P1961 001 V2 Le Distribuzioni Di Probabilita Implicite Da Contratti Derivati
Totale
1. Indice
Indice Riferimenti ................................................................................................. 3
Indice foto .............................................................................................................. 5
Introduzione: ....................................................................................................... 10
Capitolo 1 ............................................................................................................. 13
Antico Regno (3200-2160 a.C.): ...................................................................... 18
Primo periodo Intermedio (2160-2055 a.C.): .................................................. 29
Medio Regno (2055-1650 a.C.): ....................................................................... 36
Secondo Periodo Intermedio (1650-1550 a.C.): .............................................. 44
Nuovo Regno (1550-1069 a.C.): ...................................................................... 52
Capitolo 2: ............................................................................................................ 70
Armi d’attacco: ................................................................................................. 73
A 1) Bastone: ................................................................................................. 73
A 2) Mazza: .................................................................................................... 75
A 3) Ascia: ..................................................................................................... 79
A 4) Bastone da lancio: ................................................................................. 88
A 5) Lancia: ................................................................................................... 91
1
2. A 6) Giavellotto: ............................................................................................ 96
A 7) Armi da taglio:....................................................................................... 98
A 8) Arco e freccia: ..................................................................................... 103
Armi di difesa: ................................................................................................ 119
A 9) Scudo: .................................................................................................. 119
A 10) Elmo: .................................................................................................. 123
A 11) Protezioni del corpo: ......................................................................... 125
Armi Tattiche: ................................................................................................. 127
A 12) La Carreria: ...................................................................................... 127
Capitolo 3: .......................................................................................................... 135
Epoca Predinastica (EP): .............................................................................. 138
Antico Regno (AR): ....................................................................................... 152
Medio Regno (MR):....................................................................................... 174
Necropoli di Asyut (MR.At.)........................................................................ 174
Necropoli di el-Bersheh (MR.eB.):.............................................................. 178
Necropoli di Meir (MR.M.): ........................................................................ 181
Necropoli di Beni Hassan (MR.BH.): ......................................................... 188
Necropoli dell’Asasif (MR.AF.): ................................................................. 216
Rappresentazioni varie del Medio Regno (RV) ........................................... 225
Capitolo 4: .......................................................................................................... 229
Bibliografia: ....................................................................................................... 249
2
10. Introduzione:
Il lavoro che si vuole presentare in questa tesi si prefigge il compito di analizzare
nell’ambito iconografico e materiale l’aspetto bellico/militare del mondo egiziano
antico, in modo da poter avere una visione generale sull’argomento, insieme a una
visione del panorama rappresentativo.
Lo scopo di quest’analisi è finalizzato a rispondere a una precisa domanda, che
ritengo fondamentale se si vuole cercare di analizzare, in modo accurato, tutto ciò
che possa far riferimento al mondo militare dell’Egitto:
“Esiste coerenza tra manufatti rinvenuti e scene figurative?”
La risposta a questa domanda, attraverso un confronto morfologico tra gli
elementi
rinvenuti
e
quelli
effettivamente
rappresentati
nel
panorama
iconografico, potrà definire l’attendibilità o meno delle raffigurazioni egiziane,
sopperendo a una elevata carenza materiale che, a mio avviso, rende limitato
qualsiasi tentativo di analisi approfondita sul materiale bellico.
Si è scelto, quindi, di strutturare il lavoro in tre capitoli con lo scopo di definire gli
aspetti principali attraverso i quali oggi è possibile affrontare e conoscere i mondo
militare egiziano, più un quarto capitolo conclusivo.
Il primo capitolo, quindi, sarà incentrato su una sintesi storica dell’antico Egitto,
per mezzo non solo la bibliografia disposizione, ma tenendo conto anche delle
fonti scritte antiche, in modo da delineare non solo qual era l’approccio bellico
dell’Egitto nei confronti dei nemici, ora esterni, ora interni al paese, ma anche la
composizione dell’esercito, durante le tre fasi storiche che hanno caratterizzato la
storia egiziana: Antico, Medio e Nuovo Regno.
10
11. Il secondo capitolo sarà finalizzato ad analizzare tutte le tipologie di armi
rinvenute in Egitto, attraverso l’analisi morfologica e strumentale, cercando di
definire, ove possibile, anche i metodi di utilizzo delle armi stesse. Ogni tipologia
di arma presenta un numero di catalogo (A), una scheda riassuntiva e un
commentario descrittivo, basato su i manufatti rinvenuti.
Come vedremo, poi, si è scelto di considerare il carro egiziano come un arma, ma
di non considerare le navi e le macchine d’assedio come tali, sebbene siano
elementi importanti in ambito militare. Il motivo di questa scelta è legato al
metodo di utilizzo delle stesse. Il carro, una volta introdotto in Egitto, sarà
fondamentale per truppe di terra, arrivando anche modificare l’approccio tattico
militare egiziano, mentre le navi riguardano una tipologia di guerra
completamente diversa, legate al mondo marittimo, che meriterebbe un lavoro
diverso, rispetto a quello che si prefigge questa tesi. Le motivazioni addotte,
invece, all’assenza di un’analisi strutturale delle macchine d’assedio è dovuta alla
totale mancanza di reperti e di ricerche finalizzate allo studio di queste ultime.
Nel terzo capitolo, infine, saranno analizzate le rappresentazioni e le scene
figurative dell’antico Egitto. Inizialmente la tesi era stata impostata in modo da
tenere in considerazione i tre grandi periodi in cui la storia egiziana è divisa e i
due principali momenti di instabilità che li dividono. Tuttavia, durante la ricerca
delle fonti e del materiale bibliografico si è compreso che l’elevato carico di
elementi figurativi da analizzare, ascrivibili al Nuovo Regno, necessiterebbe di un
lavoro a parte più approfondito. Si è, quindi, scelto di limitare l'analisi
iconografica ai primi due periodi della storia egiziana (Antico e Medio Regno),
con un accenno alla fase preistorica, cercando di affrontare la maggior parte delle
rappresentazioni militari che, fino a oggi, sono state rinvenute in Egitto.
Il terzo capitolo, seguendo l’ordine cronologico delle rappresentazioni, sarà
impostato mediante l’utilizzo di riferimenti incrociati, inseriti all’inizio della
descrizione di ogni rappresentazione, e divisi per periodi storici: EP (Epoca
Predinastica), AR (Antico Regno), MR (Medio Regno) e RV (Rappresentazioni
varie del Medio Regno). Il Medio Regno, inoltre, sarà suddiviso in base alle
necropoli trattate, con la giustapposizione, nel riferimento incrociato, di una
terminazione distintiva per ogni necropoli (Es: M per Meir, BH per Beni Hassan,
11
12. etc.); in modo che ogni rappresentazione trattata possa essere facilmente
consultata, mediante l’utilizzo di un indice specifico.
Questo ha permesso di definire una metodologia di analisi accurata per quanto
riguarda le varie rappresentazioni, analizzate in ogni loro componente, in modo da
carpirne i dettagli più significativi.
Per queste ragioni, tuttavia, il lavoro di analisi risulta storicamente incompleto e ci
si riserva la possibilità di concluderlo successivamente, attraverso uno studio
accurato, seguendo le stesse metodologie usate, in modo da approfondire e
analizzare le rappresentazioni militari del Nuovo Regno e della fase storica subito
precedente, completando in questo modo anche un discorso evolutivo dell’aspetto
bellico dell’antico Egitto.
Infine sarà inserito un breve glossario su alcuni termini utilizzati, tra i quali alcuni
neologismi tradotti dall’inglese, necessari per la stesura della tesi.
12
13. Capitolo 1
Concettualmente si potrebbe dire che l’arma è uno strumento attraverso il quale
l’uomo riesce a superare le difficoltà legate alla sua inferiorità fisica rispetto a
molte
altre
specie
animali1
ed
è
probabilmente,
per
esigenze
di
approvvigionamento, che l’uomo iniziò a usarle e a svilupparle. Tuttavia, come
Aristotele insegna2, l’essere umano è principalmente un animale sociale e, proprio
come alcuni scimpanzé3, demarca lo spazio personale in modo territoriale.
L’espansione di quest’ultimo (come degli altri animali peraltro) ai danni di altri
gruppi umani si tramuta in genere in uno scontro.
Per guerra, infatti, si intende “lo scontro armato tra stati o coalizioni per la
risoluzione di una controversia internazionale, più o meno direttamente motivata
da veri o presunti conflitti di interessi ideologici ed economici”4.
L’esigenza di difendere il proprio territorio o di conquistarne di nuovi5 spinse
l’uomo a utilizzare le armi non solo per cacciare gli animali, ma per colpire i
propri simili, trasformando la caccia in guerra.
Nel linguaggio moderno il significato di ‘guerra’ viene esteso a concetti più ampi
e non per forza ascrivibili a quello di “lotta armata tra stati o coalizioni” ma,
1
L’essere umano, a differenza delle altre specie animali, non ha caratteristiche fisiche che lo
proteggano o aiutino a procacciarsi il cibo. Anzi fisicamente risulta essere abbastanza fragile e
poco potente, rispetto anche agli animali più prossimi come le scimmie. Tuttavia l’uomo grazie
alle sue capacità mentali è riuscito a colmare il gap esistente in natura, sviluppando sia armi
d’attacco che di difesa.
2
Aristotele, Politica, a cura di C.A. Viano, Milano 2002
3
John Mitani (2010)
4
Devoto e Oli (1990)
5
I motivi potevano essere molteplici: religione, nomadismo, carestia, ricerca di risorse.
13
14. generalmente,
quando
utilizziamo
questo
termine,
intendiamo
una
contrapposizione o uno scontro fisico tra due ben distinte fazioni.
Gli studiosi riconoscono la “guerra antica” come uno scontro prolungato nel
tempo tra gruppi di numerosi individui, attraverso l’utilizzo di eserciti o milizie,
nei tre millenni e mezzo che precedono l’era moderna6.
Generalizzando, possiamo suddividere la guerra in due grandi categorie: guerra
esterna e guerra interna7. La prima ha diversi sottogruppi attribuibili a due classi
principali: guerra contro gruppi elementari (cioè clan, tribù, città-stato, piccoli
potentati, piccoli regni), la quale prevede atteggiamenti come la conquista, la
razzia e il conflitto di vicinato; e guerra contro gli stati imperialistici, più ampia
dal punto di vista militare e della spesa economico-sociale8.
Nell’ideologia dei popoli antichi, la guerra e in particolar modo le battaglie,
avevano una serie di regole che dovevano essere seguite anche per ottenere
reputazione internazionale dagli altri regni o popoli9.
Lo scontro armato prevedeva la contrapposizione tra due eserciti10: un attaccante e
un difensore. L’attacco doveva essere sempre frontale, spesso presupponeva uno
schieramento a cuneo, dell’attaccante, contro una linea orizzontale del difensore.
In quest’ottica, di solito, i difensori venivano sempre rappresentati o descritti
come cauti e timorosi, in ricerca di ostacoli naturali che potessero agevolarli,
mentre gli attaccanti erano impavidi, decisi e propensi al pericolo dettato
dall’eventuale ostacolo. Nella tattica bellica, proprio nel caso in cui tra i due
schieramenti ci fosse un intralcio, la fanteria difensiva doveva caricare
l’avversario, quando quest’ultimo era impegnato a superare l’ostacolo, per avere
qualche speranza di vittoria.
La battaglia era di due tipologie: campale o d’assedio. La prima prevedeva uno
scontro a campo aperto e una possibilità di fuga, rappresentata proprio dallo
spazio che circondava i contendenti. La battaglia campale avveniva secondo
regole ben definite e rispettate da entrambe le parti: doveva avvenire in un luogo
6
Harmand (1978): pag 7
Per guerra interna si intende uno scontro armato nato all’interno di un territorio precedentemente
unito da elementi comuni, come l’origine sociale, linguistica o etnografica.
8
Harmand (1978): pag 13-42
9
Liverani (1994): pag 140
10
Per le considerazioni generali sulla guerra del mondo antico, qui di seguito, ci si riferisce
all’opera di Harmand (1978)
7
14
15. adatto allo scontro, conosciuto precedentemente da entrambi gli avversari e che
non favorisse l'uno o l'altro grazie alla sua morfologia. L’attacco doveva essere
frontale e mai improvviso o a sorpresa, ma concordato a tavolino, attraverso una
sfida ufficiale mandata dal sovrano che riteneva di essere stato danneggiato. In tal
senso è bene specificare che nell’ideologia egiziana, ma in generale dei popoli
antichi, i così detti “barbari” erano considerati tali in quanto non rispettavano
queste regole, cercando tutti gli escamotage possibili per vincere una battaglia, già
persa in partenza. Secondo quest’idea i barbari, quindi, facevano guerriglia e non
guerra. Invece i re che, ben conoscendo le regole, si rifiutavano di seguirle, erano
sconfitti proprio per la loro scorrettezza, puniti dal genio militare dell’avversario e
soprattutto per ragioni divine.
La seconda tipologia di scontro prevedeva un combattimento a campo chiuso con
il difensore difeso dalle mura, ben più che un semplice ostacolo, e con l’attaccante
impegnato a conquistare una città, facendo attenzione a non morire a causa della
sua posizione di svantaggio. La differenza sostanziale però tra assedio e battaglia
campale era data dall’impossibilità di fuga del difensore nella prima, mentre per
l’attaccante risiedeva nella possibilità di attendere la resa per fame, spesso
logorante e prolungata11.
La maggior parte dei popoli antichi ha dato origine a forme complesse di stato in
seguito a un “invasione” e all’ampliamento del proprio territorio. Per invasione si
intende un movimento di grandi popolazioni che, spesso in modo selvaggio,
cambiano locazione geografica, creando una commistione di elementi culturali
che formino una società ben strutturata. Abbiamo esempi di questo tipo in
Mesopotamia, in Grecia, con l’invasione Dorica, in Italia con gli Etruschi, i Greci
e i Celti.
Gli Egiziani, invece, risultano essere un caso particolare: discendenti da gruppi
razziali locali e circondati da due deserti a Est e a Ovest, dal mare al Nord e da
popolazioni autoctone e poco propense all’offensiva a Sud, nel corso della loro
storia conobbero due periodi ben precisi12 in cui la minaccia esterna fu tanto
grande da compromettere momentaneamente la stabilità interna : 1780 a.C. circa
11
12
Liverani (1994): pag 140-161
Grimal (1988): pag 5-30
15
16. con l’invasione riuscita degli Hyksos e intorno al tredicesimo secolo a.C. con
invasione respinta13 dei così detti Popoli del Mare14; che influenzarono la società
egiziana, senza riuscire modificarla15.
Il fervore militare, molto probabilmente nasce in Egitto molti secoli prima la
formazione del regno, durante quella fase definita dagli storici moderni
Predinastico; in cui gli uomini combattevano per difendere il proprio territorio o
per aumentare la propria influenza verso il vicino prossimo, in una sorta di guerra
costante16.
L’unificazione politica ed economica del regno egiziano, come noto, avviene
intorno al 3200 a.C. in seguito a un intensa azione di espansione dell’Alto Egitto
verso le culture del nord17. Raggiunta l’unità politica, tuttavia, iniziò un periodo
storico con un dinamismo militare che potremmo definire meno intenso, ma
comunque diffuso e ben radicato. L’atteggiamento propagandistico egiziano18,
infatti, portò i regnanti a fomentare e raccontare19 la grandiosità delle loro
spedizioni militari, pure per episodi in realtà sfavorevoli, ma celebrati come
importanti vittorie20.
Nell’arco dell’Antico e Medio Regno, non esiste un espansionismo indiscriminato
e finalizzato espressamente a una volontà di dominio, ma piuttosto diretto
all’ottenimento di quelle materie prime che in Egitto mancavano21. La politica
13
Successivamente l’ingresso di popolazione libica porterà, nel Terzo Periodo Intermedio, alla
formazione di una dinastia con origini libiche.
14
Successivamente esistono altre “invasioni” perpetuate ad opera di popoli stranieri dal 1100 a.C.
in poi. Tuttavia, secondo il sottoscritto, in questo caso il termine “invasione” risulta essere
improprio, in quanto quelle del periodo su citato saranno delle dominazioni straniere, piuttosto che
delle invasioni di gruppi razziali alloctoni.
15
Le invasioni avvennero in periodi relativamente tardi o comunque quando la struttura culturale e
sociale egiziana era già formata e ben radicata nel territorio.
16
Non bisogna, però, cadere nell’errore di pensare a questo periodo come di guerra perenne, tra
due o più eserciti ben definiti. Più che altro esisteva un equilibrio instabile, rotto da scontri armati
sporadici ma periodici, tra fazioni e potentati per il dominio locale, con eserciti più o meno
organizzati e addestrati, costituiti da uomini disposti a difendere la propria terra o fedeli alle mire
espansionistiche del proprio signore.
17
Bard (2008): pag 104
18
Questo risulta essere un topos generalmente condiviso con tutti i popoli.
19
Il carico di informazioni però presenta una sproporzione netta dal punto di vista temporale.
Infatti la maggior parte delle rappresentazioni e dei testi riguardanti scontri militari, provengono
dal Nuovo Regno, benché non manchino attestazioni provenienti dai periodi precedenti.
20
Patridge (2002) pag: 149
21
L’area asiatica era ricca di minerali, olivi e vigneti, mentre la zona nubiana riforniva l’Egitto di
oro e vari materiali preziosi, nonché tutti quegli elementi esotici, provenienti dalle vie commerciali
africane, che affascinavano la nobiltà egiziana.
16
17. militare egiziana non fu mai sottesa a un’aggressività che andasse oltre la stretta
azione bellica22: non si contraddistinse mai per violenza e eccessiva aggressività23,
a differenza di altri popoli coevi o successivi. L’approccio nei confronti delle
popolazioni straniere fu sempre mirato al controllo intelligente dei territori,
finalizzato ad assicurarsi l’approvvigionamento di materie prime o vie d’accesso
per quest’ultime, con vincoli economici, legati ai tributi e alla fedeltà politicomilitare24, per le popolazioni conquistate, trattate quindi con un metodo che
potremmo definire colonialista25.
La storia Egiziana, dopo l’unificazione, si divide in tre grandi periodi26,
intervallati da fasi intermedie che caratterizzarono degli momenti di discontinuità
politica.
22
Liverani (1994): pag 124-128
Curto (1965): pag 1
24
Di donato (1984): pag 103-104
25
Curto (1965): pag 1
26
Antico, Medio e Nuovo Regno.
23
17
18. Antico Regno (3200-2160 a.C.):
L’Antico Regno è contraddistinto da un’attività militare poco nota27 e comunque
circoscritta ai territori limitrofi, con azioni mirate essenzialmente al controllo
preventivo delle aree a Ovest e a Sud dell’Egitto, e qualche spedizione nell’area
Siro-Palestinese28 con lo scopo di raggiungere importanti risorse economiche,
anche se, su alcuni oggetti provenienti dalle tombe della seconda dinastia, sono
stati rinvenuti alcuni epiteti29 che potrebbero lasciare intendere una volontà
espansionistica e di conquista di terre straniere30.
Tuttavia abbiamo attestazioni di attività bellica maggiori dalla quarta dinastia in
poi, con presidi militari costanti in Nubia e nel Sinai31, con lo scopo di proteggere
le spedizioni minerarie32 in territori fondamentali per l’approvvigionamento di
risorse necessarie e non presenti in Egitto33.
Il governatore Uni, vissuto durante i regni della sesta dinastia di Teti, Pepi I e
Merenra34, in uno dei suoi tanti incarichi, racconta della realizzazione di tre
zattere e quattro barche, costruite con il legno di Acacia, proveniente a Uauat35,
raccontando di come principi di alcuni paesi stranieri della zona nubiana36
avessero contribuito a ottenere quel materiale37. Nell’autobiografia di Herkhuf,
invece, un funzionario che visse alle dipendenze di Merenra e Pepi II, si cita una
battaglia condotta forse per pacificare una controversia tra due territori nubiani. In
questo racconto Herkhuf dichiara che al passaggio dell’esercito egiziano e dei
27
Le poche informazioni provengono dalla pietra di Palermo e da qualche sporadico frammento
come raffigurazioni araldiche, poste oltre i confini del regno: un distinto segno di grandezza del
sovrano.
28
Harmand (1978): pag 68
29
Come “conquistatore delle terre straniere”.
30
McDermott (2004): pag: 9
31
Ad esempio è riconosciuta una spedizione militare contro i beduini e la prima vera spedizione
contro i territori palestinesi sotto il regno di Pepi I.
32
McDermott (2004): pag: 9
33
Patridge (2002) pag: 172
34
Breasted (1906), Volume I: pag 143
35
Uauat è una regione della Bassa Nubia
36
In questo caso non è specificato un ruolo di sudditanza, ma questo testo lascia comunque
intendere come i rapporti con la Nubia fossero già proficui e sottesi ad un’intensa attività
economica.
37
Bresciani (1990): pag 26-27
18
19. prigionieri di guerra, un principe nubiano38, come forma di riverenza nei confronti
del sovrano egizio, donò diversi prodotti locali39. La probabilità che questi doni
fossero una forma di tributo, per garantire al principe nubiano la sopravvivenza
del suo regno, è alta ed è coerente con l’atteggiamento egiziano nei confronti dei
paesi limitrofi.
Questo ci fa capire come esistesse già un’organizzazione dell’esercito egiziano
con una struttura ben definita40 di unità militari appiedate41.
Dal racconto di Uni42, spedito diverse volte a sedare ribellioni, tra le quali anche
quella dei Hrjw Saj cioè “i popoli che stanno sulla sabbia”43, la cui collocazione
Saj,
geografica è ancora materia di discussione tra gli studiosi, l’esercito egiziano è
stimato in diverse “decine di migliaia” di soldati44.
Il ruolo dell’esercito però non era strettamente legato a fronteggiare altri
schieramenti nemici, anzi in questa fase storica veniva spesso utilizzato per il
controllo del territorio da attacchi di predoni e nomadi45 o come scorta armata per
spedizioni commerciali. Lo stesso Uni, dopo essere stato nominato Governatore
del Sud, da Elefantina ad Afroditopoli, sarà poi incaricato di recuperare del
materiale utile per la costruzione del sarcofago del faraone Mernera e
dell’alabastro per la sua piramide. Il testo tuttavia non parla di una scorta militare,
benché fosse usuale che a queste spedizioni venissero assegnate delle guarnigioni,
come dimostrano alcune iscrizioni rupestri, tra cui una presente nel Sinai, redatta
durante il regno di Pepi II. Quest’ultima tra i vari titoli del re, il nome della regina
e il nome del leader della spedizione, presenta una lista di nomi con i ruoli
assegnati e tra questi è presente la carica di “capo dell’equipaggio di soldati”46.
38
I due paesi in guerra erano Iam e Temehu, mentre il principe riverente guidava i territori di Ircet,
Seciu, Uauat
39
Bresciani (1990): pag 30
40
McDermott (2004): pag: 9
41
Buttery (1974): pag 6
42
Breasted (1906), Volume I: 143
43
Bresciani (1990): pag 24
44
Non sappiamo se questa stima numerica sia attendibile, anche perché nello stesso testo Uni parla
di aver ucciso “molte decine di migliaia” di nemici. Questo lascia immaginare come la “formula
numerica” fosse un’approssimazione propagandistica di glorificazione, ma dimostra anche come
già sotto la sesta dinastia, l’esercito egiziano fosse costituito da un numero sostanzioso di soldati e
quindi già ben strutturato.
45
Di donato (1984): pag 104
46
Breasted (1906), Volume I: 157
19
20. Un’ulteriore prova ci è data dall’iscrizione di PepiNakht47, un nobile di Elefantina a cui furono assegnati
diversi compiti, tra i quali anche il recupero di un
“capo-spedizione”, ucciso in seguito ad un attacco di
barbari. In questo testo è presente la frase “lo uccisero
insieme alle truppe dell’esercito che erano con lui”, a
dimostrazione del fatto che le milizie accompagnassero
spesso le spedizioni economiche.
L’esercito, come detto, era costituito solo da truppe
appiedate48
regolari
e
un
Fig. 1: Ufficiale di fanteria
reparto di ausiliari nubiani di prima e seconda linea49. Le
truppe erano composte da egiziani ben addestrati50 e sotto
la competenza51 degli amministratori regionali del regno52
e ognuna aveva un ufficiale, armato di pugnale e mazza53
(Errore. L'origine riferimento non è stata trovata.).
La fanteria, armata prevalentemente con lance e asce,
usava come unica protezione corporea uno scudo di legno
ricoperto con pelle bovina (Errore. L'autoriferimento non
è valido per un segnalibro.), ma erano presenti anche
reparti armati con mazze e scudo54. Esistevano, poi,
reparti di frombolieri (Fig. 3) e arcieri (Fig. 4) che
Fig. 2: Ricostruzione
3d del lanciere
dell’Antico Regno, dal
sito
http://www.the3dstud
io.com
implementavano la forza dell’esercito grazie alle armi a
distanza.
47
Breasted (1906), Volume I: 162
I cavalli verranno introdotti in Egitto solo a partire dal Nuovo Regno.
49
Non bisogna pensare ai nubiani come dei mercenari, nell’accezione medioevale del termine, ma
piuttosto a delle truppe straniere fedeli al sovrano.
50
Faulkner (1953): pag 33
51
Buttery (1974): pag 10
52
La macchina amministrativa e burocratica dell’Egitto prevedeva la presenza dei nomoi, cioè
quarantadue distretti amministrativi che raggruppavano tutti i territori del regno, ciascuno guidati
da un governatore o Nomarca che, tra i vari compiti, aveva anche quello di arruolare, addestrare e
guidare, quando il caso lo richiedesse, delle truppe locali.
53
Buttery (1974): pag 18
54
Probabilmente era l’armamento degli ausiliari nubiani.
48
20
21. Nelle battaglie in campo aperto lo schieramento, sfruttando anche la
conformazione del territorio e prediligendo posizioni di altura per avere maggiore
forza
21
22. d’attacco55, era costituito dalla fanteria e dagli
arcieri, i quali avevano un posizionamento
variabile tra l’avanguardia, le retrovie o ai lati
della fanteria56 e avevano il compito di
scoccare frecce con continuità, cercando di
rompere o
sparpagliare lo
schieramento
nemico, senza dover per forza mirare a un
obbiettivo specifico, ma puntando a colpire al
centro
dei
ranghi
serrati
dell’esercito
avversario. Esiste la possibilità che gli arcieri,
Fig. 3: Ricostruzione 3D del
fromboliere dell’Antico Regno, dal sito
http://www.the3dstudio.com
poco prima dello scontro, si posizionassero
momentaneamente
sull’avanguardia
dello
schieramento, per poter colpire meglio gli
avversari in avvicinamento, evitando così di
coinvolgere gli altri reparti del proprio esercito
nel fuoco amico. Probabilmente questo reparto
si faceva superare dalla fanteria poco prima
dell’impatto
con
le
truppe
nemiche,
continuando a scoccare frecce57.
La fanteria, invece, aveva il compito di cercare
il
contatto
con
l’esercito
avversario58,
sfruttando un armamento a corto raggio e da
impatto come la lancia e lo scudo.
59
Nel mondo della tattica militare antica , la
scelta di attaccare o di aspettare l’assalto
Fig. 4: Ricostruzione 3D dell'arciere
dell'Antico Regno, dal sito
http://www.the3dstudio.com
55
Patridge (2002) pag: 111
Personalmente escludo quest’ultima possibilità: una improvvisa e incontrollata carica dello
schieramento nemico poteva mettere in pericolo gli arcieri intenti a scoccare le frecce. Quindi è
molto più probabile che gli arcieri fossero posizionati dietro la fanteria, anche per una forma di
protezione fisica del reparto.
57
Di donato (1984): 114
58
Buttery (1974): pag 6
56
22
23. dell’avversario spettava sempre al generale60, che doveva valutare di battaglia in
battaglia, partendo da alcuni parametri di valore prefissati: la conformità del
terreno, la temperatura, il tempo meteorologico, la stanchezza delle proprie truppe
e il numero, la forza, l’armamentario del nemico e il suo posizionamento in
campo61.
Nel teso di Uni, in tal senso, risulta presente un accenno di tattica militare62: il
governatore si vanta di come, in una delle spedizioni contro i ribelli asiatici, abbia
teso un’imboscata, usando delle navi per velocizzare il trasporto delle sue truppe e
colpire di sorpresa l’esercito nemico, mentre era in marcia.
L’assedio invece avveniva secondo uno schema diverso, essendo spesso una
guerra di logoramento per entrambe le fazioni63. Oltre alla fanteria e agli arcieri
erano presenti un gruppo di “picconatori”64 con il compito di smantellare le difese
nemiche, attraverso l’asportazione manuale dei mattoni o la perforazione delle
mura difensive con arieti65. Gli arcieri negli assedi venivano posizionati a
distanza, per colpire gli assediati presenti sulle mura, mentre la fanteria, protetta
da grossi scudi, era equipaggiata anche di scale e impegnata a salire sulla cinta
difensiva al fine di entrare nell’abitato e occuparlo.
Probabilmente66 l’arruolamento in questo periodo67 era obbligatorio per le
famiglie con più di un figlio68: il soldato veniva reclutato dall’età di venti anni in
poi e probabilmente per un periodo ristretto69, in modo da essere addestrato e
59
La guerra moderna, oramai, non prevede più il confronto tra due schieramenti su un campo di
battaglia.
60
Entrambe le scelte prevedono dei vantaggi e dei svantaggi: restare fermi e aspettare l’attacco
nemico poteva agevolare il ruolo degli arcieri e della fanteria da impatto che, stando fermi,
potevano meglio colpire l’avversario in avvicinamento e sfruttare il muro di scudi per arrestare la
carica nemica. Scegliere di attaccare per prima invece poteva incutere terrore nell’avversario e
spingerlo alla fuga o a demoralizzarlo, sfruttando le pecche tattiche dello schieramento nemico per
poter far breccia e creare disordine.
61
Sun Zu, L’arte della Guerra, a cura di Rossi M., Milano, 2003
62
Bresciani (1990): pag 25
63
Patridge (2002) pag: 118
64
Di donato (1984): 113
65
McDermott (2004): pag 44
66
Patridge (2002) pag: 82
67
Nei periodi successivi era possibile intraprendere una carriera militare ben strutturata.
68
Una cosa molto simile avviene in Egitto nei giorni moderni, attraverso una coscrizione a carico
solo delle famiglie con più figli.
69
Non ci sono prove a supporto di questa tesi, ma è probabile che il soldato fosse impegnato
nell’arruolamento e nell’addestramento per un tempo limitato, in modo da tornare in famiglia e
contribuire al lavoro quotidiano (agricolo e/o artigianale).
23
24. pronto per essere chiamato in caso di guerra o necessità. Tuttavia è chiaro che una
tale metodologia di coscrizione, prevedesse la formazione di un esercito costituito
non da professionisti, ma da soldati addestrati di volta in volta.
Attraverso alcune rappresentazioni tarde rispetto all’Antico Regno, provenienti
dalla tomba di Userhet70, è possibile sapere che la recluta al momento
dell’arruolamento veniva registrata dagli scribi e veniva sottoposta a un rito molto
diffuso anche ai giorni d’oggi: il taglio dei capelli71. Non sappiamo se questo
avvenisse anche nell’Antico Regno, ma come vedremo più avanti, parlando della
divisione interna dell’esercito, è probabile che questo metodo, una volta
sviluppato, sia cambiato poco nel corso dei secoli e quindi non si può escludere, a
priori, la sua origine prima o durante l’Antico Regno72.
Nelle rappresentazioni militari è spesso presente una sequenza di dieci uomini
armati e preceduti da un comandante o ufficiale, chiamato “Comandante dei
Dieci”73. Questa organizzazione è coerente con un aspetto che apparentemente
non ha nulla a che fare con il mondo militare egizio: la costruzione delle tre
Grandi Piramidi della piana di Giza.
Per la realizzazione di questa necropoli, infatti, fu impiegata una grossa forza
lavoro74, costituita secondo uno schema gerarchico di ‘Equipaggi’, ‘Squadre’,
zau75 e divisioni76. Ogni Equipaggio doveva essere ordinato in due Squadre da
centosessanta o duecento individui cadauna, composte da quattro Zau di quaranta
o cinquanta persone, distribuite in quattro o cinque Divisioni da dieci unità
70
Userhet era il Sovrintendente degli Scribi, Scriba del granaio di Tebe, Sovrintendente del
bestiame di Amon, Scriba che conta il pane dell'Alto e Basso Egitto durante il regno di Amenhotep
II.
71
Questo rituale, oltre ad avere delle ragioni pratiche sull’igiene, veniva e viene fatto tutt’oggi con
lo scopo di eliminare quante più differenze possibili tra ciascun soldato, tendendo a militarizzare il
pensiero della recluta ed ottenere disciplina. Questo contribuirebbe alla “de-umanizzazione”
dell’individuo, un processo doveroso nell’ambito militare per ottenere un maggiore controllo sul
soldato e per abbattere quegli ostacoli psicologici che possono presentarsi in battaglia: a esempio
l’uccisione di un altro essere umano. In tutte le culture, antiche o moderne, l’omicidio viene
considerato un tabù e un soldato doveva e deve combattere costantemente contro questo divieto
socialmente accettato da tutti.
72
Patridge (2002) pag: 84
73
Lehner (2004): pag 14
74
Nell’ambito del Giza Plateau Mapping Project, Mark Lehner ha stimato che la forza lavoro
necessaria per la costruzione delle tre piramidi doveva essere di circa quattromila unità al giorno
75
Za (pl: Zau): termine egizio che alcune iscrizioni bilingue, risalenti al periodo Greco-Romano,
traducono con la parola: phyle (tribù); E’ da escludere, però, che fosse usata con lo stesso
significato, legato al mondo politico, che questo termine aveva in Grecia.
76
Lehner (2004): pag 14
24
25. ciascuna.
Quest’organizzazione
interna
risulta
ricalcare, almeno nella parte finale, esattamente quella
che traspare da alcune rappresentazioni militari77
successive alla realizzazione della necropoli di Giza:
diversi gruppi da dieci persone, guidate da un leader.
Questa forte somiglianza può essere una prova che
nell’Antico Egitto, quando bisognava impiegare un
gran numero lavoratori, si seguisse uno schema
prestabilito di suddivisione in squadre da dieci
individui e che questa disposizione ricadesse anche
nell’organizzazione della macchina bellica78. Le prove
esistenti che questa suddivisione continuò a essere
usata anche durante il Nuovo Regno, può essere un
importante indizio sul fatto che l’organizzazione delle
truppe, nel corso dei secoli, non cambiò più di tanto. La
fanteria, in questo periodo, era disposta in ‘Divisioni’
da cinquemila soldati e ognuna di queste era guidata da
un generale, con il titolo di “Grande sorvegliante della
Divisione”. Ogni Divisione era divisa in dieci ‘Schiere’
da cinquecento soldati, divise a loro volta in due
‘Compagnie’ da duecentocinquanta militari ciascuna.
Ogni ‘Compagnia’ presentava una divisione piramidale
in cinque ‘Plotoni’ (cinquanta soldati) e cinque
‘Squadre’ (dieci soldati)79 (Fig. 5).
È evidente la somiglianza con l’organizzazione della
forza lavoro durante l’Antico Regno e la presenza
costante di squadre da dieci, proprio come nelle
Fig. 5: Schema riassuntivo
della divisione della forza
lavoro, da Lehner (2004)
77
Sono stati rinvenute rappresentazioni militari, che rimandano alla suddivisione in squadre, nella
Piramide di Sahure della Quinta Dinastia e in quella Piramide di Amenemhat I, nel Medio Regno.
78
Inoltre è noto che i soldati stessi venivano impiegati per imprese edili e di ingegneria civile,
come la realizzazione di pozzi, canali e la costruzione di edifici strategici. È quindi probabile che il
passaggio dall’organizzazione militare alla suddivisione della forza lavoro secondo schemi simili,
sia stato un percorso quasi ovvio.
79
Patridge (2002) pag: 88
25
26. rappresentazioni dell’Antico e del Medio Regno, dimostrerebbe una prolungata
continuità in periodi storici molto distanti tra loro.
Non sappiamo se la coscrizione divenisse effettiva attraverso un rituale di
iniziazione, ma coerentemente con quanto è il mondo culturale egiziano in tutte le
sue sfaccettature sociali, è molto probabile che questo esistesse80, anche se non
sappiamo in che modo potesse avvenire81.
Senz’altro l’arruolamento e l’addestramento avevano luogo attraverso un
allenamento duro, costituito da esercizi fisici, lotta corpo a corpo82 ed
esercitazione sull’uso delle armi, attraverso dei surrogati in legno.
Come abbiamo visto, la divisione della forza militare prevedeva la presenza di
numerosi ufficiali che guidassero i vari gruppi. Seguendo il ragionamento delle
similitudini tra i vari periodi storici, anche distanti temporalmente, potremmo
presumere che la successione del compito degli ufficiali fosse simile a quella
presente durante il Nuovo Regno. Il frazionamento del potere avveniva attraverso
una gerarchizzazione dei compiti che comprendeva, in ordine: il Re, il Generale in
capo, solitamente il figlio del re, due visir del Nord e del Sud, onnicomprensivi
per tutti i nomoi83 e due generali, con titolo di “Grande sorvegliante della
Divisione”. A questi due generali facevano riferimento cinque divisioni di scribi84
con i vari ruoli, i Portatori di Stendardi, un Aiutante di Campo e il suo Vice, ma
soprattutto sei livelli di ufficiali corrispondenti a: Comandante della Schiera,
Ufficiali di combattimento, Capo della Compagnia, Capo del Plotone, Capo delle
Truppe e Capo delle Squadre85. La funzione di questi ultimi però non è nota da
testi o da rappresentazioni. È probabile che il compito dell’ufficiale fosse quello
80
Patridge avanza questa ipotesi e personalmente la ritengo abbastanza plausibile.
Oggi il rito, nella stragrande maggioranza dei casi, è costituito dal giuramento del soldato alla
nazione, alla bandiera o al sovrano. In Egitto poteva essere qualcosa di simile o un’offerta a un Dio
oppure un rito iniziatico più elaborato.
82
Sono presenti interessanti rappresentazioni in una tomba di Beni Hassan, del Medio Regno. Per
un approfondimento consultare il Terzo Capitolo della tesi.
83
Il ruolo di Vicecapo molto probabilmente nell’Antico e nel Medio Regno non esisteva.
Sappiamo infatti che, soprattutto nell’Antico Regno e ovviamente nel Periodo Intermedio, gli
eserciti erano gestiti dai Nomarchi e da loro guidati in guerra.
84
Gli scribi accompagnavano in gran numero le spedizioni militari, per ragioni burocratiche e di
organizzazione interna. Dobbiamo immaginare, infatti, che spostare un esercito di almeno
cinquemila unità, richiedesse un dispendio enorme, non solo in termini economici ma anche
amministrativi. Era quindi fondamentale una squadra di scribi per la gestione interna del campo
militare.
85
Patridge (2002) pag: 91
81
26
27. di controllare e comandare la divisione, rappresentando il tramite tra il generale di
tutto l’esercito e le milizie appiedate86.
Una gestione del genere potrebbe risultare però macchinosa e probabilmente lenta.
Durante una battaglia è impossibile prevedere le esatte mosse dell’avversario ed è
inverosimile pensare che, di volta in volta, gli ufficiali comunicassero tra loro,
aspettando le decisioni da parte dei loro superiori, in un epoca dove le
comunicazioni via radio erano ancora lontane dall’essere scoperte.
Fig. 6: Tromba rinvenuta nella tomba di Tutankhamon
Si può ipotizzare, quindi, che il ruolo di questi comandanti fosse quello di seguire
delle direttive prestabilite e leggere la situazione di volta in volta, con un
autonomia decisionale che variasse a seconda del grado: ad esempio ritengo
plausibile che l’ufficiale delle divisioni da dieci avesse dei compiti e dei poteri
decisionali inferiori rispetto ai comandati degli zau o delle squadre.
Interessante
sarebbe
scoprire
come
potesse
avvenire
la
comunicazione tra gli ufficiali. L’ipotetico utilizzo di suoni da
battaglia, attraverso l’uso di corni o di tamburi, è molto plausibile,
benché non provato. Uno dei pochi corni rinvenuti proviene dalla
tomba di Tutankhamon e non siamo sicuri del suo utilizzo in guerra,
anche se presenta incisa una raffigurazione del faraone con Ra, Fig. 7:
Amon e Ptah (Fig. 6), i cui nomi erano spesso usati per definire le Esempio di
stendardo,
grandi divisioni militari di cui l’esercito era composto nel Nuovo da Buttery
Regno87.
(1974)
Senz’altro un metodo utilizzato dall’esercito Egiziano per
mantenere vivo l’assetto tattico era l’utilizzo degli stendardi. Nel mondo militare,
86
Nel testo di Uni, tradotto da Edda Bresciani, durante la guerra contro gli “asiatici che stanno
sulla sabbia”, il governatore elenca una serie di governatori alla guida dei reggimenti della Valle,
del Delta, dei Castelli e dei Nubiani, mentre lui, che era “alla testa dell’esercito” aveva il compito
di “fare per loro i piani”. Molto probabilmente Uni era il generale massimo di tutto l’esercito a cui
i vari governatori dovevano fare riferimento per la tattica militare da utilizzare in battaglia.
87
Patridge (2002) pag: 108
27
28. non solo quello egizio, il vessillo aveva molteplici funzioni: infondeva coraggio ai
soldati88, era un punto di riferimento visivo importante durante la battaglia e
permetteva ai generali di visualizzare la posizione delle loro truppe. In uno
scontro armato per un soldato poteva essere facile perdere l’orientamento,
circondato da compagni e nemici. Lo stendardo (Fig. 7), essendo composto da
un’alta asta e un simbolo89, rappresentava il fulcro del reggimento, risultando di
facile individuazione anche durante momenti concitati come poteva essere una
battaglia90. Il soldato, quindi, era portato a restare nelle vicinanze del vessillo,
mantenendo i ranghi serrati e dando un’importante indicazione visiva ai generali e
ufficiali dell’esercito, garantendo loro la possibilità di valutare la posizione dei
ranghi e definire le tattiche da usare di volta in volta.
88
Lo stendardo poteva rappresentare una prova tangibile delle ragioni per le quali i soldati
lottavano. Un mezzo per aumentare il senso di appartenenza e orgoglio, in modo da fomentare la
motivazione delle truppe.
89
Nell’Antico e nel Medio Regno il vessillo era costituito dal simbolo del nomos di cui le truppe
facevano parte. Nel Nuovo Regno questo divenne il simbolo del dio che dava il nome alla
divisione.
90
Patridge (2002) pag: 91-97
28
29. Primo periodo Intermedio (2160-2055 a.C.):
La fine dell’Antico Regno sarà caratterizzata da una lenta ma graduale flessione
del potere centrale, principalmente causata dalla capillarizzazione del potere dei
funzionari nobili91, da una probabile crisi climatica che piegò l’agricoltura
egiziana92, iniziata circa durante la metà dell’Antico Regno93 e dal possibile
ingresso di popolazioni asiatiche nel Delta94.
Se prima l’amministrazione egiziana risiedeva nella capitale, alle strette
dipendenze del Faraone, venendo così tenuta sotto controllo dal sovrano, dalla
Quinta Dinastia in poi ogni governatore venne inviato a gestire il proprio nomo
direttamente in loco, acquistando maggiore potere, sia laico che religioso e, con il
tempo, trasformando la nomina in una carica con discendenza ereditaria ad
appannaggio della classe nobiliare egizia95. Questo portò all’accentramento della
forza militare nei piccoli centri locali di cui era composto l’Egitto, guidati da
leader politici simili ai Baroni medioevali96: destinatari di poteri amministrativi e
militari sempre più forti e con accesso diretto alle risorse economiche, ma
soprattutto alimentari, dei territori che controllavano.
Il Periodo Intermedio durò circa centocinquanta anni e vide il ritorno di quella
fondamentale divisione tra Nord e Sud che aveva caratterizzato la fase
91
McDermott (2004): pag: 8
In molti testi del periodo si fa un chiaro accenno ad una profonda carestia e, secondo Grimal,
questi testi sembrano avere un riscontro anche da dati scientifici che dimostrano come, alla fine del
terzo millennio a.C., l’Africa Orientale abbia attraversato un periodo climatico di tipo “saheliano”,
più arido e caratterizzato da precipitazioni meno frequenti, iniziato durante l’Antico Regno e
terminato prima della fine del Primo Periodo Intermedio.
93
Personalmente credo che il Primo Periodo Intermedio sia stato causato da una serie di fattori
che, sommandosi tra loro, hanno contribuito a peggiorare la stabilità interna e non sia il frutto di
una sola e univoca causa.
94
L’invasione asiatica risulta essere più un effetto che una causa della crisi. Il vuoto di potere
lasciato dall’amministrazione egiziana, favorì l’ingresso straniero in Africa. La presenza di
popolazioni asiatiche nel Delta è ricordata in molti testi del periodo e successivi.
95
Shaw (2002): pag 118 - 121
96
Risulta essere netto il cambio di approccio letterario nelle autobiografie dei Nomarchi di questo
periodo. Se durante l’Antico Regno era evidente una marcata sudditanza nei confronti del Sovrano,
durante il Periodo Intermedio, i Nomarchi assumono atteggiamenti e talvolta anche titoli che si
rifanno direttamente a quel topos letterario egizio che era stato proprio dei sovrani dell’Antico
Regno.
92
29
30. predinastica con i nomarchi in costante lotta tra loro97, guidati da due dinastie
indipendenti nella seconda parte del secolo e mezzo. Dopo un primo periodo di
caos, del quale abbiamo poche notizie certe, il potere regale, che fino a quel
momento era stato in mano a famiglie residenti a Menfi, con il passare del tempo
e con l’inizio della Nona Dinastia, si spostò a Herakleopolis, forse a causa del
movimento del Nilo verso Ovest98, perdendo però il controllo sul Delta e sull’Alto
Egitto, che cadde rispettivamente in mano a potentati locali e a una famiglia
Tebana,
la
quale
assunse
dei
titoli
reali
indipendenti99
da
quella
Herakleopolitana100.
Questo periodo di guerra interna, tuttavia, non minò la società e la cultura
egiziana, né tanto meno la sua religiosità e questo è dimostrato dalla presenza di
elementi culturalmente simili101 tra Antico e Medio Regno102 e soprattutto dal
mantenimento del sistema governativo, che si ripresenterà identico un secolo e
mezzo dopo; al momento della riunificazione dell’Egitto103.
Questo periodo risulta controverso e talvolta poco chiaro. La decadenza del potere
egemonico centrale portò a un’inevitabile dispersione della macchina burocratica
egiziana e quindi risulta essere più difficile comprendere i meccanismi, gli
equilibri interni e soprattutto l’atteggiamento militare tra i vari luoghi di potere.
Senz’altro però, il confronto interno, plausibilmente armato e violento, portò a un
processo di crescita e sviluppo militare maggiore rispetto all’Antico Regno. La
sostanziale differenza tra Antico Regno e Primo Periodo Intermedio, da un punto
di vista strettamente militare, era che gli eserciti egiziani non erano più impegnati
a contrastare forze armate nomadi o seminomadi, equipaggiate con armi
qualitativamente inferiori e relativamente più deboli rispetto alle milizie egizie
97
Ci sono pervenute delle testimonianze del Nomarca Tefibi, che descrivono la sua vittoria su una
coalizione dei Nomi meridionali.
98
Valbelle (1998): pag 99-113
99
Nella suddivisione dinastica, prenderà il nome di “Undicesima dinastia”
100
Shaw (2002): pag 118
101
Per “elementi culturalmente simili” si intende tutti quegli aspetti della società Egiziana del
Medio Regno che trovarono una continuità dal punto di vista strutturale, rappresentativo,
iconografico e religioso in linea con la cultura Egiziana dell’Antico Regno. Tralasciando
l’inevitabile avanzamento ideologico dei vari aspetti sociali, non esiste un punto di rottura netto
che dimostri una marcata discontinuità tra Antico e Medio Regno. Sebbene le alte sfere sociali
dell’Egitto fossero in lotta tra loro, la cultura egizia continuava a sopravvivere come retaggio tra i
livelli inferiori della società, favorendone la sopravvivenza.
102
Shaw (2002): pag 120
103
Grimal (1988): pag 146
30
31. anche dal punto di vista tattico, ma dovevano combattere soldati attrezzati con le
stesse armi, addestrate allo stesso modo e con la stessa organizzazione bellica.
Concettualmente questo si trasformò in una richiesta di nuove tecnologie104 e armi
più efficienti, che fossero in grado di creare quella differenza tecnica necessaria a
favorire uno schieramento, piuttosto che un altro. Non è dal confronto con forze
belliche inferiori che si creano i presupposti per l’affermazione egemonica
militare, ma attraverso lo scontro con forze eguali o superiori che stimoli
quell’avanzamento tecnologico necessario e sufficiente a garantirne la
supremazia.
Il progressivo indebolimento del potere politico centrale porterà, per i primi
tempi, il Nord a essere invaso da non precisate popolazioni straniere provenienti
dall’Est105, la dinastia Menfita isolata nell’area cittadina106 e i Nomarchi a
sostituirsi, anche ideologicamente, alla figura del sovrano, diventando sempre più
potenti, come le già citate città di Herakleopolis e di Tebe.
L’autonomia dei governatori è evidente dai testi pervenutici, nei quali non è più il
monarca a essere il garante della sopravvivenza, ma è il Nomarca stesso ad avere
le possibilità di sfamare la popolazione dalla carestia e difenderlo dalle
ingiustizie107. Fu questa libertà che portò alla guerra civile o “guerra interna”108
che caratterizzerà un secolo e mezzo della storia egiziana. Il Nomarca possedeva
quella potenza, anche militare, e quell’indipendenza decisionale che gli
permetteva di muovere guerra e intervenire in prima persona, senza dover dar
conto ad un’autorità superiore ben più potente di lui109, governando talvolta anche
104
Non è un caso, a mio parere, che nel Medio Regno sono presenti le prime attestazioni di
armature e protezioni corporee. La necessità di difesa era maggiore perché maggiore era l’efficacia
e il pericolo derivante dalle armi nemiche.
105
Grimal (1988): pag 148
106
Destinata comunque a sparire con l’avvento della Nona Dinastia di Hierakleopolis.
107
Nel testo di Ankhtifi, un Nomarca del secondo e del terzo nomos dell’Alto Egitto, è evidente
quello che sarà un diffuso topos letterario, nel quale è il Nomarca ad ergersi a protettore degli
indifesi e l’unico capace di sfamare la sua popolazione mentre tutti gli altri subivano i risultati
della carestia, sostenuto da una supremazia intrinseca, che prevedesse una dichiarata forma di
indipendenza dal potere centrale.
108
Harmand (1978): pag 37
109
Quest’atteggiamento era agli antipodi rispetto alla struttura gerarchica dell’Antico Regno, nella
quale era il Sovrano a impartire definiti ordini al Nomarca, il quale non aveva libertà decisionale
autonoma.
31
32. più nomoi110 e di muovere guerra, qualora fosse necessario, verso un altro
Nomarca111.
In questo denoto una forte somiglianza con l’atteggiamento reale che i Faraoni del
Nuovo Regno avevano nei confronti dei re e dei governatori dell’area SiroPalestinese112. Quest’ultimi erano liberi di poter muovere guerra e combattere tra
loro, ma erano comunque tenuti a giurare fedeltà al Faraone, continuando a pagare
tributo113.
È in quest’ottica di libertà e possibilità d’azione che il nomos di Tebe assunse
sempre più potere. Il Nomarca tebano, infatti, sarà uno dei primi a ottenere sia la
carica di “Grande Feudatario”, cioè di Nomarca, che di “Responsabile dei
Sacerdoti”, riunendo nelle sue mani sia i poteri religiosi che quelli amministrativi
ed espandendo la sua influenza ben oltre i confini del suo nomos114.
Sarà Intef, nato a Ikui115, a dare il via a quella dinastia che poi riuscì a riunire tutto
l’Egitto. Questo Nomarca non ottenne titoli reali116, ma i suoi successori se li
attribuirono117 dando origine all’Undicesima Dinastia. Senz’altro tra i successori
del Nomarca Intef che maggiormente diedero una spinta all’espansione bellica, ci
fu Intef II118, il cui regno durò circa cinquanta anni119. Le sue battaglie lo
portarono a riunire sotto la sua corona gran parte dei nomoi dell’Alto Egitto,
inglobando anche Abydos e il decimo nomo, iniziando così una guerra aperta con
110
Come dimostrano alcune biografie dei Nomarchi, anche precedenti a questo periodo e già presi
in considerazione (ad esempio Uni governava, come ho già scritto, “da Elefantina ad
Afroditopoli”) durante la Sesta Dinastia, era usuale che più nomoi fossero assegnati dal Faraone ad
un solo governatore. Tuttavia solo con il Primo Periodo Intermedio i Nomarchi iniziarono a
espandere la propria influenza attraverso azioni militari e senza una dichiarata volontà del faraone.
111
Shaw (2002): pag 121
112
Mario Liverani, Le lettere di Tell El-Amara: Le lettere ai piccoli re, Brescia, 1998
113
Ci sono alcune lettere di lamentazione da parte di regnanti Siro-Palestinesi, in particolare il re di
Byblos e di Nuhasse, che richiedono l’intervento egiziano per risolvere una disputa militare con un
proprio vicino, anch’esso sotto influenza egizia. Il caso di Nuhasse fu più particolare perché
richiedeva aiuto a Amenhotep IV per intervenire contro l’avanzata Hittita, che non era ancora un
grande regno, ma era in netta espansione.
114
Shaw (2002): 123
115
Breasted (1906), Volume I: pag 198
116
Come “Horus” e “Signore dell’Alto e Basso Egitto”
117
Breasted (1906), Volume I: pag 200
118
Shaw (2002): 125
119
Sulla successione e la durata regale degli anni ho trovato dati discordanti: in Ancient Records di
Breasted il re che visse cinquanta anni fu Intef I e Intef II era suo figlio, mentre in The Oxsford
History of Ancient Egypt di Shaw Intef II era il fratello di Intef I e il suo regno era durato
cinquanta anni, a fronte dei quindici anni del regno del fratello e del padre, Mentuhotep I.
32
33. la dinastia Hierakleopolitana120. Interessante risulta essere il dato che, con
l’avvento dell’Undicesima Dinastia, i nomoi sotto la giurisdizione tebana persero
indipendenza e che i governatori, a essi assegnati, mostrarono molta più fedeltà e
dedizione al Faraone121.
Le informazioni sulle due dinastie Herakleopolitane122 sono invece molto più
lacunose rispetto a quella Tebana. Non conosciamo la discendenza reale negli
oltre cento anni di regno123, né tanto meno l’organizzazione interna. Da alcune
fonti scritte124 siamo a conoscenza del fatto che a differenza della dinastia Tebana,
quella settentrionale aveva un atteggiamento più morbido e permissivo nei
confronti dei nomoi, anche se potevano comunque contare su una fedeltà
maggiore125 rispetto ai sovrani della fase finale dell’Antico Regno126, e
mantenevano una spiccata volontà di legarsi alle passate dinastie Menfite127.
La situazione storica durante i cinquanta anni del regno di Intef II era di un
equilibrio bellico molto instabile, con il Sud riunito sotto un'unica corona e il
Medio e Basso Egitto frazionato in diversi nomoi, alcuni alleati in una sorta di
confederazione militare che faceva capo alla città di
Herakleopolis. Con
l’avanzata militare verso Nord, Intef II provocò la reazione dei suoi avversari.
Una iscrizione frammentaria, presente in una tomba di un funzionario del nomos
di Asyut, ci ragguaglia sulla vittoria del suo nomo contro il Sud, mentre un altro
testo128 parla di una riconquista di Abydos129, non prima di aver liberato il Delta
120
Shaw (2002): pag 126
Dai testi rinvenuti, ad esempio quello del tesoriere Thethi, è evidente una spiccata devozione,
sottomissione e fedeltà da parte dei governatori e dei funzionari dell’Undicesima Dinastia al
faraone e al suo ruolo di leader.
122
La dinastia Nove e la Dieci.
123
Grimal (1988): pag 149
124
Ad esempio sono degni di essere menzionati i testi del Re Merykara e il “Racconto del
contadino eloquente”, probabilmente scritti in epoca successiva, forse Medio Regno. In questi tesi,
così come “La profezia di Neferti” si parla anche di una probabile invasione di popoli asiatici nel
Delta. Non sappiamo se questo dato sia attendibile, sappiamo però che durante il Medio Regno, il
Delta sia stato spesso minacciato da invasioni straniere di popoli che premevano sui confini
dell’Egitto riunificato e, quindi, la presenza asiatica in questi testi poteva essere legata a ragioni
politiche post-eventum.
125
Breasted (1906), Volume I: pag 185
126
Shaw (2002): pag 132
127
Questo dato è evidente dall’analisi dei pochi nomi che conosciamo di questa dinastia e delle
loro tombe rinvenute nell’area di Saqqara: necropoli Menfita per antonomasia.
128
“Gli insegnamenti di Merykara, probabilmente del Medio Regno.
129
Shaw (2002): pag 134
121
33
34. dagli stranieri con Kheti III130. Tuttavia questa iniziale avanzata, subì una decisa
inversione con l’avvento di Intef III e Mentuhotep II131, che conquistarono Asyut
e avanzarono verso Nord. Probabilmente potremmo sbagliare nel credere che ci
furono battaglie a ogni offensiva del sovrano tebano, anzi molto probabilmente i
governatori dei nomoi minacciati dall’avanzata militare, si dichiararono
preventivamente alleati del monarca, trovando una salvezza cautelativa per loro e
la propria regione, soprattutto dopo la riunificazione dell’Egitto132. L’inverso
probabilmente toccò a Herakleopolis, la cui fine e distruzione non è documentata
da alcuna fonte, scritta o archeologica, ma è intuibile dall’analisi della sua
necropoli, nella quale sono evidenti tracce di razzia e saccheggio databili ai primi
anni del Medio Regno133.
Un interessante reperto per questo periodo134 proviene da una tomba di Deir el
Bahri, nella quale furono ritrovati circa sessanta corpi di soldati morti in battaglia,
alti intorno al metro e settanta, molti di origine nubiana e con un età stimata tra i
trenta e i quaranta anni135. Le evidenze riscontrate dall’analisi dei corpi ci
mostrano tracce di ferite profonde o di fratture su molti corpi, mentre altri
risultano essere stati curati e aver vissuto ancora a lungo, magari come veterani
poi morti in campo. Un reperto molto interessante è costituito da un corpo trafitto
da una freccia all’altezza della schiena, penetrata così a fondo da fuoriuscire
dall’altra parte del busto. Da un analisi più accurata, è stato possibile comprendere
come questa freccia fosse stata scoccata da un altezza elevata e che probabilmente
questa fosse una vittima di un assedio136 durante la guerra civile tra Nord e Sud o
tra nomo e nomo137.
130
Grimal (1988): pag 154
Grimal (1988): pag 155
132
Grimal (1988): pag 153
133
Shaw (2002): pag 134
134
La datazione risale probabilmente a Mentuhotep II
135
McDermott (2004): 50
136
Le evidenze mostrano chiaramente che il soldato era un assediante e non un assediato,
altrimenti la direzionalità della freccia sarebbe stata diversa. Il fatto che fosse stato colpito alle
spalle, invece indica che probabilmente il soldato stava battendo in ritirata. La forma e il materiale
della freccia indica che il proiettile era egiziano e quindi è probabile che si trattasse di una vittima
di una battaglia della guerra civile. Il fatto che i corpi siano stati sepolti, e quindi recuperati dai
tebani, ci lascia capire come l’assedio, nonostante una iniziale ritirata, vide poi la vittoria
dell’esercito tebano. Esistono anche teorie discordanti sulla datazione, sul ruolo dei soldati e sul
modo della loro morte, ma personalmente ritengo che la valutazione fatta da Patridge sia la più
attendibile, anche se non escludo che l’uomo trafitto possa essere stato colpito in una battaglia
131
34
35. Dal punto di vista archeologico, ma anche se analizziamo le fonti scritte e le
rappresentazioni, non possiamo ricostruire l’aspetto e l’organizzazione degli
eserciti guidati dai Nomarchi indipendenti o dai sovrani della Nona, Decima o
Undicesima dinastia. Tuttavia sarebbe possibile creare una ricostruzione
plausibile attraverso l’organizzazione militare del Medio Regno, tentando di
realizzare una crasi con gli elementi militari dell’Antico Regno. Non sarebbe una
ricostruzione supportata da prove tangibili, ma sarebbe un’ipotesi plausibile
pensare che il Primo Periodo Intermedio sia stato caratterizzato da quegli elementi
di rinnovamento ed evoluzione, anche da un punto di vista tecnico e tattico,
successivamente presenti nell’esercito del Medio Regno138.
campale, durante una ritirata o, peggio, da una freccia sparata da un suo compagno, risultando
essere una vittima del fuoco amico.
137
Patridge (2002) pag: 123
138
È lecito pensare che una situazione di perenne guerra interna abbia condotto, come ho già
accennato, ad un graduale avanzamento tecnologico e che questo abbia favorito la formazione
dell’esercito utilizzato durante il Medio Regno, conservando elementi “tradizionali” dell’Antico
Regno e introducendo innovazioni importanti.
35
36. Medio Regno (2055-1650 a.C.):
Il Medio Regno inizia con la salita al trono di Mentuhotep II nel 2061139, il quale
dopo aver sedato una rivolta del nomo tinita, avanzò verso nord impadronendosi
Herakleopolis. La conquista delle terre rimanenti non fu semplice e durò fino al
suo quarantesimo anno di regno140, il faraone fu dapprima impegnato a
fronteggiare i suoi oppositori politici nell’oasi di Dakhla nel deserto occidentale e
successivamente a liberare tutte le altre terre. Si impegnò anche a riorganizzare la
macchina amministrativa, con la nomina di importanti cariche, quali il Visir141, il
Cancelliere e la creazione della carica di Governatore del Nord, portando la
capitale di tutto il regno a Tebe142.
Mentuhotep II aumentò l’area di influenza verso Sud, riprendendo piede in quei
territori nubiani143 che, durante l’Antico Regno, erano caduti sotto l’egemonia
egizia144 e si impegnò in nuove spedizioni verso il Sinai145 e nella zona Libica146.
Il Medio Regno sarà caratterizzato da due fasi politiche ben distinte147 e da una
ritrovata unità nazionale che si contrappose in modo netto e definito al periodo
precedente148.
Anche i successori di Mentuhotep II dell’Undicesima Dinastia, ritrovata la
stabilità interna, iniziarono una fase di espansione verso Sud, al fine di tenere
sotto controllo un territorio da sempre anarchico e difficilmente governabile, per
139
Grimal (1988): pag 165
Shaw (2002): 140
141
Con il regno di Sesostri III, della Dodicesima Dinastia, la carica di Visir divenne la seconda
carica più importante dell’Egitto. Con Sesostri III la carica di Nomarca e i distretti vengono
eliminati e il territorio viene amministrato attraverso l’istituzione di tre ministeri per le tre zone
principali dell’Egitto: Sud, Nord e la Bassa Nubia.
142
Grimal (1988): pag 165
143
Il Faraone si spinse fino al territorio del Uauat, garantendo all’Egitto il controllo, ma non
l’occupazione, dei territori fino alla seconda cataratta, istituendo anche un presidio militare fisso
ad Elefantina.
144
Shaw (2002): 140
145
L’intento del sovrano era quello di scacciare e allontanare il più possibile le popolazioni che
erano penetrate in Egitto durante il Primo Periodo Intermedio, spingendosi fino nel Libano
meridionale.
146
Grimal (1988): pag 165
147
Il Medio Regno vide regnare due distinte dinastie, l’Undicesima e la Dodicesima. La prima
deteneva il potere nell’Alto Egitto, mentre la seconda si concentrò nel Medio Egitto, nelle
vicinanze dell’oasi del Fayum, i cui regnanti si impegnarono a bonificare e rendere coltivabile.
148
Shaw (2002): 137
140
36
37. garantirsi l’accesso a rotte commerciali e carovaniere importanti, senza trascurare
l’approvvigionamento di risorse minerarie ed economiche. Non mancò un
importante consolidamento della linea di difesa dei confini orientali del Delta149.
La Dodicesima Dinastia conobbe un iniziale periodo di scontri interni per la
successione, vinta da Amenemhat I150, il cui regno fu legittimato da alcuni testi
messianici post-eventum151. Il regno di questo sovrano152 sarà importante per due
riforme in ambito militare: ristabilì la leva militare obbligatoria per i nomoi e
affidò la gestione e soprattutto il comando dell’esercito a Sesostri, figlio
primogenito e designato erede al trono d’Egitto153, pratica poi divenuta
fondamentale dai faraoni dell’epoca ramesside in poi154.
La sua intraprendenza militare sarà definita inizialmente dallo spostamento della
capitale nel Fayum, più vicino ai territori interessati dagli interventi militari, e
successivamente dalle azioni mirate in Nubia, con la conquista e una politica di
colonialismo in quei territori, in Libia e soprattutto nel Vicino Oriente155.
Nel testo messianico di “La profezia di Neferti”156, un testo datato ai primi anni di
Amenemhat I e ambientato nell’Antico Regno, è presente una predizione del
sacerdote di Bastet, Neferti appunto, il quale annuncia al sovrano Snofru
l’avvento di Amenemhat I, facendo accenno anche della crisi del Primo Periodo
Intermedio. Proprio il sacerdote, raccontando della crisi economica, meteorologica
149
Grimal (1988): pag 167
Non è chiaro come Amenemhat I sia salito al potere, ma una teoria sostenuta anche da Ian
Shaw (2002): pag 146, prevede che Amenemhat prima di divenire sovrano, sia stato il Visir alle
dipendenze di Mentuhotep IV. Un’iscrizione di un nobile, Khnumhotep I, fa accenno ad una
battaglia vittoriosa, a cui lui partecipa, tra Amenemhat e un nemico indefinito, il quale viene
cacciato da due regioni dell’Egitto, successivamente sottomesse insieme agli Asiatici e ai “negri”:
le popolazioni al sud della prima cataratta. Parafrasando è probabile che i problemi di successione
dinastica tra l’Undicesima e la Dodicesima abbiano provocato anche la rivolta di quei popoli che
erano stati sottomessi dai faraoni precedenti. Questo è un atteggiamento coerente e in linea con
molti popoli sottomessi nella storia dell’umanità, i quali speranzosi dell’inesperienza del nuovo
sovrano dominante, si ribellavano cercando indipendenza. In Egitto, soprattutto nel Nuovo Regno,
i sovrani appena saliti al potere muovevano guerra contro i vicini, proprio per dare prova a tutti
della loro forza e intraprendenza.
151
Bresciani (1990): pag 122-128
152
Le spedizioni di Amenemhat I si concentreranno, come per i suoi predecessori, nell’area
Nubiana, con due campagne che condussero fino a Kerma, mentre si annovera una spedizione nel
Sinai durante il ventiquattresimo anno di regno per proteggere i minatori dalle scorrerie dei
Beduini.
153
Questo secondo un testo scritto da Sesostri dopo la morte del padre; in realtà non abbiamo
alcun documento precedente che indichi come Sesostri quale erede designato da Amenemhat I.
154
Grimal (1988): pag 171
155
Shaw (2002): 147
156
Bresciani (1990): 122-128
150
37
38. e politica di quegli anni, pone un marcato accento sulla minaccia Asiatica,
descrivendo come le popolazioni dell’Est, penetrate nel Delta, avessero
saccheggiato e conquistato il Nord del Paese157. In questo testo, come in quello
delle Avventure di Sinuhe, viene nominata un’opera edile di Amenemhat, i “muri
del Principe”, eretta con lo scopo di tenere lontane le incursioni dei popoli
Asiatici, che premevano sui confini orientali del Delta158.
Il sovrano tuttavia morì in seguito a una congiura, come dimostrano alcuni testi159
dell’epoca, e gli successe Sesostri I160, non senza problemi di successione
dinastica causati dall’assassinio161. Il sovrano regnò per circa quaranta anni e
durante il suo principato si impegnò a pacificare la Nubia162, giungendo fino alla
terza cataratta per controllare, ma non dominare il paese di Kush, mentre a Ovest
si interessò delle oasi libiche e a est della sicurezza del Sinai, allacciando rapporti
commerciali con città lontane come Ugarit163.
157
Ritengo che questa descrizione non sia casuale. Con Amenemhat I si inizierà un programma
intensivo di azioni militari contro gli Asiatici dell’area SiroPalestinese. L’atteggiamento
dell’autore vuole quindi individuare negli Asiatici dei nemici di vecchia data, legittimando così le
decisioni di Amenemhat I di attaccarli e allontanarli dal Delta.
158
A conferma di questo l’iscrizione di Nessumontu, un generale dell’esercito di Amenemhat I,
racconta la sua vittoria contro i “popoli che stanno sulla sabbia” e trogloditi asiatici.
159
Non solo “Le Avventure di Sinuhe”, ma anche “L’insegnamento di Amenemhat I al figlio
Sesostri” avanza questa ipotesi e anche in quest’opera si nominano gli Asiatici, dipinti come
nemici, ma domati come cani fedeli.
160
Nonostante alcuni documenti lo designano come erede, la salita al trono di Sesostri I non fu
semplice. Il padre venne assassinato da una congiura dell’harem, mentre il figlio era impegnato in
una spedizione in Libia, come ci racconta il romanzo “Le avventure di Sinuhe”.
161
Shaw (2002): 148
162
Furono due le spedizioni che spinsero l’Egitto a riconquistare i territori fino a Buhen, istituendo
quei territori dell’Alta Nubia come una provincia dell’Egitto: nel decimo e nel diciottesimo anno
del regno. Nell’iscrizione di Amenemhat, principe ereditario della famiglia nobile di Beni Hassan
del nomo di Oryx, il protagonista, chiamato anche Ameni, segue il sovrano Sesostri I nelle due
spedizioni contro i barbari del Sud. Nella prima sottomettono “la vile Kush” e il sovrano torna
sano e salvo in patria. La seconda e nella terza spedizione registrate nell’iscrizione sono dirette
verso le miniere di Coptos e Ameni segue il principe ereditario, Amenemhat II, con quattrocento
(nella seconda) e seicento (nella terza spedizione) truppe scelte, le quali tornano in patria senza
alcuna perdita registrata. Queste due ultime iscrizioni possono essere interessanti, analizzando il
ruolo di Amenemhat II. Il principe ereditario del regno è il generale di una spedizione non militare,
ma di recupero risorse. Abbiamo accennato precedentemente come Sesostri I, prima di diventare
sovrano, sia stato assegnato alla gestione dell’esercito in battaglia per volontà del padre. È
probabile che lo stesso Sesostri I, divenuto a sua volta faraone, abbia assegnato dei compiti al
figlio, Amenemhat II, quasi fossero delle missioni di apprendistato, meno pericolose di spedizioni
militari vere e proprie.
163
Grimal (1988): pag 176
38
39. Con i successori di Sesostri I si registrerà una pace prolungata164, perpetuata
attraverso scambi commerciali e rapporti di amicizia con i territori limitrofi165.
Quest’atteggiamento aprì le porte dell’Egitto a influenze esterne, soprattutto
asiatiche, che con il passare degli anni diverranno sempre più importanti,
arrivando fino a minacciare la stabilità interna del paese166, solidità compromessa
anche la lunga durata dei regni di Sesostri III167 e di Amenemhat III, che avevano
provocato problemi di discendenza dinastica168 fino a condurre all’inizio del
Secondo Periodo Intermedio.
L’esercito egiziano in questo periodo subì delle profonde trasformazioni rispetto
all’Antico Regno. Vennero, infatti, introdotti nuovi reparti, a favore di un’armata
costituita da professionisti169 e un equipaggiamento migliore e più variegato
aumentò la sua efficienza, mantenendo la stessa suddivisione del Antico Regno:
plotoni a ranghi serrati, divisi in diverse squadre da dieci170.
La sua grandezza non è stimabile in quantità, ma sappiamo da fonti scritte171 che
le unità impiegate per spedizioni commerciali potevano arrivare anche a tremila
unità172 e questo può lasciar presumere che i soldati impiegati per le battaglie
potevano e probabilmente dovevano superare questa cifra. Una prova ulteriore
proviene dalla stele ad Hammamat di Mentuhotep IV, il quale inviò un esercito di
diecimila unità, guidato dal visir Amenemhat173, per trasportare un blocco di
164
I regni di Amenemhat II e Sesostri II, Amenemhat III e IV portarono a circa cinquanta anni di
pace, interrotta solo dalla parentesi di trenta anni di regno di Sesostri III, figlio di Sesostri II,
impegnato a combattere contro infiltrazioni Nubiane oltre la terza cataratta. Tre campagne militari
dall’ottavo al sedicesimo anno di regno, pacificarono la zona fino a Semna, la cui area venne
rinforzata con diverse fortificazioni. Mentre l’impegno militare in Asia fu circoscritto ad una sola
campagna contro i Menciu, nel Libano meridionale.
165
Come era avvenuto per l’Antico Regno l’esercito in questo periodo viene usato come scorta
armata per le spedizioni minerarie e di supporto ad imprese commerciali.
166
Grimal (1988): pag 176-183
167
Non siamo certi della lunghezza del regno di Sesostri III, in quanto l’ultimo documento a suo
nome porta la data del XIX anno di regno
168
Il successore di Amenemhat non fu un sovrano, ma la regina Neferusobek, il cui regno durò
probabilmente solo tre anni. Non si conoscono i dettagli, ma sembra che Neferusobek abbia dato i
natali alla Tredicesima Dinastia (attraverso matrimonio o filiazione) ed è con questa che inizia il
Secondo Periodo Intermedio.
169
Patridge (2002) pag: 83
170
Buttery (1974): pag 10
171
L’iscrizione del ministro Henenu, alle dipendenze del faraone Mentuhotep III per la spedizione
verso la regione di Hammamat e in seguito verso Punt.
172
Breasted (1906), Volume I: pag 209
173
Come detto è probabile che questo visir, dopo la morte del faraone, prenda possesso del trono
vacante, divenendo il primo faraone della Dodicesima Dinastia.
39
40. pietra utile alla realizzazione del suo sarcofago174. Per quanto potesse essere
importante una spedizione di recupero di materiale per la costruzione di un
sarcofago, tuttavia credo sia un numero senz’altro sproporzionato impiegare
diecimila soldati come scorta armata175.
Le truppe furono così suddivise in diversi reparti con scopi e armamenti specifici:
la fanteria pesante, la fanteria leggera, gli arcieri, i soldati armati di ascia lunga e i
giavellottisti.
• La fanteria pesante (Fig. 8) fu introdotta nel
Medio Regno in seguito alla creazione di
un’importante falange da impatto. I soldati
erano equipaggiati con lance, asce176 ed un
grosso scudo, che fosse in grado di proteggere
tutto il corpo dalla testa ai piedi177. I ranghi di
questo reparto, costituiti da tre compagnie da
trecento uomini ciascuna178, dovevano essere
serrati per creare un muro di scudi e aumentare Fig. 8: Ricostruzione di un
Lanciere pesante, da
l’aria di impatto con lo schieramento nemico.
Buttery (1974)
174
Breasted (1906), Volume I: pag 213
L’impiego di diecimila unità implicava un dispendio di risorse senz’altro elevato, soprattutto
considerando che questa spedizione doveva raggiungere territori fuori i confini classici dell’Egitto.
Secondo Patridge l’esercito di Alessando Magno, costituito da diecimila unità e duemila cavalli
richiedeva il consumo giornaliero di quattordici tonnellate di grano, diciotto tonnellate di foraggio
e novanta mila litri di acqua. C’è quindi da chiedersi se questo numero sia stato
propagandisticamente aumentato o se, mascherata da spedizione di recupero, questa missione non
abbia nascosto delle mire di conquista o di saccheggio del territorio interessato. Senz’altro, come
abbiamo visto per l’Antico Regno, il numero “diecimila” non è casuale e spesso veniva usato per
rendere effettiva l’idea di una moltitudine indefinita di individui. Tuttavia credo che questo
ragionamento poteva aver senso per una spedizione di guerra, non tanto in una spedizione
economica o di approvvigionamento di risorse. La finalità della spedizione, inoltre, è confermata
da un’iscrizione del Visir, il quale ci informa che nessun uomo, tra soldati, operai e artisti, è morto.
Questo può voler significare, quindi, che non ci siano stati scontri. La spedizione si conclude con
l’arrivo del sarcofago in patria, scortato da tremila marinai dei nomoi del Delta. Il dubbio
sull’attendibilità di queste stime resta, perché anche quest’ultimo dato si ripresenta nell’iscrizione
di Henenu verso l’Hammamat. Probabile che anche “tremila unità” non sia altro che un modo per
definire un elevato numero di uomini.
176
Le asce però venivano usate come armi secondarie in caso di combattimento corpo a corpo,
così come per la fanteria leggera.
177
Buttery (1974): pag 18
178
Buttery (1974): pag 10
175
40
41. Lo scopo fondamentale della falange, infatti, era
quello di essere alla testa dell’esercito e aprire una
breccia nello schieramento nemico, spianando la
strada al resto della fanteria179.
• La fanteria leggera era costituita da soldati
equipaggiati di lancia e scudo trapezoidale
per il combattimento a medio raggio e un
ascia, allacciata al gonnellino, qualora la
necessità richiedesse uno scontro corpo a
corpo180.
• Gli arcieri erano divisi in due categorie:
egiziani e nubiani (Fig. 10). I primi erano
armati con un arco semplice capace di
Fig. 9: Ricostruzione 3D della
fanteria leggera, dal sito
http://www.the3dstudio.com/
scagliare frecce a lunga distanza181 e colpire i soldati dello schieramento
nemico. Non presentavano protezioni corporee, ma un semplice gonnellino
di lino che non rendesse difficile la marcia e delle bande di cuoio182 che
avvolgevano l’addome e si incrociavano sul petto183.
Gli arcieri nubiani, inizialmente nemici dell’Egitto, furono introdotti
nell’esercito del regno come truppe ausiliarie ed erano armati con un arco
semplice a doppia curvatura184 e vestiti con un semplice gonnellino per
agevolare gli spostamenti.
Per entrambi i reparti non è presente la faretra per il trasporto di frecce e
questo lascia pensare che venissero trasportate a mano, come dimostrano
alcune rappresentazioni del periodo185.
179
Buttery (1974): pag 6
Buttery (1974): pag 18
181
Consultare il Secondo Capitolo della tesi per un approfondimento sull’arco semplice (A 8),
sulla sua forma, la sua gittata e le caratteristiche delle frecce usate in questo periodo.
182
McDermott (2004): pag: 52
183
Buttery (1974): pag 18
184
Buttery (1974): pag 18
185
Di donato (1984): pag 94
180
41
42. Fig. 10: A - Ricostruzione di Arciere Egiziano del Medio Regno; B - Ricostruzione di
Arciere Nubiano del Medio Regno, da http://www.the3dstudio.com/
Questo reparto manteneva la stessa funzione adottata durante l’Antico
Regno186, tuttavia venivano usati anche come esploratori187, probabilmente
grazie al loro equipaggiamento leggero188, e come guardia reale.
• Gli “asciati” (Fig. 11.A) erano un reparto nuovo introdotto nel Medio
Regno e presentavano un armamento costituito da uno scudo, un’ascia
lunga e un’arma secondaria: una spada corta, o pugnale, in rame189.
• I giavellottisti (Fig. 11.B) avevano un abbigliamento simile a quello degli
arcieri, il che può lasciare supporre che questo tipo di indumento fosse un
simbolo visivo per indicare le truppe con armi a distanza. Avevano uno
scudo per la protezione e uno o più giavellotti da lanciare contro i nemici.
186
Gli arcieri erano usati per attaccare a distanza i nemici, alleggerendo i ranghi degli schieramenti
avversi per agevolare lo scontro con la fanteria.
187
McDermott (2004): pag: 60
188
Un equipaggiamento leggero e soprattutto l’assenza di uno scudo li rendeva agili e soprattutto
veloci.
189
Buttery (1974): pag 18
42
43. Come arma secondaria avevano un bastone da lancio190 attaccato al
gonnellino.
Fig. 11: A - Ricostruzione degli asciati; B – Ricostruzione dei giavellottisti, da Buttery (1974)
190
Per la funzione del bastone da lancio, consultare il Secondo Capitolo (A 4) di questa tesi.
43
44. Secondo Periodo Intermedio (1650-1550 a.C.):
Come accennato all’inizio di questo capitolo, l’Egitto fu soggetto a delle invasioni
di popoli stranieri. Particolarmente significativa fu la lenta e pacifica infiltrazione
che avvenne in modo graduale graduale alla fine del Medio Regno, durante il
regno di Amenemhat III, in seguito alla sua apertura politico-economica nei
confronti del Vicino Oriente Antico. I buoni rapporti che si stabilirono con l’area
Siro-Palestinese e con tutti i territori limitrofi del Vicino Oriente, favorì l’ingresso
di un flusso costante di manodopera asiatica in territorio egiziano, che si stabilì
nel Delta del paese191. Con il passare del tempo queste comunità di immigrati,
secondo un processo socioculturale storicamente diffuso192 di autodeterminazione,
diventarono sempre più forti. La loro coesione interna però non portò a una
chiusura netta nei confronti della società egiziana, anzi li spinse ad integrarsi
molto bene tanto da entrare nella macchina amministrativa del paese, per poi
prenderne possesso.
Contestualmente il potere centrale del regno si indebolì progressivamente a partire
dal 1785 A.C193. La causa principale può essere legata a dei sovrani poco longevi
e con una debole autorità e presa politica sul territorio controllato194. Questo
periodo iniziale, però, non si tramutò in guerra interna o in perdita di influenza nei
191
Grimal (1988): pag 197
Nella storia dell’uomo sono numerosi gli esempi di popolazioni che, vivendo in territorio
straniero, ricercano nell’iniziale isolamento un tramite di autodeterminazione nei confronti della
comunità ospitante, per poi assimilare e utilizzare usi e i costumi autoctoni, creando una
commistione tra elementi locali e personali in modo da diventare parte sempre più integrante della
società in cui vivono. Basti pensare alla volontà di chiusura delle comunità Ebraiche, sparse per il
mondo, nei vai territori che ancora oggi occupano, ma anche esempi più vicini: come le prime
comunità italiane in America, o anche i campi Rom o le comunità di Cinesi e Musulmani in Italia.
193
In quest’anno morì la regina Nefrusobek. Abbiamo visto come alla fine del Medio Regno, il
potere regale era passato nelle mani di questa regina, probabilmente per mancanza di eredi. Questa
regina aveva dato inizio alla tredicesima dinastia, la cui successione monarchica è poco nota e
molto confusa.
194
Secondo Grimal i faraoni della tredicesima dinastia si successero con una tale velocità da
procedere per elezione, tornando a concentrarsi nella zona di Tebe, mentre la capitale Icitaui,
fondata dalla dodicesima dinastia, veniva guidata dal Visir, forse oramai indipendente dalla Corte.
A dimostrazione di questo è la presenza a Tebe di molti monumenti con i nomi dei sovrani, ma la
titolatura e le sepolture sono in linea con quelle della dodicesima dinastia, come una volontà
intrinseca dei sovrani di legarsi ai loro predecessori.
192
44
45. confronti dei domini esterni195, anzi la situazione economica e politica sembrava
stabile196 e unitaria, sebbene pronta a degenerare.
In questo contesto, alcuni territori del Delta197, afferenti a quelle comunità
asiatiche sopra citate, iniziarono a ottenere sempre maggiore potere, fino ad
arrivare a un’indipendenza sia economica che militare, durante il regno di
Neferhotep I della tredicesima dinastia.
Questo sovrano pare essere stato uno dei pochi a mantenere un regno duraturo198,
ma è possibile che, proprio durante il suo mandato, la città di Xois del sesto nomo
del Basso Egitto abbia raggiunto l’indipendenza, fondando la quattordicesima
dinastia199. Poco dopo, nella città di Avaris, un'altra dinastia indipendente, la
quindicesima, si sarebbe formata aumentando200 il potere degli Asiatici nel
Nord201: gli Hyksos202.
Da questo momento l’unità nazionale si frammentò e furono compresenti, per
alcuni anni, quattro dinastie parallele203. La quindicesima, alleata della
quattordicesima, in cinquanta anni conquistò diverse città del Delta sulla riva
orientale del Nilo, fino a raggiungere le vicinanze dell’attuale Cairo204 e scontrarsi
con Dedumesiu I, l’ultimo faraone della tredicesima dinastia a essere attestato sui
monumenti Tebani. Quest’ultima dinastia sopravvisse fino al 1633, mantenendo
un potere debole e circoscritto alla città di Tebe205, per poi essere sostituita dalla
sedicesima e diciassettesima dinastia206. Gli Hyksos conquistarono tutto il Delta e
parte della valle del Nilo fino alla città di Cusae207, Icitaui compresa208,
195
In questa fase iniziale sono noti i dati provenienti dalle inondazioni a Semna, fortezza nubiana,
e diverse prove di presenza egiziana nei territori stranieri, tanto in Nubia quanto in Siria.
196
Grimal (1988): pag 199
197
Le città di Xois e Avaris formarono due dinastie indipendenti e parallele a quella egiziana.
198
Secondo Grimal il suo regno durò circa undici anni.
199
Shaw (2002): pag 177
200
Le fonti che fanno riferimento a questo periodo non sono certe, tuttavia questa ricostruzione
sembra, ad oggi, la più plausibile.
201
Grimal (1988): pag 201
202
Il termine Hyksos è greco e deriva dal nome egiziano attribuito a tutti gli abitanti delle terre
straniere, dalla Nubia alla Palestina: Heqau-Khasut, governanti stranieri.
203
Shaw (2002): pag 177
204
Le conquiste degli Hyksos si spinsero fino ad una ventina di km da Heliopolis, l’attuale Al
Matariyah, nel distretto del Grande Cairo.
205
Grimal (1988): pag 201
206
Shaw (2002): pag 179
207
Si trovava a quaranta km a Sud di Hermopoli e rappresentava il centro principale della zona
durante il Medio Regno.
208
Shaw (2002): pag 182
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