?
ASINO Ma naturalmente, piccolo mio, ce ne hai messo di tem-
po ad accorgertene!
MAIALE Puoi dire una preghiera, va’, è la tua ultima ora. Ma
non nascondere la bambina. Voglio rifarmi gli occhi. È lei che
mangerò per prima.
TYLTYL Che cosa vi ho fatto?
MONTONE Niente, piccolo mio. Mangiato il mio fratellino, le
mie due sorelle, i miei tre zii, mia zia, nonno, nonna. Aspetta,
aspetta, quando sarai a terra, vedrai che ho i denti anch’io.
ASINO E io gli zoccoli!
CAVALLO (Scalpitando fieramente.) Vedrete cosa vi aspetta! Pre-
ferite che lo strappi a morsi o che ve lo abbatta a calci? (Avanza
magnifico su Tyltyl che gli tiene testa alzando il suo coltello. Di colpo
Cavallo, preso dal panico, fa dietrofront e fugge a gambe levate.) Ah!
Ma no! Non è giusto! Non sta al gioco! Si difende!
GALLO (Non potendo nascondere la sua ammirazione.) Però, il pic-
colo non ha certo paura!
MAIALE (A Orso e a Lupo.) Corriamo tutti insieme! Io vi soster-
rò da dietro. Li rovesceremo e ci divideremo la bambina quando
sarà a terra.
LUPO Distraeteli per di là. Li aggirerò! (Gira attorno a Tyltyl che
attacca da dietro e semi rovescia.)
TYLTYL Giuda! (Si raddrizza su un ginocchio, brandendo il suo col-
tello e coprendo come meglio può la sorellina, che lancia urli di dispera-
zione. Vedendolo semi riverso, tutti gli Animali e gli Alberi si avvicina-
no e cercano di sferrargli dei colpi. Improvvisamente cade l’oscurità. Di-
speratamente, Tyltyl chiama aiuto.) A me! A me! Tylô! Tylô! Dov’è
Gatta? Tylô! Tylette! Venite! Venite!
GATTA (Ipocritamente, tenendosi da parte.) Non posso! Mi sono
appena slogata la zampa.
TYLTYL (Parando i colpi e difendendosi come meglio può.) A me!
Tylô! Tylô! Non ne posso più! Sono troppi! L’Orso! Il Maiale! Il
Lupo! L’Asino! L’Abete! Il Faggio! Tylô! Tylô! Tylô!
(Trascinando le liane spezzate, Cane balza da dietro il tronco di Quer-
cia e, spintonando Alberi e Animali, si getta davanti a Tyltyl, che di-
fende con rabbia.)
CANE (Sferrando enormi morsi.) Ecco! Ecco! Mio piccolo Dio!
Non avere paura! Diamogli contro! So dare certi morsi! Prendi,
per te, Orso, là, sul tuo grosso sedere! Vediamo, chi ne vuole an-
cora? Ecco, per il Maiale, e questo per il Cavallo e la coda del
Toro! Ecco! Ho strappato i mutandoni del Faggio e la sottana
della Quercia! L’Abete abbandona il campo!
TYLTYL (Affranto.) Non ne posso più! Cipresso mi ha dato un
grande colpo sulla testa.
CANE Ohi! Un colpo del Salice! Mi ha rotto la zampa!
TYLTYL Ritornano alla carica! Tutti insieme! Questa volta è il
Lupo!
CANE Aspetta, lo cresimo!
LUPO Imbecille! Nostro fratello… I suoi genitori hanno annega-
to i suoi piccoli!
CANE Hanno fatto bene! Tanto meglio! È che ti assomigliava-
no.
TUTTI GLI ALBERI e TUTTI GLI ANIMALI Rinnegato! Idio-
ta! Traditore! Fellone! Fesso! Giuda! Lascialo! È già morto! Uni-
sciti a noi
CANE (Ebbro di ardore e devozione.) No ! No! Solo contro tutti!
No, no! Fedele a Dio ! Ai migliori! Ai più grandi! (A Tyltyl.) Stai
in guardia, ecco l’Orso! Diffida dal Toro. Gli salterò alla gola.
Ohi! Un calcio. L’Asino mi ha rotto due denti.
TYLTYL Non ne posso più, Tylô! Ohi! Un colpo di Olmo.
Guarda, mi sanguina la mano. È stato il Lupo o il Maiale.
CANE Aspetta, mio piccolo Dio. Lascia che ti baci. Là, una bel-
la leccata. Ti farà bene. Resta dietro di me. Non oseranno più
avvicinarsi. Sì! Ecco che ritornano! Ah! Questo è un colpo serio!
Teniamo duro!
TYLTYL (Lasciandosi cadere al suolo.) No, non è più possibile.
CANE Arrivano! Li sento, li fiuto!
TYLTYL Dove? Chi?
CANE Là! Là! È Luce! Ci ha ritrovati! Salvi, mio piccolo re! Ba-
ciami! Salvi! Guarda! Non si fidano! Si allontanano! Hanno pa-
ura!
TYLTYL Luce! Luce! Vieni! Sbrigati! Si sono rivoltati! Sono tutti
contro di noi!
(Entra Luce: di pari passo al suo avanzare, l’aurora si leva sulla foresta
che s’illumina.)
LUCE Cosa accade, dunque? Cos’hanno? Ma, piccolo! Non sa-
pevi? Ruota il Diamante! Rientreranno nel Silenzio e
nell’oscurità, e tu non vedrai più i loro sentimenti.
(Tyltyl ruota il Diamante. Immediatamente le anime di tutti gli Alberi
si precipitano nei tronchi che si richiudono. Le anime degli Animali
scompaiono egualmente e vediamo, lontano, brucare pacificamente una
Mucca e un Montone, etc. La foresta ridiviene innocente. Sbalordito,
Tyltyl si guarda attorno.)
TYLTYL Dove sono? Cos’avevano? Erano pazzi?
LUCE Ma no, sono sempre così; ma non lo si sa perché non li si
vede. Eppure te l’avevo detto: è pericoloso svegliarli quando non
ci sono.
TYLTYL (Asciugando il coltello.) Beh, senza Cane e se non avessi
avuto il mio coltello… Non avrei mai creduto fossero così malva-
gi.
LUCE Vedi bene che l’Uomo è solo contro tutti, in questo
mondo.
CANE Non hai troppo male, mio piccolo Dio?
TYLTYL Nulla di grave. Quanto a Mytyl, non l’hanno toccata.
Ma tuo, mio buon Tylô? Ti sanguina la bocca, e hai la zampa
rotta.
CANE Non vale la pena parlarne. Domani, non si noterà nem-
meno. Ma la ferita è fresca!
GATTA (Uscendo zoppicando da un boschetto.) Lo credo bene! Bue
mi ma dato una cornata nel ventre. Non si vede il segno, ma mi
fa un male. E Quercia mi ha spezzato la zampa.
CANE Vorrei proprio sapere quale.
MYTYL (Accarezzando Gatta.) Mia povera Tylette, è vero? Dove ti
trovavi? Non ti ho scorta.
GATTA (Ipocritamente.) Piccola madre, sono stata ferita subito,
attaccando il Maiale che voleva mangiarti. È allora che la Quer-
cia mi ha dato il gran colpo che mi ha stordita.
CANE (A Gatta, tra i denti.) Tu, ho due paroline da dirti.
GATTA (Lamentosamente a Mytyl.) Piccola madre, m’insulta.
Vuole farmi male.
MYTYL (A Cane.) Vuoi lasciarla tranquilla, brutta bestia.
(Escono tutti.)
Sipario.
L'uccello blu - un incanto in dodici quadri
Atto Quarto
Scena Prima
Davanti al sipario
(Entrano Tyltyl, Mytyl, Luce,Cane, Gatta, Pane, Fuoco, Zucchero, Ac-
qua e Latte.)
LUCE Ho ricevuto un messaggio dalla Fata Beriluna che
m’informa che l’Uccello Blu si trova probabilmente qui.
TYLTYL Dove?
LUCE Qui, nel cimitero che sta dietro questo muro. Pare che
uno dei morti lo nasconda nella tomba. Resta da sapere quale.
Bisognerà passarli in rassegna.
TYLTYL In rassegna? Come faremo?
LUCE È molto semplice: a mezzanotte, per non disturbarli
troppo, ruoterai il Diamante. Usciranno dalla terra; o scorgerai
sul fondo delle loro tombe quelli che non verranno fuori.
TYLTYL Non si arrabbieranno?
LUCE Affatto, non se ne accorgeranno nemmeno. Non amano
che li si disturbi; ma dato che comunque hanno l’abitudine di
uscire a mezzanotte, non li infastidirà.
TYLTYL Perché Pane, Zucchero e Latte sono così pallidi e per-
ché non dicono niente?
LATTE (Vacillando.) Sento che sto per svenire.
LUCE (Sottovoce a Tyltyl,) Non badarci, hanno paura dei morti.
FUOCO (Saltellando.) Io non ho paura! Ho l’abitudine di bru-
ciarli. Un tempo, li bruciavo tutti; era molto più divertente che
oggigiorno.
TYLTYL E perché Tylô trema? Ha paura anche lui?
CANE (Battendo i denti.) Io? Io non tremo! Io non ho mai paura;
ma se tu andassi, verrei anche io.
TYLTYL E Gatta, non dice nulla?
GATTA (Misteriosa.) Io so che...
TYLTYL (A Luce.) Verrai con noi?
LUCE No, è preferibile che resti alla porta del cimitero con le
Cose e gli Animali. L’ora non è giunta. La luce non può ancora
penetrare nella casa dei morti. Ti lascerò solo con Mytyl.9
TYLTYL E Tylô non può rimanere con noi?
CANE Sì, sì, io resto, io resto qui. Io voglio restare vicino al mio
piccolo Dio!
LUCE È impossibile. L’ordine della Fata è formale; del resto
non c’è nulla da temere.
CANE Bene, bene, tanto peggio. Se sono malvagi, mio piccolo
Dio, non hai che da fare così: (fischia,) e io accorrerò. Sarà come
nella foresta: ah, ah, ha!
LUCE Andiamo, addio, miei piccoli cari. Non sarò lontana.
(Bacia i bambini.) Coloro che mi appartengono e che io amo mi
ritrovano sempre. (Alle Cose e agli Animali.) Voialtri, per di qui.
(Esce insieme alle Cose e agli Animali. I bambini restano soli nel mezzo
della scena. Il sipario si apre per scoprire il settimo quadro.)
Seconda Scena
Il cimitero
(Notte. Chiaro di luna. Un cimitero di campagna. Numerose tombe,
cumuli di erba, croci di legno, lapidi funerarie, etc.)
(Tyltyl e Mytyl in piedi vicino a un cippo.)
MYTYL Ho paura.
TYLTYL (Inquieto.) Io non ho mai paura.
MYTYL Saranno cattivi i morti?
TYLTYL Ma no, dato che non vivono.
MYTYL Ne hai già visto uno?
TYLTYL Sì, una volta, tempo fa, quando ero piccolissimo.
MYTYL Com’è fatto?
TYLTYL È tutto bianco, molto tranquillo e freddissimo, e non
parla.
MYTYL Dici che li vedremo?
TYLTYL Naturalmente, Luce l’ha promesso.
MYTYL Dove sono, i morti?
TYLTYL Qui, sotto l’erba e sotto queste grosse pietre.
MYTYL Sono là tutto l’anno?
TYLTYL Sì.
MYTYL (Mostrando le lapidi.) Sono le porte delle loro case?
TYLTYL Sì.
MYTYL Escono quando è bel tempo?
TYLTYL No, escono solo di notte.
MYTYL Perché?
TYLTYL Perché sono in vestaglia.
MYTYL Escono anche quando piove?
TYLTYL Quando piove, restano a casa.
MYTYL È bella la loro casa?
TYLTYL Si dice sia molto stretta.
MYTYL Hanno dei bambini?
TYLTYL Naturalmente; hanno tutti quelli che muoiono.
MYTYL E di cosa vivono?
TYLTYL Mangiano radici.
MYTYL Le vedremo?
TYLTYL Naturalmente, dato che vediamo tutto quando il Dia-
mante è girato.
MYTYL E cosa diranno?
TYLTYL Non diranno nulla, dato che non parlano.
MYTYL Perché non parlano?
TYLTYL Perché non hanno niente da dire.
MYTYL Perché non hanno niente da dire?
TYLTYL Mi instupidisci.
(Una pausa.)
MYTYL Quando ruoterai il Diamante?
TYLTYL Sai bene che Luce ha detto di attendere mezzanotte,
perché allora li si disturba meno.
MYTYL Perché li si disturba meno?
TYLTYL Perché è l’ora in cui escono a prendere aria.
MYTYL Non è mezzanotte?
TYLTYL Lo vedi l’orologio della chiesa?
MYTYL Sì, vedo anche la lancetta piccola.
TYLTYL Allora! Ancora un minuto! Là! In punto. Senti?
(Si sentono suonare i dodici rintocchi della mezzanotte.)
MYTYL Io voglio andarmene!
TYLTYL Non è il momento. Ruoto il Diamante.
MYTYL No, no! Non lo fare! Voglio andarmene! Ho paura, fra-
tellino! Ho una paura terribile!
L'uccello blu - un incanto in dodici quadri
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L'uccello blu - un incanto in dodici quadri
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L'uccello blu - un incanto in dodici quadri

  • 2. Maurice Maeterlinck L’uccello blu un incanto in sei atti e dodici quadri Analisi a cura di Marcella Anderini
  • 3. Titolo originale dell’opera: L'oiseau bleu: féerie en six actes et douze tableaux Testo © 1908 Maurice Maeterlinck Traduzione dal francese: Chagall
  • 4. Questa traduzione fa riferimento agli eBook pubblicati gratui- tamente dal sito The Project Gutenberg e corrispondenti ai se- guenti dati: Titolo: L'oiseau bleu: féerie en six actes et douze tableaux Autore: Maurice Maeterlinck Data di pubblicazione: 12 febbraio 2012 eBook #38849 Lingua: francese Titolo: The blue bird: a fairy play in six acts Autore: Maurice Maeterlinck Data di pubblicazione: Agosto 2005 eBook #8606 Lingua: inglese
  • 5. Maurice Maeterlinck L’uccello blu un incanto in sei atti e dodici quadri
  • 6. Rappresentato per la prima volta al Teatro Artistico di Mosca il 30 settembre 1908 e a Parigi sulla scena del Théâtre Réjane il 2 marzo 1911.
  • 7. Nota del traduttore inglese Un nuovo atto appare per la prima volta in questa edizione ed è inserito come Atto Quarto con il titolo Il giardino delle felicità. Fu scritto espressamente per la ripresa natalizia de L’uccello blu presso il Haymarket Theatre di Londra, dove sostituì la scena La foresta dell’Atto Terzo. Nella versione stampata, tuttavia, la scena La foresta venne mantenuta e in questa e in tutte le successive edizioni la com- media si compone di sei atti invece che cinque. Alexander Teixeira De Mattos, Chelsea, 14 November, 1910
  • 8. Nota del traduttore L’eBook in lingua inglese presenta alcune differenze che vanno al di là di un’ordinaria traduzione. Le prime due scene del quarto atto sono spostate all’inizio del quinto. Sono inoltre presenti stralci di dialogo diversi che ho riporta- to nelle note conclusive.
  • 9. Indice Atto Primo Scena prima: La capanna del boscaiolo Atto Secondo Scena prima: A casa della fata Scena seconda: Il paese dei ricordi Atto Terzo Scena prima: Il palazzo della notte Scena seconda: La foresta Atto Quarto Scena prima: Davanti al sipario Scena seconda: Il cimitero Scena terza: Davanti al sipario Scena quarta: Il giardino delle felicità Atto Quinto Scena prima: Il reame dell’avvenire Atto Sesto Scena prima: L’addio Scena seconda: Il risveglio
  • 10. Indice della traduzione inglese Atto Primo Scena prima: La capanna del boscaiolo Atto Secondo Scena prima: A casa della fata Scena seconda: Il paese dei ricordi Atto Terzo Scene prima: Il palazzo della notte Scena seconda: La foresta Atto Quarto Scena prima: Davanti al sipario Scena seconda: Il palazzo delle felicità Atto Quinto Scena prima: Davanti al sipario Scena seconda: Il cimitero Scena terza: Il reame dell’avvenire Atto Sesto Scena Prima: L’addio Scena seconda: Il risveglio
  • 11. Personaggi principali TYLTYL Il nostro piccolo eroe. MYTYL La spalla di Tyltyl. FATA BERILUNA Una fata impertinente. LUCE La guida nelle tenebre. CANE Il migliore amico dell’Uomo. GATTA Una cattiva con i baffi. PANE L’eterno indeciso. FUOCO Un carattere fumantino. ACQUA Una gran piagnucolona. NONNO TYL Il nonno di Tyltyl e Mytyl. NONNA TYL La nonna di Tyltyl e Mytyl. NOTTE La misteriosa regina delle tenebre. TEMPO Un vecchio preciso e brontolone. MAMMA TYL La mamma di Tyltyl e Mytyl. PAPÀ TYL Il papà di Tyltyl e Mytyl VICINA Una mamma preoccupata. BAMBINA Una piccola alla ricerca di un po’ di felicità.
  • 12. Costumi TYLTYL costume di Pollicino nelle fiabe di Perrault: pantalon- cini rossi vermigli, corta giacchetta blu tenue, calze bianche, scarpe o stivali di cuoio fulvo. MYTYL costume di Gretel nella fiaba Hänsel e Gretel o di Cap- puccetto Rosso. LUCE abito “color della luna” della fiaba Pelle d’asino1 . Oro chiaro con riflessi d’argento, veli scintillanti che formano raggi, etc. Stile neogreco o anglo-greco alla Walter Crane2 , o, più o meno in stile Impero – vita alta, braccia nude, etc. Pettinatura: sorta di diadema o corona leggera. FATA BERILUNA, VICINA BERLINGOT costume classico delle povere nelle fiabe. È possibile sopprimere al primo atto la trasformazione della Fata in principessa. PAPÀ TYL, MAMMA TYL, NONNO TYL, NONNA TYL co- stumi tradizionali dei boscaioli e dei contadini tedeschi nelle fiabe dei fratelli Grimm. FRATELLI E SORELLE DI TYLTYL varianti del costume di Pollicino. TEMPO costume classico del Tempo: ampio mantello nero o blu scuro, barba bianca fluttuante, falce, clessidra.
  • 13. AMORE MATERNO costume simile a quello di Luce, ovvero, veli leggeri e quasi trasparenti come quelli delle statue greche, bianchi quanto possibile. Perle e pietre preziose a piacimento, purché non infrangano l’armonia pura e candida dell’insieme. GRANDI GIOIE come scritto nel testo, abiti luminosi dalle sot- tili e soavi sfumature: risveglio di rose, sorriso d’acqua, rosa d’ambra, azzurro aurora, etc. FELICITÀ DELLA CASA abiti di diversi colori, o volendo, co- stumi di contadini, pastori, boscaioli, etc., ma idealizzati e inter- pretati in chiave fatata. GROSSE FELICITÀ prima della trasformazione: ampi e pesanti mantelli di broccato rosso e giallo, gioielli enormi e grossi, etc. Dopo la trasformazione: maglie caffè o cioccolata, che diano l’impressione di marionette. NOTTE ampi vestiti neri misteriosamente costellati, a riflessi bronzei. Veli, papaveri scuri, etc. FIGLIA DELLA VICINA capigliatura bionda e luminosa, lunga veste bianca. CANE tonaca rossa, calzoni bianchi, stivali verniciati, cappello cerato; costume che ricorda più o meno quello di John Bull.3 GATTA maglia di seta nera a paillettes.4 N.B. È opportuno che le teste di questi due personaggi siano di- scretamente animalesche.
  • 14. PANE sontuoso costume da pascià. Ampio abito di seta o di vel- luto cremisi, ricamato d’oro. Grande turbante, scimitarra. Ven- tre enorme, faccia rossa ed estremamente paffuta. ZUCCHERO abito di seta, simile a quello degli eunuchi, metà bianco e metà blu per ricordare la carta d’imballaggio del pan di zucchero. Acconciatura dei guardiani dei serragli degli harem a- rabi. FUOCO maglia rossa, mantello vermiglio con riflessi cangianti, foderato d’oro. Aigrette di fiamme multicolori. ACQUA abito “colore del tempo” della fiaba Pelle d’asino. Blua- stro o glauco, dai riflessi trasparenti, effetti di garza grondante, egualmente in stile neogreco o anglo-greco, ma più ampio, più fluttuante. Pettinatura di fiori e alghe o di canne acquatiche. ANIMALI costumi popolari o campagnoli. ALBERI abiti nelle varie sfumature del verde o della tinta dei tronchi degli alberi. Accessori: foglie o rami che li facciano rico- noscere.
  • 16. Scena Prima La capanna del boscaiolo Il teatro rappresenta l’interno della capanna di un boscaiolo, semplice, rustica, ma affatto miserabile – caminetto a mattoni dove si assopisce un fuoco di ceppi. Utensili da cucina, armadio, madia, orologio a pen- dolo, arcolaio, pompa dell’acqua, etc. – su una tavola, una lampada accesa. Ai piedi dell’armadio, a ciascun lato dello stesso, addormentati, raggomitolati, il naso sulla coda, un cane e una gatta – fra di loro, un gran pan di zucchero bianco e blu. Appesa al muro, una gabbia circola- re che trattiene una tortorella. In fondo, due finestre le cui imposte in- terne sono chiuse – sotto una delle finestre uno sgabello. A sinistra, la porta di entrata della casa, munita di un grosso lucchetto. A destra, un’altra porta – scala conducente al granaio. Sempre a destra, due pic- coli letti da bambini, al capezzale dei quali, su due sedie, dei vestiti so- no meticolosamente piegati. All’alzata del sipario, Tyltyl e Mytyl sono profondamente addormen- tati nei loro lettini. Mamma Tyl li rimbocca un’ultima volta, si piega su di loro, contempla un momento il loro sonno e chiama con la mano Pa- pà Tyl, che sbircia dalla porta. Mamma Tyl porta un dito alle labbra per comandargli silenzio, poi esce a destra in punta di piedi, dopo aver spento la lampada. La scena resta oscura un istante, poi una luce la cui intensità aumenta poco a poco filtra attraverso le fessure delle imposte. La lampada sul tavolo si riaccende da sola. I due bambini sembrano svegliarsi e si mettono seduti. TYLTYL Mytyl? MYTYL Tyltyl? TYLTYL Dormi?
  • 17. MYTYL E tu? TYLTYL Ma no, non dormo, dato che ti parlo. MYTYL Dici sia Natale? TYLTYL Non ancora, domani. Ma il Bambino Gesù non ci por- terà nulla quest’anno. MYTYL Perché? TYLTYL Ho sentito mamma dire che non è potuta andare in città per avvertirlo… Ma verrà il prossimo anno. MYTYL È lungo, l’anno prossimo? TYLTYL Non è troppo corto. Ma viene quest’anno a casa dei bambini ricchi. MYTYL Ah? TYLTYL Toh! Mamma ha dimenticato la lampada! Ho un’idea. MYTYL ? TYLTYL Alziamoci. MYTYL È vietato. TYLTYL Dato che non c’è nessuno Vedi le imposte? MYTYL Oh! Come brillano! TYLTYL Sono le luci della festa. MYTYL Quale festa? TYLTYL Qui di fronte, a casa dei piccoli ricchi. È l’albero di Natale. Andiamo ad aprirle. MYTYL Possiamo? TYLTYL Certo, dato che siamo soli. Senti la musica? Alziamoci. (I due bambini si alzano, corrono a una delle finestre, montano sullo sgabello e spingono le imposte. Una luce intensa penetra nella stanza. I bambini guardano avidamente all’esterno.) TYLTYL Oh, guarda! MYTYL (Che trova solo uno spazio instabile sullo sgabello.) Io non ci vedo. TYLTYL Nevica! Ecco due carrozze a sei cavalli! MYTYL Ne escono dodici ragazzini!
  • 18. TYLTYL Stupida! Sono ragazzine. MYTYL Hanno i pantaloni. TYLTYL Che ne sai tu? Non mi spingere così! MYTYL Non ti ho toccato. TYLTYL (Che occupa da solo tutto lo sgabello.) Prendi tutto il po- sto. MYTYL Ma non ho proprio posto! TYLTYL E taci! Vediamo l’albero. MYTYL Quale albero? TYLTYL Ma l’albero di Natale! Tu guardi il muro! MYTYL Guardo il muro perché non ho posto. TYLTYL (Cedendole uno piccolo spazio sullo sgabello.) Là! Ne hai abbastanza? Stai meglio di me! Quante luci ci sono! Quante luci ci sono! MYTYL Cosa combinano quelli che fanno tanto rumore? TYLTYL Suonano. MYTYL Sono arrabbiati? TYLTYL No, ma è faticoso. MYTYL Ancora una carrozza trainata da cavalli bianchi! TYLTYL Guarda e taci! MYTYL Cosa pende là, in oro, dai rami? TYLTYL Ma i giocattoli, perbacco! Sciabole, fucili, soldatini, cannoni. MYTYL E di bambole, di’, ne hanno messe? TYLTYL Bambole? È troppo stupido, non li diverte. MYTYL E attorno alla tavola, cos’è tutta quella roba? TYLTYL Sono torte, frutti, pasticcini alla crema. MYTYL Ne ho mangiati una volta, quando ero piccola. TYLTYL Anch’io; sono meglio del pane, ma ne ebbi troppo po- chi. MYTYL Loro non ne hanno troppo pochi. La loro tavola è pie- na! Li mangeranno?
  • 19. TYLTYL Naturalmente, che dovrebbero farsene? MYTYL Perché non li mangiano subito? TYLTYL Perché non hanno fame. MYTYL (Stupefatta.) Non hanno fame? Perché? TYLTYL Mangiano quando vogliono. MYTYL (Incredula.) Tutti i giorni? TYLTYL Così si dice. MYTYL Mangiano tutto? Ne darebbero agli altri? TYLTYL A chi? MYTYL A noi. TYLTYL Non ci conoscono. MYTYL Ma se glielo chiedessimo? TYLTYL Non si fa. MYTYL Perché? TYLTYL È vietato. MYTYL (Battendo le mani.) Oh! Come sono graziosi! TYLTYL (Pieno di entusiasmo.) E ridono, e ridono! MYTYL E i piccoli che ballano! TYLTYL Sì, sì, balliamo anche noi! (Fremono di gioia sullo sgabello.) MYTYL Oh! Com’è divertente! TYLTYL Servono i dolci! Possono toccarli! Mangiano! Mangia- no! Mangiano! MYTYL Anche ai più piccoli! Ne prendono uno, due, tre, quat- tro! TYLTYL (Ebbro di gioia.) Oh, che buono! Com’è buono, com’è buono! MYTYL (Contando i dolci immaginari.) Io ne ho ricevuti dodici. TYLTYL E io quattro volte dodici! Ma te ne darò. (Bussano alla porta della capanna. Improvvisamente calmo e spaventato.) Cos’è? MYTYL (Spaventata.) È papà. (Come si attardano ad aprire, si vede il grande chiavistello alzarsi da
  • 20. solo, cigolando. La porta si schiude permettendo il passaggio a una pic- cola vecchia vestita di verde con un cappuccio rosso sul capo. È gobba, zoppa, guercia; con il naso e la bocca che si toccano, cammina curva su un bastone. È senza dubbi una fata.) FATA Avete qui l’Erba che Canta o l’Uccello che è Blu? TYLTYL Abbiamo l’erba, ma non canta. MYTYL Tyltyl ha un uccello. TYLTYL Ma non posso regalarlo. FATA Perché? TYLTYL Perché è mio. FATA È una ragione, certo. Dov’è, questo uccello? TYLTYL (Mostrando la gabbia.) Nella gabbia. FATA (Mettendo il pince nez per esaminare l’uccello.) Non lo voglio, non è blu a sufficienza. Bisognerà andiate a cercare quello di cui ho bisogno. TYLTYL Ma non so dov’è. FATA Nemmeno io. Per questo bisogna cercarlo. Posso, mal che vada, fare a meno dell’Erba che Canta; ma mi serve assoluta- mente l’Uccello Blu. È per la mia bambina, che è molto malata. TYLTYL Cos’ha? FATA Non si sa esattamente, vorrebbe essere felice. TYLTYL Ah? FATA Sapete chi sono? TYLTYL Assomigliate un po’ alla nostra vicina, la signora Ber- lingot. FATA (Arrabbiandosi repentinamente.) In alcun modo! Non c’è al- cun rapporto! È abominevole! Io sono la Fata Beriluna! TYLTYL Ah! Benissimo. FATA Bisognerà che partiate immediatamente. TYLTYL Verrete con noi? FATA È assolutamente impossibile a causa della zuppa che ho messo sul fuoco questa mattina e che si affretta a traboccare ogni
  • 21. volta che mi assento per più di un’ora. (Mostrando in successione il soffitto, il camino e la finestra.) Volete uscire da qui, là o là? TYLTYL (Indicando timidamente la porta.) Preferirei uscire di là. FATA (Arrabbiandosi ancora repentinamente.) È assolutamente im- possibile! Ed è un’abitudine rivoltante! (Indicando la finestra.) U- sciremo di là… Ebbene! Cosa aspettate? Vestitevi immediata- mente! (I bambini obbediscono e si vestono rapidamente.) Aiuterò Mytyl. TYLTYL Noi non abbiamo le scarpe. FATA Non ha importanza. Vi darò un cappellino meraviglioso. Dove sono i vostri genitori? TYLTYL (Mostrando la porta sulla destra.) Sono là, dormono. FATA E il vostro nonno e la vostra nonna? TYLTYL Sono morti. FATA E i vostri fratellini e le vostre sorelline? Ne avete? TYLTYL Sì, sì; tre fratellini. MYTYL E quattro sorelle. FATA Dove sono? TYLTYL Sono morti anche loro. LA FATA Vorreste rivederli? TYLTYL Oh, sì! Subito! Mostrali! FATA Non li ho in tasca! Ma cade a meraviglia. Li rivedrete pas- sando per il Paese dei Ricordi. È sulla strada per l’Uccello Blu. Subito a sinistra, dopo il terzo incrocio. Cosa facevate quando ho bussato? TYLTYL Giocavamo a mangiare dolci. FATA Avete dei dolci? Dove sono? TYLTYL Nel palazzo dei bambini ricchi. Venite a vedere, è così bello. (Trascina la Fata alla finestra.) FATA (Alla finestra.) Ma sono gli altri che li mangiano! TYLTYL Sì, ma dato che si vede tutto. FATA E non sei arrabbiato con loro?
  • 22. TYLTYL Perché? FATA Perché mangiano tutto. Trovo abbiano un gran torto a non dartene. TYLTYL Ma no, dato che sono ricchi! Dite? Non è bella casa lo- ro? FATA Non è più bella di casa tua. TYLTYL Ohè! Casa nostra è più scura, più piccola, senza dolci. FATA È assolutamente la stessa cosa, è che tu non vedi. TYLTYL Ma sì, io vedo benissimo e ho occhi buonissimi. Leggo l’ora sull’orologio della chiesa che papà non vede. FATA (Arrabbiandosi repentinamente.) Ti dico che non vedi! Co- me ti sembro allora? Come sono fatta? (Silenzio imbarazzato di Tyltyl.) Ebbene, rispondi? Cosa ne so se tu vedi? Sono bella o brutta? (Silenzio sempre più imbarazzato.) Non vuoi rispondere? Sono giovane o vecchia? Sono rosa o gialla? Potrei avere una gobba? TYLTYL (Conciliante.) No, no, non è grande. FATA Ma sì, dalla tua aria, si crederebbe enorme. Ho il naso adunco e l’occhio sinistro bucato? TYLTYL No, no, non dico… Cosa l’ha bucato? FATA (Sempre più irritata.) Ma non è bucato! Insolente! Misera- bile! È più bello dell’altro; più grande, più chiaro, ed è blu come il cielo. E i miei capelli, vedi? Sono biondi come il grano. Oro puro, si direbbe! E ne ho così tanti che la testa mi pesa. Scappa- no dappertutto. Li vedi nelle mie mani? (Mostra due magri ciuffi di capelli grigi.) TYLTYL Sì, ne vedo qualcuno. FATA (Indignata.) Qualcuno! Covoni! Bracciate! Ciuffi! Onde d’oro! So bene che della gente dice di non vederne affatto, ma tu non sei uno di quei ciechi malvagi, suppongo? TYLTYL No, no. Vedo benissimo tutti quelli che non si na- scondono.
  • 23. FATA Ma bisogna vedere gli altri con la stessa audacia. Sono ben curiosi, gli uomini! Dalla morte delle fate, non vedono più nulla e non dubitano mai. Fortunatamente, ho sempre con me tutto ciò che serve per riaccendere gli occhi spenti. Cosa estrarrò dal mio sacco? TYLTYL Oh! Che grazioso cappellino verde! Cosa brilla così sul- la coccarda? FATA È il grosso Diamante che fa vedere. TYLTYL Ah? FATA Sì; quando si ha il cappello sulla testa, si ruota un po’ il Diamante: da destra a sinistra, per esempio… Ecco, in questo modo, vedi? Preme allora su un bernoccolo della testa che nes- suno conosce, e che apre gli occhi. TYLTYL Non fa male? FATA Al contrario, è fatato. Si vede all’istante anche ciò che si trova nelle cose: l’anima del pane, del vino, del pepe; per esem- pio. MYTYL Si vede anche l’anima dello zucchero? FATA (Repentinamente arrabbiata.) Va da sé! Non amo le do- mande inutili! L’anima dello zucchero non è più interessante di quella del pepe. Ecco, vi regalo ciò che possiedo per aiutarvi nel- la ricerca dell’Uccello Blu. So bene che l’anello che rende invisi- bili e il tappeto volante vi sarebbero più utili, ma ho perduto la chiave dell’armadio in cui li ho chiusi. Ah! Dimenticavo. (Mo- strando il Diamante.) Quando lo tieni così, vedi? Un piccolo giro in più, e si rivede il passato. Ancora un piccolo giro, e si vede il Futuro. È curioso, pratico e non fa rumore. TYLTYL Papà me lo prenderà. FATA Non lo vedrà; nessuno può vederlo, finché è su di una te- sta. Vuoi provarlo? (Mette il cappellino verde a Tyltyl.) Ora, ruota il Diamante. Un giro e poi… (Tyltyl non fa tempo a ruotare il Diamante, che un cambiamento subi-
  • 24. taneo e prodigioso si opera in tutte le cose. La vecchia Fata è di colpo una principessa meravigliosa. Le pietre con cui sono fabbricati i muri della capanna s’illuminano, inazzurriscono come zaffiri, cristallizzano, scintillano, abbagliano come le gemme più preziose. La povera mobilia si anima e risplende; la tavola di legno chiaro si fa così grave e nobile da sembrare di marmo. Il quadrante dell’orologio strizza l’occhio e sorride con amenità, mentre la porta dietro cui dondola il pendolo si schiude lasciando scappare le Ore, che, tenendosi per mano e scoppiando a ride- re, si mettono a danzare al suono di una musica deliziosa.) TYLTYL (Sbigottito, mostrando le Ore.) Perché ci sono tutte queste belle dame? FATA Non avere paura, sono le ore della tua vita, felici di essere libere e visibili un istante. TYLTYL E perché i muri sono così luminosi? Sono fatti di zuc- chero o di pietre preziose? FATA Tutte le pietre sono eguali, tutte le pietre sono preziose: ma l’uomo non ne vede che qualcuna. (Mentre parlano, l’incanto continua e si completa. Le anime dei filon- cini di pane5 , sotto forma di uomini in maglia color crosta di pane, stor- diti e spolverati di farina, si disperdono dalla madia e folleggiano attor- no al tavolo. Qui, sono raggiunti dal Fuoco, che, uscito dal focolare in maglia color zolfo e vermiglio, li insegue ridendo a più non posso.) TYLTYL Chi sono quegli uomini brutti? FATA Nulla di grave; sono le anime dei filoncini di pane che approfittano del regno della verità per uscire dalla madia, dove si trovavano stretti. TYLTYL E il grande diavolo rosso puzzolente? LA FATA Schhh! Non parlare troppo forte, è il Fuoco. Ha un brutto carattere. (Questo dialogo non ha interrotto l’incanto. Il Cane e la Gatta, raggo- mitolati ai piedi dell’armadio, gettano contemporaneamente un grande strillo, scomparendo in una botola. Al loro posto, sorgono due personaggi
  • 25. dei quali uno porta una maschera da bulldog e l’altro una testa da gat- ta. Immediatamente, l’ometto in maschera da bulldog – d’ora in avanti, Cane –, si precipita su Tyltyl, che bacia violentemente, travolgendolo di grida e impetuose carezze. Nello stesso istante, la donnina in maschera da gatta – che chiameremo più semplicemente Gatta –, si dà una pet- tinata, si lava le mani e si liscia i baffi, prima di avvicinarsi a Mytyl.) CANE (Urlando, saltando, inciampando su ogni cosa, in modo fasti- dioso.) Mio piccolo Dio! Buongiorno! Buongiorno, mio piccolo Dio! Finalmente, finalmente, possiamo parlare! Ho tante di quelle cose da dirti. Posso abbaiare e scodinzolare quanto voglio! Tu non capisci! Ma ora… Buongiorno! Buongiorno! Ti amo! Ti amo! Ti amo! Vuoi che faccia uno dei miei giochi? Vuoi che cammini sulle mani o che salti la corda? TYLTYL (A Fata.) Chi è questo signore dalla testa di cane? FATA Ma non vedi? È l’anima di Tylò che tu hai liberato. GATTA (Avvicinandosi a Mytyl e tendendole la mano, cerimoniosa, con circospezione.) Buongiorno, signorina. Come siete graziosa og- gi! MYTYL Buongiorno, signora. (A Fata.) Chi è? FATA È facile a vedersi. È l’anima di Tylette che ti tende la ma- no. Baciala. CANE (Spingendo Gatta.) Anch’io! Bacio il piccolo Dio! Bacio la bambina! Bacio tutti! Ci divertiremo! Farò paura a Tylette! Bau, bau, bau. GATTA Signore, non vi conosco. FATA (Minacciando Cane con la sua bacchetta.) Vedi di stare tran- quillo, tu; o ritornerai al Silenzio, fino alla fine dei tempi. (Nel mentre, l’incanto ha compiuto il suo corso. L’arcolaio si è messo a girare furiosamente in un angolo, filando splendidi raggi di luce. La pompa dell’acqua, nell’altro angolo, inizia a cantare con voce stridula e, trasformatasi in fontana luminosa, inonda il lavello di nappe di perle e
  • 26. smeraldi, attraverso i quali si libra l’anima dell’Acqua. Questa, nei panni di una ragazza grondante e spettinata, inizia immediatamente a lottare con il Fuoco.) TYLTYL E la dama bagnata? FATA Non siate spaventati, è l’Acqua che esce dal rubinetto. (La Brocca del Latte si capovolge, cade dalla tavola, s’infrange al suolo e dal latte versato si alza una grande forma bianca e pudibonda che sembra avere paura di tutto.) TYLTYL E la dama in camicia da notte che ha paura? FATA È il Latte che ha rotto la sua brocca. (Il Pan di Zucchero posato ai piedi della credenza cresce, si allarga e spacca la sua busta di carta, da cui esce un essere mellifluo e ipocrita, vestito con una blusa metà bianca e metà blu, che, sorridendo beata- mente, avanza verso Mytyl.) MYTYL (Con inquietudine.) Cosa vuole? FATA Ma è l’anima dello Zucchero! MYTYL (Rassicurata.) Ci sono bastoncini di zucchero6 ? FATA Non ha altro nelle tasche e ciascuna delle sue dita ne è uno. (La lampada cade dalla tavola e, una volta a terra, la sua fiamma si drizza e si trasforma in una vergine luminosa d’incomparabile bellezza. È vestita di lunghi veli trasparenti e abbaglianti, e rimane immobile in una sorta di estasi.) TYLTYL È la regina! MYTYL È la Santa Vergine. FATA No, bambini miei, è la Luce. (Intanto, i tegami sulle mensole girano come trottole, l’armadio sbatte le sue ante e comincia un magnifico srotolarsi di stoffe color della luna e del sole, alle quali si mescolano, non meno splendidi, stracci e cenci che discendono le scale del granaio. Ma ecco che tre colpi assai rudi vengono battuti alla porta di destra.) TYLTYL (Spaventato.) È papa! Ci ha sentito!
  • 27. FATA Ruota il Diamante! Da sinistra a destra. (Tyltyl ruota velo- cemente il Diamante.) Non così veloce! Mio Dio! È troppo tardi. L’hai girato troppo bruscamente. Non avranno il tempo di ri- prendere il loro posto e avremo un bel po’ di noie. (La Fata ridi- viene una vecchia, i muri della capanna perdono il loro splendore, le ore ritornano nell’orologio, l’arcolaio si arresta, etc. Ma nella fretta e il di- sordine generale, mentre Fuoco corre furiosamente intorno alla stanza, alla ricerca del caminetto, uno dei Panini da Quattro Libbre, che non ha potuto ritrovare posto nella madia, scoppia in singhiozzi lanciando strilli di spavento.) Cos’hai? PANE (In lacrime.) Non c’è più posto nella madia. FATA (Chinandosi sulla madia.) Ma sì, ma sì. (Spingendo gli altri panini che hanno ripreso il loro posto.) Andiamo, presto, sistemati. (Battono ancora alla porta.) PANE (Smarrito, sforzandosi vanamente di entrare nella madia.) Non c’è modo! Mi mangerà per primo! CANE (Sgambettando attorno a Tyltyl.) Mio piccolo Dio! Sono an- cora qui! Posso ancora parlare! Posso ancora baciarti! Ancora! Ancora! Ancora! FATA Come, anche tu? Sei ancora qui? CANE Che fortuna! Non sono potuto rientrare nel Silenzio; il passaggio si è chiuso troppo velocemente. GATTA Anche per me. Cosa accadrà? È pericoloso? FATA Mio Dio! Devo dirvi la verità: tutti coloro che accompa- gneranno i due bambini, moriranno alla fine del viaggio. GATTA E quelli non li accompagneranno? FATA Sopravivranno per qualche minuto. GATTA (A Cane.) Vieni, ritorniamo al Silenzio. CANE No, no! Io non voglio! Io voglio accompagnare il piccolo Dio! Voglio parlargli tutto il tempo! GATTA Imbecille! (Battono ancora alla porta.)
  • 28. PANE (Piangendo calde lacrime.) Non voglio morire alla fine del viaggio! Voglio tornare immediatamente nella mia madia! FUOCO (Che non ha cessato di percorrere la stanza lanciando fischi d’angoscia.) Non trovo più il mio caminetto! ACQUA (Che tenta vanamente di rientrare nel rubinetto.) Non pos- so più rientrare nel rubinetto! ZUCCHERO (Che si agita intorno alla sua busta di carta.) Ho rot- to la mia carta d’imballaggio! LATTE (Debole e pudibondo.) Hanno rotto la mia brocca! FATA Mio Dio, che sciocchi! Sciocchi e codardi! Preferireste dunque continuare a vivere nelle vostre brutte scatole, nelle vo- stre trappole e nei vostri rubinetti, che accompagnare i bambini che vanno a cercare l’Uccello? TUTTI (A eccezione di Cane e Luce.) Sì! Sì! Immediatamente! Il mio rubinetto! La mia madia! Il mio caminetto! La mia trappola! FATA (A Luce, che guarda sognante i cocci della sua lampada.) E tu, Luce, cosa ne dici? LUCE Io accompagnerò i bambini. CANE (Urlando di gioia.) Anch’io! Anch’io! FATA Ecco i due migliori. Del resto, è troppo tardi per tirarsi indietro; non avete più scelta, uscirete tutti con noi. Ma tu, Fuo- co, non avvicinarti a nessuno. Tu, Cane, non punzecchiare Gat- ta. E tu, Acqua, tieniti dritta e cerca di non colare dappertutto. (Dei colpi violenti ancora alla porta di destra.) TYLTYL (Ascoltando.) È ancora papà! Questa volta si alza. Lo sento camminare. FATA Usciamo dalla finestra. Verrete tutti a casa mia, dove ve- stirò convenientemente gli animali e i fenomeni. (A Pane.) Tu, Pane, prendi la gabbia nella quale metteremo l’Uccello Blu. Ne avrai la custodia. Svelti, svelti, non perdiamo tempo. (La finestra si allunga bruscamente, come una porta. Escono tutti, do- podiché la finestra riprende la sua forma originaria e si richiude come
  • 29. nulla fosse. La camera è ridiventata oscura e i due lettini sono immersi nell’ombra. La porta a destra si schiude leggermente e nello spiraglio appaiono le teste di Papà e Mamma Tyl.) PAPÀ Non era nulla. Sono i grilli che cantano. MAMMA Li vedi? PAPÀ Certamente, dormono tranquillamente. MAMMA Li sento respirare. (La porta si richiude,) Sipario.
  • 31. Scena Prima A casa della Fata Un magnifico vestibolo nel palazzo della Fata Beriluna. Colonne di marmo chiaro a capitelli d’oro e d’argento, scale, portici, balaustre, etc. Da destra, sontuosamente vestiti, entrano dal fondo Gatta, Zucchero e Fuoco. Escono da un appartamento da cui provengono raggi di luce; è il guardaroba della Fata. Gatta porta un velo leggero su una maglia di seta nera, Zucchero ha indossato un abito di seta, metà bianco e metà azzurro, e Fuoco, pettinato con aigrette multicolore, un lungo mantello cremisi foderato d’oro. Attraversano tutta la sala e discendono al primo piano, a destra, dove Gatta li riunisce sotto un portico. GATTA Per di qui. Conosco tutti gli andirivieni di questo pa- lazzo. La Fata Beriluna l’ha ereditato da Barbablu. Mentre i bambini e Luce rendono visita alla bambina della Fata, approfit- tiamo del nostro ultimo minuto di libertà. Vi ho fatti venire qui, per di parlarvi della situazione in cui ci troviamo. Siamo tutti presenti? ZUCCHERO Ecco Cane che esce dal guardaroba della Fata. FUOCO Come diavolo si è vestito? GATTA Ha preso la livrea di uno dei lacchè della carrozza di Cenerentola. E proprio quel che gli ci voleva! Ha un’anima da valletto. Ma nascondiamoci dietro la balaustra. Non me ne fido affatto. Sarà meglio che non senta quello che ho da dirvi. ZUCCHERO È inutile. Ci ha scoperti. Toh, ecco Acqua che e- sce contemporaneamente dal guardaroba. Cielo! Com’è bella! (Cane e Acqua raggiungono il primo gruppo.) CANE (Saltellando.) Ecco! Ecco! Come siamo belli! Guardate
  • 32. questi merletti, e poi questi ricami! È oro, ed è vero! GATTA (Ad Acqua.) È l’abito “colore del tempo” di Pelle d’Asino? Mi sembra di conoscerlo. ACQUA Sì, è quello che mi andava meglio. FUOCO (Tra i denti.) Ma non ha il suo ombrello. ACQUA Dite? FUOCO Nulla, nulla. ACQUA Credevo parlaste di un grosso naso rosso che ho visto l’altro giorno. GATTA Suvvia, non litighiamo, abbiamo di meglio da fare. Non manca che Pane: dov’è? CANE Non la finiva più dall’imbarazzo di scegliere il suo co- stume. FUOCO Ne vale la pena, quando si ha l’aria da idioti e la pan- cia grossa. CANE Alla fine, ha deciso per un abito turco, ornato di pietre preziose, una scimitarra e un turbante. GATTA Eccolo! Si è messo l’abito più bello di Barbablu. (Entra Pane, nel costume appena descritto. L’abito di seta è penosa- mente stretto sul suo ventre enorme. Tiene con una mano la guardia della scimitarra infilata nella cintura e con l’altra la gabbia destinata all’Uccello Blu.) PANE (Ciondolando vanitosamente.) Allora? Come mi trovate? CANE (Saltellando attorno a Pane.) Com’è bello! Com’è scemo! Com’è bello! Com’è bello! GATTA (A Pane.) I bambini sono vestiti? PANE Sì, il signor Tyltyl ha preso la veste rossa, le calze bianche e i pantaloncini blu di Pollicino; quanto alla signorina Myltyl, ha l’abito di Gretel e le scarpine di Cenerentola. Ma la grande im- presa è stata vestire Luce. GATTA Perché? PANE La Fata la trovava così bella che non voleva vestirla affat-
  • 33. to! Allora, ho protestato a nome della nostra dignità di elementi essenziali ed eminentemente rispettabili; e ho finito col dichiara- re che, nelle sue condizioni, mi rifiutavo di uscire con lei. FUOCO Bisognerà comprargli una lampada! GATTA E la Fata, cosa ti ha risposto? PANE Mi ha dato qualche colpo di bastone sulla testa e sul ven- tre. GATTA E allora? PANE Fui prontamente convinto, ma all’ultimo momento, Luce si è decisa per l’abito “color della luna” che si trovava sul fondo del baule dei tesori di Pelle d’Asino. GATTA Andiamo, abbiamo chiacchierato abbastanza, il tempo stringe. Si tratta del nostro avvenire. Lo avete sentito, la Fata lo ha appena detto, la fine di questo viaggio segnerà allo stesso tempo la fine delle nostre vite. Si tratta dunque di prolungarlo quanto possibile e con tutti i mezzi disponibili. Ma c’è ancora un’altra cosa; bisogna che pensiamo alla sorte della nostra razza e al destino dei nostri bambini. PANE Brava! Brava! Gatta ha ragione! GATTA Ascoltatemi. Tutti noi qui presenti, animali, cose ed e- lementi, possediamo un’anima che l’Uomo ancora non conosce. Per questo conserviamo un residuo d’indipendenza! Ma se tro- veranno l’Uccello Blu, sapranno tutto, vedranno tutto, e noi sa- remo completamente alla loro mercé. È quello che ho appena saputo dalla mia vecchia amica Notte, che è, allo stesso tempo, la guardiana dei misteri della Vita. È dunque nostro interesse impedire a qualsiasi prezzo che si trovi questo uccello, si dovesse arrivare a mettere in pericolo la vita stessa dei bambini. CANE (Indignato.) Cosa dice, quella là? Ripeti un po’ che senta bene di cosa si tratta. PANE Silenzio! Non vi è stata data la parola! Io presiedo l’assemblea.
  • 34. FUOCO Chi vi ha nominato presidente? ACQUA (A Fuoco.) Silenzio! Di cosa v’immischiate? FUOCO Mi immischio di quel che mi pare! Non accetto osser- vazioni da voi. ZUCCHERO (Conciliante.) Permettete? Non litighiamo. L’ora è grave. Si tratta prima di tutto d’intenderci sulle misure da pren- dere. PANE Condivido interamente l’opinione di Zucchero e Gatta. CANE Idioti! C’è l’Uomo, ecco tutto! Bisogna obbedirgli e fare tutto quello che vuole. Non c’è che questo di vero. Non conosco che lui! Viva l’Uomo! In vita, in morte, tutti per l’Uomo! L’Uomo è Dio! PANE Condivido interamente l’opinione di Cane. GATTA (A Cane.) Ma spiega le tue ragioni. CANE Non ci sono ragioni! Amo l’Uomo, questo basta! Se fare- te qualcosa contro di lui, prima vi strangolerò e poi andrò a rive- largli tutto. ZUCCHERO (Intervenendo con dolcezza.) Permettete. Calmiamo i toni. Da un certo punto di vista, avete ragione entrambi. Vi so- no i pro e i contro. PANE Condivido interamente l’opinione di Zucchero. GATTA Ditemi, non siamo tutti qui, Acqua, Fuoco, e voi stessi, Pane e Cane, vittime di una tirannia senza nome? Ricordate i tempi in cui, prima dell’arrivo del despota, erravamo liberamen- te sulla faccia della Terra? Acqua e Fuoco erano i soli padroni del mondo; e guardate cosa sono diventati! Quanto a noi, gracili discendenti delle grandi fiere… Attenzione! Fate finta di nulla. Vedo avvicinarsi la Fata e Luce. Luce ha preso le parti dell’Uomo; è la nostra peggiore nemica. Eccole. (Entrano da destra la Fata e Luce, seguite da Tyltyl e Mytyl.) FATA Ebbene? Cosa c’è? Cosa fate in questo angolo? Avete un’aria cospiratoria. È tempo di mettersi in strada. Ho appena
  • 35. deciso che Luce sarà il vostro capo. Le obbedirete tutti come a me e le consegno la mia bacchetta. I bambini visiteranno questa sera i loro nonni, che sono morti. Voi non li accompagnerete, per discrezione. Passeranno la sera nel grembo della loro fami- glia defunta. Nel frattempo, preparerete tutto il necessario per la tappa di domani, che sarà lunga. Andiamo, in piedi, in marcia e ciascuno al suo posto! GATTA (Ipocritamente.) È giusto quello che dicevo loro, signora Fata. Li esortavo ad adempiere coscienziosamente e coraggiosa- mente tutti i loro doveri. Sfortunatamente, Cane non cessava di interrompermi. CANE Cosa dice? Aspettate un po’! (Fa per saltare su Gatta, ma Tyltyl, prevedendo la sua mossa, lo arresta con un gesto minaccioso.) TYLTYL Giù, Tylô! Bada; se ti pesco ancora una sola volta… CANE Mio piccolo Dio, tu non sai, è lei che… TYLTYL (Minacciandolo.) Taci. FATA Andiamo, finitela! Che Pane, stasera, riconsegni la gabbia a Tyltyl. È possibile che l’Uccello Blu si nascondi nel Passato, a casa dei nonni. In ogni caso, è un’eventualità che conviene non trascurare. Ebbene, Pane, questa gabbia? PANE (Solenne.) Un istante, per favore, signora Fata. (Come un oratore che prende la parola.) Voi tutti, siete testimoni che questa gabbia d’argento, che mi fu affidata da… LA FATA (Interrompendolo.) Basta così! Niente prediche. Noi u- sciremo di là, mentre i bambini usciranno di qui. TYLTYL (Con inquietudine.) Usciremo tutti soli? MYTYL Io ho fame. TYLTYL Anch’io. LA FATA (A Pane.) Apri il tuo abito turco e da’ loro una fetta del tuo ventre. (Pane apre il suo abito, estrae la sua scimitarra e taglia dal suo grosso ventre due fette, che offre ai bambini.)
  • 36. ZUCCHERO (Avvicinandosi ai bambini.) Permettetemi di offrirvi anche qualche bastoncino di zucchero. (Rompe una ad una le dita della sua mano destra e le presenta loro.) MYTYL Cosa fa? Si rompe tutte le dita! ZUCCHERO (Seducente.) Gustatele, sono eccellenti! È vero zuc- chero d’orzo. MYTYL (Succhiando una delle dita.) Oh, com’è buona! Ne hai tante? ZUCCHERO (Modesto.) Ma sì, quante ne vuoi. MYTYL Ti fa male quando le rompi così? ZUCCHERO Per niente. Al contrario, è assai vantaggioso. Ri- crescono immediatamente, e in questo modo, ho sempre dita nuove e pulite. FATA Andiamo, bambini miei, non mangiate troppo zucchero. Non dimenticate che cenerete fra poco a casa dei vostri nonni. TYLTYL Sono qui? FATA Li vedrete all’istante. TYLTYL Come li vedremo, dato che sono morti? FATA Come possono essere morti se vivono nei vostri ricordi? Gli uomini non conoscono questo segreto perché sanno ben poche cose. Ma tu, grazie al Diamante, vedrai che i morti dei quali ci si ricorda, sono felici come se fossero se vivi. TYLTYL Luce viene con noi? LUCE No, è più conveniente che quest’incontro rimanga in famiglia. Aspetterò qui, per non apparire indiscreta. Non mi hanno invitata. TYLTYL Per dove bisogna andare? FATA Per di là. Siete alla soglia del Paese dei Ricordi. Non ap- pena avrai ruotato il Diamante, vedrai un grande albero munito di un cartello, dal quale capirai di essere arrivato. Ma non di- menticate che dovrete rientrare entrambi per le ventuno meno un quarto. È estremamente importante! Soprattutto, siate pun-
  • 37. tuali, poiché tutto sarebbe perduto se ritardaste. Addio. (Chia- mando Gatta, Cane, Luce etc.) Per di qui. E i piccoli per di là. (La Fata esce a destra con Luce, gli animali, etc., mentre i bambini e- scono a sinistra.) Sipario.
  • 38. Scena Seconda Il Paese dei Ricordi Una spessa nebbia da cui emerge, a destra, in primo piano, il tronco di una grossa quercia munita di un cartello. Luce lattea, diffusa, impene- trabile. (Tyltyl e Mytyl si trovano ai piedi della quercia.) TYLTYL Ecco l’albero. MYTYL C’è il cartello! TYLTYL Non riesco a leggere. Aspetta, monterò su quella radi- ce. Ecco, c’è scritto: “Paese dei Ricordi”. MYTYL È qui che comincia? TYLTYL Sì, c’è una freccia. MYTYL Allora, dove sono, nonno e nonna? TYLTYL Dietro la nebbia. Andiamo a vedere. MYTYL Io non vedo proprio niente! Non mi vedo più i piedi e le mani. (Piagnucolando.) Ho freddo! Non voglio più viaggiare. Voglio tornare a casa. TYLTYL Andiamo, non piangere sempre, come Acqua. Non ti vergogni? Una bambina grande come te! Guarda, la nebbia già si alza. Andiamo a vedere cosa c’è dentro. (In effetti, la bruma si è messa in movimento; si assottiglia, s’illumina, si disperde, evapora. Ben presto, in una luce sempre più trasparente, si scopre, sotto una volta di verzura, una ridente casetta contadina, coper- ta da piante rampicanti. Le finestre e la porta sono aperte. Notiamo alveari di api sotto una tettoia, vasi di fiori ai davanzali delle finestre, una gabbia dove dorme un merlo, etc. Vicino alla porta una panca, sul- la quale sono seduti, profondamente addormentati, un vecchio contadi-
  • 39. no e sua moglie, ovvero il nonno e la nonna di Tyltyl.) TYLTYL (Riconoscendoli all’istante.) Sono il nonno e la nonna! MYTYL (Battendo le mani.) Sì! Sì! Sono loro! Sono loro! TYLTYL (Ancora un po’ diffidente.) Attenzione! Non sappiamo ancora se si muovono. Restiamo dietro l’albero. (Nonna Tyl apre gli occhi, alza la testa, si stiracchia, tira un sospiro, guarda Nonno Tyl, che a sua volta esce lentamente dal proprio sonno.) NONNA TYL Ho idea che i nostri bambini ancora in vita oggi verranno a vederci. NONNO TYL Naturalmente, pensano a noi; mi sento tutto sot- tosopra e ho il formicolio alle gambe. NONNA TYL Credo siano vicinissimi, perché ho le lacrime agli occhi dalla gioia. NONNO TYL No, no, sono molto lontani. Mi sento ancora co- sì debole. NONNA TYL Ti dico che sono qui; ho già tutta la mia forza! TYLTYL e MYTYL (Precipitandosi da dietro quercia.) Eccoci! Ecco- ci! Nonno, nonna! Siamo noi! Siamo noi! NONNO TYL Là! Vedi? Cosa ti dicevo? Ero sicuro che sarebbe- ro venuti oggi. NONNA TYL Tyltyl! Mytyl! Sei tu! È lei! (Sforzandosi di correre loro incontro.) Non ce la faccio a correre! Ho sempre i miei reu- matismi. NONNO TYL (Accorrendo a sua volta zoppicando.) Nemmeno io. Questa mia gamba di legno! Rimpiazza sempre quella che mi ruppi cadendo dalla grande quercia. (I nonni e i bambini si baciano con entusiasmo.) NONNA TYL Come ti sei fatto grande e forte, mio Tyltyl! NONNO TYL (Accarezzando i capelli di Mytyl.) E Mytyl? Guarda! Che bei capelli, che begl’occhi! E poi, come profuma! NONNA TYL Baciamoci ancora! Venite sulle mie ginocchia. NONNO TYL E io, non avrò niente?
  • 40. NONNA TYL No, no. Prima io. Come stanno mamma e papà, Tyltyl? TYLTYL Benissimo, nonna. Dormivano, quando siamo usciti. NONNA TYL (Contemplandolo e sopraffacendolo di carezze.) Mio Dio, come sono belli e puliti. È mamma che ti ha lavato? E non hai le calze bucate! Ero io a rammendarle un tempo. Perché non venite a trovarci più spesso? Ci fa tanto piacere! Sono mesi e me- si che ci dimenticate e non vediamo nessuno. TYLTYL Non potevamo, nonna. È grazie alla Fata che oggi… NONNA TYL Siamo sempre qui, ad aspettare una visita di colo- ro che vivono. Vengono così raramente! L’ultima volta che siete venuti, vediamo, quand’è stata? Fu a Ognissanti, quando la campana della chiesa ha rintoccato. TYLTYL A Ognissanti? Non siamo usciti quel giorno, perché e- ravamo molto raffreddati. NONNA TYL Ma avete pensato a noi. TYLTYL Sì. NONNA TYL Ebbene, ogni volta che ci pensate, noi ci risve- gliamo e vi rivediamo. TYLTYL Come? Basta che… NONNA TYL Ma andiamo, lo sai bene. TYLTYL Ma no, non lo so. NONNA TYL (A Nonno Tyl.) È sorprendente, lassù! Non lo sanno ancora. Non imparano proprio niente? NONNO TYL È come ai nostri tempi. I Viventi sono così stu- pidi, quando parlano degli Altri. TYLTYL Dormite tutto il tempo? NONNO TYL Sì, non si dorme male, in attesa che un pensiero dei Viventi ci risvegli. Ah! È bello dormire, quando la vita è fini- ta. Ma è gradevole anche destarsi, di tanto in tanto. TYLTYL Allora non siete morti per davvero? NONNO TYL (Sussultando.) Cosa dici? Cosa dice? Ecco che usa
  • 41. delle parole che noi non comprendiamo. È una parola nuova, una nuova invenzione? TYLTYL La parola “morti”? NONNO TYL Sì, quella parola. Cosa vuol dire? TYLTYL Ma vuol dire che non si è più vivi. NONNO TYL Sono stupidi, lassù? TYLTYL Si sta bene qui? NONNO TYL Ma sì, non c’è male, non c’è male; e anche se si prega ancora.7 TYLTYL Papà dice che non bisogna più pregare. NONNO TYL Ma sì, ma sì, pregare è ricordare. NONNA TYL Sì, sì, tutto andrebbe bene, se soltanto voi veniste a vederci più spesso. Ti ricordi, Tyltyl? L’ultima volta, avevo fatto una bella torta di mele. Ne hai mangiata così tanta che sei stato male. TYLTYL Ma non mangio torta di mele dall’anno scorso. Non ci sono mele quest’anno. NONNA TYL Non dire stupidaggini. Qui ce ne sono sempre. TYLTYL Non è la stessa cosa. NONNA TYL Come? Non è la stessa cosa? Ma tutto è la stessa cosa finché ci si può baciare. TYLTYL (Guardando a turno il nonno e la nonna.) Non sei cambia- to, nonno, per niente, per niente. E anche nonna non è cambia- ta per niente. Ma siete più belli. NONNO TYL Eh! Non va male. Non invecchiamo più. Ma voi, crescete! Ah! Sì, crescete a vista d’occhio. Andiamo, là, sulla por- ta, si vede ancora il segno dell’ultima volta. È stato a Ognissanti. Vediamo, stai bello dritto. (Tyltyl si drizza contro la porta.) Quattro dita! Sorprendente! (Mytyl si drizza egualmente contro la porta.) E Mytyl, quattro e mezzo! Ah, ah! L’erba cattiva. Come cresce! Come cresce! TYLTYL (Guardandosi attorno incantato.) È tutto uguale, è tutto al
  • 42. suo posto! Ma è tutto più bello. Ecco l’orologio con la grossa lancetta di cui ho rotto la punta. NONNO TYL Ed ecco la zuppiera che hai scheggiato. TYLTYL Ed ecco il buco che ho fatto sulla porta il giorno in cui ho trovato il succhiello. NONNO TYL Ah sì, ne hai fatti di danni! Ed ecco il pruno su cui ti piaceva tanto arrampicarti quando io non c’ero. Ha sem- pre le sue belle prugne rosse. TYLTYL Ma sono molto più belle! MYTYL Ed ecco il mio vecchio merlo! Canta ancora? (Il merlo si risveglia e si mette a cantare a squarciagola.) NONNA TYL Lo vedi bene. Non appena si pensa a lui. TYLTYL (Notando stupefatto che il merlo è perfettamente blu.) Ma è blu! Ma è lui, l’Uccello Blu che devo portare alla Fata! E voi non dicevate che l’avete qui! Oh, com’è blu, blu, blu, come una bi- glia di vetro. (Supplicando.) Nonno, nonna, me lo regalate? NONNO TYL Beh, sì, forse. Tu cosa ne pensi, mamma Tyl? NONNA TYL Naturalmente, naturalmente. A cosa serve qui? Non fa che dormire. Non lo si sente mai. TYLYL Lo metterò nella mia gabbia. Toh, dov’è la mia gabbia? Ah! È vero, l’ho dimenticata dietro il grande albero. (Corre all’albero, ricupera la gabbia e rinchiude il merlo.) Allora, me lo rega- late per davvero? Come sarà contenta la Fata! Per non parlare di Luce! NONNO TYL Bada, non rispondo dell’uccello. Temo non pos- sa più abituarsi alla vita agitata di lassù, e ritorni qui alla prima occasione. Infine, si vedrà. Lascialo, per ora, e vieni a vedere la mucca. TYLTYL (Notando le arnie.) E le api, di’, come vanno? NONNO TYL Mah, non c’è male. Non sono più vive, come dite lassù, ma continuano a lavorare. TYLTYL (Avvicinandosi alle arnie.) Oh sì! Si sente il profumo del
  • 43. miele. Le arnie devono essere piene. Tutti i fiori sono così belli! E le mie sorelline che sono morte, sono qui anche loro? MYTYL E i miei tre fratellini che abbiamo sotterrato, dove so- no? (A queste parole, sette bambini di diverse altezze, allineati come i tubi di un flauto di Pan, escono uno a uno dalla casa.) NONNA TYL Eccoli! Eccoli! Non appena si pensa a loro, non appena si parla di loro, arrivano, i bricconcelli. (Tyltyl e Mytil corrono incontro ai bambini. Si spingono, si baciano, danzano, girano, lanciano grida di gioia.) TYLTYL Toh, Pierrot! (Si prendono per i capelli.) Ah, ci battiamo ancora come un tempo. E Robert! Buongiorno, Jean! Non hai più la tua trottola? Madeleine e Pierette, Pauline e poi Riquette! MYTYL Oh, Riquette, Riquette! Cammina ancora a quattro zampe! NONNA TYL Sì, non cresce più. TYLTYL (Notando il cagnolino che guaisce attorno a loro.) Ecco Kiki, a cui ho tagliato la coda con le forbici di Pauline. Non è cambia- to nemmeno lui. NONNO TYL (Sentenzioso.) No, nulla cambia qui. TYLTYL E Pauline ha sempre il suo brufolo sul naso! NONNA TYL Sì, non se ne va; non c’è nulla da fare. TYLTYL Oh! Come stanno bene, come sono paffuti e luminosi! Che belle guance hanno! E che aria ben nutrita. NONNA TYL Stanno molto meglio da quando non vivono più. Non c’è più nulla da temere, non si è mai malati, non si hanno più inquietudini. (In casa, l’orologio suona le venti.) NONNA TYL (Stupefatta.) Cos’è? NONNO TYL Beh, io non lo so. Deve essere l’orologio. NONNA TYL Non è possibile. Non suona mai. NONNO TYL Perché noi non pensiamo più all’ora. Qualcuno
  • 44. ha pensato all’ora? TYLTYL Sì, io. Che ora è? NONNO TYL Beh, io non lo so. Ho perso l’abitudine. Ha suo- nato otto colpi, dovrebbero essere quelle che lassù, si chiamano le venti. TYLTYL Luce mi attende alle ventuno meno un quarto. È a causa della Fata! È estremamente importante. Scappo. NONNA TYL Non lasciateci così all’ora di cena! Presto, presto, prepariamo la tavola davanti alla porta. Ho giusto un’eccellente zuppa di cavoli e una bella torta alle prugne. (Portano fuori la tavola, la preparano davanti alla porta, portano i piatti, i piatti fondi etc. Tutti aiutano.) TYLTYL Beh, visto che ho l’Uccello Blu. E poi la zuppa di cavo- li, è da così tanto! Da quando ho iniziato a viaggiare! Non si tro- vano certe prelibatezze in giro. NONNA TYL Ecco! Già fatto. A tavola, bambini. Se siete di fretta, non perdiamo tempo. (Accendono la lampada e servono la zuppa. I nonni e i bambini si sie- dono attorno al pasto serale, tra confusione, spintoni, grida e risate di gioia.) TYLTYL (Mangiando con ingordigia.) Com’è buona! Oh, com’è buona! Ne voglio ancora! Ancora! (Brandisce il suo cucchiaio di le- gno e lo batte rumorosamente sul suo piatto.) NONNO TYL Andiamo, andiamo, un po’ di calma. Sei sempre così maleducato; romperai il piatto. TYLTYL (Alzandosi a metà sullo sgabello.) Ne voglio ancora, anco- ra. (Afferra e attira a sé la zuppiera che si rovescia e svuota sulla tavo- la, e sulle ginocchia dei convitati. Grida e urla.) NONNA TYL Visto? Te l’avevo detto. NONNO TYL (Dando a Tyltyl un sonoro schiaffo.) Questo è per te! TYLTYL (Un istante smarrito, portando la mano alla guancia, con gioia.) Oh! Sì, erano così, gli schiaffi che davi quando eri vivo.
  • 45. Nonno, com’è bello e come fanno bene! Bisogna che ti baci! NONNO TYL Buono, buono; ce ne sono ancora se ti fanno piacere. (L’orologio suona le venti e trenta.) TYLTYL (Sussultando.) Le venti e trenta! (Getta il cucchiaio.) Mytyl, siamo appena in tempo! NONNA TYL Andiamo! Ancora qualche minuto! Non avete la casa in fiamme! Ci vediamo così raramente. TYLTYL No, non è possibile. Luce è così buona! E gliel’ho promesso. Andiamo, Mytyl, andiamo! NONNO TYL Cielo! I Viventi sono una tale noia con tutti i lo- ro affari e la loro agitazione! TYLTYL (Prendendo la gabbia e baciando tutti di fretta e a turno.) Addio, nonno. Addio nonna. Addio, fratelli, sorelle, Pierrot, Robert, Pauline, Madeleine, Riquette, e anche a te, Kiki! Sento che non possiamo più restare qui. Non piangere, nonna, ritor- neremo spesso. NONNA TYL Ritornate ogni giorno! TYLTYL Sì, sì! Torneremo più spesso possibile. NONNA TYL È la nostra sola gioia, ed è una tal festa quando i vostri pensieri ci visitano! NONNO TYL Non abbiamo altre distrazioni. TYLTYL Presto, Presto! La mia gabbia! Il mio uccello! NONNO TYL (Passandogli la gabbia.) Eccoli! Sappi, non garanti- sco nulla; se non è della tinta giusta. TYLTYL Addio! Addio! I FRATELLINI E LE SORELLINE Addio, Tyltyl! Addio, Mytyl! Pensate ai bastoncini di zucchero! Addio! Ritornate! Ritornate! (Tutti agitano i fazzoletti mentre Tyltyl e Mytyl si allontanano lenta- mente. Ma già, durante le ultime battute, la nebbia dell’inizio si è gra- dualmente riformata, e il suono delle voci si è affievolito, in maniera che alla fine della scena, tutto sia scomparso nella bruma e al momento del-
  • 46. la calata del sipario, Tyltyl e Mytyl siano i soli visibili nella grande sce- na.) TYLTYL È per di qui, Mytyl. MYTYL Dov’è Luce? TYLTYL Non lo so. (Guardando l’uccello nella sua gabbia.) Toh! L’uccello non è più blu. È diventato nero. MYTYL Dammi la mano, fratellino. Ho tanta paura e tanto freddo. Sipario.
  • 48. Scena Prima Il palazzo della Notte Una vasta e prodigiosa stanza di una magnificenza austera, rigida, me- tallica e spettacolare, che dà l’impressione di un tempio greco o egiziano, dalle colonne, gli architravi, i pannelli, gli ornamenti di marmo nero, d’oro e d’ebano. La sala è a forma di trapezio. Scaloni di basalto, occu- panti quasi l’intera ampiezza, la dividono in tre piani successivi che si elevano gradualmente verso il fondo. A destra e a sinistra, fra le colon- ne, delle porte di bronzo scuro. Sul fondo, monumentale porta d’ottone. Una luce diffusa che sembra provenire dal marmo e dall’ebano stessi. All’alzata del sipario, Notte, nella figura di una bellissima donna, coperta di lunghi indumenti neri, siede sui gradini del secondo piano in mezzo a due bambini, dei quali uno, quasi nudo come Cupido, sorride immerso in un profondo sonno, mentre l’altro si erge, immobile e velato dalla testa ai piedi. (Entra da destra, in primo piano, Gatta.) NOTTE Chi va là? GATTA (Abbandonandosi sconsolata sui gradini di marmo.) Sono io, madre Notte. Non ne posso più. NOTTE Cos’hai dunque, bambina mia? Sei pallida, magra e in- fangata fino ai baffi. Ti sei ancora battuta tra le grondaie, sotto la neve e la pioggia? GATTA Altro che grondaie! Si tratta del nostro segreto! È l’inizio della fine! Sono riuscita a scappare un istante per avvi- sarvi; ma temo davvero non ci sia niente da fare. NOTTE Cosa? Che accade, dunque? GATTA Vi ho già parlato del piccolo Tyltyl, il figlio del boscaio-
  • 49. lo, e del Diamante meraviglioso. Ebbene, sta venendo qui per chiedervi l’Uccello Blu. NOTTE Non è ancora riuscito a prenderlo. GATTA Ma ci riuscirà presto, se non faremo qualche miracolo. Ecco cosa succede: Luce, che lo guida e ci tradisce tutti, poiché ha preso interamente le parti dell’Uomo, ha saputo che l’Uccello Blu, il vero, il solo che possa vivere alla luce del giorno, si nasconde qui, tra gli uccelli blu dei sogni, che si nutrono dei raggi di luna e muoiono non appena vedono il sole. Lei sa che le è interdetto superare la soglia del vostro palazzo; ma ha mandato i bambini. E dal momento che non potete impedire all’Uomo di aprire le porte dei vostri segreti, non so davvero come andrà a finire. In ogni caso, se per disgrazia riuscissero a mettere le mani sul vero Uccello Blu, non ci resterà che sparire. NOTTE Signore, signore! In che tempi viviamo! Non ho più un minuto di riposo. Non comprendo più l’Uomo, da qualche an- no. Dove vuole arrivare? Deve conoscere davvero ogni cosa? Ha già carpito un terzo dei miei Misteri, tutti i miei Terrori hanno paura e non osano più uscire, i miei Fantasmi sono in fuga, la maggior parate delle mie Malattie non sta bene. GATTA Lo so, madre Notte, lo so, sono tempi duri, e siamo quasi soli a lottare contro l’Uomo. Ma li sento avvicinarsi. Non vedo che un modo: trattandosi di bambini, bisognerà fare loro una tale paura che non oseranno insistere né aprire la grande porta sul fondo, dietro cui si trovano gli uccelli della luna. I se- greti delle altre caverne basteranno a deviare la loro attenzione o a spaventarli. NOTTE (Prestando ascolto a un rumore dall’esterno.) Cosa sento? Sono in molti? GATTA Non è nulla; sono i nostri amici: Pane e Zucchero, Ac- qua è indisposta e Fuoco non è potuto venire, perché è parente della luce. C’è solo Cane che non parteggia per noi; ma non c’è
  • 50. mai modo di allontanarlo. (Entrano timidamente, da destra, in primo piano, Tyltyl, Mytyl, Pane, Zucchero e Cane.) GATTA (Precipitandosi incontro a Tyltyl.) Per di qui, per di qui, padroncino. Ho avvisato la Notte che è incantata di ricevervi. Bisogna scusarla, è un po’ indisposta; per questo non è potuta venirvi incontro. TYLTYL Buongiorno, signora Notte. NOTTE (Offesa.) Buongiorno? Non ho idea di cosa sia. Potresti dirmi: buonanotte, o, almeno, buonasera. TYLTYL (Mortificato.) Perdonate, signora. Non sapevo. (Mo- strando con il dito i due bambini.) Sono due bambini? Sono davve- ro graziosi. NOTTE Sì, ecco il Sonno. TYLTYL Perché è così grosso? NOTTE Perché dorme bene. TYLTYL E l’altro che si nasconde? Perché si vela? È malato? Come si chiama? NOTTE È la sorella di Sonno. È meglio non nominarla. TYLTYL Perché? NOTTE Perché è un nome che non si ascolta volentieri. Ma par- liamo di altre cose. Gatta mi ha detto che venite qui alla ricerca dell’Uccello Blu. TYLTYL Sì, signora, se lo permettete. Vorreste dirmi dov’è? NOTTE Non so niente, mio piccolo amico. Tutto quello che posso affermare, è che non si trova qui. Io non l’ho mai visto. TYLTYL Sì, sì. Luce mi ha detto che lui è qui; e Luce sa quel che dice. Vorreste consegnarmi le vostre chiavi? NOTTE Ma, mio piccolo amico, capirai bene che non posso da- re le mie chiavi al primo venuto. Ho la custodia di tutti i segreti della natura, ne sono responsabile e mi è assolutamente proibito consegnarli a chicchessia, soprattutto a un bambino.
  • 51. TYLTYL Non avete il diritto di rifiutarle all’Uomo che le do- manda, lo so. NOTTE Chi te l’ha detto? TYLTYL Luce. NOTTE Ancora Luce! Sempre Luce! Di cosa s’immischia? CANE Vuoi che gliele prenda con la forza, mio piccolo Dio? TYLTYL Taci tu, stai tranquillo e cerca di essere educato. (A Notte.) Andiamo, signora, datemi le vostre chiavi, per favore. NOTTE Hai il segno, almeno? Dov’è? TYLTYL (Toccandosi il cappello.) Vede il Diamante? NOTTE (Rassegnandosi all’inevitabile.) Infine, ecco quella che a- pre tutte le porte della sala. Tanto peggio per te se ti capiterà una disgrazia. Non rispondo di nulla. PANE (Molto inquieto.) È pericoloso? NOTTE Pericoloso? Io stessa non so come potrò farla franca, quando alcune di queste porte di bronzo verranno aperte sull’abisso. Ci sono là, tutt’attorno alla sala, in ciascuna di que- ste caverne di basalto, tutti i mali, tutti i flagelli, tutte le malattie, tutti gli spaventi, tutte le catastrofi, tutti i misteri che affliggono la vita sin dall’inizio del mondo. È stato già abbastanza faticoso rinchiuderli là con l’aiuto del Destino; e non è senza pena, vi as- sicuro, che mantengo un po’ d’ordine tra questi personaggi indi- sciplinati. Sappiamo cosa succede quando uno di loro scappa e si mostra sulla Terra. PANE La mia età avanzata, la mia esperienza e la mia dedizione fanno di me il protettore naturale di questi due bambini; per- tanto, signora Notte, permettetemi di porvi una domanda. NOTTE Prego. PANE In caso di pericolo, per dove bisogna fuggire? NOTTE Non c’è modo di fuggire. TYLTYL (Prendendo la chiave e salendo i primi gradini.) Comincia- mo da qui. Cosa c’è dietro questa porta di bronzo?
  • 52. NOTTE Credo ci siano i Fantasmi. È da molto che non l’ho a- perta e non escono. TYLTYL (Mettendo la chiave nella serratura.) Ora vedo. (A Pane.) Avete la gabbia dell’Uccello Blu? PANE (Battendo i denti.) Non che io abbia paura, ma non credete sarebbe preferibile non aprire e guardare per il buco della serra- tura? TYLTYL Non ho chiesto il vostro parere. MYTYL (Mettendosi a piangere di colpo.) Ho paura! Dov’è Zucche- ro? Voglio tornare a casa! ZUCCHERO (Premuroso, ossequioso.) Qui, signorina, sono qui. Non piangete, taglierò una delle mie dita per offrirvi un baston- cino di zucchero. TYLTYL Finitela! (Tyltyl gira la chiave e socchiude prudentemente la porta. Immediata- mente, scappano cinque o sei spettri dalle forme diverse e strane che si disperdono da tutte le parti. Pane, spaventato, getta la gabbia e va a nascondersi in fondo alla sala, mentre Notte, cacciando gli spettri, grida a Tyltyl.) NOTTE Presto! Presto! Chiudi la porta! Scapperebbero tutti e noi non potremmo più riacciuffarli. Si annoiano là dentro, da quando l’Uomo non li prende più seriamente. (Caccia gli spettri sforzandosi, con l’aiuto di una frusta formata da serpenti, di ricondurli alla porta della loro prigione.) Aiutatemi! Per di qui! Per di qui! TYLTYL (A Cane.) Aiutala, Tylô, vai! CANE (Saltando e abbaiando.) Sì, sì, sì! TYLTYL E Pane, dov’è? PANE (Dal fondo della sala.) Qui. Io sto vicino alla porta per im- pedire loro di uscire. (Come uno degli spettri avanza dalla sua parte, fugge a gambe levate, lanciando urla di spavento.) NOTTE (A tre spettri che ha preso per il colletto.) Per di qui, voi al-
  • 53. tri! (A Tyltyl.) Riapri un po’ la porta. (Spinge gli spettri nella caver- na.) Là, così va bene. (Cane ne riporta altri due.) E ancora questi. Andiamo, presto, dentro! Sapete bene che ormai uscite solo a Ognissanti. (Richiude la porta.) TYLTYL (Andando a un’altra porta.) Cosa c’è dietro questa? NOTTE A che pro? Te l’ho già detto, l’Uccello Blu non è mai venuto da queste parti. Beh, come vuoi. Aprila se ti fa piacere. Sono le Malattie. TYLTYL (La chiave nella serratura.) Bisogna stare in guardia, a- prendo? NOTTE No, non ne vale la pena. Sono così tranquille, le povere piccole. Non sono felici. L’Uomo, da qualche tempo, fa loro una tale guerra! Soprattutto dalla scoperta dei microbi. Aprila allora, vedrai. (Tyltyl spalanca la porta, nulla sembra accadere.) TYLTYL Non escono? NOTTE Ti avevo avvisato, sono quasi tutte sofferenti e così sco- raggiate. I medici non sono gentili con loro. Entra un istante, vedrai. (Tyltyl entra nella caverna e ne esce subito dopo.) TYLTYL L’Uccello Blu non c’è. Hanno un’aria molto malata, le vostre Malattie. Non hanno nemmeno alzato la testa. (Una picco- la malattia in pantofole, vestaglia e berretto di cotone, scappa dalla ca- verna e si mette a folleggiare per la sala.) Toh! Una piccola è evasa. Cos’è? NOTTE Non è nulla, è la più piccola, è il Raffreddore da Fieno. È una delle meno perseguite e se la passa meglio. (Chiamando il raffreddore.) Vieni qui, piccola mia. È troppo presto; bisogna at- tendere la primavera. (Il Raffreddore da Fieno, starnutendo, tossendo e soffiandosi il naso, rientra nella caverna, di cui Tyltyl richiude la porta.)
  • 54. TYLTYL (Andando alla porta vicina.) Vediamo questa, cosa c’è qui? NOTTE Stai in guardia. Ci sono le Guerre. Sono più terribili e potenti che mai. Dio sa cosa accadrebbe se una di loro scappas- se! Fortunatamente, sono obese e mancano di agilità. Ma tenia- moci pronti a spingere la porta tutti insieme, mentre tu getterai una rapida occhiata nella caverna. (Tyltyl, con mille precauzioni, socchiude la porta in modo da poter sbir- ciare. Immediatamente, si getta sulla porta gridando.) TYLTYL Presto! Presto! Spingete! Mi hanno visto! Vengono tut- te! Apriranno la porta! NOTTE Tutti insieme! Spingete forte! Andiamo, Pane, cosa fa- te? Spingete tutti! Hanno una forza! Ah, ecco! Cedono. Era ora! Hai visto? TYLTYL Sì, sì! Sono enormi, spaventose! Non credo abbiano l’Uccello Blu. NOTTE Certo che non l’hanno. Lo mangerebbero immediata- mente. Allora, ne hai abbastanza? Vedi bene che non c’è niente da fare. TYLTYL Bisogna che veda tutto. L’ha detto Luce. NOTTE L’ha detto Luce! È facile parlare quando si ha paura e si resta a casa propria. TYLTYL Andiamo alla seguente. Cosa c’è? NOTTE Qui ho rinchiuso le Tenebre e i Terrori. TYLTYL Si può aprire? NOTTE Perfettamente. Sono assai tranquilli; come le Malattie. TYLTYL (Socchiudendo la porta con una certa diffidenza e arrischian- do uno sguardo nella caverna.) Non ci sono. NOTTE (Guardando a sua volta nella caverna.) Ebbene, Tenebre, che fate? Uscite un istante, vi farà bene, potrete sgranchirvi. E anche i Terrori. Non c’è nulla da temere. (Qualche Tenebra e qualche Terrore, sotto forma di donne coperte, le prime di veli neri, le
  • 55. seconde di veli verdastri, rischiano qualche passo penoso fuori dalla ca- verna e, a un vago gesto di Tyltyl, rientrano precipitosamente.) Andia- mo, non scappate. È un bambino, non vi farà del male. (A Tyltyl.) Sono divenute estremamente timide; eccetto le grandi, quelle che vedi in fondo. TYLTYL (Guardando verso il fondo della caverna.) Oh! Come sono spaventose! NOTTE Loro sono incatenate. Sono le sole che non abbiano paura dell’Uomo. Ma richiudi la porta, cerchiamo di non farle arrabbiare. TYLTYL (Andando alla porta successiva.) Toh! Questa è più scura. Cosa c’è? NOTTE Ci sono molteplici Misteri, dietro questa. Se ci tieni as- solutamente, puoi aprirla. Ma non entrare. Sii molto prudente, e poi prepariamoci a spingere la porta, come abbiamo fatto per le Guerre. TYLTYL (Schiudendo la porta con grande precauzione e infilando ti- morosamente la testa nell’apertura.) Oh! Che freddo! Mi bruciano gli occhi! Chiudete, presto! Spingete! Fanno resistenza! (Notte, Cane, Gatta e Zucchero respingono la porta.) Oh! Ho visto! NOTTE Cosa? TYLTYL (Scosso.) Non lo so, era spaventoso! Erano tutti seduti come dei mostri senz’occhi. Chi era il gigante che voleva pren- dermi? NOTTE Era probabilmente il Silenzio; è a guardia di questa porta. Sembrava spaventoso? Sei ancora tutto pallido e tremante. TYLTYL Sì, non l’avrei creduto… Non avevo mai visto… E ho le mani gelate. NOTTE Sarà molto peggio se continui. TYLTYL (Andando alla porta seguente.) E questa? È altrettanto ter- ribile? NOTTE No, c’è un po’ di tutto. Ci ho messo le Stelle disoccu-
  • 56. pate, i miei Profumi personali, qualche Chiarore che mi appar- tiene, come i Fuochi Fatui e le Lucciole; ci tengo anche la Ru- giada, il Canto degli Usignoli, e altro. TYLTYL Giusto, le Stelle, il Canto degli Usignoli… Deve essere questa. NOTTE Apri allora se vuoi; non c’è nulla di davvero malvagio. (Tyltyl spalanca la porta. Immediatamente le Stelle, sotto forma di belle ragazze velate di chiarori multicolori, scappano dalla loro prigione, si disperdono nella sala e formano, sui gradini e attorno alle colonne, dei graziosi cerchi immersi in una sorta di luminosa penombra. I Profumi della Notte, quasi invisibili, i Fuochi Fatui, le Lucciole e la Rugiada trasparente si uniscono a loro, mentre il Canto degli Usignoli, uscendo a ondate dalla caverna, inonda il palazzo notturno.) MYTYL (Lieta, battendo le mani.) Oh! Che signore graziose! TYLTYL E come ballano bene! MYTYL E che buon profumo hanno! TYLTYL E come cantano bene! MYTYL Perché, quelle, quasi non si vedono? NOTTE Sono i Profumi della mia ombra. TYLTYL E le altre, là in basso, fatte di fibra di vetro? NOTTE Sono la rugiada delle foreste e delle pianure. Ma basta così! Non finirebbero mai. È un inferno farle rientrare una volta che si mettono a danzare. (Battendo le mani.) Andiamo, presto, Stelle! Non è il momento di danzare. Il cielo è coperto, ci sono delle grosse nubi. Andiamo, presto, rientrate tutte, o andrò a cercare un raggio di sole. (Fuga spaventata delle Stelle, Profumi, etc., che si precipitano nella ca- verna, che viene richiusa su di loro. Allo stesso tempo si spegne il Canto degli Usignoli.) TYLTYL (Recandosi alla porta sul fondo.) Ecco la grande porta di mezzo. NOTTE (Grave.) Non aprire quella.
  • 57. TYLTYL Perché? NOTTE Perché è proibito. TYLTYL È là allora che si nasconde l’Uccello Blu; Luce me l’ha detto. NOTTE (Materna.) Ascoltami, bambino mio. Sono stata buona e compiacente. Ho fatto per te quello che fino a oggi non avevo fatto per nessuno. Ti ho consegnato tutti i miei segreti. Ti voglio bene, ho pietà della tua giovinezza e della tua innocenza e ti par- lo come una madre. Ascoltami e credimi, bambino mio, rinun- cia, non andare oltre, non tentare il Destino, non aprire quella porta. TYLTYL (Tremando.) Ma perché? NOTTE Perché non voglio che tu ti perda. Perché nessuno di coloro – mi senti? – nessuno di coloro che l’hanno schiusa, fosse pure d’un soffio, è tornato vivo alla luce del giorno. Perché tutto ciò si può immaginare di spaventoso, perché tutti i terrori, tutti gli orrori, dei quali si parla sulla Terra, sono niente, comparati al più innocente tra quelli che assaliscono un uomo dal momento in cui il suo occhio sfiora le prime minacce dell’abisso al quale nessuno osa dare un nome. Al punto che io stessa, se ti ostini, malgrado tutto, a toccare quella porta, ti do- manderò di aspettare che sia al riparo nella mia torre senza fine- stre. Ora, tocca a te sapere, a te riflettere. (Mytyl, in lacrime, lancia grida inarticolate di terrore, e cerca di tratte- nere Tyltyl.) PANE (Battendo i denti.) Non lo fate, padroncino! (Gettandosi in ginocchio.) Abbiate pietà di noi! Ve lo domando in ginocchio. Vedete che Notte ha ragione. GATTA È la vita di tutti che sacrificate. TYLTYL Devo aprirla. MYTYL (Fremendo tra i singhiozzi.) Io non voglio! Io non voglio! TYLTYL Che Zucchero e Pane prendano Mytyl per mano e si
  • 58. salvino con lei. L’apro. NOTTE Si salvi chi può! Venite, presto! È il momento! (Fugge.) PANE (Fuggendo spaventato.) Aspettate almeno che noi si arrivi in fondo alla sala! GATTA (Fuggendo egualmente.) Aspettate! Aspettate! (Si nascondono dietro le colonne all’altro capo della sala. Tyltyl resta solo con Cane, vicino alla porta monumentale.) CANE (Ansimando e singhiozzando di spavento contenuto.) Io resto, io resto, io resto. Io non ho paura, io resto! Io resto vicino al mio piccolo Dio. Io resto! Io resto! TYLTYL (Carezzando Cane.) Va bene, Tylô, va bene! Baciami! Siamo noi due. Ora, in guardia! (Mette la chiave nella serratura. Un grido di spavento parte all’altro capo della sala dove si sono rifugiati i fuggitivi. La chiave non fa tempo a toccare la porta, che i suoi alti battenti si aprono nel mezzo, scivolano lateralmente e scompaiono, a destra e sinistra, nello spessore dei muri scoprendo di colpo, irreale, infi- nito e ineffabile, il più inatteso dei giardini di sogni e luce notturna. Qui, tra le stelle e i pianeti, che illuminano tutto ciò che toccano, vola- no senza sosta di pietra preziosa in pietra preziosa, di raggio di luna in raggio di luna, degli uccelli blu fatati, in evoluzioni perpetue e armonio- se, sino ai confini dell’orizzonte, innumerevoli al punto di sembrare il respiro, l’atmosfera azzurra, la sostanza stessa del giardino meraviglioso. Tyltyl, abbagliato, travolto, in piedi nella luce del giardino.) Oh! Il cie- lo. (Voltandosi verso coloro che sono fuggiti.) Venite, presto! Sono là! Sono loro! Sono loro! Sono loro! Sono nostri, infine! Migliaia di Uccelli Blu! Milioni! Miliardi! Ce ne sono troppi! Vieni, Mytyl! Vieni, Tylô! Venite tutti! Aiutatemi! (Lanciandosi tra gli uccelli.) Si prendono a piene mani! Non sono selvatici! Non hanno paura di noi! Per di qui! Per di qui! (Mytyl e gli altri accorrono. Entrano nel giardino abbagliante, salvo Notte e Gatta.) Vedete! Sono troppi! Mi vengono nelle mani! Guardate, mangiano i raggi di luna! Mytyl, dove sei? Ci sono tante di quelle ali blu, tante di quelle
  • 59. piume che cadono, che non si vede più niente! Tylô! Non mor- derli. Non fare loro del male. Prendili dolcemente! MYTYL (Avvolta da uccelli blu.) Ne ho già presi sette! Oh! Come battono le ali! Non riesco a tenerli! TYLTYL Nemmeno io! Ne ho troppi! Scappano! Ritornano! Anche Tylô ne ha tanti! Ci trascinano! Ci portano nel cielo! Ve- nite, usciamo di qui! Luce ci attende! Sarà contenta! Per di qui, per di qui! (Lasciano il giardino, le mani colme di uccelli che si dibattono e, attra- versando l’intera sala tra l’affollamento di ali azzurre, escono a destra, da dove erano entrati, seguiti da Pane e Zucchero, che non hanno preso uccelli. Rimaste sole, Notte e Gatta risalgono verso il fondo e guardano ansiosamente il giardino.) NOTTE Non ce l’hanno? GATTA No. Lo vedo là, sul quel raggio di luna. Non hanno po- tuto raggiungerlo, si tiene troppo in alto. (Cala il sipario. Immediatamente dopo, davanti, entrano contempora- neamente da sinistra Luce, e da destra Tyltyl, Mytyl e Cane, accorrendo completamente coperti degli uccelli catturati. Ma già questi ultimi ap- paiono inanimati e, la testa pendula e le ali spezzate, non sono nelle loro mani che salme inerti.) LUCE Allora, lo avete preso? TYLTYL Sì, sì ! Quanti ne volevamo! Ce ne sono migliaia! Ecco- li! Vedi? (Guardando gli uccelli che tende verso Luce e accorgendosi che sono morti.) Toh! Non sono più vivi. Cosa gli abbiamo fatto? An- che i tuoi, Mytyl? Quelli di Tylô, pure. (Gettando con collera i ca- daveri degli uccelli.) Ah! No, è troppo brutto! Chi li ha uccisi? So- no troppo infelice! (Nasconde la testa sotto le braccia, scosso dai sin- ghiozzi.) LUCE (Stringendolo materna fra le braccia.) Non piangere, bambi- no mio. Non hai preso quello che può vivere in pieno giorno. È andato altrove. Lo ritroveremo.
  • 60. CANE (Guardando gli uccelli morti.) Si può mangiarli? (Escono a sinistra.) Sipario.
  • 61. Scena Seconda La foresta Una foresta. È notte. Chiaro di luna. Vecchi alberi di diverse specie, tra i quali: una quercia, un faggio, un olmo, un pioppo, un abete, un ci- presso, un tiglio, un castagno, ecc. (Entra Gatta.) GATTA (Salutando gli alberi a turno.) Salve a tutti gli alberi! MORMORIO DEL FOGLIAME Salve! GATTA È un gran giorno, oggi! Il nostro nemico viene a libe- rarvi e a consegnare se stesso. È Tyltyl, il figlio del boscaiolo che vi ha fatto tanto male. Cerca l’Uccello Blu che voi nascondete all’Uomo da quando ebbe inizio il mondo, e che solo conosce il nostro segreto. (Mormorio tra le foglie.) Dite? Ah! È il Pioppo che parla. Sì, egli possiede un Diamante che ha la virtù di liberare un istante i nostri spiriti; può obbligarci a consegnare l’Uccello Blu, e noi saremo da allora definitivamente alla mercé dell’Uomo. (Mormorio tra le foglie.) Chi parla? Toh! È la Quercia. Come state? (Mormorio tra le foglie di Quercia.) Sempre raffredda- ta? La Liquirizia non bada più a voi? Sempre i reumatismi? Cre- detemi, è a causa del muschio; ne mettete troppo sui piedi. L’Uccello Blu è sempre da voi? (Mormorio tra le foglie di Quercia.) Dite? Sì, non c’è da esitare, bisogna approfittarne, deve sparire. (Mormorio tra le foglie.) Prego? Sì, è insieme alla sua sorellina; de- ve morire anche lei. (Mormorio tra le foglie.) Sì, Cane li accompa- gna; non c’è modo di allontanarlo. (Mormorio tra le foglie.) Dite? Corromperlo? Impossibile. Ho provato di tutto. (Mormorio tra le
  • 62. foglie.) Ah! Sei tu, Abete? Sì, prepara quattro assi. Sì, ci sono an- cora Fuoco, Zucchero, Acqua e Pane. Sono tutti con noi, eccetto Pane che è assai incerto. Solo Luce è favorevole all’Uomo, ma lei non verrà. Ho fatto credere ai piccoli che dovessero scappare alla chetichella mentre lei dormiva. L’occasione è unica. (Mormorio tra le foglie.) Toh! È la voce del Faggio. Sì, avete ragione; bisogna avvisare gli Animali. Il Coniglio ha il suo tamburo? È da voi? Bene, che batta l’adunata, immediatamente. Eccoli! (Si sentono allontanarsi il rullii del tamburo del Coniglio. Entrano Tyltyl, Mytyl e Cane.) TYLTYL È qui? GATTA (Ossequiosa, melliflua, precipitandosi incontro ai bambini.) Ah! Ecco il mio padroncino! Come state bene e come siete gra- zioso stasera! Vi ho preceduti per annunciare il vostro arrivo. Tutto va bene. Questa volta abbiamo l’Uccello Blu in pugno, ne sono sicura. Ho appena inviato il Coniglio a battere l’adunata per convocare i principali Animali dei paesi. Li si sente già tra il fogliame. Ascoltate! Sono un po’ timidi e non osano avvicinarsi. (Rumori di diversi animali, quali mucche, maiali, cavalli, asini etc. Sot- tovoce a Tyltyl, prendendolo da parte.) Ma perché avete portato Ca- ne? Ve l’ho già detto, è in cattivi rapporti con chiunque, anche con gli alberi. Temo che la sua odiosa presenza mandi tutto all’aria. TYLTYL Non sono riuscito a sbarazzarmene. (A Cane, minac- ciandolo.) Vedi di andartene, brutta bestia! CANE Chi? Io? Perché? Cos’ho fatto? TYLTYL Ti dico di andartene! Non sappiamo che farcene di te, è semplice! Ci infastidisci! CANE Non dirò nulla. Seguirò da lontano. Non mi si vedrà. Vuoi che faccia uno dei miei giochi? GATTA (Sottovoce, a Tyltyl.) Tollerate una tale disobbedienza? Dategli qualche colpo di bastone sul naso, è veramente insop-
  • 63. portabile. TYLTYL (Battendo Cane.) Così imparerai a obbedire più in fret- ta. CANE (Urlando.) Ahi! Ahi! Ahi! TYLTYL Cosa ne dici? CANE Bisogna che ti baci dato che mi hai picchiato! (Bacia e ac- carezza Tyltyl impetuosamente.) TYLTYL Andiamo. Va bene. Basta così. Vattene! MYTYL No, no; voglio che resti. Ho paura di tutto quando lui non c’è. CANE (Saltando e quasi capovolgendo Mytyl, che travolge di carezze precipitose ed entusiaste.) Oh! Che bambina buona! Com’è bella! Com’è buona! Com’è bella! Com’è dolce! Bisogna che la baci! Ancora! Ancora! Ancora! GATTA Che idiota! Beh, staremo a vedere. Non perdiamo tem- po. Ruotate il Diamante. TYLTYL Dove devo mettermi? GATTA In questo raggio di luna; vedrete più chiaramente. Là! Ruotate dolcemente. (Tyltyl ruota il Diamante; immediatamente, un lungo fremito agita i rami e le foglie. I tronchi più anziani e imponenti si schiudono per la- sciare passaggio all’anima che ciascuno di loro racchiude. L’aspetto di queste anime differisce seguendo le sembianze e il carattere dell’albero che rappresentano. Quella dell’Olmo, per esempio, è una sorta di gnomo bolso, panciuto, burbero; quella del Tiglio è placida, familiare, gioviale; quella del Faggio, elegante e agile; quella della Betulla, bianca, riserva- ta e inquieta; quella del Salice, rachitica, spettinata, lamentosa; quella dell’Abete, lunga, allampanata, taciturna; quella del Cipresso, tragica; quella del Castagno, pretenziosa e un po’ snob; quella del Pioppo, alle- gra, ingombrante, chiacchierona. Alcuni escono lentamente dal loro tronco, intorpiditi, stiracchiandosi, come dopo una cattività o un sonno secolare, altri emergono con un balzo, allerta, solleciti, tutti circondano i
  • 64. due bambini, tenendosi quanto possibile in prossimità dell’albero da cui sono nati.) PIOPPO (Accorrendo per primo e gridando a gran voce.) Degli Uo- mini! Dei piccoli Uomini! Potremo parlare loro! Il Silenzio è fi- nito! Finito! Da dove proverranno? Chi sono? (A Tiglio che avan- za fumando tranquillamente la sua pipa.) Li conosci, padre Tiglio? TIGLIO Non ricordo di averli visti. PIOPPO Ma sì, andiamo, ma sì! Tu conosci gli Uomini, stai sempre ad aggirarti intorno alle loro case. TIGLIO (Esaminando i bambini.) Ma no, vi assicuro. Non so chi sano. Sono ancora troppo giovani. Non conosco che gli innamo- rati che vengono a vedermi al chiaro di luna; o i bevitori di birra che trincano sotto i miei rami. CASTAGNO (Pretenzioso, aggiustandosi il monocolo.) E questi chi sono? Poveri campagnoli? PIOPPO Oh! Voi, signor Castagno, da quando non frequentate più che i viali delle grandi città… SALICE (Avanzando lamentoso in zoccoli.) Mio Dio, mio Dio! Vengono ancora a tagliarmi la testa e le braccia per farne fascine! PIOPPO Silenzio! Ecco Quercia che esce dal suo palazzo! Ha l’aria davvero sofferente questa sera! Non trovate stia invec- chiando? Che età potrà avere? Abete dice quattromila anni; ma son certo che esageri. Attenzione, sta per parlare. (Quercia avanza lentamente. È incredibilmente vecchio, coronato di vi- schio e vestito di un lungo abito verde bordato di muschio e di licheni. È cieco, la sua barba bianca fluttua nel vento. Si appoggia con una mano su un bastone nodoso e con l’altra su una giovane Quercia che gli fa da guida. L’Uccello Blu è appollaiato sulla sua spalla. Al suo arrivo, gesti di rispetto tra gli alberi che si mettono in ordine e s’inclinano.) TYLTYL Ha l’Uccello Blu! Presto! Presto! Qui! Datemelo! GLI ALBERI Silenzio! GATTA (A Tyltyl.) Scoprite il capo, è la Quercia!
  • 65. QUERCIA (A Tyltyl) Chi sei tu? TYLTYL Tyltyl, signore. Quando potrò prendere l’Uccello Blu? QUERCIA Tyltyl, il figlio del boscaiolo? TYLTYL Sì, signore. QUERCIA Tuo padre ci ha fatto molto male. Nella mia sola famiglia ha messo a morte seicento dei miei figli, quattrocento- settantacinque zii e zie, milleduecento cugini e cugine, trecentot- tanta nuore e dodicimila pronipoti! TYLTYL Non so, signore. Non l’ha fatto apposta. QUERCIA Cosa vieni a fare qui, e perché hai fatto uscire le no- stre anime dalle loro dimore? TYLTYL Signore, vi domando perdono di avervi disturbato. È Gatta che mi ha detto che ci direte dove si trova l’Uccello Blu. QUERCIA Sì, io lo so, tu cerchi l’Uccello Blu, vale a dire il grande segreto delle cose e della felicità, perché gli Uomini ren- dano ancora più dura la nostra schiavitù. TYLTYL Ma no, signore; è per la bambina della Fata Beriluna che è molto malata. QUERCIA (Imponendogli silenzio.) Basta così! Non sento gli ani- mali. Dove sono? Tutto questo interessa loro quanto noi. Non bisogna che noi, alberi, ci si assuma da soli la responsabilità del- le misure gravi che s’impongono. Il giorno in cui gli Uomini sa- pranno quello che abbiamo fatto, quello che stiamo per fare, ci saranno orribili rappresaglie. Conviene dunque che il nostro ac- cordo sia unanime, perché il nostro silenzio lo sia egualmente. ABETE (Guardando dall’alto gli altri alberi.) Arrivano gli animali. Seguono il Coniglio. Ecco l’anima del Cavallo, del Toro, del Bue, della Mucca, del Lupo, del Montone, del Maiale, del Gallo, della Capra, dell’Asino e dell’Orso. (Entrata delle anime degli Animali che, nell’ordine indicato da Abete, avanzano e vanno a sedersi tra gli alberi, fatta eccezione per l’anima della Capra che vagabonda qua e là, e quella del Maiale che fruga tra
  • 66. le radici.) QUERCIA Sono tutti presenti? CONIGLIO La Gallina non poteva abbandonare le sue uova, la Lepre faceva le sue corse, il Cervo ha male alle corna, la Volpe è malata – ecco il certificato del medico –, l’Oca non ha compreso e il Tacchino è andato in collera. QUERCIA Queste astensioni sono estremamente deplorevoli. Nondimeno, siamo in numero sufficiente. Sapete, fratelli miei, qual è la questione. Il bambino che vi sta dinnanzi, grazie a un talismano rubato alle forze della Terra, può impossessarsi del nostro Uccello Blu; e strapparci così il segreto che noi custodia- mo dall’origine della vita. Ora, noi conosciamo abbastanza l’Uomo per non avere alcun dubbio sulla sorte che ci riservereb- be allorché si trovasse in possesso di questo segreto. Per questo, mi pare che ogni esitazione sarebbe ugualmente stupida e crimi- nale. L’ora è grave; bisogna che il bambino sparisca prima che sia troppo tardi. TYLTYL Cosa dice? CANE (Gironzolando attorno a Quercia e mostrando le zanne.) Hai visto i miei denti, vecchio storpio? FAGGIO (Indignato.) Insulta Quercia! QUERCIA È Cane? Che venga espulso! Non dobbiamo tollera- re un traditore tra di noi! GATTA (Sottovoce a Tyltyl.) Allontanate Cane. È un malinteso. Lasciatemi fare, arrangerò ogni cosa. Ma allontanatelo al più presto. TYLTYL (A Cane.) Vuoi andartene! CANE Lascia che strappi le pantofole di muschio a questo vec- chio gottoso. Ci sarà da ridere! TYLTYL Insomma, stai zitto! E vattene! Brutta bestia! CANE Va bene, va bene, me ne andrò. Ritornerò quando avrai bisogno di me.
  • 67. GATTA (Sottovoce a Tyltyl.) Sarebbe più prudente incatenarlo, o farà qualche sciocchezza; gli Alberi si arrabbieranno, e tutto fini- rà male. TYLTYL Come fare? Ho smarrito il suo guinzaglio. GATTA Ecco a proposito Edera che arriva con delle solide lia- ne. CANE (Ringhiando.) Ritornerò! Ritornerò! Gobbo! Bolso! Sacco di sterpi, sacco di vecchie radici! È Gatta che tira i fili! (A Gatta.) Faremo i conti anche con te! Cos’hai da bisbigliare così, Giuda, tigre, Bazaine!8 Ah, ah, ah! GATTA Vedete? Insulta tutti. TYLTYL È vero, è insopportabile e non ci sentiamo più. Signor Edera, vorreste incatenarlo? EDERA (Avvicinandosi timorosamente a Cane.) Non che mi mor- derà? CANE (Ringhiando.) Al contrario! Al contrario! Ora ti bacio! A- spetta e vedrai! Avvicinati! Avvicinati dunque, mucchio di vecchi spaghi! TYLTYL (Minacciandolo con un bastone.) Tylô! CANE (Strisciando ai piedi di Tyltyl agitando la coda.) Cosa devo fare, mio piccolo Dio? TYLTYL Stenderti a pancia in giù! Obbedisci a Edera. Lasciati legare, altrimenti… CANE (Ringhiando tra i denti mentre Edera lo lega.) Spago! Penda- glio da forca! Lazo da vitelli! Catena da maiali! Mio piccolo Dio, guarda, mi torce le zampe. Mi strangola! TYLTYL Tanto peggio! Te la sei voluta! Taci, stai a tranquillo, sei insopportabile! CANE Comunque, hai torto! Hanno delle brutte intenzioni. Mio piccolo Dio, stai in guardia! Mi chiude la bocca! Non posso più parlare! EDERA (Che lega Cane come un pacco.) Dove dobbiamo portarlo?
  • 68. L’ho imbavagliato per bene. Non proferisce più una parola. QUERCIA Che sia legato solidamente là sotto, dietro il mio tronco, alla mia grossa radice. Vedremo in seguito cosa conviene farne. (Edera aiutata da Pioppo porta Cane dietro il tronco di Quer- cia.) Fatto? Bene, e ora che ci siamo sbarazzati di quel testimone scomodo, di quel rinnegato, deliberiamo secondo la nostra giu- stizia e la nostra verità. La mia emozione, non ve lo nascondo, è profonda e di pena. È la prima volta che ci è dato giudicare l’Uomo e di fargli sentire la nostra potenza. Non credo che dopo il male che ci ha fatto, dopo le mostruose ingiustizie che abbia- mo subito, resti il minimo dubbio sulla sentenza che lo attende. TUTTI GLI ALEBRI E TUTTI GLI ANIMALI No! No! No! Niente dubbi! L’impiccagione! La morte! Ci sono troppe ingiu- stizie! Ha troppo abusato! È da troppo tempo! Che lo si schiacci! Che lo si mangi! Immediatamente! Immediatamente! TYLTYL (A Gatta.) Cos’hanno ancora? Non sono contenti. GATTA Non vi inquietate. Sono un po’ arrabbiati perché la primavera è in ritardo. Lasciate fare a me, arrangerò tutto. QUERCIA Questa unanimità era inevitabile. Si tratta ora di sa- pere, per evitare le rappresaglie, quale genere di supplizio sarà più pratico, il più comodo, il più sbrigativo e il più sicuro; quello che lascerà meno tracce accusatrici quando gli Uomini ritrove- ranno i piccoli corpi nella foresta. TYLTYL Cosa c’è? Dove vuole arrivare? Comincio ad averne ab- bastanza. Dato che ha l’Uccello Blu, che ce lo dia. TORO (Avanzando.) Il modo più pratico e sicuro, è un bel colpo di corna alla bocca dello stomaco. Volete che me ne occupi? QUERCIA Chi parla così? GATTA È il Toro. MUCCA Sarebbe meglio stare tranquilli. Io non me ne immi- schio. Ho da brucare tutta l’erba della prateria che si vede laggiù, nel blu della luna. Ho troppo da fare.
  • 69. BUE Anch’io. Inoltre, approvo tutto in anticipo. FAGGIO Io offro il mio ramo più alto per impiccarli. EDERA E io un nodo scorsoio. ABETE E io le quattro assi per la piccola cassa. CIPRESSO E io perpetuo riposo. SALICE La cosa più semplice sarebbe annegarli in uno dei miei fossi. Me ne incarico io. TIGLIO (Conciliante.) Andiamo, andiamo. È davvero necessario arrivare a questi estremi? Sono ancora così giovani. Si potrebbe semplicemente impedire loro di nuocere tenendoli prigionieri in un recinto che m’incarico di costruire piantandomi tutto attor- no. QUERCIA Chi parla così? Riconosco la voce mielosa di Tiglio. ABETE In effetti. QUERCIA C’è dunque un rinnegato tra noi, come tra gli Ani- mali? Sino a ora, non abbiamo da deplorare che la defezione de- gli Alberi da Frutto; ma quelli non sono veri Alberi. MAIALE (Ruotando i piccoli occhi ingordi.) Io penso bisognerebbe mangiare prima la bambina. Deve essere così tenera. TYLTYL Cosa dice, quello là? Aspetta un po’, specie di… GATTA Non so cos’hanno; ma le cose prendono una brutta piega. QUERCIA Silenzio! Si tratta di sapere chi di noi avrà l’onore di sferrare il primo colpo; chi allontanerà dalle nostre cime il più grande pericolo che abbiamo corso dalla nascita dell’Uomo. ABETE È a voi, nostro re e nostro patriarca, che spetta questo onore. QUERCIA È Abete che parla? Ahimè! Io sono troppo vecchio. Sono cieco, infermo e le mie braccia intorpidite non mi obbedi- scono più. No, è a voi, fratelli miei, sempre verdi, sempre ritti, è a voi, che vedeste nascere la maggior parte di questi Alberi, che tocca, a mio discapito, la gloria del nobile gesto della nostra libe-
  • 70. razione. ABETE Vi ringrazio, mio venerabile padre. Ma visto che avrò già l’onore di seppellire le due vittime, temo di risvegliare la giusta gelosia dei miei colleghi; e credo che prima di noi, il più anziano e il più degno, colui che possiede la miglior mazza, sia Faggio. FAGGIO Sapete che sono tarlato e che la mia mazza non è affat- to sicura. Ma l’Olmo e il Cipresso hanno armi potenti. OLMO Non domanderei di meglio; ma riesco appena a tenermi in piedi. Una talpa, questa notte, mi ha storto l’alluce. CIPRESSO Quanto a me, sono pronto. Ma, come mio fratello Abete, avrò già, se non il privilegio di seppellirli, almeno il van- taggio di piangere sulle loro tombe. Sarebbe un conflitto d’interessi. Chiedete al Pioppo. PIOPPO A me? Ci avete pensato? Ma il mio legno è più tenero che la carne di un bambino. E poi, non so cosa mi prenda. Tre- mo di febbre. Guardate le mie foglie. Devo aver preso freddo questa mattina all’alba. QUERCIA (Scoppiando d’indignazione.) Avete paura dell’Uomo! Perfino questi bambini isolati e senza armi vi ispirano il miste- rioso terrore che fece di noi gli schiavi che siamo! Ebbene, no! Ne ho abbastanza! Dato che è così, dato che il momento è uni- co, andrò solo, vecchio, storpio, tremante, cieco, contro il nemi- co ereditario! Dov’è? (Brancolando sul suo bastone, avanza incontro a Tyltyl.) TYLTYL (Estraendo il suo coltello dalla tasca.) Ce l’ha con me, quel vecchio, con il grosso bastone? (Tutti gli Alberi, lanciando grida di spavento alla vista del coltello, l’arma misteriosa e irresistibile dell’Uomo, s’interpongono e trattengono Quercia.) ALBERI Il coltello! State in guardia! Il coltello! QUERCIA (Dibattendosi.) Lasciatemi! Cosa m’importa? Il coltel- lo o l’ascia! Chi mi trattiene? Cosa! Siete tutti qui? Siete tutti
  • 71. d’accordo? (Gettando il suo bastone.) Ebbene, sia! Onta a noi! Che gli animali ci liberino! TORO Questo è quanto! Me ne incarico io! E con un solo colpo di corna! BUE e MUCCA (Trattenendolo per la coda.) Di cosa t’immischi? Non fare sciocchezze! È un brutto affare! Finirà male! Siamo noi che pagheremo le conseguenze. Lascia stare. È una faccenda da animali selvaggi. TORO No, no! È affar mio! Aspettate! Ma trattenetemi o faccio uno sproposito. TYLTYL (A Mytyl che lancia grida acute.) Non avere paura! Mettiti dietro di me. Ho il mio coltello. GALLO Che coraggio, il piccolo! TYLTYL Allora, è deciso, è me che volete? ASINO Ma naturalmente, piccolo mio, ce ne hai messo di tem- po ad accorgertene! MAIALE Puoi dire una preghiera, va’, è la tua ultima ora. Ma non nascondere la bambina. Voglio rifarmi gli occhi. È lei che mangerò per prima. TYLTYL Che cosa vi ho fatto? MONTONE Niente, piccolo mio. Mangiato il mio fratellino, le mie due sorelle, i miei tre zii, mia zia, nonno, nonna. Aspetta, aspetta, quando sarai a terra, vedrai che ho i denti anch’io. ASINO E io gli zoccoli! CAVALLO (Scalpitando fieramente.) Vedrete cosa vi aspetta! Pre- ferite che lo strappi a morsi o che ve lo abbatta a calci? (Avanza magnifico su Tyltyl che gli tiene testa alzando il suo coltello. Di colpo Cavallo, preso dal panico, fa dietrofront e fugge a gambe levate.) Ah! Ma no! Non è giusto! Non sta al gioco! Si difende! GALLO (Non potendo nascondere la sua ammirazione.) Però, il pic- colo non ha certo paura! MAIALE (A Orso e a Lupo.) Corriamo tutti insieme! Io vi soster-
  • 72. rò da dietro. Li rovesceremo e ci divideremo la bambina quando sarà a terra. LUPO Distraeteli per di là. Li aggirerò! (Gira attorno a Tyltyl che attacca da dietro e semi rovescia.) TYLTYL Giuda! (Si raddrizza su un ginocchio, brandendo il suo col- tello e coprendo come meglio può la sorellina, che lancia urli di dispera- zione. Vedendolo semi riverso, tutti gli Animali e gli Alberi si avvicina- no e cercano di sferrargli dei colpi. Improvvisamente cade l’oscurità. Di- speratamente, Tyltyl chiama aiuto.) A me! A me! Tylô! Tylô! Dov’è Gatta? Tylô! Tylette! Venite! Venite! GATTA (Ipocritamente, tenendosi da parte.) Non posso! Mi sono appena slogata la zampa. TYLTYL (Parando i colpi e difendendosi come meglio può.) A me! Tylô! Tylô! Non ne posso più! Sono troppi! L’Orso! Il Maiale! Il Lupo! L’Asino! L’Abete! Il Faggio! Tylô! Tylô! Tylô! (Trascinando le liane spezzate, Cane balza da dietro il tronco di Quer- cia e, spintonando Alberi e Animali, si getta davanti a Tyltyl, che di- fende con rabbia.) CANE (Sferrando enormi morsi.) Ecco! Ecco! Mio piccolo Dio! Non avere paura! Diamogli contro! So dare certi morsi! Prendi, per te, Orso, là, sul tuo grosso sedere! Vediamo, chi ne vuole an- cora? Ecco, per il Maiale, e questo per il Cavallo e la coda del Toro! Ecco! Ho strappato i mutandoni del Faggio e la sottana della Quercia! L’Abete abbandona il campo! TYLTYL (Affranto.) Non ne posso più! Cipresso mi ha dato un grande colpo sulla testa. CANE Ohi! Un colpo del Salice! Mi ha rotto la zampa! TYLTYL Ritornano alla carica! Tutti insieme! Questa volta è il Lupo! CANE Aspetta, lo cresimo! LUPO Imbecille! Nostro fratello… I suoi genitori hanno annega- to i suoi piccoli!
  • 73. CANE Hanno fatto bene! Tanto meglio! È che ti assomigliava- no. TUTTI GLI ALBERI e TUTTI GLI ANIMALI Rinnegato! Idio- ta! Traditore! Fellone! Fesso! Giuda! Lascialo! È già morto! Uni- sciti a noi CANE (Ebbro di ardore e devozione.) No ! No! Solo contro tutti! No, no! Fedele a Dio ! Ai migliori! Ai più grandi! (A Tyltyl.) Stai in guardia, ecco l’Orso! Diffida dal Toro. Gli salterò alla gola. Ohi! Un calcio. L’Asino mi ha rotto due denti. TYLTYL Non ne posso più, Tylô! Ohi! Un colpo di Olmo. Guarda, mi sanguina la mano. È stato il Lupo o il Maiale. CANE Aspetta, mio piccolo Dio. Lascia che ti baci. Là, una bel- la leccata. Ti farà bene. Resta dietro di me. Non oseranno più avvicinarsi. Sì! Ecco che ritornano! Ah! Questo è un colpo serio! Teniamo duro! TYLTYL (Lasciandosi cadere al suolo.) No, non è più possibile. CANE Arrivano! Li sento, li fiuto! TYLTYL Dove? Chi? CANE Là! Là! È Luce! Ci ha ritrovati! Salvi, mio piccolo re! Ba- ciami! Salvi! Guarda! Non si fidano! Si allontanano! Hanno pa- ura! TYLTYL Luce! Luce! Vieni! Sbrigati! Si sono rivoltati! Sono tutti contro di noi! (Entra Luce: di pari passo al suo avanzare, l’aurora si leva sulla foresta che s’illumina.) LUCE Cosa accade, dunque? Cos’hanno? Ma, piccolo! Non sa- pevi? Ruota il Diamante! Rientreranno nel Silenzio e nell’oscurità, e tu non vedrai più i loro sentimenti. (Tyltyl ruota il Diamante. Immediatamente le anime di tutti gli Alberi si precipitano nei tronchi che si richiudono. Le anime degli Animali scompaiono egualmente e vediamo, lontano, brucare pacificamente una
  • 74. Mucca e un Montone, etc. La foresta ridiviene innocente. Sbalordito, Tyltyl si guarda attorno.) TYLTYL Dove sono? Cos’avevano? Erano pazzi? LUCE Ma no, sono sempre così; ma non lo si sa perché non li si vede. Eppure te l’avevo detto: è pericoloso svegliarli quando non ci sono. TYLTYL (Asciugando il coltello.) Beh, senza Cane e se non avessi avuto il mio coltello… Non avrei mai creduto fossero così malva- gi. LUCE Vedi bene che l’Uomo è solo contro tutti, in questo mondo. CANE Non hai troppo male, mio piccolo Dio? TYLTYL Nulla di grave. Quanto a Mytyl, non l’hanno toccata. Ma tuo, mio buon Tylô? Ti sanguina la bocca, e hai la zampa rotta. CANE Non vale la pena parlarne. Domani, non si noterà nem- meno. Ma la ferita è fresca! GATTA (Uscendo zoppicando da un boschetto.) Lo credo bene! Bue mi ma dato una cornata nel ventre. Non si vede il segno, ma mi fa un male. E Quercia mi ha spezzato la zampa. CANE Vorrei proprio sapere quale. MYTYL (Accarezzando Gatta.) Mia povera Tylette, è vero? Dove ti trovavi? Non ti ho scorta. GATTA (Ipocritamente.) Piccola madre, sono stata ferita subito, attaccando il Maiale che voleva mangiarti. È allora che la Quer- cia mi ha dato il gran colpo che mi ha stordita. CANE (A Gatta, tra i denti.) Tu, ho due paroline da dirti. GATTA (Lamentosamente a Mytyl.) Piccola madre, m’insulta. Vuole farmi male. MYTYL (A Cane.) Vuoi lasciarla tranquilla, brutta bestia. (Escono tutti.) Sipario.
  • 77. Scena Prima Davanti al sipario (Entrano Tyltyl, Mytyl, Luce,Cane, Gatta, Pane, Fuoco, Zucchero, Ac- qua e Latte.) LUCE Ho ricevuto un messaggio dalla Fata Beriluna che m’informa che l’Uccello Blu si trova probabilmente qui. TYLTYL Dove? LUCE Qui, nel cimitero che sta dietro questo muro. Pare che uno dei morti lo nasconda nella tomba. Resta da sapere quale. Bisognerà passarli in rassegna. TYLTYL In rassegna? Come faremo? LUCE È molto semplice: a mezzanotte, per non disturbarli troppo, ruoterai il Diamante. Usciranno dalla terra; o scorgerai sul fondo delle loro tombe quelli che non verranno fuori. TYLTYL Non si arrabbieranno? LUCE Affatto, non se ne accorgeranno nemmeno. Non amano che li si disturbi; ma dato che comunque hanno l’abitudine di uscire a mezzanotte, non li infastidirà. TYLTYL Perché Pane, Zucchero e Latte sono così pallidi e per- ché non dicono niente? LATTE (Vacillando.) Sento che sto per svenire. LUCE (Sottovoce a Tyltyl,) Non badarci, hanno paura dei morti. FUOCO (Saltellando.) Io non ho paura! Ho l’abitudine di bru- ciarli. Un tempo, li bruciavo tutti; era molto più divertente che oggigiorno. TYLTYL E perché Tylô trema? Ha paura anche lui? CANE (Battendo i denti.) Io? Io non tremo! Io non ho mai paura; ma se tu andassi, verrei anche io.
  • 78. TYLTYL E Gatta, non dice nulla? GATTA (Misteriosa.) Io so che... TYLTYL (A Luce.) Verrai con noi? LUCE No, è preferibile che resti alla porta del cimitero con le Cose e gli Animali. L’ora non è giunta. La luce non può ancora penetrare nella casa dei morti. Ti lascerò solo con Mytyl.9 TYLTYL E Tylô non può rimanere con noi? CANE Sì, sì, io resto, io resto qui. Io voglio restare vicino al mio piccolo Dio! LUCE È impossibile. L’ordine della Fata è formale; del resto non c’è nulla da temere. CANE Bene, bene, tanto peggio. Se sono malvagi, mio piccolo Dio, non hai che da fare così: (fischia,) e io accorrerò. Sarà come nella foresta: ah, ah, ha! LUCE Andiamo, addio, miei piccoli cari. Non sarò lontana. (Bacia i bambini.) Coloro che mi appartengono e che io amo mi ritrovano sempre. (Alle Cose e agli Animali.) Voialtri, per di qui. (Esce insieme alle Cose e agli Animali. I bambini restano soli nel mezzo della scena. Il sipario si apre per scoprire il settimo quadro.)
  • 79. Seconda Scena Il cimitero (Notte. Chiaro di luna. Un cimitero di campagna. Numerose tombe, cumuli di erba, croci di legno, lapidi funerarie, etc.) (Tyltyl e Mytyl in piedi vicino a un cippo.) MYTYL Ho paura. TYLTYL (Inquieto.) Io non ho mai paura. MYTYL Saranno cattivi i morti? TYLTYL Ma no, dato che non vivono. MYTYL Ne hai già visto uno? TYLTYL Sì, una volta, tempo fa, quando ero piccolissimo. MYTYL Com’è fatto? TYLTYL È tutto bianco, molto tranquillo e freddissimo, e non parla. MYTYL Dici che li vedremo? TYLTYL Naturalmente, Luce l’ha promesso. MYTYL Dove sono, i morti? TYLTYL Qui, sotto l’erba e sotto queste grosse pietre. MYTYL Sono là tutto l’anno? TYLTYL Sì. MYTYL (Mostrando le lapidi.) Sono le porte delle loro case? TYLTYL Sì. MYTYL Escono quando è bel tempo? TYLTYL No, escono solo di notte. MYTYL Perché? TYLTYL Perché sono in vestaglia.
  • 80. MYTYL Escono anche quando piove? TYLTYL Quando piove, restano a casa. MYTYL È bella la loro casa? TYLTYL Si dice sia molto stretta. MYTYL Hanno dei bambini? TYLTYL Naturalmente; hanno tutti quelli che muoiono. MYTYL E di cosa vivono? TYLTYL Mangiano radici. MYTYL Le vedremo? TYLTYL Naturalmente, dato che vediamo tutto quando il Dia- mante è girato. MYTYL E cosa diranno? TYLTYL Non diranno nulla, dato che non parlano. MYTYL Perché non parlano? TYLTYL Perché non hanno niente da dire. MYTYL Perché non hanno niente da dire? TYLTYL Mi instupidisci. (Una pausa.) MYTYL Quando ruoterai il Diamante? TYLTYL Sai bene che Luce ha detto di attendere mezzanotte, perché allora li si disturba meno. MYTYL Perché li si disturba meno? TYLTYL Perché è l’ora in cui escono a prendere aria. MYTYL Non è mezzanotte? TYLTYL Lo vedi l’orologio della chiesa? MYTYL Sì, vedo anche la lancetta piccola. TYLTYL Allora! Ancora un minuto! Là! In punto. Senti? (Si sentono suonare i dodici rintocchi della mezzanotte.) MYTYL Io voglio andarmene! TYLTYL Non è il momento. Ruoto il Diamante. MYTYL No, no! Non lo fare! Voglio andarmene! Ho paura, fra- tellino! Ho una paura terribile!