Politecnico di Milano
CI Geografia economica e spazio urbano
A.A. 2013/2014
Docenti:
Prof. Matteo Goldstein Bolocan
Prof. Ilaria Mariotti
Gli anfratti dell’effervescenza
in luoghi in cerca di definizione
Come i nuovi spazi di coworking si rapportano
(o influenzano?) con il quartiere
Gruppo di lavoro:
Michele Belloli
Tsuguyasu Fushimi
Marco Leoni
Davide Mastrovito
Melania Troletti
1. CI Geografia economica e spazio urbano
A.A. 201372014
Docenti:
Prof. Matteo Goldstein Bolocan
Prof. Ilaria Mariotti
Gli anfratti dell’effervescenza
in luoghi in cerca di definizione
Come i nuovi spazi di coworking si rapportano
(o influenzano?) con il quartiere
Gruppo di lavoro:
Michele Belloli 779263
Tsuguyasu Fushimi 762122
Marco Leoni 779365
Davide Mastrovito 777195
Melania Troletti 778337
2. PREMESSAEINDICE
Gli anfratti dell’effervescenza in luoghi in cerca di definizione
Gli anfratti dell’effervescenza in luoghi in cerca di definizione
Chi è coworking? Una pluralità di persone, che danno senso ad un determinato luogo. Noi abbiamo provato ad indagare quale fosse il senso che i cowor-
king, questi strani anfratti di innovazione, stanno imprimendo all’area di viale Monza e come tale contesto geografico stesse effettivamente recependo
questo mutamento. Un mutamento ancora agli albori, di cui è tuttavia possibile cominciare a tracciarne i tratti salienti, sapendo che si insinueranno tra le
pieghe dei luoghi studiati piuttosto che manifestarsi in maniera immediata e prorompente (anfratti per l’appunto), evidenziando il fatto che la oramai sopraggiun-
ta “terza rivoluzione industriale”, quella della cosiddetta “manifattura digitale”, comporti un processo del tutto nuovo nella definizione del rapporto tra i luoghi
della produzione e le città nelle quali sono inseriti. La stessa città di Milano, come si inserisce e come si rapporta con le trasformazioni in essere? Sono poi
tali trasformazioni in grado di produrre effetti tangibili e positivi per la città meneghina ed i suoi quartieri? A questi e ad altri interrogativi cercheremo
di dare una seppur limitata e provvisoria risposta.
TAVOLA 1
I coworking di viale Monza
TAVOLA 2
Il contesto storico
TVOLA 3
I fattori localizzativi
TAVOLA 4
Le politiche pubbliche per l’innovazione sociale: lavori, imprese, città
TAVOLA 5
I 5 coworking di viale Monza a confronto: sono tutti uguali?
TAVOLA 6
Il rapporto tra città e impresa e coworking e città
TAVOLA 7
Il rapporto con il quartiere: i luoghi della ristorazione limitrofi
TAVOLA 8
Il rapporto con la città: gli eventi organizzati
TAVOLA 9
Il rapporto con il contesto locale al globale: le reti di collaborazione
CONCLUSIONI
BIBLIOGRAFIA, SITOGRAFIA E COLOPHON CREDITS
3. TAVOLA1
IcoworkingdivialeMonza
Gli anfratti dell’effervescenza in luoghi in cerca di definizione
Nome:
Login
Indirizzo:
via Stefanardo di Vimercate, 28
Settore:
Digitale
Anno di nascita:
2013
Nome:
BE Ma editrice coworking
Indirizzo:
via Teocrito, 47
Settore:
Libero
Anno di nascita:
2013
Nome:
Unità di produzione
Indirizzo:
via Cesalpino, 7
Settore:
Libero
Anno di nascita:
2014
Nome:
Boston group
Indirizzo:
via Bono Cairoli, 28a
Settore:
Libero
Anno di nascita:
2010
Nome:
Talent garden
Indirizzo:
via Merano, 16
Settore:
Digitale
Anno di nascita:
2013
Mappa dei coworking milanesi. In evidenza gli spazi nella zona di viale Monza.
Il fenomeno dei coworking a Milano
Se osserviamo invece la dimensione territoriale che va assumendo il fenome-
no dei coworking con riferimento al conteso milanese, possiamo individuare
degli ambiti che risultano maggiormente interessati dall’addensarsi di questi
spazi di innovazione. Risaltano in particolare taluni addensamenti che paiono
discostarsi dal cosiddetto“centro” cittadino, localizzandosi piuttosto in deter-
minate aree“periferiche”, o comunque poste al di fuori della cerchia dei bastio-
ni. Gli ambiti maggiormente interessati sembrano infatti essere quelli sintetiz-
zabili nelle direttrici sud/sud-ovest, ed in quella est/nord-est, oltre che nella
zona Polo Sarpi. L’ambito territoriale di viale Monza costituisce dunque
una direttrice privilegiata di questo fenomeno. Cercheremo poi di scoprire
ed analizzare i motivi di un tale addensamento, soffermandoci ora invece sul
ruolo più generale delle periferie, intese sia in senso fisico, sia in quello figura-
to, quali generatrici di innovazione. Ivana Pais, docente di sociologia economi-
ca all’Università Cattolica, individua le ragioni di questa rinnovata funzione
delle periferie quale polo dell’innovazione nel fatto che, in questi contesti, la
predisposizione al rischio è nettamente maggiore rispetto alle aree centrali
maggiormente stabilizzate, e laddove tale azzardo ripaghi, si verificano situazio-
ni di rottura che consentono alle scintille (come le chiama Renzo Piano) di inno-
vazione di fuoriuscire. In questo senso Milano sembra testimoniare che nelle
proprie aree periferiche stia avvenendo qualcosa, forse più per motivi occa-
sionali, che tuttavia aprono a scenari di sviluppo inaspettati le cui traiettorie
sono all’oggi ancora poco decifrabili. Se anche frutto del caso, la simbiosi cowor-
king-periferie appare carica di significato anche in termini di equità e giustizia
sociale, essendoci la possibilità concreta che l’innovazione insita negli spazi di
lavoro condiviso possa investire, mutandone la percezione, ambiti storicamente
identificati depressi e poco attrattivi, che tuttavia possiedono delle risorse,
anche latenti, che aspettano di essere liberate.
4. Gli anfratti dell’effervescenza in luoghi in cerca di definizione
TAVOLA5
I5coworkingdivialeMonzaaconfronto:sonotuttiuguali?
Gli anfratti dell’effervescenza in luoghi in cerca di definizione
TAVOLA2
Ilcontestostorico
Dall’alto: il borgo storico di Grola fra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento,
il viale Monza col tram e i nuovi quartieri fra gli anni Dieci e gli anni Venti.
In alto: viale Monza all’altezza di Gorla, in direzione Sesto San Giovanni, alla fine
degli anni Cinquanta
A sinistra: viale Monza all’altezza di Turro, in direzione Sesto San Giovanni, alla fine
degli anni Quaranta.
Da sinistra: Carta manovra dei dintorni di Milnao dall ‘IGM 1878, Pianta di Milano dall’IGM del 1937, Ctr del comune di Milano al 1965, ortofoto di Milnao al 1965.Il contesto storico
La direttrice nord-est verso Monza è stata da sempre per Milano uno degli
assi privilegiati dell’espansione urbana. A partire poi dalla fine dell’Otto-
cento, con l’inizio del Novecento, si è assistita ad una vera e propria esplo-
sione della città, che si è estesa lungo l’asse di viale Monza inglobando di
fatto alcuni ex Comuni agricoli comeTurro, Greco, Gorla e Precotto, prima
ancora che questi risultassero amministrativamente annessi alla città (nel
1918 Turro, nel 1923 gli altri).
Si è assistito parallelamente ad uno sviluppo tanto residenziale quanto mani-
fatturiero: cooperative operaie e imprese costruttrici realizzarono in quegli
anni un’abbondante dotazione di alloggi, estremamente appetibili sia per la
convenienza economica, trovandosi in aree addirittura esterne al Comune di
Milano, sia per una convenienza geografica, trovandosi sull’asse privilegiato
che da Milano portava a Monza, già al tempo egregiamente servito dal
trasporto pubblico come dalla tramvia Milano-Monza e lungo il quale si stava
velocemente assestando gran parte della produzione industriale e manifattu-
riera cittadina. Ai grandi comparti industriali sorti in aree limitrofe, tanto a
Milano (con la Pirelli e la Breda sul viale Sarca, a circa un chilometro in linea
d’area dal viale Monza), tanto a Sesto San Giovanni (con la Ercole Marelli,
ancora la Breda ed infine la Falck, per citare le tre più importanti), sull’area di
viale Monza si attestano a più riprese comparti produttivi di dimensioni più
ridotte, in parte anche di sostegno alla grande manifattura sopra elencata. La
distribuzione di questi spazi risulta estremamente casuale e del tutto comple-
mentare alla trama dell’edificato residenziale: una caratteristica tipica di
Milano, ma ancor di più di questa parte della città è l’assoluta prossimità
e commistione fra i luoghi della residenza e i luoghi del lavoro, che si
alternano vicendevolmente tanto nella trama viaria secondaria del viale
Monza, tanto in quella storica dei vecchi borghi agricoli inglobati nella
città.
Col sempre maggiore sviluppo edilizio che interessò la città di Milano, a partire
dagli anni Cinquanta si assistette ad una progressiva sostituzione di alcuni dei
comparti produttivi attestati sull’asse di viale Monza, sostituiti da grossi edifici
residenziali. Il processo di sostituzione proseguì in maniera spontanea per tutti i
decenni successivi, subendo una particolare accelerata in seguito alla crisi del
manifatturiero e alla chiusura dei grandi comparti produttivi cittadini. Ampie
aree in precedenza occupate da stabilimenti o piccole fabbriche risultano
oggi edificate da residenziale e terziario; tuttavia nell’ultimo periodo s’è
assistito ad un mantenimento delle strutture originariamente destinate al
produttivo, convertite in loft e terziario. All’interno di questo fenomeno di
riconversione della città si colloca anche l’esperienza dei coworking, che si
inseriscono all’interno del quartiere riadattando alcune strutture dismesse
che offrono altissime possibilità per le dimensioni e l’assenza di una suddi-
visione degli spazi interni.
5. TAVOLA3
Ifattorilocalizzativi
-
-
-
-
Un ruolo importante è svolto anche dai fattori personali. In particolar modo
prevalgono le esigenze di lavorare in uno spazio prossimo al luogo di residenza
e Login ne è un esempio, con i suoi coworkers provenienti in prevalenza da
località raggruppabili nella direttrice Milano-Monza, ed in uno spazio attrattivo
poiché caratterizzato da una qualità del lavoro altrove non garantita. In questo
senso si situa il riferimento all’importanza della qualità della sede e dello spazio
interno, che spesso risulta essere allestito con scenografie iconiche, che voglio-
no portare ad una immediata identificazione tra i residenti ed il coworking
stesso, oltre che trasmettere iconicamente quelli che sono i valori propri della
filosofia“aziendale”. Esempi del genere sono riscontrati sia inTalent Garden che
in Login, dove le pareti si fanno parlanti con citazioni e slogan.
Turro
Gorla
Rovereto
Precotto
Be.Ma
Login
Talent Garden
Unità di Produzione
Udine
Crescenzago
Cimiano
Boston Group
C.na Gobba
Dall’alto: un capannone industriale vuoto della zona di viale Monza, l’interno di Login con
In generale riguardo la localizzazione dei coworking della direttrice
nord-est di viale Monza potremmo parlare non di agglomerazione scaturi-
ta da economie di localizzazione, quanto piuttosto dal verificarsi , e dal
convogliarsi, di opportunità distinte che si sono presentate ai diversi
fondatori degli spazi, e che hanno favorito la realizzazione di quattro spazi
di lavoro innovativo nell’ambiente in esame. Si spiega così anche l’importa-
nza relativa che assume la collaborazione tra i diversi spazi di coworking, anche
tra quelli di maggiore dimensione come Talent Garden e Login, proprio perché
quella della prossimità reciproca non è una condizione essenziale che tali spazi
richiedono.
I fattori localizzativi
L’identificazione dei fattori localizzativi appare fondamentali allorquando ci si
appresti a studiare il rapporto che si viene a instaurare tra le imprese e la città.
Si possono innanzitutto individuare diverse tipologie di fattori localizzativi.
Laddove poi l’impresa che ci si appresta a studiare assume la forma innovativa
del coworking, i fattori localizzativi determinanti mutano la loro gerarchia.
Nei casi esaminati appaiono rilevanti in primo luogo la disponibilità di uno
spazio ampio a buon mercato, condizione essenziale perché un coworking
discretamente strutturato possa offrire ai residenti i servizi richiesti. Inoltre è
forte il significato assunto dal concetto di open space, vale a dire la possibilità
di lavorare in luoghi aperti, di ampio respiro nel senso letterale e figurato del
termine. Infatti le scrivanie sono posizionate, per la maggior parte, in spazi che
potemmo definire ibridi, uffici senza tuttavia una perimetrazione dello spazio
troppo rigida; talvolta addirittura tale perimetrazione risulta assente e le posta-
zioni si susseguono senza soluzione di discontinuità. Assimilabile all’open
space è dunque il concetto della trasparenza, del lavorare non al riparo del
proprio ufficio, o addirittura dalla propria casa, ma affianco agli altri membri in
uno spazio condiviso, nell’idea che si innalzi in questo modo il valore delle
possibilità di scambi e contaminazioni reciproche. Non è un caso dunque che
buona parte dei coworking dell’ambito territoriale di viale Monza si loca-
lizzino in aree ex-industriali, dove lo spazio all’interno soddisfa largamen-
te i requisiti dell’abbondanza e dell’apertura. Gli stessi costi appaiono di
molto inferiori rispetto a localizzazioni centrali, rendendo tra l’altro possibile
l’applicazione di tariffe di affitto delle postazioni molto convenienti. Analoga-
mente, sono perseguite quelle opportunità che consentono una riduzione dei
costi di gestione degli spazi e dei servizi offerti. In questo caso risulta lampante
l’esempio di Login, che utilizza lo spazio ed i servizi tecnologici messi a disposi-
zione da Enter, azienda di cloud computing dalla quale poi è scaturita l’esperi-
enza del coworking stesso. L’abbattimento di costi assume per i gestori dello
spazio una condizione determinate per l’ottenimento di una certa competitivi-
tà, in rapporto alle esigenze espresse dalla potenziale domanda di fruizione
dello spazio. Costi inferiori determinati anche da una localizzazione che
potremmo definire periferica in senso propriamente geografico e topo-
grafico, anche se l’ottima accessibilità garantita dalla presenza dello
metropolitana, che corre sotto viale Monza, e di diverse linee degli auto-
bus, permette che i coworking della zona siano, anche fisicamente,
connessi in tempi rapidi con il resto della città.
LEGENDA
Linee metropolitane
Linee bus
Linee ferroviarie
MM1
MM2
Fermate
44
56
53
Suburbano S9
Prossimità ad un
infrastruttura del TPL
6. TAVOLA4
Lepolitichepubblicheperl’innovazionesociale:lavori,imprese,città
-
Be.Ma
Login
Talent Garden
Unità di Produzione
Boston Group
LEGENDA
2010
2011
2012
2013
2014
Natalità Mortalità
I primi 20 coworking iscritti al registro degli spazi accreditati del Comune di Milano
e della Camera di Commercio.
Nel primo censimento del Comune vengono riconosciuti ben 20 spazi di cowor
king, ma dopo alcuni mesi aumentano già a 24 quelli isciritti al “registro degli
spazi accreditati”. Nella nostra indagine ne sono emersi di nuovi: in viale Monza
per esempio è stato inaugurato Unità di produzione il 12 aprile 2014.
Le politiche pubbliche per l’innovazione sociale: lavori, imrese e città
Milano, 18 agosto 2013. Il Comune di Milano nell’ambito di una più
gene-rale politica di sostegno alle realtà innovative del territorio,
approva lo stanziamento di un fondo di 298.240 € – di cui due terzi a
caricodelComune stesso e un terzo a carico della Camera di Commercio
- al fine di compartecipare ai costi fissi sostenuti da quanti hanno scelto
di lavorare in uno dei 20 spazi di coworking accreditati. Viene deciso
pertanto lo stanziamento di vaucher fino ad un massimo di 1.500€ annui
per ogni singolo coworker, che consista nel rimborso fino al 50% delle spese
sostenute durante un anno.
«Incentiviam una modalità di lavoro ch si è già affermata in altre metropoli
europee, particolarmente apprezzata da giovani e professionisti»
(Cristina Tajani, Assessore alle Politiche del Lavoro, Sviluppo economico,
Università e ricerca del Comune di Milano)
L’idea iniziale del Comune, che aveva aperto un osservatorio sul fenomeno
e sull’evoluzione dei coworking, era quella di aprire uno spazio di propria
gestio-ne, dedicato al lavoro condiviso. Tuttavia dopo una più attenta
analisi della non costituire un ulteriore spazio ex novo, ma di sostenere
quelli già esistenti, attraverso l’individuazione di una serie di spazi ritenuti
aderenti ad alcuni para-metri generali e l’erogazione mirata di voucher di
sostegno ai coworker che ne usufruissero.
Gli spazi di coworking accreditati da Comune di Milano e Camera di Commercio
rispondono a determinati parametri che ne dimostrano la qualifica e l’aderenza
al progetto sostenutodal Comune. Elemento determinante per la definizione di
uno spazio di coworking, rispetto ad un semplice affitto di scrivanie, è lo spirito
di condivisione delle esperienze e dei profili professionali, agevolato da una
progettazione ragionata degli spazi che presenti zone di socializzazione fra i
coworker, deputate al ristoro o più in generale allo scambio di tempo e idee. Più
nel dettaglio poi, fra i requisiti necessari per poter ottenere il riconoscimento
risulta necessaria:
- l’iscrizione al Registro delle Imprese di Milano;
- la piena accessibilità degli spazi, anche a persone che presentino disabilità
- la disponibilità di almeno 10 postazioni di coworking e di spazi comuni come
la sala riunioni;
- la presenza di un sistema informativo comune con connettività a banda larga
e/o wi-fi;
- la possibilità di utilizzo di servizi di supporto comuni, quali stampanti e altre
attrezzature specifiche;
- la capacità di promozione di incontri, conferenze, approfondimenti tematici e
workshop.
7. Gli anfratti dell’effervescenza in luoghi in cerca di definizione
TAVOLA5
I5coworkingdivialeMonzaaconfronto:sonotuttiuguali?
Numero piani occupati
8. Gli anfratti dell’effervescenza in luoghi in cerca di definizione
TAVOLA5
I5coworkingdivialeMonzaaconfronto:sonotuttiuguali?
Gli anfratti dell’effervescenza in luoghi in cerca di definizione
TAVOLA6
Ilrapportotracittàeimpresaecoworkingecittà
Una nuova funzione urbana in una vecchia area industriale: l’esempio dei Frigoriferi
milanesi.
Immagini dell’inaugurazione del fab-lab We Make, anch’esso nella zona a Monza,
che ha appena definito una collaborazione con il coworking Login.
Se ci sono degli effetti da ricercare dovuti alla presenza dei coworking, questi
non vanno ricercati in questa fase alla stregua dei grandi segni lasciati dalla
manifattura storica, bensì attraverso dati e ricadute più empiriche e meno
evidenti. Innanzitutto vi è comunque in qualche modo una ricaduta occupazio-
nale: l’ampia disponibilità di postazioni sia in Login che inTalent Garden costitu-
isce un elemento non irrilevante per le dinamiche del quartiere, con un bacino
d’utenza approssimativamente esteso per tutto l’asse che da Milano conduce a
Monza. Talent Garden inoltre, grazie al suo taglio più internazionale, presenta
ricadute positive ulteriori, dovute ai molti eventi di cui è promotore che attrag-
gono un pubblico ampio anche oltre la sola città di Milano. Forse è ancora
presto per parlare dell’esistenza di un particolare ecosistema, composto da
questi spazi dell’innovazione nella zona di viale Monza, in quanto permane,
come vedremo in seguito in un apposito approfondimento, una certa mancan-
za di conoscenza del fenomeno da parte della popolazione locale. Tuttavia la
presenza stessa di spazi di produzione digitale, quale il Fab-Lab WeMake, che ha
appena instaurato una piena collaborazione con il coworking Login, appare
abbastanza significativa se vista come un’opportunità, ed una sfida al tempo
stesso, per l’area di esercitare un forte richiamo su quelle attività e quelle azien-
de che utilizzano e richiedono tale tipo di tecnologie, come le macchine di
taglio al laser e le stampanti 3D, assurte a simbolo della cosiddetta Terza Rivolu-
zione Industriale. Quest’esperienza risulta inoltre esemplare nell’ottica di un
ritorno della produzione in città, un fenomeno da considerarsi diverso da un
improbabile ritorno della grande manifattura di stampo fordista, ma che va
ricercato in una produzione ad elevato valore aggiunto, personalizzata e flessi-
bile, che si adatta facilmente alla domanda. La stessa dimensione fisica degli
spazi della produzione digitale risulta essere agli antipodi rispetto al modello
produttivo fordista, una dimensione maggiormente ridotta, che permette di
insinuarsi negli intramezzi e nelle aree abbandonate, molte delle quali per
l’appunto ex-industriali, situate nella città compatta. In questo senso dunque le
prospettive anche per “l’addensamento viale Monza” appaiono notevoli,
perché pare una zona nella quale il rinnovato legame tra la città e i nuovi
spazi del lavoro e della produzione innovativa mostra segnali ed esperien-
ze affatto interessanti.
Il rapporto tra città e impresa e coworking e città
Da sempre imprese e città si contagiano reciprocamente. Nel corso di questo
rapporto si sono susseguite fasi alterne, delle quali l’ultima che stiamo vivendo
è quella che vede sostanzialmente entrambe strette nella morsa di una crisi
strutturale. Le possibilità di uscita da questa situazione di crisi sono legate al
rinnovamento di quel contratto che la città stessa aveva mutuato e appreso
dall’impresa, e che costituisce nell’importanza assegnata alle modalità di assu-
mere decisioni tra diversi attori sulla base di un rapporto fondato sul concetto
della fiducia, in contrapposizione all’intervento normativo rigido. Come si
inserisce e che ruolo gioca il coworking in questa relazione?
Il caso di viale Monza – un’area che risulta periferica se considerata in relazione
al centro fisico della città di Milano – offre l’opportunità di iniziare a pensare
come i nuovi spazi de lavoro e della manifattura digitale intervengano nei
processi di cambiamento che stanno investendo la città contemporanea, con
particolare riferimento al mutare delle geografie legate alla riconfigurazione
degli spazi fisici ed ai mutamenti dei contesti sociali. La sfida è dunque quella
di interpretare il ruolo che alcune periferie possono giocare nell’ambito di un
ipotetico ritorno della produzione all’interno della città, legata a doppio filo ad
attività del campo digitale. L’area gravitante intorno all’asse di viale Monza
offre in questo senso alcune questioni interpretative. Traspare infatti – tanto
dalle analisi quanto dalle testimonianze reperite – un certo fermento, concre-
tizzato dalla presenza di nuovi soggetti e nuove aziende che qui scelgono di
collocare la propria sede, attratte in particolar modo dalla competitività dei
prezzi e dall’abbondanza degli spazi. I coworking stessi si sono insediati in
quest’area senza una ben precisa strategia localizzativa, ma attratti da questi
fattori. Quali effetti tuttavia sulla città a partire dalla presenza dei cowor-
king?
9. TAVOLA7
Ilrapportoconilquartiere:iluoghidellaristorazionelimitrofi
Gli anfratti dell’effervescenza in luoghi in cerca di definizione
Alcune fotografie dei luoghi della ristorazione interpellati per la nostra indagine.
0 0 0 11 0 0 0
Risultati dell’indagine sul campo: con quali luoghi abbiamo interagito e quanto conoscono i coworking attorno a loro.
4 0 1 13 1 0 0
Rappresentazione dei luoghi della ristorazione raggiungibili in 5 minuti di cammino da Login e Talent Garden.Il rapporto con il quartiere: i luoghi della ristorazione limitrofi
Proviamo ad indagare ora l’impatto che gli spazi di coworking esercitano sul
quartiere.
Un aspetto con il quale si può tentare di restituire tale impatto riguarda la
conoscenza e la consapevolezza, che gli abitanti e, in particolare, i gestori degli
spazi commerciali del quartiere hanno del “fenomeno coworking” in viale
Monza.
Il coworking Talent Garden, quello di maggiore permanenza nell’ambito di
viale Monza, ha mostrato particolare interesse al fatto di contribuire, con la loro
presenza innovativa, al cambiamento del quartiere con riferimento alla loro
influenza su bar e ristoranti dei quali hanno contribuito a cambiare prassi tradi-
zionali e consolidate. Ebbene i risultati delle nostre interviste ci conducono
piuttosto a considerazioni che richiamano la novità e la continua evolu-
zione del fenomeno, tale per cui una piena conoscenza della popolazione
a riguardo risulta ancora limitata. Gli stessi gestori degli spazi di ristorazione,
chiamati precedentemente in causa, confermano e rafforzano questa impres-
sione, in quanto la maggior parte delle interviste denotano una sostanziale
indifferenza percepita riguardo al rapporto tra questi spazi dell’innovazione ed
il quartiere.
Ora, essendo indubbio il fatto che alcuni coworking, Login e Talent Garden,
hanno instaurato collaborazioni con bar e ristoranti del quartiere, la differenza
rilevante è semmai costituita dal fatto che questi ultimi riconoscono il ruolo
determinante esercitato dagli uffici nell’economia locale, “lavoriamo con gli
uffici”hanno detto, e ciò può assurgere a testimonianza della vocazione preva-
lente nella zona, che appare chiaramente mutata rispetto a quella industriale
che storicamente la connotava. Ma i coworking possono essere assimilati ad
uffici? Nella percezione degli intervistati, la risposta sembra essere affer-
mativa. Non essendoci ancora una chiara conoscenza del fenomeno, risul-
ta difficile incasellare i coworker stessi in una definita categoria, quale
può essere quella dei lavoratori creativi del mondo digitale, nel caso di
Talent Garden e Login che sono i coworking che più abbiamo analizzato.
In questo senso la percezione del quartiere si pone in continuità con quella di
chi studia il fenomeno coworking, caratterizzata anch’essa dall’assenza di una
definizione univoca e dall’impossibilità di tracciare mappe dai confini definiti e
stabili a causa della continua fluidità che permea l’universo coworking.
Ci sembra di poter affermare, dunque, che l’impatto di questi spazi
dell’innovazione sulle attività commerciali di ristorazioni limitrofe non
appare ancora pienamente strutturato e avvertito, rimarcando il fatto
della novità e del dinamismo del fenomeno, tali da non sorreggere qualsi-
voglia velleità di giungere a considerazioni definitive e stabili. Sarà
semmai curioso indagare quel processo di formazione e crescita della
conoscenza e della consapevolezza dell’esistenza del fenomeno da parte
di coloro i quali vivono il quartiere, per arrivare poi a considerazioni più
mature riguardo alla reciproca influenza tra coworking e quartiere.
11. TAVOLA9
NEW YORK
BOSTON Europa dell’Est
Cina
Africa
Lussemburgo
Scalaglobale
Scalanazionale
TORINO
BERGAMO
PADOVA
PISA
ROMA
COSENZA
GENOVA
BRESCIA
MILANO
Scalalocale
Be.Ma
Login
Talent Garden
Unità di Produzione
Boston Group
Fondazione G. Bertini
LEGENDA
Talent Garden
Boston Group
Talent Garden (in progetto)
Be.Ma
Collaborazione tra Coworking
Ilrapportoconlilcontestolocalealglobale:leretidicollaborazione
Le reti di collaborazione
Da sempre Milano è proiettata in una dimensione internazionale, che la
vede dialogare direttamente con altre realtà, tanto nazionali quanto
metropolitane. Ciò è vero per i diversi settori che hanno fatto la forza
dell’immagine della città, fra gli ultimi la moda e il design, che svolgono
tutt’ora un fondamentale elemento attrattore alla scala globale. Al tempo
stesso il capoluogo lombardo si presenta come un nodo fondamentale su
cui convergono le reti dei distretti regionali e nazionali. Milano sembra
essere riuscita non soltanto a mantenere un ruolo ed un’immagine di
grande rilievo in seguito al processo che ha portato ad un mutamento dei
paradigmi produttivi, ma anzi, a rilanciarsi nello scenario internazionale
costruendo una sempre mutevole e dinamica immagine di sé, anche per
merito di settori strategici – come quelli già sopra citati – che presuppon-
gono una forte componente di artigianalità, del saper produrre un qualco-
sa di qualità. I coworking appaiono sulla scena in un nuovamente mutato
contesto storico di riferimento, quello della “rivoluzione digitale”. Come si
rapportano questi spazi con la dimensione internazionale che la città
offre, e con la sua funzione di polo attrattore per tutto il sistema regio-
nale e nazionale delle piccole e medie imprese?
A questa domanda non si riesce a rispondere in maniera univoca. Si
riconoscono infatti due differenti interpretazioni, avendo come riferimen-
to il caso specifico di viale Monza. Innanzitutto è il coworking Talent
Garden a mostrare una spiccata vocazione internazionale, avendo (o
avendo in progetto) sedi in ben quattro continenti. Questo fatto presup-
pone già la possibilità di instaurare collaborazioni con i coworker su scala
globale, cosa che rafforza enormemente l’attrattività e l’appeal del
coworking stesso. Tuttavia il modello espresso da Talent Garden rimane
un unicum nell’ambito di viale Monza. Gli altri spazi, a cominciare da
Login, intrattengono infatti relazioni ad una scala più prettamente locale.
In particolare, la rete di relazioni di Login concerne la scala cittadina
(mostrando molto interesse per l’opportunità EXPO), mentre quelle di
Be.Ma e di Unità di Produzione si fermano ad una scala che potemmo
definire di quartiere. Si possono individuare dunque due differenti inter-
pretazioni della maniera di «stare in Milano» e di relazionarsi coerente-
mente con le sue vocazioni: una che la pone in stretta connessioni con
altre città ed i relativi “talenti” ad una scala fluida che va dalla regione al
mondo, l’altra più interessata al momento a sfruttare le opportunità insite
nella città stessa, o all’interno del quartiere, rivolgendosi a un possibile
ambito distrettuale, o a quella dimensione di welfare locale che si radica
in un ambito territoriale di prossimità.
Le mappe mostrano la struttura delle reti alle scale globale, nazionale e locale.
SievincechiaramenteilcarattereintercontinentalediTalentGarden(consediin
Nord-America ed in procinto di aprirne altre in Africa ed in Asia), dislocato
anche in diverse sedi nazionali, e quello più prettamente locale di Login, Be.Ma,
e Unità di Produzione, le cui reti sono limitate alla città di Milano.
Le collaborazioni tra i coworking assumono invece una qualche rilevanza
solamente allorquando si tratti di realizzare determinati eventi, nello specifico
tra Login e Talent Garden; si registra inoltre una collaborazione tra Unità di
Produzione ed Enter, azienda “madre” di Login.
Boston Group presenta anch’esso legami internazionali, ma la valenza di
questa informazione è puramente informativa, ,non facendo più parte della
rete dei coworking.
12. CONCLUSIONI
Gli anfratti dell’effervescenza in luoghi in cerca di definizione
Pertanto il cambiamento in ogni caso non è che non esiste: c’è. Vedere questi
giovani, ma non solo, al lavoro in questi spazi dal design accattivante suscita
sensazioni indubbiamente positive, tanto da poter far dire che sta accadendo
qualcosa che non sia destinato ad essere un altro fuoco di paglia, bensì un
piccolo tassello di un ecosistema creativo, e produttivo, che aspetto solo di
potersi liberare. Dunque il mutamento enunciato appare forse come un
qualcosa d’altro, di non facile identificazione e determinazione, che si
discosta pesantemente tuttavia dalla retorica ridondante, sempre sospesa fra il
compiacente e il compiaciuto, di cui si può avere ampio riscontro nella rassegna
stampa che segue ogni“evento” della città nuova. Dall’apertura al pubblico dei
vari pezzi e palazzi delle Varesine, fino all’inaugurazione di una nuova stazione
del bike sharing o all’avvio di una nuova impresa di car sharing: ogni occasione
è buona per dimenticare tutti i limiti e i problemi cronicamente irrisolti della
città, parlando di «ricostruzione dal basso». A volte a volersi soffermare sull’enfa-
si e i contenuti di quanto viene scritto, l’impressione è quella di vivere in città
diverse. In questo senso riteniamo che un certo spirito critico dovrebbe consen-
tire di posizionarci a quella distanza tale da non cadere in facili entusiasmi, pur
essendo consapevoli che, dal basso per l’appunto, qualcosa sta accadendo. Un
“qualcosa”che ha più a che fare con il recupero e la messa a disposizione di spazi
dalle dimensioni non eccesive ma realizzati su misura per i “residenti” che
ospitano, che si inseriscono nell’ambiente urbano quasi impercettibilmente,
come tasselli di un puzzle governato però da logiche distinte e a volte divergen-
ti. Spazi discreti dunque, che richiamano la figura dello scorcio piuttosto che
quella della vista prospettica che si può esercitare da un grande viale (anfratti
per l’appunto), che richiedono per così dire una buona dose di volontà per
essere ricercati.
Coworking come speranza dunque, compresi i limiti di una scarsa rispon-
denza al reale cui si può intercorrere? Sì. In un epoca caratterizzata da un
crescente senso di sfiducia, quando non di rabbia, il coworking e la manifattura
digitale potrebbero rappresentare elementi di appiglio, points d’appui, ed in
questo senso portatori di un bisognoso messaggio positivo.
“Una città in movimento, che sta trovando un proprio equilibrio tra rigenerazione di
qualità e nuove esigenze dell’abitare.”
(Ada Lucia De Cesaris, Vicesindaco e Assessore all’Urbanistica del Comune di
Milano)
Anche in questo caso i contenuti attengono potenzialmente a una sfera totale
della vita cittadina, che va dalle manifestazioni fisiche del cambiamento (la
«rigenerazione di qualità») a quelle più empiriche dei modi dell’abitare e delle
pratiche ad esso connesse. Nella realtà poi, sulla valenza estetica e sulla qualità
delle trasformazioni, il riscontro è decisamente basso, quasi sempre in linea con
lo “storico” delle evoluzioni pregresse che hanno già interessato la città di
Milano. Sulle «nuove esigenze dell’abitare» il discorso è diverso e sembra più
aderente alla realtà. Il problema in questo caso è la città, la cui parte più mallea-
bile e aperta al cambiamento è minima rispetto al suo intero.
Alla luce di tutto ciò quindi, quanto questi spazi di coworking possono essere
considerati effettivamente “spazi dell’innovazione” rispetto alla dimensione
urbana in cui si inseriscono, e non vadano invece ricondotti ad una dimensione
più ridotta sì come spazi dell’innovazione, ma ristretta al solo mondo del lavoro?
Quanto poi il cambiamento apportato è reale e non va considerato invece un
risultato distorto di una generale sopravvalutazione del fenomeno?
Nel caso specifico dell’area di viale Monza è difficile esprimere un giudizio
definitivo sulla reale portata del cambiamento innestata a partire da questi
spazi. Sicuramente questi si inseriscono in un più generale mutamento degli
spazi del lavoro, dell’economia e delle pratiche d’uso cittadine. Più probabile
pertanto ricondurre questi spazi sull’onda di un più generale rinnovamento che
sta attraversando la città di Milano, tanto nelle forme fisiche e spaziali, quanto
nelle forme del linguaggio e della quotidianità.
“Dopo anni di retoriche postindustriali e di una considerazione della città ridotta a
luogo di consumo e della concentrazione immobiliare ci preme evidenziare un
aspetto rilevante: persino in questi anni Milano è stata laboratorio attivo di nuove
economie e di nuove forme di organizzazione dei lavori e delle imprese (anche di
quelle commerciali e immobiliari in profonda riconfigurazione). Un aboratorio in
grado di reinterpretare antiche vocazioni produttive in chiave contemporanea – si
pensi al design e alla moda, ma anche alla cura e al sociale - e un luogo che genera
simultaneamente, dentro e fuori queste filiere storiche, nuoe imprese e nuovi lavori
almeno in parte creati nei molteplici spazi di incubazione e di coworking diffusi in
città.”
(Matteo G. Bolocan, Cristina Tajani, dall’articolo del Corriere della sera“La grande
Milnao metropolitana laboratorio oltre la crisi”del 22/01/2014)
D’altra parte tuttavia vanno comunque riconosciuti i “limiti” del fenomeno, che
risente forse anche di una certa sopravvalutazione rispetto a quella che è la sua
reale portata. Se anche infatti si possono riconoscere questi spazi come
parte integrante di un più generale processo di rinnovamento dell’immagi-
ne della città, non è poi detto che questo non sia in realtà solo un qualcosa
di esteriore e transitorio, superficiale e apparente come la nuova livrea degli
ecobus verdi che girano per la città. Il modello di autobus produce sì minori
emissioni, appare “rinnovato” per via della ripresa della vecchia colorazione
verde in vigore fino agli anni Settanta, ma sul piano della reale sostenibilità del
trasporto pubblico e degli investimenti a questo destinati come «alternativa al
mezzo privato», la realtà appare del tutto differente. Il dubbio è che non sia
anche il fenomeno dei coworking frutto di uno stesso clima di autocompia-
cimento generale che tende a concentrarsi e ad esaltare il loro apparente
carattere innovativo ed «effervescente», ignorando invece le effettive
proporzioni all’interno del contesto cittadino e l’innovazione reale che
questo può aver apportato. O forse ancora ci troviamo alle prese con un feno-
meno ancora in stato embrionale tanto da non permettere restituzioni minute
ed esaustive della portata del cambiamento e degli effetti sulla città, rendendo
così necessario il ricorso ad immagini allusive, alla formulazione di ipotesi che
dovranno poi essere verificate.
Dunque il mutamento fomentato dai coworking appare
come un“qualcosa”di non facile identificazione e determi-
nazione, ancora alla ricerca di una sua definizione, ma che
comincia ad essere percepibile se osservato con il giusto
paio di occhiali.
Coworking come spazi di innovazione per il quartiere e la
città?
La città si sta indubbiamente rinnovando, ma forse c’è il
rischio che il cambiamento rimanga superficiale.
Una certa tendenza all’esaltazione del “fenomeno cowor-
king” potrebbe condurre a travisazioni circa la sua reale
portata.
13. Coworking
www.coworkinglogin.it
www.share-wood.com
www.up.milano.it
www.bostongroup.it
www.milano.talentgarden.org
Politiche pubbliche
www.coworkingproject.com
www.mi.camcom.it/bando-coworking
www.coworkingmilano.com/tag/comune-di-milano/
Reti
www.wemake.cc
www.wefab.it
www.fondazionebertini.it
Eventi
www.coworkinglogin.it/event/
www.blog.talentgarden.it
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www.instagram.com
www.it.foursquare.com
Bibliografia
Premessa
Lezione di Riccardo Valentino, 28/04
Coworking a Milano
Lezione di Ivana Pais, Università Cattolica, 28/04
Fattori localizzativi
Lezioni di Ilaria Mariotti, 08/04, 29/04
Rapporto città e imprese e coworking e città
Alferj P. Favazzo A. (2013),“La manifattura additiva. Una grande opportunità”, in
I&C, 2
Bagnasco A. (1987), Prefazione al libro “Le due vie dello sviluppo industriale.
Produzione di massa e produzione flessibile”
Perulli P. (2014),“Imprese e città: l’apprendimento reciproco”, in I&C, 3
Micelli S.(2014),“La rivoluzione del digital manifacturing e la sfida per l’Italia”, in
I&C, 3
Sapelli G. (2013),“Città, imprese e statualità: la triade in trasformazione”, I&C, 1
Sher D.(2014), ”Negozi di stampa 3D. L’hub di Milano batte anche New York”,
Corriere della Sera (edizione on line del 6 Aprile)
Reti
Lezione di Matteo Bolocan, 11/03
Lezione di Franco Sacchi, Centro studi Pim, 01/04
Bolocan Goldstein M. (2009), “Geografie milanesi”, Maggioli, Santarcangelo di
Romagna
Conclusioni
Gallione A. (2014),“La prossima vita di Milano”, d.repubblica.it
Sitografia Colophon credits
Michele Belloli
_ Esploratore sul campo
_ Giornalista
_ Scrittore
Tsuguyasu Fushimi
_ Cameraman
_ Grafico
Marco Leoni
_ Esploratore sul campo
_ Cameraman
_ Fotografo
_ Co-regista
_ Grafico
Davide Mastrovito
_ Storico
_ Giornalista
_ Scrittore
Melania Troletti
_ Esploratrice sul campo
_ Camerawoman
_ Fotografa
_ Regista
_ Grafica
Gli anfratti dell’effervescenza in luoghi in cerca di definizione
BIBLIOGRAFIA,SITOGRAFIAECOLOPHONCREDITS