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Alcuni cenni introduttivi al
     controllo di gestione nelle
        società commerciali

             Programma di formazione ed
                 aggiornamento 2011
Relatore:
Emiliano Beltrami


Reggio Emilia, 8 – 15 – 22 novembre 2011
Premessa
• Il significato e la natura etimologica dei termini
  “controllo” e “gestione”
• Management control
• L’oggetto dell’indagine è pertanto la performance
  aziendale    (non      è    un’attività    prettamente
  amministrativa)
• Il controllo di gestione presuppone che vengano definiti
  a priori e quantificati gli obiettivi aziendali che i
  “responsabili” dovranno perseguire
• Gli obiettivi possono essere di natura quantitativa e/o
  qualitativa
Premessa
• Il significato e la natura etimologica del termine “gestione”
• Complesso di operazioni realizzate dalla struttura aziendale
  compatibilmente con le risorse disponibili che consentono il
  raggiungimento nel tempo dei fini dell’azienda.
• Attività svolte in modo razionale, efficace e responsabile
• Le peculiarità: la continuità nel tempo e la coordinazione
  delle operazioni
• La gestione è lo strumento per raggiungere gli OBIETTIVI
  che non sono scontati ma sono sottoposti a continua
  verifica
Premessa
• I fatti di gestione esterna all’azienda (movimenti di beni,
  servizi, denaro ecc.) sono rilevati dalla CO.GE mentre i
  fatti di gestione interna all’azienda sono oggetto di
  monitoraggio da parte della CO.A.
• La gestione si realizza nel tempo ma, le performance
  vengono misurate su frazioni di tempo: il periodo
  amministrativo
Premessa
• Da quanto fin qui evidenziato si comprende che la
  struttura organizzativa ed aspetti chiave quale
  l’autonomia     e    la  responsabilità   siano    fattori
  fondamentali ed istituzionali che presiedono le logiche di
  controllo di gestione
L’area di competenza del C.d.G.
• Premessa indispensabile per realizzare un efficace ed
  efficiente attività di programmazione/pianificazione è
  quella di individuare gli obiettivi in modo chiaro e
  semplice.
• I soggetti che hanno il compito e la responsabilità di
  raggiungere gli obiettivi devono essere individuati
  chiaramente unitamente all’assegnazione di risorse
  umane, finanziarie e materiali per il raggiungimento dei
  fini dell’azienda.
L’area di competenza del C.d.G.
• In questo contesto il ruolo svolto dal sistema informativo
  è fondamentale per avere informazioni di varia natura
  (contabili ed extra contabili), attendibili, corrette e
  rapide.
• I risultati effettivamente conseguiti devono essere messi
  tempestivamente a confronto con quelli attesi al fine di
  individuarne gli scarti, le cause, le responsabilità
  manageriali e le modalità per riallineare i risultati attesi
  ovvero nel riformularli in relazione al mutato contesto
  ambientale/competitivo.
I momenti in cui si distingue il C.d.G.
• In relazione al momento in cui viene svolto ed agli
  strumenti ed alle tecniche utilizzate per monitorare i
  risultati possiamo distinguere:
1. Il controllo ANTECENDENTE
2. Il controllo CONCOMITANTE
3. Il controllo SUSSEGUENTE
IL CONTROLLO ANTECEDENTE
• Il controllo su base preventiva si svolge attraverso il
  sistema di budgeting
Il BUDGET in relazione all’area di applicazione può essere
1. PARTICOLARE (per funzione)
2. GLOBALE
IL CONTROLLO ANTECEDENTE
• Per consentire un controllo su base budgetaria il sistema
  organizzativo deve essere disegnato adeguatamente e
  consentire chiaramente l’individuazione dei soggetti
  responsabili dei risultati “parziali”
• Presuppone un’adeguato meccanismo di DELEGA
• Presuppone l’esatta     individuazione   dei   “centri   di
  responsabilità”
Alcuni cenni sui Centri di
               Responsabilità
• I processi economici che si svolgono in ogni centro
  dovrebbero essere sufficientemente omogenei
• La direzione di ogni C.d.R. dovrebbe essere dotata di
  adeguate capacità manageriali
• Il C.d.R. deve essere dotato di risorse umane,
  finanziarie e materiali di una certa significatività
• I C.d.R. possono essere classificati in:
 Centri di Costo
 Centri di Ricavo
 Centri di Risultato
 Centri d’investimento.
Alcune caratteristiche insite negli
          Obiettivi di Budget
• CHIAREZZA: intelleggibile e quindi comprensibile da
  tutto il team che rappresenta il C.d.R.
• MISURABILITA’: cioè quantificabile con esattezza. La
  misurazione dei risultati è fondamentale per l’attività di
  controllo e la successiva fase di modulazione degli
  interventi.
• COERENZA STRATEGICA: L’azienda si deve muovere in
  modo coordinato ed armonico vs. mete predefinite nella
  pianificazione pluriennale
Alcune caratteristiche insite negli
          Obiettivi di Budget
• RAGGIUNGIBILITA’: ambizioso, sfidante ma conseguibile
  con le leve dell’autorità/responsabilità di ogni C.d.R.
• CONDIVISIONE: per quanto possibile i risultati attesi
  dovrebbero essere il frutto della “negoziazione” dei vari
  C.d.R. col vertice ed espressione della partecipazione di
  tutti i membri del team di ciascun C.d.R.
• A supporto dell’UTENZA (sia esterna che interna)
• Orientato al MIGLIORAMENTO continuo
• COMPATIBILE con le RISORSE DISPONIBILI:
Alcune caratteristiche insite negli
          Obiettivi di Budget
• COERENTE CON GLI OBIETTIVI DI ALTRI C.d.R
• INTIMAMENTE CONNESSO ad un sistema INCENTIVANTE
  CHIARO ED EFFICACE
• RIVEDIBILE: sulla base dell’evoluzione dell’ambiente
  esterno e/o per il verificarsi di fatti nuovi e/o imprevisti
IL CONTROLLO CONCOMITANTE
• Il ruolo della Contabilità Generale (Co.Ge): è
  fondamentale nel documentare con l’avvicendarsi della
  gestione le variazioni quali-quantitative degli elementi
  del patrimonio e la conseguente e concomitante
  formazione del risultato di periodo
• Il ruolo della Contabilità Analitica (Co.A): fondamentale
  per apprezzare l’economicità d’impiego delle risorse
  disponibili (grado di efficienza nell’utilizzo degli input di
  processo relativamente a singoli C.d.R. e non all’azienda
  nel complesso); attraverso la Co.A. è possibile inoltre
  raggiungere altri obiettivi:
IL CONTROLLO CONCOMITANTE
a. Confrontare i risultati conseguiti con i costi standard
b. Calcolare il costo di ogni singolo fattore produttivo per
   C.d.R.
c. Calcolare correttamente alcuni indici di efficienza
d. Prendere decisioni del tipo make or buy
e. Definire razionalmente i prezzi dei prodotti
f. Effettuare comparazioni temporali e spaziali              in
   relazione ai costi e all’efficienza conseguita
g. Definire gli indicatori di risultato e/o di performance
IL CONTROLLO SUSSEGUENTE
• Gli indici di Bilancio: I ratios sono dei rapporti fra
  grandezze    patrimoniali    che   contribuiscono   ad
  evidenziare la situazione economico-finanziaria e
  patrimoniale dell’azienda.
• I rendiconti finanziari: analisi del quadro dinamico delle
  grandezze – analisi dei flussi
• I margini patrimoniali: (confronto di grandezze
  patrimoniali recuperabili dal bilancio opportunamente
  riclassificato)
Lineamenti teorici della pianificazione
  strategica e della programmazione
         aziendale pluriennale
• La pianificazione strategica è il processo attraverso il
  quale si giunge all’individuazione di alternative
  economiche in relazione alle attività che si vogliono
  svolgere in un certo periodo temporale con un certo set
  di risorse.
• Stabilisce gli obiettivi da raggiungere in un certo arco
  temporale comportando la predisposizione di risorse e
  stabilendo le modalità attraverso le quali vanno
  conseguite le aspettative indicate.
Lineamenti teorici della pianificazione
  strategica e della programmazione
         aziendale pluriennale
• In altro modo possiamo definire la pianificazione come il
  processo che anticipa alcune decisioni tra loro
  coordinate. L’output di questo processo è il piano ovvero
  il documento che condensa le future scelte di gestione,
  gli obiettivi e le modalità con cui raggiungerli.
• La programmazione, invece, traduce in scelte operative
  le strategie evidenziate nel piano
Lineamenti teorici della pianificazione
  strategica e della programmazione
         aziendale pluriennale
• Alcune citazioni autorevoli:
• “La pianificazione strategica è il processo di decisione
  sugli   obiettivi    dell’organizzazione,    sui    loro
  cambiamenti, sulle risorse da usare per il loro
  raggiungimento e sulle politiche che debbono
  informare l’acquisizione, l’uso e l’assegnazione di tali
  risorse”. (Robert N. Anthony)
Lineamenti teorici della pianificazione
  strategica e della programmazione
         aziendale pluriennale
• Alcune citazioni autorevoli:
• “La pianificazione, nel senso più stretto, è presente in tutte le
  altre funzioni, quali organizzare, controllare, coordinare,
  assistere e dirigere. Ciascuna di queste funzioni è pianificata e
  di conseguenza questi piani sono studiati per inquadrarsi in un
  più grande piano specifico o in un gruppo di piani, quali
  l’introduzione sul mercato di un nuovo prodotto, l’entrata su di
  un nuovo mercato o la sostituzione di macchinario obsoleto” (Le
  Breton, Henning )
Lineamenti teorici della pianificazione
  strategica e della programmazione
         aziendale pluriennale
• Alcune citazioni autorevoli:
•   “La pianificazione comprensiva consiste nella continua formulazione di obiettivi per
    una entità organizzata e nella guida delle sue attività verso il raggiungimento degli
    obiettivi formulati. La pianificazione aziendale è quel termine che designa la
    pianificazione comprensiva di una impresa. La pianificazione funzionale prende in
    esame un particolare elemento del problema globale. Nelle aziende questo elemento
    potrebbe essere la produzione, la finanza, le relazioni pubbliche. Il metodo della
    pianificazione aziendale riflette la natura continua del processo. Le sue quattro fasi,
    obiettivi, piani, integrazione-decisione, conseguenze, danno vita ad un circolo
    procedurale di interdipendenze. I piani sono sviluppati ed accettati per avere una base
    mediante la quale misurare la prestazione effettiva. In ciascuno di questi esempi di
    controllo, la sequenza generale delle operazioni è la stessa. Prima di tutto vi è un
    meccanismo di misura. A questo segue una comparazione tra la prestazione misurata e
    quella standard o desiderata. Sulla base di questa comparazione si dà inizio alle azioni
    di controllo.” (Melville C. Branch)
Lineamenti teorici della pianificazione
  strategica e della programmazione
         aziendale pluriennale
• In un contesto aziendale l’attività di pianificazione può
  assumere varie forme:
• Può essere implicita (tipica delle imprese individuali e/o
  delle piccolissime organizzazioni)
• Può essere esplicita: esplicitando obiettivi, risorse e
  definendo le responsabilità
Lineamenti teorici della pianificazione
  strategica e della programmazione
         aziendale pluriennale
• E’ in corso una tendenza vs. la seconda modalità per il
  concomitante verificarsi di questi eventi: (ambiente
  esterno)
1. Maggiore dinanismo dei mercati
2. Aumento del grado di competizione
3. Saturazione di mercati tradizionali
4. Evoluzione nei mercati di approvvigionamento di risorse
5. Presenza di vincoli di natura socio-politica
6. Maggior consapevolezza della responsabilità sociale dell’impresa
Lineamenti teorici della pianificazione
  strategica e della programmazione
         aziendale pluriennale
• E’ in corso una tendenza vs. la seconda modalità per il
   concomitante     verificarsi   di   questi   eventi:   (ambiente
   interno)
1. Crescente livello di innovazione tecnologica (prodotti e processi)
2. Sviluppo e crescita dei processi di integrazione, diversificazione
   ed internazionalizzazione delle imprese
3. Crescente complessità/difficoltà nel sistema delle decisioni
   aziendali
Lineamenti teorici della pianificazione
  strategica e della programmazione
         aziendale pluriennale
  In relazione al processo di estrapolazione e di ottenimento
  dei risultati possiamo individuare fondamentalmente due
  approcci:
• Pianificazione    estrapolativa:   il   futuro    è    visto
  semplicemente come estrapolazione del passato e/o del
  presente
• Pianificazione strategica: L’azienda ed i centri decisionali
  cercano di assumere una posizione attiva o proattiva nei
  confronti del cambiamento (sia esterno che interno)
Lineamenti teorici della pianificazione
  strategica e della programmazione
         aziendale pluriennale
  Il comportamento dell’azienda in relazione all’ambiente
  in cui opera può essere:
• Passivo o adattivo: si adegua a ciò che sta avvenendo
• Anticipativo: cerca di individuare i futuri scenari al fine
  di predisporre la propria organizzazione al cambiamento
• Attivo o innovativo: oltre a cercare di prevedere gli
  scenari futuri, cerca di influenzare il cambiamento a
  proprio favore
Il bilancio pluriennale: uno strumento
    a supporto della pianificazione
               strategica
• Consiste nel tradurre in cifre l’orientamento strategico
  definito in sede di pianificazione.
• Questo documento contribuisce a prospettare i risvolti
  finanziari delle scelte strategiche adottate
• E’ un documento formale con cui comunicare intenzioni
  strategiche, valori, aspirazioni del management, le
  milestone da conseguire, le risorse da impegnare in
  termini di personale, fattori produttivi e disponibilità
  finanziarie
Il bilancio pluriennale: uno strumento
    a supporto della pianificazione
               strategica
• Il piano ha quindi una dimensione temporale di medio-
  lungo periodo (3/5 anni) mentre il budget (piano
  operativo) è il risultato del secondo momento della
  pianificazione: tradurre in scelte operative i piani
  realizzati.
• In altro modo possiamo definire il budget come
  l’approfondimento e l’implementazione di un singolo
  anno del piano.
Il budget
• Il budget, a differenza del piano, è uno strumento molto
  più analitico poiché partendo dalle direttive impartite
  nell’attività di pianificazione strategica, definisce come i
  responsabili operativi, attraverso l’attuazione delle
  politiche aziendali, intendono raggiungere gli obiettivi
  strategici dell’impresa.
• Dal punto di vista amministrativo il budget può essere
  considerato come l’insieme integrato dei documenti
  contabili che evidenziano gli obiettivi economici,
  finanziari e patrimoniali che l’impresa intende
  perseguire nel successivo periodo amministrativo.
Il budget: alcune caratteristiche
   Il budget si caratterizza per i seguenti elementi:
1. Dalla determinazione degli obiettivi di BREVE TERMINE (sia
   globali che particolari), da conseguire e dal controllo
   dell’effettivo grado di raggiungimento degli stessi.
2. Dall’individuazione di obiettivi riferiti sia all’impresa nel
   complesso (globali)      che a sue singole componenti
   (parziali)
3. Dall’utilizzo di valori PREVENTIVI col duplice scopo di
a. Fornire obiettivi
b. Individuare parametri di controllo
Il budget: alcune caratteristiche
  Il budget, per sua natura, indica un programma di
  gestione futura (un singolo periodo amministrativo) che
  si caratterizza per i seguenti elementi:
1. GLOBALITA’
2. ARTICOLAZIONE PER CENTRI DI RESPONSABILITA’
3. ARTICOLAZIONE PER INTERVALLI INFRANNUALI
4. GLI OBIETTIVI SONO QUANTIFICATI          IN   TERMINI
   STRETTAMENTE MONETARI
GLOBALITA’
• Il budget deve essere redatto tenendo in debita
  considerazione tutte le dimensioni in cui si estrinseca la
  gestione aziendale e quindi deve necessariamente
  ricomprendere:
• Tutte le funzioni aziendali
• Tutti i livelli della struttura organizzativa
• Tutti i prodotti e/o servizi offerti
• Tutti gli aspetti della gestione (economico, finanziaria,
  monetaria e patrimoniale)
• In sintesi possiamo affermare che il budget rappresenta per
  l’impresa un modello sistemico e globale.
Articolazione per C.d.R.
• Il budget, per essere un’efficace ed efficiente strumento di
  guida e di motivazione non è riservato solo al “top
  management” ma deve coinvolgere necessariamente tutti
  coloro che, a vari livelli, rivestono posizioni di responsabilità.
• Solo per questa via, è possibile coordinare l’attività delle
  differenti unità organizzative e/o funzioni, dell’impresa vs. il
  raggiungimento di obiettivi parziali e particolari, attraverso i
  quali potranno essere raggiunti gli obiettivi di livello superiore
  (struttura ad albero)
• I singoli C.d.R. sono quindi responsabilizzati al conseguimento
  di precisi obiettivi fra loro coordinati
Articolazione per intervalli infra-
                 annuali
• L’articolazione per periodi infra-annuali può essere necessaria
  per due motivazioni:
1. Tener conto della discontinuità nelle condizioni di svolgimento
   dell’attività aziendale (per es. stagionalità)
2. Per permettere un constante e sistematico controllo       fra
   svolgimento dell’attività e quella preventivata, in modo da
   consentire, in caso di divergenze, interventi tempestivi allo
   scopo di risolvere eventuali problemi.
• Definire aprioristicamente una periodicità non è corretto poiché
  essa è strettamente ed intimamente connessa alle condizioni
  endogene ed esogene nelle quali opera l’impresa.
Quantificazione monetaria degli
                obiettivi
• Gli obiettivi devono essere tradotti in termini quantitativi
  allo scopo di permetterne una loro misurazione (sia
  preventiva che a consuntivo) con un’unica ed oggettiva
  unità di misura
• Tutto ciò permette di “consolidare” i               singoli budget di
  settore   in     un       unico   budget   di   sintesi      attraverso
  l’omogeneizzazione dell’unità di misura
• Permette di diffondere una mentalità ed una cultura
  economica      fra    i    diversi   responsabili    della    struttura
  organizzativa.
Il budget

• Dopo quanto è stato analizzato possiamo quindi
  concludere che in estrema sintesi è possibile attraverso il
  budget trasformare in unità monetarie (costi, ricavi,
  entrate, uscite, investimenti e finanziamenti) tutte le
  previsioni e le scelte che sono state operate
  dall’impresa.
Il budget: gli scopi

• In linea di massima possiamo sostenere che gli scopi che
  l’impresa persegue attraverso l’utilizzo del budget siano
  essenzialmente tre:
1. Guida e coordinamento dell’azione dei vari organi
   dell’impresa
2. Controllo dell’efficienza     e   dell’efficacia   della
   gestione aziendale
3. Motivazione e valutazione del personale
L’articolazione del budget

• Il budget si può articolare nei seguenti documenti di
  sintesi:
1. BUDGET ECONOMICO
2. BUDGET PATRIMONIALE
3. BUDGET FINANZIARIO (budget delle fonti e degli
   impieghi – budget di cassa o tesoreria)
Il budget Economico

• Non è altro che un conto economico preventivo che
  viene redatto per soddisfare esigenze INTERNE e non è
  quindi destinato ad informare i terzi.
• Viene redatto in forma scalare
• È strutturato in maniera tale da permettere
  l’individuazione di risultati economici intermedi di
  effettiva utilità
• E’ eventualmente articolato per linee di prodotto e/o
  aree di attività aziendale
Il budget Economico: le opzioni di
              redazione

• Le opzioni di redazione del budget economico più diffuse
  possono essere sostanzialmente ricondotte a 3 modalità:
1. Il budget economico a costo del venduto
2. Il budget economico a valore aggiunto
3. Il budget economico a margini di contribuzione
L’opzione a valore aggiunto
L’opzione a costo del venduto
L’opzione a margini di contribuzione
Note a l’opzione a valore aggiunto
• Questo schema permette di evidenziare alcuni aggregati di
  fondamentale importanza:
• valore della produzione ottenuta: questo margine comprende
  tutti i ricavi che hanno origine dalla gestione caratteristica
  dell’impresa, ossia la produzione e lo scambio di beni o servizi a
  cui si aggiungono gli altri ricavi tipici e la variazione delle
  rimanenze
• valore aggiunto: rappresenta il valore che l’azienda aggiunge
  attraverso la produzione ai beni ed ai servizi acquisiti dai terzi,
  all’esterno dell’azienda. E’ dato dalla differenza tra il valore
  della produzione e i costi per acquisti di materie e merci, di
  servizi, per godimento beni di terzi e degli oneri diversi di
  gestione direttamente afferenti alla gestione caratteristica
Note a l’opzione a valore aggiunto
• margine operativo lordo (EBITDA): è dato dalla differenza tra il
  valore della produzione ed i costi dei fattori produttivi a veloce
  ciclo di utilizzo (tutti i costi per beni e servizi acquistati
  all’esterno e il costo per il personale).
• reddito operativo (EBIT): rappresenta l’utile o la perdita
  derivante dalla gestione caratteristica dell’azienda. Il reddito
  operativo è calcolato anche come differenza tra il margine
  operativo lordo e gli ammortamenti, gli accantonamenti e le altre
  svalutazioni dell’attivo
• risultato della gestione accessoria o atipica: rappresenta la
  differenza tra i ricavi o proventi e i costi che non fanno parte né
  dell’attività tipica o caratteristica dell’azienda, della gestione
  finanziaria o di quella straordinaria.
Note a l’opzione a valore aggiunto
• risultato della gestione finanziaria: dato dalla differenza
  tra i proventi e gli oneri finanziari
• risultato della gestione ordinaria: è rappresentato dalla
  somma algebrica dei margini analizzati fino ad ora, ossia
  del reddito operativo, del risultato della gestione atipica e
  del risultato della gestione finanziaria;
• risultato della gestione straordinaria: indica la differenza
  tra proventi ed oneri che non fanno parte della gestione
  ordinaria, ma che appunto che sono estranei alla stessa.
Note a l’opzione a costo del venduto
• Rispetto alla configurazione a “valore aggiunto”, quella a
  “costo del venduto” mostra in particolare i seguenti
  risultati:
• costo del venduto: tale valore è dato da
• + Rimanenze iniziali di magazzino
• + Acquisti
• - Rimanenze finali di magazzino
• + Costo del lavoro industriale
• + Ammortamenti industriali
• + Spese industriali
Note a l’opzione a costo del venduto

• margine industriale lordo: evidenzia il reddito che
  emerge dalla gestione produttiva dell’azienda e quindi
  quanto reddito ancora può essere eroso dalle altre
  funzioni    aziendali (commerciale,    amministrativa,
  distributiva, etc.).
• Questa opzione consente di individuare l’incidenza delle
  singole funzioni sui ricavi netti di vendita.
• Questo schema è spesso utilizzato dalle imprese mono
  prodotto
Note a l’opzione a margine di
              contribuzione
• Nel piano economico configurato a “margine di contribuzione”
  vengono evidenziati i margini di contribuzione che
  rappresentano quanta parte dei ricavi ancora rimane dopo
  aver coperto i costi variabili per la copertura dei costi fissi (il
  primo per quelli diretti ed il secondo per quelli indiretti)
• Questo schema può contenere varianti per linee di prodotto,
  aree geografiche ecc.)
• In altro modo possiamo anche dire che il margine (I e II)
  esprimono il contributo offerto da ciascuna area di attività
  alla copertura dei costi fissi ed alla creazione di reddito
  operativo caratteristico.
Note a l’opzione a margine di
              contribuzione
• Il budget economico a “margini di contribuzione” permette
  quindi di esprimere precise considerazioni in merito:
• Alla convenienza economica espressa all’attività aziendale
  complessiva da ciascuna “singola area”
• Alla valutazione che potrebbe derivare dall’eliminazione di
  una singola linea di prodotti/area geografica/ area di attività
• In virtù di quanto appena esposto è chiaro, pertanto, che
  questo schema viene particolarmente utilizzato dalla aziende
  pluri prodotto e/o che lavorano su più mercati.
Schema di sintesi
Alcuni cenni al Budget delle vendite
• Rientra nell’ambito dei budget settoriali
• Esprime obiettivi e programmi con riferimento alla sola area
  commerciale (sia in termini di volumi che di valori)
• E’ normalmente articolato su più dimensioni di analisi: tempo,
  produzioni, clienti, canali distributivi, aree geografiche ecc.
• Attenzione a facili ottimismi che portano spesso alle seguenti
  conseguenze: eccessivi investimenti in capitale fisso, eccessivi
  rifornimenti di fattori produttivi, aumento delle scorte e
  peggioramento della liquidità aziendale.
• Al contrario presunzioni troppo pessimistiche portano a:
  perdite di quote di mercato, peggioramenti qualitativi e
  ritardi di consegna, peggioramento della liquidità
Alcuni cenni al Budget delle vendite
• Le implicazioni più immediate riguardano la determinazione
  del mix di prodotto da vendere
• Fissazione del prezzo di vendita per ogni unità di prodotto
  venduta
Alcuni cenni al Budget delle vendite

Budget dei costi commerciali
1. Individua le varie tipologie di costi sostenuti
   dall’azienda per la commercializzazione dei prodotti
2. Determina quantitativamente i costi commerciali

Budget degli investimenti commerciali
1. Riepiloga l’ammontare degli investimenti aventi
   carattere commerciale, sia di breve che di medio-
   lungo periodo
2. Tali valori confluiranno successivamente nel budget
   degli investimenti
Alcuni cenni al Budget delle vendite
Alcuni cenni al Budget della
               produzione
Ha lo scopo di giungere alla determinazione quantitativa delle
attività relative alla funzione produttiva.
Si occupa di:
1. Quantità da produrre (Vs. Budget delle vendite)
2. Costi da sostenere per i volumi di produzione programmati
3. Investimenti in capitale fisso ed in capitale circolante
    relativi all’area della produzione
Presuppone:
Decisioni sulla politica delle scorte
Conoscenza dei costi standard
Articolazione in numerose sub-dimensioni
Connessione con il budget del personale
Alcuni cenni al Budget della
               produzione
• Il budget della produzione si articola nei seguenti
  budget operativi:
a) Budget delle materie prime
b) Budget della manodopera diretta
c) Budget delle spese generali di produzione
Il budget delle materie prime e dei
              materiali
Sostanzialmente prende in considerazione tre distinte
informazioni:
a) Il Volume della produzione, come da relativo
   programma
b) Il Programma delle materie prime (il quale implica
   la conoscenza dei rendimenti standard)
c) Il Livello delle rimanenze iniziali e finali delle
   materie in magazzino
Il budget delle spese generali di
           produzione (SGT)
Sostanzialmente le SGT prendono in considerazione le
seguenti informazioni non direttamente imputabili al
prodotto fabbricato:
a) Mano d’opera indiretta
b) Quote di ammortamento di immobilizzazioni tecniche
c) Manutenzione
d) Altri costi industriali comuni a più reparti
Spesso ma non sempre le SGT rappresentano dei costi fissi
indipendenti dalla quantità prodotta e quindi non
direttamente imputabili al prodotto fabbricato.
A volte tali costi hanno carattere discrezionale (es. spese di
formazione)
Il budget delle spese generali di
           produzione (SGT)
• Il budget dei costi generali ha lo scopo di definire gli
  obiettivi di costo nel rispetto dei quali dovranno
  essere realizzate nel futuro le attività connesse ai
  servizi generali, alle richieste dei programmi di
  vendita e delle produzioni e dai programmi delle
  attività connesse
• Le due metodologie utilizzate possono essere
 quelle   dell’approccio   incrementale     (incremental
  budgeting)
 dell’approccio a base zero (zero based budget)
Il budget delle altre aree
Nell’ambito dei budget particolari va sicuramente
ricordato quello delle “altre aree aziendali” o “strutture
centrali” quali possono essere:
• Direzione Generale e servizi
• Amministrazione e controllo
• Finanza
• R&D
• Pubbliche relazioni
• Gestione del personale

Si tratta di aree dove prevalgono attività amministrative
(d’ufficio e non produttive) e che sono normalmente
qualificabili come centri di costo
Il budget degli investimenti
• Riguarda la programmazione di acquisti esterni o la
  produzione interna di beni (materiali, immateriali o
  finanziari) ad utilizzo pluriennale
• A differenza degli altri budget particolari, considera un
  arco di tempo pluriennale
• Deriva dall’aggregazione di una pluralità di richieste o
  progetti di investimento
• Traduce in termini operativi (dettaglio della scelta) le linee
  generali già fissate nei piani pluriennali
• Concorre    alla   definizione   del   fabbisogno   finanziario
  dell’anno di budget
Il budget degli investimenti: le fasi di
              redazione
Il punto di partenza è rappresentato dall’analisi del piano
pluriennale degli investimenti che deve trovare una dimensione
“annualizzata” attraverso la redazione del budget annuale degli
investimenti.
Si procede quindi ad una verifica della fattibilità tecnica e della
convenienza economica/finanziaria dei singoli investimenti (analisi
del cash flow, del tir, del van ecc.)
Si verifica ulteriormente la conformità tecnica ed economico-
finanziaria degli investimenti (convalida finanziaria di tutti gli
investimenti attraverso il budget finanziario)
Si procede quindi ad autorizzare gli investimenti
L’ultimo passo infine è rappresentato dall’attività di consuntivazione
e controllo degli investimenti realizzati
Il budget degli investimenti: alcune
             classificazioni
A seconda della tipologia degli investimenti da realizzare
possiamo adottare la seguente classificazione:
• strategici o di rinnovo, per l’innovazione dell’azienda

• di espansione o per incrementare la capacità produttiva

• di razionalizzazione delle risorse, per migliorare l’efficienza
   produttiva (rinnovo tecnologia)

• di sostituzione, per evitare il degrado e l’obsolescenza dei beni
   di proprietà
Incremental budgeting

• In   questa   logica   i   costi   discrezionali   vengono
  programmati partendo dallo stanziamento dell’anno
  precedente a cui si aggiunge o si toglie un certo
  ammontare a seconda dell’inflazione prevista, di
  nuove attività o del venir meno di attività preesistenti
  per tenere conto degli sviluppi previsti nelle attività
  dei servizi e degli altri cambiamenti imposti
  dall’esterno
Incremental budgeting

Vantaggio:
Rapidità di elaborazione

Svantaggi:
Si basa fondamentalmente sul passato
Non rimette in discussione il livello attuale dei costi
che potrebbe riflettere attività inutili, sprechi ed altre
disfunzioni ma lo perpetua
Zero based budget
• Con il “budget a base zero” ogni periodo si rimette in
  discussione l’attività da svolgere nei centri di costo
  discrezionali cioè si fa il budget partendo ogni volta da
  zero, senza lasciarsi condizionare eccessivamente dalle
  attività svolte e dai costi sostenuti nel passato.
• Le attività di servizi generali che comportano il
  sostenimento di costi discrezionali, sono di difficile
  pianificazione e controllo. Il rimettere in discussione le
  suddette tipologie di operazioni di gestione di anno in
  anno può lasciare ampi margini di miglioramento nel
  perseguimento delle condizioni di efficienza e di
  efficacia
Zero based budget
Vantaggi
a) Si costringe ciascun responsabile a giustificare le attività
   che si svolgono nel proprio centro ed i relativi costi
   partendo ogni volta da “zero”
b) Respingendo le proposte per le quali non viene fornita
   un’esauriente giustificazione, si eliminano le attività
   inutili o le riduzioni arbitrarie di budget
c) Evita le distorsioni derivanti dalla logica incrementale
Svantaggi
a) Richiede tempi elevati ed un’ingente documentazione
b) Resistenze da parte dei manager coinvolti e scarsa
   motivazione dei membri dell’organizzazione
c) complessità delle analisi richieste;
d) rischio di soggettività e opportunismo nell’elaborazione
   delle alternative
Zero based budget
Le fasi più significative del budget a base zero sono le
seguenti:
identificazione degli obiettivi da raggiungere
valutazione delle alternative utilizzabili per realizzare le
attività utili al raggiungimento degli obiettivi
valutazione dei livelli alternativi delle risorse finanziarie
richieste
valutazione del carico di lavoro e delle misure di
performance;
definizione delle priorità
elaborazione del budget
Il budget patrimoniale
Non è altro che uno stato patrimoniale preventivo riferito
alla data di chiusura dell’esercizio successivo ma che non è
redatto secondo gli schemi previsti dall’art. 2424 del cod.
civ.
E’ redatto in modo tale da consentire:
L’esatta   individuazione    della   composizione    quali-
quantitativa dei finanziamenti e degli investimenti in
essere alla chiusura dell’esercizio successivo
la composizione temporale dei finanziamenti e degli
investimenti
E’ redatto secondo uno schema di liquidità delle poste.
Alcuni esempi …
Il budget patrimoniale: esempi
Il budget finanziario
Si compone di due documenti:
A. Il budget delle fonti e degli impieghi
B. Il budget di cassa o di tesoreria
Rappresentano i flussi finanziari sia in termini di risorse globali
che di cassa previsti per l’anno successivo.
• Da un punto di vista strettamente quantitativo consentono
  di verificare la fattibilità finanziaria dei programmi
  d’esercizio (tramite autofinanziamento o fonti esterne)
• Da un punto di vista qualitativo consentono di ottenere
  informazioni su:
a. Qualità della struttura finanziaria
b. Costo del capitale
c. Individuazione di alternative e destinazione delle
   eccedenze
Il budget finanziario
Lo scopo del budget finanziario è pertanto quella di
verificare la fattibilità finanziaria dei programmi operativi
aziendali, attraverso l’accurata analisi dei fabbisogni
richiesti e dei mezzi finanziari disponibili o accessibili per
l’impresa.
In particolare a fronte dei programmi previsti sarà
necessario individuare:
1) Le risorse finanziarie che si ritiene potranno essere
   generate in via autonoma dall’impresa.
2) Le risorse finanziarie che si ritiene potranno essere
   acquisite esternamente dall’impresa.
Il budget finanziario
• Il Budget delle fonti e degli impieghi mette in evidenza il
  fabbisogno di copertura finanziaria globale dei vari
  programmi per l’anno. Mette quindi in risalto tutti i flussi
  finanziari previsti per il periodo amministrativo successivo.
  Ciò di cui si vuole evidenziare le variazioni (i flussi) è dato
  quindi dal totale dei finanziamenti ed investimenti netti.

• Il Budget di cassa o di tesoreria evidenzia le necessità di
  cassa di breve periodo per far fronte ai programmi previsti
  ed inerenti allo stesso arco temporale. Il documento
  evidenzia le entrate ed uscite monetarie in base al
  principio di percezione per cassa. Per tale motivo il budget
  di tesoreria è lo strumento principe cui è demandata la
  verifica dell’equilibrio monetario di breve e/o brevissimo
  termine.
Alcuni schemi
Il budget delle fonti e degli impieghi

• È un rendiconto finanziario preventivo
• Mette in correlazione le fonti finanziarie con i
  programmi del prossimo periodo (impieghi) definendo
  il fabbisogno finanziario annuale globale
• Analizza il complesso degli investimenti o degli
  impieghi di capitale e le relative fonti di
  finanziamento necessarie alla copertura degli
  investimenti programmati
• Analizza accuratamente le tipologie di investimenti e
  le possibili fonti finanziarie (interne/esterne)
Il budget delle fonti e degli impieghi:
           schema di sintesi
Budget delle fonti e degli impieghi
          IMPIEGHI                          FONTI
Inv. Capitale circolante        Cash flow potenziale
+ scorte, + crediti, + cassa    (utile +/- costi/ricavi non
Inv. Capitale fisso             monetari)
+ immbolizzazioni               Disinvest. Capitale circolante
Riduzione Capitale di credito   - scorte, - cassa, - crediti
 - debiti (breve o lungo t.)    Disinvest. Capitale fisso
Riduzione capitale proprio      - immbolizzazioni
Rimborso capitale sociale       Aumento Capitale di credito
Distribuzione dividendi         + debiti (breve o lungo t.)
                                Aumento capitale proprio
                                Aumento capitale sociale


   Fabbisogno finanziario             Fonti di copertura
Il budget delle fonti e degli impieghi

Cash flow della gestione corrente si può calcolare in due
modi:

   = Ricavi monetari – Costi monetari

   = Utile d’esercizio + costi non monetari
     (ammortamenti, accantonamenti, svalutazioni) –
     ricavi non monetari (rivalutazioni di cespiti)
Facciamo qualche caso pratico
• Spazio alle esercitazioni


         Work in progress
• Budget come riferimento fondamentale per la funzione
  di programmazione e controllo
• Essenziale ai fini dell’attuazione del meccanismo di
  feedback
• Duplice valenza: documento formale e processo di
  motivazione e responsabilizzazione
• Lungo iter di redazione (budget settoriali e loro
  consolidamento)
• Rilevanza dei diversi approcci alla redazione del budget
  (top-down, bottom-up, incremental budgeting, zero
  based budget etc.)
Gli indici di bilancio
I ratios consentono una completa ed accurata analisi della
situazione economico-finanziaria e patrimoniale dell’azienda.
Tale analisi viene condotta sui bilanci riclassificati sui quali
vengono appositamente costruiti determinati indici.
L’analisi per indici fa parte del cosiddetto controllo susseguente
ed in ogni caso comporta un’analisi di tipo statico.
Esistono vari indici di bilancio che per comodità segmenteremo in
varie categorie:
1. Indici per l’analisi della redditività netta
2. Indici per l’analisi della redditività operativa
3. Indici per l’analisi della solidità patrimoniale
4. Indici per l’analisi della situazione di liquidità
Gli indici di bilancio
L’analisi di bilancio si prefigge di trasformare i dati del bilancio in
informazioni.
Quando devono essere interpretati i risultati di bilancio attraverso
gli indici si deve sempre considerare che
ogni indice non ha un significato autonomo
ogni indice deve essere interpretato e valutato in una visione di
insieme con gli altri indici
I migliori risultati in termini interpretativi e valutativi si raggiungono
analizzando una serie di bilanci e studiando l'andamento nel tempo
degli indici di bilancio significativi, in modo da comprendere in
quale direzione si sta muovendo l'impresa (analisi di bilancio
dinamica).
Schema degli indici per l’analisi della
            redditività
Schema degli indici per l’analisi della
            redditività
• Gli indicatori di redditività sono indici che permettono di
  osservare la capacità di un'impresa di produrre reddito e
  di generare risorse.
• Tali indicatori sono utili sia per gli investitori, che
  possono avere una previsione circa i possibili ritorni
  economici del loro investimento, sia in generale per
  analizzare l'affidabilità di un'impresa attribuendogli un
  rating specifico
Indici per l’analisi della redditività
• Il punto di partenza è l’analisi della redditività complessiva
  dell’impresa nei confronti degli azionisti




                                    Risultato d’esercizio
    ROE (Return on Equity) =
                                     Patrimonio Netto

• Se si rileva un trend negativo o positivo della profittabilità
  dell’impresa occorre comprendere le ragioni di tale andamento: è
  necessario individuare in che modo la gestione operativa, finanziaria
  e “straordinaria” hanno contribuito a tale risultato.
• Per poter dire se un dato valore di ROE è positivo o negativo bisogna
  metterlo a confronto col rendimento di investimenti alternativi a
  basso rischio
Indici per l’analisi della redditività
                operativa
Il ROE dipende direttamente da:
1. ROI
2. LEVERAGE
3. INCIDENZA DELLA GESTIONE NON CARATTERISTICA


Il ROE dipende indirettamente da:
1. ROS
2. TASSO DI ROTAZIONE DEGLI IMPIEGHI
Il ROI (return on investment)




Il ROI rappresenta il rendimento dell’attività tipica dell’impresa.
Il ROI prescinde completamente da ogni considerazione di natura finanziaria
e fiscale.
Il ROI (return on investment)
Esprime il rendimento dell'investimento effettuato nell'attività tipica
dell'azienda   e    dovrà   successivamente   essere   suddiviso   in   tre
componenti:
1. la remunerazione dei finanziamenti di terzi
2. l'incidenza fiscale
3. l'utile degli azionisti o soci
L'impresa potrà confrontare il proprio indice ROI con quello dei
concorrenti allo scopo di comprendere meglio le risultanze del proprio
rendimento dell'investimento nella gestione caratteristica rispetto a
quello degli altri operatori.
Il ROI è il rendimento degli investimenti effettuati e deve essere
confrontato con il costo percentuale medio del capitale finanziato a
titolo di prestito (tasso di interesse applicato dalle banche sui
finanziamenti concessi “I”)
Il ROI (return on investment)
E’ possibile avere i seguenti casi:
ROI > I In questo caso il rendimento degli investimenti effettuati dall’azienda è
maggiore del costo percentuale medio del capitale finanziato a titolo di prestito
e quindi conviene indebitarsi in quanto il denaro rende di più di quanto venga
pagato. La leva finanziaria produce un effetto moltiplicatore positivo nei
confronti del ROE;
ROI = I In questo caso il rendimento degli investimenti effettuati e il costo
percentuale medio del capitale finanziato a titolo di prestito si equivalgono e la
leva finanziaria ha un effetto nullo;
ROI < I In questo caso il rendimento degli investimenti effettuati è minore del
costo percentuale medio del capitale finanziato a titolo di prestito e la leva
finanziaria ha un effetto moltiplicatore negativo nei confronti del ROE.
Sfruttare la leva finanziaria, in sostanza, vuol dire prendere in prestito dei
capitali confidando nella propria capacità di investirli ottenendo un rendimento
maggiore del tasso di interesse richiesto dal prestatore.
Il ROS (return on sales)
Il ROS (return on sales)
Il ROS esprime la percentuale di guadagno lordo in termini di
risultato operativo su 100 di vendite nette. L’indice è tanto più
soddisfacente quanto più risulta elevato. Il ROS aumenta con
l’aumentare dei ricavi e con il diminuire dei costi. I ricavi possono
aumentare sia incrementando il volume delle vendite, sia
incrementando i prezzi di vendita. Il valore del ROS deve sempre
essere analizzato assieme ad un altro indice ovvero il tasso di
rotazione degli impieghi (per evitare che un aumento dei prezzi
determini un calo eccessivo nelle vendite)
Un aumento del ROS causa spesso una diminuzione del ROT e
viceversa. L’azienda dovrà tenere sotto controllo i due indici
cercando di trovare il punto di equilibrio in cui il ROI esprime il
valore più alto possibile
Il ROS (return on sales)
R.O.S. > 0  Significa che una parte di ricavi è ancora disponibile dopo la
copertura di tutti i costi inerenti alla gestione caratteristica. Esprime la
capacità dei ricavi della gestione caratteristica a contribuire alla copertura
dei costi extra-caratteristici, oneri finanziari, oneri straordinari e a produrre
un congruo utile quale remunerazione del capitale proprio.
R.O.S. = 0  La capacità remunerativa del flusso di ricavi caratteristici è
limitata alla sola copertura dei costi della gestione caratteristica. In questo
caso, la copertura degli oneri finanziari, degli oneri straordinari e l’utile
dipendono dalla presenza di risorse extra-caratteristiche quali proventi
finanziari e proventi straordinari.
R.O.S. < 0  Viene segnalata l'incapacità dei ricavi caratteristici a coprire
i costi della gestione caratteristica, oltre che, s'intende, i costi finanziari, i
costi straordinari e la remunerazione del capitale proprio. E’ questo è il
sintomo di una gravissima crisi produttiva e gestionale
Indice rotazione Impieghi (ROT)



Indica la capacità dell’impresa di razionalizzare l’utilizzo
delle risorse nel breve periodo ovvero quanto capitale è
necessario per ottenere un certo valore della produzione. Si
valuta quindi la capacità dell’impresa di incrementare il
valore della produzione mantenendo costante il capitale
investito o di ridurre il capitale investito mantenendo costante
il valore della produzione
Indice rotazione Impieghi (ROT)
In conclusione un elevato ROI con conseguente elevato ROE
può essere ottenuto:
Vendendo molto con ricariche basse sui costi di acquisto e
conseguenti prezzi bassi (ROT alto, ROS basso), esempio la
vendita nella grande distribuzione
                         Oppure
Vendendo poco con ricariche alte sui costi di acquisto e
conseguenti prezzi alti (ROT basso, ROS alto) esempio la
vendita nei piccoli negozi di vicinato
Incidenza della gestione non
                 caratteristica


Esprime l’incidenza della gestione non caratteristica sul risultato
operativo. Questo rapporto mette in evidenza quanto utile netto rimane
dall'utile operativo dopo l'effetto degli interessi passivi, degli eventi
finanziari, degli eventi straordinari della gestione atipica e delle
imposte. Evidenzia, conseguentemente, l’influenza della gestione
finanziaria, straordinaria, e fiscale sul risultato d’esercizio.
Se queste gestioni influiscono negativamente sulla formazione del
reddito, come frequentemente succede, il risultato di questo indice
risulta < 1.
Incidenza della gestione non
                caratteristica
Se consideriamo poi che le imposte incidono in modo
proporzionale constatiamo che tale indice, in condizioni normali
di gestione, in assenza di gestione straordinaria e atipica, è
influenzato pesantemente dalla gestione finanziaria ed in
particolare dalla presenza di interessi passivi.
Quindi molto spesso il peggioramento di questo indice è dovuto
ad un maggiore indebitamento con conseguente incremento degli
oneri finanziari.
Se questo indice è pari all’unità (reddito operativo = utile
d’esercizio) si evidenzia (caso scolastico) un’ assenza delle
gestioni finanziarie, atipiche, straordinarie fiscali.
Indice di indebitamento: leverage


Il Leverage, anche se non rappresenta un indice di redditività, influenza
direttamente il ROE. Il Leverage dimostra in che modo l’azienda riesce a
finanziare i propri investimenti ed in particolare se con prevalenza di
capitale proprio o di terzi.
L = 1 significa che tutti gli investimenti sono finanziati con capitale proprio (
completa assenza di capitale di terzi )
 1 < L < 2 si verifica una situazione di positività, in quanto l’azienda possiede
un buon rapporto tra capitale proprio e di terzi.
L > 2 segnala una situazione di indebitamento aziendale, che diventa più
onerosa per l’azienda al crescere di tale indice.
Tanto più elevato è l’indice tanto maggiore è l’indebitamento.
Indici per l’analisi della reddività
                    netta
                                       On. finanziari
Onerosità del capitale di credito
                                    Cap. di terzi (medio)

Evidenzia il costo del capitale, espresso in termini percentuali, che
viene preso a prestito da terzi (tipicamente il settore bancario).
Attenzione: questo indice risulta strutturalmente sottostimato per
vari motivi tra cui il fatto che gli oneri finanziari sono solo quelli
realmente esplicitati
E’ correlato all’indice di indebitamento nel senso che, a parità di
condizioni, un indice di indebitamento superiore comporta un costo
dei finanziamenti maggiore e viceversa.
Indici per l’analisi della solidità
                patrimoniale
Gli indici patrimoniali analizzano la struttura degli investimenti e dei
finanziamenti ed esprimono la capacità dell’azienda di mantenere nel
tempo una situazione di equilibrio strutturale.
In relazione al criterio di formazione possiamo avere :
indici di composizione dell’attivo
indici di composizione del passivo
In linea generale un’azienda si definisce rigida quando effettua forti
investimenti nella struttura tecnico-produttiva (immobilizzazioni) che
assume un rilievo maggiore rispetto all’attivo circolante.
Al contrario un’azienda è elastica quando le immobilizzazioni nella struttura
tecnico-produttiva rivestono una importanza minore rispetto all’attivo
circolante.
Indici per l’analisi della solidità
                 patrimoniale
                            Immobilizzazioni
Rigidità degli impieghi
                               Impieghi


                             Attivo circolante
Elasticità degli impieghi
                                  Impieghi

Sono indici fra loro complementari. Esprimono la percentuale di impieghi a
lungo (breve) ciclo di utilizzo rispetto al totale impieghi. A parità di altre
condizioni è preferibile un valore basso del primo indice ed un valore alto
del secondo.
Dipendono essenzialmente dal tipo di attività svolta per cui è ipotizzabile
che un’azienda mercantile avrà meno immobilizzazioni rispetto a quelle
industriali.
Indici per l’analisi della solidità
                patrimoniale
                          Mezzi propri
Autonomia finanziaria
                         Tot. finanziamenti


                          Capitale di terzi
Dipendenza finanziaria
                         Tot. finanziamenti

Sono indici fra loro complementari. Il totale dei finanziamenti sono
dati dal totale delle passività più il patrimonio netto. L’autonomia
finanziaria aumenta con l’aumentare del capitale netto.
Tali indici sono espressi indirettamente       dall’indice   di   leva
finanziaria già analizzato in precedenza.
Indici per l’analisi della solidità
                patrimoniale
                           Passività BT
Incidenza debiti B.T.
                          Tot. finanziamenti


                          Pass. consolidate
Incidenza debiti M/L.T.
                          Tot. finanziamenti

Sono indici fra loro complementari. In linea generale è opportuno
avere uno “sbilanciamento” sul medio/lungo termine in quanto,
indirettamente, non evidenziano situazioni di stress finanziario sul
breve termine.
A parità di condizioni è quindi preferibile un valore basso del primo
indice ed uno elevato del secondo.
Indici per l’analisi della solidità
                patrimoniale
                          Capitale proprio
Copertura delle imm.ni
                          Immobilizzazioni


                          C.N. + pass.cons.
Incidenza debiti M/L.T.
                           Immobilizzazioni

Un indice > 1 segnala una situazione ottimale ed un corretto utilizzo
delle fonti di finanziamento (tutti gli investimenti a medio/lungo
termine sono finanziati con capitale destinato a rimanere vincolato
in azienda)
Un indice < a 1 segnala uno squilibrio nella relazione tra
investimenti e finanziamenti.
Indici per l’analisi della situazione di
         liquidità dell’azienda
                             Attivo corrente
Indice di liquidità corr.
                             Passivo corrente


                             Liquid. Imm. + liquid. Diff.
Quoziente secco di liquid.
                                  Pass. corrente
Il primo indice esprime la capacità di far fronte ai debiti a breve
utilizzando le disponibilità a breve (magazzino, disponibilità, liquidità).
E’ considerato soddisfacente un indice vicino a 2; un valore inferiore a 1
denota gravi problemi di solvibilità nel breve periodo
Nel caso dell’acid test è considerato soddisfacente un valore prossimo
all’unità mentre un valore inferiore segnala problemi di solvibilità nel
breve periodo. L’indice è legato al margine di tesoreria
Indici per l’analisi della situazione di
      liquidità: indici di rotazione
                            Ricavi delle vendite
Rotazione delle scorte
                            Magazzino (media)


                                Magazzino (media)
gg. Giacenza media scorte                              X 365
                                Ricavi delle vendite

I due indici sono fra loro correlati nel senso che invertendo il primo
quoziente posso trovare il corrispondente indice di durata su base
annuale.
E’ ovvio che tanto più elevata risulta la rotazione del magazzino,
tanto più non ho la necessità di investire in scorte.
L’indice è strettamente correlato alla tipologia di attività svolta.
Indici per l’analisi della situazione di
        liquidità: indici di durata
                                 Cred. Vs. clienti
Dilazione media concessa                                    X 365
                           Ricavi delle vendite (con IVA)


                                 Deb. Vs. forn.
Dilazione media ottenuta                              X 365
                               Acquisti (con IVA)

Indica il numero di giorni di dilazione media concessa ai clienti. Tale
numero deve essere il più basso possibile e comunque inferiore alla
dilazione media ottenuta dai fornitori.
Il secondo indice indica il numero di giorni di dilazione media ottenuta dai
fornitori. Un valore elevato indica un buon servizio di approvvigionamento e
la capacità di ottenere condizioni vantaggiose di acquisto.
Bibliografia
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•   FACCHINETTI IMERIO, Le analisi di bilancio, Il Sole 24 Ore, Milano – 2004
•   FERRARIS FRANCESCHI ROSELLA, Pianificazione e controllo vol. 1, G. Giappichelli
    Editore - Torino 2007
•   FERRARIS FRANCESCHI ROSELLA, Pianificazione e controllo vol. 2, G. Giappichelli
    Editore – Torino 2007
•   FERRERO, DEZZANI, PISONI, PUDDU e CAMPRA, Contabilità e bilancio di esercizio,
•   Giuffrè Editore – Milano 2004
•   FERRERO, DEZZANI, PISONI, PUDDU, Le analisi di bilancio – indici e flussi, Giuffrè
    Editore, Milano 2003
•   FROVA SANDRO, Pianificazione, in Economia delle aziende industriali e commerciali, a
•   cura di GUATRI LUIGI, Egea, Milano 1992
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•   Journal of the Academy of Management - 1958
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    Editore – Roma 2008
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•   NEWMAN WILLIAM H., Administrative Action: The Techniques of Organization and
•   Management, Englewood Cliffs, Prentice-Hall, Inc., 1963
•   ORLANDINI PAOLA, Economia aziendale per il settore pubblico, G. Giappichelli
    Editore, Torino 2004
•   PELLICELLI GIORGIO, Strategia e pianificazione delle imprese, G. Giappichelli
    Editore, Torino 1992
•   PORTER M.E., Competitive Advantage, The Free Press, New York 1982
•   PORTER M.E., Il vantaggio competitivo delle nazioni, Mondadori, Milano 1991
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    Management Control Systems, a cura di Donald G. Malcolm e Alan J. Rowe, New
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•   ROFFIA PAOLO, Strumenti di pianificazione, controllo e reporting direzionale,
    Giappichelli Editore – Torino 2001
•   SAITA MASSIMO e SARACINO PAOLA, La Contabilità Generale e i processi
    amministrativi nel Sistema Amministrativo Integrato, Giuffrè Editore – Milano
    2006
•   SAITA MASSIMO, con la collaborazione di PRETI FABRIZIO e SARACINO PAOLA,
    Configurable Entreprise Accounting (C.E.A.) – Il Sistema Amministrativo
    Configurabile, Giuffrè Editore – Milano 1996
•   SAITA MASSIMO, Economia e strategia aziendale, Giuffrè Editore, Milano 2001
•   SAITA MASSIMO, Il controllo direzionale: principi e relazioni con il sistema
    organizzativo e informativo, Libreria Universitaria Editrice, Verona 1983
•   SAITA MASSIMO, Manuale di contabilità, bilancio e controllo, Il Sole 24 Ore,
    Milano – 1999
Bibliografia
•   SAITA MASSIMO, Programmazione e controllo, Giuffrè Editore – Milano 1996
•   SELLERI LUIGI, Contabilità dei costi e contabilità analitica, Etas – Milano 1999
•   WRAPP H.E., Good Manager don’t make policy decisions, Harvard Business
    Review, n. 4 Jul/Aug 1984
•   ZAPPA GINO, Il reddito di impresa, Giuffrè Editore, Milano 1943
•   ZAPPA GINO, Le produzioni nell’economia delle imprese, Tomo I e Tomo II,
    Giuffrè Editore – Milano 1956 e 1957

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Seminario Di Formazione Sul Controllo Di Gestione

  • 1. Alcuni cenni introduttivi al controllo di gestione nelle società commerciali Programma di formazione ed aggiornamento 2011 Relatore: Emiliano Beltrami Reggio Emilia, 8 – 15 – 22 novembre 2011
  • 2. Premessa • Il significato e la natura etimologica dei termini “controllo” e “gestione” • Management control • L’oggetto dell’indagine è pertanto la performance aziendale (non è un’attività prettamente amministrativa) • Il controllo di gestione presuppone che vengano definiti a priori e quantificati gli obiettivi aziendali che i “responsabili” dovranno perseguire • Gli obiettivi possono essere di natura quantitativa e/o qualitativa
  • 3. Premessa • Il significato e la natura etimologica del termine “gestione” • Complesso di operazioni realizzate dalla struttura aziendale compatibilmente con le risorse disponibili che consentono il raggiungimento nel tempo dei fini dell’azienda. • Attività svolte in modo razionale, efficace e responsabile • Le peculiarità: la continuità nel tempo e la coordinazione delle operazioni • La gestione è lo strumento per raggiungere gli OBIETTIVI che non sono scontati ma sono sottoposti a continua verifica
  • 4. Premessa • I fatti di gestione esterna all’azienda (movimenti di beni, servizi, denaro ecc.) sono rilevati dalla CO.GE mentre i fatti di gestione interna all’azienda sono oggetto di monitoraggio da parte della CO.A. • La gestione si realizza nel tempo ma, le performance vengono misurate su frazioni di tempo: il periodo amministrativo
  • 5. Premessa • Da quanto fin qui evidenziato si comprende che la struttura organizzativa ed aspetti chiave quale l’autonomia e la responsabilità siano fattori fondamentali ed istituzionali che presiedono le logiche di controllo di gestione
  • 6. L’area di competenza del C.d.G. • Premessa indispensabile per realizzare un efficace ed efficiente attività di programmazione/pianificazione è quella di individuare gli obiettivi in modo chiaro e semplice. • I soggetti che hanno il compito e la responsabilità di raggiungere gli obiettivi devono essere individuati chiaramente unitamente all’assegnazione di risorse umane, finanziarie e materiali per il raggiungimento dei fini dell’azienda.
  • 7. L’area di competenza del C.d.G. • In questo contesto il ruolo svolto dal sistema informativo è fondamentale per avere informazioni di varia natura (contabili ed extra contabili), attendibili, corrette e rapide. • I risultati effettivamente conseguiti devono essere messi tempestivamente a confronto con quelli attesi al fine di individuarne gli scarti, le cause, le responsabilità manageriali e le modalità per riallineare i risultati attesi ovvero nel riformularli in relazione al mutato contesto ambientale/competitivo.
  • 8. I momenti in cui si distingue il C.d.G. • In relazione al momento in cui viene svolto ed agli strumenti ed alle tecniche utilizzate per monitorare i risultati possiamo distinguere: 1. Il controllo ANTECENDENTE 2. Il controllo CONCOMITANTE 3. Il controllo SUSSEGUENTE
  • 9. IL CONTROLLO ANTECEDENTE • Il controllo su base preventiva si svolge attraverso il sistema di budgeting Il BUDGET in relazione all’area di applicazione può essere 1. PARTICOLARE (per funzione) 2. GLOBALE
  • 10. IL CONTROLLO ANTECEDENTE • Per consentire un controllo su base budgetaria il sistema organizzativo deve essere disegnato adeguatamente e consentire chiaramente l’individuazione dei soggetti responsabili dei risultati “parziali” • Presuppone un’adeguato meccanismo di DELEGA • Presuppone l’esatta individuazione dei “centri di responsabilità”
  • 11. Alcuni cenni sui Centri di Responsabilità • I processi economici che si svolgono in ogni centro dovrebbero essere sufficientemente omogenei • La direzione di ogni C.d.R. dovrebbe essere dotata di adeguate capacità manageriali • Il C.d.R. deve essere dotato di risorse umane, finanziarie e materiali di una certa significatività • I C.d.R. possono essere classificati in:  Centri di Costo  Centri di Ricavo  Centri di Risultato  Centri d’investimento.
  • 12. Alcune caratteristiche insite negli Obiettivi di Budget • CHIAREZZA: intelleggibile e quindi comprensibile da tutto il team che rappresenta il C.d.R. • MISURABILITA’: cioè quantificabile con esattezza. La misurazione dei risultati è fondamentale per l’attività di controllo e la successiva fase di modulazione degli interventi. • COERENZA STRATEGICA: L’azienda si deve muovere in modo coordinato ed armonico vs. mete predefinite nella pianificazione pluriennale
  • 13. Alcune caratteristiche insite negli Obiettivi di Budget • RAGGIUNGIBILITA’: ambizioso, sfidante ma conseguibile con le leve dell’autorità/responsabilità di ogni C.d.R. • CONDIVISIONE: per quanto possibile i risultati attesi dovrebbero essere il frutto della “negoziazione” dei vari C.d.R. col vertice ed espressione della partecipazione di tutti i membri del team di ciascun C.d.R. • A supporto dell’UTENZA (sia esterna che interna) • Orientato al MIGLIORAMENTO continuo • COMPATIBILE con le RISORSE DISPONIBILI:
  • 14. Alcune caratteristiche insite negli Obiettivi di Budget • COERENTE CON GLI OBIETTIVI DI ALTRI C.d.R • INTIMAMENTE CONNESSO ad un sistema INCENTIVANTE CHIARO ED EFFICACE • RIVEDIBILE: sulla base dell’evoluzione dell’ambiente esterno e/o per il verificarsi di fatti nuovi e/o imprevisti
  • 15. IL CONTROLLO CONCOMITANTE • Il ruolo della Contabilità Generale (Co.Ge): è fondamentale nel documentare con l’avvicendarsi della gestione le variazioni quali-quantitative degli elementi del patrimonio e la conseguente e concomitante formazione del risultato di periodo • Il ruolo della Contabilità Analitica (Co.A): fondamentale per apprezzare l’economicità d’impiego delle risorse disponibili (grado di efficienza nell’utilizzo degli input di processo relativamente a singoli C.d.R. e non all’azienda nel complesso); attraverso la Co.A. è possibile inoltre raggiungere altri obiettivi:
  • 16. IL CONTROLLO CONCOMITANTE a. Confrontare i risultati conseguiti con i costi standard b. Calcolare il costo di ogni singolo fattore produttivo per C.d.R. c. Calcolare correttamente alcuni indici di efficienza d. Prendere decisioni del tipo make or buy e. Definire razionalmente i prezzi dei prodotti f. Effettuare comparazioni temporali e spaziali in relazione ai costi e all’efficienza conseguita g. Definire gli indicatori di risultato e/o di performance
  • 17. IL CONTROLLO SUSSEGUENTE • Gli indici di Bilancio: I ratios sono dei rapporti fra grandezze patrimoniali che contribuiscono ad evidenziare la situazione economico-finanziaria e patrimoniale dell’azienda. • I rendiconti finanziari: analisi del quadro dinamico delle grandezze – analisi dei flussi • I margini patrimoniali: (confronto di grandezze patrimoniali recuperabili dal bilancio opportunamente riclassificato)
  • 18. Lineamenti teorici della pianificazione strategica e della programmazione aziendale pluriennale • La pianificazione strategica è il processo attraverso il quale si giunge all’individuazione di alternative economiche in relazione alle attività che si vogliono svolgere in un certo periodo temporale con un certo set di risorse. • Stabilisce gli obiettivi da raggiungere in un certo arco temporale comportando la predisposizione di risorse e stabilendo le modalità attraverso le quali vanno conseguite le aspettative indicate.
  • 19. Lineamenti teorici della pianificazione strategica e della programmazione aziendale pluriennale • In altro modo possiamo definire la pianificazione come il processo che anticipa alcune decisioni tra loro coordinate. L’output di questo processo è il piano ovvero il documento che condensa le future scelte di gestione, gli obiettivi e le modalità con cui raggiungerli. • La programmazione, invece, traduce in scelte operative le strategie evidenziate nel piano
  • 20. Lineamenti teorici della pianificazione strategica e della programmazione aziendale pluriennale • Alcune citazioni autorevoli: • “La pianificazione strategica è il processo di decisione sugli obiettivi dell’organizzazione, sui loro cambiamenti, sulle risorse da usare per il loro raggiungimento e sulle politiche che debbono informare l’acquisizione, l’uso e l’assegnazione di tali risorse”. (Robert N. Anthony)
  • 21. Lineamenti teorici della pianificazione strategica e della programmazione aziendale pluriennale • Alcune citazioni autorevoli: • “La pianificazione, nel senso più stretto, è presente in tutte le altre funzioni, quali organizzare, controllare, coordinare, assistere e dirigere. Ciascuna di queste funzioni è pianificata e di conseguenza questi piani sono studiati per inquadrarsi in un più grande piano specifico o in un gruppo di piani, quali l’introduzione sul mercato di un nuovo prodotto, l’entrata su di un nuovo mercato o la sostituzione di macchinario obsoleto” (Le Breton, Henning )
  • 22. Lineamenti teorici della pianificazione strategica e della programmazione aziendale pluriennale • Alcune citazioni autorevoli: • “La pianificazione comprensiva consiste nella continua formulazione di obiettivi per una entità organizzata e nella guida delle sue attività verso il raggiungimento degli obiettivi formulati. La pianificazione aziendale è quel termine che designa la pianificazione comprensiva di una impresa. La pianificazione funzionale prende in esame un particolare elemento del problema globale. Nelle aziende questo elemento potrebbe essere la produzione, la finanza, le relazioni pubbliche. Il metodo della pianificazione aziendale riflette la natura continua del processo. Le sue quattro fasi, obiettivi, piani, integrazione-decisione, conseguenze, danno vita ad un circolo procedurale di interdipendenze. I piani sono sviluppati ed accettati per avere una base mediante la quale misurare la prestazione effettiva. In ciascuno di questi esempi di controllo, la sequenza generale delle operazioni è la stessa. Prima di tutto vi è un meccanismo di misura. A questo segue una comparazione tra la prestazione misurata e quella standard o desiderata. Sulla base di questa comparazione si dà inizio alle azioni di controllo.” (Melville C. Branch)
  • 23. Lineamenti teorici della pianificazione strategica e della programmazione aziendale pluriennale • In un contesto aziendale l’attività di pianificazione può assumere varie forme: • Può essere implicita (tipica delle imprese individuali e/o delle piccolissime organizzazioni) • Può essere esplicita: esplicitando obiettivi, risorse e definendo le responsabilità
  • 24. Lineamenti teorici della pianificazione strategica e della programmazione aziendale pluriennale • E’ in corso una tendenza vs. la seconda modalità per il concomitante verificarsi di questi eventi: (ambiente esterno) 1. Maggiore dinanismo dei mercati 2. Aumento del grado di competizione 3. Saturazione di mercati tradizionali 4. Evoluzione nei mercati di approvvigionamento di risorse 5. Presenza di vincoli di natura socio-politica 6. Maggior consapevolezza della responsabilità sociale dell’impresa
  • 25. Lineamenti teorici della pianificazione strategica e della programmazione aziendale pluriennale • E’ in corso una tendenza vs. la seconda modalità per il concomitante verificarsi di questi eventi: (ambiente interno) 1. Crescente livello di innovazione tecnologica (prodotti e processi) 2. Sviluppo e crescita dei processi di integrazione, diversificazione ed internazionalizzazione delle imprese 3. Crescente complessità/difficoltà nel sistema delle decisioni aziendali
  • 26. Lineamenti teorici della pianificazione strategica e della programmazione aziendale pluriennale In relazione al processo di estrapolazione e di ottenimento dei risultati possiamo individuare fondamentalmente due approcci: • Pianificazione estrapolativa: il futuro è visto semplicemente come estrapolazione del passato e/o del presente • Pianificazione strategica: L’azienda ed i centri decisionali cercano di assumere una posizione attiva o proattiva nei confronti del cambiamento (sia esterno che interno)
  • 27. Lineamenti teorici della pianificazione strategica e della programmazione aziendale pluriennale Il comportamento dell’azienda in relazione all’ambiente in cui opera può essere: • Passivo o adattivo: si adegua a ciò che sta avvenendo • Anticipativo: cerca di individuare i futuri scenari al fine di predisporre la propria organizzazione al cambiamento • Attivo o innovativo: oltre a cercare di prevedere gli scenari futuri, cerca di influenzare il cambiamento a proprio favore
  • 28. Il bilancio pluriennale: uno strumento a supporto della pianificazione strategica • Consiste nel tradurre in cifre l’orientamento strategico definito in sede di pianificazione. • Questo documento contribuisce a prospettare i risvolti finanziari delle scelte strategiche adottate • E’ un documento formale con cui comunicare intenzioni strategiche, valori, aspirazioni del management, le milestone da conseguire, le risorse da impegnare in termini di personale, fattori produttivi e disponibilità finanziarie
  • 29. Il bilancio pluriennale: uno strumento a supporto della pianificazione strategica • Il piano ha quindi una dimensione temporale di medio- lungo periodo (3/5 anni) mentre il budget (piano operativo) è il risultato del secondo momento della pianificazione: tradurre in scelte operative i piani realizzati. • In altro modo possiamo definire il budget come l’approfondimento e l’implementazione di un singolo anno del piano.
  • 30. Il budget • Il budget, a differenza del piano, è uno strumento molto più analitico poiché partendo dalle direttive impartite nell’attività di pianificazione strategica, definisce come i responsabili operativi, attraverso l’attuazione delle politiche aziendali, intendono raggiungere gli obiettivi strategici dell’impresa. • Dal punto di vista amministrativo il budget può essere considerato come l’insieme integrato dei documenti contabili che evidenziano gli obiettivi economici, finanziari e patrimoniali che l’impresa intende perseguire nel successivo periodo amministrativo.
  • 31. Il budget: alcune caratteristiche Il budget si caratterizza per i seguenti elementi: 1. Dalla determinazione degli obiettivi di BREVE TERMINE (sia globali che particolari), da conseguire e dal controllo dell’effettivo grado di raggiungimento degli stessi. 2. Dall’individuazione di obiettivi riferiti sia all’impresa nel complesso (globali) che a sue singole componenti (parziali) 3. Dall’utilizzo di valori PREVENTIVI col duplice scopo di a. Fornire obiettivi b. Individuare parametri di controllo
  • 32. Il budget: alcune caratteristiche Il budget, per sua natura, indica un programma di gestione futura (un singolo periodo amministrativo) che si caratterizza per i seguenti elementi: 1. GLOBALITA’ 2. ARTICOLAZIONE PER CENTRI DI RESPONSABILITA’ 3. ARTICOLAZIONE PER INTERVALLI INFRANNUALI 4. GLI OBIETTIVI SONO QUANTIFICATI IN TERMINI STRETTAMENTE MONETARI
  • 33. GLOBALITA’ • Il budget deve essere redatto tenendo in debita considerazione tutte le dimensioni in cui si estrinseca la gestione aziendale e quindi deve necessariamente ricomprendere: • Tutte le funzioni aziendali • Tutti i livelli della struttura organizzativa • Tutti i prodotti e/o servizi offerti • Tutti gli aspetti della gestione (economico, finanziaria, monetaria e patrimoniale) • In sintesi possiamo affermare che il budget rappresenta per l’impresa un modello sistemico e globale.
  • 34. Articolazione per C.d.R. • Il budget, per essere un’efficace ed efficiente strumento di guida e di motivazione non è riservato solo al “top management” ma deve coinvolgere necessariamente tutti coloro che, a vari livelli, rivestono posizioni di responsabilità. • Solo per questa via, è possibile coordinare l’attività delle differenti unità organizzative e/o funzioni, dell’impresa vs. il raggiungimento di obiettivi parziali e particolari, attraverso i quali potranno essere raggiunti gli obiettivi di livello superiore (struttura ad albero) • I singoli C.d.R. sono quindi responsabilizzati al conseguimento di precisi obiettivi fra loro coordinati
  • 35. Articolazione per intervalli infra- annuali • L’articolazione per periodi infra-annuali può essere necessaria per due motivazioni: 1. Tener conto della discontinuità nelle condizioni di svolgimento dell’attività aziendale (per es. stagionalità) 2. Per permettere un constante e sistematico controllo fra svolgimento dell’attività e quella preventivata, in modo da consentire, in caso di divergenze, interventi tempestivi allo scopo di risolvere eventuali problemi. • Definire aprioristicamente una periodicità non è corretto poiché essa è strettamente ed intimamente connessa alle condizioni endogene ed esogene nelle quali opera l’impresa.
  • 36. Quantificazione monetaria degli obiettivi • Gli obiettivi devono essere tradotti in termini quantitativi allo scopo di permetterne una loro misurazione (sia preventiva che a consuntivo) con un’unica ed oggettiva unità di misura • Tutto ciò permette di “consolidare” i singoli budget di settore in un unico budget di sintesi attraverso l’omogeneizzazione dell’unità di misura • Permette di diffondere una mentalità ed una cultura economica fra i diversi responsabili della struttura organizzativa.
  • 37. Il budget • Dopo quanto è stato analizzato possiamo quindi concludere che in estrema sintesi è possibile attraverso il budget trasformare in unità monetarie (costi, ricavi, entrate, uscite, investimenti e finanziamenti) tutte le previsioni e le scelte che sono state operate dall’impresa.
  • 38. Il budget: gli scopi • In linea di massima possiamo sostenere che gli scopi che l’impresa persegue attraverso l’utilizzo del budget siano essenzialmente tre: 1. Guida e coordinamento dell’azione dei vari organi dell’impresa 2. Controllo dell’efficienza e dell’efficacia della gestione aziendale 3. Motivazione e valutazione del personale
  • 39. L’articolazione del budget • Il budget si può articolare nei seguenti documenti di sintesi: 1. BUDGET ECONOMICO 2. BUDGET PATRIMONIALE 3. BUDGET FINANZIARIO (budget delle fonti e degli impieghi – budget di cassa o tesoreria)
  • 40. Il budget Economico • Non è altro che un conto economico preventivo che viene redatto per soddisfare esigenze INTERNE e non è quindi destinato ad informare i terzi. • Viene redatto in forma scalare • È strutturato in maniera tale da permettere l’individuazione di risultati economici intermedi di effettiva utilità • E’ eventualmente articolato per linee di prodotto e/o aree di attività aziendale
  • 41. Il budget Economico: le opzioni di redazione • Le opzioni di redazione del budget economico più diffuse possono essere sostanzialmente ricondotte a 3 modalità: 1. Il budget economico a costo del venduto 2. Il budget economico a valore aggiunto 3. Il budget economico a margini di contribuzione
  • 43. L’opzione a costo del venduto
  • 44. L’opzione a margini di contribuzione
  • 45. Note a l’opzione a valore aggiunto • Questo schema permette di evidenziare alcuni aggregati di fondamentale importanza: • valore della produzione ottenuta: questo margine comprende tutti i ricavi che hanno origine dalla gestione caratteristica dell’impresa, ossia la produzione e lo scambio di beni o servizi a cui si aggiungono gli altri ricavi tipici e la variazione delle rimanenze • valore aggiunto: rappresenta il valore che l’azienda aggiunge attraverso la produzione ai beni ed ai servizi acquisiti dai terzi, all’esterno dell’azienda. E’ dato dalla differenza tra il valore della produzione e i costi per acquisti di materie e merci, di servizi, per godimento beni di terzi e degli oneri diversi di gestione direttamente afferenti alla gestione caratteristica
  • 46. Note a l’opzione a valore aggiunto • margine operativo lordo (EBITDA): è dato dalla differenza tra il valore della produzione ed i costi dei fattori produttivi a veloce ciclo di utilizzo (tutti i costi per beni e servizi acquistati all’esterno e il costo per il personale). • reddito operativo (EBIT): rappresenta l’utile o la perdita derivante dalla gestione caratteristica dell’azienda. Il reddito operativo è calcolato anche come differenza tra il margine operativo lordo e gli ammortamenti, gli accantonamenti e le altre svalutazioni dell’attivo • risultato della gestione accessoria o atipica: rappresenta la differenza tra i ricavi o proventi e i costi che non fanno parte né dell’attività tipica o caratteristica dell’azienda, della gestione finanziaria o di quella straordinaria.
  • 47. Note a l’opzione a valore aggiunto • risultato della gestione finanziaria: dato dalla differenza tra i proventi e gli oneri finanziari • risultato della gestione ordinaria: è rappresentato dalla somma algebrica dei margini analizzati fino ad ora, ossia del reddito operativo, del risultato della gestione atipica e del risultato della gestione finanziaria; • risultato della gestione straordinaria: indica la differenza tra proventi ed oneri che non fanno parte della gestione ordinaria, ma che appunto che sono estranei alla stessa.
  • 48. Note a l’opzione a costo del venduto • Rispetto alla configurazione a “valore aggiunto”, quella a “costo del venduto” mostra in particolare i seguenti risultati: • costo del venduto: tale valore è dato da • + Rimanenze iniziali di magazzino • + Acquisti • - Rimanenze finali di magazzino • + Costo del lavoro industriale • + Ammortamenti industriali • + Spese industriali
  • 49. Note a l’opzione a costo del venduto • margine industriale lordo: evidenzia il reddito che emerge dalla gestione produttiva dell’azienda e quindi quanto reddito ancora può essere eroso dalle altre funzioni aziendali (commerciale, amministrativa, distributiva, etc.). • Questa opzione consente di individuare l’incidenza delle singole funzioni sui ricavi netti di vendita. • Questo schema è spesso utilizzato dalle imprese mono prodotto
  • 50. Note a l’opzione a margine di contribuzione • Nel piano economico configurato a “margine di contribuzione” vengono evidenziati i margini di contribuzione che rappresentano quanta parte dei ricavi ancora rimane dopo aver coperto i costi variabili per la copertura dei costi fissi (il primo per quelli diretti ed il secondo per quelli indiretti) • Questo schema può contenere varianti per linee di prodotto, aree geografiche ecc.) • In altro modo possiamo anche dire che il margine (I e II) esprimono il contributo offerto da ciascuna area di attività alla copertura dei costi fissi ed alla creazione di reddito operativo caratteristico.
  • 51. Note a l’opzione a margine di contribuzione • Il budget economico a “margini di contribuzione” permette quindi di esprimere precise considerazioni in merito: • Alla convenienza economica espressa all’attività aziendale complessiva da ciascuna “singola area” • Alla valutazione che potrebbe derivare dall’eliminazione di una singola linea di prodotti/area geografica/ area di attività • In virtù di quanto appena esposto è chiaro, pertanto, che questo schema viene particolarmente utilizzato dalla aziende pluri prodotto e/o che lavorano su più mercati.
  • 53. Alcuni cenni al Budget delle vendite • Rientra nell’ambito dei budget settoriali • Esprime obiettivi e programmi con riferimento alla sola area commerciale (sia in termini di volumi che di valori) • E’ normalmente articolato su più dimensioni di analisi: tempo, produzioni, clienti, canali distributivi, aree geografiche ecc. • Attenzione a facili ottimismi che portano spesso alle seguenti conseguenze: eccessivi investimenti in capitale fisso, eccessivi rifornimenti di fattori produttivi, aumento delle scorte e peggioramento della liquidità aziendale. • Al contrario presunzioni troppo pessimistiche portano a: perdite di quote di mercato, peggioramenti qualitativi e ritardi di consegna, peggioramento della liquidità
  • 54. Alcuni cenni al Budget delle vendite • Le implicazioni più immediate riguardano la determinazione del mix di prodotto da vendere • Fissazione del prezzo di vendita per ogni unità di prodotto venduta
  • 55. Alcuni cenni al Budget delle vendite Budget dei costi commerciali 1. Individua le varie tipologie di costi sostenuti dall’azienda per la commercializzazione dei prodotti 2. Determina quantitativamente i costi commerciali Budget degli investimenti commerciali 1. Riepiloga l’ammontare degli investimenti aventi carattere commerciale, sia di breve che di medio- lungo periodo 2. Tali valori confluiranno successivamente nel budget degli investimenti
  • 56. Alcuni cenni al Budget delle vendite
  • 57. Alcuni cenni al Budget della produzione Ha lo scopo di giungere alla determinazione quantitativa delle attività relative alla funzione produttiva. Si occupa di: 1. Quantità da produrre (Vs. Budget delle vendite) 2. Costi da sostenere per i volumi di produzione programmati 3. Investimenti in capitale fisso ed in capitale circolante relativi all’area della produzione Presuppone: Decisioni sulla politica delle scorte Conoscenza dei costi standard Articolazione in numerose sub-dimensioni Connessione con il budget del personale
  • 58. Alcuni cenni al Budget della produzione • Il budget della produzione si articola nei seguenti budget operativi: a) Budget delle materie prime b) Budget della manodopera diretta c) Budget delle spese generali di produzione
  • 59. Il budget delle materie prime e dei materiali Sostanzialmente prende in considerazione tre distinte informazioni: a) Il Volume della produzione, come da relativo programma b) Il Programma delle materie prime (il quale implica la conoscenza dei rendimenti standard) c) Il Livello delle rimanenze iniziali e finali delle materie in magazzino
  • 60. Il budget delle spese generali di produzione (SGT) Sostanzialmente le SGT prendono in considerazione le seguenti informazioni non direttamente imputabili al prodotto fabbricato: a) Mano d’opera indiretta b) Quote di ammortamento di immobilizzazioni tecniche c) Manutenzione d) Altri costi industriali comuni a più reparti Spesso ma non sempre le SGT rappresentano dei costi fissi indipendenti dalla quantità prodotta e quindi non direttamente imputabili al prodotto fabbricato. A volte tali costi hanno carattere discrezionale (es. spese di formazione)
  • 61. Il budget delle spese generali di produzione (SGT) • Il budget dei costi generali ha lo scopo di definire gli obiettivi di costo nel rispetto dei quali dovranno essere realizzate nel futuro le attività connesse ai servizi generali, alle richieste dei programmi di vendita e delle produzioni e dai programmi delle attività connesse • Le due metodologie utilizzate possono essere  quelle dell’approccio incrementale (incremental budgeting)  dell’approccio a base zero (zero based budget)
  • 62. Il budget delle altre aree Nell’ambito dei budget particolari va sicuramente ricordato quello delle “altre aree aziendali” o “strutture centrali” quali possono essere: • Direzione Generale e servizi • Amministrazione e controllo • Finanza • R&D • Pubbliche relazioni • Gestione del personale Si tratta di aree dove prevalgono attività amministrative (d’ufficio e non produttive) e che sono normalmente qualificabili come centri di costo
  • 63. Il budget degli investimenti • Riguarda la programmazione di acquisti esterni o la produzione interna di beni (materiali, immateriali o finanziari) ad utilizzo pluriennale • A differenza degli altri budget particolari, considera un arco di tempo pluriennale • Deriva dall’aggregazione di una pluralità di richieste o progetti di investimento • Traduce in termini operativi (dettaglio della scelta) le linee generali già fissate nei piani pluriennali • Concorre alla definizione del fabbisogno finanziario dell’anno di budget
  • 64. Il budget degli investimenti: le fasi di redazione Il punto di partenza è rappresentato dall’analisi del piano pluriennale degli investimenti che deve trovare una dimensione “annualizzata” attraverso la redazione del budget annuale degli investimenti. Si procede quindi ad una verifica della fattibilità tecnica e della convenienza economica/finanziaria dei singoli investimenti (analisi del cash flow, del tir, del van ecc.) Si verifica ulteriormente la conformità tecnica ed economico- finanziaria degli investimenti (convalida finanziaria di tutti gli investimenti attraverso il budget finanziario) Si procede quindi ad autorizzare gli investimenti L’ultimo passo infine è rappresentato dall’attività di consuntivazione e controllo degli investimenti realizzati
  • 65. Il budget degli investimenti: alcune classificazioni A seconda della tipologia degli investimenti da realizzare possiamo adottare la seguente classificazione: • strategici o di rinnovo, per l’innovazione dell’azienda • di espansione o per incrementare la capacità produttiva • di razionalizzazione delle risorse, per migliorare l’efficienza produttiva (rinnovo tecnologia) • di sostituzione, per evitare il degrado e l’obsolescenza dei beni di proprietà
  • 66. Incremental budgeting • In questa logica i costi discrezionali vengono programmati partendo dallo stanziamento dell’anno precedente a cui si aggiunge o si toglie un certo ammontare a seconda dell’inflazione prevista, di nuove attività o del venir meno di attività preesistenti per tenere conto degli sviluppi previsti nelle attività dei servizi e degli altri cambiamenti imposti dall’esterno
  • 67. Incremental budgeting Vantaggio: Rapidità di elaborazione Svantaggi: Si basa fondamentalmente sul passato Non rimette in discussione il livello attuale dei costi che potrebbe riflettere attività inutili, sprechi ed altre disfunzioni ma lo perpetua
  • 68. Zero based budget • Con il “budget a base zero” ogni periodo si rimette in discussione l’attività da svolgere nei centri di costo discrezionali cioè si fa il budget partendo ogni volta da zero, senza lasciarsi condizionare eccessivamente dalle attività svolte e dai costi sostenuti nel passato. • Le attività di servizi generali che comportano il sostenimento di costi discrezionali, sono di difficile pianificazione e controllo. Il rimettere in discussione le suddette tipologie di operazioni di gestione di anno in anno può lasciare ampi margini di miglioramento nel perseguimento delle condizioni di efficienza e di efficacia
  • 69. Zero based budget Vantaggi a) Si costringe ciascun responsabile a giustificare le attività che si svolgono nel proprio centro ed i relativi costi partendo ogni volta da “zero” b) Respingendo le proposte per le quali non viene fornita un’esauriente giustificazione, si eliminano le attività inutili o le riduzioni arbitrarie di budget c) Evita le distorsioni derivanti dalla logica incrementale Svantaggi a) Richiede tempi elevati ed un’ingente documentazione b) Resistenze da parte dei manager coinvolti e scarsa motivazione dei membri dell’organizzazione c) complessità delle analisi richieste; d) rischio di soggettività e opportunismo nell’elaborazione delle alternative
  • 70. Zero based budget Le fasi più significative del budget a base zero sono le seguenti: identificazione degli obiettivi da raggiungere valutazione delle alternative utilizzabili per realizzare le attività utili al raggiungimento degli obiettivi valutazione dei livelli alternativi delle risorse finanziarie richieste valutazione del carico di lavoro e delle misure di performance; definizione delle priorità elaborazione del budget
  • 71. Il budget patrimoniale Non è altro che uno stato patrimoniale preventivo riferito alla data di chiusura dell’esercizio successivo ma che non è redatto secondo gli schemi previsti dall’art. 2424 del cod. civ. E’ redatto in modo tale da consentire: L’esatta individuazione della composizione quali- quantitativa dei finanziamenti e degli investimenti in essere alla chiusura dell’esercizio successivo la composizione temporale dei finanziamenti e degli investimenti E’ redatto secondo uno schema di liquidità delle poste.
  • 74. Il budget finanziario Si compone di due documenti: A. Il budget delle fonti e degli impieghi B. Il budget di cassa o di tesoreria Rappresentano i flussi finanziari sia in termini di risorse globali che di cassa previsti per l’anno successivo. • Da un punto di vista strettamente quantitativo consentono di verificare la fattibilità finanziaria dei programmi d’esercizio (tramite autofinanziamento o fonti esterne) • Da un punto di vista qualitativo consentono di ottenere informazioni su: a. Qualità della struttura finanziaria b. Costo del capitale c. Individuazione di alternative e destinazione delle eccedenze
  • 75. Il budget finanziario Lo scopo del budget finanziario è pertanto quella di verificare la fattibilità finanziaria dei programmi operativi aziendali, attraverso l’accurata analisi dei fabbisogni richiesti e dei mezzi finanziari disponibili o accessibili per l’impresa. In particolare a fronte dei programmi previsti sarà necessario individuare: 1) Le risorse finanziarie che si ritiene potranno essere generate in via autonoma dall’impresa. 2) Le risorse finanziarie che si ritiene potranno essere acquisite esternamente dall’impresa.
  • 76. Il budget finanziario • Il Budget delle fonti e degli impieghi mette in evidenza il fabbisogno di copertura finanziaria globale dei vari programmi per l’anno. Mette quindi in risalto tutti i flussi finanziari previsti per il periodo amministrativo successivo. Ciò di cui si vuole evidenziare le variazioni (i flussi) è dato quindi dal totale dei finanziamenti ed investimenti netti. • Il Budget di cassa o di tesoreria evidenzia le necessità di cassa di breve periodo per far fronte ai programmi previsti ed inerenti allo stesso arco temporale. Il documento evidenzia le entrate ed uscite monetarie in base al principio di percezione per cassa. Per tale motivo il budget di tesoreria è lo strumento principe cui è demandata la verifica dell’equilibrio monetario di breve e/o brevissimo termine.
  • 78. Il budget delle fonti e degli impieghi • È un rendiconto finanziario preventivo • Mette in correlazione le fonti finanziarie con i programmi del prossimo periodo (impieghi) definendo il fabbisogno finanziario annuale globale • Analizza il complesso degli investimenti o degli impieghi di capitale e le relative fonti di finanziamento necessarie alla copertura degli investimenti programmati • Analizza accuratamente le tipologie di investimenti e le possibili fonti finanziarie (interne/esterne)
  • 79. Il budget delle fonti e degli impieghi: schema di sintesi
  • 80. Budget delle fonti e degli impieghi IMPIEGHI FONTI Inv. Capitale circolante Cash flow potenziale + scorte, + crediti, + cassa (utile +/- costi/ricavi non Inv. Capitale fisso monetari) + immbolizzazioni Disinvest. Capitale circolante Riduzione Capitale di credito - scorte, - cassa, - crediti - debiti (breve o lungo t.) Disinvest. Capitale fisso Riduzione capitale proprio - immbolizzazioni Rimborso capitale sociale Aumento Capitale di credito Distribuzione dividendi + debiti (breve o lungo t.) Aumento capitale proprio Aumento capitale sociale Fabbisogno finanziario Fonti di copertura
  • 81. Il budget delle fonti e degli impieghi Cash flow della gestione corrente si può calcolare in due modi: = Ricavi monetari – Costi monetari = Utile d’esercizio + costi non monetari (ammortamenti, accantonamenti, svalutazioni) – ricavi non monetari (rivalutazioni di cespiti)
  • 82. Facciamo qualche caso pratico • Spazio alle esercitazioni Work in progress
  • 83. • Budget come riferimento fondamentale per la funzione di programmazione e controllo • Essenziale ai fini dell’attuazione del meccanismo di feedback • Duplice valenza: documento formale e processo di motivazione e responsabilizzazione • Lungo iter di redazione (budget settoriali e loro consolidamento) • Rilevanza dei diversi approcci alla redazione del budget (top-down, bottom-up, incremental budgeting, zero based budget etc.)
  • 84. Gli indici di bilancio I ratios consentono una completa ed accurata analisi della situazione economico-finanziaria e patrimoniale dell’azienda. Tale analisi viene condotta sui bilanci riclassificati sui quali vengono appositamente costruiti determinati indici. L’analisi per indici fa parte del cosiddetto controllo susseguente ed in ogni caso comporta un’analisi di tipo statico. Esistono vari indici di bilancio che per comodità segmenteremo in varie categorie: 1. Indici per l’analisi della redditività netta 2. Indici per l’analisi della redditività operativa 3. Indici per l’analisi della solidità patrimoniale 4. Indici per l’analisi della situazione di liquidità
  • 85. Gli indici di bilancio L’analisi di bilancio si prefigge di trasformare i dati del bilancio in informazioni. Quando devono essere interpretati i risultati di bilancio attraverso gli indici si deve sempre considerare che ogni indice non ha un significato autonomo ogni indice deve essere interpretato e valutato in una visione di insieme con gli altri indici I migliori risultati in termini interpretativi e valutativi si raggiungono analizzando una serie di bilanci e studiando l'andamento nel tempo degli indici di bilancio significativi, in modo da comprendere in quale direzione si sta muovendo l'impresa (analisi di bilancio dinamica).
  • 86. Schema degli indici per l’analisi della redditività
  • 87. Schema degli indici per l’analisi della redditività • Gli indicatori di redditività sono indici che permettono di osservare la capacità di un'impresa di produrre reddito e di generare risorse. • Tali indicatori sono utili sia per gli investitori, che possono avere una previsione circa i possibili ritorni economici del loro investimento, sia in generale per analizzare l'affidabilità di un'impresa attribuendogli un rating specifico
  • 88. Indici per l’analisi della redditività • Il punto di partenza è l’analisi della redditività complessiva dell’impresa nei confronti degli azionisti Risultato d’esercizio ROE (Return on Equity) = Patrimonio Netto • Se si rileva un trend negativo o positivo della profittabilità dell’impresa occorre comprendere le ragioni di tale andamento: è necessario individuare in che modo la gestione operativa, finanziaria e “straordinaria” hanno contribuito a tale risultato. • Per poter dire se un dato valore di ROE è positivo o negativo bisogna metterlo a confronto col rendimento di investimenti alternativi a basso rischio
  • 89. Indici per l’analisi della redditività operativa Il ROE dipende direttamente da: 1. ROI 2. LEVERAGE 3. INCIDENZA DELLA GESTIONE NON CARATTERISTICA Il ROE dipende indirettamente da: 1. ROS 2. TASSO DI ROTAZIONE DEGLI IMPIEGHI
  • 90. Il ROI (return on investment) Il ROI rappresenta il rendimento dell’attività tipica dell’impresa. Il ROI prescinde completamente da ogni considerazione di natura finanziaria e fiscale.
  • 91. Il ROI (return on investment) Esprime il rendimento dell'investimento effettuato nell'attività tipica dell'azienda e dovrà successivamente essere suddiviso in tre componenti: 1. la remunerazione dei finanziamenti di terzi 2. l'incidenza fiscale 3. l'utile degli azionisti o soci L'impresa potrà confrontare il proprio indice ROI con quello dei concorrenti allo scopo di comprendere meglio le risultanze del proprio rendimento dell'investimento nella gestione caratteristica rispetto a quello degli altri operatori. Il ROI è il rendimento degli investimenti effettuati e deve essere confrontato con il costo percentuale medio del capitale finanziato a titolo di prestito (tasso di interesse applicato dalle banche sui finanziamenti concessi “I”)
  • 92. Il ROI (return on investment) E’ possibile avere i seguenti casi: ROI > I In questo caso il rendimento degli investimenti effettuati dall’azienda è maggiore del costo percentuale medio del capitale finanziato a titolo di prestito e quindi conviene indebitarsi in quanto il denaro rende di più di quanto venga pagato. La leva finanziaria produce un effetto moltiplicatore positivo nei confronti del ROE; ROI = I In questo caso il rendimento degli investimenti effettuati e il costo percentuale medio del capitale finanziato a titolo di prestito si equivalgono e la leva finanziaria ha un effetto nullo; ROI < I In questo caso il rendimento degli investimenti effettuati è minore del costo percentuale medio del capitale finanziato a titolo di prestito e la leva finanziaria ha un effetto moltiplicatore negativo nei confronti del ROE. Sfruttare la leva finanziaria, in sostanza, vuol dire prendere in prestito dei capitali confidando nella propria capacità di investirli ottenendo un rendimento maggiore del tasso di interesse richiesto dal prestatore.
  • 93. Il ROS (return on sales)
  • 94. Il ROS (return on sales) Il ROS esprime la percentuale di guadagno lordo in termini di risultato operativo su 100 di vendite nette. L’indice è tanto più soddisfacente quanto più risulta elevato. Il ROS aumenta con l’aumentare dei ricavi e con il diminuire dei costi. I ricavi possono aumentare sia incrementando il volume delle vendite, sia incrementando i prezzi di vendita. Il valore del ROS deve sempre essere analizzato assieme ad un altro indice ovvero il tasso di rotazione degli impieghi (per evitare che un aumento dei prezzi determini un calo eccessivo nelle vendite) Un aumento del ROS causa spesso una diminuzione del ROT e viceversa. L’azienda dovrà tenere sotto controllo i due indici cercando di trovare il punto di equilibrio in cui il ROI esprime il valore più alto possibile
  • 95. Il ROS (return on sales) R.O.S. > 0  Significa che una parte di ricavi è ancora disponibile dopo la copertura di tutti i costi inerenti alla gestione caratteristica. Esprime la capacità dei ricavi della gestione caratteristica a contribuire alla copertura dei costi extra-caratteristici, oneri finanziari, oneri straordinari e a produrre un congruo utile quale remunerazione del capitale proprio. R.O.S. = 0  La capacità remunerativa del flusso di ricavi caratteristici è limitata alla sola copertura dei costi della gestione caratteristica. In questo caso, la copertura degli oneri finanziari, degli oneri straordinari e l’utile dipendono dalla presenza di risorse extra-caratteristiche quali proventi finanziari e proventi straordinari. R.O.S. < 0  Viene segnalata l'incapacità dei ricavi caratteristici a coprire i costi della gestione caratteristica, oltre che, s'intende, i costi finanziari, i costi straordinari e la remunerazione del capitale proprio. E’ questo è il sintomo di una gravissima crisi produttiva e gestionale
  • 96. Indice rotazione Impieghi (ROT) Indica la capacità dell’impresa di razionalizzare l’utilizzo delle risorse nel breve periodo ovvero quanto capitale è necessario per ottenere un certo valore della produzione. Si valuta quindi la capacità dell’impresa di incrementare il valore della produzione mantenendo costante il capitale investito o di ridurre il capitale investito mantenendo costante il valore della produzione
  • 97. Indice rotazione Impieghi (ROT) In conclusione un elevato ROI con conseguente elevato ROE può essere ottenuto: Vendendo molto con ricariche basse sui costi di acquisto e conseguenti prezzi bassi (ROT alto, ROS basso), esempio la vendita nella grande distribuzione Oppure Vendendo poco con ricariche alte sui costi di acquisto e conseguenti prezzi alti (ROT basso, ROS alto) esempio la vendita nei piccoli negozi di vicinato
  • 98. Incidenza della gestione non caratteristica Esprime l’incidenza della gestione non caratteristica sul risultato operativo. Questo rapporto mette in evidenza quanto utile netto rimane dall'utile operativo dopo l'effetto degli interessi passivi, degli eventi finanziari, degli eventi straordinari della gestione atipica e delle imposte. Evidenzia, conseguentemente, l’influenza della gestione finanziaria, straordinaria, e fiscale sul risultato d’esercizio. Se queste gestioni influiscono negativamente sulla formazione del reddito, come frequentemente succede, il risultato di questo indice risulta < 1.
  • 99. Incidenza della gestione non caratteristica Se consideriamo poi che le imposte incidono in modo proporzionale constatiamo che tale indice, in condizioni normali di gestione, in assenza di gestione straordinaria e atipica, è influenzato pesantemente dalla gestione finanziaria ed in particolare dalla presenza di interessi passivi. Quindi molto spesso il peggioramento di questo indice è dovuto ad un maggiore indebitamento con conseguente incremento degli oneri finanziari. Se questo indice è pari all’unità (reddito operativo = utile d’esercizio) si evidenzia (caso scolastico) un’ assenza delle gestioni finanziarie, atipiche, straordinarie fiscali.
  • 100. Indice di indebitamento: leverage Il Leverage, anche se non rappresenta un indice di redditività, influenza direttamente il ROE. Il Leverage dimostra in che modo l’azienda riesce a finanziare i propri investimenti ed in particolare se con prevalenza di capitale proprio o di terzi. L = 1 significa che tutti gli investimenti sono finanziati con capitale proprio ( completa assenza di capitale di terzi ) 1 < L < 2 si verifica una situazione di positività, in quanto l’azienda possiede un buon rapporto tra capitale proprio e di terzi. L > 2 segnala una situazione di indebitamento aziendale, che diventa più onerosa per l’azienda al crescere di tale indice. Tanto più elevato è l’indice tanto maggiore è l’indebitamento.
  • 101. Indici per l’analisi della reddività netta On. finanziari Onerosità del capitale di credito Cap. di terzi (medio) Evidenzia il costo del capitale, espresso in termini percentuali, che viene preso a prestito da terzi (tipicamente il settore bancario). Attenzione: questo indice risulta strutturalmente sottostimato per vari motivi tra cui il fatto che gli oneri finanziari sono solo quelli realmente esplicitati E’ correlato all’indice di indebitamento nel senso che, a parità di condizioni, un indice di indebitamento superiore comporta un costo dei finanziamenti maggiore e viceversa.
  • 102. Indici per l’analisi della solidità patrimoniale Gli indici patrimoniali analizzano la struttura degli investimenti e dei finanziamenti ed esprimono la capacità dell’azienda di mantenere nel tempo una situazione di equilibrio strutturale. In relazione al criterio di formazione possiamo avere : indici di composizione dell’attivo indici di composizione del passivo In linea generale un’azienda si definisce rigida quando effettua forti investimenti nella struttura tecnico-produttiva (immobilizzazioni) che assume un rilievo maggiore rispetto all’attivo circolante. Al contrario un’azienda è elastica quando le immobilizzazioni nella struttura tecnico-produttiva rivestono una importanza minore rispetto all’attivo circolante.
  • 103. Indici per l’analisi della solidità patrimoniale Immobilizzazioni Rigidità degli impieghi Impieghi Attivo circolante Elasticità degli impieghi Impieghi Sono indici fra loro complementari. Esprimono la percentuale di impieghi a lungo (breve) ciclo di utilizzo rispetto al totale impieghi. A parità di altre condizioni è preferibile un valore basso del primo indice ed un valore alto del secondo. Dipendono essenzialmente dal tipo di attività svolta per cui è ipotizzabile che un’azienda mercantile avrà meno immobilizzazioni rispetto a quelle industriali.
  • 104. Indici per l’analisi della solidità patrimoniale Mezzi propri Autonomia finanziaria Tot. finanziamenti Capitale di terzi Dipendenza finanziaria Tot. finanziamenti Sono indici fra loro complementari. Il totale dei finanziamenti sono dati dal totale delle passività più il patrimonio netto. L’autonomia finanziaria aumenta con l’aumentare del capitale netto. Tali indici sono espressi indirettamente dall’indice di leva finanziaria già analizzato in precedenza.
  • 105. Indici per l’analisi della solidità patrimoniale Passività BT Incidenza debiti B.T. Tot. finanziamenti Pass. consolidate Incidenza debiti M/L.T. Tot. finanziamenti Sono indici fra loro complementari. In linea generale è opportuno avere uno “sbilanciamento” sul medio/lungo termine in quanto, indirettamente, non evidenziano situazioni di stress finanziario sul breve termine. A parità di condizioni è quindi preferibile un valore basso del primo indice ed uno elevato del secondo.
  • 106. Indici per l’analisi della solidità patrimoniale Capitale proprio Copertura delle imm.ni Immobilizzazioni C.N. + pass.cons. Incidenza debiti M/L.T. Immobilizzazioni Un indice > 1 segnala una situazione ottimale ed un corretto utilizzo delle fonti di finanziamento (tutti gli investimenti a medio/lungo termine sono finanziati con capitale destinato a rimanere vincolato in azienda) Un indice < a 1 segnala uno squilibrio nella relazione tra investimenti e finanziamenti.
  • 107. Indici per l’analisi della situazione di liquidità dell’azienda Attivo corrente Indice di liquidità corr. Passivo corrente Liquid. Imm. + liquid. Diff. Quoziente secco di liquid. Pass. corrente Il primo indice esprime la capacità di far fronte ai debiti a breve utilizzando le disponibilità a breve (magazzino, disponibilità, liquidità). E’ considerato soddisfacente un indice vicino a 2; un valore inferiore a 1 denota gravi problemi di solvibilità nel breve periodo Nel caso dell’acid test è considerato soddisfacente un valore prossimo all’unità mentre un valore inferiore segnala problemi di solvibilità nel breve periodo. L’indice è legato al margine di tesoreria
  • 108. Indici per l’analisi della situazione di liquidità: indici di rotazione Ricavi delle vendite Rotazione delle scorte Magazzino (media) Magazzino (media) gg. Giacenza media scorte X 365 Ricavi delle vendite I due indici sono fra loro correlati nel senso che invertendo il primo quoziente posso trovare il corrispondente indice di durata su base annuale. E’ ovvio che tanto più elevata risulta la rotazione del magazzino, tanto più non ho la necessità di investire in scorte. L’indice è strettamente correlato alla tipologia di attività svolta.
  • 109. Indici per l’analisi della situazione di liquidità: indici di durata Cred. Vs. clienti Dilazione media concessa X 365 Ricavi delle vendite (con IVA) Deb. Vs. forn. Dilazione media ottenuta X 365 Acquisti (con IVA) Indica il numero di giorni di dilazione media concessa ai clienti. Tale numero deve essere il più basso possibile e comunque inferiore alla dilazione media ottenuta dai fornitori. Il secondo indice indica il numero di giorni di dilazione media ottenuta dai fornitori. Un valore elevato indica un buon servizio di approvvigionamento e la capacità di ottenere condizioni vantaggiose di acquisto.
  • 110. Bibliografia • AIROLDI GIUSEPPE, Aspetti organizzativi dei sistemi di controllo d’impresa, in AA.VV., • Scritti in onore di Ugo Caprara, Vallardi – Vallardi 1975 • AMADUZZI ALDO, Il sistema d’impresa, Signorelli – Roma 1965 • ANSOFF H.I., Corporate Strategy, McGrow Hill – New York 1965 • ANTHONY ROBERT N., GOVINDARAJAN VIJAY eMACRÌ DIEGO M., Management Control • System, McGraww-Hill – Milano 2004 • ANTHONY ROBERT N., Sistemi di pianificazione e controllo: schema di analisi, Etas • Kompass Spa – Milano 1967 • ARGHIBUGI FRANCO e SATURNINO ANTONIO, Pianificazione strategica e governabilità • ambientale, Alinea Editrice – Firenze 2004 • BASTIA P., Sistemi di pianificazione e controllo, Il Mulino, Bologna 2001 • BESTA FABIO, La Ragioneria – vol. 1, a cura di Alfieri, Ghidiglia, Rogobon-Vallardi – • Milano 1922 • BLACK F. – SCHOLES M., The pricing of options and corporate liabilities, in Journal of • Political Economy, n. 81, 1973 • BORELLO ANTONIO, Il business plan, McGraw-Hill – Milano 2002
  • 111. Bibliografia • BRANCH MELVILLE C., The Corporate Planning Process, New York, American Management Association, 1962 • BRUNI GIUSEPPE, Introduzione allo studio di un modello di pianificazione flessibile nelle imprese, Università degli studi di Padova – Estratto dagli “Annuali”, Verona 1965 • BRUSA LUIGI, Sistemi manageriali di programmazione e controllo, Giuffrè Editore, • Milano 2000 • CAMPEDELLI BETTINA, I piani di impresa, Giappichelli Editore – Torino 2004 • CHUNG, Management. Critical Success Factor, 1987 • CODA V., I problemi della valutazione della strategia, in GOZZI A. (a cura di), La definizione e la valutazione delle strategie aziendali, Etaslibri, Milano 1991 • CODA VITTORIO, L’orientamento strategico di fondo, Utet – Torino 1988 • DEZZANI FLAVIO, La pianificazione d’impresa in BRUSA-DEZZANI, Budget e controllo • di gestione, Giuffrè Editore – Milano 1983
  • 112. Bibliografia • DI GREGORIO ANGELO, La valutazione della strategia, Utet – Torino 1996 • FACCHINETTI IMERIO, Contabilità analitica, calcolo dei costi e decisioni aziendali, Il • Sole 24 Ore – Milano 2001 • FACCHINETTI IMERIO, Le analisi di bilancio, Il Sole 24 Ore, Milano – 2004 • FERRARIS FRANCESCHI ROSELLA, Pianificazione e controllo vol. 1, G. Giappichelli Editore - Torino 2007 • FERRARIS FRANCESCHI ROSELLA, Pianificazione e controllo vol. 2, G. Giappichelli Editore – Torino 2007 • FERRERO, DEZZANI, PISONI, PUDDU e CAMPRA, Contabilità e bilancio di esercizio, • Giuffrè Editore – Milano 2004 • FERRERO, DEZZANI, PISONI, PUDDU, Le analisi di bilancio – indici e flussi, Giuffrè Editore, Milano 2003 • FROVA SANDRO, Pianificazione, in Economia delle aziende industriali e commerciali, a • cura di GUATRI LUIGI, Egea, Milano 1992
  • 113. Bibliografia • HOFER E SCHENDEL, La formulazione della strategia aziendale, Franco Angel, Milano • 1984 • IZZO F., La pianificazione strategica, in SICCA L., Lezioni di gestione strategica • dell’impresa, CEDAM, Padova 1997 • KAPLAN R.S., NORTON D.P., Putting the balanced score card to work, in Harvard Business Review, settembre-ottobre 1993 • KAPLAN R.S., NORTON D.P., Using the balanced score card as a strategic management • system, in Harvard Business Review, gennaio-febbraio 1996 • KOONTZ HAROLD, A Preliminary Statement of Principles of Planning and Control, • Journal of the Academy of Management - 1958 • LAMBIN JEAN-JACQUES, Marketing strategico e operativo – Market-driven management, McGraw-Hill, Milano 2004 • LE BRETON PRESTON P. e HENNING DALE A., Planning Theory, Englewood Cliffs, • Prentice-Hall, Inc., 1961
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  • 115. Bibliografia • REAM NORMAN J., The Need for Compact Management Intelligence, in Management Control Systems, a cura di Donald G. Malcolm e Alan J. Rowe, New York, John Wiley & Sons, Inc., 1960 • ROFFIA PAOLO, Strumenti di pianificazione, controllo e reporting direzionale, Giappichelli Editore – Torino 2001 • SAITA MASSIMO e SARACINO PAOLA, La Contabilità Generale e i processi amministrativi nel Sistema Amministrativo Integrato, Giuffrè Editore – Milano 2006 • SAITA MASSIMO, con la collaborazione di PRETI FABRIZIO e SARACINO PAOLA, Configurable Entreprise Accounting (C.E.A.) – Il Sistema Amministrativo Configurabile, Giuffrè Editore – Milano 1996 • SAITA MASSIMO, Economia e strategia aziendale, Giuffrè Editore, Milano 2001 • SAITA MASSIMO, Il controllo direzionale: principi e relazioni con il sistema organizzativo e informativo, Libreria Universitaria Editrice, Verona 1983 • SAITA MASSIMO, Manuale di contabilità, bilancio e controllo, Il Sole 24 Ore, Milano – 1999
  • 116. Bibliografia • SAITA MASSIMO, Programmazione e controllo, Giuffrè Editore – Milano 1996 • SELLERI LUIGI, Contabilità dei costi e contabilità analitica, Etas – Milano 1999 • WRAPP H.E., Good Manager don’t make policy decisions, Harvard Business Review, n. 4 Jul/Aug 1984 • ZAPPA GINO, Il reddito di impresa, Giuffrè Editore, Milano 1943 • ZAPPA GINO, Le produzioni nell’economia delle imprese, Tomo I e Tomo II, Giuffrè Editore – Milano 1956 e 1957