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Storia della lingua italiana
Concetti chiave e periodizzazione
Variazione diacronica
Già Ferdinand de Saussure sottolineava l'importanza di distinguere,
nello studio di una lingua, la dimensione sincronica da quella
diacronica.
La linguistica generale studia principalmente la dimensione sincronica
di una lingua (ovvero osserva le sue caratteristiche e variazioni in un
determinato momento del tempo, per esempio il presente).
L'oggetto di studio della storia di una lingua invece è la sua variazione
diacronica, ovvero l'evoluzione delle sue forme linguistiche nel corso
di una dimensione storica interna (come muta la lingua nel tempo) ed
esterna (quali sono le vicende che ne hanno determinati i
cambiamenti).
Variazione diacronica
Da un punto di vista diacronico possiamo definire l'italiano come una lingua
romanza basata sul fiorentino letterario del Trecento, codificata nel corso
del Cinquecento e diventata lingua d'uso nazionale negli ultimi 150 anni.
Occorre distinguere i concetti di competenza linguistica e di competenza
comunicativa dei parlanti:
• La competenza linguistica è la conoscenza inconscia da parte del parlante
delle regole che governano la sua lingua (il bambino, per esempio, può
parlare benissimo la propria lingua senza saperne descrivere la grammatica).
• La competenza comunicativa è l'abilità non solo di applicare correttamente le
regole grammaticali di una lingua per formare enunciati corretti, ma anche
l'abilità di sapere in quali situazioni comunicative questi enunciati sono
appropriati e di essere in grado di usarli di conseguenza.
Possiamo inoltre definire il concetto di “norma interiorizzata”, intesa come
l'insieme di regole che ciascun parlante è andato stratificandosi non tanto sulla
base della propria esperienza, quanto sull'immagine di lingua che si è formata
soprattutto negli anni della formazione scolastica.
Competenza linguistica
Il concetto di norma linguistica può essere inteso in due modi:
• in senso prescrittivo, come convenzione → un insieme di regole che riguarda
tutti i livelli della lingua (fonologia, morfologia, sintassi, lessico, testualità),
accettato da una comunità di parlanti e scriventi (o per lo meno dalla
stragrande maggioranza) in un determinato periodo e contesto storico-
culturale.
• in senso descrittivo, come uso statistico prevalente → l'uso statisticamente
prevalente che i parlanti fanno della lingua nel momento storico che ci
interessa.
Le norme che regolano l'italiano sono state codificate a partire del Cinquecento
sulla base di modelli letterari esemplari (Petrarca per la poesia, Boccaccio per la
prosa) e sviluppate nel corso dei secoli successivi, in particolare nel Settecento e
nell'Ottocento.
Norma linguistica
Oggi l'italiano, con i suoi 120 milioni di parlanti, è tra le prime 25
lingue più parlate del mondo.
L'italiano è la lingua madre e di uso quotidiano della stragrande
maggioranza dei cittadini italiani (circa 55 milioni di persone),
anche se è affiancato in molti casi dalle sue varianti regionali, dai
dialetti e (in maniera sempre crescente) dalle lingue straniere.
L'italiano è una tra le ventiquattro lingue ufficiali dell'Unione
europea, è la lingua ufficiale della Repubblica Italiana e della
Repubblica di San Marino, è una delle lingue ufficiali della Svizzera,
della Città del Vaticano, della Repubblica di Malta e di alcune
regioni della Croazia e della Slovenia.
Comunità linguistica italofona
Comunità linguistica italofona
Oltre ad essere parlato negli stati che lo adottano come lingua ufficiale, l'italiano è diffuso
anche nelle comunità di emigrazione italiana (Stati Uniti, Australia, Grecia, Canada,
Francia, Germania, Belgio, Principato di Monaco, Argentina, Venezuela, Uruguay, Eritrea,
Etiopia, Somalia, Libia, Albania, Brasile, Austria, Paraguay) ed è una delle lingue di cultura
più studiate del mondo.
L'Italiano però non è sempre stato la lingua parlata di chi abitava in Italia.
Solo dall'unità politica nazionale (1861), che, insieme alla scolarizzazione e alla
diffusione dei mass media, ha dato l'impulso ad una rapida e capillare diffusione
dell'italofonia, l'italiano è diventato la lingua di tutti gli italiani.
Prima di allora era una lingua parlata di pochi e prevalentemente scritta. Al momento
dell'Unità d'Italia meno del 10% degli italiani (includendo anche i toscani, italofoni per
definizione) parlava italiano.
Nelle aree non toscane la comunicazione viva e parlata avveniva per lo più, anche per
le classi colte, nei dialetti locali o in forme ibride tra dialetto italianizzato e italiano.
Dobbiamo comunque presupporre che l'italiano orale (o almeno di varietà di italiano
regionale) fosse già utilizzato dalla fine del Cinquecento per la comunicazione fra
parlanti di regioni diverse o con stranieri, per l'attività delle confraternite, per la
pratica del catechismo nelle scuole della dottrina cristiana, ecc.
Italiano lingua orale
L'italiano nasce innanzitutto come lingua scritta della poesia.
Come lingua poetica, in particolare di genere lirico, l'italiano appare già unificato alla
fine del Trecento, sulla base di un modello raffinato e circoscritto, quello petrarchesco,
che si mantiene quasi inalterato fino all'Ottocento.
L'unità della lingua della prosa, invece, si sviluppa lentamente a livello letterario e
ancora più lentamente a livello dei testi pratici o tecnici.
Anche dopo la codifica Cinquecentesca l'italiano si è adattato faticosamente agli
impieghi non letterari, pratici, scientifici, civili. Sforzi per un rinnovamento linguistico
completo sono stati fatti dagli illuministi del Settecento e, nei primi decenni
dell'Ottocento, dalla riflessione di Alessandro Manzoni che segnala ancora l'assenza in
italiano di termini unitari per designare oggetti appartenenti alla sfera quotidiana, alla
vita domestica, agli usi tecnici e pratici.
Italiano lingua scritta
L'italiano si è fondato su uno dei tanti volgari che emersi nella penisola
italiana durante l'alto medioevo: il volgare fiorentino letterario del Trecento.
Alcune circostanze storiche hanno favorito questo primato:
• Circostanze esterne → la supremazia di Firenze sulle altre città della
Toscana e la sua fortuna politica ed economica negli ultimi anni del
Duecento, che determinò una possibilità superiore di diffusione dei suoi
prodotti culturali.
• Circostanze interne → la maggiore vicinanza del tipo linguistico fiorentino
al latino rispetto alle altre parlate: per esempio per la conservazione delle
vocali finali di parola, l'assenza di vocali turbate e di metafonia, ecc.
Il volgare fiorentino trecentesco
Il volgare fiorentino trecentesco
Gli elementi che confermano la concordanza tra l'italiano e il fiorentino letterario trecentesco sono:
• L'anafonesi in parole come famiglia, spugna (mentre altrove si ha il tipo fameglia, spogna).
• La dittongazione di è e ò toniche aperte (da Ĕ Ŏ del latino) in sillaba libera, cioè seguita da una
sola consonante, in parole come piede, buono (mentre altrove si ha il tipo pède, bòno).
• La trasformazione della e protonica in i in parole come signore (< SENIOREM), migliore, nipote
(contro il tipo segnore, megliore, nepote).
• La trasformazione di -ar- protonico a -er- in parole come margherita, comperare (< MARGARITA,
COMPARARE) e nel futuro dei verbi di 1a coniugazione (tipo cantarò > canterò).
• Il passaggio di -rj- intervocalico a -j- in parole come gennaio, notaio (<IENUARIUM,
NOTARIUM)(contro il tipo gennaro, notaro).
• L'estensione a tutte le coniugazioni del morfema -iamo per la 1a persona plurale del presente
indicativo, tipo noi cantiamo, vediamo, sentiamo (contro i tipi cantamo, vedemo, sentimo).
• Il tipo di condizionale in -ei (canterei), formato col perfetto del verbo avere (cantare + hebui;
contro il tipo cantarìa).
Periodizzazione
Una periodizzazione larga della storia della lingua italiana può essere distinta in tre fasi:
• PRIMA FASE - Dalla frammentazione linguistica medievale al primato del fiorentino
letterario: dalla prima documentazione di testi in volgare (IX-X sec.) alla fine del
Trecento (1375, morte di Boccaccio), quando il fiorentino, grazie al prestigio e alla
diffusione della sua letteratura (le "tre corone” Dante, Petrarca, Boccaccio) ha ormai
acquisito una posizione di rilievo sugli altri volgari della Penisola.
Dai volgari al primato
fiorentino letterario
476 d.C. 1.375 d.C.
Periodizzazione
• SECONDA FASE - Unificazione, norma ed espansione dell'italiano: dalla fine del
Trecento all'unificazione politica (1861, proclamazione del Regno d'Italia). L'italiano si
unifica come lingua letteraria comune, con la fissazione nel Cinquecento di una norma
fondata sul fiorentino letterario trecentesco, e comincia a espandersi in una più ampia
varietà di usi scritti (scientifici, tecnici, giornalistici), mentre negli usi parlati in contesti
non ufficiali continuano a venire impiegati prevalentemente i dialetti.
Dai volgari al primato
fiorentino letterario
Unificazione, norma
ed espansione
476 d.C. 1.375 d.C. 1.861 d.C.
Periodizzazione
• TERZA FASE - Da lingua della letteratura a lingua d'uso nazionale: dall'Unità all'età
contemporanea. L'italiano diviene progressivamente lingua d'uso anche parlato della
nazione, mentre si restringono gli ambiti di impiego dei dialetti. Nel secondo
dopoguerra e con maggiore intensità a partire dagli anni settanta del Novecento si
affermano alcuni importanti fenomeni, come l' influsso dell'inglese, la diffusione
dell'italiano neostandard (o di uso medio), il peso dei modelli linguistici veicolati dai
mass media.
Dai volgari al primato
fiorentino letterario
Unificazione, norma
ed espansione
Italiano lingua
nazionale
476 d.C. 1.375 d.C. 1.861 d.C. OGGI

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019 Storia della lingua periodizzazione

  • 1. Storia della lingua italiana Concetti chiave e periodizzazione
  • 2. Variazione diacronica Già Ferdinand de Saussure sottolineava l'importanza di distinguere, nello studio di una lingua, la dimensione sincronica da quella diacronica. La linguistica generale studia principalmente la dimensione sincronica di una lingua (ovvero osserva le sue caratteristiche e variazioni in un determinato momento del tempo, per esempio il presente). L'oggetto di studio della storia di una lingua invece è la sua variazione diacronica, ovvero l'evoluzione delle sue forme linguistiche nel corso di una dimensione storica interna (come muta la lingua nel tempo) ed esterna (quali sono le vicende che ne hanno determinati i cambiamenti).
  • 3. Variazione diacronica Da un punto di vista diacronico possiamo definire l'italiano come una lingua romanza basata sul fiorentino letterario del Trecento, codificata nel corso del Cinquecento e diventata lingua d'uso nazionale negli ultimi 150 anni.
  • 4. Occorre distinguere i concetti di competenza linguistica e di competenza comunicativa dei parlanti: • La competenza linguistica è la conoscenza inconscia da parte del parlante delle regole che governano la sua lingua (il bambino, per esempio, può parlare benissimo la propria lingua senza saperne descrivere la grammatica). • La competenza comunicativa è l'abilità non solo di applicare correttamente le regole grammaticali di una lingua per formare enunciati corretti, ma anche l'abilità di sapere in quali situazioni comunicative questi enunciati sono appropriati e di essere in grado di usarli di conseguenza. Possiamo inoltre definire il concetto di “norma interiorizzata”, intesa come l'insieme di regole che ciascun parlante è andato stratificandosi non tanto sulla base della propria esperienza, quanto sull'immagine di lingua che si è formata soprattutto negli anni della formazione scolastica. Competenza linguistica
  • 5. Il concetto di norma linguistica può essere inteso in due modi: • in senso prescrittivo, come convenzione → un insieme di regole che riguarda tutti i livelli della lingua (fonologia, morfologia, sintassi, lessico, testualità), accettato da una comunità di parlanti e scriventi (o per lo meno dalla stragrande maggioranza) in un determinato periodo e contesto storico- culturale. • in senso descrittivo, come uso statistico prevalente → l'uso statisticamente prevalente che i parlanti fanno della lingua nel momento storico che ci interessa. Le norme che regolano l'italiano sono state codificate a partire del Cinquecento sulla base di modelli letterari esemplari (Petrarca per la poesia, Boccaccio per la prosa) e sviluppate nel corso dei secoli successivi, in particolare nel Settecento e nell'Ottocento. Norma linguistica
  • 6. Oggi l'italiano, con i suoi 120 milioni di parlanti, è tra le prime 25 lingue più parlate del mondo. L'italiano è la lingua madre e di uso quotidiano della stragrande maggioranza dei cittadini italiani (circa 55 milioni di persone), anche se è affiancato in molti casi dalle sue varianti regionali, dai dialetti e (in maniera sempre crescente) dalle lingue straniere. L'italiano è una tra le ventiquattro lingue ufficiali dell'Unione europea, è la lingua ufficiale della Repubblica Italiana e della Repubblica di San Marino, è una delle lingue ufficiali della Svizzera, della Città del Vaticano, della Repubblica di Malta e di alcune regioni della Croazia e della Slovenia. Comunità linguistica italofona
  • 7. Comunità linguistica italofona Oltre ad essere parlato negli stati che lo adottano come lingua ufficiale, l'italiano è diffuso anche nelle comunità di emigrazione italiana (Stati Uniti, Australia, Grecia, Canada, Francia, Germania, Belgio, Principato di Monaco, Argentina, Venezuela, Uruguay, Eritrea, Etiopia, Somalia, Libia, Albania, Brasile, Austria, Paraguay) ed è una delle lingue di cultura più studiate del mondo.
  • 8. L'Italiano però non è sempre stato la lingua parlata di chi abitava in Italia. Solo dall'unità politica nazionale (1861), che, insieme alla scolarizzazione e alla diffusione dei mass media, ha dato l'impulso ad una rapida e capillare diffusione dell'italofonia, l'italiano è diventato la lingua di tutti gli italiani. Prima di allora era una lingua parlata di pochi e prevalentemente scritta. Al momento dell'Unità d'Italia meno del 10% degli italiani (includendo anche i toscani, italofoni per definizione) parlava italiano. Nelle aree non toscane la comunicazione viva e parlata avveniva per lo più, anche per le classi colte, nei dialetti locali o in forme ibride tra dialetto italianizzato e italiano. Dobbiamo comunque presupporre che l'italiano orale (o almeno di varietà di italiano regionale) fosse già utilizzato dalla fine del Cinquecento per la comunicazione fra parlanti di regioni diverse o con stranieri, per l'attività delle confraternite, per la pratica del catechismo nelle scuole della dottrina cristiana, ecc. Italiano lingua orale
  • 9. L'italiano nasce innanzitutto come lingua scritta della poesia. Come lingua poetica, in particolare di genere lirico, l'italiano appare già unificato alla fine del Trecento, sulla base di un modello raffinato e circoscritto, quello petrarchesco, che si mantiene quasi inalterato fino all'Ottocento. L'unità della lingua della prosa, invece, si sviluppa lentamente a livello letterario e ancora più lentamente a livello dei testi pratici o tecnici. Anche dopo la codifica Cinquecentesca l'italiano si è adattato faticosamente agli impieghi non letterari, pratici, scientifici, civili. Sforzi per un rinnovamento linguistico completo sono stati fatti dagli illuministi del Settecento e, nei primi decenni dell'Ottocento, dalla riflessione di Alessandro Manzoni che segnala ancora l'assenza in italiano di termini unitari per designare oggetti appartenenti alla sfera quotidiana, alla vita domestica, agli usi tecnici e pratici. Italiano lingua scritta
  • 10. L'italiano si è fondato su uno dei tanti volgari che emersi nella penisola italiana durante l'alto medioevo: il volgare fiorentino letterario del Trecento. Alcune circostanze storiche hanno favorito questo primato: • Circostanze esterne → la supremazia di Firenze sulle altre città della Toscana e la sua fortuna politica ed economica negli ultimi anni del Duecento, che determinò una possibilità superiore di diffusione dei suoi prodotti culturali. • Circostanze interne → la maggiore vicinanza del tipo linguistico fiorentino al latino rispetto alle altre parlate: per esempio per la conservazione delle vocali finali di parola, l'assenza di vocali turbate e di metafonia, ecc. Il volgare fiorentino trecentesco
  • 11. Il volgare fiorentino trecentesco Gli elementi che confermano la concordanza tra l'italiano e il fiorentino letterario trecentesco sono: • L'anafonesi in parole come famiglia, spugna (mentre altrove si ha il tipo fameglia, spogna). • La dittongazione di è e ò toniche aperte (da Ĕ Ŏ del latino) in sillaba libera, cioè seguita da una sola consonante, in parole come piede, buono (mentre altrove si ha il tipo pède, bòno). • La trasformazione della e protonica in i in parole come signore (< SENIOREM), migliore, nipote (contro il tipo segnore, megliore, nepote). • La trasformazione di -ar- protonico a -er- in parole come margherita, comperare (< MARGARITA, COMPARARE) e nel futuro dei verbi di 1a coniugazione (tipo cantarò > canterò). • Il passaggio di -rj- intervocalico a -j- in parole come gennaio, notaio (<IENUARIUM, NOTARIUM)(contro il tipo gennaro, notaro). • L'estensione a tutte le coniugazioni del morfema -iamo per la 1a persona plurale del presente indicativo, tipo noi cantiamo, vediamo, sentiamo (contro i tipi cantamo, vedemo, sentimo). • Il tipo di condizionale in -ei (canterei), formato col perfetto del verbo avere (cantare + hebui; contro il tipo cantarìa).
  • 12. Periodizzazione Una periodizzazione larga della storia della lingua italiana può essere distinta in tre fasi: • PRIMA FASE - Dalla frammentazione linguistica medievale al primato del fiorentino letterario: dalla prima documentazione di testi in volgare (IX-X sec.) alla fine del Trecento (1375, morte di Boccaccio), quando il fiorentino, grazie al prestigio e alla diffusione della sua letteratura (le "tre corone” Dante, Petrarca, Boccaccio) ha ormai acquisito una posizione di rilievo sugli altri volgari della Penisola. Dai volgari al primato fiorentino letterario 476 d.C. 1.375 d.C.
  • 13. Periodizzazione • SECONDA FASE - Unificazione, norma ed espansione dell'italiano: dalla fine del Trecento all'unificazione politica (1861, proclamazione del Regno d'Italia). L'italiano si unifica come lingua letteraria comune, con la fissazione nel Cinquecento di una norma fondata sul fiorentino letterario trecentesco, e comincia a espandersi in una più ampia varietà di usi scritti (scientifici, tecnici, giornalistici), mentre negli usi parlati in contesti non ufficiali continuano a venire impiegati prevalentemente i dialetti. Dai volgari al primato fiorentino letterario Unificazione, norma ed espansione 476 d.C. 1.375 d.C. 1.861 d.C.
  • 14. Periodizzazione • TERZA FASE - Da lingua della letteratura a lingua d'uso nazionale: dall'Unità all'età contemporanea. L'italiano diviene progressivamente lingua d'uso anche parlato della nazione, mentre si restringono gli ambiti di impiego dei dialetti. Nel secondo dopoguerra e con maggiore intensità a partire dagli anni settanta del Novecento si affermano alcuni importanti fenomeni, come l' influsso dell'inglese, la diffusione dell'italiano neostandard (o di uso medio), il peso dei modelli linguistici veicolati dai mass media. Dai volgari al primato fiorentino letterario Unificazione, norma ed espansione Italiano lingua nazionale 476 d.C. 1.375 d.C. 1.861 d.C. OGGI

Notes de l'éditeur

  1. La fonologia (o fonematica) è lo studio dei fonemi e si distingue dalla fonetica che è lo studio dei foni.
  2. [Per questo in linguistica si tende a utilizzare il termine “variazione linguistica”, inteso in senso sincronico, e il termine “mutamento linguistico”, inteso in senso diacronico. Anche una lingua attuale può avere qualche variazione diacronica. Altre variazioni di una lingua sono quelle diatopica (nello spazio), diamesica (in rapporto al mezzo), diastratica (in rapporto al genere, all'istruzione o alla classe sociale dei parlanti) e diafasica (in rapporto alla situazione).]
  3. La distinzione tra i concetti di lingua e dialetto è molto labile e di difficile definizione Le lingue si possono considerare dei dialetti che hanno raggiunto prestigio culturale, dignità di idiomi nazionali o anche solo un alto numero di parlanti. Per questo in linguistica si tende a utilizzare il termine “variazione linguistica”, inteso in senso sincronico, e il termine “mutamento linguistico”, inteso in senso diacronico. Anche una lingua attuale può avere qualche variazione diacronica. Altre variazioni di una lingua sono quelle diatopica (nello spazio), diamesica (in rapporto al mezzo), diastratica (in rapporto al genere, all'istruzione o alla classe sociale dei parlanti) e diafasica (in rapporto alla situazione).
  4. In Slovenia e Croazia l'Italiano è la 4° lingua ed è lingua coufficiale e parificata alle lingue ufficiali nella regione istriana.
  5. L'italiano è una tra le ventiquattro lingue ufficiali dell'Unione europea, è la lingua ufficiale della Repubblica Italiana e della Repubblica di San Marino, è una delle lingue ufficiali della Svizzera, della Città del Vaticano, della Repubblica di Malta e di alcune regioni della Croazia e della Slovenia. Oltre ad essere parlato negli stati che lo adottano come lingua ufficiale, l'italiano è diffuso anche nelle comunità di emigrazione italiana (Stati Uniti, Australia, Grecia, Canada, Francia, Germania, Belgio, Principato di Monaco, Argentina, Venezuela, Uruguay, Eritrea, Etiopia, Somalia, Libia, Albania, Brasile, Austria, Paraguay) ed è una delle lingue di cultura più studiate del mondo.
  6. Lo stesso Vittorio Emanuele II di Savoia, primo re d'Italia parlava dialetto piemontese. La competenza almeno passiva dell'italiano, cioè la capacità di comprendere testi pronunciati, letti o recitati in lingua, appare oggi, dal recupero di varie testimonianze, molto più diffusa di quanto si ritenesse in passato (Bruni, Serianni, Bianconi vs De Mauro).
  7. La conservazione delle vocali finali di parola (fratellum, diminutivo di frater, in fiorentino diventa fratello rispetto al milanese fradèl). Le vocali turbate sono le vocali anteriori arrotondate che si trovano in alcune lingue galloitaliche del nord (lüna nel nord Italia). La metafonia (o metafonesi) è un fenomeno diacronico di assimilazione a distanza nel quale una vocali postonica ([i] o [u]) influenza il mutamento di una vocale tonica (per es. la forma latina ostium diventa uscio e non oscio).
  8. L'anaforesi è un fenomeno diacronico tipico del passaggio dal latino al toscano per il quale la e o la o chiuse toniche passano a i e u di fronte a n+velare (tingo < tèngo < TĬNGO) e la e chiusa tonica diventa i di fronte a /ʎ/ e /ɲ/ (famiglia < faméglia < FAMĬLIA(M), gramigna < gramégna < GRAMĬNEA(M)). Hebui è la forma tardo volgare del perfetto latino habui del verbo habere (hăbĕo, hăbes, habui, habitum, hăbēre).