3. BIOGRAFIA
Della sua vita si sa poco, specie per quanto
riguarda la sua gioventù. Sicuramente di origini
modeste, nato a Livorno si forma, giovanissimo,
nello studio del livornese Giuseppe Baldini; nel
1846 si trasferisce a Firenze e sceglie la scuola
di Giuseppe Bezzuoli, presto abbandonata, a
favore dell’Accademia di Belle Arti, che frequenta
tuttavia con irregolarità. Tra 1848 e '49 Giovanni
Fattori trascura l’attività pittorica - pochi esempi
dei suoi primi lavori sono giunti fino a noi - e
s’impegna nella diffusione della stampa
clandestina in Toscana e prese parte alle
battaglie per l'Unità d'Italia. Solo dopo il 1851
matura come pittore macchiaiolo.
I suoi primi dipinti in questo periodo furono
principalmente scene storiche influenzate da
Bezzuoli - spesso scene dalla storia del
Medioevo o del Rinascimento.
Il primo lavoro di soggetto risorgimentale, "Il
campo italiano dopo la battaglia di Magenta"
Autoritratto, 1854
risale a questo periodo.
4. A partire da questo dipinto il soggetto
militare diverrà uno dei favoriti nelle
opere di Fattori: battaglie, soldati,
cavalli.
L'altro tema ricorrente è il paesaggio,
in particolare la sua terra, la
Maremma toscana, con una estrema
attenzione al paesaggio agrario. Si
considerava egli stesso piuttosto un
pittore di persone anziché di
paesaggi: tuttavia queste figure erano
generalmente poste in paesaggi
fantastici e illusionari che dimostrano
la sua padronanza del colore sotto
l'influenza della luce e delle ombre. Accampamento di Bersaglieri, 1859, 25x32
Nel 1853 è tra i frequentatori del Caffè Michelangelo, dove approfondisce la
conoscenza delle tendenze artistiche contemporanee; tra 1853 e '54 sperimenta la
pittura dal vero, insieme al pittore torinese Andrea Gastaldi. Nel 1855 Giovanni
Fattori partecipa per la prima volta alla Promotrice fiorentina con il quadro
"Ildegonda", tratto da una novella di Tommaso Grossi, esempio della pittura di
soggetto storico-letterario e d'ispirazione romantica caratteristica del suo primo
periodo, che culmina con la "Maria Stuarda", realizzato tra 1858 e 1860. Nel 1859
torna al lavoro dal vero, dipingendo piccole scene di vita militare ammirate dal
pittore romano Nino Costa, che lo incoraggia ad applicare la sua innovativa
sperimentazione di colore-luce alla pittura en plein air, superando la pittura di
5. La sua attività artistica si fa in questi anni più intensa: nel '61 vince il concorso
Ricasoli con il dipinto "Dopo la battaglia di Magenta", dopo che si recò nell'estate
del 1861 sui luoghi della battaglia, per studiare gli effetti di luce e d'atmosfera; alla
Promotrice del 1864 espone quattro opere. Decide intanto, per aiutare la moglie
malata di tubercolosi, di tornare a vivere nella città natale. Sono questi gli anni di
alcuni eccezionali ritratti come quello della cognata e quello della cugina Argia.
Continua tuttavia a dipingere anche soggetti militari, fino alla fine degli anni
Sessanta, quando si volge decisamente alla pittura di paesaggio, nel 1866 dipinge
la bellissima "Rotonda di Palmieri", dove è ormai il colore a determinare la
struttura dell’opera. Nel 1867, dopo la morte della moglie, Fattori è ospite di Diego
Martelli a Castiglioncello, dove lavora intensamente; dal 1869 insegna, come
incaricato, all’accademia di Firenze. Nel 1870 ottenne un premio all'Esposizione
nazionale di Parma con “il Principe Amedeo ferito a Custoza”. Al 1872 risale un
viaggio a Roma, nel 1875 è a Parigi con Francesco Gioli, Ferroni e Niccolò
Cannicci. Poi sulle colline pisane con il Gioli dipinse amabili immagini femminili
immerse nel paesaggio, inconsuete per lui; ne è un esempio “Vallospoli”.
Acquaiole Livornesi, 1865
6. Negli anni Settanta si verifica una decisa svolta verso una solida costruzione degli
spazi, priva di ogni traccia narrativa, evidente in quadri come "Riposo" o "In vedetta".
Negli anni Ottanta si dedicò quasi solo ai soggetti militari e campestri, spesso
ambientati in Maremma, come quelli ispirati a esperienze vissute alla Marsiliana,
presso Albinia, ospite di Tommaso Corsini, quali “la Merca dei puledri” e “il Salto delle
pecore” esposti a Venezia nel 1887 insieme al Riposo. La sua costante disposizione
alla ricerca e al rinnovamento lo spronò a lavorare con intensità fino alla morte,
alternando a lavori di grande impegno, quali il ritratto della figliastra e quello della sua
seconda moglie del 1889, studi di paese e della propria vita familiare. Si applicò
assiduamente all'acquaforte, ottenendo risultati di grande qualità tanto che nel 1900
vinse la medaglia d'oro all'Esposizione universale di Parigi. Nel 1896, la morte di
Diego Martelli lo privò di un'amicizia e di un conforto, anche materiale, per lui
Insostituibili. Rimasto vedovo nel 1903,
Fattori si risposò per la terza volta e
anche di questa sposa fece il ritratto
ambientandolo in un angolo dello
studio con alle spalle uno scorcio di un
amatissimo quadro “I butteri”, eseguito
nel 1903.
Rimasto vedovo per la terza volta nel
1905, trascorse i suoi ultimi anni a
Firenze, confortato dalla presenza dei
pochi amici rimasti e degli allievi, fra
cui Ulvi Liegi, Anna Franchi, Giovanni
Malesci.
I Butteri, 1903
7. INFLUENZE ARTISTICHE
Il maestro di Fattori è Giuseppe Bezzuoli. Questo pittore influenzato da Ingres,
dipinge molti ritratti, affresca ville e palazzi, esegue quadri di soggetto storico e
cavallerresco: tra questi quadri il più famoso è l’entrata di Carlo VIII a Firenze del
1829.
Frequenta il Caffè Michelangelo, luogo di ritrovo non solo di artisti, ma anche di
agitatori politici, letterali e patrioti come Guerrazzi e di musicisti come Boito. Nel '55
Saverio Almatura e Serafino De Tivoli, si recano a Parigi riportando novità che
vengono discusse e sperimentate. E' fondamentale l’apporto dei meridionali per la
nascita di nuove idee. Nel '54 nasce la ditta Alinari "arte buona e democratica".
8. Lastra di pietra incisa collocata sopra la porta della passata ubicazione Caffè Michelangelo
In questo stabile ebbe
sede il Caffè Michelangelo
geniale ritrovo d'un gruppo di liberi artisti
che l'arguzia fiorentina soprannominò
Macchiaioli
e le cui opere nate tra le lotte politiche e gli eroismi guerrieri
del risorgimento nazionale
perpetuarono il lume della tradizione pittorica italiana
rinnovandone gli spiriti.
9. Martelli parlando degli artisti che lavorano in
questo momento a Firenze, distingue due
correnti, la "morelliana" e la "Costiana" e da
quest’ultima fa discendere i macchiaioli. Nel
1860 entrano nel gruppo dei macchiaioli
Giuseppe Abbati, Silvestro Lega e Raffaello
Sernesi. Giuseppe si applica specialmente allo
studio dei bianchi: constata che il colore più
chiaro della tavolozza è sempre distante dalla
luce del sole.
In questo periodo vivono a Firenze D'Ancora,
Signorini, Borrani, Fattori e Banti. La sala
delle agitate di Silvestro Lega, Caffè Michelangiolo di Adriano Cecioni, 1860
richiama la definizione che della macchia dà Fattori, come di figura che si
staglia su un fondo chiaro e luminoso. A Parigi Fattori è accolto da Zandomeneghi, e
gli lascia alcuni quadri per la vendita: nel '78, non avendo ottenuto risultati li regala
all'amico Martelli al quale spiega così i motivi dell'insuccesso commerciale: Fattori " non
ha saputo fare né roba da commercio ne opere d’arte... La pittura di Fattori non esiste
sotto nessun punto di vista, né come mestiere né come arte. E’ una pittura triste come la
fame e rivela un'ignoranza assoluta...". Fattori e i suoi compagni ammirano i pittori
francesi del 1830, ma non comprendono la portata dell'impressionismo, ad eccezione di
Manet. Questa incomprensione di un fenomeno culturale così importante e per tanti versi
vicino al movimento macchiaiolo, si spiega con l’influenza negativa dell'ambiente, dovute
alle morti di molti esponenti e dal fatto che i giovani artisti hanno preferito abbandonare
il realismo per il simbolismo.
10. FATTORI E LA PITTURA
Fu definito un pittore macchiaiolo per il suo studio accurato della natura, ma questo termine
da lui non fu mai gradito. Nominato per chiara fama, professore di perfezionamento di pittura
con un compenso fissato in 240 lire annue più una catasta di legna, uno studio gratuito, ma
con l'obbligo di insegnare a 2 allievi senza compenso. Questo "obbligo" fu accettato da Fattori
con vanto, definendo una ricchezza l'insegnamento gratuito che impartì ad allievi che gli
furono grati e riconoscenti. Nei quadri di Fattori è raffigurata la vita sociale nei suoi aspetti più
tristi, perchè il suo intento era quello di mettere sulla tela la sofferenza sia dell'uomo che degli
animali impegnati nel lavoro nella bella campagna maremmana, creando una simbiosi fra
questi soggetti. Fattori ha veramente amato gli infelici, in modo schietto sincero, con un
onestà che non gli diede ne guadagno ne onori, ma continuando a rispettare la sua volontà di
mettere sulla tela le sofferenze fisiche e morali.
Lo Scoppio del cassone
1880
11. OPERE
M r St r a ca di Cr one
aia uada l mpo ookst
L r ondadei Ba Pamier
a ot gni l i
In V t
edeta
LL
a ibecciaa
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IlRiposo
GALLERIA
12. Maria Stuarda
al campo di Crookstone
L'impostazione di questo quadro è melodrammatica: l'eroe è disteso sul proscenio, l'eroina
sorretta dalle dame e confortata dall'abate si sofferma smarrita. Tuttavia la disposizione dei
protagonisti crea la profondità spaziale, profondità che si accentua sul fondo dove,
dell'ampia vallata, vi è ancora il fragore del combattimento dei guerrieri, il polverone
sollevato dai cavalli.
13.
14. La Rotonda dei Bagni Palmieri
Vi è ritratto un gruppo di signore sulla "rotonda" dello stabilimento balneare di Palmieri, sul
lungomare di Livorno. Le donne sono all'ombra di un grande tendone: il pittore, con forme
sintetiche e rigorose e grazie all'accostamento di tinte contrastanti tra loro, rende le figure
nitidamente definite. I colori sono distesi a macchie, com'è caratteristico della pittura dei
macchiaioli, le tonalità utilizzate non sono molte, ma c'è una particolare attenzione nel
giustapporre i colori complementari. La tavola ha un formato orizzontale allungato, adottato da
Fattori per sottolineare la profonda vastità dell'orizzonte. Il paesaggio però, appare appena
accennato: la zona in ombra risalta con maggior evidenza rispetto all'azzurro intenso del
mare, chiudo dalla sagoma più scura del promontorio e il bianco luminoso del cielo.
15. In Vedetta
Si tratta di un quadro di piccole dimensioni, che offre uno scenario di alcuni soldati costretti a
soffrire, visti come vittime in un paesaggio desolato, dominato da un’intensa luminosità. Al
centro della composizione vi è un incrocio tra la linea dell’orizzonte e la linea verticale del
muricciolo dove compaiono gli altri soldati in pattuglia. Le ombre create dalla fonte luminosa ci
fanno pensare che la scena si svolga in un mattino d’estate. Vi è la presenza di forti contrasti
chiaroscurali: i berretti bianchi che fanno contrasto con le giubbe nere e il cielo di colore blu
intenso, e le vesti e i cavalli neri che contrastano con il suolo e il muricciolo.
nota personale: ricorda molto il Deserto dei Tartari di Buzzati.
16.
17. La Libecciata
Lo sviluppo è sempre orizzontale e il paesaggio raffigurato è, come si è detto, un paesaggio
reale al sud di Livorno.
Nella rappresentazione il libeccio soffia impetuoso, piega i tronchi degli alberi e increspa la
superficie del mare. Si tratta di una raffigurazione drammatica nella quale i colori sono quelli
freddi dell’azzurro e del giallo molto chiaro.
18. Il Riposo
In questo quadro è rappresentato un momento di vita quotidiana in maremma. Il punto di fuga è
posto fuori dal quadro: così che lo spazio ne risulta ampio e ruotante; ma, ad evitare la velocità
della fuga prospettica le linee convergenti sono tagliate trasversalmente, a squadra, dal frontale
del carro e dalla coppia dei buoi, conferendo a tutto, con l'immobilità delle pose, fermezza. Gli
elementi sono posizionati sulla diagonale che unisce il vertice in basso a sinistra a quello in alto
a destra, e i colori utilizzati sono sostanzialmente quelli primari. Il carro è rosso, il campo giallo e
il cielo blu. Il carro col suo aratro abbandonato si intravedono appena, i buoi, che occupano il
centro della composizione, hanno una mole molto evidente, mentre il contadino sulla sinistra
presenta una struttura piramidale.
Il paesaggio di questo caldo pomeriggio estivo della maremma toscana è maestoso e solitario.