La nascita e lo spirito della Costituzione Italiana: dall'Assemblea Costituente all'entrata in vigore. Il valore della Costituzione nne parole di Piero Calamandrei.
3. LO STATUTO ALBERTINO:
LA PRIMA COSTITUZIONE DEL REGNO
D’ITALIA
• Una legge del 17 marzo 1861 attribuisce a Vittorio
Emanuele II, «re di Sardegna», e ai suoi successori,
il titolo di «re d'Italia». A partire da quella data gli
abitanti dell’Italia unita avranno come costituzione lo
Statuto Albertino, concesso da Carlo Alberto di Savoia
nel 1848 a tutti i territori del regno d'Italia,
progressivamente annessi al regno sabaudo nel corso
delle guerre d'indipendenza.
• Lo statuto albertino rimase in vigore quasi 100 anni,
dal 4 marzo 1848 al 1º Gennaio 1948, quando entrò in
vigore la costituzione repubblicana.
4. CHE COS’E’ UNA
COSTITUZIONE?
Possiamo dire che è come le fondamenta della
casa di tutti gli abitanti di uno stato: essa è la
base del loro vivere insieme, la carta
fondamentale che stabilisce i diritti e i doveri dei
cittadini di fronte allo Stato e viceversa, le regole e
le leggi che danno l’assetto istituzionale allo Stato.
E’ importante sottolineare che la Costituzione
italiana parla di cittadini mentre lo Statuto Albertino
parlava di sudditi.
5. COME ARRIVIAMO ALLA
NOSTRA COSTITUZIONE?
La seconda guerra mondiale aveva causato 50 milioni di morti nel
continente europeo di cui 6 milioni di ebrei sterminati nei campi di
concentramento. L’Italia usciva distrutta dalla catastrofe della guerra:
20 anni di regime fascista, 5 anni di guerra di cui 2 combattuti al suo
interno sotto la brutale occupazione nazifascista avevano lasciato l’Italia un
cumulo di macerie.
Dopo la liberazione si trattava di ricostruire materialmente e moralmente
lo stato italiano: la monarchia era stata complice del fascismo. Dopo l’8
Settembre del 1943, il giorno in cui fu reso pubblico l’armistizio con gli
alleati, il re e la sua corte fuggirono da Roma che venne poi occupata dai
tedeschi. Lo statuto albertino non c’era più, vi era un popolo che non aveva
casa. Dopo due anni di occupazione violenta da parte dei nazifascisti il
nostro paese venne liberato dalle forze alleate e dalla guerra di Liberazione
portata avanti dalle forze antifasciste, dai partigiani. Dopo il 25 Aprile l’Italia
era un paese distrutto, la fame e la miseria e le sofferenze per la guerra
avevano messo in ginocchio il nostro Paese.
La logica di attuare una costituzione è quella che un popolo non può
vivere senza una piattaforma che indichi i limiti e i rapporti reciprochi
tra lo Stato e i cittadini. La costituzione italiana nasce in questo clima
di macerie e di distruzione, di mancanza di punti di riferimento
istituzionali.
6. UNA COSTITUZIONE NATA CON
IL SANGUE DEI GIOVANI
Rinaldo Simonetti (18 anni)
Cari Genitori,
perdonatemi il mio passato. Vi mando qualche ricordo muoio per la salvezza dell’Italia.
Vendicheremo il mio nome. Voliate bene a Luciano e a Bruna. Addio per sempre. Vostro Rinaldo.
ciao papà – mammaGiancarlo Puecher Passavalli (20 anni)
Muoio per la mia Patria. Ho sempre fatto il mio dovere di cittadino e di soldato. Spero che il mio
esempio serva ai miei fratelli e compagni…….
…
Viva l’Italia
…
L’amavo troppo la mia Patria; non la tradite, e voi tutti giovani d’Italia seguite la mia vita e avrete il
compenso della vostra lotta ardua nel ricostruire una nuova unità nazionale
…
Paolo Lomasto (17 anni)
Carissima mamma,
ti scrivo queste ultime mie parole dalla mia cella dove ho trascorso le mie ultime ore contento e
rassegnandomi di morire pensando sempre a te e al mio piccolo nipotino e la mia sorellina, quando
tornerai alla nostra bella Napoli mi bacerai tanto papà e gli dirai che sono morto per l’Italia.
7. 2 GIUGNO 1946: SUFFRAGIO
UNIVERSALE
Ma in questo momento difficile ci fu una specie di
miracolo: le forze antifasciste insieme alle forze liberali
del prefascismo presero insieme provvisoriamente il
governo del paese. Si chiamarono governi di unità
nazionale e fissarono per il 2 Giugno del 1946 la data
del referendum in cui gli italiani, a suffragio
universale, (per la prima volta votarono anche le
donne),
•
avrebbero deciso quale forma di governo darsi, se
repubblica o monarchia,
•
avrebbero
votato
i
loro
rappresentanti
all’assemblea costituente che aveva il compito di
redigere la nuova costituzione del popolo italiano.
10. I SAVOIA LASCIANO L’ITALIA
Il 2 Giugno, agli elettori vennero consegnate contestualmente
sia la scheda per la scelta fra Monarchia e Repubblica, il
cosiddetto Referendum istituzionale, e sia quella per
l'elezione dei deputati dell'Assemblea Costituente, a cui
sarebbe stato affidato il compito di redigere la nuova carta
costituzionale.
Al referendum istituzionale la maggioranza dei votanti
scelse la forma di governo repubblicana con circa 12
milioni e 700 000 voti, contro 10 milioni e 700 000 per la
monarchia.
Umberto II di Savoia, Re d'Italia subentrato in seguito
all'abdicazione del padre Vittorio Emanuele III il 9 maggio
1946, il 13 giugno 1946 lasciò il Paese con la sua famiglia
diretto all'esilio, dopo che il Consiglio dei Ministri lo
dichiarò decaduto.
Il 18 giugno 1946 la Corte di Cassazione proclamò
ufficialmente la vittoria della Repubblica.
11. PER LA PRIMA VOLTA
VOTARONO ANCHE LE DONNE
Il 2 Giugno la maggioranza degli italiani scelse la
repubblica ed elesse l’assemblea costituente
12. E’ NATA LA REPUBBLICA!
RES-PUBLICA=COSA DEL POPOLO
13. L’ESITO DEL VOTO
Il partito che aveva più rappresentanti all’interno
dell’assemblea costituente era la Democrazia Cristiana,
poi venivano il Partito socialista dei lavoratori, il
Partito comunista, i Liberali, i Repubblicani, il Partito
d’azione, i monarchici e altri. Ma le forze che per
consistenza e per prestigio furono i promotori della
nostra costituzione furono la Dc, il PSLI, il PCI e i
Liberali. Il 25 giugno 1946 venne insediata
l'Assemblea Costituente con Giuseppe Saragat alla
presidenza.
Come suo primo atto, il 28 giugno elesse come Capo
provvisorio dello Stato Enrico de Nicola.
17. UNITA’ NELLA DIVERSITA’
La costituente era anche l’incontro di 3 diverse generazioni:
1. quella dei protagonisti del prefascismo;
2. quella dei capi dell’antifascismo;
3. quella dei giovani che uscivano dalla lotta della Resistenza;
Queste forze che avevano liberato l’Italia provenienti da movimenti
politici di diversa ispirazione si trovarono d’accordo in questo
progetto di dare a tutti gli italiani una costituzione democratica,
antifascista e che riconoscesse in primo luogo i diritti della
persona.
Come fecero uomini di così diversa provenienza politica a trovarsi
d’accordo in un compito così impegnativo e importante?
La risposta è da trovare nella parola sofferenza: il ripudio della
guerra e l’aspirazione alla pace univano queste personalità
politiche così diverse, la volontà di dare una casa comune a
tutti gli italiani, una casa duratura con solide fondamenta che
garantisse a tutti gli stessi diritti, la dignità e la libertà che il
fascismo e la guerra avevano cancellate. Fu il momento in cui le
aspirazioni del popolo italiano e delle forze politiche che lo
rappresentavano si immedesimarono pienamente nella costituzione.
20. 1º GENNAIO 1948
I lavori terminarono il 25 febbraio 1947 ma
la Costituente non verrà sciolta che il 31
dicembre 1947, dopo aver adottato la
Costituzione il 22 dicembre con 458 voti
contro 62.
La Costituzione entra in vigore il 1°
gennaio 1948.
21. LA FIRMA DELLA COSTITUZIONE
Firma della Costituzione (27.12.1947). Al centro il Capo provvisorio dello Stato (Enrico De
Nicola), a sinistra il Presidente del Consiglio (Alcide De Gasperi), a destra il Presidente
dell'Assemblea Costituente (Umberto Terracini)
22. LA COSTITUZIONE DELLA
REPUBBLICA ITALIANA
1.
2.
3.
4.
La costituzione è composta da 139 articoli (ma 5 articoli sono stati
abrogati), divisi in quattro sezioni:
principi fondamentali (artt. 1-12);
parte prima, diritti e doveri dei cittadini (artt. 13-54);
parte seconda, contenente l'ordinamento della Repubblica (artt. 55139);
18 disposizioni transitorie e finali, riguardanti situazioni relative al
trapasso dal vecchio al nuovo regime e destinate a non ripresentarsi.
La Costituzione italiana è una costituzione rigida; con ciò si indica che da
un lato è necessario un procedimento parlamentare aggravato per la
riforma dei suoi contenuti (non bastando la normale maggioranza ma la
maggioranza qualificata dei componenti di ciascuna camera, e prevedendo
per la revisione due successive deliberazioni a intervallo non minore di tre
mesi l'una dall'altra), e dall'altro che le disposizioni aventi forza di legge
in contrasto con la Costituzione vengono rimosse con un
procedimento innanzi alla Corte costituzionale. La Costituzione mette
l'accento sui diritti economici e sociali e sulla loro garanzia effettiva. Si ispira
anche ad una concezione antiautoritaria dello Stato con una chiara
diffidenza verso un potere esecutivo forte e una fiducia nel funzionamento
del sistema parlamentare.
23. UN PERCORSO LENTO E
DIFFICILE
Il primo gennaio 1948 entrò in vigore la Costituzione, ma
la sua attuazione, cioè il renderla attiva in tutte le sue
parti, non è stata immediata, ma un percorso lento e
faticoso, per molti aspetti ancora da completare.
In tempi diversi si attuarono le regioni ordinarie, si
riconobbe alla magistratura il suo stato di ordine
autonomo e indipendente dagli altri poteri, si promosse la
centralità del Parlamento entro le istituzioni politiche e si
istituì la Corte costituzionale. In generale con
l’attuazione della Costituzione il nostro paese si
avviò
sulla via della democrazia e del
costituzionalismo, con i diritti di libertà e
partecipazione politica, la divisione dei poteri e la
garanzia della Costituzione.
24. UN MODELLO PER LE NAZIONI
DEMOCRATICHE
La nostra Costituzione è stata ripresa e copiata
da altre nazioni riconoscendo ad essa un grande
valore nei concetti soprattutto della libertà,
dell’uguaglianza e della democrazia.
La nostra è una Costituzione viva, nata in un
momento di sofferenza, nel quale i giovani
hanno avuto un compito importante: molti
avevano combattuto contro l’oppressione e
avevano visto morire vicino ad essi amici,
parenti, morti in nome della patria, della libertà
e del nuovo stato che doveva nascere grazie
anche al loro sacrificio.
25. IL PRIMO ARTICOLO
L’Italia è una repubblica democratica fondata sul
lavoro.
La Costituzione si apre così, con queste parole, una frase
chiara, lapidaria che ha parlato e parla tuttora a milioni di
persone, una sorta di timbro posto sulla scelta compiuta dalla
nazione italiana in un momento chiave della storia.
Il lavoro come realtà, il mezzo che può mettere il cittadino
nella condizione di essere libero e affermarsi, ma anche
come valore e come problema. Dopo molti anni di vita della
repubblica il pensiero corre alle differenze tra il lavoro di ieri e
di oggi, resta però l’ affermazione della Costituzione, la parola
lavoro viene subito dopo le parole repubblica e democratica,
L’art 1 era un principio del tutto nuovo rispetto anche alle altre
costituzioni europee, dà identità all’Italia, è il primo passo.
26. IL TERZO ARTICOLO
“ Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono
eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso,
di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche,
di condizioni personali e sociali.
E’ compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di
ordine e conomico e sociale, che, limitando di fatto la
libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il
pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva
partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione
politica, economica e sociale del Paese”.
L’art. 3 riconosce ai cittadini l’uguaglianza senza distinzione
di sesso, razza, lingua, religione, fede politica, condizione
personale e sociale; inoltre affida alla repubblica il compito di
rimuovere gli ostacoli che di fatto limitano l’esercizio di
questo diritto.
27. PIERO CALAMANDREI
Nato a Firenze il 21 aprile 1889, deceduto a Firenze il 27 settembre 1956, giurista e scrittore
politico.
Di antica famiglia di giuristi, si era laureato a Pisa nel 1912. Nel 1915 era già docente di
procedura civile all'Università di Messina e, tolta la parentesi della prima guerra mondiale,
avrebbe insegnato a Modena (1918), a Siena (1920) e, dal 1924 sino ai suoi ultimi giorni,
nell'Ateneo fiorentino di cui fu rettore. Interventista, Calamandrei aveva partecipato da volontario
alla guerra 1915-18 come ufficiale di Fanteria, ma nonostante la promozione a tenente
colonnello, preferì riprendere la carriera accademica. L'avvento del fascismo lo portò ad
impegnarsi contro la dittatura. Di qui la collaborazione con Salvemini e poi con i fratelli Rosselli,
con i quali fondò il Circolo di Cultura di Firenze che, nel 1924, dopo essere stato devastato dagli
squadristi, fu definitivamente chiuso per ordine prefettizio. La violenza fascista non spaventò il
professore, che partecipò alla pubblicazione del Non mollare e all'associazione "Italia Libera", che
avrebbe più tardi ispirato il movimento "Giustizia e Libertà" e poi il Partito d'Azione. Piero
Calamandrei, che aveva anche aderito all'Unione nazionale antifascista promossa da Giovanni
Amendola e che, nel 1925, aveva sottoscritto il manifesto degli intellettuali antifascisti redatto da
Benedetto Croce, dopo il consolidarsi della dittatura tornò ai suoi studi giuridici (sua è
l'Introduzione allo studio delle misure cautelari del 1936), pur mantenendo sempre i contatti con
l'emigrazione antifascista. Socio nazionale dell'Accademia dei Lincei e membro della regia
commissione per la riforma dei codici, fu uno dei principali ispiratori del Codice di procedura
civile del 1940. Ciononostante, quando gli fu chiesto di sottoscrivere una lettera di
sottomissione a Mussolini, Calamandrei preferì dimettersi dall'incarico universitario, che
avrebbe ufficialmente ripreso, come rettore, alla caduta del fascismo. L'atteggiamento
dell'eminente studioso, com'ebbe a scrivere Norberto Bobbio, "fu di solitario disdegno...", poiché
"...verso i padroni e i loro servitori, non si saprebbe dire quale dei due detestasse di più".
Calamandrei, che nel 1942 fu tra i fondatori del Partito d'Azione, dopo 1'armistizio, inseguito da un
mandato di cattura, si rifugiò in Umbria. Di qui seguì, "con trepidazione e fierezza", la nascita e
l'espansione del movimento partigiano, mantenendo contatti e collaborando con la Resistenza,
nella quale fu particolarmente attivo il figlio Franco. Dopo la Liberazione, Piero Calamandrei fu
nominato membro della Consulta nazionale e dell'Assemblea Costituente in rappresentanza
del Partito d'Azione.
30. Ricordiamo
« Se voi volete andare in pellegrinaggio nel
luogo dove è nata la nostra Costituzione,
andate nelle montagne dove caddero i
partigiani, nelle carceri dove furono
imprigionati, nei campi dove furono
impiccati. Dovunque è morto un Italiano per
riscattare la libertà e la dignità, andate lì, o
giovani, col pensiero, perché lì è nata la
nostra Costituzione. »
(Piero Calamandrei. Discorso ai giovani tenuto alla Società
Umanitaria, Milano, 26 gennaio 1955)