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C’era una volta un re …




I generi
La storia
Dalla piramide alla narrazione …
Raccontiamoci una storia (è il primo esercizio, e sarà
  simile all’ultimo)
Alle radici della creatività




Parola, segno, significato
La metafora
Il simbolo
Il mito
Cosa vuol dire essere creativi
Il potere di una storia

Ieri sera prima di venire qui, ho incontrato un artista
  che mi ha fatto pensare. A Pietrasanta Romano Cosci
  mi ha detto: so che sono l’ultimo degli artisti, che non
  so nulla e che devo, alla mia età – 70 anni – imparare
  tanto. Però penso anche di poter essere più grande di
  Michelangelo.
Come si spiega la co-presenza di umiltà e ambizione
  infinite?
In quel momento capii che un artista deve avere
  entrambe le qualità.
Ciascuno di noi, di voi, è un artista. Ecco perché saper
  sognare è importante quanto essere realisti e porsi
  obiettivi misurabili e raggiungibili. Un passo alla volta
  possiamo andare in capo al mondo.
   To be a person is to have a story to tell.
      Isak Dinesen

   Non sei fregato veramente finche' hai da parte una
    buona storia, e qualcuno a cui raccontarla Alessandro
    Baricco (Novecento)
Perché raccontare storie …




   The magic of influence is less in what we say and more in how
    we say and who we are. This “how/who” stuff defies
    categories, definiction, and rational analysis. (Annette
    Simmons; The Story factor, Perseus Publishing 2002)
Perché le storie convincono …


 Intrattengono
 Fanno pensare
 Assomigliano alla vita (triste-allegra)
 Insegnano senza imporre (non sono aride come le
  leggi e i regolamenti)
 Veicolano senso
 Hanno molte dimensioni
 Sono in grado di sostenere (e di risolvere) il conflitto e
  il paradosso
 Sono metafore le più potenti (descrivono
  l’indescrivibile)
6 storie da raccontare
         (Annette Simmons; The Story factor, Perseus Publishing 2002)



1.   “Chi sono”
2.   “Perché sono qui”
3.   “La vision”
4.   “… quella volta mi ha insegnato”
5.   “Valori-in-azione”
6.   “So che cosa state pensando …”
Chi sono




Storie che dicano qualcosa di te … che dimostrano che
  sei un tipo/a di cui ci si può fidare.
Fatti conoscere per chi sei. Essere candidi e sinceri è
  un’arma.
A un livello più profondo sappiamo che la vera “forza”
  non è la perfezione, ma il riconoscimento dei propri
  limiti.
Perché sono qui




   Tutti abbiamo uno scopo, un motivo, un interesse. Chi non lo avesse
    sarebbe sospetto.
   Giocare a carte scoperte è un’altra arma potente. Di nuovo trasparenza,
    fiducia ….
   Se il nostro scopo è quello di influenzare qualcuno (di convincere
    qualcuno) la partita si gioca principalmente sulla fiducia – fatta salva
    ovviamente la competenza -.
La vision




 Perché    penso che la cosa ti possa interessare.
  Che cosa ci guadagni tu …
 Se non si è capaci di individuare “l’affare” per
  l’altro il gioco è perduto. Fin dall’inizio.
 Business is business. The bottom line is
  important. E non è solo questione di soldi …
 Vision è saperli convincere che possono essere
  eroi invece che vittime …
“… quella volta ho imparato”




 Storie di altri ..
 Valori
 Esempio: Chi non risica non rosica. Il topo di città e
  quello di campagna … La volpe e l’uva.
 L’arte della citazione.
Valori-in-azione




 L’esempio.
 La forza di una proposta che trascende la legge e le
  regole.
So che cosa state pensando …




 Se sei capace di prevedere le obiezioni che ti
  potrebbero essere fatte … la tua storia ha una
  possibilità in più di essere ascoltata.
 Essere capaci di spiegare la trama e i ruoli che le
  persone hanno (o possono avere) all’interno di essa è
  “potere”.
 Chi sa raccontare la storia migliore ha l’uditorio per sé.
memorabile schema di storia


 At the beginning everything is possible,
  ossia all’inizio tutto è possibile, aperto,
  curioso.
 In the middle things become possible,
  ossia le cose diventano serie … fino al punto
  della suspance, della scelta, della verità
 At the end everything is necessary. Tutto
  è cambiato, chiaro, definito…
 Esercizio:
 Racconta una storie in 2 minuti e trenta secondi.
Cos’è la comunicazione



  Da Connecting, A cultural-sensitive approach to
interpersonal communication competency. Berko et
                     al. 1997
6 elementi

 La  comunicazione è un processo in cui si inviano e
  ricevono messaggi attraverso un mezzo. I suoi
  elementi sono:
 L’emittente
 Il ricevente
 Il mezzo
 Il messaggio
 Il contesto
 Il feedback
Le Caratteristiche del buon comunicatore




1.Essere appropriati
2. Saper bilanciare obiettivi di comunicazione in conflitto
3. Sapersi adattarsi all’interlocutore
4. Saper riconoscere gli ostacoli (culturali, ambientali, personali,
  relazionali e di linguaggio) e saperli superare
5. Essere onesti/sinceri
La percezione di sé e la comunicazione

 Quando    mi guardo allo specchio vedo …
 I miei amici descriverebbero la mia relazione con loro
  come …
 Come parte della mia famiglia mi vedo …
 I miei talenti sono …
 I miei punti di forza sono …
 I miei punti di debolezza o le incapacità che più mi
  fanno soffrire sono …
La percezione di sé e la comunicazione

 Ero …
 Ero …
 Ero …
 Sono …
 Sono …
 Sono ….
 Vorrei essere …
 Vorrei essere …
 Vorrei essere …
La percezione di sé e la comunicazione

   Indica il grado da 1 (no deciso) a 6 (sì deciso) in cui queste espressioni ti
    definiscono.
   1 Sono una persona indipendente
   2 Sono una persona allegra
   3 Sono una persona affezionata
   4 Sono una persona con una forte personalità
   5 Sono una persona simpatetica
   6 Agisco come un leader
   7 Ho paura del dolore
   8 Sono una persona razionale
   9 Sono una persona calda e solare
Quanto è importante essere…
                                (ordina da 1-meno importante- a 10 – più importante -)



   - ambiziosi (lavorare molto e avere aspirazioni)
   - di mentalità aperta (curiosi, disposti a cogliere diversi punti di vista)
   -capaci (competenti, efficaci)
   - puliti (in ordine, a posto, alla moda)
   - coraggiosi (capaci di combattere per difendere i propri valori)
   - capaci di perdonare gli altri (di accogliere)
   - capaci di aiutare gli altri (di darsi da fare per il prossimo)
   - onesti (sinceri, veritieri)
   - capaci di voler bene (affezionati, sensibili)
   - responsabili
Quanto è importante avere... (ordina da 1-meno importante-   a 10 – più importante -)




   - una vita confortevole (essere ricchi)
   - un mondo di pace (libero da guerre e conflitti)
   -uguaglianza (pari opportunità per tutti)
   - sicurezza familiare (poter proteggere i propri cari)
   - libertà (indipendenza, possibilità di scelta)
   - felicità (contentezza)
   - salvezza (vita eterna)
   - rispetto di sé (autostima)
   - senso della realizzazione (saper esprimere un contributo durevole)
   - saggezza (un matura comprensione della vita)
Tu sei …




 La tua idealizzazione (quello che vorresti essere)
 Il tuo essere reale-presente
 Quello che dovresti essere
L’auto stima (non la supponenza) è utile perché…




 L’atteggiamento  contrario blocca.
 Nessuno ama i musi-lunghi e gli uccelli del mal
  augurio.
 Ci permette di vedere il positivo anche negli altri
  (tendiamo a pensare che gli altri siano come noi).
 Noi vediamo le cose non come sono… ma come
  noi siamo (H. M. Tomlinson)
 Ciò che credi essere vero di te e degli altri tende
  ad avverarsi (principio di self-fulfilling prophecy)
l’umiltà è utile perché….

 È segno di competenza e di potere vero
 È segno di conoscenza della realtà
 Crea simpatia
Che cosa comporta ascoltare?




È il processo attivo di ricevere i segni, decodificarli e
 ricordarli.
 È la più importante delle qualità necessarie alla
 comunicazione.
Che cosa comporta ascoltare?




 1.   Percepire
 2.   Capire
 3.   Valutare
 4.   Rispondere
Ascoltare




   È un’attività che si apprende.
Si ascolta per …




 Capire il significato delle parole
 Godere il piacere della musica (potente modulatore di
  emozioni)
 Identificare qualcosa
 Costruire relazioni
 Aiutare altre persone
 Capire sé stessi
Minacce all’ascolto




 Il rumore
 Distrazioni esterne
 Distrazioni interne
 …. Si superano
 Con la concentrazione
 Con la preparazione
 Con l’interazione
Primo assioma
                       “L’impossibilità di non comunicare”
 Non si può non comunicare perché non si può non
  avere comportamenti; il non comportamento non
  esiste e quindi non esiste la non comuniazione ed ogni
  comportamento è un messaggio.
 Anche rimanere in silenzio è comunicare.
 Questo assioma parte da un preupposto: non è
  possibile non comportarsi e poiché abbiamo visto che
  ogni comportamento, in una situazione di interazione,
  è comunicazione, ne discende che è impossibile non
  comunicare. Il fatto di non parlare, di ignorarsi
  reciprocamente, di isolarsi, non indica “non
  comunicazione”
Secondo assioma

“Ogni comunicazione ha un aspetto di contenuto e un aspetto
   di relazione di modo che il secondo classifica il primo ed è
                                  quindi metacomunicazione”
 Tutte le comunicazioni comportano un messaggio di
  contenuto (notizia, informazione, dati, oggetto ecc..),
  ma al tempo stesso un messaggio di relazione (le
  istruzioni, le indicazioni, il comando/richiesta, per il
  ricevente sul che cosa fare del messaggio contenuto).
 Molto spesso è il messaggio di relazione che prende il
  sopravvento su quello del contenuto, gli dà il vero
  senso, lo classifica a tal punto che non è tanto
  importante l’oggetto su cui gli interlocutori si
  esprimono quanto come si pongano in relazione fra
  loro attraverso la comunicazione.
Terzo assioma

    “La natura di una relazione dipende dalla punteggiatura
         delle sequenze di comunicazione tra i comunicanti”
 La punteggiatura dà forma al modo in cui le persone di
  autodefiniscono e definiscono gli altri e condiziona la
  relazione tra comunicanti. Ognuno dà le sue
  interpretazioni a ciò che gli succede attorno, e i vari
  punti di vista possono essere molto diversi, parziali o
  poco obiettivi; infatti ognuno vede ciò che vuole
  vedere e da ciò derivano delle visioni distorte della
  realtà.
La serie, ad esempio, “mi chiudo in me stesso perché tu
  brontoli” - “io brontolo perché tu ti chiudi in te stesso”
  può continuare all’infinito se c’è difficoltà a
  metacomunicare sui rispettivi modi di punteggiare.
Quarto assioma

“Gli esseri umani comunicano sia con il linguaggio analogico
            (non verbale) che con quello numerico (verbale)”
Quinto assioma

         “Tutti gli scambi di comunicazione sono simmetrici o
    complementari a seconda che siano basati sull’uguaglianza
                                           o sulla differenza”
   In alcuni scambi interattivi prevale un modo di comunicare basato
    sull’uguaglianza, cioè le parti si pongono sullo stesso piano, l’una tende
    a rispecchiare il comportamento dell’altra, senza che ci sia chi prevale e
    domina e chi, invece, è sottomesso.
   Questa situazione viene denominata “simmetria”.
   In altri scambi prevale un modo di comunicare basato sulla differenza,
    cioè le parti si pongono su piani diversi: c’è chi si pone in una posizione
    superiore e chi in una inferiore; tra i due interlocutori può esserci
    integrazione reciproca o squilibrio problematico, proprio in quanto
    ognuno sceglie una collocazione non paritetica. Questo porsi
    diversamente viene appunto chiamata “complementarietà”
   Entrambi i tipi di comunicazione possono essere funzionali ed efficienti,
    ma possono essere anche problematici e disfunzionali, e ciò dipende
    dalla elasticità o rigidità con cui vengono attuati.
Presentarsi ad un colloquio di assunzione come commesso/a in un
                                                 negozio di gioielli


 Tempo per prepararsi: 5 minuti
 Tempo per “presentarsi” e illustrare la propria
  candidatura: 3 minuti
“Aspetto in piedi, da dove,
per prima cosa, comincerò a parlare.”
                          William Shakespeare
La paura

   Alcune ricerche sostengono che la paura di parlare in
    publico è la fobia numero uno negli Stati Uniti. La paura di
    morire è al settimo posto.
First…

 Laprima fase di preparazione consiste nel capire la
 natura della gente a cui parlerete.

 Bisogna anche considerare come vogliamo che il
 nostro discorso incida sul pubblico. Che cosa
 vogliamo che provino, pensino o facciano, dopo che
 ci hanno ascoltato?
La preparazione

   Prima di scrivere il tuo discorso, fai una lista di punti che vuoi
    toccare (non meno di 2 non più di 5). Descrivi ogni punto con
    una o due frasi.

    Sarà più facile convincerli, se parlerai in modo concreto. Se è
    necessario usa i numeri. Le statistiche sono noiose ma usate
    con misura molto efficaci. La gente ricorda cioè che è
    rilevante, che ha il valore della notiziabilità e che è presentato
    in modo incisivo e chiaro.
Cosa scrivere
 Non   tentare di buttare giù un testo perfetto
  subito.
 All’inizio butta giù le idee. Non ti preoccupare
  dell’ortografia, della punteggiatura o della
  grammatica.
 L’editing viene dopo.
 Il discorso verrà meglio se scrivi (e ti appunti)
  con precisione la prima e l’ultima frase, I punti
  di transizione e le parole chiave.
 Organizza il tuo discorso in tre parti: inizio,
  parte centrale, la fine.
Alcuni consigli (1)

   1 Establish your credibility by briefly stating your qualifications
    and experience, or have someone introduce you this way.
    2 Open with an attention-getting fact, rhetorical question
    (making sure you know what the answer will be), quotation (to
    support your message), or relevant anecdote.
    3 You may challenge your audience, but make sure you don’t
    sound hostile.
    4 You don’t have to start with a joke, especially if it doesn’t
    support your message.
    5 Keep it short. Your speech should take less than 20 minutes.
Alcuni consigli (2)

   6 Tell the audience what the problem is, what your proposed
    solution is, and what actions they can take to help bring about
    the solution.
    7 When you prepare your final version, write or type the
    beginning, ending, and key transitions and phrases in large print,
    and then itemize your main points. Only write two thirds of the
    way down the page so it won’t be obvious if you need to look at
    your notes.
    8 Plan a snappy conclusion that summarizes your main points.
    But don’t say, “In conclusion …”
    9 Don’t present new information at the end of your speech.
    10 Don’t just trail off at the end. Finish with an appeal for action
    and get out.
Provare e riprovare (1)
 Dovresti conoscere il tuo discorso
 abbastanza bene da poterlo pronunciare
 guardando appena gli appunti.
 Fai non meno di 3 prove e non più di 6. In
 piedi, mai da seduto. Lavora su una cosa
 per volta: gesti, voce, contenuto, o
 materiali visivi. Fai più attenzione per l’inizio
 e la fine. Prova il tuo discorso di fronte a
 qualcuno e chiedi critiche costruttive.
 Usa le pause, cambia enfasi e volume. Parla
 chiaramente.
Provare e riprovare (2)
I  gesti, i movimenti, il contatto visivo,
  aggiungono impatto, ma devono essere
  naturali e appropriati. Non metterti le mani in
  tasca.
 Guarda l’audience, sorridi, mantieni il contatto
  visivo. Focalizzati su un volto amico, finisci la
  frase, e muovi lo sguardo su un’altra persona.
  Non guardare il pavimento, il soffitto o una
  sola persona. Non guardare l’orologio (se ti
  serve mettitelo di fronte, in modo discreto).
 Non andare via mentre la gente sta
  applaudendo.
Esercizio: 11 speakers 11 analisti

 Tempo per prepararsi: 5 minuti
 Tempo per sostenere la propria posizione: 1 minuto e
  mezzo.
Principi di persuasività
Principio del contrasto




   Quando mettiamo a confronto due cose relativamente
    diverse una dopo l’altra, ne percepiamo maggiormente
    la differenza.
Contraccambio




   Quando qualcuno ci offre qualcosa, anche se di poco
    valore, immediatamente nasce in noi il desiderio di
    contraccambiare.
Coerenza




   Quando si prende una posizione su qualcosa o ci si
    impegna con qualcuno, si cercherà di difendere
    l’azione a tutti i costi, perfino contro i propri interessi.
Conformismo




   Molte persone tendono a conformare i comportamenti
    a quelli di coloro che considerano loro simili.
Sintonia




   Tutti noi tendiamo ad acconsentire con più facilità alle
    richieste che ci vengono da persone che suscitano la
    nostra simpatia, con cui percepiamo una sintonia
    immediata.
Autorità




   In molte persone è rilevabile una grande disponibilità
    a seguire fino all’estremo l’ordine di una autorità.
Scarsità




   Le opportunità ci appaiono più desiderabili quando la
    loro disponibilità è limitata.
Parole potenti



 Per favore e grazie
 Perché
 Altre parole (benessere, salute, felicità, verità,
  sicurezza, giusto, migliorare, profitto,
  divertente, meritare, scoprire, amore, libero,
  vantaggio, valore, risultati, nuovo, facile,
  fiducia, denaro, potere, garantito, vero, tu,
  noi, vitale, gioia, investimento, comfort,
  dimostrato, opportunità, crescita
Linguaggio ipnotico




 Non usare il “non”, dire le cose in positivo
 Potrebbe, forse, se ….
 Ovvio, come già tu sai …
Persuasione e potere




    Il potere è la capacità di distribuire risorse e di
    prendere e imporre decisioni.

   L’influenza è un’estensione del potere ed è il
    meccanismo attraverso il quale le persone utilizzano il
    potere per modificare il comportamento o gli
    atteggiamenti altrui.
Persuasione e potere




 Il potere si ha.
 L’influenza si fa (si esercita)
influenzare




 Per influenzare con successo bisogna essere disposti a
  farsi influenzare.
 Lasciarsi influenzare è una dimostrazione di fiducia e
  di rispetto.
Tattiche per influnzare




 Inquadrare il problema per determinare il risultato.
 Usare le informazioni per influenzare il pensiero altrui
  e i risultati.
 In una crescente complessità ha più potere d’influenza
  chi ha competenze di tipo tecnico.
reputazione




   Un individuo che sviluppi una reputazione
    caratterizzata da uno sguardo oggettivo, razionalità e
    sincerità – tutti segni distintivi del potere personale –
    potrà usare informazioni che possiede per influenzare
    le discussioni e le decisioni chiave.
persuasione




 Unisce arte e scienza.
 Richiede la capacità di creare fiducia.
 Si basa sulla raccolta ordinata e sull’analisi delle
  informazioni, sulla solida comprensione del
  comportamento umano e su abilità comunicative ben
  sviluppate.
credibilità




   È la pietra angolare della persuasione.
      Fiducia (mostrare le 2 facce della medaglia; mantenere le
      promesse; mantenere il riserbo; congruenza con i propri
      valori; accettare idee altrui; capire gli interessi degli altri).
Identificare i centri di influeza




 Decisori
 Stakeholder chiave
 Persone in grado di influenzare altre



La mappa di influenza (attenzione a non essere e
  apparire manipolatori)
Analizzare la ricettività dell’interlocutore




 Monitorare le reazioni
 Valutare il linguaggio del corpo
 Parlare con persone ben informate
Individuare gli stili decisionali

 Il pensatore (logica, poco propenso al rischio) dati,
  informazioni, fatti.
 Lo scettico (critica tutto ma alla fine sceglie basandosi
  sull’emozione) creare il massimo della credibilità, stare
  al gioco, passare dalla sua parte.
 L’emulatore (segue chi ha il potere o la maggioranza)
  offrire ricerche di mercato, il parere degli opinion
  leader.
 Il controllore (non emotivo, molto analitico, convinto
  delle sue idee e poco aperto) argomentazioni chiare e
  strutturate evidenziare i risultati.
Cominciare dalla testa




   Struttura
      problema-soluzione
      Le due facce … e confutarne una
      Causa effetto
      Sequenza sulla motivazione
Il cuore




 Descrizioni vivide
 Metafore
 Analogie
 Storie
Vincere le resistenze




 Sfiducia
 Paura
Significante, segno, significato


 Il  suono rosa, o le 4 lettere della parola, sono
  significanti per il concetto relativo all’oggetto
  reale fatto di petali e di un gambo con le
  spine. Il significante (suono o parola scritta) in
  sé stesso non è un segno fino a che qualcuno
  lo riconosce come relazionato al suo significato
  (il concetto). Per esempio per chi non sapesse
  l’italiano il suono rosa non significa nulla
  perché non è un segno, ma sono un suono
  incomprensibile.
Il segno




Un segno, in linguistica, non è quindi né la parola in sé
    né l’oggetto a cui si riferisce, ma la relazione tra le
    due.
Non c’è nulla di necessario nella relazione tra una data
    parola come significante e l’oggetto significato. È
    una relazione arbitraria di natura sociale.
I significati di un segno




Denotativo: la cosa in sé
Connotativo: associazione, simbolo
Iconico: onomatopeico
 If narrative is the way we construct our sense of identity,
  metaphor is how we think, especially in areas in which we
  need to build our knowledge of the unknown by comparison
  with the known.
 T.R. Wright Theology and Literature 1988
Metafore




   Il linguaggio può essere visto come un sistema di simboli
    parallelo alla realtà, il cui scopo è unire forme e significato. In
    questo senso il linguaggio è sempre metaforico.
Metafore




   Sono metafore tutte le forme del discorso che raggiungono il loro effetto
    attraverso associazione, comparazione e somiglianza. Forme come:
   Antitesi: Molti sono i chiamati (tesi), pochi gli eletti (antitesi)
   Iperbole: Versare un fiume di lacrime… aspettando per un eternità
   Metonimia: La Casa Bianca (per il Pres. Degli USA). Il tribunale (per il
    giudice).
   Similitudine: Comportarsi come un elefante in un negozio di cristalli.
    Essere come un pesce fuor d’acqua. Essere cocciuto come un mulo.
Metonimie



 Il nome della causa per quello dell’effetto: vivere del
  proprio lavoro
 Del contenente per il contenuto: bere una bottiglia
 Della materia per l’oggetto: sguainare il ferro
 Del simbolo per la cosa: tradire la bandiera
 Del luogo d’origine per la cosa: un fiasco di Chianti
 Dell’astratto per il concreto: eludere la sorveglianza
Il simbolo




 Qualcosa che rappresenta qualcos’altro attraverso
  l’associazione figurativa o la connotazione.
 Per esempio una bandiera rappresenta un dato Paese,
  o una sorgente d’acqua indica l’idea di freschezza e di
  purezza.
Il mito




 Le parole greche mythos e logos significano entrambe
  parlare, la prima fa riferimento ad un linguaggio
  poetico, emotivo, la seconda ad un linguaggio
  analitico, argomentativo.
 Il mito è una narrazione antica che fa uso di simboli.
 Può essere in contrapposizione con storia/vera
  (mito/fantastico).
Che cosa vuol dire essere creativi




 Vedere nuove relazioni
 Realizzare/scoprire qualcosa di nuovo associando cose
  conosciute
 Per comunicare bisogna essere creativi (ciò che è
  scontato – già saputo - è noioso; ciò che è nuovo è
  interessante).
Come dipanare la matassa


   Chiarezza, ordine, collegamenti ben
pensati, secondo una logica stringente ma
              non scontata.
Lo schema




Preparare lo shema di un intervento è un po’ come
 costruire una casa: si comincia dalle fondamenta,
 l’apertura, e si va avanti pietra dopo pietra, ma
 sempre seguendo un progetto.
 Lo schema è al servizio del pubblico, del suo coinvolgimento, non al
 servizio dell’oratore o del suo metodo di lavoro. Chiarezza e
 organizzazione dei contenuti dovrebbero pertanto andare a braccetto con
 profondità, arguzia e capacità di stimolare l’interesse: caratteristiche che
 coinvolgono prima della struttura dell’intervento, quella della singola frase.
1. Blocchi da costruzione




Lo schema dell’intervento detto dei “blocchi da costruzione” fa sì
    che ogni frase sia collegata a quella successiva.
Il fine è far sì che chi ascolta passi da un periodo ad un altro
    desiderando di saperne di più. In pratica ciascuna
    informazione fa scattare una domanda che verrà risolta dalla
    frase che segue.
2. Cronologicamente




L’approccio cronologico definisce un prima e un poi e,
  se si vuole, un durante.
È tra i più classici schemi di narrazione.
Una sua versione semplificata è quella che elenca il
  primo punto, il secondo il terzo, il quarto…
  Mai più di cinque punti in un’intervento breve.
3. La mappa




Lo schema che insiste sull’organizzazione spaziale funziona
  come una mappa: si presentano luoghi, si esplorano aree
  ampie o circoscritte, ci si ferma sui particolari, si possono fare
  movimenti rapidi o lentissimi, usando perfino tecniche mutuate
  dal cinema.
4. I pareri




Quando l’intervento mette a confronto persone o fonti
  diverse, è possibile organizzarlo secondo “citazioni”
  significative.
I punti di vista si espongono o commentano.
Si possono anche costruire opposizioni, assonanze,
  ripetizioni.
Il puzzle




Un altro possibile schema risponde all’immagine del
   “puzzle”.
In questo caso la storia acquista la sua leggibilità verso
   la fine dell’intervento.
Il senso viene dato dal collegamento che le diverse
   “immagini” hanno tra di loro, un po’ come succede in
   un “giallo” dove ogni fatto raccontato ha una ragione
   che sarà svelata solo in fondo.
Ma la fantasia …




I progetti o gli schemi possibili per “dipanare la
  matassa” sono infiniti così come lo sono le storie che
  si possono raccontare.
Quelle che abbiamo elencate sono possibili soluzioni
  applicabili singolarmente o in modo combinato.
  Come sempre sarà il contenuto – e il pubblico a cui ci
  dobbiamo rivolgere - a dare indicazioni utili sulla
  scelta più appropriata.
I 18 segreti dei grandi oratori della storia




 By James C. Humes
1. Il potere della pausa


I stand in pause where I shall first begin.
Willian Shakespeare
Prima di cominciare a parlare guarda negli occhi
  ciascuno dei tuoi ascoltatori. Ogni secondo che
  aspetterai renderà più forte il tuo incipit.
Stand, stare and command your audience.
Gli uomini e le donne acquistano “statura”
  attraverso il silenzio “strategico”.
2. Il potere di aprire bene


Comincia senza esitazioni.
Ossia:
-   senza ovvietà; senza “catpatio benevolentia”
-   meglio … una schioppetata; o la forza del leader.
3. Il potere dell’abito


L’abito fa il monaco.
Adotta uno stile che ti sta bene indosso, e che ti possa
    far identificare.
4. Il potere di avere un obiettivo


Speak plain and to the purpose.
William Shakespeare
Qual è il tuo obiettivo?
Un discorso è come una sinfonia: può avere tre
     movimenti ma deve avere una melodia dominante.
Una volta che hai identificato il tuo obiettivo, tutto sarà
     diretto a quello scopo.
5. Il potere della brevità


Meno è di più.
I lunghi discorsi sono come i libri senza punteggiatura.
Incisività è decisività.
Racconta una storia, non un discorso.
Non dire tutto. Corto è più affilato, breve è meglio.
6. Il potere della citazione


Quelli che non citano mai, non saranno mai citati.
Benjamin Disraeli
Cita solo ciò che conosci bene.
7. Il potere dei numeri


A statistic should tell a story.
Margaret Thatcher
Per il massimo della credibilità, citando un dato
    numerico, tira fuori una scheda, indossa i
    tuoi occhiali da lettura e leggi …
Non annoiare con troppi dati.
Arrotonda i numeri.
Fai percepire i numeri attraverso relazioni
    significative per l’audience.
8. Il potere della presenza


La voce e la presenza è sempre meglio delle slides.
Rinforza con le immagini, non sostituire.
Visual display should not be your security blanket, but
    rather a hankerchief to pull out of your sleeve.
9. Il potere dell’umorismo


Le storielle non vanno lette.
10 Il potere delle parabole


I concetti sono teoria, le storie sono “pratica” e
    concretezza.
Le esperienze personali sono una miniera.
11 Il potere del gesto


I gesti dicono più delle parole. San Francesco docet.
La leadership talvolta chiede più di parole, chiede fatti.
12. Il potere di chi parla e non legge



 Mai parlare guardando in basso.
 La tecnica di See – Stop – Say
 Le pause sono ciò che trasformano il discorso in una
  conversazione.
 Quando ti fermi, come per pensare, sembri più sincero
13. Il potere della poesia



 Il discorso è fatto per l’orecchio, non per l’occhio.
 Un disco è poesia senza forma e senza rima.
14. Il potere del testo



 Contrast
 Rhyme (assonanza)
 Echo (ripetizione dei nomi, dei verbi)
 Alliteration (usare parole che cominciano con la stessa
  lettera)
 Metaphor
15. Il potere delle domande



Una domanda interpella.
Non chiedere, se non sai la risposta.
16. Il potere attivo



 Le voci passive sono sbiadite, vaghe, contorte, più
  lunghe (manca il soggetto).
 Voce passiva = Mente passiva
 The passive is for cover your ass types, but the take-
  charge leaders.
 La voce attiva dà forza, quella passiva è senza midollo
  e uccide il discorso.
17. Il potere della chiusura



 L’ultima impressione è quella che rimane.
 Chiudendo appellati alle emozioni: l’onore, la
  speranza, l’amore e in certe occasioni la paura.
18. Il potere di essere audaci



 Sorprendi la tua audience.
 Osa essere diverso.
Elementi di retorica aristotelica

       “La parola è un potente signore che, pur dotato di
corpo piccolissimo e invisibile compie le opere più divine .
Essa può far cessare il timore, togliere il dolore, dare una
gioia, accrescere la compassione. Chi la ascolta è invaso da
un brivido, dal terrore, da una compassione che strappa le
lacrime e da una struggente brama di dolore. Il fascino
divino che suscita la parola è anche generatore di piacere e
può liberare dal dolore. La forza dell'incantesimo,
accompagnandosi all'opinione dell'anima, la seduce,
persuade e trasforma per mezzo del suo incanto."
                            Gorgia da Lentini, Elogio di Elena
Aristotele 384 – 322 a.C.


Allievo di Platone, fondò il
Liceo ad Atene, e sviluppò
un     sapere    di  enorme
ampiezza.
Intuì o definì alcune delle
principali nozioni su cui poi
si sviluppò il pensiero
occidentale: sostanza, atto,
virtù, spazio e tempo, ecc.
Descrisse    il   sillogismo
dando la base a tutta la
logica successiva.



                                         109/38
Opere di Aristotele
         Scritti “essoterici”                      Scritti “esoterici”
        Opere destinate alla lettura              Un insieme di testi realizzati
del grande pubblico, scritte in bello    come appunti di studio, come
stile, su una grande varietà di          dispense per un utilizzo interno al
argomenti.                               Peripato. Hanno uno stile non
                                         letterario.
        Sono andate tutte perdute.
Ci restano qua e là pochi frammenti
sparsi

  Organon (scritti di logica) - Etica             Tutte le Opere che ci sono
   Nicomachea – Etica Eudemia -          pervenute, - anche la Retorica -
             Grande Etica                appartengono a questo insieme di
    Il cielo – La generazione e la       scritti.
 corruzione – Ricerche sugli animali
 Metereologici - Fisica – Metafisica –
  L’Anima – Politica – Costituzione
 degli Ateniesi – Retorica – Poetica –
          Altre opere minori



                                                           110/38
La Retorica




Aristotele           rappresenta
sicuramente il più accreditato
studioso e insegnante di retorica
di tutti i tempi. Il suo trattato
sull’arte retorica è l’unico del
mondo      greco   che   ci   sia
pervenuto.
Cos’è la retorica
      La retorica è una conoscenza che riguarda cose che in
certa misura sono patrimonio comune di tutti gli uomini, e non
appartengono a nessuna scienza specifica. Tutti partecipano in
un certo senso della retorica, perché tutti in un qualche modo
sono impegnati ad esaminare e sostenere un certo argomento, a
difendersi, a giudicare.


      «Gli uomini, per la maggior parte fanno tutto ciò o senza
alcun metodo, o con una familiarità che sorge da una
disposizione acquisita. Ma è possibile esaminare la causa e la
ragione per cui quelli che sono bravi in questo raggiungono il
proprio scopo».


      La retorica è definita come la facoltà di scoprire il
possibile mezzo di persuasione riguardo a ciascun soggetto.
La divisione del trattato
I libro: l’oratore
Vi si tratta principalmente della concezione
delle argomentazioni, nella misura in cui
dipendono dall’oratore, dal suo adattarsi al
pubblico, e questo secondo i tre generi
riconosciuti del discorso




                                          II libro: il pubblico
                                          Vi si tratta delle emozioni e di nuovo delle
                                          argomentazioni, ma questa volta in quanto
                                          sono recepite (e non più, come nel primo,
                                          concepite)


III libro: il messaggio
Vi si tratta della elocutio, cioè delle figure e
della dispositio, cioè dell’ordine delle parti
del discorso. Originariamente il terzo libro
costituiva un trattato a sé, che poi venne
integrato con gli altri due



                                                                113/38
I tre generi di discorso retorico

Deliberativo                        Che   relazione     hanno   queste
                                    occasioni della vita sociale greca
Nelle assemblee che devono          con noi e il nostro tempo?
fare   le    leggi.    Si deve
persuadere il proprio pubblico      L’essenza di questi discorsi    la
soprattutto sul futuro              ritroviamo anche oggi
                                    - nelle riunioni di lavoro, nei
                                    consigli   per    prendere   delle
Giudiziario                         decisioni in azienda, in una
                                    associazione, in università.
Nei    tribunali.    Si    deve
persuadere circa azioni passate     - Quando si tratta di giudicare un
                                    fatto o di difendere una persona.
                                    - quando semplicemente bisogna
Epidittico
                                    fare un brindisi o salutare il
Discorso di pubblica lode di        pubblico in un evento.
qualcuno, o di celebrazione: si
riferisce soprattutto al presente
Una premessa etica

La retorica non è una tecnica o un’arte sganciata dal
contenuto etico delle argomentazioni, o delle questioni.
Qualcuno potrebbe criticarla in questo senso (ricordiamo
le accuse mosse ai sofisti). Ma Aristotele la difende…
1) I contenuti non sono mai indifferenti, ma quelli veri e
buoni sono per loro natura più adatti all’argomentazione e
più persuasivi
2) In ogni caso la retorica è come tanti beni (denaro,
potere, forza, ecc.) che possono essere utilizzati per fini
buoni o per fini cattivi. Non basta possedere l’arte, ma
bisogna farne buon uso.
3) Se è vergognoso non sapersi difendere con le proprie
braccia, sarebbe ben più vergognoso non sapersi difendere
per mezzo della parola, il cui uso è più proprio dell’uomo di
quello delle braccia.
L’argomentazione


       I trattati di tecnica retorica che lo avevano
preceduto,     secondo    Aristotele   non   avevano
afferrato l’essenziale. E si erano occupati solo degli
elementi accessori del discorso trascurando il
nucleo     centrale     dell’arte   di   persuadere:
l’argomentazione.
      Le argomentazioni possono essere non
tecniche, come le testimonianze, le confessioni
(anche   quelle   ottenute  sotto  tortura…),  i
documenti   scritti.   Oppure   possono   essere
argomentazioni tecniche




                                          116/38
Argomentazioni Tecniche

 Il discorso stesso
                                                            Quest’ultimo è il tipo
«La    persuasione     si ottiene quando                    più   essenziale    di
mostriamo il vero o ciò che appare tale                     argomentazione
attraverso i mezzi di persuasione più                       persuasiva
appropriati in ogni caso»


                              Il “carattere” dell’oratore
                              «La persuasione si realizza per mezzo del carattere quando
                              il discorso sia fatto in modo da rendere credibile l’oratore:
                              noi infatti crediamo alle persone affidabili in misura
                              maggiore e con più prontezza riguardo ad ogni questione in
                              generale, e completamente, in quelle che non comportano
                              certezza assoluta ma varietà di opinioni»
La capacità di predisporre il pubblico
«La    persuasione    avviene    anche     quando gli
ascoltatori siano condotti dal discorso a provare
un’emozione. I giudizi non vengono emessi allo
stesso modo se si è infuenzati da sentimenti di
dolore o di gioia, oppure di amicizia o di odio»




                                                                   117/38
L’argomentazione
  C’è un parallelismo tra la retorica e la dialettica. L’una è l’arte
  della persuasione, l’altra è l’arte della dimostrazione.
  La dialettica dimostra le cose attraverso
  Induzione: trarre da vari casi particolari una regola generale
  Deduzione: partendo dai principi dimostrare             un    caso
  particolare (questo avviene con il sillogismo)



Parallelamente la retorica produce le sue
argomentazioni in due modi:
 L’esempio: detto anche induzione retorica, che consiste nel
 convincere che un certo fatto avviene sempre in un certo modo
 mostrando casi concreti.

 L’entimema: detto anche sillogismo retorico, che consiste
 nell’argomentare logicamente da alcune premesse alcune
 conclusioni
L’esempio
 Esempio reale
 Si racconta un fatto storico o             Esempio inventato
 attuale, ma comunque reale                 Si tratta delle favole che vengono
 simile a quello su cui bisogna             raccontate. Vanno create come le
 convincere.                                parabole, e devono contenere una
 (P.es. il Gran Re e la conquista           analogia che deve essere colta dal
 dell’Egitto)                               pubblico

 - Metodo molto usato nei giornali          (esempi in Ret. II, 20. Stesicoro,
 al giorno d’oggi per dimostrare            sorteggio degli alteti)
 un’idea si racconta una storia che
 la incarna.




 Gli esempi vanno utilizzati quando non si dispone di entimemi. Oppure vanno
messi alla conclusione del ragionamento, per arricchire e dare forza agli
entimemi, ma non hanno la stessa forza persuasiva di questi.
 Quando li si pone in principio dell’argomentazione devono essere molti,
perché un esempio da solo non è credibile.
L’entimema

    Cos’è un sillogismo?
         Un ragionamento formato da tre proposizioni di cui
  le prime due sono premesse e la terza conclusione.
  Esistono vari generi di sillogismo, che Aristotele ha
  definito in una serie di figure, operando diverse
  distinzioni tra i vari generi di proposizione.
                            Due esempi
Sillogismo BARBARA
(tre universali affermative     Sillogismo BAROCO
Tutti gli uomini sono mortali   (una univ. aff. e due particolari
Socrate è un uomo               negative)
Socrate è mortale               Tutti gli uomini sono razionali
                                Alcuni animali non sono razionali
                                Alcuni animali non sono uomini
L’entimema

        L’entimema si basa sullo stesso principio del
sillogismo ma ha alcune caratteristiche specifiche legate al
fatto che non deve essere una dimostrazione logica
stringente, ma una dimostrazione col fine di persuadere.
    Non è necessario che si basi su premesse assolutamente vere, ma
    più spesso si basa su premesse probabili o verosimili.
    Può riguardare anche argomenti futuri, facendo previsioni, proprio
    perchè non si basa sulla certezza, ma sulla verosimiglianza.
    Deve essere di facile comprensione, e deve costituire un
    ragionamento chiaro, lineare, ed espresso con termini comuni.
    L’entimema si fonda su probabilità, segni e prove
        Non tutto, nel discorso va dimostrato con un
entimema: si devono solo dimostrare i punti in questione.
Sarebbe assurdo sforzarsi di argomentare su un punto che già
tutti condividono.
Oggetto dell’argomentazione e luoghi comuni


       Il fine specifico dei discorsi è convincere riguardo a tre
                                categorie
           Giusto – ingiusto                 ret. giudiziaria
                Utile – nocivo           ret. deliberativa
            Bello – brutto                   ret. epidittica
        La retorica deve studiare i “luoghi comuni” che sono come
gli schemi concettuali all’interno dei quali si formano gli entimemi.
Le diverse scienze hanno ciascuna i suoi “luoghi specifici”. La
retorica ha come dei macroschemi, molto generali, che le servono
da guida per costruire le argomentazioni.


                                  Questo vuol dire che generalmente
Possibile – impossibile           un’argomentazione         ha     come
Esistente – inesistente           obbiettivo di mostrare la possibilità o
Maggiore – minore                 l’impossibilità di una cosa, la sua
                                  maggiore o minore utilità, la verità di
                                  un fatto o la sua falsità
Altri “luoghi” (topoi) su cui
                     si costruiscono gli entimemi


I contrari (essere temperanti è un bene poiché l’intemperanza è dannosa)
Termini in rapporto reciproco (se è buona l’azione subita è buona anche quella
fatta)
Il più e il meno (se neppure gli déi sanno tutto difficilmente lo sapranno gli
uomini)
Il tempo
Volgere accuse ricevute (mostrare che chi accusa compie le stesse azioni)
Dalla definizione
Distinguere i diversi significati di una parola
Dalla Divisione
Da un giudizio precedente
Dalle parti
Partire dalla conseguenza
Sviluppare conseguenze degli opposti
Il fine e la causa
Il vero non verosimile (è vero proprio perché non è verosimile)
Esaminare le contraddizioni della parte avversa
Informazione



       L’informazione è alla base della capacità
retorica, e della possibilità di costruire argomentazioni,
perché queste si basano sulle informazioni a nostra
disposizione. Non è un buon oratore chi non è capace di
raccogliere informazioni su ciò di cui deve parlare.
       L’informazione      deve     essere    completa,
congruente e ben selezionata. Bisogna aver chiaro fin
dall’inizio cosa si deve conoscere per poter parlare con
proprietà di un certo argomento.
Considerazioni sull’uomo
       Una grande parte della Retorica è dedicata ad
osservazioni di carattere generale sulla vita umana,
Sono considerazioni molto intelligenti e azzeccate, e
manifestano lo spirito di osservazione di Aristotele, ma
anche la sua convinzione che per tenere dei discorsi
efficaci bisogna conoscere l’animo umano
                  Ciò che la gente pensa o crede
                   Come le persone tendono a
               comportarsi in certe situazioni
                     Cosa       apprezzano,      cosa
               ammirano
                   Cosa e chi tendono ad amare e
               cosa li rende aggressivi
                  Qual è il modello di vita ideale.
                  Ecc.
Alcuni esempi
 Cosa vuol dire essere fisicamente forte

 In cosa consiste la ricchezza

 Cos’è l’onestà

 Che vuol dire godere di buona reputazione

 Le virtù proprie dell’uomo e quelle proprie della donna

 Cos’è un bene, e cosa gli uomini considerano beni (cit. p.51)


 Come si stabilisce cosa è più utile o più buono tra due possibilità?

 Virtù e vizio

 Giustizia, ingiustizia


  Desiderio (cit. p.89)

 Il piacere

 Perché l’uomo vuole vendetta


 Chi è che commette ingiustizia, e per quali motivi (cit.p.100)

 Chi è che subisce ingiustizia e per quali motivi (cit. p. 103)
Cosa ci trasmette questa attenzione enorme di Aristotele per la
comprensione di tutto ciò che riguarda gli uomini?




       Che è importante farsi molte domande, cercare i perché
      delle cose che succedono. Risulta convincente e chiaro nel
      discorso chi mostra di aver capito i motivi delle azioni, chi
      è capace di fare previsioni fondate su considerazioni
      intelligenti e non superficiali.
       Per Aristotele il retore deve saper elaborare la forma di
      un discorso, ma soprattutto deve essere in grado di
      padroneggiare il contenuto
Il carattere dell’oratore

È la seconda delle argomentazioni tecniche, dopo il
discorso stesso. La trattazione di Aristotele è molto
rapida.
A rendere un oratore credibile sono


Intelligenza
Virtù
Benevolenza


Ed è mancare di una di queste tre caratteristiche che
può compromettere la sua credibilità
Le emozioni
Il libro II della Retorica contiene una delle trattazioni più acute sulle
emozioni umane.

Considerate nell’ottica del retore, le emozioni sono disposizioni che
si possono indurre nel pubblico, per ottenere più facilmente l’effetto
persuasivo del discorso.
Per suscitare un’emozione nel pubblico bisogna conoscere tre cose

In quali disposizioni d’animo si è soliti provarla

Nei confronti di chi la si prova

In quali circostanze questo è solito avvenire.

Aristotele fa un elenco di emozioni (e sentimenti) e per
ciascuna espone tutte queste caratteristiche. Noi vedremo solo
le definizioni generali
Un desiderio di aperta
                              L’ira
vendetta,    accompagnato
da dolore, per una palese
offesa alla nostra persona,
o a qualcuno a noi legato,
quando l’offesa non era
meritata




                              130/38
La paura

Una      forma       di
sofferenza    o    uno
sconvolgimento     che
deriva            dalla
prefigurazione di un
male imminente che
causa rovina o dolore




                             131/38
La vergogna
Una forma di sofferenza o di sconvolgimento
relativa ad azioni colpevoli presenti, passate o
future, che portano disonore
La riconoscenza

           (Charis) È un
atteggiamento     positivo
nei confronti di qualcuno
che      ha      compiuto
un’azione    concreta   di
servizio – gratuito e
senza altri fini – ad uno
che ne aveva bisogno.
La compassione
      Una forma di sofferenza di fronte alla visione di un
male manifestamente rovinoso o doloroso che ricade su
una persona che non lo merita. Un male che anche noi
possiamo attenderci di subire




                                             134/38
Lo sdegno
     Al        contrario     della
compassione, che è sofferenza di
fronte    alla    sfortuna   altrui
immeritata, lo sdegno è dolore di
fronte a una grande fortuna
capitata a chi non la merita




                                      135/38
L’invidia
       Simile allo sdegno, l’invidia si rivolge però
verso i simili e quelli di pari condizione. Essa è
dolore per il semplice fatto che l’altro abbia un
certo bene di cui io sono privo




                                        136/38
L’emulazione
Una forma di sofferenza nel constatare la presenza, in persone simili a
noi per natura, di beni tenuti in grande considerazione e che è possibile
anche per noi ottenere, sofferenza che deriva non dal fatto che un altro
possiede questi beni, ma dal fatto che non li abbiamo noi (per questo
l’emulazione è un sentimento onesto, mentre l’invidia è spregevole, in
quanto il primo si accinge ad ottenere quei beni, il secondo a impedire
che chi gli è vicino li abbia). L’emulazione comporta una certa stima, e
porta ad imitare l’altra persona, per eguagliarla.




                                                    137/38
Siamo vicini alla conclusione

        Anche Aristotele
 suggerisce di far sì che
 l’ascoltatore intravveda
 la fine del discorso,
 perché    è   come    un
 atleta, che quando ha
 in vista l’arrivo si fa
 coraggio e continua a
 correre




                            138/38
Lo stile
 La chiarezza: Usare i termini in senso proprio

 Non adottare un registro troppo alto né troppo basso

 Ornare talvolta lo stile con termini esotici, che
attraggono l’attenzione, ma farlo in maniera non
artificiosa: deve riuscire naturale e sempre chiaro
 Lo stile va adeguato alla questione di cui si tratti

 Lo stile deve anche rispecchiare l’oratore, per
renderlo credibile (un giovane non può parlare come
parlerebbe un vecchio, e viceversa)

 Lo stile infine deve adattarsi al tipo di coloritura
emotiva che si vuole creare.
Lo stile
 Quando si dice qualcosa di esagerato bisogna
autocensurarsi in anticipo, per mostrare che si sa
che si sta esagerando. (dirò un’enormità: …)
 Avere un certo ritmo

 Esporre con ordine le premesse del discorso,
perché il resto diventi comprensibile
 Trarre le conclusioni in maniera chiara
 Quando si racconta una storia, dividerla in parti
perché non ne risulti una narrazione unica, che si
seguirebbe con difficoltà
 Limitarsi a richiamare cose o vicende note, senza
rispiegarle: il pubblico già le conosce, e si
annoierebbe
Espressioni brillanti


Si può imparare a crearle per talento naturale o per esercizio.

   Sono quelle espressioni che fanno comprendere
   qualcosa di nuovo. Affermazioni che non sono
   scontate e banali, ma neanche oscure e
   incomprensibili. Detti intelligenti che aprono un nuovo
   “orizzonte di senso” sulle cose. La più importante
   delle espressioni brillanti è per Aristotele la Metafora
    Questi argomenti sono stati molto ripresi nel
    barocco, che ha avuto un grande interesse per
    l’uso sorprendente del linguaggio
Metafora

È lo strumento più bello e più efficace perché è al tempo stesso
chiara, originale, e piacevole. Per costruire metafore è necessario
saper vedere l’analogia.
Le metafore sono una sorta di enigma. Istituiscono come una
proporzione
Dato che A : B = C : D, utilizzo A e B per parlare di C e D.
(Cit. p. 333.)
La Metafora mette davanti agli          occhi   ciò   di   cui   si   parla,
condensandolo in un’immagine.
La metafora è un oggetto linguistico molto studiato anche al giorno
d’oggi, in quanto è ricchissimo di valenze (oltre che di fascino) nella
filosofia, la poesia, la logica, la retorica, la semiotica
Metafora

   Tu fior de la mia pianta percossa e inaridita
   (Carducci)
Non ho voglia di tuffarmi in un gomitolo di
strade (Ungaretti)
     e prego anch’io nel tuo porto quiete (Foscolo)

     Piove senza rumore sul prato del mare (Pavese)


  Sono i tuoi puri occhi due miracolose corolle,
    sbocciate a lavarmi lo sguardo. (A. Pozzi)
Catturare l’attenzione


           A quattro cose noi prestiamo attenzione, e
                 questo un retore deve saperlo


 Ciò che è grande                  Ciò che è piacevole

 Ciò che ci riguarda               Ciò che è sorprendente


  L’attenzione tende a calare durante il discorso più che
 all’inizio. Per questo non serve richiamarla all’inizio, ma
                 solo da un certo punto in poi
Saper argomentare
Sostenere una tesi in modo convincente comporta:



La consapevolezza che si tratta di una tesi e che altri potrebbero
  pensarla diversamente.
Che ci sono ragionevoli motivi per preferire un punto di vista
  rispetto ad un’altro.
Per sostenere una tesi bisogna …

Illustrare il proprio punto di vista in modo chiaro e
  sintetico…
Fornire le proprie ragioni appellandosi a principi; valori
  condivisi; verità riconosciute
  - I perché
Fornire dati, esperienze, fatti o opinioni autorevoli a
  supporto delle teorie
  - gli esempi
Il percorso …




Chiarire il proprio punto di vista.

  Raccogliere ragioni ed evidenze (i principi generali e i casi
  concreti)

  Vagliare le prove che si offrono all’uditorio in termini di:
  - Accuratezza e vicinanza nel tempo
  - Completezza
  - Credibilità
Identificare le giustificazioni e le credenze che sottointendono
  l’argomentazione e considerare se gli ascoltatori le
  accetteranno
Fai attenzione a




1. Essere credibile
2. Ricorrere a valori e credenze condivise
3. Usare le informazioni con onestà
4. Citare le fonti senza strumentarlizzarle
5. Rispettare l’emotività del pubblico
6. Avere un approccio bilanciato
Come trattare i punti di vista avversi

Se presenti un punto di vista diverso, fallo con onestà
Considera la possibilità di attaccare tesi avverse.
  - attacca la tesi, le prove, i principi, le giustificazioni e le cose
  credute.
Considera la possibilità di fare concessioni ad altre posizioni.
Errori da evitare




Non attaccare mai le persone.
No al ragionamento circolare.
No alle generalizzazioni.
Non confondere post hoc, ergo propter hoc ( la causalità non è
 la sequenza temporale).
No ai falsi dilemmi.
Non usare la tattica dei casi limite presentati come regola
 generale.
No alle catene interminabili non provate
No alle false analogie
No alla verità di popolo
L’arte di ascoltare




Idee e spunti da un manuale pratico per
 apprezzare il silenzio e dar valore alle
     parole di Francesco Torralba
L’ascolto non è semplice passività


È meraviglioso trovarsi in compagnia di una persona
  che sa ascoltare: senza conoscerne la ragione
  precisa, vogliamo rimanere con lei il più a lungo
  possibile.
Ascoltare significa saper rimanere in disparte, praticare
  la discrezione, essere ricettivi verso gli altri.
  Possiamo crescere solo acuendo al massimo le
  nostre percezioni, affinchè la meraviglia che ci
  circonda trasformi il nostro essere.
1. Ascoltare e sentire


L’ascolto è un atto intenzionale, voluto, selettivo, il cui
  obiettivo è comprendere.
Sentire è fisiologico.
L’ascolto è la risposta a una ricerca. È correlato ad una
  aspettativa che ci siamo creati.
Nessuno può obbligarci ad ascoltare.
Ascoltare significa essere disposti a scoprire che non siamo
  nel vero.
Volontà di capire è la base dell’atto dell’ascolto.
2. Rimuovere i pregiudizi


L’ascolto esige una depurazione preliminare dai pregiudizi
   che offuscano l’immagine dell’altro. L’altro va sempre oltre
   l’immagine che ci creiamo di lui.
Il dialogo e la pratica del viaggio interiore sono due potenti
   antidoti contro il pregiudizio.
3. Prendersi il tempo necessario

L’arte del saper ascoltare richiede tempo.
Mentre ci impegniamo ad esprimerci, acquisiamo una
    comprensione più prodonda di noi stessi.
Non finiamo mai di dire tutto.
Concedere tempo all’altro per consentirgli di esprimersi è un
    requisito basilare.
Esiste il tempo dell’espressione, ma anche quello della
    comprensione (da adulti comprendiamo le parole che nostro
    nonno ci diceva da bambini).
Il tempo della risposta è posteriore a quello della
    comprensione (altrimenti c’è incomunicabilità).
4. Sgonfiare l’ego

Ascoltare significa voler entrare nel mondo dell’altro. È un
  modo di decentrarsi e dimenticare sè stessi per riempire la
  vita mentale con le parole dell’altro.
L’ascolto è un atto di ospitalità.
L’ascolto è anche un’incursione, quasi un’intrusione,
  nell’interiorità dell’altro.
Ascoltare solo chi conferma le nostre tesi è un falso ascolto
  perché non c’è apertura.
Ciò che abbiamo ascoltato plasma quello che siamo. La
  capacità di instaurare un dialogo è la vera umanità
  dell’uomo.
5. Fare silenzio


L’atto dell’ascolto richiede la pratica del silenzio, non solo
   fisico, ma anche interiore.
Il silenzio non è l’assenza di parole, ma una creazione
   interiore.
Occorre far tacere le voci della mente, ma anche le urla del
   cuore.
Dopo essere riusciti in questa impresa, l’altro risuona in noi, la
   sua presenza illumina le caverne oscure, e ci rendiamo
   conto di non essere soli.
6. Discernimento


Discernimento significa distinguere con I sensi ma,
 soprattutto, con il pensiero.
Distinguere chi merita attenzione e chi non la merita.
Discernere con l’intelligenza (che è la capacità di
 vedere dentro le cose).
Sondare perché dice ciò che dice e perché in un certo
 modo … lavoro difficile che esige la pratica
 dell’ipotesi.
7. L’ascolto pietoso


La ragione di questo ascolto risiede nella gioia che
 l’altro sperimenta nell’essere ascoltato, una gioia
 contagiosa, che ci trasforma di riflesso.
Ogni volta che qualcuno arriva a credere all’illusione
 che gli altri non portano nulla che già non conosce,
 pone fine alla sua crescita come persona.

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Public speaking al femminile prometeo

  • 1. C’era una volta un re … I generi La storia Dalla piramide alla narrazione … Raccontiamoci una storia (è il primo esercizio, e sarà simile all’ultimo)
  • 2. Alle radici della creatività Parola, segno, significato La metafora Il simbolo Il mito Cosa vuol dire essere creativi
  • 3. Il potere di una storia Ieri sera prima di venire qui, ho incontrato un artista che mi ha fatto pensare. A Pietrasanta Romano Cosci mi ha detto: so che sono l’ultimo degli artisti, che non so nulla e che devo, alla mia età – 70 anni – imparare tanto. Però penso anche di poter essere più grande di Michelangelo. Come si spiega la co-presenza di umiltà e ambizione infinite? In quel momento capii che un artista deve avere entrambe le qualità. Ciascuno di noi, di voi, è un artista. Ecco perché saper sognare è importante quanto essere realisti e porsi obiettivi misurabili e raggiungibili. Un passo alla volta possiamo andare in capo al mondo.
  • 4. To be a person is to have a story to tell. Isak Dinesen  Non sei fregato veramente finche' hai da parte una buona storia, e qualcuno a cui raccontarla Alessandro Baricco (Novecento)
  • 5. Perché raccontare storie …  The magic of influence is less in what we say and more in how we say and who we are. This “how/who” stuff defies categories, definiction, and rational analysis. (Annette Simmons; The Story factor, Perseus Publishing 2002)
  • 6. Perché le storie convincono …  Intrattengono  Fanno pensare  Assomigliano alla vita (triste-allegra)  Insegnano senza imporre (non sono aride come le leggi e i regolamenti)  Veicolano senso  Hanno molte dimensioni  Sono in grado di sostenere (e di risolvere) il conflitto e il paradosso  Sono metafore le più potenti (descrivono l’indescrivibile)
  • 7. 6 storie da raccontare (Annette Simmons; The Story factor, Perseus Publishing 2002) 1. “Chi sono” 2. “Perché sono qui” 3. “La vision” 4. “… quella volta mi ha insegnato” 5. “Valori-in-azione” 6. “So che cosa state pensando …”
  • 8. Chi sono Storie che dicano qualcosa di te … che dimostrano che sei un tipo/a di cui ci si può fidare. Fatti conoscere per chi sei. Essere candidi e sinceri è un’arma. A un livello più profondo sappiamo che la vera “forza” non è la perfezione, ma il riconoscimento dei propri limiti.
  • 9. Perché sono qui  Tutti abbiamo uno scopo, un motivo, un interesse. Chi non lo avesse sarebbe sospetto.  Giocare a carte scoperte è un’altra arma potente. Di nuovo trasparenza, fiducia ….  Se il nostro scopo è quello di influenzare qualcuno (di convincere qualcuno) la partita si gioca principalmente sulla fiducia – fatta salva ovviamente la competenza -.
  • 10. La vision  Perché penso che la cosa ti possa interessare. Che cosa ci guadagni tu …  Se non si è capaci di individuare “l’affare” per l’altro il gioco è perduto. Fin dall’inizio.  Business is business. The bottom line is important. E non è solo questione di soldi …  Vision è saperli convincere che possono essere eroi invece che vittime …
  • 11. “… quella volta ho imparato”  Storie di altri ..  Valori  Esempio: Chi non risica non rosica. Il topo di città e quello di campagna … La volpe e l’uva.  L’arte della citazione.
  • 12. Valori-in-azione  L’esempio.  La forza di una proposta che trascende la legge e le regole.
  • 13. So che cosa state pensando …  Se sei capace di prevedere le obiezioni che ti potrebbero essere fatte … la tua storia ha una possibilità in più di essere ascoltata.  Essere capaci di spiegare la trama e i ruoli che le persone hanno (o possono avere) all’interno di essa è “potere”.  Chi sa raccontare la storia migliore ha l’uditorio per sé.
  • 14. memorabile schema di storia  At the beginning everything is possible, ossia all’inizio tutto è possibile, aperto, curioso.  In the middle things become possible, ossia le cose diventano serie … fino al punto della suspance, della scelta, della verità  At the end everything is necessary. Tutto è cambiato, chiaro, definito…
  • 15.  Esercizio:  Racconta una storie in 2 minuti e trenta secondi.
  • 16. Cos’è la comunicazione Da Connecting, A cultural-sensitive approach to interpersonal communication competency. Berko et al. 1997
  • 17. 6 elementi  La comunicazione è un processo in cui si inviano e ricevono messaggi attraverso un mezzo. I suoi elementi sono:  L’emittente  Il ricevente  Il mezzo  Il messaggio  Il contesto  Il feedback
  • 18. Le Caratteristiche del buon comunicatore 1.Essere appropriati 2. Saper bilanciare obiettivi di comunicazione in conflitto 3. Sapersi adattarsi all’interlocutore 4. Saper riconoscere gli ostacoli (culturali, ambientali, personali, relazionali e di linguaggio) e saperli superare 5. Essere onesti/sinceri
  • 19. La percezione di sé e la comunicazione  Quando mi guardo allo specchio vedo …  I miei amici descriverebbero la mia relazione con loro come …  Come parte della mia famiglia mi vedo …  I miei talenti sono …  I miei punti di forza sono …  I miei punti di debolezza o le incapacità che più mi fanno soffrire sono …
  • 20. La percezione di sé e la comunicazione  Ero …  Ero …  Ero …  Sono …  Sono …  Sono ….  Vorrei essere …  Vorrei essere …  Vorrei essere …
  • 21. La percezione di sé e la comunicazione  Indica il grado da 1 (no deciso) a 6 (sì deciso) in cui queste espressioni ti definiscono.  1 Sono una persona indipendente  2 Sono una persona allegra  3 Sono una persona affezionata  4 Sono una persona con una forte personalità  5 Sono una persona simpatetica  6 Agisco come un leader  7 Ho paura del dolore  8 Sono una persona razionale  9 Sono una persona calda e solare
  • 22. Quanto è importante essere… (ordina da 1-meno importante- a 10 – più importante -)  - ambiziosi (lavorare molto e avere aspirazioni)  - di mentalità aperta (curiosi, disposti a cogliere diversi punti di vista)  -capaci (competenti, efficaci)  - puliti (in ordine, a posto, alla moda)  - coraggiosi (capaci di combattere per difendere i propri valori)  - capaci di perdonare gli altri (di accogliere)  - capaci di aiutare gli altri (di darsi da fare per il prossimo)  - onesti (sinceri, veritieri)  - capaci di voler bene (affezionati, sensibili)  - responsabili
  • 23. Quanto è importante avere... (ordina da 1-meno importante- a 10 – più importante -)  - una vita confortevole (essere ricchi)  - un mondo di pace (libero da guerre e conflitti)  -uguaglianza (pari opportunità per tutti)  - sicurezza familiare (poter proteggere i propri cari)  - libertà (indipendenza, possibilità di scelta)  - felicità (contentezza)  - salvezza (vita eterna)  - rispetto di sé (autostima)  - senso della realizzazione (saper esprimere un contributo durevole)  - saggezza (un matura comprensione della vita)
  • 24. Tu sei …  La tua idealizzazione (quello che vorresti essere)  Il tuo essere reale-presente  Quello che dovresti essere
  • 25. L’auto stima (non la supponenza) è utile perché…  L’atteggiamento contrario blocca.  Nessuno ama i musi-lunghi e gli uccelli del mal augurio.  Ci permette di vedere il positivo anche negli altri (tendiamo a pensare che gli altri siano come noi).  Noi vediamo le cose non come sono… ma come noi siamo (H. M. Tomlinson)  Ciò che credi essere vero di te e degli altri tende ad avverarsi (principio di self-fulfilling prophecy)
  • 26. l’umiltà è utile perché….  È segno di competenza e di potere vero  È segno di conoscenza della realtà  Crea simpatia
  • 27. Che cosa comporta ascoltare? È il processo attivo di ricevere i segni, decodificarli e ricordarli.  È la più importante delle qualità necessarie alla comunicazione.
  • 28. Che cosa comporta ascoltare?  1. Percepire  2. Capire  3. Valutare  4. Rispondere
  • 29. Ascoltare  È un’attività che si apprende.
  • 30. Si ascolta per …  Capire il significato delle parole  Godere il piacere della musica (potente modulatore di emozioni)  Identificare qualcosa  Costruire relazioni  Aiutare altre persone  Capire sé stessi
  • 31. Minacce all’ascolto  Il rumore  Distrazioni esterne  Distrazioni interne  …. Si superano  Con la concentrazione  Con la preparazione  Con l’interazione
  • 32. Primo assioma “L’impossibilità di non comunicare”  Non si può non comunicare perché non si può non avere comportamenti; il non comportamento non esiste e quindi non esiste la non comuniazione ed ogni comportamento è un messaggio.  Anche rimanere in silenzio è comunicare.  Questo assioma parte da un preupposto: non è possibile non comportarsi e poiché abbiamo visto che ogni comportamento, in una situazione di interazione, è comunicazione, ne discende che è impossibile non comunicare. Il fatto di non parlare, di ignorarsi reciprocamente, di isolarsi, non indica “non comunicazione”
  • 33. Secondo assioma “Ogni comunicazione ha un aspetto di contenuto e un aspetto di relazione di modo che il secondo classifica il primo ed è quindi metacomunicazione”  Tutte le comunicazioni comportano un messaggio di contenuto (notizia, informazione, dati, oggetto ecc..), ma al tempo stesso un messaggio di relazione (le istruzioni, le indicazioni, il comando/richiesta, per il ricevente sul che cosa fare del messaggio contenuto).  Molto spesso è il messaggio di relazione che prende il sopravvento su quello del contenuto, gli dà il vero senso, lo classifica a tal punto che non è tanto importante l’oggetto su cui gli interlocutori si esprimono quanto come si pongano in relazione fra loro attraverso la comunicazione.
  • 34. Terzo assioma “La natura di una relazione dipende dalla punteggiatura delle sequenze di comunicazione tra i comunicanti”  La punteggiatura dà forma al modo in cui le persone di autodefiniscono e definiscono gli altri e condiziona la relazione tra comunicanti. Ognuno dà le sue interpretazioni a ciò che gli succede attorno, e i vari punti di vista possono essere molto diversi, parziali o poco obiettivi; infatti ognuno vede ciò che vuole vedere e da ciò derivano delle visioni distorte della realtà. La serie, ad esempio, “mi chiudo in me stesso perché tu brontoli” - “io brontolo perché tu ti chiudi in te stesso” può continuare all’infinito se c’è difficoltà a metacomunicare sui rispettivi modi di punteggiare.
  • 35. Quarto assioma “Gli esseri umani comunicano sia con il linguaggio analogico (non verbale) che con quello numerico (verbale)”
  • 36. Quinto assioma “Tutti gli scambi di comunicazione sono simmetrici o complementari a seconda che siano basati sull’uguaglianza o sulla differenza”  In alcuni scambi interattivi prevale un modo di comunicare basato sull’uguaglianza, cioè le parti si pongono sullo stesso piano, l’una tende a rispecchiare il comportamento dell’altra, senza che ci sia chi prevale e domina e chi, invece, è sottomesso.  Questa situazione viene denominata “simmetria”.  In altri scambi prevale un modo di comunicare basato sulla differenza, cioè le parti si pongono su piani diversi: c’è chi si pone in una posizione superiore e chi in una inferiore; tra i due interlocutori può esserci integrazione reciproca o squilibrio problematico, proprio in quanto ognuno sceglie una collocazione non paritetica. Questo porsi diversamente viene appunto chiamata “complementarietà”  Entrambi i tipi di comunicazione possono essere funzionali ed efficienti, ma possono essere anche problematici e disfunzionali, e ciò dipende dalla elasticità o rigidità con cui vengono attuati.
  • 37. Presentarsi ad un colloquio di assunzione come commesso/a in un negozio di gioielli  Tempo per prepararsi: 5 minuti  Tempo per “presentarsi” e illustrare la propria candidatura: 3 minuti
  • 38. “Aspetto in piedi, da dove, per prima cosa, comincerò a parlare.” William Shakespeare
  • 39. La paura  Alcune ricerche sostengono che la paura di parlare in publico è la fobia numero uno negli Stati Uniti. La paura di morire è al settimo posto.
  • 40. First…  Laprima fase di preparazione consiste nel capire la natura della gente a cui parlerete.  Bisogna anche considerare come vogliamo che il nostro discorso incida sul pubblico. Che cosa vogliamo che provino, pensino o facciano, dopo che ci hanno ascoltato?
  • 41. La preparazione  Prima di scrivere il tuo discorso, fai una lista di punti che vuoi toccare (non meno di 2 non più di 5). Descrivi ogni punto con una o due frasi. Sarà più facile convincerli, se parlerai in modo concreto. Se è necessario usa i numeri. Le statistiche sono noiose ma usate con misura molto efficaci. La gente ricorda cioè che è rilevante, che ha il valore della notiziabilità e che è presentato in modo incisivo e chiaro.
  • 42. Cosa scrivere  Non tentare di buttare giù un testo perfetto subito.  All’inizio butta giù le idee. Non ti preoccupare dell’ortografia, della punteggiatura o della grammatica.  L’editing viene dopo.  Il discorso verrà meglio se scrivi (e ti appunti) con precisione la prima e l’ultima frase, I punti di transizione e le parole chiave.  Organizza il tuo discorso in tre parti: inizio, parte centrale, la fine.
  • 43. Alcuni consigli (1)  1 Establish your credibility by briefly stating your qualifications and experience, or have someone introduce you this way. 2 Open with an attention-getting fact, rhetorical question (making sure you know what the answer will be), quotation (to support your message), or relevant anecdote. 3 You may challenge your audience, but make sure you don’t sound hostile. 4 You don’t have to start with a joke, especially if it doesn’t support your message. 5 Keep it short. Your speech should take less than 20 minutes.
  • 44. Alcuni consigli (2)  6 Tell the audience what the problem is, what your proposed solution is, and what actions they can take to help bring about the solution. 7 When you prepare your final version, write or type the beginning, ending, and key transitions and phrases in large print, and then itemize your main points. Only write two thirds of the way down the page so it won’t be obvious if you need to look at your notes. 8 Plan a snappy conclusion that summarizes your main points. But don’t say, “In conclusion …” 9 Don’t present new information at the end of your speech. 10 Don’t just trail off at the end. Finish with an appeal for action and get out.
  • 45. Provare e riprovare (1)  Dovresti conoscere il tuo discorso abbastanza bene da poterlo pronunciare guardando appena gli appunti. Fai non meno di 3 prove e non più di 6. In piedi, mai da seduto. Lavora su una cosa per volta: gesti, voce, contenuto, o materiali visivi. Fai più attenzione per l’inizio e la fine. Prova il tuo discorso di fronte a qualcuno e chiedi critiche costruttive. Usa le pause, cambia enfasi e volume. Parla chiaramente.
  • 46. Provare e riprovare (2) I gesti, i movimenti, il contatto visivo, aggiungono impatto, ma devono essere naturali e appropriati. Non metterti le mani in tasca.  Guarda l’audience, sorridi, mantieni il contatto visivo. Focalizzati su un volto amico, finisci la frase, e muovi lo sguardo su un’altra persona. Non guardare il pavimento, il soffitto o una sola persona. Non guardare l’orologio (se ti serve mettitelo di fronte, in modo discreto).  Non andare via mentre la gente sta applaudendo.
  • 47. Esercizio: 11 speakers 11 analisti  Tempo per prepararsi: 5 minuti  Tempo per sostenere la propria posizione: 1 minuto e mezzo.
  • 49. Principio del contrasto  Quando mettiamo a confronto due cose relativamente diverse una dopo l’altra, ne percepiamo maggiormente la differenza.
  • 50. Contraccambio  Quando qualcuno ci offre qualcosa, anche se di poco valore, immediatamente nasce in noi il desiderio di contraccambiare.
  • 51. Coerenza  Quando si prende una posizione su qualcosa o ci si impegna con qualcuno, si cercherà di difendere l’azione a tutti i costi, perfino contro i propri interessi.
  • 52. Conformismo  Molte persone tendono a conformare i comportamenti a quelli di coloro che considerano loro simili.
  • 53. Sintonia  Tutti noi tendiamo ad acconsentire con più facilità alle richieste che ci vengono da persone che suscitano la nostra simpatia, con cui percepiamo una sintonia immediata.
  • 54. Autorità  In molte persone è rilevabile una grande disponibilità a seguire fino all’estremo l’ordine di una autorità.
  • 55. Scarsità  Le opportunità ci appaiono più desiderabili quando la loro disponibilità è limitata.
  • 56. Parole potenti  Per favore e grazie  Perché  Altre parole (benessere, salute, felicità, verità, sicurezza, giusto, migliorare, profitto, divertente, meritare, scoprire, amore, libero, vantaggio, valore, risultati, nuovo, facile, fiducia, denaro, potere, garantito, vero, tu, noi, vitale, gioia, investimento, comfort, dimostrato, opportunità, crescita
  • 57. Linguaggio ipnotico  Non usare il “non”, dire le cose in positivo  Potrebbe, forse, se ….  Ovvio, come già tu sai …
  • 58. Persuasione e potere Il potere è la capacità di distribuire risorse e di prendere e imporre decisioni.  L’influenza è un’estensione del potere ed è il meccanismo attraverso il quale le persone utilizzano il potere per modificare il comportamento o gli atteggiamenti altrui.
  • 59. Persuasione e potere  Il potere si ha.  L’influenza si fa (si esercita)
  • 60. influenzare  Per influenzare con successo bisogna essere disposti a farsi influenzare.  Lasciarsi influenzare è una dimostrazione di fiducia e di rispetto.
  • 61. Tattiche per influnzare  Inquadrare il problema per determinare il risultato.  Usare le informazioni per influenzare il pensiero altrui e i risultati.  In una crescente complessità ha più potere d’influenza chi ha competenze di tipo tecnico.
  • 62. reputazione  Un individuo che sviluppi una reputazione caratterizzata da uno sguardo oggettivo, razionalità e sincerità – tutti segni distintivi del potere personale – potrà usare informazioni che possiede per influenzare le discussioni e le decisioni chiave.
  • 63. persuasione  Unisce arte e scienza.  Richiede la capacità di creare fiducia.  Si basa sulla raccolta ordinata e sull’analisi delle informazioni, sulla solida comprensione del comportamento umano e su abilità comunicative ben sviluppate.
  • 64. credibilità  È la pietra angolare della persuasione.  Fiducia (mostrare le 2 facce della medaglia; mantenere le promesse; mantenere il riserbo; congruenza con i propri valori; accettare idee altrui; capire gli interessi degli altri).
  • 65. Identificare i centri di influeza  Decisori  Stakeholder chiave  Persone in grado di influenzare altre La mappa di influenza (attenzione a non essere e apparire manipolatori)
  • 66. Analizzare la ricettività dell’interlocutore  Monitorare le reazioni  Valutare il linguaggio del corpo  Parlare con persone ben informate
  • 67. Individuare gli stili decisionali  Il pensatore (logica, poco propenso al rischio) dati, informazioni, fatti.  Lo scettico (critica tutto ma alla fine sceglie basandosi sull’emozione) creare il massimo della credibilità, stare al gioco, passare dalla sua parte.  L’emulatore (segue chi ha il potere o la maggioranza) offrire ricerche di mercato, il parere degli opinion leader.  Il controllore (non emotivo, molto analitico, convinto delle sue idee e poco aperto) argomentazioni chiare e strutturate evidenziare i risultati.
  • 68. Cominciare dalla testa  Struttura  problema-soluzione  Le due facce … e confutarne una  Causa effetto  Sequenza sulla motivazione
  • 69. Il cuore  Descrizioni vivide  Metafore  Analogie  Storie
  • 70. Vincere le resistenze  Sfiducia  Paura
  • 71. Significante, segno, significato  Il suono rosa, o le 4 lettere della parola, sono significanti per il concetto relativo all’oggetto reale fatto di petali e di un gambo con le spine. Il significante (suono o parola scritta) in sé stesso non è un segno fino a che qualcuno lo riconosce come relazionato al suo significato (il concetto). Per esempio per chi non sapesse l’italiano il suono rosa non significa nulla perché non è un segno, ma sono un suono incomprensibile.
  • 72. Il segno Un segno, in linguistica, non è quindi né la parola in sé né l’oggetto a cui si riferisce, ma la relazione tra le due. Non c’è nulla di necessario nella relazione tra una data parola come significante e l’oggetto significato. È una relazione arbitraria di natura sociale.
  • 73. I significati di un segno Denotativo: la cosa in sé Connotativo: associazione, simbolo Iconico: onomatopeico
  • 74.  If narrative is the way we construct our sense of identity, metaphor is how we think, especially in areas in which we need to build our knowledge of the unknown by comparison with the known.  T.R. Wright Theology and Literature 1988
  • 75. Metafore  Il linguaggio può essere visto come un sistema di simboli parallelo alla realtà, il cui scopo è unire forme e significato. In questo senso il linguaggio è sempre metaforico.
  • 76. Metafore  Sono metafore tutte le forme del discorso che raggiungono il loro effetto attraverso associazione, comparazione e somiglianza. Forme come:  Antitesi: Molti sono i chiamati (tesi), pochi gli eletti (antitesi)  Iperbole: Versare un fiume di lacrime… aspettando per un eternità  Metonimia: La Casa Bianca (per il Pres. Degli USA). Il tribunale (per il giudice).  Similitudine: Comportarsi come un elefante in un negozio di cristalli. Essere come un pesce fuor d’acqua. Essere cocciuto come un mulo.
  • 77. Metonimie  Il nome della causa per quello dell’effetto: vivere del proprio lavoro  Del contenente per il contenuto: bere una bottiglia  Della materia per l’oggetto: sguainare il ferro  Del simbolo per la cosa: tradire la bandiera  Del luogo d’origine per la cosa: un fiasco di Chianti  Dell’astratto per il concreto: eludere la sorveglianza
  • 78. Il simbolo  Qualcosa che rappresenta qualcos’altro attraverso l’associazione figurativa o la connotazione.  Per esempio una bandiera rappresenta un dato Paese, o una sorgente d’acqua indica l’idea di freschezza e di purezza.
  • 79. Il mito  Le parole greche mythos e logos significano entrambe parlare, la prima fa riferimento ad un linguaggio poetico, emotivo, la seconda ad un linguaggio analitico, argomentativo.  Il mito è una narrazione antica che fa uso di simboli.  Può essere in contrapposizione con storia/vera (mito/fantastico).
  • 80. Che cosa vuol dire essere creativi  Vedere nuove relazioni  Realizzare/scoprire qualcosa di nuovo associando cose conosciute  Per comunicare bisogna essere creativi (ciò che è scontato – già saputo - è noioso; ciò che è nuovo è interessante).
  • 81. Come dipanare la matassa Chiarezza, ordine, collegamenti ben pensati, secondo una logica stringente ma non scontata.
  • 82. Lo schema Preparare lo shema di un intervento è un po’ come costruire una casa: si comincia dalle fondamenta, l’apertura, e si va avanti pietra dopo pietra, ma sempre seguendo un progetto. Lo schema è al servizio del pubblico, del suo coinvolgimento, non al servizio dell’oratore o del suo metodo di lavoro. Chiarezza e organizzazione dei contenuti dovrebbero pertanto andare a braccetto con profondità, arguzia e capacità di stimolare l’interesse: caratteristiche che coinvolgono prima della struttura dell’intervento, quella della singola frase.
  • 83. 1. Blocchi da costruzione Lo schema dell’intervento detto dei “blocchi da costruzione” fa sì che ogni frase sia collegata a quella successiva. Il fine è far sì che chi ascolta passi da un periodo ad un altro desiderando di saperne di più. In pratica ciascuna informazione fa scattare una domanda che verrà risolta dalla frase che segue.
  • 84. 2. Cronologicamente L’approccio cronologico definisce un prima e un poi e, se si vuole, un durante. È tra i più classici schemi di narrazione. Una sua versione semplificata è quella che elenca il primo punto, il secondo il terzo, il quarto… Mai più di cinque punti in un’intervento breve.
  • 85. 3. La mappa Lo schema che insiste sull’organizzazione spaziale funziona come una mappa: si presentano luoghi, si esplorano aree ampie o circoscritte, ci si ferma sui particolari, si possono fare movimenti rapidi o lentissimi, usando perfino tecniche mutuate dal cinema.
  • 86. 4. I pareri Quando l’intervento mette a confronto persone o fonti diverse, è possibile organizzarlo secondo “citazioni” significative. I punti di vista si espongono o commentano. Si possono anche costruire opposizioni, assonanze, ripetizioni.
  • 87. Il puzzle Un altro possibile schema risponde all’immagine del “puzzle”. In questo caso la storia acquista la sua leggibilità verso la fine dell’intervento. Il senso viene dato dal collegamento che le diverse “immagini” hanno tra di loro, un po’ come succede in un “giallo” dove ogni fatto raccontato ha una ragione che sarà svelata solo in fondo.
  • 88. Ma la fantasia … I progetti o gli schemi possibili per “dipanare la matassa” sono infiniti così come lo sono le storie che si possono raccontare. Quelle che abbiamo elencate sono possibili soluzioni applicabili singolarmente o in modo combinato. Come sempre sarà il contenuto – e il pubblico a cui ci dobbiamo rivolgere - a dare indicazioni utili sulla scelta più appropriata.
  • 89. I 18 segreti dei grandi oratori della storia By James C. Humes
  • 90. 1. Il potere della pausa I stand in pause where I shall first begin. Willian Shakespeare Prima di cominciare a parlare guarda negli occhi ciascuno dei tuoi ascoltatori. Ogni secondo che aspetterai renderà più forte il tuo incipit. Stand, stare and command your audience. Gli uomini e le donne acquistano “statura” attraverso il silenzio “strategico”.
  • 91. 2. Il potere di aprire bene Comincia senza esitazioni. Ossia: - senza ovvietà; senza “catpatio benevolentia” - meglio … una schioppetata; o la forza del leader.
  • 92. 3. Il potere dell’abito L’abito fa il monaco. Adotta uno stile che ti sta bene indosso, e che ti possa far identificare.
  • 93. 4. Il potere di avere un obiettivo Speak plain and to the purpose. William Shakespeare Qual è il tuo obiettivo? Un discorso è come una sinfonia: può avere tre movimenti ma deve avere una melodia dominante. Una volta che hai identificato il tuo obiettivo, tutto sarà diretto a quello scopo.
  • 94. 5. Il potere della brevità Meno è di più. I lunghi discorsi sono come i libri senza punteggiatura. Incisività è decisività. Racconta una storia, non un discorso. Non dire tutto. Corto è più affilato, breve è meglio.
  • 95. 6. Il potere della citazione Quelli che non citano mai, non saranno mai citati. Benjamin Disraeli Cita solo ciò che conosci bene.
  • 96. 7. Il potere dei numeri A statistic should tell a story. Margaret Thatcher Per il massimo della credibilità, citando un dato numerico, tira fuori una scheda, indossa i tuoi occhiali da lettura e leggi … Non annoiare con troppi dati. Arrotonda i numeri. Fai percepire i numeri attraverso relazioni significative per l’audience.
  • 97. 8. Il potere della presenza La voce e la presenza è sempre meglio delle slides. Rinforza con le immagini, non sostituire. Visual display should not be your security blanket, but rather a hankerchief to pull out of your sleeve.
  • 98. 9. Il potere dell’umorismo Le storielle non vanno lette.
  • 99. 10 Il potere delle parabole I concetti sono teoria, le storie sono “pratica” e concretezza. Le esperienze personali sono una miniera.
  • 100. 11 Il potere del gesto I gesti dicono più delle parole. San Francesco docet. La leadership talvolta chiede più di parole, chiede fatti.
  • 101. 12. Il potere di chi parla e non legge  Mai parlare guardando in basso.  La tecnica di See – Stop – Say  Le pause sono ciò che trasformano il discorso in una conversazione.  Quando ti fermi, come per pensare, sembri più sincero
  • 102. 13. Il potere della poesia  Il discorso è fatto per l’orecchio, non per l’occhio.  Un disco è poesia senza forma e senza rima.
  • 103. 14. Il potere del testo  Contrast  Rhyme (assonanza)  Echo (ripetizione dei nomi, dei verbi)  Alliteration (usare parole che cominciano con la stessa lettera)  Metaphor
  • 104. 15. Il potere delle domande Una domanda interpella. Non chiedere, se non sai la risposta.
  • 105. 16. Il potere attivo  Le voci passive sono sbiadite, vaghe, contorte, più lunghe (manca il soggetto).  Voce passiva = Mente passiva  The passive is for cover your ass types, but the take- charge leaders.  La voce attiva dà forza, quella passiva è senza midollo e uccide il discorso.
  • 106. 17. Il potere della chiusura  L’ultima impressione è quella che rimane.  Chiudendo appellati alle emozioni: l’onore, la speranza, l’amore e in certe occasioni la paura.
  • 107. 18. Il potere di essere audaci  Sorprendi la tua audience.  Osa essere diverso.
  • 108. Elementi di retorica aristotelica “La parola è un potente signore che, pur dotato di corpo piccolissimo e invisibile compie le opere più divine . Essa può far cessare il timore, togliere il dolore, dare una gioia, accrescere la compassione. Chi la ascolta è invaso da un brivido, dal terrore, da una compassione che strappa le lacrime e da una struggente brama di dolore. Il fascino divino che suscita la parola è anche generatore di piacere e può liberare dal dolore. La forza dell'incantesimo, accompagnandosi all'opinione dell'anima, la seduce, persuade e trasforma per mezzo del suo incanto." Gorgia da Lentini, Elogio di Elena
  • 109. Aristotele 384 – 322 a.C. Allievo di Platone, fondò il Liceo ad Atene, e sviluppò un sapere di enorme ampiezza. Intuì o definì alcune delle principali nozioni su cui poi si sviluppò il pensiero occidentale: sostanza, atto, virtù, spazio e tempo, ecc. Descrisse il sillogismo dando la base a tutta la logica successiva. 109/38
  • 110. Opere di Aristotele Scritti “essoterici” Scritti “esoterici” Opere destinate alla lettura Un insieme di testi realizzati del grande pubblico, scritte in bello come appunti di studio, come stile, su una grande varietà di dispense per un utilizzo interno al argomenti. Peripato. Hanno uno stile non letterario. Sono andate tutte perdute. Ci restano qua e là pochi frammenti sparsi Organon (scritti di logica) - Etica Tutte le Opere che ci sono Nicomachea – Etica Eudemia - pervenute, - anche la Retorica - Grande Etica appartengono a questo insieme di Il cielo – La generazione e la scritti. corruzione – Ricerche sugli animali Metereologici - Fisica – Metafisica – L’Anima – Politica – Costituzione degli Ateniesi – Retorica – Poetica – Altre opere minori 110/38
  • 111. La Retorica Aristotele rappresenta sicuramente il più accreditato studioso e insegnante di retorica di tutti i tempi. Il suo trattato sull’arte retorica è l’unico del mondo greco che ci sia pervenuto.
  • 112. Cos’è la retorica  La retorica è una conoscenza che riguarda cose che in certa misura sono patrimonio comune di tutti gli uomini, e non appartengono a nessuna scienza specifica. Tutti partecipano in un certo senso della retorica, perché tutti in un qualche modo sono impegnati ad esaminare e sostenere un certo argomento, a difendersi, a giudicare.  «Gli uomini, per la maggior parte fanno tutto ciò o senza alcun metodo, o con una familiarità che sorge da una disposizione acquisita. Ma è possibile esaminare la causa e la ragione per cui quelli che sono bravi in questo raggiungono il proprio scopo».  La retorica è definita come la facoltà di scoprire il possibile mezzo di persuasione riguardo a ciascun soggetto.
  • 113. La divisione del trattato I libro: l’oratore Vi si tratta principalmente della concezione delle argomentazioni, nella misura in cui dipendono dall’oratore, dal suo adattarsi al pubblico, e questo secondo i tre generi riconosciuti del discorso II libro: il pubblico Vi si tratta delle emozioni e di nuovo delle argomentazioni, ma questa volta in quanto sono recepite (e non più, come nel primo, concepite) III libro: il messaggio Vi si tratta della elocutio, cioè delle figure e della dispositio, cioè dell’ordine delle parti del discorso. Originariamente il terzo libro costituiva un trattato a sé, che poi venne integrato con gli altri due 113/38
  • 114. I tre generi di discorso retorico Deliberativo Che relazione hanno queste occasioni della vita sociale greca Nelle assemblee che devono con noi e il nostro tempo? fare le leggi. Si deve persuadere il proprio pubblico L’essenza di questi discorsi la soprattutto sul futuro ritroviamo anche oggi - nelle riunioni di lavoro, nei consigli per prendere delle Giudiziario decisioni in azienda, in una associazione, in università. Nei tribunali. Si deve persuadere circa azioni passate - Quando si tratta di giudicare un fatto o di difendere una persona. - quando semplicemente bisogna Epidittico fare un brindisi o salutare il Discorso di pubblica lode di pubblico in un evento. qualcuno, o di celebrazione: si riferisce soprattutto al presente
  • 115. Una premessa etica La retorica non è una tecnica o un’arte sganciata dal contenuto etico delle argomentazioni, o delle questioni. Qualcuno potrebbe criticarla in questo senso (ricordiamo le accuse mosse ai sofisti). Ma Aristotele la difende… 1) I contenuti non sono mai indifferenti, ma quelli veri e buoni sono per loro natura più adatti all’argomentazione e più persuasivi 2) In ogni caso la retorica è come tanti beni (denaro, potere, forza, ecc.) che possono essere utilizzati per fini buoni o per fini cattivi. Non basta possedere l’arte, ma bisogna farne buon uso. 3) Se è vergognoso non sapersi difendere con le proprie braccia, sarebbe ben più vergognoso non sapersi difendere per mezzo della parola, il cui uso è più proprio dell’uomo di quello delle braccia.
  • 116. L’argomentazione I trattati di tecnica retorica che lo avevano preceduto, secondo Aristotele non avevano afferrato l’essenziale. E si erano occupati solo degli elementi accessori del discorso trascurando il nucleo centrale dell’arte di persuadere: l’argomentazione. Le argomentazioni possono essere non tecniche, come le testimonianze, le confessioni (anche quelle ottenute sotto tortura…), i documenti scritti. Oppure possono essere argomentazioni tecniche 116/38
  • 117. Argomentazioni Tecniche Il discorso stesso Quest’ultimo è il tipo «La persuasione si ottiene quando più essenziale di mostriamo il vero o ciò che appare tale argomentazione attraverso i mezzi di persuasione più persuasiva appropriati in ogni caso» Il “carattere” dell’oratore «La persuasione si realizza per mezzo del carattere quando il discorso sia fatto in modo da rendere credibile l’oratore: noi infatti crediamo alle persone affidabili in misura maggiore e con più prontezza riguardo ad ogni questione in generale, e completamente, in quelle che non comportano certezza assoluta ma varietà di opinioni» La capacità di predisporre il pubblico «La persuasione avviene anche quando gli ascoltatori siano condotti dal discorso a provare un’emozione. I giudizi non vengono emessi allo stesso modo se si è infuenzati da sentimenti di dolore o di gioia, oppure di amicizia o di odio» 117/38
  • 118. L’argomentazione C’è un parallelismo tra la retorica e la dialettica. L’una è l’arte della persuasione, l’altra è l’arte della dimostrazione. La dialettica dimostra le cose attraverso Induzione: trarre da vari casi particolari una regola generale Deduzione: partendo dai principi dimostrare un caso particolare (questo avviene con il sillogismo) Parallelamente la retorica produce le sue argomentazioni in due modi: L’esempio: detto anche induzione retorica, che consiste nel convincere che un certo fatto avviene sempre in un certo modo mostrando casi concreti. L’entimema: detto anche sillogismo retorico, che consiste nell’argomentare logicamente da alcune premesse alcune conclusioni
  • 119. L’esempio Esempio reale Si racconta un fatto storico o Esempio inventato attuale, ma comunque reale Si tratta delle favole che vengono simile a quello su cui bisogna raccontate. Vanno create come le convincere. parabole, e devono contenere una (P.es. il Gran Re e la conquista analogia che deve essere colta dal dell’Egitto) pubblico - Metodo molto usato nei giornali (esempi in Ret. II, 20. Stesicoro, al giorno d’oggi per dimostrare sorteggio degli alteti) un’idea si racconta una storia che la incarna.  Gli esempi vanno utilizzati quando non si dispone di entimemi. Oppure vanno messi alla conclusione del ragionamento, per arricchire e dare forza agli entimemi, ma non hanno la stessa forza persuasiva di questi.  Quando li si pone in principio dell’argomentazione devono essere molti, perché un esempio da solo non è credibile.
  • 120. L’entimema Cos’è un sillogismo? Un ragionamento formato da tre proposizioni di cui le prime due sono premesse e la terza conclusione. Esistono vari generi di sillogismo, che Aristotele ha definito in una serie di figure, operando diverse distinzioni tra i vari generi di proposizione. Due esempi Sillogismo BARBARA (tre universali affermative Sillogismo BAROCO Tutti gli uomini sono mortali (una univ. aff. e due particolari Socrate è un uomo negative) Socrate è mortale Tutti gli uomini sono razionali Alcuni animali non sono razionali Alcuni animali non sono uomini
  • 121. L’entimema L’entimema si basa sullo stesso principio del sillogismo ma ha alcune caratteristiche specifiche legate al fatto che non deve essere una dimostrazione logica stringente, ma una dimostrazione col fine di persuadere.  Non è necessario che si basi su premesse assolutamente vere, ma più spesso si basa su premesse probabili o verosimili.  Può riguardare anche argomenti futuri, facendo previsioni, proprio perchè non si basa sulla certezza, ma sulla verosimiglianza.  Deve essere di facile comprensione, e deve costituire un ragionamento chiaro, lineare, ed espresso con termini comuni.  L’entimema si fonda su probabilità, segni e prove Non tutto, nel discorso va dimostrato con un entimema: si devono solo dimostrare i punti in questione. Sarebbe assurdo sforzarsi di argomentare su un punto che già tutti condividono.
  • 122. Oggetto dell’argomentazione e luoghi comuni Il fine specifico dei discorsi è convincere riguardo a tre categorie Giusto – ingiusto ret. giudiziaria Utile – nocivo ret. deliberativa Bello – brutto ret. epidittica La retorica deve studiare i “luoghi comuni” che sono come gli schemi concettuali all’interno dei quali si formano gli entimemi. Le diverse scienze hanno ciascuna i suoi “luoghi specifici”. La retorica ha come dei macroschemi, molto generali, che le servono da guida per costruire le argomentazioni. Questo vuol dire che generalmente Possibile – impossibile un’argomentazione ha come Esistente – inesistente obbiettivo di mostrare la possibilità o Maggiore – minore l’impossibilità di una cosa, la sua maggiore o minore utilità, la verità di un fatto o la sua falsità
  • 123. Altri “luoghi” (topoi) su cui si costruiscono gli entimemi I contrari (essere temperanti è un bene poiché l’intemperanza è dannosa) Termini in rapporto reciproco (se è buona l’azione subita è buona anche quella fatta) Il più e il meno (se neppure gli déi sanno tutto difficilmente lo sapranno gli uomini) Il tempo Volgere accuse ricevute (mostrare che chi accusa compie le stesse azioni) Dalla definizione Distinguere i diversi significati di una parola Dalla Divisione Da un giudizio precedente Dalle parti Partire dalla conseguenza Sviluppare conseguenze degli opposti Il fine e la causa Il vero non verosimile (è vero proprio perché non è verosimile) Esaminare le contraddizioni della parte avversa
  • 124. Informazione L’informazione è alla base della capacità retorica, e della possibilità di costruire argomentazioni, perché queste si basano sulle informazioni a nostra disposizione. Non è un buon oratore chi non è capace di raccogliere informazioni su ciò di cui deve parlare. L’informazione deve essere completa, congruente e ben selezionata. Bisogna aver chiaro fin dall’inizio cosa si deve conoscere per poter parlare con proprietà di un certo argomento.
  • 125. Considerazioni sull’uomo Una grande parte della Retorica è dedicata ad osservazioni di carattere generale sulla vita umana, Sono considerazioni molto intelligenti e azzeccate, e manifestano lo spirito di osservazione di Aristotele, ma anche la sua convinzione che per tenere dei discorsi efficaci bisogna conoscere l’animo umano Ciò che la gente pensa o crede Come le persone tendono a comportarsi in certe situazioni Cosa apprezzano, cosa ammirano Cosa e chi tendono ad amare e cosa li rende aggressivi Qual è il modello di vita ideale. Ecc.
  • 126. Alcuni esempi  Cosa vuol dire essere fisicamente forte  In cosa consiste la ricchezza  Cos’è l’onestà  Che vuol dire godere di buona reputazione  Le virtù proprie dell’uomo e quelle proprie della donna  Cos’è un bene, e cosa gli uomini considerano beni (cit. p.51)  Come si stabilisce cosa è più utile o più buono tra due possibilità?  Virtù e vizio  Giustizia, ingiustizia  Desiderio (cit. p.89)  Il piacere  Perché l’uomo vuole vendetta  Chi è che commette ingiustizia, e per quali motivi (cit.p.100)  Chi è che subisce ingiustizia e per quali motivi (cit. p. 103)
  • 127. Cosa ci trasmette questa attenzione enorme di Aristotele per la comprensione di tutto ciò che riguarda gli uomini?  Che è importante farsi molte domande, cercare i perché delle cose che succedono. Risulta convincente e chiaro nel discorso chi mostra di aver capito i motivi delle azioni, chi è capace di fare previsioni fondate su considerazioni intelligenti e non superficiali.  Per Aristotele il retore deve saper elaborare la forma di un discorso, ma soprattutto deve essere in grado di padroneggiare il contenuto
  • 128. Il carattere dell’oratore È la seconda delle argomentazioni tecniche, dopo il discorso stesso. La trattazione di Aristotele è molto rapida. A rendere un oratore credibile sono Intelligenza Virtù Benevolenza Ed è mancare di una di queste tre caratteristiche che può compromettere la sua credibilità
  • 129. Le emozioni Il libro II della Retorica contiene una delle trattazioni più acute sulle emozioni umane. Considerate nell’ottica del retore, le emozioni sono disposizioni che si possono indurre nel pubblico, per ottenere più facilmente l’effetto persuasivo del discorso. Per suscitare un’emozione nel pubblico bisogna conoscere tre cose In quali disposizioni d’animo si è soliti provarla Nei confronti di chi la si prova In quali circostanze questo è solito avvenire. Aristotele fa un elenco di emozioni (e sentimenti) e per ciascuna espone tutte queste caratteristiche. Noi vedremo solo le definizioni generali
  • 130. Un desiderio di aperta L’ira vendetta, accompagnato da dolore, per una palese offesa alla nostra persona, o a qualcuno a noi legato, quando l’offesa non era meritata 130/38
  • 131. La paura Una forma di sofferenza o uno sconvolgimento che deriva dalla prefigurazione di un male imminente che causa rovina o dolore 131/38
  • 132. La vergogna Una forma di sofferenza o di sconvolgimento relativa ad azioni colpevoli presenti, passate o future, che portano disonore
  • 133. La riconoscenza (Charis) È un atteggiamento positivo nei confronti di qualcuno che ha compiuto un’azione concreta di servizio – gratuito e senza altri fini – ad uno che ne aveva bisogno.
  • 134. La compassione Una forma di sofferenza di fronte alla visione di un male manifestamente rovinoso o doloroso che ricade su una persona che non lo merita. Un male che anche noi possiamo attenderci di subire 134/38
  • 135. Lo sdegno Al contrario della compassione, che è sofferenza di fronte alla sfortuna altrui immeritata, lo sdegno è dolore di fronte a una grande fortuna capitata a chi non la merita 135/38
  • 136. L’invidia Simile allo sdegno, l’invidia si rivolge però verso i simili e quelli di pari condizione. Essa è dolore per il semplice fatto che l’altro abbia un certo bene di cui io sono privo 136/38
  • 137. L’emulazione Una forma di sofferenza nel constatare la presenza, in persone simili a noi per natura, di beni tenuti in grande considerazione e che è possibile anche per noi ottenere, sofferenza che deriva non dal fatto che un altro possiede questi beni, ma dal fatto che non li abbiamo noi (per questo l’emulazione è un sentimento onesto, mentre l’invidia è spregevole, in quanto il primo si accinge ad ottenere quei beni, il secondo a impedire che chi gli è vicino li abbia). L’emulazione comporta una certa stima, e porta ad imitare l’altra persona, per eguagliarla. 137/38
  • 138. Siamo vicini alla conclusione Anche Aristotele suggerisce di far sì che l’ascoltatore intravveda la fine del discorso, perché è come un atleta, che quando ha in vista l’arrivo si fa coraggio e continua a correre 138/38
  • 139. Lo stile  La chiarezza: Usare i termini in senso proprio  Non adottare un registro troppo alto né troppo basso  Ornare talvolta lo stile con termini esotici, che attraggono l’attenzione, ma farlo in maniera non artificiosa: deve riuscire naturale e sempre chiaro  Lo stile va adeguato alla questione di cui si tratti  Lo stile deve anche rispecchiare l’oratore, per renderlo credibile (un giovane non può parlare come parlerebbe un vecchio, e viceversa)  Lo stile infine deve adattarsi al tipo di coloritura emotiva che si vuole creare.
  • 140. Lo stile  Quando si dice qualcosa di esagerato bisogna autocensurarsi in anticipo, per mostrare che si sa che si sta esagerando. (dirò un’enormità: …)  Avere un certo ritmo  Esporre con ordine le premesse del discorso, perché il resto diventi comprensibile  Trarre le conclusioni in maniera chiara  Quando si racconta una storia, dividerla in parti perché non ne risulti una narrazione unica, che si seguirebbe con difficoltà  Limitarsi a richiamare cose o vicende note, senza rispiegarle: il pubblico già le conosce, e si annoierebbe
  • 141. Espressioni brillanti Si può imparare a crearle per talento naturale o per esercizio. Sono quelle espressioni che fanno comprendere qualcosa di nuovo. Affermazioni che non sono scontate e banali, ma neanche oscure e incomprensibili. Detti intelligenti che aprono un nuovo “orizzonte di senso” sulle cose. La più importante delle espressioni brillanti è per Aristotele la Metafora Questi argomenti sono stati molto ripresi nel barocco, che ha avuto un grande interesse per l’uso sorprendente del linguaggio
  • 142. Metafora È lo strumento più bello e più efficace perché è al tempo stesso chiara, originale, e piacevole. Per costruire metafore è necessario saper vedere l’analogia. Le metafore sono una sorta di enigma. Istituiscono come una proporzione Dato che A : B = C : D, utilizzo A e B per parlare di C e D. (Cit. p. 333.) La Metafora mette davanti agli occhi ciò di cui si parla, condensandolo in un’immagine. La metafora è un oggetto linguistico molto studiato anche al giorno d’oggi, in quanto è ricchissimo di valenze (oltre che di fascino) nella filosofia, la poesia, la logica, la retorica, la semiotica
  • 143. Metafora Tu fior de la mia pianta percossa e inaridita (Carducci) Non ho voglia di tuffarmi in un gomitolo di strade (Ungaretti) e prego anch’io nel tuo porto quiete (Foscolo) Piove senza rumore sul prato del mare (Pavese) Sono i tuoi puri occhi due miracolose corolle, sbocciate a lavarmi lo sguardo. (A. Pozzi)
  • 144. Catturare l’attenzione A quattro cose noi prestiamo attenzione, e questo un retore deve saperlo  Ciò che è grande  Ciò che è piacevole  Ciò che ci riguarda  Ciò che è sorprendente  L’attenzione tende a calare durante il discorso più che all’inizio. Per questo non serve richiamarla all’inizio, ma solo da un certo punto in poi
  • 146. Sostenere una tesi in modo convincente comporta: La consapevolezza che si tratta di una tesi e che altri potrebbero pensarla diversamente. Che ci sono ragionevoli motivi per preferire un punto di vista rispetto ad un’altro.
  • 147. Per sostenere una tesi bisogna … Illustrare il proprio punto di vista in modo chiaro e sintetico… Fornire le proprie ragioni appellandosi a principi; valori condivisi; verità riconosciute - I perché Fornire dati, esperienze, fatti o opinioni autorevoli a supporto delle teorie - gli esempi
  • 148. Il percorso … Chiarire il proprio punto di vista. Raccogliere ragioni ed evidenze (i principi generali e i casi concreti) Vagliare le prove che si offrono all’uditorio in termini di: - Accuratezza e vicinanza nel tempo - Completezza - Credibilità Identificare le giustificazioni e le credenze che sottointendono l’argomentazione e considerare se gli ascoltatori le accetteranno
  • 149. Fai attenzione a 1. Essere credibile 2. Ricorrere a valori e credenze condivise 3. Usare le informazioni con onestà 4. Citare le fonti senza strumentarlizzarle 5. Rispettare l’emotività del pubblico 6. Avere un approccio bilanciato
  • 150. Come trattare i punti di vista avversi Se presenti un punto di vista diverso, fallo con onestà Considera la possibilità di attaccare tesi avverse. - attacca la tesi, le prove, i principi, le giustificazioni e le cose credute. Considera la possibilità di fare concessioni ad altre posizioni.
  • 151. Errori da evitare Non attaccare mai le persone. No al ragionamento circolare. No alle generalizzazioni. Non confondere post hoc, ergo propter hoc ( la causalità non è la sequenza temporale). No ai falsi dilemmi. Non usare la tattica dei casi limite presentati come regola generale. No alle catene interminabili non provate No alle false analogie No alla verità di popolo
  • 152. L’arte di ascoltare Idee e spunti da un manuale pratico per apprezzare il silenzio e dar valore alle parole di Francesco Torralba
  • 153. L’ascolto non è semplice passività È meraviglioso trovarsi in compagnia di una persona che sa ascoltare: senza conoscerne la ragione precisa, vogliamo rimanere con lei il più a lungo possibile. Ascoltare significa saper rimanere in disparte, praticare la discrezione, essere ricettivi verso gli altri. Possiamo crescere solo acuendo al massimo le nostre percezioni, affinchè la meraviglia che ci circonda trasformi il nostro essere.
  • 154. 1. Ascoltare e sentire L’ascolto è un atto intenzionale, voluto, selettivo, il cui obiettivo è comprendere. Sentire è fisiologico. L’ascolto è la risposta a una ricerca. È correlato ad una aspettativa che ci siamo creati. Nessuno può obbligarci ad ascoltare. Ascoltare significa essere disposti a scoprire che non siamo nel vero. Volontà di capire è la base dell’atto dell’ascolto.
  • 155. 2. Rimuovere i pregiudizi L’ascolto esige una depurazione preliminare dai pregiudizi che offuscano l’immagine dell’altro. L’altro va sempre oltre l’immagine che ci creiamo di lui. Il dialogo e la pratica del viaggio interiore sono due potenti antidoti contro il pregiudizio.
  • 156. 3. Prendersi il tempo necessario L’arte del saper ascoltare richiede tempo. Mentre ci impegniamo ad esprimerci, acquisiamo una comprensione più prodonda di noi stessi. Non finiamo mai di dire tutto. Concedere tempo all’altro per consentirgli di esprimersi è un requisito basilare. Esiste il tempo dell’espressione, ma anche quello della comprensione (da adulti comprendiamo le parole che nostro nonno ci diceva da bambini). Il tempo della risposta è posteriore a quello della comprensione (altrimenti c’è incomunicabilità).
  • 157. 4. Sgonfiare l’ego Ascoltare significa voler entrare nel mondo dell’altro. È un modo di decentrarsi e dimenticare sè stessi per riempire la vita mentale con le parole dell’altro. L’ascolto è un atto di ospitalità. L’ascolto è anche un’incursione, quasi un’intrusione, nell’interiorità dell’altro. Ascoltare solo chi conferma le nostre tesi è un falso ascolto perché non c’è apertura. Ciò che abbiamo ascoltato plasma quello che siamo. La capacità di instaurare un dialogo è la vera umanità dell’uomo.
  • 158. 5. Fare silenzio L’atto dell’ascolto richiede la pratica del silenzio, non solo fisico, ma anche interiore. Il silenzio non è l’assenza di parole, ma una creazione interiore. Occorre far tacere le voci della mente, ma anche le urla del cuore. Dopo essere riusciti in questa impresa, l’altro risuona in noi, la sua presenza illumina le caverne oscure, e ci rendiamo conto di non essere soli.
  • 159. 6. Discernimento Discernimento significa distinguere con I sensi ma, soprattutto, con il pensiero. Distinguere chi merita attenzione e chi non la merita. Discernere con l’intelligenza (che è la capacità di vedere dentro le cose). Sondare perché dice ciò che dice e perché in un certo modo … lavoro difficile che esige la pratica dell’ipotesi.
  • 160. 7. L’ascolto pietoso La ragione di questo ascolto risiede nella gioia che l’altro sperimenta nell’essere ascoltato, una gioia contagiosa, che ci trasforma di riflesso. Ogni volta che qualcuno arriva a credere all’illusione che gli altri non portano nulla che già non conosce, pone fine alla sua crescita come persona.