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Libertà di informazione, Iraq e interesse
nazionale
Intervento dell’Ambasciatore
Giulio Terzi – 18/02/2014

1
Italian version:

Sono lieto di avere l'opportunità di partecipare a questa Conferenza che propone riguarda due
elementi fondamentali per l'odierna comunità internazionale ormai globalizzata:
1.Il primo è il diritto alla verità, all'accesso pubblico all'informazione: condizione essenziale per
l'attuazione dello stato di diritto nelle relazioni internazionali.
2. il secondo principio è relativo al concetto di "interesse nazionale" che enfatizza la
promozione dei diritti umani, della democrazia e delle libertà individuali. Anche per chi sostiene
il realismo in politica estera , una ragion di Stato basata su rapporti di forza e predominanza è in
netto contrasto con l'accordo che le democrazie moderne dovrebbero avere nella tutela del
proprio "interesse nazionale".

Libertà di informazione, Iraq e interesse nazionale
Intervento dell’Ambasciatore Giulio Terzi – 18/02/2014

2
Quasi due decenni fa e ben prima della "coalizione dei volenterosi " USA-Uk in in Iraq (2003),
Henry Kissinger inseriva una conclusione visionaria nel suo capolavoro , "La diplomazia ". Egli
osservò come gli Stati Uniti sarebbero stati incoerenti con i propri valori fondanti, se non
avessero lottato per l'attuazione universale della libertà.
Nessuna dubbio, secondo Kissinger, circa l'idea di dover sostenere i governi democratici al
posto di regimi repressivi, pronti anche a pagare un prezzo per perseguire questa convinzione
morale. La difficoltà - casomai - è nello stabilire a che il prezzo, e in quale relazione con altre
priorità chiave, tra cui la sicurezza nazionale e gli interessi geopolitici. Il primo passo di
complessivo buonsenso, come diceva Kissinger, è quindi quello di riconoscere la necessità di
raggiungere un equilibrio tra questi fattori.
Ma possiamo davvero dire che nel 2003 il dibattito sull'Iraq aveva lo scopo di trovare un
equilibrio tra convinzioni morali, la sicurezza nazionale e gli interessi geopolitici?
Quanto erano ragionevolmente percorribili e realizzabili le strategie per trasformare un regime
repressivo, violento contro i suoi cittadini e vicini, in una democrazia vitale e pacifica?
All'indomani dell'11 settembre, la percezione della minaccia posta dal terrorismo e dalle armi di
distruzione di massa in Iraq è stata sostenuta da forti prove , o è stata fondata su una
intelligence fallace?

Libertà di informazione, Iraq e interesse nazionale
Intervento dell’Ambasciatore Giulio Terzi – 18/02/2014

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Vi sono state molte risdposte a questi interrogativi. Sono passati dieci anni. Grandi sforzi sono
stati fatti per aiutare l'Iraq nel suo arduo percorso verso la democrazia e lo stato di diritto.
Siamo in attesa di conclusioni dettagliate da parte di Sir John Chilcot. Avrebbero portare un
grande contributo alla Verità su una delle crisi più cruciali del nostro tempo. Gli sviluppi della
quale stanno ancora oggi destabilizzando gli equilibri di potere in una regione - il Medio Oriente
- con conseguenti conflitti religiosi etnici e politici di portata globale.
Come giustamente sottolineato da Sir John nella sua lettera del 15 luglio scorso al primo
ministro Cameron , il rapporto dovrebbe riflettere " la grandezza dei problemi esaminati, e
l'importanza delle lezioni che pensiamo aver bisogno di imparare".

Il non aver trovato traccia di armi di distruzione di massa in Iraq, e altri errori di valutazione
circa la minaccia rappresentata da Saddam Hussein sono alla base delle attuali incertezze nelle
nostre azioni odierne in Siria, e altrettanto si può dire circa i nostri attuali rapporti con l'Iran.
Informazione libera e aperta, non è quindi solo un imperativo morale in onore del rispetto della
verità, ma anche una condizione necessaria per guidare future decisioni su questioni vitali per i
nostri paesi .

Libertà di informazione, Iraq e interesse nazionale
Intervento dell’Ambasciatore Giulio Terzi – 18/02/2014

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Considerando l'inchiesta del British Chilcot sulla guerra in Iraq, può essere opportuno prendere
in considerazione la spiegazione fornita su alcune questioni spinose dallo stesso Presidente
George W.Bush: gli Stati Uniti sono stati di gran lunga il principale stakholder e la forza motrice
tra i Paesi occidentali, in stretta cooperazione con Londra, per l'intervento militare in Iraq.
Nel complesso , circa un terzo delle memorie dell'ex Presidente degli Stati Uniti - dal titolo
Decision Points - riguardano l'Iraq , e di per sé un segno della grande sfida vissuta dalla sua
Amministrazione nel corso degli anni interi otto anni di mandato. Bush si sofferma su :
preparazione diplomatica e militare delle fasi della guerra; deliberazioni gabinetto; ripercussioni
sul mercato interno; difficoltà con i Paesi alleati; fallimento nell'ottenere una "seconda
risoluzione" che autorizzasse l'uso della forza più esplicitamente che quanto ammesso nella ris.
del Consiglio di sicurezza n. 1441; l'istituzione dell'Autorità Provvisoria di Coalizione, guidata da
Amb. Paul "Jerry" Bremer; la creazione del Consiglio di Governo Iracheno, unitamente allo
scioglimento dell'esercito e le de- baathificazione del Paese.
Il presidente Bush ammette candidamente di aver dovuto insistere e dibattere molto circa gli
ordini di Jerry Bremer. Il programma di de-baathificazione si rivelò più complesso del previsto,
dovendo rivelò tagliare ad un livello molto più profondo di quanto ci si aspettasse, atrivando ai
membri intermedi del partito come gli insegnanti. Molti sunniti vi videro il segnale che
sarebbero presto stati esclusi da un ruolo di peso nel futuro dell'Iraq.

Libertà di informazione, Iraq e interesse nazionale
Intervento dell’Ambasciatore Giulio Terzi – 18/02/2014

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Per quanto riguarda la minaccia delle armi di distruzioni di massa, le osservazioni del presidente
Bush sembrano altrettanto semplici . "Quando Saddam non ha utilizzato armi di distruzione di
massa sulle nostre truppe ho provato sollievo. Quando non abbiamo trovato tracce di siti dfi
stoccaggio di tali sostanze, ne rimasi sorpreso. Quando trascorse l'intera estate senza che se ne
trovassero, ne fui allarmato". Ricorda quindi a valutazione fornita al Congresso l'ottobre
successivo da uno dei maggiori esperti della Cia, David Kay, che produsse "prove inconfutabili
che Saddam aveva mentito al mondo, in violazione alla risoluzione Onu 1441 circa i propri
programmi sulle armi di distruzione di massa in più di due decenni , coinvolgendo migliaia di
persone e miliardi di dollari. Violazioni riccamente protette da operazioni di intelligence e di
inganno che continuarono anche dopo la fine dell'Operazione Iraqi Freedom ". Nessuno , dice il
presidente Bush , era più sconvolto o arrabbiato di quanto non fosse lui quando non hanno
trovato le armi.

Libertà di informazione, Iraq e interesse nazionale
Intervento dell’Ambasciatore Giulio Terzi – 18/02/2014

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La questione delle armi di distruzione di massa come pretesto per l'intervento militare e
l'ultimatum lanciato in risposta alla presunta violazione della risoluzione 1441, resterà senza
dubbio come il più drammatico esempio delle difficoltà che esistono nel disegno delle linee
rosse nell'ambito di politiche di non proliferazione efficaci e credibili. Le nazioni coinvolte in
attività segrete di sviluppo di armi di distruzioni di massa, storicamente sono portate a tornare
sui propri passi solo quando le loro menzogne vengono scoperte, manifestando pubblicamente
le loro violazioni delle risoluzioni NPT o UNSC, con conseguente utilizzo di sanzioni o addirittura
minaccia dell'uso della forza militare. da parte della comunità internazionale, ai sensi del
capitolo VII del UN Charter. Khadafi arrestò il suo programma nucleare sotto la pressione
dell'invasione dell'Iraq. L'Iran fece alcune temporanee aperture nello stesso anno, inutilmente,
soltanto per continuare su un sentiero che condusse a ulteriori sanzioni e attività clandestine,
come l'impianto non dichiarato a Fordow, scoperto poi nel settembre 2008. La RPDC ha
persistito nel suo comportamento irregolare, causando ulteriori misure da parte della
comunità internazionale. La Siria sta rinunciando, almeno lo speriamo! al suo arsenale chimico,
dopo una pressione diplomatica intensa e la minaccia dell'uso della forza.
Le sfide che dobbiamo affrontare nel trattare contro la proliferazione delle armi di distruzione
di massa rendono estremamente importante conoscere tutta la verità sul processo decisionale
nel 2002/2003, i livelli in cui l'interazione tra intelligence e valutazione di scenario politico si
offuscarono, i reali interessi di gruppi di pressione di lobby, le considerazioni geopolitiche che
ebbero peso in queste decisioni.

Libertà di informazione, Iraq e interesse nazionale
Intervento dell’Ambasciatore Giulio Terzi – 18/02/2014

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Ci sono almeno altre tre aree su cui l'indagine Chilcot può gettare luce. Aree in cui molte lezioni
possono essere imparate. Informazioni tanto importanti per il futuro dell'Iraq , così come per la
politica estera dei nostri Paesi, se vogliono essere ancorati - nel proprio agire - ad un concetto
moderno di "interesse nazionale", che comprende la libertà, i diritti umani e la democrazia.
A) Nel gennaio 2003 il Parlamento italiano ha incaricato il Governo di perseguire l'obiettivo
"Iraq libero", che avrebbe portato all'esilio di Saddam Hussein e ad una transizione di governo.
Dopo la guerra, Saddam e Tareq Aziz avrebbe dovuto essere giudicati dalla Corte Penale
Internazionale, invece che da un tribunale iracheno in un clima di vendetta e di violenza
settaria. Marco Pannella e il Partito Radicale italiano sostennero con forza questo
orientamento. Io ritengono che l'Iraq Inquiry può dirci che cosa è andato storto in questo
significativo episodio di "diplomazia preventiva".

Libertà di informazione, Iraq e interesse nazionale
Intervento dell’Ambasciatore Giulio Terzi – 18/02/2014

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B) Negli ultimi dieci anni la violenza settaria non ha mai scemato, causando migliaia di vittime e
di feriti ogni anno. Un trend che è stato mitigato solo dalla "surge" a guida USA nel 2007/08, ma
peggiorata di nuovo in provincia di Anbar, come conseguenza del " senso di esclusione"
percepito dalle comunità sunnite a causa del Primo Ministro al Maliki e altre dinamiche locali. A
ciò si somma la percezione sunnita di una predominanza sciita nel governo, l'influenza iraniana
su questioni di sicurezza, l'insorgere della guerra civile siriana. Gruppi terroristi come ISIS e Al
Qaeda continuano a trarre vantaggio dalla situazione di instabilità. Quando - due anni fa - il
vicepresidente al Hashimi è stato incriminato per una serie di reati, alcune voci si sollevarono
ancora una volta sostenendo la necessità di istituire una Commissione per la verità e la
riconciliazione. Potrebbe essere troppo tardi anche per percorrere questa strada. Ma in un
Paese profondamente diviso, come l'Iraq, a tale opzione avrebbe dovuto essere data molto
prima una più seria considerazione.

Libertà di informazione, Iraq e interesse nazionale
Intervento dell’Ambasciatore Giulio Terzi – 18/02/2014

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C) Il cambio di regime in Iraq ha esposto minoranze etniche e religiose a nuove violenze. Anche
i cristiani sono stati presi di mira da attacchi terroristici frequenti e particolarmente odiosi, ad
esempio nell'ultima vigilia di Natale. Mentre anche altre comunità stanno anche soffrendo , i
Mujaheddin del Popolo Iraniano sono sistematicamente presi di mira da forze paramilitari che
sono responsabili del massacro dello scorso settembre a Campo Ashraf, e continuano a
funzionare senza alcuna ingerenza o controllo da parte del governo di Al Maliki. Gli iraniani
rifugiati a camp Liberty hanno lo status di persone protette da parte delle nazioni Unite. It
sarebbe importante sapere se la "responsabilità di proteggere " sia stata adeguatamente
considerata nello studio della Comissione di Sir John Chilcot.
Grazie per l'attenzione.

Libertà di informazione, Iraq e interesse nazionale
Intervento dell’Ambasciatore Giulio Terzi – 18/02/2014

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English Version:

I am glad to have the opportunity of attending this Conference which hilights two fundamental
priciples for today'globalized international Community:
1.The first one, is the Rigth to Truth through public access to information: an essential condition
for implementing the Rule of Law in international relations.
2.The second principle relates to a concept of "national interest" which emphasizes the
promotion of human rights, democracy and individual freedoms. Even for supporters of realism
in foreign policy, a Raison d'Etat assertive of power and dominance is in sharp contrast with the
understanding that modern democracies should have of their "national interest".
Almost two decades ago and well before the 2003 US-UK led "coalition of the willing" in Iraq,
Henry Kissinger added a visionary conclusion to his masterpiece,"Diplomacy". He noted that
the US would be unfaithful to its own values if it were not striving for the universal
implementation of freedom.

Libertà di informazione, Iraq e interesse nazionale
Intervento dell’Ambasciatore Giulio Terzi – 18/02/2014

11
No question, according to Dr.Kissinger, that we should support democratic Governments
instead of repressive ones, being ready to pay a price in order to follow our moral conviction.
The difficulty lies, however, in establishing that price and its relation with other key priorities,
including national security and the overall geopolitical interest. The first step of wisdom, as
Kissinger said, is to recognize that such a balance must be achieved.
But can we really say that in 2003 the discussions on Iraq were aimed at striking a balance
between moral convictions, national security and geopolitical interests?
How feasible were the strategies for transforming a repressive regime, violent against its
citizens and neighbours, into a viable and peaceful democracy?
In the aftermath on September 11 the perception of threat posed by terrorism and Weapons of
mass distruction in Iraq was supported by strong evidence, or was it grounded on wobbly
intelligence?
We have been given many answers to theese questions. Ten years have passed. Huge efforts
have been made to help Iraq in its rocky path towards democracy and Rule of Law.

Libertà di informazione, Iraq e interesse nazionale
Intervento dell’Ambasciatore Giulio Terzi – 18/02/2014

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We are waiting for Sir John Chilcot detailed conclusions. They would bring a much welcome
contribution to the Truth for one of the most crucial crises of our time. A development which is
affecting the balance of power among regional Powers in Middle East,ethnic and religious
conflicts, and even global stability.
As rigthly pointed out by Sir John in his letter of last July 15 to Prime Minister Cameron, the
report should reflect "the magnitude of the issues we have been examining and the importance
of the lessons we believe need to be learnt“.

Failures in finding WMD in Iraq and in assessing in 2003 the threat posed by Saddam Hussein
are still causing uncertainty in our actions for Siria,and may surface again as far as Iran is
concerned. Open information is therefore due not only as a moral imperative for Truth, but also
as a necessary condition for future deliberations on issues vital to our Countries.
When we look at the British Chilcot Inquiry into the Iraq War it may be worth considering the
explanation given on some thorny issues by President George W.Bush himself; the US having
been by far the major stakholder and the driving force among Western Countries, in close
cooperation with London, for the military intervention in Iraq.

Libertà di informazione, Iraq e interesse nazionale
Intervento dell’Ambasciatore Giulio Terzi – 18/02/2014

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Overall, about one third of the former US President's memoirs - titled Decision Points - are on
Iraq, and that is per se a sign of the huge challenge felt by his Administration over the whole
eigth years mandate. Bush dwells on: diplomatic and military preparation of war; cabinet
deliberations; domestic repercussions; difficulties with allied Countries; failed efforts to obtain
a "second resolution" which should have authorized the use of force more explicitly than Unsc
res. 1441; the establishment of the Coalition Provisional Authority led by Amb. Paul "Jerry"
Bremer; the creation of the Iraqi Governing Council, toghether with disbandment of the Army
and de-Baathification of the Country.”
I should have insisted on more debate on Jerry Bremer's orders, President Bush candidly
admits; the de-Baathification program turned out to cut much deeper than we expected,
including mid level party members like teachers. Many Sunnis took it as a signal they would
have no place in Iraq's future".

Libertà di informazione, Iraq e interesse nazionale
Intervento dell’Ambasciatore Giulio Terzi – 18/02/2014

14
Concerning the threat of WMD, President Bush's remarks appear equally straightforward.
"When Saddam didn't use WMD on our troops I was relieved. When we din't discover the
stockpile I was surprised. When the whole summer passed without finding any I was alarmed".
He recalls the assessment given in Congress the following October by a leading CIA expert,
David Kay, who produced "irrefutable evidence that Saddam had lied to the world and violatede
res.1441 .Iraq's WMD programs spanned more than two, decades, involved thousands of
people, billions of dollars, and were elaborately shielded by security and deception operations
that continued even beyond the end of Operation Iraqi Freedom". No one, says President Bush,
was more shocked or angry than he was when they didn't find the weapons.

The WMD issue as a trigger for military intervention and the ultimatum launched in response to
the alleged violation of resolution 1441 will undoubtedly remain as the most dramatic example
of the difficulties which exist in drawing red lines in the realm of effective and credible non
proliferation policies. States engaged in covert WMD activities have, historically, been
convinced to reverse course only when caught lying, or violating the NPT and UNSC resolutions,
and therefore being exposed to sanctions, or even use of military force, by the international
community, under chapter VII of the UN Charter. Khadafi surrendered its nuclear program
under the pressure of the Iraqi invasion. Iran made some temporary opening that same year, to
no avail, only to continue on a path leading to further sanctions and hidden activities, such as
the undicleared plant in Fordow discovered in september 2008. DPRK persisted in its erratic
behaviour, igniting further measures by the international community. Siria is now giving up -at
least, we hope so! - its chemical arsenal after an intense diplomatic pressure and a threatened
use of force.

Libertà di informazione, Iraq e interesse nazionale
Intervento dell’Ambasciatore Giulio Terzi – 18/02/2014

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The challenges we face in dealing with WMD proliferation make it extremely important to know
the whole Truth about the decision making process in 2002/2003, the levels at which the
interaction between intelligence and political owersight went blurred, the real motives behind
pressure groups lobbying, the geopolitical considerations which should have had a weight in
those decisions.
There are at least three other areas on which the Chilcot Inquiry can shed a light. Areas where
lessons sould be learned. They are equally important for Iraq's future as well as for our
Countries foreign policies, if they must be anchored to a modern concept of "national
interest"which encompasses freedom, human rights and democracy.
A) In January 2003 the Italian Parliament mandated the Government to pursue the "Free
Iraq"objective, that would lead to the exile of Saddam Hussein and to a transition Government.
After the war, Saddam and Tareq Aziz could have been tried by the ICC, instead of an iraqi Court
in a climate of sectarian revenge and violence. Marco Pannella and the Italian Radical Party
moved forcefully theese initiatives. I believe that the Iraq Inquiry can tell us what went wrong in
this significant episode of "preventive diplomacy".

Libertà di informazione, Iraq e interesse nazionale
Intervento dell’Ambasciatore Giulio Terzi – 18/02/2014

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B) Over the last ten years sectarian violence has never stopped, causing thousands of casualties
and wounded every year. A trend which was only mitigated by the US led "surge" in 2007/08,
but deteriorated again in the Anbar province,as a consequence of the "sense of exclusion" felt
by Sunni communities vis a vis Prime Minister Al Maliki, for a number of reasons. Among them,
Sunnis resent a Shia predominance in Government, an iranian influence on security affairs, and
the spill over of the Sirian civil war. Terrorist groups, like ISIS and Al Qaeda are incresingly taking
advantage of the situation. When two years ago Vice President al Hashimi was indicted of a
number of crimes, some voices raised again the need to establish a Truth and Reconciliation
Commission. It may be much too late even to discuss this venue. But in a profoundly divided
Country, like Iraq, that option should have been given much earlier and much more serious
consideration.
C) Regime change in Iraq has exposed minorities, ethnic and religious groups to widespred
violence. Among others, Christians have been targeted by frequent and particularly heinous
terrorist attacks, even on last Christmas eve. While other communities are also suffering, the
People's Mujaheddin of Iran are sistematically targeted by paramilitary forces which are
responsible of last September massacre in Camp Ashraf,and are still operating withouth any
interference or control of the al- Maliki Government. The iranian PMOI residents of Camp
Liberty have the status of Un/Us protected persons. It would be important to know wether that
"responsibility to protect" was properly considered during the period of time investigated by Sir
John Chilcot Commission .

Libertà di informazione, Iraq e interesse nazionale
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Discorso del 18 febbraio

  • 1. Libertà di informazione, Iraq e interesse nazionale Intervento dell’Ambasciatore Giulio Terzi – 18/02/2014 1
  • 2. Italian version: Sono lieto di avere l'opportunità di partecipare a questa Conferenza che propone riguarda due elementi fondamentali per l'odierna comunità internazionale ormai globalizzata: 1.Il primo è il diritto alla verità, all'accesso pubblico all'informazione: condizione essenziale per l'attuazione dello stato di diritto nelle relazioni internazionali. 2. il secondo principio è relativo al concetto di "interesse nazionale" che enfatizza la promozione dei diritti umani, della democrazia e delle libertà individuali. Anche per chi sostiene il realismo in politica estera , una ragion di Stato basata su rapporti di forza e predominanza è in netto contrasto con l'accordo che le democrazie moderne dovrebbero avere nella tutela del proprio "interesse nazionale". Libertà di informazione, Iraq e interesse nazionale Intervento dell’Ambasciatore Giulio Terzi – 18/02/2014 2
  • 3. Quasi due decenni fa e ben prima della "coalizione dei volenterosi " USA-Uk in in Iraq (2003), Henry Kissinger inseriva una conclusione visionaria nel suo capolavoro , "La diplomazia ". Egli osservò come gli Stati Uniti sarebbero stati incoerenti con i propri valori fondanti, se non avessero lottato per l'attuazione universale della libertà. Nessuna dubbio, secondo Kissinger, circa l'idea di dover sostenere i governi democratici al posto di regimi repressivi, pronti anche a pagare un prezzo per perseguire questa convinzione morale. La difficoltà - casomai - è nello stabilire a che il prezzo, e in quale relazione con altre priorità chiave, tra cui la sicurezza nazionale e gli interessi geopolitici. Il primo passo di complessivo buonsenso, come diceva Kissinger, è quindi quello di riconoscere la necessità di raggiungere un equilibrio tra questi fattori. Ma possiamo davvero dire che nel 2003 il dibattito sull'Iraq aveva lo scopo di trovare un equilibrio tra convinzioni morali, la sicurezza nazionale e gli interessi geopolitici? Quanto erano ragionevolmente percorribili e realizzabili le strategie per trasformare un regime repressivo, violento contro i suoi cittadini e vicini, in una democrazia vitale e pacifica? All'indomani dell'11 settembre, la percezione della minaccia posta dal terrorismo e dalle armi di distruzione di massa in Iraq è stata sostenuta da forti prove , o è stata fondata su una intelligence fallace? Libertà di informazione, Iraq e interesse nazionale Intervento dell’Ambasciatore Giulio Terzi – 18/02/2014 3
  • 4. Vi sono state molte risdposte a questi interrogativi. Sono passati dieci anni. Grandi sforzi sono stati fatti per aiutare l'Iraq nel suo arduo percorso verso la democrazia e lo stato di diritto. Siamo in attesa di conclusioni dettagliate da parte di Sir John Chilcot. Avrebbero portare un grande contributo alla Verità su una delle crisi più cruciali del nostro tempo. Gli sviluppi della quale stanno ancora oggi destabilizzando gli equilibri di potere in una regione - il Medio Oriente - con conseguenti conflitti religiosi etnici e politici di portata globale. Come giustamente sottolineato da Sir John nella sua lettera del 15 luglio scorso al primo ministro Cameron , il rapporto dovrebbe riflettere " la grandezza dei problemi esaminati, e l'importanza delle lezioni che pensiamo aver bisogno di imparare". Il non aver trovato traccia di armi di distruzione di massa in Iraq, e altri errori di valutazione circa la minaccia rappresentata da Saddam Hussein sono alla base delle attuali incertezze nelle nostre azioni odierne in Siria, e altrettanto si può dire circa i nostri attuali rapporti con l'Iran. Informazione libera e aperta, non è quindi solo un imperativo morale in onore del rispetto della verità, ma anche una condizione necessaria per guidare future decisioni su questioni vitali per i nostri paesi . Libertà di informazione, Iraq e interesse nazionale Intervento dell’Ambasciatore Giulio Terzi – 18/02/2014 4
  • 5. Considerando l'inchiesta del British Chilcot sulla guerra in Iraq, può essere opportuno prendere in considerazione la spiegazione fornita su alcune questioni spinose dallo stesso Presidente George W.Bush: gli Stati Uniti sono stati di gran lunga il principale stakholder e la forza motrice tra i Paesi occidentali, in stretta cooperazione con Londra, per l'intervento militare in Iraq. Nel complesso , circa un terzo delle memorie dell'ex Presidente degli Stati Uniti - dal titolo Decision Points - riguardano l'Iraq , e di per sé un segno della grande sfida vissuta dalla sua Amministrazione nel corso degli anni interi otto anni di mandato. Bush si sofferma su : preparazione diplomatica e militare delle fasi della guerra; deliberazioni gabinetto; ripercussioni sul mercato interno; difficoltà con i Paesi alleati; fallimento nell'ottenere una "seconda risoluzione" che autorizzasse l'uso della forza più esplicitamente che quanto ammesso nella ris. del Consiglio di sicurezza n. 1441; l'istituzione dell'Autorità Provvisoria di Coalizione, guidata da Amb. Paul "Jerry" Bremer; la creazione del Consiglio di Governo Iracheno, unitamente allo scioglimento dell'esercito e le de- baathificazione del Paese. Il presidente Bush ammette candidamente di aver dovuto insistere e dibattere molto circa gli ordini di Jerry Bremer. Il programma di de-baathificazione si rivelò più complesso del previsto, dovendo rivelò tagliare ad un livello molto più profondo di quanto ci si aspettasse, atrivando ai membri intermedi del partito come gli insegnanti. Molti sunniti vi videro il segnale che sarebbero presto stati esclusi da un ruolo di peso nel futuro dell'Iraq. Libertà di informazione, Iraq e interesse nazionale Intervento dell’Ambasciatore Giulio Terzi – 18/02/2014 5
  • 6. Per quanto riguarda la minaccia delle armi di distruzioni di massa, le osservazioni del presidente Bush sembrano altrettanto semplici . "Quando Saddam non ha utilizzato armi di distruzione di massa sulle nostre truppe ho provato sollievo. Quando non abbiamo trovato tracce di siti dfi stoccaggio di tali sostanze, ne rimasi sorpreso. Quando trascorse l'intera estate senza che se ne trovassero, ne fui allarmato". Ricorda quindi a valutazione fornita al Congresso l'ottobre successivo da uno dei maggiori esperti della Cia, David Kay, che produsse "prove inconfutabili che Saddam aveva mentito al mondo, in violazione alla risoluzione Onu 1441 circa i propri programmi sulle armi di distruzione di massa in più di due decenni , coinvolgendo migliaia di persone e miliardi di dollari. Violazioni riccamente protette da operazioni di intelligence e di inganno che continuarono anche dopo la fine dell'Operazione Iraqi Freedom ". Nessuno , dice il presidente Bush , era più sconvolto o arrabbiato di quanto non fosse lui quando non hanno trovato le armi. Libertà di informazione, Iraq e interesse nazionale Intervento dell’Ambasciatore Giulio Terzi – 18/02/2014 6
  • 7. La questione delle armi di distruzione di massa come pretesto per l'intervento militare e l'ultimatum lanciato in risposta alla presunta violazione della risoluzione 1441, resterà senza dubbio come il più drammatico esempio delle difficoltà che esistono nel disegno delle linee rosse nell'ambito di politiche di non proliferazione efficaci e credibili. Le nazioni coinvolte in attività segrete di sviluppo di armi di distruzioni di massa, storicamente sono portate a tornare sui propri passi solo quando le loro menzogne vengono scoperte, manifestando pubblicamente le loro violazioni delle risoluzioni NPT o UNSC, con conseguente utilizzo di sanzioni o addirittura minaccia dell'uso della forza militare. da parte della comunità internazionale, ai sensi del capitolo VII del UN Charter. Khadafi arrestò il suo programma nucleare sotto la pressione dell'invasione dell'Iraq. L'Iran fece alcune temporanee aperture nello stesso anno, inutilmente, soltanto per continuare su un sentiero che condusse a ulteriori sanzioni e attività clandestine, come l'impianto non dichiarato a Fordow, scoperto poi nel settembre 2008. La RPDC ha persistito nel suo comportamento irregolare, causando ulteriori misure da parte della comunità internazionale. La Siria sta rinunciando, almeno lo speriamo! al suo arsenale chimico, dopo una pressione diplomatica intensa e la minaccia dell'uso della forza. Le sfide che dobbiamo affrontare nel trattare contro la proliferazione delle armi di distruzione di massa rendono estremamente importante conoscere tutta la verità sul processo decisionale nel 2002/2003, i livelli in cui l'interazione tra intelligence e valutazione di scenario politico si offuscarono, i reali interessi di gruppi di pressione di lobby, le considerazioni geopolitiche che ebbero peso in queste decisioni. Libertà di informazione, Iraq e interesse nazionale Intervento dell’Ambasciatore Giulio Terzi – 18/02/2014 7
  • 8. Ci sono almeno altre tre aree su cui l'indagine Chilcot può gettare luce. Aree in cui molte lezioni possono essere imparate. Informazioni tanto importanti per il futuro dell'Iraq , così come per la politica estera dei nostri Paesi, se vogliono essere ancorati - nel proprio agire - ad un concetto moderno di "interesse nazionale", che comprende la libertà, i diritti umani e la democrazia. A) Nel gennaio 2003 il Parlamento italiano ha incaricato il Governo di perseguire l'obiettivo "Iraq libero", che avrebbe portato all'esilio di Saddam Hussein e ad una transizione di governo. Dopo la guerra, Saddam e Tareq Aziz avrebbe dovuto essere giudicati dalla Corte Penale Internazionale, invece che da un tribunale iracheno in un clima di vendetta e di violenza settaria. Marco Pannella e il Partito Radicale italiano sostennero con forza questo orientamento. Io ritengono che l'Iraq Inquiry può dirci che cosa è andato storto in questo significativo episodio di "diplomazia preventiva". Libertà di informazione, Iraq e interesse nazionale Intervento dell’Ambasciatore Giulio Terzi – 18/02/2014 8
  • 9. B) Negli ultimi dieci anni la violenza settaria non ha mai scemato, causando migliaia di vittime e di feriti ogni anno. Un trend che è stato mitigato solo dalla "surge" a guida USA nel 2007/08, ma peggiorata di nuovo in provincia di Anbar, come conseguenza del " senso di esclusione" percepito dalle comunità sunnite a causa del Primo Ministro al Maliki e altre dinamiche locali. A ciò si somma la percezione sunnita di una predominanza sciita nel governo, l'influenza iraniana su questioni di sicurezza, l'insorgere della guerra civile siriana. Gruppi terroristi come ISIS e Al Qaeda continuano a trarre vantaggio dalla situazione di instabilità. Quando - due anni fa - il vicepresidente al Hashimi è stato incriminato per una serie di reati, alcune voci si sollevarono ancora una volta sostenendo la necessità di istituire una Commissione per la verità e la riconciliazione. Potrebbe essere troppo tardi anche per percorrere questa strada. Ma in un Paese profondamente diviso, come l'Iraq, a tale opzione avrebbe dovuto essere data molto prima una più seria considerazione. Libertà di informazione, Iraq e interesse nazionale Intervento dell’Ambasciatore Giulio Terzi – 18/02/2014 9
  • 10. C) Il cambio di regime in Iraq ha esposto minoranze etniche e religiose a nuove violenze. Anche i cristiani sono stati presi di mira da attacchi terroristici frequenti e particolarmente odiosi, ad esempio nell'ultima vigilia di Natale. Mentre anche altre comunità stanno anche soffrendo , i Mujaheddin del Popolo Iraniano sono sistematicamente presi di mira da forze paramilitari che sono responsabili del massacro dello scorso settembre a Campo Ashraf, e continuano a funzionare senza alcuna ingerenza o controllo da parte del governo di Al Maliki. Gli iraniani rifugiati a camp Liberty hanno lo status di persone protette da parte delle nazioni Unite. It sarebbe importante sapere se la "responsabilità di proteggere " sia stata adeguatamente considerata nello studio della Comissione di Sir John Chilcot. Grazie per l'attenzione. Libertà di informazione, Iraq e interesse nazionale Intervento dell’Ambasciatore Giulio Terzi – 18/02/2014 10
  • 11. English Version: I am glad to have the opportunity of attending this Conference which hilights two fundamental priciples for today'globalized international Community: 1.The first one, is the Rigth to Truth through public access to information: an essential condition for implementing the Rule of Law in international relations. 2.The second principle relates to a concept of "national interest" which emphasizes the promotion of human rights, democracy and individual freedoms. Even for supporters of realism in foreign policy, a Raison d'Etat assertive of power and dominance is in sharp contrast with the understanding that modern democracies should have of their "national interest". Almost two decades ago and well before the 2003 US-UK led "coalition of the willing" in Iraq, Henry Kissinger added a visionary conclusion to his masterpiece,"Diplomacy". He noted that the US would be unfaithful to its own values if it were not striving for the universal implementation of freedom. Libertà di informazione, Iraq e interesse nazionale Intervento dell’Ambasciatore Giulio Terzi – 18/02/2014 11
  • 12. No question, according to Dr.Kissinger, that we should support democratic Governments instead of repressive ones, being ready to pay a price in order to follow our moral conviction. The difficulty lies, however, in establishing that price and its relation with other key priorities, including national security and the overall geopolitical interest. The first step of wisdom, as Kissinger said, is to recognize that such a balance must be achieved. But can we really say that in 2003 the discussions on Iraq were aimed at striking a balance between moral convictions, national security and geopolitical interests? How feasible were the strategies for transforming a repressive regime, violent against its citizens and neighbours, into a viable and peaceful democracy? In the aftermath on September 11 the perception of threat posed by terrorism and Weapons of mass distruction in Iraq was supported by strong evidence, or was it grounded on wobbly intelligence? We have been given many answers to theese questions. Ten years have passed. Huge efforts have been made to help Iraq in its rocky path towards democracy and Rule of Law. Libertà di informazione, Iraq e interesse nazionale Intervento dell’Ambasciatore Giulio Terzi – 18/02/2014 12
  • 13. We are waiting for Sir John Chilcot detailed conclusions. They would bring a much welcome contribution to the Truth for one of the most crucial crises of our time. A development which is affecting the balance of power among regional Powers in Middle East,ethnic and religious conflicts, and even global stability. As rigthly pointed out by Sir John in his letter of last July 15 to Prime Minister Cameron, the report should reflect "the magnitude of the issues we have been examining and the importance of the lessons we believe need to be learnt“. Failures in finding WMD in Iraq and in assessing in 2003 the threat posed by Saddam Hussein are still causing uncertainty in our actions for Siria,and may surface again as far as Iran is concerned. Open information is therefore due not only as a moral imperative for Truth, but also as a necessary condition for future deliberations on issues vital to our Countries. When we look at the British Chilcot Inquiry into the Iraq War it may be worth considering the explanation given on some thorny issues by President George W.Bush himself; the US having been by far the major stakholder and the driving force among Western Countries, in close cooperation with London, for the military intervention in Iraq. Libertà di informazione, Iraq e interesse nazionale Intervento dell’Ambasciatore Giulio Terzi – 18/02/2014 13
  • 14. Overall, about one third of the former US President's memoirs - titled Decision Points - are on Iraq, and that is per se a sign of the huge challenge felt by his Administration over the whole eigth years mandate. Bush dwells on: diplomatic and military preparation of war; cabinet deliberations; domestic repercussions; difficulties with allied Countries; failed efforts to obtain a "second resolution" which should have authorized the use of force more explicitly than Unsc res. 1441; the establishment of the Coalition Provisional Authority led by Amb. Paul "Jerry" Bremer; the creation of the Iraqi Governing Council, toghether with disbandment of the Army and de-Baathification of the Country.” I should have insisted on more debate on Jerry Bremer's orders, President Bush candidly admits; the de-Baathification program turned out to cut much deeper than we expected, including mid level party members like teachers. Many Sunnis took it as a signal they would have no place in Iraq's future". Libertà di informazione, Iraq e interesse nazionale Intervento dell’Ambasciatore Giulio Terzi – 18/02/2014 14
  • 15. Concerning the threat of WMD, President Bush's remarks appear equally straightforward. "When Saddam didn't use WMD on our troops I was relieved. When we din't discover the stockpile I was surprised. When the whole summer passed without finding any I was alarmed". He recalls the assessment given in Congress the following October by a leading CIA expert, David Kay, who produced "irrefutable evidence that Saddam had lied to the world and violatede res.1441 .Iraq's WMD programs spanned more than two, decades, involved thousands of people, billions of dollars, and were elaborately shielded by security and deception operations that continued even beyond the end of Operation Iraqi Freedom". No one, says President Bush, was more shocked or angry than he was when they didn't find the weapons. The WMD issue as a trigger for military intervention and the ultimatum launched in response to the alleged violation of resolution 1441 will undoubtedly remain as the most dramatic example of the difficulties which exist in drawing red lines in the realm of effective and credible non proliferation policies. States engaged in covert WMD activities have, historically, been convinced to reverse course only when caught lying, or violating the NPT and UNSC resolutions, and therefore being exposed to sanctions, or even use of military force, by the international community, under chapter VII of the UN Charter. Khadafi surrendered its nuclear program under the pressure of the Iraqi invasion. Iran made some temporary opening that same year, to no avail, only to continue on a path leading to further sanctions and hidden activities, such as the undicleared plant in Fordow discovered in september 2008. DPRK persisted in its erratic behaviour, igniting further measures by the international community. Siria is now giving up -at least, we hope so! - its chemical arsenal after an intense diplomatic pressure and a threatened use of force. Libertà di informazione, Iraq e interesse nazionale Intervento dell’Ambasciatore Giulio Terzi – 18/02/2014 15
  • 16. The challenges we face in dealing with WMD proliferation make it extremely important to know the whole Truth about the decision making process in 2002/2003, the levels at which the interaction between intelligence and political owersight went blurred, the real motives behind pressure groups lobbying, the geopolitical considerations which should have had a weight in those decisions. There are at least three other areas on which the Chilcot Inquiry can shed a light. Areas where lessons sould be learned. They are equally important for Iraq's future as well as for our Countries foreign policies, if they must be anchored to a modern concept of "national interest"which encompasses freedom, human rights and democracy. A) In January 2003 the Italian Parliament mandated the Government to pursue the "Free Iraq"objective, that would lead to the exile of Saddam Hussein and to a transition Government. After the war, Saddam and Tareq Aziz could have been tried by the ICC, instead of an iraqi Court in a climate of sectarian revenge and violence. Marco Pannella and the Italian Radical Party moved forcefully theese initiatives. I believe that the Iraq Inquiry can tell us what went wrong in this significant episode of "preventive diplomacy". Libertà di informazione, Iraq e interesse nazionale Intervento dell’Ambasciatore Giulio Terzi – 18/02/2014 16
  • 17. B) Over the last ten years sectarian violence has never stopped, causing thousands of casualties and wounded every year. A trend which was only mitigated by the US led "surge" in 2007/08, but deteriorated again in the Anbar province,as a consequence of the "sense of exclusion" felt by Sunni communities vis a vis Prime Minister Al Maliki, for a number of reasons. Among them, Sunnis resent a Shia predominance in Government, an iranian influence on security affairs, and the spill over of the Sirian civil war. Terrorist groups, like ISIS and Al Qaeda are incresingly taking advantage of the situation. When two years ago Vice President al Hashimi was indicted of a number of crimes, some voices raised again the need to establish a Truth and Reconciliation Commission. It may be much too late even to discuss this venue. But in a profoundly divided Country, like Iraq, that option should have been given much earlier and much more serious consideration. C) Regime change in Iraq has exposed minorities, ethnic and religious groups to widespred violence. Among others, Christians have been targeted by frequent and particularly heinous terrorist attacks, even on last Christmas eve. While other communities are also suffering, the People's Mujaheddin of Iran are sistematically targeted by paramilitary forces which are responsible of last September massacre in Camp Ashraf,and are still operating withouth any interference or control of the al- Maliki Government. The iranian PMOI residents of Camp Liberty have the status of Un/Us protected persons. It would be important to know wether that "responsibility to protect" was properly considered during the period of time investigated by Sir John Chilcot Commission . Libertà di informazione, Iraq e interesse nazionale Intervento dell’Ambasciatore Giulio Terzi – 18/02/2014 17