2. CHE COSA SI INTENDE CON L’ESPRESSIONE
“ANNI DI PIOMBO”?
Per anni di piombo, in Italia, si intende un periodo
storico generalmente coincidente con gli anni settanta e
gli inizi degli anni ottanta del XX secolo, in cui si
verificò un'estremizzazione della dialettica e della
contrapposizione politica che si tradusse in violenze di
piazza, nell'attuazione della lotta armata e di atti
di terrorismo.
L'espressione deriva da un film dal titolo omonimo anni
di piombo di Margarethe von Trotta uscito nel 1981 che
trattava l'esperienza storica analoga e contemporanea
vissuta dalla Germania Ovest.
3. CHE COS’E’ IL TERRORISMO?
Il terrorismo è una forma di lotta politica che consiste in
una successione di azioni criminali violente, premeditate
ed atte a suscitare clamore come attentati, omicidi,
stragi, sequestri, sabotaggi, ai danni di enti quali
istituzioni statali e/o pubbliche, governi, esponenti politici
o pubblici, gruppi politici, etnici o religiosi.
4. IL MIRACOLO ECONOMICO
Sul finire degli anni sessanta l'economia italiana era cresciuta rapidamente
ed il miglioramento del tenore di vita, iniziato con il cosiddetto miracolo
economico italiano, era percettibile. La mortalità infantile si era fortemente
ridotta e l'analfabetismo era praticamente scomparso. Con circa un secolo
di ritardo rispetto ai tempi ufficiali, l'Italia cominciava ad essere una nazione,
con una lingua diffusamente parlata (o almeno capita) dalla Sicilia fino
alle Alpi. La RAI era riuscita, oltre che a diffondere una lingua nazionale, a
creare una certa attenzione verso i simboli nazionali, almeno in occasione di
Mondiali di calcio, Olimpiadi e fenomeni analoghi.
In quegli anni si stava anche formando una crescita culturale, molto spesso
egemonizzata dalla sinistra, con effetti favorevoli in occasione delle
consultazioni elettorali. Nello stesso tempo tuttavia cominciavano le prime
grandi manifestazioni e sconvolgimenti sociali, come ad esempio la
contestazione del '68 e l'autunno caldo.
La continua crescita del Partito Comunista Italiano sicuramente non era ben
vista dagli USA, che valutarono il passaggio a forme d'intervento più
incisive, rispetto al precedente finanziamento della sinistra non comunista.
5. IL ‘68
L'inizio dei cosiddetti "anni di piombo" si sovrappone al periodo
della contestazione studentesca del Sessantotto, che interessò l'Italia e
l'Europa.
Il 1969 fu un anno ancora denso di contestazioni. Dopo le proteste
studentesche arrivarono le lotte dei lavoratori per i rinnovi contrattuali, con
forti contrasti nei posti di lavoro e nelle fabbriche. Era il cosiddetto "autunno
caldo".
6. TANTE STRAGI, NESSUN
COLPEVOLE
Il periodo degli anni di piombo si caratterizza soprattutto per
diverse stragi che erano insensate e talvolta senza colpevoli: riguardo ad
alcune di esse non vi è tuttora certezza sugli esecutori, e in nessun caso
risultano noti i nomi di eventuali mandanti. Infatti tra il 1968 e il 1974 in Italia
furono compiuti 140 attentati, tra i quali quello di piazza Fontana fu il più
sanguinoso. Tra le più importanti e famose ricordiamo:
12 dicembre 1969: Strage di piazza Fontana a Milano
22 luglio 1970: Strage di Gioia Tauro
31 maggio 1972: Strage di Peteano a Gorizia
17 maggio 1973: Strage della Questura di Milano
28 maggio 1974: Strage di Piazza della Loggia a Brescia
4 agosto 1974: Strage dell'Italicus (Strage sull'espresso Roma-Brennero)
2 agosto 1980: Strage della stazione di Bologna.
7. LA STRAGE DI PIAZZA FONTANA
Il primo morto degli anni di piombo è spesso considerato Antonio
Annarumma, ucciso il 19 novembre 1969 a Milano, mentre il primo atto
della strategia della tensione che caratterizzò quegli anni fu la strage di piazza
Fontana avvenuta a Milano il 12 Dicembre 1969.
8. L’INIZIO DELLA STRATEGIA DELLA TENSIONE
Le stragi contribuiscono a far precipitare il clima già agitato. Se già
c'erano turbolenze e manifestazioni di piazza che degeneravano in
guerriglia urbana, il livello dello scontro si alza sempre di più e, mentre
per gli attentati vengono accusate persone innocenti, come l’anarchico
Pietro Valpreda, qualcuno comincia a parlare di "stragi di stato".
Nella notte tra il 7 e l'8 dicembre 1970 l'ex comandante fascista Junio
Valerio Borghese, a capo del Fronte Nazionale, tenta un colpo di
stato che passerà alla storia come Golpe Borghese e che, per motivi
non chiariti, viene improvvisamente annullato mentre è in fase di
avanzata esecuzione.
Nel quadro di quella che verrà poi definita da alcuni storici come
"strategia della tensione", la società sembra sempre più divisa e si
formano gruppi che fanno politica extraparlamentare e non rifiutano la
violenza. Negli ambienti più estremi si passa alla clandestinità e alla
lotta armata. Nella società si genera sempre più un clima di insicurezza
e pericolo, anche perché non vengono compiuti soltanto attentati
clamorosi, ma si verifica uno stillicidio continuo di attacchi contro
obiettivi minimi, singoli cittadini, forze dell'ordine, fattorini di banca, in
esecuzione di disegni talvolta rimasti ignoti e misteriosi.
9. TANTI GRUPPI TERRORISTICI
Le sigle terroristiche:
A sinistra nascono organizzazioni come i Gruppi
d'Azione Partigiana (GAP), Nuclei Armati
Proletari (NAP), Prima Linea (PL), i Comitati
Comunisti Rivoluzionari (Co.Co.Ri), i Proletari
Armati per il Comunismo (PAC), le Brigate
Rosse (BR);
A destra i Nuclei Armati Rivoluzionari
(NAR), Ordine Nuovo, Ordine Nero,Terza
Posizione, Avanguardia Nazionale.
10. MANIFESTAZIONI DI PIAZZA
VIOLENTE
Nelle manifestazioni di piazza molti manifestanti si presentano
mascherati e spesso armati di spranghe, chiavi inglesi (la famosa
"Hazet 36", lunga 40–45 cm), talvolta di bombe incendiarie o
addirittura di pistole (come la "famosa" P38).
In questa logica una fetta crescente dei cittadini, non solo
appartenente all'elettorato tradizionalmente conservatore, si
rassegna ad accettare una risposta di tipo "militare" da parte dello
Stato e a giustificare l'adozione di provvedimenti restrittivi della
libertà individuale.
12. LA RISPOSTA DELLE ISTITUZIONI
I partiti di governo - la Democrazia Cristiana, il Partito Socialdemocratico,
il Partito Repubblicano, il Partito Liberale e il Partito Socialista -, rafforzati dal
sostegno del Partito Comunista, trovarono l'intesa politica per elaborare una
serie di leggi per far fronte alla situazione di crisi che il paese stava vivendo.
La cosiddetta emergenza terrorismo provoca una involuzione poliziesca dello
Stato italiano, con una diminuzione delle libertà costituzionali ed un
ampliamento della discrezionalità delle forze di polizia. L'ampliamento del
ricorso ai reati associativi o di pericolo presunto, fu l'ossatura normativa di
un'emergenza che poi in Italia non è mai terminata.
Emblematica è in questo senso la legge Reale che autorizzava la polizia a
sparare nei casi in cui ne ravvisasse necessità operativa.
La legge in questione suscitò molte polemiche e fu sottoposta a referendum,
attuato l'11 giugno 1978, da cui emerse il favore da parte dell'opinione
pubblica: il 76,5% votò per il mantenimento e il 23,5% per l'abrogazione
Nel 1978 seguirà l'istituzione di corpi speciali con finalità antiterrorismo: il
GIS (Gruppo Intervento Speciale) dei Carabinieri ed il NOCS (Nucleo
Operativo Centrale di Sicurezza) della Polizia.
Nel 1980 verrà emanata la cosiddetta "Legge Cossiga" (legge n. 15 del 6
febbraio), che prevede condanne sostanziali per chi venga giudicato colpevole
di "terrorismo" ed estende ulteriormente i poteri della polizia.
13. IL ‘77
L'anno della svolta violenta, quello che caratterizza il
periodo, è probabilmente il 1977, così riassunto
da Moroni e Balestrini:"nel '77, divampò la generalizzazione
quotidiana di un conflitto politico e culturale che si ramificò in
tutti i luoghi del sociale, esemplificando lo scontro che percorse tutti
gli anni settanta, uno scontro duro, forse il più duro, tra le classi e
dentro la classe, che si sia mai verificato dall'unità d'Italia.
Quarantamila denunciati, quindicimila arrestati, quattromila
condannati a migliaia di anni di galera, e poi morti e feriti, a
centinaia, da entrambe le parti".
14. AUMENTANO I MORTI
L'11 marzo 1977, durante scontri a Bologna lo studente Pier Francesco
Lorusso, simpatizzante di Lotta Continua, cadde colpito a morte da un
proiettile. Alle successive proteste degli studenti il ministro degli interni
Francesco Cossiga rispose inviando mezzi cingolati nel centro di Bologna. Il
22 marzo a Roma muore, ucciso dal militante dei NAP Antonio Lo
Muscio mentre tentava di arrestare su un autobus le due terroriste Maria Pia
Vianale e Franca Salerno, l'agente di P.S. Claudio Graziosi.
Il 21 aprile 1977 a Roma, nel corso degli eventi che seguirono lo sgombero
dell'università, militanti dell'area dell'autonomia spararono contro le forze
dell'ordine. L'allievo sottufficiale di P.S. Settimio Passamonti, raggiunto da
due colpi, cadde ucciso. Il 12 maggio 1977 a Roma, in Piazza Navona,
durante una manifestazione caratterizzata da duri scontri con le forze
dell'ordine venne uccisa la studentessa Giorgiana Masi. Il 14 maggio 1977 a
Milano, nel corso di una manifestazione, alcuni manifestanti dell'area
dell'autonomia estrassero le pistole, presero la mira e aprirono il fuoco contro
la polizia, uccidendo l'agente di P.S. Antonio Custra. Un fotografo riprese la
scena di un dimostrante che a mani giunte punta la pistola contro la polizia e
spara. È il tempo delle P38.
Il 3 ottobre 1977 morì a Torino Roberto Crescenzio. Durante una
manifestazione rimase gravemente ustionato a causa di una Molotov lanciata
durante un attacco al locale dove si trovava come cliente, il bar l'Angelo
Azzurro. La manifestazione era stata organizzata da vari gruppi di sinistra
15. IL CASO MORO
Il 16 marzo 1978 le BR rapirono a Roma, in via Fani, Aldo Moro e massacrarono i
cinque uomini della sua scorta. Era il giorno della presentazione alla camera del
quarto governo Andreotti, detto della “solidarietà nazionale”, in quanto includeva a
pieno titolo il PCI nella maggioranza. Artefice di tale operazione era stato Moro, per
questo considerato dalle BR ago della bilancia politica italiana. L'agguato dei terroristi
era stato preparato minuziosamente da lungo tempo. Non scattò nessun piano
d'emergenza e i rapitori poterono facilmente eclissarsi. Le reazioni al rapimento furono
convulse; il governo ottenne la fiducia, ma si dimostrò impotente di fronte alla
situazione, tanto che i partiti della stessa coalizione si divisero fra gli intransigenti e i
favorevoli alla trattativa (il cosiddetto “partito umanitario”, formato dai socialisti e da
un parte della DC). I servizi segreti si dimostrarono inefficienti. Con il rapimento di
Moro le BR si proponevano di ottenere dalla trattativa con il governo lo status di
avversari politici e minare la solidarietà della coalizione di governo. Oltre che dei loro
comunicati, le BR si servirono anche delle lettere indirizzate da Moro ai familiari, agli
amici e a esponenti politici. A chiedere la libertà per il prigioniero intervennero il papa
Paolo VI e il segretario dell'ONU. Schieratosi il governo sulla posizione degli
intransigenti, le BR videro fallire il loro piano e si divisero al loro interno tra “falchi” e
“colombe”. La vittoria dei primi nell'organizzazione fu evidente con il ritrovamento del
cadavere dell'uomo politico il 9 maggio, dopo 55 giorni di prigionia, a bordo di un'auto
parcheggiata a Roma, in via Caetani, a metà strada tra le sedi della DC e del PC.
16. GLI ANNI SETTANTA
Gli anni Settanta furono questo ma anche altro. Furono
partecipazione, solidarietà, cultura, arte, condivisione di ideali e
sperimentazione di nuove forme di aggregazione giovanile.
Furono un passaggio cruciale della vita politica, sociale e
culturale italiana. Questa grande massa di energia fu convogliata,
volutamente da parte di tanti, verso la violenza e l’eliminazione
dell’avversario. La politica, le istituzioni, la società non furono
all’altezza della situazione e non riuscirono a gestire le richieste di
cambiamento che emergevano. Nella storia dei popoli le grandi
fasi di passaggio avvengono attraverso la violenza se le parti in
causa non riescono a dialogare.
Purtroppo di questi anni rimane solo la versione negativa.