2. Cause
All’origine del genocidio, si possono annoverare le
idee comuniste di Pol Pot, capo di un’etnia , i Khmer.
Le sue idee si possono così riassumere:
la società doveva cancellare tutte le cause di
ingiustizia, ovvero le fabbriche (e i capitalisti) e
l’agricoltura privata, fonti di disuguaglianze;
l’agricoltura collettiva doveva essere il mezzo
per il “balzo in avanti”, per il riscatto economico della
Cambogia;
tutto ciò che era occidentale (ovvero
democratico) andava cancellato: banche,
scuole, istruzione.
Pol Pot, sotto influenza dell’idea marxista,
decide di voler far diventare la Cambogia un
importante paese a livello economico-sociale.
Rende così tutta la Cambogia un enorme
campo di lavoro ( successivamente sterminio),chiedendo ai cambogiani ore di
lavoro disumane ( si lavorava 1416 ore al giorno). Pol Pot chiede dei sacrifici
estenuanti, e quindi uccide di fatto il suo stesso popolo.
Negli anni ’50 guida un esercito di Khmer fuorilegge; negli anni 60, uccidendo il
segretario, diventa capo del partito della Kampuchea Democratica (=partito
comunista); nel 1976, approfittando di un colpo di stato contro il re, va a capo della
Cambogia ed inizia le deportazioni del suo popolo dalle città verso le campagne,
nelle “fattorie democratiche”.
L’ideale era stabilire l’ideale ed utopica società agraria comunista.
3. Modalità
Le prime azioni intraprese furono l’evacuazione delle
città, rimarrà storica quella di Phnom Penh: la
popolazione intera venne mandata nei campi a
lavorare per circa 12-14 ore al giorno
ininterrottamente avendo come mangiare solo un
piatto di riso in brodo. I dissidenti o chi non era
considerato abbastanza puro per fare parte della
società doveva essere ucciso e per questo furono
costruiti campi di sterminio in tutto il Paese. Il più
grande e il più famoso è quello a pochi chilometri di
distanza dalla Capitale chiamato Choeung Ek.Non è rimasto molto se non migliaia di
teschi tutti dentro la stupa memoriale, qualche vestito e tanti racconti.
Il luogo più triste è quello chiamato “killing tree” ovvero l’albero della morte dove
le persone venivano uccise legandone le mani e sbattedone il cranio contro il tronco,
pratica utilizzata soprattutto per l’uccisione dei bambini.
Come per il nazismo chi veniva portato al
campo di sterminio non sapeva perché era lì e
cosa sarebbe successo, nessuno sapere che da lì
a breve sarebbe morto.
E i metodi per uccidere erano violenti e
sofferenti. Non si sparava perché i proiettili
erano troppo cari ma si bruciava vivi, o il cranio
veniva fracassato e poi tutti uno dopo l’altro
venivano gettati in queste tombe comuni dove
sono stati trovati sino a 300 cadaveri.
Mentre la gente veniva torturata una banda
suonava una musica per coprire le urla, e
questo avveniva tutti i giorni, più volte al
giorno.
L’attesa per la morte non era lunga, massimo un giorno per vedersi compiere questo
destino infausto.
4. Vittime (etnie e categorie colpite)
Nella ”Kampuchea democratica” si
poteva essere uccisi per il solo fatto
di portare gli occhiali. E sì, perché gli
occhiali erano segno di studio e di
istruzione. E i khmer rossi volevano
sradicare ogni segno della “cultura
borghese”.
Durante il regime di Pol Pot venivano
passati per le armi tutti coloro che
avevano frequentato le scuole superiori e l’università, unitamente a tutti gli
appartenenti al ceto medio.
Nei campi della morte finivano anche vecchi,
donne, bambini. E, chi non era soppresso nei
gulag “democratici”, moriva di stenti nelle città e
nei villaggi.
Uno dei primi provvedimenti del dittatore
khmer fu quello di deportare buona parte della
popolazione di Phnom Penh nelle “comuni
agricole”.
Il risultato furono l’impoverimento, la fame, le
città deserte.
Ancora non è accertato quante siano state le
vittime accertate del delirio di Pol Pot e dei
suoi accoliti. Ma le stime più prudenziali non
vanno al di sotto dei due milioni di persone.
Questi orrori appartengono al passato. Ma è
di cruciale importanza ricordarli. Affinché mai
più accada, in qualsiasi Paese della Terra, che
si instauri un regime in cui gli uomini vengano divisi in due categorie: gli “dèi” (cioè i
dirigenti) e gli “insetti” (cioè la stragrande maggioranza della popolazione
5. Risoluzione
Dopo che gli Stati Uniti, dal 1969 al 1973 sostennero la Cambogia (e quindi Pol Pot)
per abbattere il nemico comunista del Vietnam, nel 1973 ritirarono le loro truppe,
dato che l’opinione pubblica americana era ormai diventata ostile a questa guerra
che provocò tantissimi morti tra gli americani. Pol Pot allora fuggì e per tantissimi
anni visse nascosto nelle foreste protetto dai suoi fedelissimi, fin quando, nel 1997,
Pol Pot giustiziò il suo braccio destro di sempre, Son Sen, per aver voluto giungere
ad un accordo con il nuovo governo. Per questo alcuni khmer cominciarono a non
appoggiare più Pol Pot e lo consegnarono alle autorità per delitti contro l’umanità.
La notte del 15 Aprile 1998, il programma radio "La voce dell'America", che Pol Pot
ascoltava regolarmente, annunciò che i Khmer Rossi avevano accettato di
consegnarlo ad un tribunale internazionale. Secondo la testimonianza di sua moglie,
morì nel suo letto quella stessa notte. Il suo subordinato Ta Mok annunciò che la
morte era dovuta ad un infarto. Nonostante la richiesta del governo cambogiano di
ispezionare il corpo, esso venne cremato pochi giorni dopo a Anlong Veng, nella
zona ancora sotto il controllo dei Khmer Rossi; ciò provocò forti sospetti che Pol Pot
si fosse suicidato o fosse stato avvelenato.