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“CO-PROFIT SOCIALNESS COMMUNITY ”
[Close to home, close to the heart!]
	
  	
  	
  

	
  
Innovation Factory srl - Isernia 12 settembre 2013 -

	
  

DESCRIZIONE
[Ipotesi di progettazione, costituzione, attivazione e sviluppo, sul territorio nazionale, di
un network di “CO-PROFIT SOCIALNESS COMMUNITIES”, intese come comunità di
imprese, cittadini ed istituzioni che lavorano, insieme, per uno sviluppo solidale,
sostenibile e resiliente del territorio.]

	
  
“Co-­‐Profit	
  Socialness	
  Community”	
  	
  	
  
	
  	
  
 

“Ognuno può suonare senza timore e senza esitazione la nostra campana. Essa ha
voce soltanto per un mondo libero, resiliente, sostenibile, solidale, e spiritualmente più
elevato. Suona soltanto per la parte migliore di noi stessi, vibra ogni qualvolta è in gioco il
diritto contro la violenza, il debole contro la forza, il coraggio contro la rassegnazione, la
povertà contro l’egoismo, la saggezza e la sapienza contro la fretta e l’improvvisazione, la
verità contro l’errore, l’amore contro l’indifferenza”
“Adriano Olivetti

	
  
“Co-­‐Profit	
  Socialness	
  Community”	
  	
  	
  
	
  	
  
 
INTRODUZIONE
La Visione
Progettare, testare, implementare, sviluppare e replicare, su tutto il territorio nazionale, il
Modello di “CO-PROFIT SOCIALNESS COMMUNITY”. Comunità di imprese, cittadini ed istituzioni
1
che, seguendo la teoria dello “Shared Value” , definiscono, attuano e condividono azioni, politiche e
pratiche che incrementano la competitività delle imprese e, contemporaneamente, contribuiscono al
miglioramento delle condizioni economiche e sociali dell’intera comunità di riferimento.
Il punto di partenza è che nessun’azienda è un'entità a sé stante. Il successo di tutte le imprese è
influenzato dai servizi di supporto e dalle infrastrutture che le circondano; la produttività e l’innovazione
vengono fortemente influenzate dall’infrastruttura logistica di un determinato territorio. Lo sviluppo di
un’impresa dipende dunque dalla (qualità e quantità della) domanda domestica. Gli attori che operano
sul territorio possono creare condizioni di contesto favorevoli allo sviluppo del business. Di contro, un
contesto sociale e territoriale in salute dipende dalla presenza di imprese che sono in grado di dare
lavoro, offrire salari e stipendi adeguati, acquistare beni e servizi di qualità, pagare le tasse, proteggere
l’ambiente, utilizzare le risorse in modo efficiente, etc. Le aziende, afferma Porter, devono attivarsi per
riconciliare business e società e la strada da percorrere è quella di “creare Valore Condiviso”, ovvero
creare valore economico in modalità tali da generare contemporaneamente valore per l’azienda ma
anche per la società, rispondendo a un tempo alle necessità dell’azienda e alle esigenze di tipo sociale.
Un nuovo punto di vista che concerne la valorizzazione del know how dell’impresa e la riconfigurazione
delle relazioni lungo la catena del valore.
Le aziende possono creare valore condiviso in tanti: concependo in modo nuovo prodotti e mercati,
ridefinendo la produttività nella catena del valore, sostenendo il sistema economico territoriale
anche attraverso forme innovative di gestione degli scambi. Il concetto di valore condiviso integra,
in un certo senso, l’idea di responsabilità sociale applicata sino ad oggi: serve un approccio innovativo
alla sostenibilità che veda la crescita sociale come un obiettivo centrale e non ancillare. ”I programmi di
CSr si focalizzano principalmente sulla reputazione e hanno solo un collegamento limitato con il
business, il che rende difficile giustificarli e mantenerli nel lungo termine. Per contro, la Creazione di
Valore Condiviso (CSV) è funzionale alla profittabilità e alla posizione competitiva dell'azienda. Sfrutta le
risorse specifiche e l'expertise specifico dell'azienda per creare valore economico attraverso la
creazione di valore sociale”.

I visionari
Ideatori, sostenitori e promotori del nuovo Modello sono:
1.

“Innovation Factory srls”, startup innovativa specializzata nella progettazione ed
implementazione di strumenti innovativi per lo sviluppo solidale, resiliente e sostenibile dei territori.
La società gestisce il Circuito di Credito Commerciale Samex.NET,
2. “Emineo srl”, società specializzata in attività di consulenza di direzione aziendale e responsabile,
per conto di Sardex srl, dello sviluppo del “Modello” Sardex su tutto il territorio nazionale.

	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  
1	
   L’approccio “Shared Value”, elaborato

da Michael Porter professore alla Harvard Business School, esplora il
legame tra sistema economico e società. Il concetto, pubblicato per la prima volta dall’Harvard Business Review nel
gennaio 2011, si fonda sul presupposto che, alla luce delle crisi economico- finanziarie dell’ultimo periodo storico, il
capitalismo sia sotto assedio e che pertanto sia necessario identificare un nuovo modello in grado di reinventarlo.

	
  
	
  
“Co-­‐Profit	
  Socialness	
  Community”	
  	
  	
  
	
  	
  
 

LO STATO DELL’ARTE
CONTESTO

La drastica riduzione delle risorse pubbliche e la contemporanea crescita e articolazione dei bisogni sociali
stanno creando una forte pressione su Governi, Istituzioni, imprese e cittadini sempre piu’ disorientati di
fronte all’emergenza sociale legate sostanzialmente ai seguenti grossi problemi:
Problemi sociali insolubili
Fino ad ora, sia i classici strumenti utilizzati dalle politiche governative, quanto le soluzioni offerte dal
mercato, si sono mostrati altamente inadeguati. Il mercato stesso manca d’incentivi e di appropriati modelli
per risolvere molte delle questioni sociali poste dal territorio. Inoltre dove il mercato fallisce (per esempio a
causa di mercati non competitivi) questo si ripercuote sia sullo stato che sulla società civile. In ogni caso, le
politiche attuali e le strutture di governo sembrano tendere a rinforzare i vecchi modelli a discapito dei
nuovi, essendo poco inclini ad affrontare la complessità dei problemi che percorrono i vari settori del
tessuto sociale globale. Sembra così che alla società civile manchino i capitali, le abilità e le risorse per
portare a termine le idee più promettenti. (“Il Libro Bianco sull’Innovazione Sociale”)
Crescita dei costi
Il costo prospettato per occuparsi delle questioni sociali piu’ importanti minaccia di sommergere le finanze
pubbliche, e alle volte anche quelle private, si pensi per esempio al cambiamento climatico, o all'assistenza
sanitaria. Per fare solo un esempio, se le politiche radicali non riuscissero a contenere l'aumento delle
malattie croniche, si prevede che nel Regno Unito il costo dell'assistenza sanitaria salirà dal 9 per cento di
GDP al 12.5 in 15 anni e, stando a quanto riferisce il Congressional Budget Office degli Stati Uniti, dal 16
per cento di GDP nel 2007 al 25 per cento nel 2025, raggiungendo il 37 per cento nel 2050. Resta il fatto
che le politiche più efficienti sono quelle preventive e questo vale sia per il cambiamento climatico, sia per il
controllo dell'inquinamento, sia per lo smaltimento dei rifiuti, tanto per la questione della povertà che per
ogni programma di assistenza sociale. Ma una prevenzione effettiva è da sempre difficile da introdurre
nonostante che i suoi benefici siano evidenti, sia in campo economico che in quello sociale. (“Il Libro
Bianco sull’Innovazione Sociale”)
Vecchi paradigmi
Come nelle precedenti trasformazioni tecnologiche e sociali, è presente una distinzione tra le strutture e le
istituzioni già esistenti e quello che viene effettivamente richiesto dalle condizioni che ad esse fanno da
sfondo. E ciò è lampante sia per l'economia privata che per quella pubblica. I nuovi paradigmi tendono a
prosperare e a diffondersi se e solo se le istituzioni sono a loro favorevoli e la pregnanza dei paradigmi
passati si indebolisce. Così, per esempio, c'è più innovazione nel self-managment delle malattie e della
salute pubblica che dentro gli ospedali, più innovazione nel riciclo e nell'energia sostenibile che attorno alla
produzione di energia su vasta scala, più innovazione nella pubblica partecipazione che dentro i
parlamenti. (“Il Libro Bianco sull’Innovazione Sociale”)
Si sente l’esigenza di un nuovo tipo di economia (economia di comunità o economia sociale) che rimetta al
centro valori originari come l’etica dei comportamenti, la dignità dell’individuo, la solidarietà, la cultura del
dono, i sistemi di relazioni e che persegua il “CO-PROFIT” (profitto di comunità) inteso come
remunerazione delle attività imprenditoriali ed elemento di sviluppo solidale e resiliente del territorio.

FILANTROPIA DI COMUNITA’

	
  

	
  
“Co-­‐Profit	
  Socialness	
  Community”	
  	
  	
  

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In questi ultimi anni stiamo assistendo all’emergere di una nuova tipologia di bisogni: i bisogni
filantropici. Vi e’, infatti, un crescente numero di soggetti che cercano qualcuno che li aiuti a donare. Se
per decenni, la filantropia e’ stata vista con sospetto e relegata ad una sfera esclusivamente personale,
oggi, complice la crisi dello Stato sociale, sono numerosi coloro che guardano a questo mondo con
grande interesse.
L’importanza del dono nella creazione del capitale sociale e nella diffusione della fiducia e’ un’evidenza
che e’ impossibile negare. Non vi e’ alcun dubbio che il dono favorisca il rafforzamento dei legami e
della coesione sociale con conseguenze innegabili non solo nello sviluppo morale e civile, ma anche
economico delle nostre comunità aiutandoci a sentirci cittadini e non solo semplici elettori-contribuenti.
Se il dono ha quindi una rilevanza sociale, la sua diffusione non può essere demandata alla pur
indispensabile buona volontà dei singoli. È necessario creare un’infrastruttura che permetta a questa
dimensione di manifestarsi compiutamente. È questo un compito molto importante e difficile se si
considera come per lungo tempo la nostra società abbia percorso una strada opposta relegando questa
dimensione alla sfera intimistica dell’individuo. Proprio come nell’800 si è capito come fosse necessario
aiutare la popolazione ad apprendere il valore ed il significato del risparmio, così oggi appare
indispensabile dar vita ad una iniziativa analoga per quel che concerne la cultura del dono.
A tal fine è indispensabile creare un’infrastruttura che rimuova gli ostacoli di natura pratica e culturale
alla donazione, garantisca un utilizzo più efficace e rispettoso dei desideri dei donatori delle risorse e
soprattutto crei delle concrete opportunità che spingano le persone a donare. La ragione principale
perché oggi la gente non dona è che nessuno glielo chiede, o meglio che nessuno offre loro
l’opportunità di vivere il dono, non come una semplice privazione di denaro, ma come un’opportunità per
vivere i propri ideali.
La filantropia comunitaria, facendo leva sul senso di appartenenza, è in grado di coinvolgere le persone
in iniziative che queste possono sentire vicine a sé e sperimentare direttamente in prima persona.
Le organizzazioni di filantropia comunitaria infatti:
1. si accollano tutti gli oneri burocratici e amministrativi collegati alla donazione
2. aiutano i donatori a massimizzare i benefici fiscali;
3. aiutano i donatori a massimizzare i benefici in termini di immagine o garantiscono loro, se richiesto,
il più totale anonimato;
4. gestiscono i rapporti fra i donatori e le organizzazioni che perseguono finalità d’utilità sociale;
5. individuano gli investimenti sociali più interessanti e che meglio rispondono alle esigenze e alle
sensibilità dei diversi donatori;
6. informano i donatori circa i bisogni e le potenzialità del territorio;
7. garantiscono circa l’uso delle somme donate;
8. rendicontano quanto è stato realizzato;
9. creano le condizioni affinché più soggetti finanziatori possano collaborare fra di loro anche
organizzando momenti di confronto in cui i singoli donatori possono scambiarsi le loro esperienze
ed eventualmente dar vita a progetti comuni;
10. offrono la possibilità di costituire fondi patrimoniali per il perseguimento nel tempo di specifiche
finalità;
11. costituiscono e gestiscono fondi patrimoniali che possano garantire la sostenibilità nel tempo di
specifiche organizzazioni o progetti;
12. aiutano gli enti erogatori a meglio gestire i rapporti con i singoli territori, aumentando la trasparenza
dei finanziamenti e promuovendo campagne di raccolta con cui integrare le loro risorse;
13. offrono a tutti l’opportunità di donare secondo le proprie disponibilità, i propri interessi e le proprie
sensibilità.

	
  

	
  
“Co-­‐Profit	
  Socialness	
  Community”	
  	
  	
  

5	
  
 
SOCIAL INNOVATION
«Negli anni ottanta e novanta, le politiche dell’innovazione erano focalizzate esclusivamente sulle imprese.
L’economia produceva ricchezza, la società spendeva. Nel 21 secolo, questo non è più vero… Nel lungo
termine, una innovazione nei servizi sociali o in educazione sarà importante quanto una innovazione
nell’industria farmaceutica o aerospaziale».
Diogo Vasconcelos
Senior Director and Distinguished Fellow with Cisco’s Internet Business Solutions Group
Chariman of SIX – Social Innovation eXchange
In questo caso l’idea e’ quella di contribuire alla costruzione di infrastrutture immateriali per la costituzione,
e lo sviluppo, sul territorio di riferimento, di una comunità di Social Innovators.
Per Social Innovation possiamo intendere le nuove idee (prodotti, servizi e modelli) che
contemporaneamente soddisfano bisogni sociali (più efficacemente delle alternative) e creano nuove
relazioni o collaborazioni sociali. In altre parole, sono innovazioni che non solo sono buone per la società
ma rafforzano anche la capacità della società di agire. Parliamo, quindi, di Innovazione Sociale sia nei fini
che nei mezzi. In questa accezione, ‘Innovazione’ si riferisce alla capacità di creare e implementare idee
originali che hanno la capacità di produrre valore. ‘Sociale’ fa riferimento al tipo di valore che ci si aspetta
da questo tipo di innovazione: un valore condiviso che focalizzi l’attenzione sull’identificazione e lo sviluppo
delle connessioni tra il progresso economico e sociale di una comunità.
La nuova strategia EU 2020 definisce l’obiettivo di una crescita intelligente, sostenibile ed inclusiva e, in
particolare attraverso le due “iniziative prioritarie” Agenda Digitale Europea e Unione dell’Innovazione,
mette l’innovazione al centro della nuova strategia. L’innovazione di cui si parla non è soltanto quella
tecnologica che ha segnato le politiche precedenti dell’innovazione, ma si allarga la definizione fino a
comprendere l’innovazione non-tecnologica (di processo, organizzativa, di design, ecc.) e in particolare
l’innovazione sociale.
All’interno degli orientamenti strategici per la programmazione 2014-2020 ed in particolare per ciò che
riguarda la Strategia di specializzazione intelligente, viene introdotto il tema dell’innovazione sociale come
approccio particolarmente idoneo allo sviluppo di nuovi prodotti e servizi anche nella sfera pubblica.
L’innovazione sociale si sviluppa lungo tre direttrici principali:
§
§

La prospettiva della sfida “societal” si focalizza su innovazioni per la società nel suo insieme
attraverso l’integrazione del sociale, l’economico e l’ambientale;

§

	
  

Innovazioni per la domanda sociale, che rispondono a domande sociali tradizionalmente non
soddisfate dal mercato o da istituzioni esistenti e sono indirizzate verso dei gruppi sociali vulnerabili;

La focalizzazione sul cambiamento sistemico – che per certi versi incorpora le prime due ed è
senz'altro la più ambiziosa - si verifica attraverso un processo di sviluppi organizzativi e cambiamenti
nei rapporti tra istituzioni e portatori di interesse. Molti approcci UE che coinvolgono ‘stakeholder’
stanno tentando di muoversi in questa direzione, come il programma EQUAL (spinto dall’idea di
cambiare il rapporto di potere tra utenti e fornitori) e LEADER.

	
  
“Co-­‐Profit	
  Socialness	
  Community”	
  	
  	
  

6	
  
 

IL NUOVO MODELLO
Descrizione
Progettare, implementare, sviluppare e replicare, su tutto il territorio nazionale, il Modello di
“CO-PROFIT SOCIALNESS COMMUNITY” utilizzando come drivers di sviluppo i sistemi di
“Monete di Comunità” e le “Community Foundation”.
Comunità di imprese, cittadini ed istituzioni che, seguendo la teoria dello “Shared Value”, definiscono,
attuano e condividono azioni, politiche e pratiche che incrementano la competitività delle imprese e,
contemporaneamente, contribuiscono al miglioramento delle condizioni economiche e sociali dell’intera
comunità di riferimento.
L’idea e’ quella di attivare sul territorio, con la partecipazione di tutta la comunità (imprese, istituzioni,
cittadini), un ciclo virtuoso che possa sostenere lo sviluppo solidale, sostenibile e resiliente della
comunità puntando su:

§

imprese “co-profit” che definiscono ed implementano politiche aziendali e pratiche che
incrementano la competitività dell’impresa e, contemporaneamente, contribuiscono al miglioramento
delle condizioni economiche e sociali della comunità all’interno della quale operano. “Co-profit”
(community profit) e’ il nuovo “status” che acquisiranno le imprese coinvolte nel progetto che
focalizzeranno l’attenzione sull’identificazione e lo sviluppo delle connessioni tra il progresso
economico e sociale di una comunità;

§

cittadini che capiscono che per cambiare veramente le cose bisogna cominciare a pensare in modo
diverso e a trasformarsi da semplici elettori/contribuenti in attori principali del cambiamento
utilizzando tutti gli strumenti disponibili per partecipare, cooperare, condividere e soprattutto
“donare”. Il valore del dono va al di là di quello che comunemente la gente pensa. Ha una funzione
sociale importantissima che è quella di creare legami. Donare alimenta relazioni positive tramite la
soddisfazione diretta dei bisogni e crea legami, comunicazione e comunità. Il concetto di dono e’
radicato nella storia dell’essere umano ed e’ importante, oggi più che mai, riscoprirne i principi e
comunicarne il valore.

	
  

	
  
“Co-­‐Profit	
  Socialness	
  Community”	
  	
  	
  

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Driver di sviluppo
§
§

Monete di Comunità
Community Foundation

MONETE DI COMUNITA’
Possiamo definire come complementare, o moneta di comunità, una moneta che non si sostituisce alla
moneta nazionale (nel nostro caso, l'Euro), ma che la affianca, permettendo lo scambio tra persone e/o
imprese, nella comunità in cui si diffonde, che hanno tanto da scambiare ma poca unità di scambio per
farlo. Al momento esistono nel mondo circa 4.000 diverse monete complementari (moneta locale o moneta
di comunità). Dall’Argentina al Giappone, dal Canada agli Stati Uniti passando per Bali moltissime realtà
dai tratti e dalle problematiche spesso completamente diverse hanno scelto di utilizzare questo tipo di
monete. Le monete complementari si dividono in due diverse categorie secondo lo scopo per cui vengono
emesse. Si parla generalmente di monete ad uso commerciale e monete ad uso sociale, anche se esistono
sistemi che integrano entrambe le funzioni. Un tipico esempio di moneta complementare ad uso
commerciale puo’ essere considerato il “Circuito di Credito Commerciale” Sardex.net, sistema che
consente a imprese e professionisti di scambiare beni e servizi in compensazione senza utilizzare l’euro.
Una moneta complementare invece a scopo prettamente sociale è per esempio il Fureai Kippur
giapponese, una delle monete complementari in uso da più tempo. Il sistema giapponese, tramite il Fureai
Kippur, introdotto inizialmente dopo la seconda guerra mondiale in forma pionieristica, riesce oggi a
soddisfare un bisogno sociale in precedenza molto dispendioso (la cura degli anziani), senza far ricorso
alla moneta ufficiale.

Come funzionano:
“Close to home….Close to the heart”
Un esempio pratico
Gianni
%

Lucia
%

Luca
%

Gianni
%

Saldo%iniziale%

/1.000
%

+1.000
%

0
%

Saldo%finale%

/1.000
%

+1.000
%

0
%

Lucia
%

Luca
%

Saldo%iniziale%

/1.000
%

+1.000
%

0
%

Saldo%finale%

Lucia vende
computer

/1.000
%

+600
%

+400
%

un
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Lu
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0 Luc
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Luca
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lleria

Luca paga a Gianni una
consulenza per 250 euro.
Gianni: e’ un
commercialista

Gianni
%
Saldo%iniziale%
Saldo%finale%

Lucia
%

Luca
%

/1.000
%

+600
%

+400
%

/750
%

+600
%

+150
%

10

Perche’ i territori hanno bisogno delle “Moneta di Comunità”?
La “Moneta di Comunità” e’ uno degli strumenti piu’ efficaci per creare comunità responsabili, pluraliste,
inclusive e solidali perche’:
} produce sinergia con reti preesistenti che trovano in queste formazioni dell’economia solidale
molteplici catalizzatori del tessuto sociale;
} crea le premesse per la progettazione di “Monete Funzionali” da destinare al sostegno di progetti
di utilità sociale per categorie svantaggiate di soggetti (anziani, malati, carcerati, disoccupati…)
} argina, su territori circoscritti, gli effetti di crisi economiche e finanziarie rafforzando, nel
contempo, le relazioni all’interno della community e promuovendo lo spirito di solidarietà di tutti i
componenti la comunità;

	
  

	
  
“Co-­‐Profit	
  Socialness	
  Community”	
  	
  	
  

8	
  
}

	
  

crea un comportamento d'acquisto locale che stimola i centri delle economie territoriali favorendo
l'economia nazionale nel suo insieme

COMMUNITY FOUNDATION
Le Fondazioni di Comunità sono “intermediari filantropici” che perseguono il miglioramento della
qualità della vita di una comunità ed il rafforzamento dei legami solidaristici attraverso la raccolta e la
gestione di una pluralità di fondi destinati a finanziare, sul territorio, progetti di utilità sociale. Le CF si
distinguono da altri strumenti di filantropia per le seguenti caratteristiche:
Non specializzano l’erogazione di contributi in particolari settori ma agiscono con pluralità di scopi.
Mentre la gran parte delle fondazioni grant-making trae i propri redditi dalla gestione di un patrimonio,
costituito da una o poche donazioni provenienti da una sola persona, il patrimonio delle fondazioni
comunitarie proviene da una molteplicità di donazioni e lasciti individuali (sia di grandi che piccole
dimensioni).
Operano a vantaggio di uno specifico territorio e sono amministrate da membri della comunità
locale scelti per la loro capacità di leggere, interpretare e servire i bisogni della comunità stessa.
Si caratterizzano per la loro professionalità e trasparenza. La professionalità è garantita dalla
presenza di personale specializzato nell’amministrazione dei patrimoni (spesso affidati in gestione ad
istituzioni finanziarie), nella raccolta delle donazioni, nella analisi e valutazione delle richieste di
contributo, nel servizio alla crescita di organizzazioni che perseguono finalità collettive. La trasparenza,
indispensabile per la raccolta di donazioni, trova attuazione nella pubblicità e nella comunicazione dei
bilanci, nei criteri di assegnazione dei contributi, negli elenchi dei contributi erogati e delle richieste di
contributi respinte ed in uno stile di lavoro comunque aperto ai cittadini.
Community Foundations nel mondo.

Smart Community Foundation
“Community Foundations” nel mondo.
Numero di fondazioni per anno
1800
1600
1400
1200
1000
800
600
400
200
0

Numero di fondazioni per Area geografica

numero CF

2000 2000 2004 2008 2012

Numero di fondazioni per Paese

Resto del Mondo

2000

Paesi

2010

Totale Assets

Totale Grants

Germania
Polonia

100

India
Russia

50

2000

48.000.000

4.500.000

2.780.000

137.000

Italia

274.796

29.694

UK

217.500

80.650

Germania

150

	
  

Nord America

USA

200

2

Europa

Assets e Grants in Migliaia di Dollari

250

0

900
800
700
600
500
400
300
200
100
0

157.404

10.065

Canada

2010

“Smart Community Foundation"

	
  
“Co-­‐Profit	
  Socialness	
  Community”	
  	
  	
  

9	
  
 

Community Foundations in Italia

Smart Community Foundation
Le “Community Foundations” in Italia.
Numero di Community Foundations alla fine del 2009.

27

Numero di CF costituite nel periodo 2008-2009.

4

US$ 274.794.636,62

Totale assets alla fine del 2009.
Totale grants erogati nel 2009.

US$ 29.694.269,01
Percentuale della popolazione che ha utilizzato i servizi delle CF.

CF con i maggiori assets alla fine del 2009.

3

21%

Fondazione della Comunità
Bresciana Onlus
US$23,185,463.54

“Smart Community Foundation"

I Territori hanno bisogno delle Community Foundations perche’:
1. promuovono una cultura della solidarietà e del dono eliminando tutti quegli ostacoli di
natura culturale, fiscale, legale ed amministrativa che impediscono alla generosità e al senso
di responsabilità sociale dei singoli e dei gruppi di manifestarsi compiutamente;
2. incoraggiano la costituzione di un patrimonio permanente e flessibile per il perseguimento
di finalità di utilità sociale, un vero e proprio libretto di risparmio della comunità, che possa
offrire le risorse necessarie per finanziare investimenti di lungo periodo e bilanciare gli effetti
negativi dovuti alla ciclicità dell’economia:
3. permettono, attraverso la gestione professionale ed aggregata di una pluralità di fondi, anche
a chi ha mezzi modesti, di pianificare e gestire strategicamente le proprie donazioni e quindi
di:
§ costituire una propria fondazione in grado di offrire concreti benefici alle generazioni future,
§ conservare in perpetuo la memoria propria o di una persona cara,
§ partecipare a progetti importanti che non potrebbe finanziare autonomamente;
4. favoriscono la crescita di un più forte ed articolato terzo settore offrendo alle
organizzazioni no-profit operanti nel proprio territorio la possibilità di accedere a contributi,
momenti di formazione ed altre forme di assistenza tecnica;
5. favoriscono la nascita di partnership pubbliche e private nel campo degli investimenti
sociali;

	
  

	
  
“Co-­‐Profit	
  Socialness	
  Community”	
  	
  	
  

10	
  
6. rafforzano il capitale sociale e l’identità della propria comunità;
7. promuovono, sul territorio e presso tutti gli stakeholder, la “Social Innovation”

	
  

	
  

“CO-PROFIT SOCIALNESS COMMUNITY”

§ Utilizza
la
“Moneta
di
Comunità”;
§ Alimenta la
“Moneta di
Comunità” con nuove imprese

Circuiti di
credito
commerciale

§ Contribuisce alla community building;
§ Alimenta la SCF con donazioni
spontanee delle imprese, con parte
delle iscrizioni e, in prospettiva con si
sistemi di demurrage;

Community
Foundation

Territorio
§ Promuove la cultura del “dono”
§ Raccoglie fondi per progetti di
utilità sociale;
§ Costruisce capitale sociale;
§ Promuove la nascita di nuove
imprese

Progetti in corso
Interlocutore
Territorio
Sponsor
Status

Comune di Busto Arsizio
Area Vasta dell’Alto Milanese
§ Fondazione Cariplo
Incarico affidato. Il progetto esecutivo sarò ultimato a fine ottobre.

Interlocutore
Territorio
Sponsor

I.R.E.N.E. - POLO DI SVILUPPO SULLA SOCIAL INNOVATION Abruzzo
§ Polo IRENE
§ Regione Abruzzo
Incarico affidato. Il progetto esecutivo sarò ultimato a fine
novembre.

Status

Interlocutore
Territorio
Sponsor
Status

	
  

Università degli Studi di Cagliari
Regione Sardegna
§ Università degli Studi di Cagliari
Il progetto e’ in corso di valutazione per l’affidamento dell’incarico.

	
  
“Co-­‐Profit	
  Socialness	
  Community”	
  	
  	
  

11	
  
 

LA PROPOSTA OPERATIVA
Descrizione
Progettare, implementare e sviluppare, in Molise, una rete regionale di “CO-PROFIT SOCIALNESS
COMMUNITY” ciascuna dotata di una Smart Community Foundation e di un Circuito di Credito
Commerciale regionale. La prima Smart Community Foundation fungerà, in seguito, da stimolatrice e
promotrice della nascita delle altre SCF provinciali. La prima “Smart Community Foundation ” costituirà
una best practice nazionale, e forse europea, per quanto riguarda il nuovo modello di intermediario
filantropico dotato di un sistema di un sistema di “Moneta di Comunità.

Obiettivi
Dotare il territorio di riferimento di una infrastruttura filantropica in grado di svolgere tutte le funzioni tipiche
delle Community Foundations (Grantmaker, Strumento per la filantropia di comunità, Community Leader) e
di offrire alla comunità una “moneta” libera da interessi e fondata sulla fiducia reciproca e sulla solidarietà.
L’innovazione assoluta del nuovo “modello” di “Smart Community Foundation ” e’ il ruolo centrale
assegnato alla “Moneta di Comunità” che, di fatto, accelera il processo di community building necessario
per attivare la relazione di fiducia che lega la comunità al nuovo intermediario filantropico e alimenta anche
finanziariamente, la Fondazione stessa. In assenza di questo legame di fiducia e di affidamento che la
comunità attiva spontaneamente con il nuovo strumento, la Community Foundation avrebbe difficoltà ad
operare efficacemente.
L’adozione di una “Moneta di Comunità” che aiuta le imprese e i cittadini a scambiare beni e servizi senza
utilizzare l’euro, alimenta un clima generale di fiducia e di rispetto reciproco che fa funzionare meglio e
rende piu’ efficiente e solidale la società aumentando il valore del capitale sociale dell’intera comunità.

Work Programme
Struttura del work programme
Il work programme del progetto e’ stato strutturato tenendo conto dei seguenti principi metodologici:
§
§

Previsione di un numero ridotto di work packages al fine di concentrare le attività in uno schema
compatto e intellegibile. In particolare sono previsti 5 work packages di cui due trasversali (WP 1 e WP
5) e tre (WP 2, 3 e 4) operativi e consequenziali.
Focalizzazione sull’obiettivo principale del progetto che e’ quello di costituire, la prima “Smart
Community Foundation” dotata di un proprio sistema di “Moneta di Comunità”;

Sintesi dei singoli WP
Il WP1 e’ focalizzato sulla definizione dei sistemi di management del progetto, di gestione dei rapporti tra i
vari partners e di sistemizzazione degli strumenti di comunicazione all’interno e all’esterno del partenariato.
L’obiettivo del WP2 e’ quello di sensibilizzare il territorio alla nuova tematica e di mappare gli attori e i
progetti presenti sul territorio.
Il WP3 pone l’enfasi sulle azioni necessarie per costruire la “Community” che dovrà costituire e sostenere
la Community Foundation.
All’interno del WP4 sono riportate le proposte per sostenere l’operatività, la crescita e lo sviluppo della
“Smart Community Foundation” .
Il WP6 e’ il work package dove saranno progettati e realizzati I materiali perla comunicazione e
disseminazione dei risultati del progetto. Tali risultati saranno disseminati nelle altre regioni dove sono stati

	
  

	
  
“Co-­‐Profit	
  Socialness	
  Community”	
  	
  	
  

12	
  
 

già avviati dei contatti per la costituzione di “Smart Community Foundation”. Per tale attività saranno
utilizzati strumenti e canali on-line ed off-line.

Fig. 1 – Flow chart

WP 2 - COMMUNITY MAPPING

WP 1 – Project management -

Mappatura
del territorio

Disseminazione e
raccolta delle istanze

WP 3 - COMMUNITY BUILDING
Costituzione del
Comitato dei promotori

Elaborazione del Piano
Triennale di attività

Costituzione della
"Smart Community
Foundation"

WP 4 - COMMUNITY GROWING
Ass. all'acquisizione
della personalità
giuridica"

Ass. all'adozione di un
sistema di "Moneta di
Comunità"

Ass. alla
implementazione del
Piano

WP 5 – Comunicazione e disseminazione -

Sensibilizzazione del
territorio

PER INFO

Tel. 0865 415689
Mail: info@iflab.it
Contatto: Luigi Piccirillo
Web Site: www.iflab.it
www.facebook/com/Iflab
www.twitter.com/Innoif
www.youtube.com/Innoif

	
  

	
  
“Co-­‐Profit	
  Socialness	
  Community”	
  	
  	
  

13	
  

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  • 1.     “CO-PROFIT SOCIALNESS COMMUNITY ” [Close to home, close to the heart!]         Innovation Factory srl - Isernia 12 settembre 2013 -   DESCRIZIONE [Ipotesi di progettazione, costituzione, attivazione e sviluppo, sul territorio nazionale, di un network di “CO-PROFIT SOCIALNESS COMMUNITIES”, intese come comunità di imprese, cittadini ed istituzioni che lavorano, insieme, per uno sviluppo solidale, sostenibile e resiliente del territorio.]   “Co-­‐Profit  Socialness  Community”          
  • 2.   “Ognuno può suonare senza timore e senza esitazione la nostra campana. Essa ha voce soltanto per un mondo libero, resiliente, sostenibile, solidale, e spiritualmente più elevato. Suona soltanto per la parte migliore di noi stessi, vibra ogni qualvolta è in gioco il diritto contro la violenza, il debole contro la forza, il coraggio contro la rassegnazione, la povertà contro l’egoismo, la saggezza e la sapienza contro la fretta e l’improvvisazione, la verità contro l’errore, l’amore contro l’indifferenza” “Adriano Olivetti   “Co-­‐Profit  Socialness  Community”          
  • 3.   INTRODUZIONE La Visione Progettare, testare, implementare, sviluppare e replicare, su tutto il territorio nazionale, il Modello di “CO-PROFIT SOCIALNESS COMMUNITY”. Comunità di imprese, cittadini ed istituzioni 1 che, seguendo la teoria dello “Shared Value” , definiscono, attuano e condividono azioni, politiche e pratiche che incrementano la competitività delle imprese e, contemporaneamente, contribuiscono al miglioramento delle condizioni economiche e sociali dell’intera comunità di riferimento. Il punto di partenza è che nessun’azienda è un'entità a sé stante. Il successo di tutte le imprese è influenzato dai servizi di supporto e dalle infrastrutture che le circondano; la produttività e l’innovazione vengono fortemente influenzate dall’infrastruttura logistica di un determinato territorio. Lo sviluppo di un’impresa dipende dunque dalla (qualità e quantità della) domanda domestica. Gli attori che operano sul territorio possono creare condizioni di contesto favorevoli allo sviluppo del business. Di contro, un contesto sociale e territoriale in salute dipende dalla presenza di imprese che sono in grado di dare lavoro, offrire salari e stipendi adeguati, acquistare beni e servizi di qualità, pagare le tasse, proteggere l’ambiente, utilizzare le risorse in modo efficiente, etc. Le aziende, afferma Porter, devono attivarsi per riconciliare business e società e la strada da percorrere è quella di “creare Valore Condiviso”, ovvero creare valore economico in modalità tali da generare contemporaneamente valore per l’azienda ma anche per la società, rispondendo a un tempo alle necessità dell’azienda e alle esigenze di tipo sociale. Un nuovo punto di vista che concerne la valorizzazione del know how dell’impresa e la riconfigurazione delle relazioni lungo la catena del valore. Le aziende possono creare valore condiviso in tanti: concependo in modo nuovo prodotti e mercati, ridefinendo la produttività nella catena del valore, sostenendo il sistema economico territoriale anche attraverso forme innovative di gestione degli scambi. Il concetto di valore condiviso integra, in un certo senso, l’idea di responsabilità sociale applicata sino ad oggi: serve un approccio innovativo alla sostenibilità che veda la crescita sociale come un obiettivo centrale e non ancillare. ”I programmi di CSr si focalizzano principalmente sulla reputazione e hanno solo un collegamento limitato con il business, il che rende difficile giustificarli e mantenerli nel lungo termine. Per contro, la Creazione di Valore Condiviso (CSV) è funzionale alla profittabilità e alla posizione competitiva dell'azienda. Sfrutta le risorse specifiche e l'expertise specifico dell'azienda per creare valore economico attraverso la creazione di valore sociale”. I visionari Ideatori, sostenitori e promotori del nuovo Modello sono: 1. “Innovation Factory srls”, startup innovativa specializzata nella progettazione ed implementazione di strumenti innovativi per lo sviluppo solidale, resiliente e sostenibile dei territori. La società gestisce il Circuito di Credito Commerciale Samex.NET, 2. “Emineo srl”, società specializzata in attività di consulenza di direzione aziendale e responsabile, per conto di Sardex srl, dello sviluppo del “Modello” Sardex su tutto il territorio nazionale.                                                                                                                 1   L’approccio “Shared Value”, elaborato da Michael Porter professore alla Harvard Business School, esplora il legame tra sistema economico e società. Il concetto, pubblicato per la prima volta dall’Harvard Business Review nel gennaio 2011, si fonda sul presupposto che, alla luce delle crisi economico- finanziarie dell’ultimo periodo storico, il capitalismo sia sotto assedio e che pertanto sia necessario identificare un nuovo modello in grado di reinventarlo.     “Co-­‐Profit  Socialness  Community”          
  • 4.   LO STATO DELL’ARTE CONTESTO La drastica riduzione delle risorse pubbliche e la contemporanea crescita e articolazione dei bisogni sociali stanno creando una forte pressione su Governi, Istituzioni, imprese e cittadini sempre piu’ disorientati di fronte all’emergenza sociale legate sostanzialmente ai seguenti grossi problemi: Problemi sociali insolubili Fino ad ora, sia i classici strumenti utilizzati dalle politiche governative, quanto le soluzioni offerte dal mercato, si sono mostrati altamente inadeguati. Il mercato stesso manca d’incentivi e di appropriati modelli per risolvere molte delle questioni sociali poste dal territorio. Inoltre dove il mercato fallisce (per esempio a causa di mercati non competitivi) questo si ripercuote sia sullo stato che sulla società civile. In ogni caso, le politiche attuali e le strutture di governo sembrano tendere a rinforzare i vecchi modelli a discapito dei nuovi, essendo poco inclini ad affrontare la complessità dei problemi che percorrono i vari settori del tessuto sociale globale. Sembra così che alla società civile manchino i capitali, le abilità e le risorse per portare a termine le idee più promettenti. (“Il Libro Bianco sull’Innovazione Sociale”) Crescita dei costi Il costo prospettato per occuparsi delle questioni sociali piu’ importanti minaccia di sommergere le finanze pubbliche, e alle volte anche quelle private, si pensi per esempio al cambiamento climatico, o all'assistenza sanitaria. Per fare solo un esempio, se le politiche radicali non riuscissero a contenere l'aumento delle malattie croniche, si prevede che nel Regno Unito il costo dell'assistenza sanitaria salirà dal 9 per cento di GDP al 12.5 in 15 anni e, stando a quanto riferisce il Congressional Budget Office degli Stati Uniti, dal 16 per cento di GDP nel 2007 al 25 per cento nel 2025, raggiungendo il 37 per cento nel 2050. Resta il fatto che le politiche più efficienti sono quelle preventive e questo vale sia per il cambiamento climatico, sia per il controllo dell'inquinamento, sia per lo smaltimento dei rifiuti, tanto per la questione della povertà che per ogni programma di assistenza sociale. Ma una prevenzione effettiva è da sempre difficile da introdurre nonostante che i suoi benefici siano evidenti, sia in campo economico che in quello sociale. (“Il Libro Bianco sull’Innovazione Sociale”) Vecchi paradigmi Come nelle precedenti trasformazioni tecnologiche e sociali, è presente una distinzione tra le strutture e le istituzioni già esistenti e quello che viene effettivamente richiesto dalle condizioni che ad esse fanno da sfondo. E ciò è lampante sia per l'economia privata che per quella pubblica. I nuovi paradigmi tendono a prosperare e a diffondersi se e solo se le istituzioni sono a loro favorevoli e la pregnanza dei paradigmi passati si indebolisce. Così, per esempio, c'è più innovazione nel self-managment delle malattie e della salute pubblica che dentro gli ospedali, più innovazione nel riciclo e nell'energia sostenibile che attorno alla produzione di energia su vasta scala, più innovazione nella pubblica partecipazione che dentro i parlamenti. (“Il Libro Bianco sull’Innovazione Sociale”) Si sente l’esigenza di un nuovo tipo di economia (economia di comunità o economia sociale) che rimetta al centro valori originari come l’etica dei comportamenti, la dignità dell’individuo, la solidarietà, la cultura del dono, i sistemi di relazioni e che persegua il “CO-PROFIT” (profitto di comunità) inteso come remunerazione delle attività imprenditoriali ed elemento di sviluppo solidale e resiliente del territorio. FILANTROPIA DI COMUNITA’     “Co-­‐Profit  Socialness  Community”       4  
  • 5.   In questi ultimi anni stiamo assistendo all’emergere di una nuova tipologia di bisogni: i bisogni filantropici. Vi e’, infatti, un crescente numero di soggetti che cercano qualcuno che li aiuti a donare. Se per decenni, la filantropia e’ stata vista con sospetto e relegata ad una sfera esclusivamente personale, oggi, complice la crisi dello Stato sociale, sono numerosi coloro che guardano a questo mondo con grande interesse. L’importanza del dono nella creazione del capitale sociale e nella diffusione della fiducia e’ un’evidenza che e’ impossibile negare. Non vi e’ alcun dubbio che il dono favorisca il rafforzamento dei legami e della coesione sociale con conseguenze innegabili non solo nello sviluppo morale e civile, ma anche economico delle nostre comunità aiutandoci a sentirci cittadini e non solo semplici elettori-contribuenti. Se il dono ha quindi una rilevanza sociale, la sua diffusione non può essere demandata alla pur indispensabile buona volontà dei singoli. È necessario creare un’infrastruttura che permetta a questa dimensione di manifestarsi compiutamente. È questo un compito molto importante e difficile se si considera come per lungo tempo la nostra società abbia percorso una strada opposta relegando questa dimensione alla sfera intimistica dell’individuo. Proprio come nell’800 si è capito come fosse necessario aiutare la popolazione ad apprendere il valore ed il significato del risparmio, così oggi appare indispensabile dar vita ad una iniziativa analoga per quel che concerne la cultura del dono. A tal fine è indispensabile creare un’infrastruttura che rimuova gli ostacoli di natura pratica e culturale alla donazione, garantisca un utilizzo più efficace e rispettoso dei desideri dei donatori delle risorse e soprattutto crei delle concrete opportunità che spingano le persone a donare. La ragione principale perché oggi la gente non dona è che nessuno glielo chiede, o meglio che nessuno offre loro l’opportunità di vivere il dono, non come una semplice privazione di denaro, ma come un’opportunità per vivere i propri ideali. La filantropia comunitaria, facendo leva sul senso di appartenenza, è in grado di coinvolgere le persone in iniziative che queste possono sentire vicine a sé e sperimentare direttamente in prima persona. Le organizzazioni di filantropia comunitaria infatti: 1. si accollano tutti gli oneri burocratici e amministrativi collegati alla donazione 2. aiutano i donatori a massimizzare i benefici fiscali; 3. aiutano i donatori a massimizzare i benefici in termini di immagine o garantiscono loro, se richiesto, il più totale anonimato; 4. gestiscono i rapporti fra i donatori e le organizzazioni che perseguono finalità d’utilità sociale; 5. individuano gli investimenti sociali più interessanti e che meglio rispondono alle esigenze e alle sensibilità dei diversi donatori; 6. informano i donatori circa i bisogni e le potenzialità del territorio; 7. garantiscono circa l’uso delle somme donate; 8. rendicontano quanto è stato realizzato; 9. creano le condizioni affinché più soggetti finanziatori possano collaborare fra di loro anche organizzando momenti di confronto in cui i singoli donatori possono scambiarsi le loro esperienze ed eventualmente dar vita a progetti comuni; 10. offrono la possibilità di costituire fondi patrimoniali per il perseguimento nel tempo di specifiche finalità; 11. costituiscono e gestiscono fondi patrimoniali che possano garantire la sostenibilità nel tempo di specifiche organizzazioni o progetti; 12. aiutano gli enti erogatori a meglio gestire i rapporti con i singoli territori, aumentando la trasparenza dei finanziamenti e promuovendo campagne di raccolta con cui integrare le loro risorse; 13. offrono a tutti l’opportunità di donare secondo le proprie disponibilità, i propri interessi e le proprie sensibilità.     “Co-­‐Profit  Socialness  Community”       5  
  • 6.   SOCIAL INNOVATION «Negli anni ottanta e novanta, le politiche dell’innovazione erano focalizzate esclusivamente sulle imprese. L’economia produceva ricchezza, la società spendeva. Nel 21 secolo, questo non è più vero… Nel lungo termine, una innovazione nei servizi sociali o in educazione sarà importante quanto una innovazione nell’industria farmaceutica o aerospaziale». Diogo Vasconcelos Senior Director and Distinguished Fellow with Cisco’s Internet Business Solutions Group Chariman of SIX – Social Innovation eXchange In questo caso l’idea e’ quella di contribuire alla costruzione di infrastrutture immateriali per la costituzione, e lo sviluppo, sul territorio di riferimento, di una comunità di Social Innovators. Per Social Innovation possiamo intendere le nuove idee (prodotti, servizi e modelli) che contemporaneamente soddisfano bisogni sociali (più efficacemente delle alternative) e creano nuove relazioni o collaborazioni sociali. In altre parole, sono innovazioni che non solo sono buone per la società ma rafforzano anche la capacità della società di agire. Parliamo, quindi, di Innovazione Sociale sia nei fini che nei mezzi. In questa accezione, ‘Innovazione’ si riferisce alla capacità di creare e implementare idee originali che hanno la capacità di produrre valore. ‘Sociale’ fa riferimento al tipo di valore che ci si aspetta da questo tipo di innovazione: un valore condiviso che focalizzi l’attenzione sull’identificazione e lo sviluppo delle connessioni tra il progresso economico e sociale di una comunità. La nuova strategia EU 2020 definisce l’obiettivo di una crescita intelligente, sostenibile ed inclusiva e, in particolare attraverso le due “iniziative prioritarie” Agenda Digitale Europea e Unione dell’Innovazione, mette l’innovazione al centro della nuova strategia. L’innovazione di cui si parla non è soltanto quella tecnologica che ha segnato le politiche precedenti dell’innovazione, ma si allarga la definizione fino a comprendere l’innovazione non-tecnologica (di processo, organizzativa, di design, ecc.) e in particolare l’innovazione sociale. All’interno degli orientamenti strategici per la programmazione 2014-2020 ed in particolare per ciò che riguarda la Strategia di specializzazione intelligente, viene introdotto il tema dell’innovazione sociale come approccio particolarmente idoneo allo sviluppo di nuovi prodotti e servizi anche nella sfera pubblica. L’innovazione sociale si sviluppa lungo tre direttrici principali: § § La prospettiva della sfida “societal” si focalizza su innovazioni per la società nel suo insieme attraverso l’integrazione del sociale, l’economico e l’ambientale; §   Innovazioni per la domanda sociale, che rispondono a domande sociali tradizionalmente non soddisfate dal mercato o da istituzioni esistenti e sono indirizzate verso dei gruppi sociali vulnerabili; La focalizzazione sul cambiamento sistemico – che per certi versi incorpora le prime due ed è senz'altro la più ambiziosa - si verifica attraverso un processo di sviluppi organizzativi e cambiamenti nei rapporti tra istituzioni e portatori di interesse. Molti approcci UE che coinvolgono ‘stakeholder’ stanno tentando di muoversi in questa direzione, come il programma EQUAL (spinto dall’idea di cambiare il rapporto di potere tra utenti e fornitori) e LEADER.   “Co-­‐Profit  Socialness  Community”       6  
  • 7.   IL NUOVO MODELLO Descrizione Progettare, implementare, sviluppare e replicare, su tutto il territorio nazionale, il Modello di “CO-PROFIT SOCIALNESS COMMUNITY” utilizzando come drivers di sviluppo i sistemi di “Monete di Comunità” e le “Community Foundation”. Comunità di imprese, cittadini ed istituzioni che, seguendo la teoria dello “Shared Value”, definiscono, attuano e condividono azioni, politiche e pratiche che incrementano la competitività delle imprese e, contemporaneamente, contribuiscono al miglioramento delle condizioni economiche e sociali dell’intera comunità di riferimento. L’idea e’ quella di attivare sul territorio, con la partecipazione di tutta la comunità (imprese, istituzioni, cittadini), un ciclo virtuoso che possa sostenere lo sviluppo solidale, sostenibile e resiliente della comunità puntando su: § imprese “co-profit” che definiscono ed implementano politiche aziendali e pratiche che incrementano la competitività dell’impresa e, contemporaneamente, contribuiscono al miglioramento delle condizioni economiche e sociali della comunità all’interno della quale operano. “Co-profit” (community profit) e’ il nuovo “status” che acquisiranno le imprese coinvolte nel progetto che focalizzeranno l’attenzione sull’identificazione e lo sviluppo delle connessioni tra il progresso economico e sociale di una comunità; § cittadini che capiscono che per cambiare veramente le cose bisogna cominciare a pensare in modo diverso e a trasformarsi da semplici elettori/contribuenti in attori principali del cambiamento utilizzando tutti gli strumenti disponibili per partecipare, cooperare, condividere e soprattutto “donare”. Il valore del dono va al di là di quello che comunemente la gente pensa. Ha una funzione sociale importantissima che è quella di creare legami. Donare alimenta relazioni positive tramite la soddisfazione diretta dei bisogni e crea legami, comunicazione e comunità. Il concetto di dono e’ radicato nella storia dell’essere umano ed e’ importante, oggi più che mai, riscoprirne i principi e comunicarne il valore.     “Co-­‐Profit  Socialness  Community”       7  
  • 8.   Driver di sviluppo § § Monete di Comunità Community Foundation MONETE DI COMUNITA’ Possiamo definire come complementare, o moneta di comunità, una moneta che non si sostituisce alla moneta nazionale (nel nostro caso, l'Euro), ma che la affianca, permettendo lo scambio tra persone e/o imprese, nella comunità in cui si diffonde, che hanno tanto da scambiare ma poca unità di scambio per farlo. Al momento esistono nel mondo circa 4.000 diverse monete complementari (moneta locale o moneta di comunità). Dall’Argentina al Giappone, dal Canada agli Stati Uniti passando per Bali moltissime realtà dai tratti e dalle problematiche spesso completamente diverse hanno scelto di utilizzare questo tipo di monete. Le monete complementari si dividono in due diverse categorie secondo lo scopo per cui vengono emesse. Si parla generalmente di monete ad uso commerciale e monete ad uso sociale, anche se esistono sistemi che integrano entrambe le funzioni. Un tipico esempio di moneta complementare ad uso commerciale puo’ essere considerato il “Circuito di Credito Commerciale” Sardex.net, sistema che consente a imprese e professionisti di scambiare beni e servizi in compensazione senza utilizzare l’euro. Una moneta complementare invece a scopo prettamente sociale è per esempio il Fureai Kippur giapponese, una delle monete complementari in uso da più tempo. Il sistema giapponese, tramite il Fureai Kippur, introdotto inizialmente dopo la seconda guerra mondiale in forma pionieristica, riesce oggi a soddisfare un bisogno sociale in precedenza molto dispendioso (la cura degli anziani), senza far ricorso alla moneta ufficiale. Come funzionano: “Close to home….Close to the heart” Un esempio pratico Gianni % Lucia % Luca % Gianni % Saldo%iniziale% /1.000 % +1.000 % 0 % Saldo%finale% /1.000 % +1.000 % 0 % Lucia % Luca % Saldo%iniziale% /1.000 % +1.000 % 0 % Saldo%finale% Lucia vende computer /1.000 % +600 % +400 % un o cia Lu eur da 00 pra 1.0 om per i c nn ter Gia mpu co Lu ca c i a nc ell c o m er ia p r pe a d r a 40 0 Luc eu a ro . Luca cance vende lleria Luca paga a Gianni una consulenza per 250 euro. Gianni: e’ un commercialista Gianni % Saldo%iniziale% Saldo%finale% Lucia % Luca % /1.000 % +600 % +400 % /750 % +600 % +150 % 10 Perche’ i territori hanno bisogno delle “Moneta di Comunità”? La “Moneta di Comunità” e’ uno degli strumenti piu’ efficaci per creare comunità responsabili, pluraliste, inclusive e solidali perche’: } produce sinergia con reti preesistenti che trovano in queste formazioni dell’economia solidale molteplici catalizzatori del tessuto sociale; } crea le premesse per la progettazione di “Monete Funzionali” da destinare al sostegno di progetti di utilità sociale per categorie svantaggiate di soggetti (anziani, malati, carcerati, disoccupati…) } argina, su territori circoscritti, gli effetti di crisi economiche e finanziarie rafforzando, nel contempo, le relazioni all’interno della community e promuovendo lo spirito di solidarietà di tutti i componenti la comunità;     “Co-­‐Profit  Socialness  Community”       8  
  • 9. }   crea un comportamento d'acquisto locale che stimola i centri delle economie territoriali favorendo l'economia nazionale nel suo insieme COMMUNITY FOUNDATION Le Fondazioni di Comunità sono “intermediari filantropici” che perseguono il miglioramento della qualità della vita di una comunità ed il rafforzamento dei legami solidaristici attraverso la raccolta e la gestione di una pluralità di fondi destinati a finanziare, sul territorio, progetti di utilità sociale. Le CF si distinguono da altri strumenti di filantropia per le seguenti caratteristiche: Non specializzano l’erogazione di contributi in particolari settori ma agiscono con pluralità di scopi. Mentre la gran parte delle fondazioni grant-making trae i propri redditi dalla gestione di un patrimonio, costituito da una o poche donazioni provenienti da una sola persona, il patrimonio delle fondazioni comunitarie proviene da una molteplicità di donazioni e lasciti individuali (sia di grandi che piccole dimensioni). Operano a vantaggio di uno specifico territorio e sono amministrate da membri della comunità locale scelti per la loro capacità di leggere, interpretare e servire i bisogni della comunità stessa. Si caratterizzano per la loro professionalità e trasparenza. La professionalità è garantita dalla presenza di personale specializzato nell’amministrazione dei patrimoni (spesso affidati in gestione ad istituzioni finanziarie), nella raccolta delle donazioni, nella analisi e valutazione delle richieste di contributo, nel servizio alla crescita di organizzazioni che perseguono finalità collettive. La trasparenza, indispensabile per la raccolta di donazioni, trova attuazione nella pubblicità e nella comunicazione dei bilanci, nei criteri di assegnazione dei contributi, negli elenchi dei contributi erogati e delle richieste di contributi respinte ed in uno stile di lavoro comunque aperto ai cittadini. Community Foundations nel mondo. Smart Community Foundation “Community Foundations” nel mondo. Numero di fondazioni per anno 1800 1600 1400 1200 1000 800 600 400 200 0 Numero di fondazioni per Area geografica numero CF 2000 2000 2004 2008 2012 Numero di fondazioni per Paese Resto del Mondo 2000 Paesi 2010 Totale Assets Totale Grants Germania Polonia 100 India Russia 50 2000 48.000.000 4.500.000 2.780.000 137.000 Italia 274.796 29.694 UK 217.500 80.650 Germania 150   Nord America USA 200 2 Europa Assets e Grants in Migliaia di Dollari 250 0 900 800 700 600 500 400 300 200 100 0 157.404 10.065 Canada 2010 “Smart Community Foundation"   “Co-­‐Profit  Socialness  Community”       9  
  • 10.   Community Foundations in Italia Smart Community Foundation Le “Community Foundations” in Italia. Numero di Community Foundations alla fine del 2009. 27 Numero di CF costituite nel periodo 2008-2009. 4 US$ 274.794.636,62 Totale assets alla fine del 2009. Totale grants erogati nel 2009. US$ 29.694.269,01 Percentuale della popolazione che ha utilizzato i servizi delle CF. CF con i maggiori assets alla fine del 2009. 3 21% Fondazione della Comunità Bresciana Onlus US$23,185,463.54 “Smart Community Foundation" I Territori hanno bisogno delle Community Foundations perche’: 1. promuovono una cultura della solidarietà e del dono eliminando tutti quegli ostacoli di natura culturale, fiscale, legale ed amministrativa che impediscono alla generosità e al senso di responsabilità sociale dei singoli e dei gruppi di manifestarsi compiutamente; 2. incoraggiano la costituzione di un patrimonio permanente e flessibile per il perseguimento di finalità di utilità sociale, un vero e proprio libretto di risparmio della comunità, che possa offrire le risorse necessarie per finanziare investimenti di lungo periodo e bilanciare gli effetti negativi dovuti alla ciclicità dell’economia: 3. permettono, attraverso la gestione professionale ed aggregata di una pluralità di fondi, anche a chi ha mezzi modesti, di pianificare e gestire strategicamente le proprie donazioni e quindi di: § costituire una propria fondazione in grado di offrire concreti benefici alle generazioni future, § conservare in perpetuo la memoria propria o di una persona cara, § partecipare a progetti importanti che non potrebbe finanziare autonomamente; 4. favoriscono la crescita di un più forte ed articolato terzo settore offrendo alle organizzazioni no-profit operanti nel proprio territorio la possibilità di accedere a contributi, momenti di formazione ed altre forme di assistenza tecnica; 5. favoriscono la nascita di partnership pubbliche e private nel campo degli investimenti sociali;     “Co-­‐Profit  Socialness  Community”       10  
  • 11. 6. rafforzano il capitale sociale e l’identità della propria comunità; 7. promuovono, sul territorio e presso tutti gli stakeholder, la “Social Innovation”     “CO-PROFIT SOCIALNESS COMMUNITY” § Utilizza la “Moneta di Comunità”; § Alimenta la “Moneta di Comunità” con nuove imprese Circuiti di credito commerciale § Contribuisce alla community building; § Alimenta la SCF con donazioni spontanee delle imprese, con parte delle iscrizioni e, in prospettiva con si sistemi di demurrage; Community Foundation Territorio § Promuove la cultura del “dono” § Raccoglie fondi per progetti di utilità sociale; § Costruisce capitale sociale; § Promuove la nascita di nuove imprese Progetti in corso Interlocutore Territorio Sponsor Status Comune di Busto Arsizio Area Vasta dell’Alto Milanese § Fondazione Cariplo Incarico affidato. Il progetto esecutivo sarò ultimato a fine ottobre. Interlocutore Territorio Sponsor I.R.E.N.E. - POLO DI SVILUPPO SULLA SOCIAL INNOVATION Abruzzo § Polo IRENE § Regione Abruzzo Incarico affidato. Il progetto esecutivo sarò ultimato a fine novembre. Status Interlocutore Territorio Sponsor Status   Università degli Studi di Cagliari Regione Sardegna § Università degli Studi di Cagliari Il progetto e’ in corso di valutazione per l’affidamento dell’incarico.   “Co-­‐Profit  Socialness  Community”       11  
  • 12.   LA PROPOSTA OPERATIVA Descrizione Progettare, implementare e sviluppare, in Molise, una rete regionale di “CO-PROFIT SOCIALNESS COMMUNITY” ciascuna dotata di una Smart Community Foundation e di un Circuito di Credito Commerciale regionale. La prima Smart Community Foundation fungerà, in seguito, da stimolatrice e promotrice della nascita delle altre SCF provinciali. La prima “Smart Community Foundation ” costituirà una best practice nazionale, e forse europea, per quanto riguarda il nuovo modello di intermediario filantropico dotato di un sistema di un sistema di “Moneta di Comunità. Obiettivi Dotare il territorio di riferimento di una infrastruttura filantropica in grado di svolgere tutte le funzioni tipiche delle Community Foundations (Grantmaker, Strumento per la filantropia di comunità, Community Leader) e di offrire alla comunità una “moneta” libera da interessi e fondata sulla fiducia reciproca e sulla solidarietà. L’innovazione assoluta del nuovo “modello” di “Smart Community Foundation ” e’ il ruolo centrale assegnato alla “Moneta di Comunità” che, di fatto, accelera il processo di community building necessario per attivare la relazione di fiducia che lega la comunità al nuovo intermediario filantropico e alimenta anche finanziariamente, la Fondazione stessa. In assenza di questo legame di fiducia e di affidamento che la comunità attiva spontaneamente con il nuovo strumento, la Community Foundation avrebbe difficoltà ad operare efficacemente. L’adozione di una “Moneta di Comunità” che aiuta le imprese e i cittadini a scambiare beni e servizi senza utilizzare l’euro, alimenta un clima generale di fiducia e di rispetto reciproco che fa funzionare meglio e rende piu’ efficiente e solidale la società aumentando il valore del capitale sociale dell’intera comunità. Work Programme Struttura del work programme Il work programme del progetto e’ stato strutturato tenendo conto dei seguenti principi metodologici: § § Previsione di un numero ridotto di work packages al fine di concentrare le attività in uno schema compatto e intellegibile. In particolare sono previsti 5 work packages di cui due trasversali (WP 1 e WP 5) e tre (WP 2, 3 e 4) operativi e consequenziali. Focalizzazione sull’obiettivo principale del progetto che e’ quello di costituire, la prima “Smart Community Foundation” dotata di un proprio sistema di “Moneta di Comunità”; Sintesi dei singoli WP Il WP1 e’ focalizzato sulla definizione dei sistemi di management del progetto, di gestione dei rapporti tra i vari partners e di sistemizzazione degli strumenti di comunicazione all’interno e all’esterno del partenariato. L’obiettivo del WP2 e’ quello di sensibilizzare il territorio alla nuova tematica e di mappare gli attori e i progetti presenti sul territorio. Il WP3 pone l’enfasi sulle azioni necessarie per costruire la “Community” che dovrà costituire e sostenere la Community Foundation. All’interno del WP4 sono riportate le proposte per sostenere l’operatività, la crescita e lo sviluppo della “Smart Community Foundation” . Il WP6 e’ il work package dove saranno progettati e realizzati I materiali perla comunicazione e disseminazione dei risultati del progetto. Tali risultati saranno disseminati nelle altre regioni dove sono stati     “Co-­‐Profit  Socialness  Community”       12  
  • 13.   già avviati dei contatti per la costituzione di “Smart Community Foundation”. Per tale attività saranno utilizzati strumenti e canali on-line ed off-line. Fig. 1 – Flow chart WP 2 - COMMUNITY MAPPING WP 1 – Project management - Mappatura del territorio Disseminazione e raccolta delle istanze WP 3 - COMMUNITY BUILDING Costituzione del Comitato dei promotori Elaborazione del Piano Triennale di attività Costituzione della "Smart Community Foundation" WP 4 - COMMUNITY GROWING Ass. all'acquisizione della personalità giuridica" Ass. all'adozione di un sistema di "Moneta di Comunità" Ass. alla implementazione del Piano WP 5 – Comunicazione e disseminazione - Sensibilizzazione del territorio PER INFO Tel. 0865 415689 Mail: info@iflab.it Contatto: Luigi Piccirillo Web Site: www.iflab.it www.facebook/com/Iflab www.twitter.com/Innoif www.youtube.com/Innoif     “Co-­‐Profit  Socialness  Community”       13