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L’OSSERVATORE ROMANOGIORNALE QUOTIDIANO
Unicuique suum
POLITICO RELIGIOSO
Non praevalebunt
Anno CLIV n. 14 (46.556) Città del Vaticano domenica 19 gennaio 2014
.
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Tra le ventuno vittime della strage a Kabul quattro membri dello staff Onu e un rappresentante dell’Fmi
Furia talebana
E le divergenze tra Kabul e Washington riguardo all’accordo sulla sicurezza permangono
KABUL, 18. Mentre persistono le di-
vergenze tra Kabul e Washington ri-
guardo all’accordo sulla sicurezza, la
violenza talebana non dà tregua. E
così nel momento in cui rischia di
allontanarsi l’intesa che dovrebbe
garantire all’Afghanistan una mag-
giore stabilità, i guerriglieri lanciano
un messaggio molto chiaro: la loro
azione destabilizzante continuerà.
Come dimostra l’attacco compiuto
ieri sera, quando un attentatore sui-
cida si è fatto esplodere in un risto-
rante a Kabul, provocando ventuno
morti. Tra le vittime figurano quat-
tro membri dello staff delle Nazioni
Unite e un rappresentante del Fon-
do monetario internazionale.
La strage è stata perpetrata nel ri-
storante in uno dei più rinomati luo-
ghi di ritrovo dei diplomatici stra-
nieri e degli operatori umanitari a
Kabul. Come è usanza in molti ri-
storanti della capitale, i commensali
prima di entrare vengono sottoposti
a rigidi controlli di sicurezza: sono
perquisiti da guardie armate e poi
vengono fatti passare attraverso due
porte d’acciaio dotate dei necessari
allarmi. Solo dopo questa trafila si
può accedere nel locale.
Evidentemente ieri sera nel locale,
che si trova nello stesso isolato
dell’ambasciata della Norvegia, qual-
cosa nel sistema di sicurezza non de-
ve aver funzionato. Infatti prima un
attentatore suicida ha azionato la
cintura, carica di esplosivo, che ave-
va indosso, poi altri miliziani hanno
cominciato a sparare all’impazzata
contro i commensali. Nella notte le
operazioni per mettere in sicurezza
la zona sono andate avanti per ore
perché la polizia temeva che qualche
talebano, approfittando delle tene-
bre, potesse essersi nascosto per poi
compiere altri attacchi.
Nel rivendicarla, un portavoce dei
talebani ha detto che la strage è sta-
ta la risposta all’attacco aereo statu-
nitense avvenuto martedì scorso, nel-
la provincia di Parwan, che, secondo
il Governo afghano, avrebbe causato
la morte di sette bambini e una don-
na. Ma la strage ripropone soprat-
tutto uno scenario critico, caratteriz-
zato dall’azione talebana diretta a
minare le fondamenta del Paese af-
ghano. Ed è uno scenario che rischia
di assumere toni ancora più inquie-
tanti in vista del completo ritiro del
contingente internazionale entro la
fine del 2014.
Ci si chiede, con sempre maggiore
insistenza, se le forze locali saranno
Papa Francesco a dirigenti e dipendenti della Rai
La storia
radice di nuovi slanci
La qualità etica della comunicazio-
ne è frutto di coscienze attente,
non superficiali, sempre rispettose
delle persone, sia di quelle che so-
no oggetto di informazione, sia dei
destinatari del messaggio. È chiaro
e diretto il messaggio di Papa
Francesco: assicurare la qualità eti-
ca della comunicazione è una re-
sponsabilità dalla quale «chi è tito-
lare di un servizio pubblico, non
può per nessun motivo abdicare».
Destinatari più immediati sono sta-
ti sabato mattina, 18 gennaio, diri-
genti e dipendenti della Rai Radio-
televisione italiana, ricevuti in
udienza, nell’Aula Paolo VI, in oc-
casione del 90° anniversario del-
l’inizio delle trasmissioni radiofoni-
che e del 60° di quelle televisive.
«Ciascuno, nel proprio ruolo e con
la propria responsabilità — ha detto
il Pontefice — è chiamato a vigila-
re» proprio per tenere alto il livello
etico della comunicazione.
Il Papa ha poi sottolineato l’im-
portanza della collaborazione della
Rai con la Radio Vaticana e con il
Centro Televisivo Vaticano. Colla-
borazione attraverso la quale sem-
pre più persone in italia possono
accedere alle parole e alle immagini
che documentano l’attività papale e
la vita della Chiesa.
PAGINA 8
Un uomo sul luogo della strage (Reuters)
Resta incerta la partecipazione dell’opposizione
Conto alla rovescia per la conferenza sulla Siria
Homs devastata dai combattimenti (Reuters)
NOSTRE INFORMAZIONI
effettivamente in grado di arginare,
da sole, senza aiuti esterni, le violen-
ze talebane. Si teme, del resto, che
tali violenze possano intensificarsi
con il vuoto che verrà lasciato dal
contingente internazionale. Ed è per
questo motivo che rivestirebbe una
particolare rilevanza strategica l’ac-
cordo sulla sicurezza, che mira a da-
re un assetto stabile al futuro, altri-
menti assai incerto, del Paese asiati-
co dopo il 2014.
Tuttavia rimangono distanti le po-
sizioni tra Kabul e Washington in
merito alla tempistica della firma.
Gli Stati Uniti insistono affinché
l’intesa venga firmata subito; le au-
torità afghane, invece, preferiscono
prendere tempo. In particolare il
presidente Hamid Karzai ha tenuto
a precisare, in più di un’occasione,
che la firma dell’accordo deve essere
posta solo dopo le elezioni presiden-
ziali afghane, fissate per il prossimo
5 aprile.
In questi giorni poi il portavoce
della presidenza afghana, Aimal
Faiz, ha detto che l’Afghanistan vuo-
le firmare l’accordo sulla sicurezza,
ma «alle sue condizioni». E la prima
condizione consiste nel riportate la
pace nel Paese. Al riguardo il porta-
voce ha tenuto a ribadire la richiesta
di Kabul a Washington: porre fine a
ogni tipo di operazione militare nel-
le case degli afghani. Operazioni di-
rette a stanare e a eliminare i taleba-
ni, ma che non di rado, sostengono
le autorità afghane, hanno finito per
nuocere all’incolumità dei civili.
E se l’Afghanistan continuerà a
mostrarsi intransigente, gli Stati
Uniti hanno pronta l’opzione zero:
cioè, dopo il 2014 potrebbe non es-
sere impiegato nemmeno un soldato
americano, seppure con soli compiti
logistici. Verrebbe così accantonata
la prospettiva dell’impiego di un nu-
cleo di militari statunitensi per ren-
dere meno traumatico il passaggio
delle consegne alle forze afghane.
DAMASCO, 18. Non si ferma il lavo-
ro della diplomazia internazionale
in vista della conferenza sulla crisi
siriana, mentre si fa sempre più
concreto il rischio di un dilagare
delle violenze nel vicino Libano.
Gli occhi delle cancellerie sono tut-
ti puntati verso Montreux, dove si
aprirà la conferenza, mercoledì
prossimo, in attesa di capire chi e
come parteciperà ai lavori.
La Coalizione nazionale siriana,
una delle principali organizzazioni
dell’opposizione al regime del pre-
sidente Assad, riconosciuta anche
da Stati Uniti e Gran Bretagna, è
oggi riunita a Istanbul per decidere
se partecipare o meno alla confe-
renza. Secondo indiscrezioni di
stampa, Washington e Londra sa-
rebbero pronte a tagliare ogni so-
stegno finanziario alla Coalizione
qualora arrivasse un no. Per il mo-
mento, l’incertezza è sovrana: l’av-
vio della riunione della Coalizione,
che doveva inizialmente tenersi ve-
nerdì, è stato rimandato a causa di
alcune condizioni poste da una
quarantina di delegati dissidenti,
come ha spiegato il portavoce della
Coalizione, Khaled Saleh. Il punto
nodale sul quale ci si sta confron-
tando riguarda il futuro del presi-
dente Assad e la condizione, consi-
derata da molti imprescindibile, di
un suo completo ritiro dalla scena
politica.
Le ultime offerte del Governo di
Damasco — come sottolineano nu-
merosi analisti — sembrano avere
smussato l’atteggiamento di molti
Paesi occidentali nel senso di una
maggiore apertura a un possibile
futuro politico di Assad. Nei collo-
qui tenutisi venerdì a Mosca, Da-
masco avrebbe offerto uno scambio
di prigionieri con i ribelli (sarebbe
il primo dall’inizio del conflitto) e
il cessate il fuoco ad Aleppo.
Intanto, ieri una serie di razzi
esplosi dal territorio siriano si è ab-
battuta in Libano, colpendo varie
località della Valle della Bekaa.
Uccise otto persone, tra le quali
cinque bambini, nel villaggio di
Aarsal. Il presidente libanese,
Michel Sleiman, ha chiesto alle for-
ze armate di assumere iniziative
per difendere i villaggi di frontiera.
Bergoglio raccontato
da don Fabián Báez
Per chi non ho suonato
la campana
SILVIA GUIDI A PAGINA 5
Il dialogo teologico
tra cattolici e ortodossi
Primato e sinodalità
non si escludono
ANDREA PALMIERI A PAGINA 6
JUBA, 18. La piaga dei bambini sol-
dato segna in profondità il conti-
nente africano e i molteplici conflit-
ti che lo attraversano. Un’ulteriore
conferma della gravità del fenome-
no è stato, ieri, l’allarme lanciato
dall’Unicef, il fondo delle Nazioni
Unite per l’infanzia.
I bambini sono in prima linea
nel tremendo conflitto che si com-
batte in Sud Sudan, una guerra ci-
vile che finora ha causato, oltre a
centinaia di morti, circa 400.000 ri-
fugiati, interni e nei Paesi confinan-
ti. Circa 200.000 persone sono fug-
gite dalle proprie abitazioni solo
nell’ultima settimana. «A nessuna
persona sotto i 18 anni, sia in ambi-
to internazionale che nel campo del
diritto nazionale, dovrebbe essere
consentito prendere parte ai conflit-
ti armati, né come membro di un
esercito regolare né all’interno di
una milizia irregolare» ha dichiara-
to Iyorlumun Uhaa, rappresentante
dell’Unicef in Africa, e in particola-
sere ritenuto responsabile» ha ag-
giunto Uhaa.
Ma sotto la lente delle organizza-
zioni internazionali non c’è solo il
Sud Sudan. Ventitré ragazzi tra i 14
e i 17 anni, tra i quali sei donne, so-
no stati rilasciati da gruppi armati a
Bangui, nella Repubblica Centro-
africana, lo scorso giovedì. Il rila-
scio è avvenuto grazie ai negoziati
tra i rappresentanti delle Nazioni
Unite e le autorità di transizione
del Paese. I giovani si trovano
adesso presso il Centro di orienta-
mento e di transito supportato
dall’Onu, dove possono frequentare
lezioni, avere supporto psicosociale
e praticare sport, mentre le loro fa-
miglie vengono rintracciate e viene
organizzato il loro reintegro nelle
comunità di appartenenza. Molti
altri ragazzi sono stati identificati
per essere rilasciati nei prossimi
giorni. Si stima che il numero at-
tuale dei bambini arruolati sia pros-
simo ai seimila. «Le violenze e le
scarse condizioni di sicurezza ren-
dono i bambini molto più vulnera-
bili agli arruolamenti» ha detto
Souleymane Diabaté, rappresentan-
te dell’Unicef nella Repubblica
Centroafricana.
E proprio nella Repubblica Cen-
troafricana, oggi sono segnalate
nuove violenze: stando a fonti loca-
li, a Sibut, 160 chilometri dalla ca-
pitale, sarebbero stati attaccati loca-
li di una parrocchia cattolica.
Il Santo Padre ha ricevuto questa
mattina in udienza le Loro Emi-
nenze Reverendissime i Signori
Cardinali:
— Marc Ouellet, Prefetto della
Congregazione per i Vescovi;
— Karl Lehmann, Vescovo di
Mainz (Repubblica Federale di
Germania).
Il Santo Padre ha nominato
l’Eminentissimo Cardinale Anto-
nio Cañizares Llovera, Prefetto
della Congregazione per il Culto
Divino e la Disciplina dei Sacra-
menti, Suo Inviato Speciale in
Panamá per le celebrazioni con-
clusive dell’anno giubilare indet-
to nel V centenario dell’erezione
della prima Diocesi (Santa Maria
di Antigua) sulla terraferma del
Continente americano, che
avranno luogo nei giorni 14-15
febbraio 2014.
Il Santo Padre ha nominato
Nunzio Apostolico in Tonga Sua
Eccellenza Reverendissima Mon-
signor Martin Krebs, Arcivescovo
titolare di Taborenta, Nunzio
Apostolico in Nuova Zelanda,
Isole Cook, Fiji, Kiribati, Palau,
Samoa, Stati Federati di Micro-
nesia, Vanuatu e Delegato Apo-
stolico nell’Oceano Pacifico.
Le guerre spezzano tante vite.
Penso specialmente
ai bambini derubati della loro infanzia.
(@Pontifex_it)
Allarme in Sud Sudan e nella Repubblica Centroafricana
L’Africa e le guerre dei bambini
re in Sud Sudan.
Ogni partito che
non rispetta le leg-
gi che vietano la
partecipazione dei
bambini nei conflit-
ti armati «deve es-
L’OSSERVATORE ROMANOpagina 2 domenica 19 gennaio 2014
L’OSSERVATORE ROMANO
GIORNALE QUOTIDIANO
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TIPOGRAFIA VATICANA
EDITRICE L’OSSERVATORE ROMANO
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Credito Valtellinese
Intervento a Ginevra del capo delegazione della Santa Sede
La protezione dei bambini dagli abusi
costante preoccupazione
Un momento
dell’incontro (Afp)
Pubblichiamo in una nostra traduzione
l’intervento pronunciato dall’arcivescovo
Silvano M. Tomasi, capo delegazione
della Santa Sede, durante i lavori del
Comitato della Convenzione dei diritti
del fanciullo, che si riunisce dal 13 al
31 gennaio a Ginevra per la sua ses-
santacinquesima sessione.
Signora Presidente, Membri del Co-
mitato,
Al momento della ratifica, nel
1990, la Santa Sede ha fatto la se-
guente dichiarazione:
«La Santa Sede considera la pre-
sente Convenzione come uno stru-
mento lodevole e opportuno che mi-
ra alla tutela dei diritti e degli inte-
ressi dei fanciulli, che sono “quel
prezioso tesoro dato a ogni genera-
zione come una sfida alla sua sag-
gezza e umanità” (...).
Nell’aderire alla Convenzione sui
Diritti del Fanciullo, la Santa Sede
intende manifestare una rinnovata
espressione della sua preoccupazione
costante per il benessere dei bambini
e delle famiglie. In considerazione
della sua particolare natura e posi-
zione, la Santa Sede, nell’aderire a
questa Convenzione, non intende in
alcun modo prescindere dalla sua
specifica missione, che è di carattere
religioso e morale».
La protezione dei bambini conti-
nua ad essere un’importante preoc-
cupazione per la società contempo-
ranea e per la Santa Sede. Il rappor-
to delle Nazioni Unite sulla violenza
sui bambini, pubblicato nel 2006, ci-
tava stime sconvolgenti dell’Orga-
nizzazione Mondiale della Sanità,
secondo cui 150 milioni di ragazze e
73 milioni di ragazzi minori di 18 an-
ni «sono stati costretti ad avere rap-
porti sessuali o hanno subito altre
forme di violenza sessuale con con-
tatto fisico» (1). Anche se contengo-
no un significativo margine d’errore,
tali stime non devono mai essere
ignorate o eclissate da altre priorità
o interessi da parte della comunità
internazionale. Inoltre, queste stime
non contengono proiezioni sul nu-
mero di vittime del lavoro infantile e
del traffico di bambini, ai fini sia
dello sfruttamento sessuale, sia del
lavoro forzato, del commercio di or-
gani o per altri motivi vergognosi.
Sebbene si sappia poco della dimen-
sione del problema, nel 2002 l’Or-
ganizzazione internazionale del lavo-
ro ha stimato che ogni anno 1,2 mi-
lioni di bambini sono vittima di traf-
fico (2).
Persone colpevoli di questi abusi
si trovano tra i membri delle profes-
sioni più rispettate del mondo, e
purtroppo anche tra il clero e altro
personale della Chiesa (3). Ciò è
particolarmente grave, poiché tali
persone occupano posizioni di gran-
de fiducia e sono chiamate a livelli
di servizio intesi a promuovere e a
proteggere tutti gli aspetti della per-
sona umana, compresa la salute fisi-
ca, emozionale e spirituale. Questo
rapporto di fiducia è fondamentale
ed esige un senso più elevato di re-
sponsabilità e di rispetto per le per-
sone che si servono.
Dinanzi a questa realtà, la Santa
Sede ha delineato con cura politiche
e procedure, volte ad aiutare a elimi-
nare questi abusi e a collaborare con
le rispettive autorità statali per com-
battere questo crimine. La Santa Se-
de è anche impegnata ad ascoltare
con attenzione le vittime e ad affron-
tare l’impatto che queste situazioni
hanno su quanti hanno subito gli
abusi e sulle loro famiglie. La stra-
grande maggioranza del personale e
delle istituzioni della Chiesa a livello
locale ha fornito, e continua a forni-
re, una grande varietà di servizi ai
bambini, educandoli e sostenendo le
loro famiglie, nonché rispondendo ai
loro bisogni fisici, emozionali e spiri-
tuali. Crimini abnormi di abusi com-
messi nei confronti di bambini sono
stati giustamente condannati e puni-
ti dalle autorità civili competenti nei
vari Paesi.
Pertanto, la risposta della Santa
Sede al triste fenomeno degli abusi
sessuali nei confronti di minori si è
articolata in diversi ambiti.
A livello della Santa Sede, che
esercita sovranità sullo Stato della
Città del Vaticano, la risposta agli
abusi sessuali è stata conforme alla
sua diretta responsabilità sul territo-
rio dello Stato della Città del Vatica-
no. A tale proposito, è stata promul-
gata una legislazione speciale per at-
tuare gli obblighi legali internazio-
nali, che copre lo Stato e la sua ri-
dottissima popolazione (4).
A livello internazionale, la Santa
Sede ha preso misure concrete ratifi-
cando la Convenzione sui Diritti del
Fanciullo nel 1990. Nel 2000, la
Santa Sede ha aderito al Protocollo
opzionale sulla vendita di bambini,
la prostituzione dei bambini e la
pornografia rappresentante bambini,
nonché al Protocollo opzionale sul
coinvolgimento dei minori nei con-
flitti armati. La Santa Sede, quindi,
promuove e incoraggia questi stru-
menti internazionali.
Allo stesso tempo, la Santa Sede,
quale organo centrale della Chiesa
cattolica, ha formulato linee guida al
fine di facilitare il lavoro delle Chie-
se locali per sviluppare misure effi-
caci nella loro giurisdizione e in con-
formità con il diritto canonico.
Le Chiese locali, tenendo conto
delle leggi interne dei rispettivi Pae-
si, hanno elaborato linee guida e vi-
gilato sulla loro attuazione, al fine di
prevenire qualsiasi altro abuso o af-
frontarlo prontamente, in conformità
con il diritto nazionale, laddove av-
viene. I riferimenti ad alcuni esempi
di queste misure attuate dalle Chiese
locali sono citati al paragrafo 99 del
Rapporto periodico della Santa Se-
de. Per esempio, la Chiesa cattolica
negli Stati Uniti ha adottato una
Carta per la protezione dei bambini
e dei giovani e una serie di misure
correlate (5). Sono state inoltre prese
altre iniziative pratiche, come per
esempio la realizzazione di corsi
online da parte della Pontificia Uni-
versità Gregoriana a Roma, insieme
con l’Università di Monaco, e la
promozione di buone pratiche da
parte di Ong di ispirazione cattolica,
che sono accessibili a livello transna-
zionale.
Il risultato dell’azione combinata
delle Chiese locali e della Santa Se-
de offre una struttura che, propria-
mente applicata, aiuterà a eliminare
il verificarsi di abusi sessuali sui
bambini da parte del clero e di altro
personale della Chiesa. Data la posi-
zione unica della Santa Sede
nell’ambito della comunità interna-
zionale e la presenza delle Chiese lo-
cali in tante parti del mondo, la
Chiesa cattolica desidera diventare
un esempio della migliore pratica in
questo importante impegno, così co-
me richiedono gli alti valori e ideali
racchiusi nella Convenzione e nei
suoi Protocolli.
Il Rapporto periodico sulla Con-
venzione dei Diritti del Fanciullo
(CRC) della Santa Sede si divide in
quattro Parti: la Parte I contiene ri-
flessioni generali, tra cui la natura
della Santa Sede quale soggetto di
diritto internazionale. La Parte II ri-
sponde alle osservazioni conclusive
del Comitato alla Relazione iniziale
della Santa Sede, e, in particolare,
alle questioni riguardanti le riserve; i
quattro principi del Comitato e i do-
veri e i diritti dei genitori, l’educa-
zione delle bambine, l’educazione
sulla salute e l’educazione sulla CRC.
La Santa Sede parla anche dei prin-
cipi che promuove riguardo ai diritti
e ai doveri del bambini nel contesto
della famiglia. La Parte III presenta
il contributo dato dalla Santa Sede a
livello internazionale per favorire e
promuovere i principi fondamentali
riconosciuti nella CRC in merito a
una vasta gamma di questioni ri-
guardanti i bambini (per esempio la
famiglia, l’adozione, i bambini con
disabilità; salute e benessere; tempo
libero e cultura; le misure speciali
per proteggere i bambini, comprese
le questioni riguardanti gli abusi ses-
suali, la tossicodipendenza, i bambi-
ni di strada e i gruppi minoritari).
Infine, la Parte IV affronta l’attuazio-
ne della Convenzione nello Stato
della Città del Vaticano.
L’incontro odierno costituisce
un’importante occasione per ringra-
ziare il Comitato per le domande
poste. Le Risposte scritte compren-
dono nuove informazioni sulle ini-
ziative della Santa Sede relative alla
promozione di principi fondamentali
riguardanti i programmi di assisten-
za ai bambini vittime di abusi e per
la realizzazione di ambienti sicuri.
Il Rapporto iniziale sul Protocollo
opzionale sulla vendita di bambini,
la prostituzione dei bambini e la
pornografia rappresentante bambini
(OPSC) della Santa Sede si divide in
sei Parti. La Parte I offre una breve
introduzione, comprendente una di-
scussione sulle linee guida del Comi-
tato circa la redazione dei Rapporti
periodici. Le Parti II e III spiegano
la natura della Santa Sede e ribadi-
scono le sue tre riserve e la sua di-
chiarazione in merito alla CRC. La
Parte IV tratta il contributo dato dal-
la Santa Sede nell’affermare i diritti
del bambino attraverso i discorsi e le
dichiarazioni del Santo Padre, indiriz-
zati a tutte le persone di buona vo-
lontà, sia credenti che non credenti.
La Parte V illustra le attività interna-
zionali della Santa Sede. Infine, la
Parte VI affronta l’attuazione dell’OP-
SC nello Stato della Città del Vatica-
no. Le Risposte scritte forniscono
informazioni aggiornate sull’attua-
zione dell’OPSC nello Stato della Cit-
tà del Vaticano, comprese le modifi-
che alle sue norme penali, al fine di
definire e penalizzare la vendita di
bambini, la prostituzione dei bambi-
ni e la pornografia rappresentante
bambini, come anche altri crimini
indicati nell’OPSC. Dopo la presenta-
zione delle Risposte scritte, un citta-
dino dello Stato della Città del Vati-
cano è stato messo sotto inchiesta
per presunti reati sessuali commessi
nei confronti di bambini al di fuori
del territorio dello Stato della Città
del Vaticano.
Il Rapporto iniziale sul Protocollo
opzionale sul coinvolgimento dei
minori nei conflitti armati (OPAC)
della Santa Sede è diviso in quattro
Parti. La Parte I è costituita da
un’introduzione contenente informa-
zioni fondamentali sulla ratifica e su
altre questioni. Le Parti II e III af-
frontano il ruolo della Santa Sede e
presentano le considerazioni riguar-
danti la CRC, comprese le riserve, la
dichiarazione e i sette principi fon-
damentali della politica della Santa
Sede rispetto ai bambini. La Parte IV
offre una panoramica delle dichiara-
zioni e delle attività della Santa Se-
de, che affermano i diritti del bam-
bino e i principi enunciati nell’OPAC
per quanto concerne la prevenzione,
il divieto, la protezione, il recupero e
la reintegrazione. Il Rapporto sul-
l’OPAC della Santa Sede contiene po-
che informazioni relative allo Stato
della Città del Vaticano, poiché non
ci sono forze armate nel senso tecni-
co del termine, bensì un corpo di
guardie (Guardia Svizzera), che
protegge il Papa, e un corpo di poli-
zia (Corpo dei Gendarmi), che
garantisce l’ordine pubblico nello
Stato.
I Rapporti, come già detto, indi-
cano anche sette principi chiave che
la Santa Sede promuove quale pro-
spettiva autentica dei diritti e dei
doveri del bambino secondo il dirit-
to internazionale. Possono essere co-
sì articolati: 1) il bambino ha una di-
gnità inerente come essere umano e
come persona umana dal momento
del concepimento fino alla morte na-
turale; 2) i diritti e i doveri del bam-
bino devono essere visti nel contesto
della famiglia; 3) il pieno rispetto
dei diritti e dei doveri del bambino
esige una protezione e una promo-
zione speciali dei diritti e dei doveri
della famiglia; 4) il benessere del
bambino è responsabilità primaria
dei suoi genitori e della sua famiglia
e 5) il bambino ha diritti e doveri ri-
guardo alla protezione della sua vita
e i genitori hanno i doveri e i diritti
corrispondenti di salvaguardare la
vita del bambino dal momento del
concepimento fino alla morte natu-
rale; 6) il bambino ha il diritto e il
dovere di ricevere un’educazione e i
genitori hanno i corrispondenti do-
veri e diritti di educare il bambino; e
7) il bambino ha diritti e doveri ri-
guardo alla libertà di religione, te-
nendo conto dei diritti e doveri dei
genitori di educare il bambino se-
condo le proprie credenze morali e
religiose.
Diverse istituzioni della Chiesa
cattolica nel mondo si sono impe-
gnate ad assicurare una serie vasta e
su larga scala di servizi sociali, sani-
tari ed educativi vitali, accompa-
gnando così le famiglie nella forma-
zione e nella protezione dei bambi-
ni. Basti pensare, per esempio, alla
rete di scuole cattoliche, da quelle
elementari a quelle secondarie e su-
periori, gestite dagli ordini religiosi,
dalle diocesi e dalle parrocchie loca-
li, che offrono un’educazione vitale e
informale a oltre 50 milioni di bam-
bini nel mondo, spesso in aree rurali
e tra popolazioni emarginate (6).
Alla fine, non c’è scusa per qual-
siasi forma di violenza o di sfrutta-
mento dei bambini. Tali crimini non
possono mai essere giustificati, sia
che vengano commessi a casa, o nel-
le scuole, nei programmi comunitari
e sportivi, nelle organizzazioni e
strutture religiose. È questa la politi-
ca di lunga data della Santa Sede.
Papa Giovanni Paolo II, per esem-
pio, ha affermato che qualsiasi abuso
nei confronti dei giovani «è sbaglia-
to secondo ogni criterio ed è giusta-
mente considerato un crimine dalla
società; è anche un peccato orrendo
agli occhi di Dio» (7). Per questa ra-
gione, la Santa Sede, e le strutture
delle Chiese locali in ogni parte del
mondo, sono impegnate ad afferma-
re come inviolabili la dignità e l’inte-
ra persona di ogni bambino, corpo,
mente e spirito.
Papa Benedetto XVI, parlando ai
vescovi irlandesi nel 2006, ha pro-
nunciato queste importanti parole:
«Nell’esercizio del vostro ministero
pastorale, negli ultimi anni avete do-
vuto rispondere a molti casi dolorosi
di abusi sessuali su minori. Questi
sono ancora più tragici quando a
compierli è un ecclesiastico. Le ferite
causate da simili atti sono profonde,
ed è urgente il compito di ristabilire
la confidenza e la fiducia quando
queste sono state lese. Nei vostri
sforzi continui di affrontare in modo
efficace questo problema, è impor-
tante stabilire la verità di ciò che è
accaduto in passato, prendere tutte
le misure atte ad evitare che si ripeta
in futuro, assicurare che i principi di
giustizia vengano pienamente rispet-
tati e, soprattutto, guarire le vittime
e tutti coloro che sono colpiti da
questi crimini abnormi» (8).
Allo stesso modo, Papa Francesco
ha chiaramente dichiarato la sua in-
tenzione di mantenere la grande at-
tenzione dedicata dai suoi predeces-
sori a questo grave problema, ren-
dendo partecipi della sua preoccupa-
zione i vescovi dei Paesi Bassi e of-
frendo loro un consiglio forte: «In
modo tutto particolare, desidero
esprimere la mia compassione e assi-
curare la mia preghiera a ciascuna
delle persone vittime di abusi ses-
suali e alle loro famiglie; vi chiedo
di continuare a sostenerle nel loro
doloroso cammino di guarigione, in-
trapreso con coraggio» (9). Ha inol-
tre preso una nuova iniziativa, an-
nunciando la creazione di una Com-
missione per la protezione dei fanciulli,
al fine di proporre nuove iniziative
per lo sviluppo di programmi per un
ambiente sicuro per i bambini e di
migliorare gli sforzi per la cura pa-
storale delle vittime di abusi nel
mondo (10).
In conclusione,
la Santa Sede sarà lieta di acco-
gliere qualsiasi suggerimento da par-
te del Comitato che possa aiutarla a
promuovere e a incoraggiare il ri-
spetto dei diritti del bambino e ad
assicurare un’attuazione efficace dei
provvedimenti della Convenzione e
dei suoi Protocolli.
_________
(1) Cfr. http://www.unicef.org/vio-
lencestudy/I.%20World%20Re-
port%20on%20Violence%20 again-
st%20Children.pdf.
(2) Cfr. Organizzazione interna-
zionale del lavoro, Every Child Coun-
ts. New Global Estimates on Child
Labour, Geneva, 2002.
Per quanto sia difficile raccogliere
dati statistici affidabili in questo
campo, essi potrebbero almeno indi-
care la dimensione del problema. Per
esempio, dalle statistiche globali for-
nite da Arc of Hope for Children si
evince il seguente quadro per il
2013:
- 40 milioni di bambini sono co-
stretti a subire abusi ogni anno;
- il suicidio è la terza tra le princi-
pali cause di morte tra gli adolescen-
ti nel mondo;
- il 30% di bambini con disabilità
gravi negli istituti speciali in Ucrai-
na muore prima di compiere 18
anni;
- circa un 20% di donne e un
5–10% di uomini raccontano di aver
subito abusi sessuali da bambini
mentre un 25–50% di tutti i bambini
racconta di aver subito abusi fisici;
- le statistiche indicano che ogni
anno 3 milioni di bambine subisco-
no mutilazioni genitali.
(3) Cfr. John Jay College Resear-
ch Team The Causes and Context of
Sexual Abuse of Minors by Catholic
Priests in the United States, 1950-
2010, Washington D.C., 2011.
(4) Le competenti autorità giudi-
ziarie dello Stato della Città del Va-
ticano ora eserciteranno anche una
giurisdizione penale su questi reati,
secondo le norme convertite in Leg-
ge dello Stato della Città del Vatica-
no n. VIII, dell’11 luglio 2013, conte-
nente Norme complementari in materia
penale; in Legge dello Stato della
Città del Vaticano n. IX, dell’11 lu-
glio 2013, contenente Modifiche al co-
dice penale e al codice di procedura pe-
nale, quando tali reati sono a) com-
messi da persone definite “pubblici
ufficiali”, (per esempio persone che
lavorano nella Curia Romana e nelle
istituzioni collegate, come anche il
personale diplomatico in missione
nel mondo); b) commessi dagli stessi
nell’esercizio delle proprie funzioni;
e c) se chi li commette è fisicamente
presente nel territorio dello Stato
della Città del Vaticano e non è sta-
to estradato. (Vedi in particolare,
Legge dello Stato della Città del Va-
ticano n. VIII dell’11 luglio 2013, con-
tenente Norme complementari in mate-
ria penale e Legge dello Stato della
Città del Vaticano n. IX dell’11 luglio
2013, contenente Modifiche al codice
penale e al codice di procedura penale).
(5) La Carta rivista per la protezio-
ne dei bambini e dei giovani è stata
sviluppata dal Comitato ad hoc per
gli abusi sessuali della Conferenza
dei Vescovi Cattolici degli Stati Uni-
ti (USCCB). È stata approvata da tut-
ti i vescovi cattolici statunitensi du-
rante l’assemblea generale di giugno
2005, e la seconda revisione è stata
approvata durante l’assemblea gene-
rale di giugno 2011. Le Norme essen-
ziali riviste per le politiche diocesa-
ne/eparchiali, riguardanti le accuse di
abuso sessuale sui minori da parte di
sacerdoti o diaconi, sono state svilup-
pate dal Comitato ad hoc per gli
abusi sessuali della USCCB e dalla
commissione episcopale mista Vati-
cano-Stati Uniti sulle norme sugli
abusi sessuali. Sono state approvate
da tutti i vescovi durante la riunione
generale di giugno 2005, ricevendo
la successiva recognitio della Santa
Sede il 1° gennaio 2006, e promulga-
te il 5 maggio 2006. La Dichiarazione
d’impegno episcopale rivista è stata ela-
borata dal Comitato ad hoc per la
vita e il ministero episcopale della
USCCB. È stata approvata da tutti i
Vescovi cattolici degli Stati Uniti
durante l’assemblea generale di no-
vembre 2005 e poi di nuovo nel
2011. La pubblicazione di questa edi-
zione rivista, contenente tutti e tre i
documenti, è stata autorizzata dai
sottoscriventi.
(6) Secondo dati del 2011, la Chie-
sa gestisce il sistema scolastico non
governativo più grande al mondo.
Gardner, Roy; Denis Lawton, Jo
Cairns (2005), Faith Schools, Rou-
tledge, p. 148, ISBN 978-0-415-33526-
3.
(7) Giovanni Paolo II, Discorso ai
partecipanti alla riunione interdicaste-
riale con i cardinali degli Stati Uniti
d’America, 23 aprile 2002.
(8) Benedetto XVI, Discorso ai Ve-
scovi della Conferenza episcopale d’Ir-
landa in visita «ad limina Apostolo-
rum», Sala del Concistoro, sabato 28
ottobre 2006.
(9) Papa Francesco, Discorso ai
Presuli della Conferenza episcopale dei
Paesi Bassi in visita «ad limina Apo-
stolorum», Città del Vaticano 2 di-
cembre 2013;
http://www.vatican.va/holy_fa-
ther/francesco/speeches/2013/decem-
ber/documents/papa-france-
sco_20131202_presuli-paesi-bas-
si_it.html
(10) Cfr. Briefing sulla riunione
del Consiglio di Cardinali (giovedì,
5 dicembre 2013).
Al Briefing di oggi, giovedì 5 di-
cembre, alle ore 13, oltre al Direttore
della Sala Stampa ha partecipato il
Cardinale Sean Patrick O’Malley,
Arcivescovo di Boston, membro del
Consiglio di Cardinali, che ha rila-
sciato la seguente Dichiarazione:
«Continuando con decisione nella li-
nea intrapresa dal Papa Benedetto
XVI, e accogliendo una proposta avan-
zata dal Consiglio di Cardinali, il
Santo Padre ha deciso di costituire una
specifica Commissione per la protezione
dei fanciulli, con la finalità di consi-
gliare Papa Francesco circa l’impegno
della Santa Sede nella protezione dei
fanciulli e nell’attenzione pastorale per
le vittime di abusi. Specificamente:
1. riferire circa lo stato attuale dei
programmi per la protezione dell’infan-
zia;
2. formulare suggerimenti per nuove
iniziative da parte della Curia, in col-
laborazione con vescovi, conferenze epi-
scopali, superiori religiosi e conferenze
dei superiori religiosi;
3. proporre nomi di persone adatte
per la sistematica attuazione di queste
nuove iniziative, includendo laici, reli-
giosi, religiose e sacerdoti con competen-
ze nella sicurezza dei fanciulli, nei rap-
porti con le vittime, nella salute menta-
le, nell’applicazione delle leggi, ecc.
La composizione e le competenze del-
la Commissione verranno indicate pros-
simamente con maggiore dettaglio dal
Santo Padre con un documento appro-
priato».
Il Cardinale O’Malley ha poi cita-
to alcune delle linee di azione della
costituenda Commissione.
L’OSSERVATORE ROMANOdomenica 19 gennaio 2014 pagina 3
Secondo gli occidentali limitano le libertà fondamentali dei cittadini
Da Europa e Stati Uniti forte critiche
alle leggi varate in Ucraina
Torna la minaccia terroristica in vista delle Olimpiadi di Soci
Attentato
in Daghestan
KIEV, 18. È braccio di ferro fra il
Governo ucraino, Unione europea e
Stati Uniti sul contestatissimo pac-
chetto di riforme approvato in ma-
niera rocambolesca dal Parlamento
di Kiev che tra l’altro inasprisce le
pene per i partecipanti a manifesta-
zioni non autorizzate. Secondo molti
osservatori, le leggi — promulgate ie-
ri sera dal presidente Viktor Ianuko-
vich — mirano a togliere spazio alle
migliaia di persone che da quasi due
mesi protestano contro l’Esecutivo e
in favore dell’integrazione europea.
Ma alle critiche di Bruxelles e Wa-
shington, il ministro degli Esteri di
Kiev, Leonid Kozhara ha risposto in
maniera altrettanto decisa, denun-
ciando gli interventi delle cancellerie
occidentali come «un’interferenza
negli affari interni».
Per l’alto rappresentante per la
Politica estera e di sicurezza comune
dell’Ue, Catherine Ashton, le nuove
norme «approvate frettolosamente e
in un’apparente mancanza di rispet-
to delle procedure parlamentari» so-
no preoccupanti perché «limitano i
diritti fondamentali dei cittadini» e
sono «contrarie agli obblighi inter-
nazionali» sottoscritti dall’Ucraina.
Preoccupazione è stata espressa an-
che dal commissario Ue all’Allarga-
mento, Štefan Füle, che tramite il
suo portavoce ha dichiarato che le
nuove leggi «vanno contro le aspira-
zioni europee degli ucraini, gli impe-
gni presi per l’accordo con l’Ue, gli
obblighi internazionali, i principi di
democrazia», e ha ventilato conse-
guenze nei rapporti di partnership
con Kiev. Dure critiche anche dal se-
gretario di Stato americano, John
Kerry, secondo cui il pacchetto di
norme è in contrasto con le regole
democratiche e «viola gli standard
di Osce e Unione europea».
Dopo aver approvato la legge di
bilancio senza alcun dibattito e per
alzata di mano, rendendo vana l’oc-
cupazione della tribuna del Parla-
mento da parte dei deputati dell’op-
posizione, i parlamentari della mag-
gioranza hanno ieri varato in fretta e
furia una gran quantità di leggi sen-
za curarsi degli avversari politici. In
particolare, le nuove disposizioni
inaspriscono le pene — portandole
fino a dieci anni di carcere per gli
organizzatori — previste per i disor-
dini di massa e l’occupazione di edi-
fici pubblici. Come se non bastasse,
il partito al potere ha deciso anche
di inasprire le pene per chi monta
tende in un’area pubblica senza au-
torizzazione e per chi manifesta a
volto coperto o in cortei di più di
cinque auto. Un’altra normativa pre-
vede che le ong che ricevono finan-
ziamenti dall’estero abbiano lo status
di “agente straniero”. Per Yulia
Tymoshenko, ex premier e leader
dell’opposizione ucraina condannata
a sette anni di reclusione, si tratta di
un passo verso l’instaurazione di una
nuova dittatura».
Senza fornire alcuna spiegazione,
il presidente Ianukovich ha intanto
ieri sera sollevato dall’incarico il ca-
po dell’amministrazione presiden-
ziale, Serghiei Liovochkin. E secon-
do alcuni media, sarebbe stato lo
stesso Liovochkin a decidere di rom-
pere dopo la firma delle leggi contro
i manifestanti. Destituiti anche il ca-
po di Stato maggiore dell’esercito,
Ghennadi Vorobiov, e due vice mini-
stri delle Finanze, Serghiei Ribak e
Iuri Shevchenko, già sostituiti.
Scontri tra polizia manifestanti nel centro di Kiev (Afp)
Intesa
tra Ungheria
e Russia
MOSCA, 18. Polemiche in Un-
gheria dopo l’accordo sulla co-
struzione di una nuova centrale
nucleare, firmato martedì scorso
a Mosca dal premier, Viktor Or-
ban, e dal presidente Vladimir
Putin. I russi costruiranno due
nuovi reattori in aggiunta ai
quattro esistenti a Paks (cento
chilometri a sud di Budapest sul
Danubio) e accorderanno un
credito di dieci miliardi di euro,
per un valore pari all’80 per
cento del progetto.
La centrale di Paks fu costrui-
ta negli anni Settanta dall’Unio-
ne sovietica. Orban rivendica la
legittimità del nuovo progetto
sulla base di una risoluzione ap-
provata dal Parlamento unghere-
se nel 2009, durante il Governo
socialista, ma questa risoluzione
secondo le opposizioni sarebbe
stata solo preliminare e contesta-
no l’intesa con Mosca. Gli stessi
socialisti oggi, anche in chiave
elettorale, accusano Orban di
tradimento degli interessi nazio-
nali.
L’Ungheria dipende dalla
Russia per l’approvvigionamento
di petrolio all’80 per cento, del
gas al 75 per cento e adesso an-
che per la tecnologia e combusti-
bile nucleare. Secondo il Gover-
no, l’intesa con Mosca è tuttavia
vantaggiosa per il Paese. Orban
ha assicurato ieri che l’ampliata
capacità dell’impianto di Paks
fornirà elettricità a basso costo.
Estremisti islamici protestano contro la nuova Costituzione
Violenze
divampano nelle città egiziane
Lunedì a Bruxelles primo consiglio di cooperazione
Tra Iraq e Ue
legami più stretti
Il ministro degli Esteri iracheno Zebari (Afp)
Il presidente venezuelano (La Presse/Ap)
Per rilanciare le relazioni bilaterali arenate da mesi
Maduro pronto a riaprire il dialogo con Washington
L’Algeria alle urne il 17 aprile
per le presidenziali
MOSCA, 18. Torna la paura del ter-
rorismo a venti giorni dal via dei
giochi olimpici invernali di Soci:
un nuovo attentato ha colpito ieri
sera la capitale del Daghestan,
Makhachkala, proprio mentre il
presidente russo, Vladimir Putin,
garantiva in televisione la sicurezza
delle Olimpiadi. Per ora si contano
solo pochi feriti, ma il livello di al-
lerta è di nuovo al massimo.
La guerriglia cecena ha compiu-
to grandi stragi in Russia in mezzo
a una scia quasi quotidiana di at-
tacchi minori nelle varie regioni
caucasiche, in particolare nel Da-
ghestan, come quello di ieri sera.
In un ristorante ha lanciato una
granata e un’autobomba è esplosa
all’arrivo dei poliziotti. Successiva-
mente, quattro militanti islamici so-
no rimasti uccisi in un’operazione
antiterrorismo condotta dalle auto-
rità russe. Secondo quanto riferito,
i quattro sarebbero i responsabili
dell’attentato, a seguito del quale
erano riusciti a scappare e a rifu-
giarsi in un edificio.
L’attentato arriva nel giorno in
cui il leader ceceno, Ramzan
Kadyrov, ha annunciato nuovamen-
te la scomparsa di Doku Umarov,
il capo dei guerriglieri del Caucaso
del nord che dal 2007 tiene sotto
scacco il Cremlino e che ora mi-
naccia sangue anche sui giochi di
Soci. Finora l’hanno dato per mor-
to almeno sei volte, ma Kadyrov
stavolta ha affermato di avere nuo-
ve prove: l’intercettazione di una
conversazione tra leader dei ribelli
del Daghestan e della Kabardino-
Balkaria che discutono l’elezione
del successore di Doku Umarov in
seguito alla sua morte. «Eravamo
sicuri al 99 per cento che Umarov
fosse stato ucciso in una operazio-
ne. Ora abbiamo la prova che è
morto, anche se il suo corpo non è
ancora stato trovato. Lo stiamo cer-
cando», ha detto Kadyrov, che già
il 18 dicembre aveva annunciato la
sua uccisione. I servizi segreti russi,
tuttavia, non confermano: «Non
abbiamo un’informazione simile»,
ha precisato una loro fonte.
Nominato
il primo ministro
ceco
PRAGA, 18. Il presidente della
Repubblica Ceca, Miloš Zeman,
ha nominato ieri il leader del
partito socialdemocratico (Cs-
sd), Bohuslav Sobotka, come
primo ministro. Sobotka guiderà
una coalizione assieme al nuovo
partito Azione dei cittadini
scontenti, del miliardario Andrej
Babiš, e ai cristiano-democratici,
sulla base di un patto politico
firmato il mese scorso. Il nuovo
Esecutivo potrà contare su una
maggioranza di 111 seggi su 200.
Il Cssd è risultato il primo
partito alle elezioni anticipate di
ottobre, con poco più del 20 per
cento dei voti. Al secondo posto
si è piazzata la formazione di
Babiš, con una piattaforma poli-
tica anticorruzione, che inizial-
mente aveva escluso un’alleanza
con i socialdemocratici. Babiš,
che sarà ministro delle Finanze,
ha dichiarato che le sue priorità
saranno crescita economica e
creazione di nuovi posti di lavo-
ro. Il nuovo Governo ha pro-
messo di non alzare le tasse fino
al 2015 e di ridurre l’iva su libri
e medicinali. Sono previsti an-
che sgravi fiscali per i pensiona-
ti.
Le elezioni anticipate sono
state convocate in ottobre dopo
che a giugno il Governo di cen-
tro destra, di Petr Nečas, era ca-
duto per una vicenda di corru-
zione.
IL CAIRO, 18. Violenti scontri hanno
insanguinato anche ieri l’Egitto, nel
venerdì di proteste indetto dal fronte
degli oppositori al Governo. Il bi-
lancio, a fine serata, è di sette morti,
decine di feriti e oltre 150 arresti. I
disordini sono scoppiati poco dopo
la preghiera di mezzogiorno, quando
alcune centinaia di sostenitori isla-
mici del deposto presidente,
Mohammed Mursi, hanno iniziato
gli annunciati cortei contro la nuova
Costituzione, oggetto di referendum.
I risultati ufficiali della consultazio-
ne verranno annunciati in giornata,
ma in base ai dati forniti ufficiosa-
mente da fonti concordanti, la nuo-
va Carta fondamentale avrebbe in-
cassato il 98 per cento di voti a fa-
vore.
Al Cairo il bilancio più drammati-
co: nel distretto di Alf Mascan, a
Heliopolis, dove ha sede il palazzo
presidenziale Gli estremisti islamici
hanno lanciato molotov, pietre e
tutto ciò che hanno trovato sul pro-
prio cammino contro le forze di si-
curezza in assetto antisommossa. I
dimostranti uccisi dai colpi di arma
da fuoco sono stati quattro. Molti i
feriti.
Altri due dimostranti sono stati
uccisi a Fayyum, il governatorato a
sud del Cairo considerato un bastio-
ne del movimento dei Fratelli mu-
sulmani. Un morto anche nella città
Sei Ottobre, poco a sud del Cairo.
Scontri e violenze si sono poi re-
gistrati a Suez, Alessandria, Beni
Suef, Ismailia. In molti casi a fron-
teggiare i dimostranti sono scesi in
piazza i residenti.
In questo contesto — nel quale è
da segnalare anche una recrudescen-
za delle tensioni in Sinai dove terro-
risti hanno fatto saltare un tratto di
gasdotto — ferve l’attesa per l’annun-
cio dei risultati definitivi sul referen-
dum costituzionale, previsto per og-
gi pomeriggio.
La nuova Costituzione — che con-
ta 247 articoli — è stata redatta da
un comitato di cinquanta incaricati
guidati dall’ex segretario della Lega
araba e candidato alle presidenziali
del 2012, Amr Moussa. Con l’appro-
vazione nel referendum, il nuovo te-
sto apre la strada alla prossima fase
della Road Map indicata dal Gover-
no ad interim, che prevede l’indizio-
ne di elezioni presidenziali entro
l’estate.
Il quotidiano «Al Hayat», edito a
Londra, ha reso noto che il generale
Abdel Fattah El Sissi discuterà della
propria candidatura alle presidenzia-
li in un incontro del Consiglio su-
premo delle forze armate. Il summit
si terrà dopo che il presidente ad in-
terim, Adly Mansour, avrà indetto le
elezioni presidenziali.
BRUXELLES, 18. È in programma
per lunedì prossimo a Bruxelles, al
termine del Consiglio dei ministri
degli Esteri dell’Unione europea, il
primo consiglio di cooperazione fra
l’Ue e l’Iraq. L ’alto rappresentante
per la Politica estera e di sicurezza
comune dell’Ue, Catherine Ashton,
e il presidente di turno del Consi-
glio, il ministro greco Dimitris
Kourkoulas, accoglieranno il mini-
stro per gli Affari esteri iracheno,
Hoshyar Zebari. Al centro dei collo-
qui, in una fase in cui l’Iraq sta re-
gistrando una preoccupante recru-
descenza delle violenze, vi saranno i
temi della sicurezza e dell’energia.
Intanto anche ieri l’Iraq è stato se-
gnato dalle violenze: un attentato
suicida, compiuto nella provincia di
Al Anbar, ha provocato la morte di
sei agenti delle forze di sicurezza.
ALGERI, 18. Si terranno il prossimo
17 aprile le elezioni presidenziali in
Algeria. L’attuale presidente,
Abdelaziz Bouteflika, ha firmato
ieri il decreto con cui «convoca il
corpo elettorale alle urne» apren-
do, di fatto, la strada alla presenta-
zione delle candidature al Consi-
glio costituzionale che dovrà valu-
tarne la validità.
Per assecondare i criteri di sele-
zione — scrive l’agenzia Misna —
gli aspiranti alla presidenza dell’Al-
geria dovranno presentare almeno
seicento firme di rappresentanti
eletti nelle assemblee popolari co-
munali, nelle wilaya (prefetture) o
in Parlamento e provenienti dal 25
per cento delle province in cui è
diviso il territorio nazionali. In al-
ternativa potranno presentare alme-
no sessantamila firme di elettori
iscritti nei registri dei votanti.
La campagna elettorale, in base
alla legge, si aprirà 25 giorni prima
del voto e si concluderà tre giorni
prima dell’apertura delle urne.
Bouteflika, rieletto il 9 aprile del
2009 per un terzo mandato con ol-
tre il novanta per cento delle prefe-
renze, in un voto boicottato dalla
maggioranza dei partiti di opposi-
zione, è il candidato ufficiale del
Fronte di liberazione nazionale
(Fln). Lo scorso aprile è stato rico-
verato di urgenza a Parigi in segui-
to a un problema cardiaco. La sua
lunga degenza di tre mesi e un
prolungato silenzio sulle sue vere
condizioni di salute, Bouteflika ha
76 anni, avevano alimentato preoc-
cupazioni e dubbi sul futuro istitu-
zionale dell’Algeria.
A novembre anche Mohammed
Moulessehoul, scrittore pluripre-
miato con lo pseudonimo di
Yasmina Khadra, aveva annunciato
— come riferisce l’agenzia di stam-
pa Agi — l’intenzione di candidarsi
per la guida del Paese.
CARACAS, 18. Il Governo venezuela-
no del presidente Nicolás Maduro si
è detto pronto a riprendere i collo-
qui con gli Stati Uniti, dopo il falli-
mento del tentativo di avvicinamen-
to fra i due Paesi registrato lo scorso
luglio. «Noi siamo pronti e preparati
a sederci attorno a qualsiasi tavolo
del dialogo per trattare i temi bilate-
rali» ha dichiarato Maduro, illu-
strando un primo bilancio del suo
mandato all’Assemblea nazionale.
Privi di ambasciatori dal 2010, i
due Governi avevano iniziato a par-
lare nel giugno 2013 nel tentativo di
riportare le loro relazioni diplomati-
che al massimo livello, con l’impe-
gno personale del capo della diplo-
mazia di Caracas, Elías Jaua, e del
segretario di Stato americano, John
Kerry, ma tutto si era arenato appe-
na un mese dopo. A dicembre, era
stato lo stesso Kerry a rilanciare la
disponibilità degli Stati Uniti a ri-
prendere il dialogo con Caracas.
Negli ultimi mesi, e in più di
un’occasione, il presidente del Vene-
zuela ha accusato l’Amministrazione
di Washington di avere scatenato,
insieme alla destra venezuelana, una
«guerra economica» contro il suo
Governo, sfociata — a suo dire — in
una inflazione indotta che ha supe-
rato il 50 per cento nel 2013, accom-
pagnata dalla progressiva mancanza
di generi di prima necessità.
L’ultimo scontro è avvenuto lo
scorso settembre, quando Caracas ha
espulso l’incaricata d’affari statuni-
tense, ricevendo in cambio lo stesso
trattamento.
Nonostante le difficili relazioni di-
plomatiche, gli Stati Uniti restano
comunque il principale acquirente
del greggio venezuelano.
L’OSSERVATORE ROMANOpagina 4 domenica 19 gennaio 2014
di cardinali e di signori che porta-
vano i più bei nomi d’Europa (Per-
rier, Altissen, Sforza, Bessarione)
magari solo per ordinare la pittura
di uno stemma o la copia di una
icona miracolosa. Arrivavano i fun-
zionari di Palazzo per commissio-
nare decorazioni a fresco o sten-
dardi dipinti, arrivavano semplici
pellegrini in cerca di un souvenir
devoto a buon prezzo.
Antoniazzo, coadiuvato da nu-
merosi aiuti cercava di accontenta-
re tutti anche se, come ogni arti-
giano, doveva avere i suoi clienti
particolarmente affezionati, da ser-
vire con speciale riguardo: per
esempio la comunità dei prelati
spagnoli a Roma. Per loro lavora
nella chiesa nazionale di San
Giacomo. Per loro si adatta
volentieri a confezionare
tavole di gusto un po’
“morisco” e anche im-
L’emigrazione raccontata da Lilia Bicec in «Miei cari figli, vi scrivo»
Non ero pronta
ma ho lasciato tutto
La sua partenza è una fuga
frutto della povertà
Di case e scuole senza riscaldamento
di fabbriche soppresse e salari non erogati
Di diritti dimenticati
di ANTONIO PAOLUCCI
P
er intendere il ruolo di
Antonio Aquili, meglio
conosciuto come Anto-
niazzo Romano, nella
Roma del XV secolo, bi-
sogna prima di tutto considerare la
sua storia. Nato intorno al 1435 nel
Rione Colonna, nel cuore di Ro-
ma, Antoniazzo morì quasi settan-
ta anni più tardi, dopo il 1508. A
quanto è dato di sapere veniva da
una famiglia di pittori, era parente
di pittori, due dei suoi figli lo se-
magini di san Jacopo
ad modum Hispaniae
(e cioè presumibil-
mente su fondo oro
operato) come è ri-
chiesto da un docu-
mento del 1502.
Essendo poi Anto-
niazzo artista di soli-
da reputazione, ac-
creditato a corte, ben
inserito nel giro delle
commissioni cittadi-
ne, egli svolse di fat-
to, nella Roma degli
ultimi decenni del
Quattrocento, un
ruolo prezioso per i
pittori forestieri in
cerca di commissioni
e di notorietà.
I documenti parla-
no di rapporti di col-
laborazione e in qual-
che caso di veri e
propri contratti di
impresa con Melozzo
e con Perugino, con
Pier Matteo d’Amelia
e con il senese Pietro
Turini. Per un artista
che dall’Umbria e
dalla Toscana veniva
a Roma in cerca di
centinata. A destra la Vergine ingi-
nocchiata a mani giunte, a sinistra
san Giuseppe; in alto, al centro
dell’arco, ritagliata come un emble-
ma sopra due nuvolette oblunghe
dislocate in prospettiva, la colom-
ba dello Spirito Santo. Non esiste
paesaggio ma solo il muro invalica-
bile del fondoro. Tutta la sapienza
dell’artista si concentra nella sottile
modulazione di ombre e di luci
che il bagliore dell’oro riverbera
sui volti e sulle membra dei divini
personaggi.
È difficile immaginare una Nati-
vità più spoglia, più essenziale, ma
è difficile anche immaginare una
rappresentazione dell’evento sacro
altrettanto solenne e maestosa. La
committenti, valori fondamentali
così come è valore fondamentale e
irrinunciabile la riconoscibilità dei
santi effigiati. All’interno di questo
sistema simbolico accettato e mes-
so in immagine con piena convin-
zione, si collocano tre figure lumi-
nose e maestose la cui verosimi-
glianza plastica, anatomica e fisio-
nomica non solo non diminuisce
ma al contrario esalta i significati
religiosi di cui sono portatrici.
Ancora una volta viene in mente
Piero della Francesca del Polittico
della Misericordia e del Polittico
degli Agostiniani. Non perché sia-
no riscontrabili, nel caso, specifi-
che consonanze di stile fra Anto-
niazzo e il maestro di Borgo, in-
guirono nella professione. Aveva
casa e bottega in Piazza Cerasa
(oggi Rondanini) a due passi dal
Pantheon, era uomo di buon censo
e di ottima reputazione sociale. I
documenti lo indicano socio di
confraternite importanti (quella del
Sancta Sanctorum, quella della
Santissima Annunziata) membro
autorevole della corporazione dei
pittori, fornitore di fiducia dei Pa-
lazzi Apostolici.
Non si allontanò mai da Roma a
parte qualche rara puntata in pro-
vincia. In compenso, negli anni tu-
multuosi del secondo Quattrocen-
to, quando Roma cambiava pelle e
rinnovava la sua immagine artisti-
ca, la bottega di Antoniazzo fu un
centro assai attivo di incontri, di
commissioni e anche di affari. Arri-
vavano nella sua bottega i segretari
che è stato pictor urbis più di ogni
altro, l’onore e il merito che gli so-
no dovuti. Perché Antoniazzo, nel
suo sapiente mimetismo, nel suo
opportunistico oscillare fra sugge-
stioni peruginesche, ghirlandaie-
sche e pierfrancescane, ha saputo
più di una volta toccare esiti di au-
tentica poesia figurativa.
Prendiamo quel capolavoro asso-
luto che è la Natività di Civita Ca-
stellana. Antoniazzo utilizza mate-
riali iconografici e stilistici di
ascendenza fiorentina e di marca
ghirlandaiesca ma li dispone con
arcaica povertà dentro la tavola
brio. In questo modo, usando
mezzi espressivi non diversi da
quelli messi in campo da Piero del-
la Francesca nella sua Madonna
della misericordia e con atteggia-
mento mentale sostanzialmente si-
mile, Antoniazzo dipinge verso
l’anno 1480, un presepe moderno
che ha i caratteri di una icona an-
tica.
Un altro capolavoro assoluto,
pure presente in mostra, è la Pala
di Montefalco. Anche in questa oc-
casione Antoniazzo non rinuncia al
fondo oro contro il quale si staglia-
no tre santi a figura intera ognuno
La sua bottega a Piazza Cerasa
era un punto di riferimento a Roma
E lui con il suo sapiente mimetismo
seppe più di una volta toccare
esiti di autentica poesia figurativa
con i suoi attributi icono-
grafici puntigliosamente
esibiti. Non diversamente
avrebbe impostato una
pala d’altare un pittore
del secolo precedente. La
connotazione sacrale e la
funzione liturgica del ma-
nufatto sono per Anto-
niazzo come per i suoi
Antoniazzo Romano a Palazzo Barberini
Pictor urbis
di CLAUDIO TOSCANI
Testamento non letto, si chiamava
questo libro nel 2009, alla sua ap-
parizione in rumeno. Oggi ha un
titolo più propriamente epistolare
(Miei cari figli, vi scrivo, Torino, Ei-
naudi, 2013, pagine 180, euro 16)
anche se contiene lettere, o ipotesi
di lettere, la maggior parte delle
quali scritte ma non spedite, di una
donna che ha lasciato Paese e fami-
glia per emigrare in Italia in cerca
di un futuro, più che per sé, per i
suoi due figli. L’autrice, Lilia Bicec,
è una moldava figlia di ex deportati
in Siberia, laureata, giornalista la
neanche loro, una cosa che sembra
impossibile ma è stata la pura e
semplice verità: una partenza-fuga
frutto della povertà, di case e scuo-
le senza riscaldamento, di fabbriche
soppresse e salari non erogati, di
diritti dimenticati.
E sotto Natale scrive: «Qui in
Italia mi sento Cenerentola in una
favola». Spreco di luci, negozi sti-
pati di merci, vetrine accecanti,
gente a gruppi, libertà di fare, di
dire, di muoversi, e a quanto pare
anche di pensare. Però lei è clande-
stina, se va meglio un’extracomuni-
taria, che secondo la legge vigente
va riconsegnata allo Stato da cui è
cui libertà di parola, sia pure dopo
l’indipendenza del Paese, è stata
ostacolata in mille modi da politici,
funzionari, autorità locali. Dopo
uno stage pubblicistico negli Stati
Uniti, tornata in patria ha speri-
mentato una povertà così totale
che, nel 2000, ha lasciato tutto ed è
partita illegalmente per l’Italia. «Le
mie vicissitudini, le mie cadute e le
mie ripartenze, la storia dei miei ge-
nitori nella lontana Siberia, e tanti
altri destini li troverete in questo li-
bro».
Dunque, non è di un romanzo
che si tratta, anche se preponderan-
te è l’abilità narrativa con cui sono
a Bologna. Viene ingannata, non sa
dove andrà e finisce a Brescia, sop-
porta fame, freddo, umiliazioni.
Quando non racconta di sé, pro-
va a scrivere ai figli la storia molda-
va (tanti padroni, tanti regimi, stra-
pazzata dal potere, dalla povertà,
dalla corruzione, persino dalle de-
portazioni). La vita che il padre di
le raccontava e che lei trasferisce ai
figli nelle pagine di una delle tante
lettere mai spedite, è particolarmen-
te dura e quasi incredibile, perché
contempla la Siberia, la guerra e la
carestia, la dittatura sovietica e nes-
suna o quasi idea di sopravvivenza.
Viene il giorno in cui la protago-
fuggita. Non conosce
una parola d’italiano,
ma intanto scopre il
“presepio” e, insieme,
il senso di una fede
che si può esercitare
liberamente. Lilia co-
mincia a fare la baby-
sitter, da Verona va a
Modena, da Modena
scritte le mille evenienze, fatti pen-
sieri propositi e problemi; sogni
rimpianti caos e ansia. Ma di un li-
bro di ricordi, nel desiderio di una
comunicazione scritta che però non
viene partecipata agli amatissimi
destinatari, i figli Cristina e Stasi
soprattutto, ma trattenuta in fogli
che solo molto più tardi avranno la
possibilità della testimonianza pub-
blica, ufficiale. A cominciare dallo
sguardo della figura femminile del-
la copertina, una lama lucida e pe-
netrante ancorché protesa verso il
nulla, carica di consapevolezza e di
dignità, e dalla dedica che, purtrop-
po, fa subito intendere la tragedia
nella tragedia: «...a mia figlia
Cristina in memoria di mio figlio
Stasi...».
Verosimile controfigura della pro-
tagonista, la donna ritratta è il sim-
bolo di tutte quelle che lottano, e
sono la quasi totalità, che cercano
soluzioni, restano affidabili, coltiva-
no speranze, si rialzano sempre;
meglio di tanti uomini che invece si
avviliscono, si arrendono, cedono
alle difficoltà rifiutando il futuro,
mutando spesso personalità e carat-
tere. I ricordi esordiscono sulle pri-
me ore della fuga, in balia dei soliti
profittatori di miseria: fuori casa, in
vista del confine con la Repubblica
Ceca, in una foresta battuta dalla
pioggia, niente complicazioni. Ma
poi si finisce in bocca alle guardie
tedesche a pochi metri dalla Ger-
mania. Arresto, prigione tempora-
nea, minaccia di essere riconsegnati
alle autorità ceche se non lascia il
Paese entro dieci giorni. Altra fuga,
altra clandestinità, altro illegale at-
traversamento di frontiera tra Ger-
mania e Italia, fino all’arrivo a Ve-
rona. «Miei cari figli, non ero pron-
ta a partire, ma ho dovuto abban-
donare tutto e andarmene». Non
ha salutato ufficialmente nessuno,
suo angioletto è volato via per sem-
pre».
Il libro è finito, ma la vita è an-
cora tutta da vivere, e Lilia Bicec la
vive a partire dalla parola fine in
coda al suo racconto.
nista, regolarizzata, fa il
primo ritorno in patria,
dai figli. Sono pagine
piene di pianti e di sorri-
si, di racconti, sogni di ri-
congiunzione, abbracci e
distacchi, lacrime e pro-
messe.
E viene il tempo di ri-
prendere a studiare, per
intimo desiderio, per vo-
glia di conoscere meglio
il Paese che l’ha ospitata,
per migliorare le condi-
zioni di vita. Poi, ecco il
momento in cui Cristina
e Stasi giungono in Italia,
dalla madre: «Finalmente
siete in Italia con me».
Non è un romanzo: è
verità, vita vissuta, e an-
che «abisso profondo e
buio» in quell’istante in
cui tre poliziotti alla por-
ta le fanno capire che «il
Immagini di cinema dall’archivio di Gian Luigi Rondi
Elegante e severo
simbologia liturgica del fondoro e
la verità delle mani del san Giu-
seppe costruite dall’ombra e dalla
luce, convivono in perfetto equili-
quadrandosi la pala di Montefalco
in un contesto culturale che se da
una parte tiene conto della misura
grande, delle forme espanse e colo-
rite di Melozzo, deve molto,
dall’altro, all’équipe umbro-toscana
attiva in quegli anni alla Sistina, e
quindi al Ghirlandaio, al giovane
Signorelli, alle sottigliezze lumino-
se di Bartolomeo della Gatta.
Il riferimento ai capolavori di
Piero della Francesca a proposito
della pala di Montefalco è da in-
tendersi nel senso della capacità,
comune ai due artisti, di sacralizza-
re il vero dando all’evidenza delle
cose il senso della fatalità e della
durata.
A ben guardare, percorrendo la
mostra allestita a Palazzo Barberi-
ni, ci accorgiamo che vale ancora
la lettura di Roberto Longhi quan-
do parla di un pittore che domina
«un po’ massiccio ma di certo im-
ponente nell’aurata tribuna del
Quattrocento romano e papale, al-
la guisa di un Cavallini minore».
Bisogna riconoscere che quella
idea di Antoniazzo affascinante
“reazionario”, ultimo alfiere di un
immaginario figurativo classica-
mente liturgico e romano-cattolico,
resta, al di là del pur suggestivo
alone letterario, una intuizione di
incontrastabile validità. Che poi un
pittore siffatto non avesse più spa-
zio né futuro nella Roma che si
apriva ai grandi professionisti um-
bri e toscani (a Perugino, a Botti-
celli, a Signorelli, al Michelangelo
della Pietà di San Pietro) e che
presto (1508) avrebbe ospitato Raf-
faello, questo è ben comprensibile.
Così come è comprensibile il desti-
no dei suoi iconici modelli, presto
stemperati e dissolti nelle repliche
e nelle varianti di una bottega de-
stinata alla emarginazione provin-
ciale.
«Natività» (1475-1480)
Santa Illuminata nel particolare della «Pala di Montefalco» (1488-1489)
Virna Lisi, Gian Luigi Rondi e Antony Quinn sul set di «La venticinquesima ora» (1969)
Dall’archivio di Gian Luigi Rondi — decano
dei critici cinematografici italiani e organizza-
tore culturale — emergono le foto dei maggiori
protagonisti del cinema mondiale. Gradual-
mente si svela un viaggio per immagini attra-
verso l’universo dei miti del grande schermo.
Ne scaturisce un volume — Immagini del cinema
viste da Gian Luigi Rondi (Roma, Edizioni Sa-
binae, 2013, pagine 144, euro 20) — carico di
storia, foto d’epoca, testimonianze, uno spacca-
to della vita artistica internazionale nel quale
fanno capolino i personaggi più noti degli ulti-
mi decenni: da Chaplin a Gassman, da Anto-
nioni a Rossellini, da Zavattini a Wyler. Non
mancano attrici indimenticabili come Virna Li-
si, Monica Vitti, Ingrid Bergman e Gina Lollo-
brigida, intervistata dal curatore Simone Casa-
vecchia. Una testimonianza personale, dalla
quale emerge la personalità di Rondi: «profes-
sionale, dedito al lavoro e molto pignolo». In
una breve presentazione di Paolo e Vittorio Ta-
viani, lo storico del cinema viene definito «cri-
tico acuto, dal rigore scientifico, improvvisa-
mente attraversato da passioni o furori». Il li-
bro diventa quindi «una specie di diario a
puntate, tra l’intimo e l’impertinente, tra lampi
e intuizioni e ironie da gossip: una scrittura da
secolo dei lumi, divertita divertente». E il pro-
tagonista, accanto ai divi del cinema, è proprio
Rondi, «elegante e severo, padre dei cento e
cento piccoli David che da anni rallegrano, o
imbronciano, la nostra fauna cinematografica».
successo, la bottega di Piazza Ce-
rasa doveva essere un passaggio
obbligato. Lì si potevano acquisire
utili informazioni professionali,
avere notizie di possibili commis-
sioni, conoscere eventuali clienti e
quindi ottenere concrete opportu-
nità di lavoro.
Consapevole di ciò e forte del
suo ruolo di artista egemone, An-
toniazzo sfruttò con avvedutezza
questa sua rendita di posizione
coinvolgendo i colleghi umbri e to-
scani in contratti societari ma an-
che lasciandosi influenzare dai loro
stili.
La mostra attualmente allestita a
Palazzo Barberini per le cure di
Anna Cavallaro e Stefano Petroc-
chi, raccogliendo il meglio della
sua produzione e della sua eredità
stilistica, rende ad Antonio Aquili
L’OSSERVATORE ROMANOdomenica 19 gennaio 2014 pagina 5
Bergoglio raccontato da don Fabián Báez
Per chi non ho suonato
la campana
«Mai di manica larga, mai rigoristi, sempre misericordiosi» raccomandava ai confessori
di SILVIA GUIDI
«Non sono esattamente come Geor-
ge Clooney, mi dispiace» sorride
don Fabián Báez davanti al fotogra-
fo che sta scegliendo lo scorcio mi-
gliore per ritrarlo durante l’intervista
che ha rilasciato al nostro giornale.
Dopo il “salto della transenna”
dell’8 gennaio scorso, durante
l’udienza del mercoledì, il sacerdote
argentino — che ha da poco cambia-
to incarico pastorale: dal marzo
prossimo sarà al santuario di San
Cayetano en Liniers a Buenos Aires
— è ormai noto in tutto il mondo co-
me il “prete della papamobile”.
Come ha conosciuto Bergoglio?
La prima volta che l’ho visto, ne-
gli anni Novanta, ero ancora studen-
te universitario; mi sono confessato
da lui — una confessione molto bel-
la, molto cordiale — e poi mi ha re-
galato un libretto sulla devozione al
Sacro Cuore. Non abbiamo mai la-
vorato insieme a qualche progetto
particolare, e non c’era un’amicizia
particolarmente stretta, era semplice-
mente un hombre cercano, molto vici-
no a tutti noi, me compreso.
Cosa l’aveva colpito di più?
Quello che colpisce tutti, credo:
Bergoglio è un uomo libero. E mol-
to, molto intelligente. A Buenos Ai-
res tutti erano colpiti dalla sua au-
sterità, dal fatto che lo infastidisse
ogni barriera di protezione tra se
stesso e il mondo reale. Era eviden-
te, in lui, il gusto, il “divertimento”
di stare tra la gente, e la semplicità
della sua vita anche da arcivescovo e
da cardinale: neanche il più povero
dei preti era così povero.
E qualche ricordo?
Le sue telefonate a sorpresa, di-
ventate celebri sulla stampa di tutto
il mondo, non sono una novità per
noi. Quando è morto mio padre, po-
che ore dopo mi è arrivata la sua
chiamata. Una volta, ero ancora se-
minarista, ha telefonato in parroc-
chia nel primo pomeriggio dicendo:
«Vorrei venire a battezzare da voi,
potresti chiedere al parroco se è
glio gli aveva dato appuntamento in
arcivescovado e Diego aveva colto
l’occasione per chiedergli consiglio
su tutte le situazioni più spinose,
complicate e difficili che stava viven-
do, parlando il più liberamente pos-
sibile. L’arcivescovo ascoltava e face-
va domande, e il colloquio stava di-
ventando sempre più lungo. Uscen-
do, Diego vide Fernando de la Rúa
Bruno, il presidente della Repubbli-
ca, che stava aspettando in antica-
mera. Ed è rimasto senza parole. Si
sentiva quasi in colpa per il tempo a
lui dedicato: ma per Bergoglio lui e
il presidente erano ugualmente im-
portanti.
E il primo pensiero quando è stato
eletto Papa?
Per me è stato uno tsunami inte-
riore, una scossa fortissima; lo desi-
deravo ma sinceramente non lo cre-
devo possibile, per tanti motivi. Ap-
pena ho visto la fumata bianca sono
andato a suonare le campane, ma
quando ho sentito il nome mi sono
dimenticato di tornare a suonarle:
ero in ginocchio davanti al televiso-
re. La prima cosa che ho pensato è
stata: mi ha ordinato un Papa! Da
noi erano circa le tre del pomeriggio
quando è arrivata la notizia: non ho
mai visto tanta gente alla messa po-
meridiana come quel giorno. L’alle-
gria per strada era palpabile. Siamo
un Paese con una pietà popolare
molto forte e una grande fede maria-
na, ma tutta la nostra storia è segna-
ta da grandi contraddizioni e divi-
sioni profonde. Vedere la gente che
festeggiava per strada, unita, felice
per lo stesso motivo, è stato uno
spettacolo bellissimo.
Qual è il consiglio che Bergoglio dava
più spesso a voi sacerdoti?
Ripeteva sempre che la cosa più
importante è avere un rapporto per-
sonale costante, intenso, profondo,
intimo con Gesù. Non ci sono altre
strategie, altri segreti. E sulla confes-
sione, ci ripeteva spesso: ni manga
ancha, ni rigorista, mai essere di ma-
nica larga, ma neanche rigoristi, e
sempre — sempre! — misericordiosi.
L’assoluzione dai peccati fa bene a
chi la riceve, ma anche a chi l’ammi-
nistra. Anche il sacerdote ne trae be-
neficio, perché sta partecipando al
ministero di Cristo. Di solito tendia-
mo a sottovalutare il potere sanante
della grazia sacramentale e il grande
potere della grazia di stato, in tutte
le vocazioni: sposati, sacerdoti, con-
sacrati. Vale per tutto il popolo cri-
stiano. Se avessimo ben presente il
potere sanante della grazia sacra-
mentale, saremmo tutti innamorati
della confessione, preti e laici.
Dopo il salto sulla papamobile, è stato
assediato dalle telefonate di giornalisti,
amici e parenti. Come ha vissuto que-
sta notorietà improvvisa?
Quello che mi è successo lo vedo
come un regalo fatto non solo a me,
ma a tutti i sacerdoti di Buenos Ai-
res. Su Twitter [@paterfabian] ho
cercato di raccontare qualcosa della
mia esperienza. E la racconto a tutti
quelli che me lo chiedono. Quel
giorno non avevo il biglietto per
l’udienza, ero in mezzo alla folla,
quelle transenne da attraversare sono
un po’ l’immagine di tutta la nostra
vita. Tutti siamo chiamati a stare ac-
canto a Pietro. In mezzo alla folla,
in una giornata come tante, c’è qual-
cuno che ti chiama, che vuole a bor-
do proprio te. Quando rispondi di
sì, capisci che non si sale da soli, c’è
bisogno sempre dell’aiuto di qualcu-
no. E questo vale anche per chi è
più leggero di me... È stare con Ge-
sù che rende ciascuno di noi vera-
mente protagonista, tutto il resto è
apparenza, è qualcosa che passa. E
l’apparenza stufa prima di tutto noi
stessi, e poi anche gli altri.
d’accordo?». Ovviamente il parroco
rispose di sì, e credo che poche delle
famiglie dei bambini battezzati si
siano accorte che il sacramento era
stato amministrato dall’arcivescovo.
Sembrava un prete normale, felice di
far entrare nuove piccole vite nel po-
polo di Dio. Un’altra volta — saran-
no state le due o le tre del pomerig-
gio, ricordo che era caldissimo
quell’anno a Buenos Aires — mi
chiama per chiedermi di andare pri-
Rinascimento retrodatato
La rivolta dei medievistidi NICOLANGELO D’ACUNTO
Con il celebre volume su La civiltà del Rina-
scimento in Italia, pubblicato nel 1860, Jakob
Burckhardt contribuiva in misura decisiva al-
la creazione del mito secondo il quale
nell’Italia del Quattro-Cinquecento sarebbe
nato l’uomo moderno, incarnato da persona-
lità rarissime ed eccezionali come Leon Bat-
tista Alberti e Lorenzo il Magnifico, prototi-
pi dell’“uomo universale” perché versatili ed
eccellenti nelle arti e nella politica. Negli
umanisti italiani si risvegliò «il sentimento
di sé e del valore personale o soggettivo:
l’uomo si trasformò nell’individuo e come
tale si affermò». Naturalmente i secoli prece-
denti, quelli medievali, apparivano a
Burckhardt come segnati da «fede, ignoran-
mente esteriori con una nuova concezione
della coscienza: «Cosa significa peccare?
Agire contro la propria coscienza, la cui te-
stimonianza basta a condannare o ad assol-
vere l’uomo davanti a Dio».
Ce n’era a sufficienza per dire che prima
ancora di «trovare una formula per definire
il Medioevo, occorrerebbe trovarne una per
definire Eloisa», ma anche una per Petrarca
e una per Erasmo.
In realtà, come aveva già osservato Colin
Morris, il processo che aveva portato alla
scoperta dell’individuo era già cominciato
mio monastero o il mio vescovo simoniaco e
guibertista?
Possiamo allora usare una formula a effet-
to e definire la transizione dal XI al XII seco-
lo come un passaggio dall’età dell’obbedien-
za al tempo della responsabilità personale.
Infatti il vasto e articolato movimento di ri-
forma della seconda metà del XI secolo mise
in discussione gerarchie consolidate e assetti
del potere che per secoli avevano goduto di
notevole radicamento e pervasività. In parti-
colare, gli abitanti delle città (i cives) si tro-
varono nell’inedita situazione di prendere
partito di fronte a chierici simoniaci o
nicolaiti o di opporsi ai vescovi della propria
città.
Questa diffusa inquietudine religiosa coin-
cideva con una fase di effervescenza econo-
mica e sociale dei ceti urbani che, special-
mente in Italia, non tardò a manifestarsi in
forme nuove anche sul piano politico-istitu-
zionale. Secondo lo storico tedesco Hagen
Keller, nel Comune del XII secolo, inteso co-
me «comunità urbana organizzata dal punto
di vista normativo (...), la percezione e l’in-
terpretazione delle comunità attive, ma an-
che la correlazione tra i membri della comu-
nità e la comunità stessa erano diverse da
quelle in essere fino ad allora. I Comuni e le
comunità di vicinato erano interpretati come
universitas, ovvero assumevano con sempre
maggiore evidenza un carattere corporati-
vo». Ciò comportò una trasformazione del
modo di vedere i vincoli del singolo, ma an-
che dei gruppi, nella comunità politico-so-
ciale.
Il discrimine che segnava l’avvento di
questo mondo nuovo era il massiccio ricorso
etiche, lo spazio in cui atteggiamento inte-
riore, comportamenti concreti e volontà divi-
na si coniugavano, secondo le dinamiche
ben descritte da Pietro Abelardo.
Sul piano squisitamente teologico tutto
ciò comportava una maggiore attenzione per
il suffragio dei defunti e per il purgatorio,
insieme con una sempre più precisa “conta-
bilità dell’Aldilà”. Il destino ultraterreno del-
le anime veniva così concepito in un’ottica
sempre più chiaramente giuridica.
Emblematico al riguardo l’exemplum due-
centesco, giustamente valorizzato da Aaron
di Cristo, non più re glorioso ma crocifisso e
morente, il cui dolore aveva «agli occhi del
Padre un valore infinito e dava valore divino
al soffrire dell’uomo» (Claudio Leonardi).
Non più un Dio lontano e onnipotente,
dunque, ma un Dio-uomo, che condivideva
e valorizzava l’esistenza individuale in quan-
to tale e la stessa corporeità, proiettandole
nella dimensione dell’eterno.
Nella stessa direzione va letta la prevalen-
za del realismo eucaristico, che consentì
un’esperienza del divino quasi fisica, assolu-
tamente individuale e strettamente legata al-
la dimensione etica, poiché l’“essere in gra-
zia di Dio” era (ed è!) considerato il requisi-
to fondamentale per accostarsi all’Eucaristia.
Questa nuova sensibilità ebbe larghissima
diffusione, grazie a nuovi modelli di vita re-
ligiosa ispirati all’ideale della vita vere apo-
siddetta rivolta dei medievisti.
Nel capitolo conclusivo del celebre Héloise
et Abélard, pubblicato nel 1938, lo storico
francese della filosofia medievale Étienne
Gilson, prendendo di mira proprio
Burckhardt, vedeva appunto nell’epistolario
di Abelardo ed Eloisa la dimostrazione che
già nel XII secolo alcune personalità eccezio-
nali erano dotate di una tale indipendenza
di spirito e di un livello così alto di autocon-
sapevolezza da far crollare di colpo le fron-
tiere tra Medioevo e Rinascimento. La leçon
des faits che si poteva trarre da quella vicen-
da consisteva prima di tutto nel disvelamen-
to della natura mitologica e ideologica della
differenza tra Medioevo e Rinascimento.
Non dunque una ipotesi storica justiciable
des faits, bensì un mythe che comme tel n’est
pas discutable.
In pagine davvero esemplari per rigore
metodologico e chiarezza espositiva, Gilson
spiegava che non era la travolgente persona-
lità di Eloisa a essere “moderna” e poco
“medievale”; al contrario quelle categorie e
la periodizzazione che a essa era sottesa era-
no poco adatte a spiegare la complessità del
reale, proprio per il loro carattere marcata-
mente ideologico e anticristiano. La teologia
abelardiana ed eloisiana dell’intenzione si si-
tuava infatti contro il “giudaismo monasti-
co”, sostituendo l’esercizio di pratiche pura-
intorno al 1050. La struttura della società
che si era specchiata nell’ideologia dei tre or-
dines (oratores, bellatores, laboratores) lasciava
poco spazio alla responsabilità individuale.
Centrali, infatti, risultavano il principio ge-
rarchico e la costituzionale diseguaglianza
tra gli uomini che derivava dalla diversa im-
portanza delle funzioni e dei meriti teorica-
mente conseguibili dai singoli. Visto che il
Vita e Pensiero
Anticipiamo uno degli articoli del prossimo
numero della rivista «Vita e Pensiero». L’autore è
professore associato di Storia medievale presso la
Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università Cattolica
del Sacro Cuore.
za infantile e vane illusioni».
Insomma l’uomo moderno era
figlio dell’Umanesimo e del Ri-
nascimento, perché il Medio-
evo, una sorta di parentesi nel-
la storia della civiltà, non era
stato capace di esprimere indi-
vidualità altrettanto grandi e
generose.
La fortuna di questa tesi è
certificata ancor oggi dal suo
radicamento nella cultura cor-
rente, ma nella storiografia
scientifica già nella prima metà
del Novecento scoppiò la co-
stolica, veicolati da una agiogra-
fia sempre meno condizionata
dal peso della topica di genere
e per questo in grado di dare
uno spazio maggiore all’ele-
mento propriamente biografico.
L’uomo, responsabile delle
sue scelte e fatto a immagine di
Dio, nel XII secolo prese co-
scienza del suo essere compar-
tecipe della creazione, grazie al
nuovo equilibrio tra grazia e
natura affermato dai teologi
delle scuole. L’homo artifex si
definì in riferimento all’opus
Creatoris e all’opus naturae. I
prodotti dell’attività umana era-
no perciò compartecipi della
creazione. Così nelle sculture di
Wiligelmo sulla facciata del
sistema degli ordines si reggeva sulla pacifica
accettazione del loro posto nella società, tut-
ti dovevano limitarsi a obbedire, identifican-
do la propria scelta individuale con l’adesio-
ne a un ordo, cosmico, etico e sociale, voluto
da Dio.
Con la lotta per le investiture si pose un
problema fino ad allora inedito: a chi obbe-
dire? Chi era il responsabile terreno della
mia salvezza? L’imperatore o i suoi concor-
renti al trono, Gregorio VII o il Papa “impe-
riale” Clemente III, l’abate scismatico del
politico metteva a repentaglio la sua stessa
salvezza eterna. Le coniurationes comunali
dei secoli XI e XII non comportavano più
semplici obbligazioni tra persone, ma rinvia-
vano a un autonomo vincolarsi ai princìpi
della vita in comune.
Anche l’evoluzione del diritto penale fu
segnata da questo cambiamento, con l’intro-
duzione delle pene corporali inflitte quale ri-
parazione di atti compiuti dal singolo, unico
responsabile delle proprie azioni. La coscien-
za diventava così il centro delle valutazioni
L’epistolario di Abelardo ed Eloisa
dimostra che nel XII secolo alcune personalità
avevano una indipendenza di spirito
e un’autoconsapevolezza così alta
da spazzar via radicati pregiudizi storici
a varie forme di giuramento, una
delle quali, la coniuratio, divenne
il principio strutturale dell’orga-
nizzazione della comunità. I giu-
ramenti super evangelia che pun-
teggiano le fonti comunali co-
minciano con la formula ego iuro
et promitto. La responsabilità del
civis non si esplicava solo verso
l’esterno, in quanto il suo agire
Gurevič, in cui un avvocato sul letto di mor-
te, accortosi di avere subìto la condanna dal
Giudice eterno, si rivolse ai suoi colleghi
giuristi che vegliavano su di lui e gridò inu-
tilmente: «Fate appello». La legislazione
conciliare del Lateranense IV sulla confessio-
ne auricolare giungeva al termine di un
complesso approfondimento del legame tra
peccato e dannazione eterna. Iniziava il
cammino che doveva portare la Chiesa a
esercitare il monopolio delle coscienze me-
diante tecniche sempre più raffinate di intro-
spezione psicologica. L’intimità della co-
scienza non aveva però una valenza mera-
mente privata, poiché incrociava l’ordina-
mento della società, rispetto al quale l’indi-
viduo era chiamato ad agire responsabilmen-
te, con un inevitabile riverbero sul piano re-
ligioso, in quanto dalle sue azioni derivava il
suo destino ultraterreno.
L’immagine stessa di Dio, tanto nella ri-
flessione teologica quanto nella sua tradu-
zione iconografica, cambiava profondamen-
te, grazie a una valorizzazione dell’umanità
duomo di Modena è chiaro che verso il 1100
la concezione pessimistica del lavoro come
conseguenza della maledizione narrata dalla
Genesi aveva lasciato il posto a una visione
ottimistica del creato e della possibilità per
l’uomo di essere compartecipe e responsabile
della creazione in un contesto economico e
sociale segnato da un fortissimo dinamismo.
L’Occidente moderno fu, ed è ancora,
profondamente segnato da quel modello di
uomo, che proprio negli anni che stiamo vi-
vendo subisce un attacco senza precedenti
perfino nei suoi presupposti biologici. La
tecnologia e la scienza hanno riaperto in ter-
mini inimmaginabili fino al recente passato
la cosiddetta questione antropologica. La
crisi dei modelli che abbiamo ricevuto dal
Medioevo e dalla modernità ci impone di
comprendere le radici remote di un’eredità
che non possiamo liquidare senza perdere il
significato stesso dell’esperienza umana.
Scopriremo, senza sorprenderci, che spesso
si tratta di radici cristiane.
Don Fabián viene invitato da Papa Francesco a salire sulla papamobile, l’8 gennaio scorso
Il prete di Buenos Aires all’Osservatore Romano
nei confronti di una
persona che aveva
avuto un percorso
di vita tanto tor-
mentato e doloroso.
L’aneddoto “porteño”
più singolare che ri-
corda?
Una cosa che
non è accaduta a
me ma a un amico,
don Diego. Bergo-
ma possibile in un
ospedale della cit-
tà: «C’è un uomo
che sta morendo,
ha bisogno dei sa-
cramenti, dell’un-
zione degli infermi
e della confes-
sione, potresti an-
dare tu? È un sa-
cerdote che ha la-
sciato la sua voca-
zione molto tempo
fa. Se puoi, vai su-
bito. Avevo pensa-
to di andare io,
ma è meglio di
no». Era già cardi-
nale e aveva paura
di creare scompi-
glio in ospedale
andando lui di
persona, e di non
far sentire a suo
agio quell’uomo in
un momento tanto
delicato e decisivo.
Era preoccupato
per la sua anima.
Non era certo la
pigrizia a spinger-
lo a mandare qual-
cun altro, ma una
forma di discrezio-
ne e di attenzione
L’OSSERVATORE ROMANO (19/01/2014)
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  • 1. Spedizione in abbonamento postale Roma, conto corrente postale n. 649004 Copia € 1,00 Copia arretrata € 2,00 L’OSSERVATORE ROMANOGIORNALE QUOTIDIANO Unicuique suum POLITICO RELIGIOSO Non praevalebunt Anno CLIV n. 14 (46.556) Città del Vaticano domenica 19 gennaio 2014 . y(7HA3J1*QSSKKM(+[!"!=!#!;! Tra le ventuno vittime della strage a Kabul quattro membri dello staff Onu e un rappresentante dell’Fmi Furia talebana E le divergenze tra Kabul e Washington riguardo all’accordo sulla sicurezza permangono KABUL, 18. Mentre persistono le di- vergenze tra Kabul e Washington ri- guardo all’accordo sulla sicurezza, la violenza talebana non dà tregua. E così nel momento in cui rischia di allontanarsi l’intesa che dovrebbe garantire all’Afghanistan una mag- giore stabilità, i guerriglieri lanciano un messaggio molto chiaro: la loro azione destabilizzante continuerà. Come dimostra l’attacco compiuto ieri sera, quando un attentatore sui- cida si è fatto esplodere in un risto- rante a Kabul, provocando ventuno morti. Tra le vittime figurano quat- tro membri dello staff delle Nazioni Unite e un rappresentante del Fon- do monetario internazionale. La strage è stata perpetrata nel ri- storante in uno dei più rinomati luo- ghi di ritrovo dei diplomatici stra- nieri e degli operatori umanitari a Kabul. Come è usanza in molti ri- storanti della capitale, i commensali prima di entrare vengono sottoposti a rigidi controlli di sicurezza: sono perquisiti da guardie armate e poi vengono fatti passare attraverso due porte d’acciaio dotate dei necessari allarmi. Solo dopo questa trafila si può accedere nel locale. Evidentemente ieri sera nel locale, che si trova nello stesso isolato dell’ambasciata della Norvegia, qual- cosa nel sistema di sicurezza non de- ve aver funzionato. Infatti prima un attentatore suicida ha azionato la cintura, carica di esplosivo, che ave- va indosso, poi altri miliziani hanno cominciato a sparare all’impazzata contro i commensali. Nella notte le operazioni per mettere in sicurezza la zona sono andate avanti per ore perché la polizia temeva che qualche talebano, approfittando delle tene- bre, potesse essersi nascosto per poi compiere altri attacchi. Nel rivendicarla, un portavoce dei talebani ha detto che la strage è sta- ta la risposta all’attacco aereo statu- nitense avvenuto martedì scorso, nel- la provincia di Parwan, che, secondo il Governo afghano, avrebbe causato la morte di sette bambini e una don- na. Ma la strage ripropone soprat- tutto uno scenario critico, caratteriz- zato dall’azione talebana diretta a minare le fondamenta del Paese af- ghano. Ed è uno scenario che rischia di assumere toni ancora più inquie- tanti in vista del completo ritiro del contingente internazionale entro la fine del 2014. Ci si chiede, con sempre maggiore insistenza, se le forze locali saranno Papa Francesco a dirigenti e dipendenti della Rai La storia radice di nuovi slanci La qualità etica della comunicazio- ne è frutto di coscienze attente, non superficiali, sempre rispettose delle persone, sia di quelle che so- no oggetto di informazione, sia dei destinatari del messaggio. È chiaro e diretto il messaggio di Papa Francesco: assicurare la qualità eti- ca della comunicazione è una re- sponsabilità dalla quale «chi è tito- lare di un servizio pubblico, non può per nessun motivo abdicare». Destinatari più immediati sono sta- ti sabato mattina, 18 gennaio, diri- genti e dipendenti della Rai Radio- televisione italiana, ricevuti in udienza, nell’Aula Paolo VI, in oc- casione del 90° anniversario del- l’inizio delle trasmissioni radiofoni- che e del 60° di quelle televisive. «Ciascuno, nel proprio ruolo e con la propria responsabilità — ha detto il Pontefice — è chiamato a vigila- re» proprio per tenere alto il livello etico della comunicazione. Il Papa ha poi sottolineato l’im- portanza della collaborazione della Rai con la Radio Vaticana e con il Centro Televisivo Vaticano. Colla- borazione attraverso la quale sem- pre più persone in italia possono accedere alle parole e alle immagini che documentano l’attività papale e la vita della Chiesa. PAGINA 8 Un uomo sul luogo della strage (Reuters) Resta incerta la partecipazione dell’opposizione Conto alla rovescia per la conferenza sulla Siria Homs devastata dai combattimenti (Reuters) NOSTRE INFORMAZIONI effettivamente in grado di arginare, da sole, senza aiuti esterni, le violen- ze talebane. Si teme, del resto, che tali violenze possano intensificarsi con il vuoto che verrà lasciato dal contingente internazionale. Ed è per questo motivo che rivestirebbe una particolare rilevanza strategica l’ac- cordo sulla sicurezza, che mira a da- re un assetto stabile al futuro, altri- menti assai incerto, del Paese asiati- co dopo il 2014. Tuttavia rimangono distanti le po- sizioni tra Kabul e Washington in merito alla tempistica della firma. Gli Stati Uniti insistono affinché l’intesa venga firmata subito; le au- torità afghane, invece, preferiscono prendere tempo. In particolare il presidente Hamid Karzai ha tenuto a precisare, in più di un’occasione, che la firma dell’accordo deve essere posta solo dopo le elezioni presiden- ziali afghane, fissate per il prossimo 5 aprile. In questi giorni poi il portavoce della presidenza afghana, Aimal Faiz, ha detto che l’Afghanistan vuo- le firmare l’accordo sulla sicurezza, ma «alle sue condizioni». E la prima condizione consiste nel riportate la pace nel Paese. Al riguardo il porta- voce ha tenuto a ribadire la richiesta di Kabul a Washington: porre fine a ogni tipo di operazione militare nel- le case degli afghani. Operazioni di- rette a stanare e a eliminare i taleba- ni, ma che non di rado, sostengono le autorità afghane, hanno finito per nuocere all’incolumità dei civili. E se l’Afghanistan continuerà a mostrarsi intransigente, gli Stati Uniti hanno pronta l’opzione zero: cioè, dopo il 2014 potrebbe non es- sere impiegato nemmeno un soldato americano, seppure con soli compiti logistici. Verrebbe così accantonata la prospettiva dell’impiego di un nu- cleo di militari statunitensi per ren- dere meno traumatico il passaggio delle consegne alle forze afghane. DAMASCO, 18. Non si ferma il lavo- ro della diplomazia internazionale in vista della conferenza sulla crisi siriana, mentre si fa sempre più concreto il rischio di un dilagare delle violenze nel vicino Libano. Gli occhi delle cancellerie sono tut- ti puntati verso Montreux, dove si aprirà la conferenza, mercoledì prossimo, in attesa di capire chi e come parteciperà ai lavori. La Coalizione nazionale siriana, una delle principali organizzazioni dell’opposizione al regime del pre- sidente Assad, riconosciuta anche da Stati Uniti e Gran Bretagna, è oggi riunita a Istanbul per decidere se partecipare o meno alla confe- renza. Secondo indiscrezioni di stampa, Washington e Londra sa- rebbero pronte a tagliare ogni so- stegno finanziario alla Coalizione qualora arrivasse un no. Per il mo- mento, l’incertezza è sovrana: l’av- vio della riunione della Coalizione, che doveva inizialmente tenersi ve- nerdì, è stato rimandato a causa di alcune condizioni poste da una quarantina di delegati dissidenti, come ha spiegato il portavoce della Coalizione, Khaled Saleh. Il punto nodale sul quale ci si sta confron- tando riguarda il futuro del presi- dente Assad e la condizione, consi- derata da molti imprescindibile, di un suo completo ritiro dalla scena politica. Le ultime offerte del Governo di Damasco — come sottolineano nu- merosi analisti — sembrano avere smussato l’atteggiamento di molti Paesi occidentali nel senso di una maggiore apertura a un possibile futuro politico di Assad. Nei collo- qui tenutisi venerdì a Mosca, Da- masco avrebbe offerto uno scambio di prigionieri con i ribelli (sarebbe il primo dall’inizio del conflitto) e il cessate il fuoco ad Aleppo. Intanto, ieri una serie di razzi esplosi dal territorio siriano si è ab- battuta in Libano, colpendo varie località della Valle della Bekaa. Uccise otto persone, tra le quali cinque bambini, nel villaggio di Aarsal. Il presidente libanese, Michel Sleiman, ha chiesto alle for- ze armate di assumere iniziative per difendere i villaggi di frontiera. Bergoglio raccontato da don Fabián Báez Per chi non ho suonato la campana SILVIA GUIDI A PAGINA 5 Il dialogo teologico tra cattolici e ortodossi Primato e sinodalità non si escludono ANDREA PALMIERI A PAGINA 6 JUBA, 18. La piaga dei bambini sol- dato segna in profondità il conti- nente africano e i molteplici conflit- ti che lo attraversano. Un’ulteriore conferma della gravità del fenome- no è stato, ieri, l’allarme lanciato dall’Unicef, il fondo delle Nazioni Unite per l’infanzia. I bambini sono in prima linea nel tremendo conflitto che si com- batte in Sud Sudan, una guerra ci- vile che finora ha causato, oltre a centinaia di morti, circa 400.000 ri- fugiati, interni e nei Paesi confinan- ti. Circa 200.000 persone sono fug- gite dalle proprie abitazioni solo nell’ultima settimana. «A nessuna persona sotto i 18 anni, sia in ambi- to internazionale che nel campo del diritto nazionale, dovrebbe essere consentito prendere parte ai conflit- ti armati, né come membro di un esercito regolare né all’interno di una milizia irregolare» ha dichiara- to Iyorlumun Uhaa, rappresentante dell’Unicef in Africa, e in particola- sere ritenuto responsabile» ha ag- giunto Uhaa. Ma sotto la lente delle organizza- zioni internazionali non c’è solo il Sud Sudan. Ventitré ragazzi tra i 14 e i 17 anni, tra i quali sei donne, so- no stati rilasciati da gruppi armati a Bangui, nella Repubblica Centro- africana, lo scorso giovedì. Il rila- scio è avvenuto grazie ai negoziati tra i rappresentanti delle Nazioni Unite e le autorità di transizione del Paese. I giovani si trovano adesso presso il Centro di orienta- mento e di transito supportato dall’Onu, dove possono frequentare lezioni, avere supporto psicosociale e praticare sport, mentre le loro fa- miglie vengono rintracciate e viene organizzato il loro reintegro nelle comunità di appartenenza. Molti altri ragazzi sono stati identificati per essere rilasciati nei prossimi giorni. Si stima che il numero at- tuale dei bambini arruolati sia pros- simo ai seimila. «Le violenze e le scarse condizioni di sicurezza ren- dono i bambini molto più vulnera- bili agli arruolamenti» ha detto Souleymane Diabaté, rappresentan- te dell’Unicef nella Repubblica Centroafricana. E proprio nella Repubblica Cen- troafricana, oggi sono segnalate nuove violenze: stando a fonti loca- li, a Sibut, 160 chilometri dalla ca- pitale, sarebbero stati attaccati loca- li di una parrocchia cattolica. Il Santo Padre ha ricevuto questa mattina in udienza le Loro Emi- nenze Reverendissime i Signori Cardinali: — Marc Ouellet, Prefetto della Congregazione per i Vescovi; — Karl Lehmann, Vescovo di Mainz (Repubblica Federale di Germania). Il Santo Padre ha nominato l’Eminentissimo Cardinale Anto- nio Cañizares Llovera, Prefetto della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacra- menti, Suo Inviato Speciale in Panamá per le celebrazioni con- clusive dell’anno giubilare indet- to nel V centenario dell’erezione della prima Diocesi (Santa Maria di Antigua) sulla terraferma del Continente americano, che avranno luogo nei giorni 14-15 febbraio 2014. Il Santo Padre ha nominato Nunzio Apostolico in Tonga Sua Eccellenza Reverendissima Mon- signor Martin Krebs, Arcivescovo titolare di Taborenta, Nunzio Apostolico in Nuova Zelanda, Isole Cook, Fiji, Kiribati, Palau, Samoa, Stati Federati di Micro- nesia, Vanuatu e Delegato Apo- stolico nell’Oceano Pacifico. Le guerre spezzano tante vite. Penso specialmente ai bambini derubati della loro infanzia. (@Pontifex_it) Allarme in Sud Sudan e nella Repubblica Centroafricana L’Africa e le guerre dei bambini re in Sud Sudan. Ogni partito che non rispetta le leg- gi che vietano la partecipazione dei bambini nei conflit- ti armati «deve es-
  • 2. L’OSSERVATORE ROMANOpagina 2 domenica 19 gennaio 2014 L’OSSERVATORE ROMANO GIORNALE QUOTIDIANO Unicuique suum POLITICO RELIGIOSO Non praevalebunt 00120 Città del Vaticano ornet@ossrom.va http://www.osservatoreromano.va GIOVANNI MARIA VIAN direttore responsabile Carlo Di Cicco vicedirettore Piero Di Domenicantonio caporedattore Gaetano Vallini segretario di redazione TIPOGRAFIA VATICANA EDITRICE L’OSSERVATORE ROMANO don Sergio Pellini S.D.B. direttore generale Segreteria di redazione telefono 06 698 83461, 06 698 84442 fax 06 698 83675 segreteria@ossrom.va Servizio vaticano: vaticano@ossrom.va Servizio internazionale: internazionale@ossrom.va Servizio culturale: cultura@ossrom.va Servizio religioso: religione@ossrom.va Servizio fotografico: telefono 06 698 84797, fax 06 698 84998 photo@ossrom.va www.photo.va Tariffe di abbonamento Vaticano e Italia: semestrale € 99; annuale € 198 Europa: € 410; $ 605 Africa, Asia, America Latina: € 450; $ 665 America Nord, Oceania: € 500; $ 740 Abbonamenti e diffusione (dalle 8 alle 15.30): telefono 06 698 99480, 06 698 99483 fax 06 69885164, 06 698 82818, info@ossrom.va diffusione@ossrom.va Necrologie: telefono 06 698 83461, fax 06 698 83675 Concessionaria di pubblicità Il Sole 24 Ore S.p.A System Comunicazione Pubblicitaria Alfonso Dell’Erario, direttore generale Romano Ruosi, vicedirettore generale Sede legale Via Monte Rosa 91, 20149 Milano telefono 02 30221/3003, fax 02 30223214 segreteriadirezionesystem@ilsole24ore.com Aziende promotrici della diffusione de «L’Osservatore Romano» Intesa San Paolo Ospedale Pediatrico Bambino Gesù Banca Carige Società Cattolica di Assicurazione Credito Valtellinese Intervento a Ginevra del capo delegazione della Santa Sede La protezione dei bambini dagli abusi costante preoccupazione Un momento dell’incontro (Afp) Pubblichiamo in una nostra traduzione l’intervento pronunciato dall’arcivescovo Silvano M. Tomasi, capo delegazione della Santa Sede, durante i lavori del Comitato della Convenzione dei diritti del fanciullo, che si riunisce dal 13 al 31 gennaio a Ginevra per la sua ses- santacinquesima sessione. Signora Presidente, Membri del Co- mitato, Al momento della ratifica, nel 1990, la Santa Sede ha fatto la se- guente dichiarazione: «La Santa Sede considera la pre- sente Convenzione come uno stru- mento lodevole e opportuno che mi- ra alla tutela dei diritti e degli inte- ressi dei fanciulli, che sono “quel prezioso tesoro dato a ogni genera- zione come una sfida alla sua sag- gezza e umanità” (...). Nell’aderire alla Convenzione sui Diritti del Fanciullo, la Santa Sede intende manifestare una rinnovata espressione della sua preoccupazione costante per il benessere dei bambini e delle famiglie. In considerazione della sua particolare natura e posi- zione, la Santa Sede, nell’aderire a questa Convenzione, non intende in alcun modo prescindere dalla sua specifica missione, che è di carattere religioso e morale». La protezione dei bambini conti- nua ad essere un’importante preoc- cupazione per la società contempo- ranea e per la Santa Sede. Il rappor- to delle Nazioni Unite sulla violenza sui bambini, pubblicato nel 2006, ci- tava stime sconvolgenti dell’Orga- nizzazione Mondiale della Sanità, secondo cui 150 milioni di ragazze e 73 milioni di ragazzi minori di 18 an- ni «sono stati costretti ad avere rap- porti sessuali o hanno subito altre forme di violenza sessuale con con- tatto fisico» (1). Anche se contengo- no un significativo margine d’errore, tali stime non devono mai essere ignorate o eclissate da altre priorità o interessi da parte della comunità internazionale. Inoltre, queste stime non contengono proiezioni sul nu- mero di vittime del lavoro infantile e del traffico di bambini, ai fini sia dello sfruttamento sessuale, sia del lavoro forzato, del commercio di or- gani o per altri motivi vergognosi. Sebbene si sappia poco della dimen- sione del problema, nel 2002 l’Or- ganizzazione internazionale del lavo- ro ha stimato che ogni anno 1,2 mi- lioni di bambini sono vittima di traf- fico (2). Persone colpevoli di questi abusi si trovano tra i membri delle profes- sioni più rispettate del mondo, e purtroppo anche tra il clero e altro personale della Chiesa (3). Ciò è particolarmente grave, poiché tali persone occupano posizioni di gran- de fiducia e sono chiamate a livelli di servizio intesi a promuovere e a proteggere tutti gli aspetti della per- sona umana, compresa la salute fisi- ca, emozionale e spirituale. Questo rapporto di fiducia è fondamentale ed esige un senso più elevato di re- sponsabilità e di rispetto per le per- sone che si servono. Dinanzi a questa realtà, la Santa Sede ha delineato con cura politiche e procedure, volte ad aiutare a elimi- nare questi abusi e a collaborare con le rispettive autorità statali per com- battere questo crimine. La Santa Se- de è anche impegnata ad ascoltare con attenzione le vittime e ad affron- tare l’impatto che queste situazioni hanno su quanti hanno subito gli abusi e sulle loro famiglie. La stra- grande maggioranza del personale e delle istituzioni della Chiesa a livello locale ha fornito, e continua a forni- re, una grande varietà di servizi ai bambini, educandoli e sostenendo le loro famiglie, nonché rispondendo ai loro bisogni fisici, emozionali e spiri- tuali. Crimini abnormi di abusi com- messi nei confronti di bambini sono stati giustamente condannati e puni- ti dalle autorità civili competenti nei vari Paesi. Pertanto, la risposta della Santa Sede al triste fenomeno degli abusi sessuali nei confronti di minori si è articolata in diversi ambiti. A livello della Santa Sede, che esercita sovranità sullo Stato della Città del Vaticano, la risposta agli abusi sessuali è stata conforme alla sua diretta responsabilità sul territo- rio dello Stato della Città del Vatica- no. A tale proposito, è stata promul- gata una legislazione speciale per at- tuare gli obblighi legali internazio- nali, che copre lo Stato e la sua ri- dottissima popolazione (4). A livello internazionale, la Santa Sede ha preso misure concrete ratifi- cando la Convenzione sui Diritti del Fanciullo nel 1990. Nel 2000, la Santa Sede ha aderito al Protocollo opzionale sulla vendita di bambini, la prostituzione dei bambini e la pornografia rappresentante bambini, nonché al Protocollo opzionale sul coinvolgimento dei minori nei con- flitti armati. La Santa Sede, quindi, promuove e incoraggia questi stru- menti internazionali. Allo stesso tempo, la Santa Sede, quale organo centrale della Chiesa cattolica, ha formulato linee guida al fine di facilitare il lavoro delle Chie- se locali per sviluppare misure effi- caci nella loro giurisdizione e in con- formità con il diritto canonico. Le Chiese locali, tenendo conto delle leggi interne dei rispettivi Pae- si, hanno elaborato linee guida e vi- gilato sulla loro attuazione, al fine di prevenire qualsiasi altro abuso o af- frontarlo prontamente, in conformità con il diritto nazionale, laddove av- viene. I riferimenti ad alcuni esempi di queste misure attuate dalle Chiese locali sono citati al paragrafo 99 del Rapporto periodico della Santa Se- de. Per esempio, la Chiesa cattolica negli Stati Uniti ha adottato una Carta per la protezione dei bambini e dei giovani e una serie di misure correlate (5). Sono state inoltre prese altre iniziative pratiche, come per esempio la realizzazione di corsi online da parte della Pontificia Uni- versità Gregoriana a Roma, insieme con l’Università di Monaco, e la promozione di buone pratiche da parte di Ong di ispirazione cattolica, che sono accessibili a livello transna- zionale. Il risultato dell’azione combinata delle Chiese locali e della Santa Se- de offre una struttura che, propria- mente applicata, aiuterà a eliminare il verificarsi di abusi sessuali sui bambini da parte del clero e di altro personale della Chiesa. Data la posi- zione unica della Santa Sede nell’ambito della comunità interna- zionale e la presenza delle Chiese lo- cali in tante parti del mondo, la Chiesa cattolica desidera diventare un esempio della migliore pratica in questo importante impegno, così co- me richiedono gli alti valori e ideali racchiusi nella Convenzione e nei suoi Protocolli. Il Rapporto periodico sulla Con- venzione dei Diritti del Fanciullo (CRC) della Santa Sede si divide in quattro Parti: la Parte I contiene ri- flessioni generali, tra cui la natura della Santa Sede quale soggetto di diritto internazionale. La Parte II ri- sponde alle osservazioni conclusive del Comitato alla Relazione iniziale della Santa Sede, e, in particolare, alle questioni riguardanti le riserve; i quattro principi del Comitato e i do- veri e i diritti dei genitori, l’educa- zione delle bambine, l’educazione sulla salute e l’educazione sulla CRC. La Santa Sede parla anche dei prin- cipi che promuove riguardo ai diritti e ai doveri del bambini nel contesto della famiglia. La Parte III presenta il contributo dato dalla Santa Sede a livello internazionale per favorire e promuovere i principi fondamentali riconosciuti nella CRC in merito a una vasta gamma di questioni ri- guardanti i bambini (per esempio la famiglia, l’adozione, i bambini con disabilità; salute e benessere; tempo libero e cultura; le misure speciali per proteggere i bambini, comprese le questioni riguardanti gli abusi ses- suali, la tossicodipendenza, i bambi- ni di strada e i gruppi minoritari). Infine, la Parte IV affronta l’attuazio- ne della Convenzione nello Stato della Città del Vaticano. L’incontro odierno costituisce un’importante occasione per ringra- ziare il Comitato per le domande poste. Le Risposte scritte compren- dono nuove informazioni sulle ini- ziative della Santa Sede relative alla promozione di principi fondamentali riguardanti i programmi di assisten- za ai bambini vittime di abusi e per la realizzazione di ambienti sicuri. Il Rapporto iniziale sul Protocollo opzionale sulla vendita di bambini, la prostituzione dei bambini e la pornografia rappresentante bambini (OPSC) della Santa Sede si divide in sei Parti. La Parte I offre una breve introduzione, comprendente una di- scussione sulle linee guida del Comi- tato circa la redazione dei Rapporti periodici. Le Parti II e III spiegano la natura della Santa Sede e ribadi- scono le sue tre riserve e la sua di- chiarazione in merito alla CRC. La Parte IV tratta il contributo dato dal- la Santa Sede nell’affermare i diritti del bambino attraverso i discorsi e le dichiarazioni del Santo Padre, indiriz- zati a tutte le persone di buona vo- lontà, sia credenti che non credenti. La Parte V illustra le attività interna- zionali della Santa Sede. Infine, la Parte VI affronta l’attuazione dell’OP- SC nello Stato della Città del Vatica- no. Le Risposte scritte forniscono informazioni aggiornate sull’attua- zione dell’OPSC nello Stato della Cit- tà del Vaticano, comprese le modifi- che alle sue norme penali, al fine di definire e penalizzare la vendita di bambini, la prostituzione dei bambi- ni e la pornografia rappresentante bambini, come anche altri crimini indicati nell’OPSC. Dopo la presenta- zione delle Risposte scritte, un citta- dino dello Stato della Città del Vati- cano è stato messo sotto inchiesta per presunti reati sessuali commessi nei confronti di bambini al di fuori del territorio dello Stato della Città del Vaticano. Il Rapporto iniziale sul Protocollo opzionale sul coinvolgimento dei minori nei conflitti armati (OPAC) della Santa Sede è diviso in quattro Parti. La Parte I è costituita da un’introduzione contenente informa- zioni fondamentali sulla ratifica e su altre questioni. Le Parti II e III af- frontano il ruolo della Santa Sede e presentano le considerazioni riguar- danti la CRC, comprese le riserve, la dichiarazione e i sette principi fon- damentali della politica della Santa Sede rispetto ai bambini. La Parte IV offre una panoramica delle dichiara- zioni e delle attività della Santa Se- de, che affermano i diritti del bam- bino e i principi enunciati nell’OPAC per quanto concerne la prevenzione, il divieto, la protezione, il recupero e la reintegrazione. Il Rapporto sul- l’OPAC della Santa Sede contiene po- che informazioni relative allo Stato della Città del Vaticano, poiché non ci sono forze armate nel senso tecni- co del termine, bensì un corpo di guardie (Guardia Svizzera), che protegge il Papa, e un corpo di poli- zia (Corpo dei Gendarmi), che garantisce l’ordine pubblico nello Stato. I Rapporti, come già detto, indi- cano anche sette principi chiave che la Santa Sede promuove quale pro- spettiva autentica dei diritti e dei doveri del bambino secondo il dirit- to internazionale. Possono essere co- sì articolati: 1) il bambino ha una di- gnità inerente come essere umano e come persona umana dal momento del concepimento fino alla morte na- turale; 2) i diritti e i doveri del bam- bino devono essere visti nel contesto della famiglia; 3) il pieno rispetto dei diritti e dei doveri del bambino esige una protezione e una promo- zione speciali dei diritti e dei doveri della famiglia; 4) il benessere del bambino è responsabilità primaria dei suoi genitori e della sua famiglia e 5) il bambino ha diritti e doveri ri- guardo alla protezione della sua vita e i genitori hanno i doveri e i diritti corrispondenti di salvaguardare la vita del bambino dal momento del concepimento fino alla morte natu- rale; 6) il bambino ha il diritto e il dovere di ricevere un’educazione e i genitori hanno i corrispondenti do- veri e diritti di educare il bambino; e 7) il bambino ha diritti e doveri ri- guardo alla libertà di religione, te- nendo conto dei diritti e doveri dei genitori di educare il bambino se- condo le proprie credenze morali e religiose. Diverse istituzioni della Chiesa cattolica nel mondo si sono impe- gnate ad assicurare una serie vasta e su larga scala di servizi sociali, sani- tari ed educativi vitali, accompa- gnando così le famiglie nella forma- zione e nella protezione dei bambi- ni. Basti pensare, per esempio, alla rete di scuole cattoliche, da quelle elementari a quelle secondarie e su- periori, gestite dagli ordini religiosi, dalle diocesi e dalle parrocchie loca- li, che offrono un’educazione vitale e informale a oltre 50 milioni di bam- bini nel mondo, spesso in aree rurali e tra popolazioni emarginate (6). Alla fine, non c’è scusa per qual- siasi forma di violenza o di sfrutta- mento dei bambini. Tali crimini non possono mai essere giustificati, sia che vengano commessi a casa, o nel- le scuole, nei programmi comunitari e sportivi, nelle organizzazioni e strutture religiose. È questa la politi- ca di lunga data della Santa Sede. Papa Giovanni Paolo II, per esem- pio, ha affermato che qualsiasi abuso nei confronti dei giovani «è sbaglia- to secondo ogni criterio ed è giusta- mente considerato un crimine dalla società; è anche un peccato orrendo agli occhi di Dio» (7). Per questa ra- gione, la Santa Sede, e le strutture delle Chiese locali in ogni parte del mondo, sono impegnate ad afferma- re come inviolabili la dignità e l’inte- ra persona di ogni bambino, corpo, mente e spirito. Papa Benedetto XVI, parlando ai vescovi irlandesi nel 2006, ha pro- nunciato queste importanti parole: «Nell’esercizio del vostro ministero pastorale, negli ultimi anni avete do- vuto rispondere a molti casi dolorosi di abusi sessuali su minori. Questi sono ancora più tragici quando a compierli è un ecclesiastico. Le ferite causate da simili atti sono profonde, ed è urgente il compito di ristabilire la confidenza e la fiducia quando queste sono state lese. Nei vostri sforzi continui di affrontare in modo efficace questo problema, è impor- tante stabilire la verità di ciò che è accaduto in passato, prendere tutte le misure atte ad evitare che si ripeta in futuro, assicurare che i principi di giustizia vengano pienamente rispet- tati e, soprattutto, guarire le vittime e tutti coloro che sono colpiti da questi crimini abnormi» (8). Allo stesso modo, Papa Francesco ha chiaramente dichiarato la sua in- tenzione di mantenere la grande at- tenzione dedicata dai suoi predeces- sori a questo grave problema, ren- dendo partecipi della sua preoccupa- zione i vescovi dei Paesi Bassi e of- frendo loro un consiglio forte: «In modo tutto particolare, desidero esprimere la mia compassione e assi- curare la mia preghiera a ciascuna delle persone vittime di abusi ses- suali e alle loro famiglie; vi chiedo di continuare a sostenerle nel loro doloroso cammino di guarigione, in- trapreso con coraggio» (9). Ha inol- tre preso una nuova iniziativa, an- nunciando la creazione di una Com- missione per la protezione dei fanciulli, al fine di proporre nuove iniziative per lo sviluppo di programmi per un ambiente sicuro per i bambini e di migliorare gli sforzi per la cura pa- storale delle vittime di abusi nel mondo (10). In conclusione, la Santa Sede sarà lieta di acco- gliere qualsiasi suggerimento da par- te del Comitato che possa aiutarla a promuovere e a incoraggiare il ri- spetto dei diritti del bambino e ad assicurare un’attuazione efficace dei provvedimenti della Convenzione e dei suoi Protocolli. _________ (1) Cfr. http://www.unicef.org/vio- lencestudy/I.%20World%20Re- port%20on%20Violence%20 again- st%20Children.pdf. (2) Cfr. Organizzazione interna- zionale del lavoro, Every Child Coun- ts. New Global Estimates on Child Labour, Geneva, 2002. Per quanto sia difficile raccogliere dati statistici affidabili in questo campo, essi potrebbero almeno indi- care la dimensione del problema. Per esempio, dalle statistiche globali for- nite da Arc of Hope for Children si evince il seguente quadro per il 2013: - 40 milioni di bambini sono co- stretti a subire abusi ogni anno; - il suicidio è la terza tra le princi- pali cause di morte tra gli adolescen- ti nel mondo; - il 30% di bambini con disabilità gravi negli istituti speciali in Ucrai- na muore prima di compiere 18 anni; - circa un 20% di donne e un 5–10% di uomini raccontano di aver subito abusi sessuali da bambini mentre un 25–50% di tutti i bambini racconta di aver subito abusi fisici; - le statistiche indicano che ogni anno 3 milioni di bambine subisco- no mutilazioni genitali. (3) Cfr. John Jay College Resear- ch Team The Causes and Context of Sexual Abuse of Minors by Catholic Priests in the United States, 1950- 2010, Washington D.C., 2011. (4) Le competenti autorità giudi- ziarie dello Stato della Città del Va- ticano ora eserciteranno anche una giurisdizione penale su questi reati, secondo le norme convertite in Leg- ge dello Stato della Città del Vatica- no n. VIII, dell’11 luglio 2013, conte- nente Norme complementari in materia penale; in Legge dello Stato della Città del Vaticano n. IX, dell’11 lu- glio 2013, contenente Modifiche al co- dice penale e al codice di procedura pe- nale, quando tali reati sono a) com- messi da persone definite “pubblici ufficiali”, (per esempio persone che lavorano nella Curia Romana e nelle istituzioni collegate, come anche il personale diplomatico in missione nel mondo); b) commessi dagli stessi nell’esercizio delle proprie funzioni; e c) se chi li commette è fisicamente presente nel territorio dello Stato della Città del Vaticano e non è sta- to estradato. (Vedi in particolare, Legge dello Stato della Città del Va- ticano n. VIII dell’11 luglio 2013, con- tenente Norme complementari in mate- ria penale e Legge dello Stato della Città del Vaticano n. IX dell’11 luglio 2013, contenente Modifiche al codice penale e al codice di procedura penale). (5) La Carta rivista per la protezio- ne dei bambini e dei giovani è stata sviluppata dal Comitato ad hoc per gli abusi sessuali della Conferenza dei Vescovi Cattolici degli Stati Uni- ti (USCCB). È stata approvata da tut- ti i vescovi cattolici statunitensi du- rante l’assemblea generale di giugno 2005, e la seconda revisione è stata approvata durante l’assemblea gene- rale di giugno 2011. Le Norme essen- ziali riviste per le politiche diocesa- ne/eparchiali, riguardanti le accuse di abuso sessuale sui minori da parte di sacerdoti o diaconi, sono state svilup- pate dal Comitato ad hoc per gli abusi sessuali della USCCB e dalla commissione episcopale mista Vati- cano-Stati Uniti sulle norme sugli abusi sessuali. Sono state approvate da tutti i vescovi durante la riunione generale di giugno 2005, ricevendo la successiva recognitio della Santa Sede il 1° gennaio 2006, e promulga- te il 5 maggio 2006. La Dichiarazione d’impegno episcopale rivista è stata ela- borata dal Comitato ad hoc per la vita e il ministero episcopale della USCCB. È stata approvata da tutti i Vescovi cattolici degli Stati Uniti durante l’assemblea generale di no- vembre 2005 e poi di nuovo nel 2011. La pubblicazione di questa edi- zione rivista, contenente tutti e tre i documenti, è stata autorizzata dai sottoscriventi. (6) Secondo dati del 2011, la Chie- sa gestisce il sistema scolastico non governativo più grande al mondo. Gardner, Roy; Denis Lawton, Jo Cairns (2005), Faith Schools, Rou- tledge, p. 148, ISBN 978-0-415-33526- 3. (7) Giovanni Paolo II, Discorso ai partecipanti alla riunione interdicaste- riale con i cardinali degli Stati Uniti d’America, 23 aprile 2002. (8) Benedetto XVI, Discorso ai Ve- scovi della Conferenza episcopale d’Ir- landa in visita «ad limina Apostolo- rum», Sala del Concistoro, sabato 28 ottobre 2006. (9) Papa Francesco, Discorso ai Presuli della Conferenza episcopale dei Paesi Bassi in visita «ad limina Apo- stolorum», Città del Vaticano 2 di- cembre 2013; http://www.vatican.va/holy_fa- ther/francesco/speeches/2013/decem- ber/documents/papa-france- sco_20131202_presuli-paesi-bas- si_it.html (10) Cfr. Briefing sulla riunione del Consiglio di Cardinali (giovedì, 5 dicembre 2013). Al Briefing di oggi, giovedì 5 di- cembre, alle ore 13, oltre al Direttore della Sala Stampa ha partecipato il Cardinale Sean Patrick O’Malley, Arcivescovo di Boston, membro del Consiglio di Cardinali, che ha rila- sciato la seguente Dichiarazione: «Continuando con decisione nella li- nea intrapresa dal Papa Benedetto XVI, e accogliendo una proposta avan- zata dal Consiglio di Cardinali, il Santo Padre ha deciso di costituire una specifica Commissione per la protezione dei fanciulli, con la finalità di consi- gliare Papa Francesco circa l’impegno della Santa Sede nella protezione dei fanciulli e nell’attenzione pastorale per le vittime di abusi. Specificamente: 1. riferire circa lo stato attuale dei programmi per la protezione dell’infan- zia; 2. formulare suggerimenti per nuove iniziative da parte della Curia, in col- laborazione con vescovi, conferenze epi- scopali, superiori religiosi e conferenze dei superiori religiosi; 3. proporre nomi di persone adatte per la sistematica attuazione di queste nuove iniziative, includendo laici, reli- giosi, religiose e sacerdoti con competen- ze nella sicurezza dei fanciulli, nei rap- porti con le vittime, nella salute menta- le, nell’applicazione delle leggi, ecc. La composizione e le competenze del- la Commissione verranno indicate pros- simamente con maggiore dettaglio dal Santo Padre con un documento appro- priato». Il Cardinale O’Malley ha poi cita- to alcune delle linee di azione della costituenda Commissione.
  • 3. L’OSSERVATORE ROMANOdomenica 19 gennaio 2014 pagina 3 Secondo gli occidentali limitano le libertà fondamentali dei cittadini Da Europa e Stati Uniti forte critiche alle leggi varate in Ucraina Torna la minaccia terroristica in vista delle Olimpiadi di Soci Attentato in Daghestan KIEV, 18. È braccio di ferro fra il Governo ucraino, Unione europea e Stati Uniti sul contestatissimo pac- chetto di riforme approvato in ma- niera rocambolesca dal Parlamento di Kiev che tra l’altro inasprisce le pene per i partecipanti a manifesta- zioni non autorizzate. Secondo molti osservatori, le leggi — promulgate ie- ri sera dal presidente Viktor Ianuko- vich — mirano a togliere spazio alle migliaia di persone che da quasi due mesi protestano contro l’Esecutivo e in favore dell’integrazione europea. Ma alle critiche di Bruxelles e Wa- shington, il ministro degli Esteri di Kiev, Leonid Kozhara ha risposto in maniera altrettanto decisa, denun- ciando gli interventi delle cancellerie occidentali come «un’interferenza negli affari interni». Per l’alto rappresentante per la Politica estera e di sicurezza comune dell’Ue, Catherine Ashton, le nuove norme «approvate frettolosamente e in un’apparente mancanza di rispet- to delle procedure parlamentari» so- no preoccupanti perché «limitano i diritti fondamentali dei cittadini» e sono «contrarie agli obblighi inter- nazionali» sottoscritti dall’Ucraina. Preoccupazione è stata espressa an- che dal commissario Ue all’Allarga- mento, Štefan Füle, che tramite il suo portavoce ha dichiarato che le nuove leggi «vanno contro le aspira- zioni europee degli ucraini, gli impe- gni presi per l’accordo con l’Ue, gli obblighi internazionali, i principi di democrazia», e ha ventilato conse- guenze nei rapporti di partnership con Kiev. Dure critiche anche dal se- gretario di Stato americano, John Kerry, secondo cui il pacchetto di norme è in contrasto con le regole democratiche e «viola gli standard di Osce e Unione europea». Dopo aver approvato la legge di bilancio senza alcun dibattito e per alzata di mano, rendendo vana l’oc- cupazione della tribuna del Parla- mento da parte dei deputati dell’op- posizione, i parlamentari della mag- gioranza hanno ieri varato in fretta e furia una gran quantità di leggi sen- za curarsi degli avversari politici. In particolare, le nuove disposizioni inaspriscono le pene — portandole fino a dieci anni di carcere per gli organizzatori — previste per i disor- dini di massa e l’occupazione di edi- fici pubblici. Come se non bastasse, il partito al potere ha deciso anche di inasprire le pene per chi monta tende in un’area pubblica senza au- torizzazione e per chi manifesta a volto coperto o in cortei di più di cinque auto. Un’altra normativa pre- vede che le ong che ricevono finan- ziamenti dall’estero abbiano lo status di “agente straniero”. Per Yulia Tymoshenko, ex premier e leader dell’opposizione ucraina condannata a sette anni di reclusione, si tratta di un passo verso l’instaurazione di una nuova dittatura». Senza fornire alcuna spiegazione, il presidente Ianukovich ha intanto ieri sera sollevato dall’incarico il ca- po dell’amministrazione presiden- ziale, Serghiei Liovochkin. E secon- do alcuni media, sarebbe stato lo stesso Liovochkin a decidere di rom- pere dopo la firma delle leggi contro i manifestanti. Destituiti anche il ca- po di Stato maggiore dell’esercito, Ghennadi Vorobiov, e due vice mini- stri delle Finanze, Serghiei Ribak e Iuri Shevchenko, già sostituiti. Scontri tra polizia manifestanti nel centro di Kiev (Afp) Intesa tra Ungheria e Russia MOSCA, 18. Polemiche in Un- gheria dopo l’accordo sulla co- struzione di una nuova centrale nucleare, firmato martedì scorso a Mosca dal premier, Viktor Or- ban, e dal presidente Vladimir Putin. I russi costruiranno due nuovi reattori in aggiunta ai quattro esistenti a Paks (cento chilometri a sud di Budapest sul Danubio) e accorderanno un credito di dieci miliardi di euro, per un valore pari all’80 per cento del progetto. La centrale di Paks fu costrui- ta negli anni Settanta dall’Unio- ne sovietica. Orban rivendica la legittimità del nuovo progetto sulla base di una risoluzione ap- provata dal Parlamento unghere- se nel 2009, durante il Governo socialista, ma questa risoluzione secondo le opposizioni sarebbe stata solo preliminare e contesta- no l’intesa con Mosca. Gli stessi socialisti oggi, anche in chiave elettorale, accusano Orban di tradimento degli interessi nazio- nali. L’Ungheria dipende dalla Russia per l’approvvigionamento di petrolio all’80 per cento, del gas al 75 per cento e adesso an- che per la tecnologia e combusti- bile nucleare. Secondo il Gover- no, l’intesa con Mosca è tuttavia vantaggiosa per il Paese. Orban ha assicurato ieri che l’ampliata capacità dell’impianto di Paks fornirà elettricità a basso costo. Estremisti islamici protestano contro la nuova Costituzione Violenze divampano nelle città egiziane Lunedì a Bruxelles primo consiglio di cooperazione Tra Iraq e Ue legami più stretti Il ministro degli Esteri iracheno Zebari (Afp) Il presidente venezuelano (La Presse/Ap) Per rilanciare le relazioni bilaterali arenate da mesi Maduro pronto a riaprire il dialogo con Washington L’Algeria alle urne il 17 aprile per le presidenziali MOSCA, 18. Torna la paura del ter- rorismo a venti giorni dal via dei giochi olimpici invernali di Soci: un nuovo attentato ha colpito ieri sera la capitale del Daghestan, Makhachkala, proprio mentre il presidente russo, Vladimir Putin, garantiva in televisione la sicurezza delle Olimpiadi. Per ora si contano solo pochi feriti, ma il livello di al- lerta è di nuovo al massimo. La guerriglia cecena ha compiu- to grandi stragi in Russia in mezzo a una scia quasi quotidiana di at- tacchi minori nelle varie regioni caucasiche, in particolare nel Da- ghestan, come quello di ieri sera. In un ristorante ha lanciato una granata e un’autobomba è esplosa all’arrivo dei poliziotti. Successiva- mente, quattro militanti islamici so- no rimasti uccisi in un’operazione antiterrorismo condotta dalle auto- rità russe. Secondo quanto riferito, i quattro sarebbero i responsabili dell’attentato, a seguito del quale erano riusciti a scappare e a rifu- giarsi in un edificio. L’attentato arriva nel giorno in cui il leader ceceno, Ramzan Kadyrov, ha annunciato nuovamen- te la scomparsa di Doku Umarov, il capo dei guerriglieri del Caucaso del nord che dal 2007 tiene sotto scacco il Cremlino e che ora mi- naccia sangue anche sui giochi di Soci. Finora l’hanno dato per mor- to almeno sei volte, ma Kadyrov stavolta ha affermato di avere nuo- ve prove: l’intercettazione di una conversazione tra leader dei ribelli del Daghestan e della Kabardino- Balkaria che discutono l’elezione del successore di Doku Umarov in seguito alla sua morte. «Eravamo sicuri al 99 per cento che Umarov fosse stato ucciso in una operazio- ne. Ora abbiamo la prova che è morto, anche se il suo corpo non è ancora stato trovato. Lo stiamo cer- cando», ha detto Kadyrov, che già il 18 dicembre aveva annunciato la sua uccisione. I servizi segreti russi, tuttavia, non confermano: «Non abbiamo un’informazione simile», ha precisato una loro fonte. Nominato il primo ministro ceco PRAGA, 18. Il presidente della Repubblica Ceca, Miloš Zeman, ha nominato ieri il leader del partito socialdemocratico (Cs- sd), Bohuslav Sobotka, come primo ministro. Sobotka guiderà una coalizione assieme al nuovo partito Azione dei cittadini scontenti, del miliardario Andrej Babiš, e ai cristiano-democratici, sulla base di un patto politico firmato il mese scorso. Il nuovo Esecutivo potrà contare su una maggioranza di 111 seggi su 200. Il Cssd è risultato il primo partito alle elezioni anticipate di ottobre, con poco più del 20 per cento dei voti. Al secondo posto si è piazzata la formazione di Babiš, con una piattaforma poli- tica anticorruzione, che inizial- mente aveva escluso un’alleanza con i socialdemocratici. Babiš, che sarà ministro delle Finanze, ha dichiarato che le sue priorità saranno crescita economica e creazione di nuovi posti di lavo- ro. Il nuovo Governo ha pro- messo di non alzare le tasse fino al 2015 e di ridurre l’iva su libri e medicinali. Sono previsti an- che sgravi fiscali per i pensiona- ti. Le elezioni anticipate sono state convocate in ottobre dopo che a giugno il Governo di cen- tro destra, di Petr Nečas, era ca- duto per una vicenda di corru- zione. IL CAIRO, 18. Violenti scontri hanno insanguinato anche ieri l’Egitto, nel venerdì di proteste indetto dal fronte degli oppositori al Governo. Il bi- lancio, a fine serata, è di sette morti, decine di feriti e oltre 150 arresti. I disordini sono scoppiati poco dopo la preghiera di mezzogiorno, quando alcune centinaia di sostenitori isla- mici del deposto presidente, Mohammed Mursi, hanno iniziato gli annunciati cortei contro la nuova Costituzione, oggetto di referendum. I risultati ufficiali della consultazio- ne verranno annunciati in giornata, ma in base ai dati forniti ufficiosa- mente da fonti concordanti, la nuo- va Carta fondamentale avrebbe in- cassato il 98 per cento di voti a fa- vore. Al Cairo il bilancio più drammati- co: nel distretto di Alf Mascan, a Heliopolis, dove ha sede il palazzo presidenziale Gli estremisti islamici hanno lanciato molotov, pietre e tutto ciò che hanno trovato sul pro- prio cammino contro le forze di si- curezza in assetto antisommossa. I dimostranti uccisi dai colpi di arma da fuoco sono stati quattro. Molti i feriti. Altri due dimostranti sono stati uccisi a Fayyum, il governatorato a sud del Cairo considerato un bastio- ne del movimento dei Fratelli mu- sulmani. Un morto anche nella città Sei Ottobre, poco a sud del Cairo. Scontri e violenze si sono poi re- gistrati a Suez, Alessandria, Beni Suef, Ismailia. In molti casi a fron- teggiare i dimostranti sono scesi in piazza i residenti. In questo contesto — nel quale è da segnalare anche una recrudescen- za delle tensioni in Sinai dove terro- risti hanno fatto saltare un tratto di gasdotto — ferve l’attesa per l’annun- cio dei risultati definitivi sul referen- dum costituzionale, previsto per og- gi pomeriggio. La nuova Costituzione — che con- ta 247 articoli — è stata redatta da un comitato di cinquanta incaricati guidati dall’ex segretario della Lega araba e candidato alle presidenziali del 2012, Amr Moussa. Con l’appro- vazione nel referendum, il nuovo te- sto apre la strada alla prossima fase della Road Map indicata dal Gover- no ad interim, che prevede l’indizio- ne di elezioni presidenziali entro l’estate. Il quotidiano «Al Hayat», edito a Londra, ha reso noto che il generale Abdel Fattah El Sissi discuterà della propria candidatura alle presidenzia- li in un incontro del Consiglio su- premo delle forze armate. Il summit si terrà dopo che il presidente ad in- terim, Adly Mansour, avrà indetto le elezioni presidenziali. BRUXELLES, 18. È in programma per lunedì prossimo a Bruxelles, al termine del Consiglio dei ministri degli Esteri dell’Unione europea, il primo consiglio di cooperazione fra l’Ue e l’Iraq. L ’alto rappresentante per la Politica estera e di sicurezza comune dell’Ue, Catherine Ashton, e il presidente di turno del Consi- glio, il ministro greco Dimitris Kourkoulas, accoglieranno il mini- stro per gli Affari esteri iracheno, Hoshyar Zebari. Al centro dei collo- qui, in una fase in cui l’Iraq sta re- gistrando una preoccupante recru- descenza delle violenze, vi saranno i temi della sicurezza e dell’energia. Intanto anche ieri l’Iraq è stato se- gnato dalle violenze: un attentato suicida, compiuto nella provincia di Al Anbar, ha provocato la morte di sei agenti delle forze di sicurezza. ALGERI, 18. Si terranno il prossimo 17 aprile le elezioni presidenziali in Algeria. L’attuale presidente, Abdelaziz Bouteflika, ha firmato ieri il decreto con cui «convoca il corpo elettorale alle urne» apren- do, di fatto, la strada alla presenta- zione delle candidature al Consi- glio costituzionale che dovrà valu- tarne la validità. Per assecondare i criteri di sele- zione — scrive l’agenzia Misna — gli aspiranti alla presidenza dell’Al- geria dovranno presentare almeno seicento firme di rappresentanti eletti nelle assemblee popolari co- munali, nelle wilaya (prefetture) o in Parlamento e provenienti dal 25 per cento delle province in cui è diviso il territorio nazionali. In al- ternativa potranno presentare alme- no sessantamila firme di elettori iscritti nei registri dei votanti. La campagna elettorale, in base alla legge, si aprirà 25 giorni prima del voto e si concluderà tre giorni prima dell’apertura delle urne. Bouteflika, rieletto il 9 aprile del 2009 per un terzo mandato con ol- tre il novanta per cento delle prefe- renze, in un voto boicottato dalla maggioranza dei partiti di opposi- zione, è il candidato ufficiale del Fronte di liberazione nazionale (Fln). Lo scorso aprile è stato rico- verato di urgenza a Parigi in segui- to a un problema cardiaco. La sua lunga degenza di tre mesi e un prolungato silenzio sulle sue vere condizioni di salute, Bouteflika ha 76 anni, avevano alimentato preoc- cupazioni e dubbi sul futuro istitu- zionale dell’Algeria. A novembre anche Mohammed Moulessehoul, scrittore pluripre- miato con lo pseudonimo di Yasmina Khadra, aveva annunciato — come riferisce l’agenzia di stam- pa Agi — l’intenzione di candidarsi per la guida del Paese. CARACAS, 18. Il Governo venezuela- no del presidente Nicolás Maduro si è detto pronto a riprendere i collo- qui con gli Stati Uniti, dopo il falli- mento del tentativo di avvicinamen- to fra i due Paesi registrato lo scorso luglio. «Noi siamo pronti e preparati a sederci attorno a qualsiasi tavolo del dialogo per trattare i temi bilate- rali» ha dichiarato Maduro, illu- strando un primo bilancio del suo mandato all’Assemblea nazionale. Privi di ambasciatori dal 2010, i due Governi avevano iniziato a par- lare nel giugno 2013 nel tentativo di riportare le loro relazioni diplomati- che al massimo livello, con l’impe- gno personale del capo della diplo- mazia di Caracas, Elías Jaua, e del segretario di Stato americano, John Kerry, ma tutto si era arenato appe- na un mese dopo. A dicembre, era stato lo stesso Kerry a rilanciare la disponibilità degli Stati Uniti a ri- prendere il dialogo con Caracas. Negli ultimi mesi, e in più di un’occasione, il presidente del Vene- zuela ha accusato l’Amministrazione di Washington di avere scatenato, insieme alla destra venezuelana, una «guerra economica» contro il suo Governo, sfociata — a suo dire — in una inflazione indotta che ha supe- rato il 50 per cento nel 2013, accom- pagnata dalla progressiva mancanza di generi di prima necessità. L’ultimo scontro è avvenuto lo scorso settembre, quando Caracas ha espulso l’incaricata d’affari statuni- tense, ricevendo in cambio lo stesso trattamento. Nonostante le difficili relazioni di- plomatiche, gli Stati Uniti restano comunque il principale acquirente del greggio venezuelano.
  • 4. L’OSSERVATORE ROMANOpagina 4 domenica 19 gennaio 2014 di cardinali e di signori che porta- vano i più bei nomi d’Europa (Per- rier, Altissen, Sforza, Bessarione) magari solo per ordinare la pittura di uno stemma o la copia di una icona miracolosa. Arrivavano i fun- zionari di Palazzo per commissio- nare decorazioni a fresco o sten- dardi dipinti, arrivavano semplici pellegrini in cerca di un souvenir devoto a buon prezzo. Antoniazzo, coadiuvato da nu- merosi aiuti cercava di accontenta- re tutti anche se, come ogni arti- giano, doveva avere i suoi clienti particolarmente affezionati, da ser- vire con speciale riguardo: per esempio la comunità dei prelati spagnoli a Roma. Per loro lavora nella chiesa nazionale di San Giacomo. Per loro si adatta volentieri a confezionare tavole di gusto un po’ “morisco” e anche im- L’emigrazione raccontata da Lilia Bicec in «Miei cari figli, vi scrivo» Non ero pronta ma ho lasciato tutto La sua partenza è una fuga frutto della povertà Di case e scuole senza riscaldamento di fabbriche soppresse e salari non erogati Di diritti dimenticati di ANTONIO PAOLUCCI P er intendere il ruolo di Antonio Aquili, meglio conosciuto come Anto- niazzo Romano, nella Roma del XV secolo, bi- sogna prima di tutto considerare la sua storia. Nato intorno al 1435 nel Rione Colonna, nel cuore di Ro- ma, Antoniazzo morì quasi settan- ta anni più tardi, dopo il 1508. A quanto è dato di sapere veniva da una famiglia di pittori, era parente di pittori, due dei suoi figli lo se- magini di san Jacopo ad modum Hispaniae (e cioè presumibil- mente su fondo oro operato) come è ri- chiesto da un docu- mento del 1502. Essendo poi Anto- niazzo artista di soli- da reputazione, ac- creditato a corte, ben inserito nel giro delle commissioni cittadi- ne, egli svolse di fat- to, nella Roma degli ultimi decenni del Quattrocento, un ruolo prezioso per i pittori forestieri in cerca di commissioni e di notorietà. I documenti parla- no di rapporti di col- laborazione e in qual- che caso di veri e propri contratti di impresa con Melozzo e con Perugino, con Pier Matteo d’Amelia e con il senese Pietro Turini. Per un artista che dall’Umbria e dalla Toscana veniva a Roma in cerca di centinata. A destra la Vergine ingi- nocchiata a mani giunte, a sinistra san Giuseppe; in alto, al centro dell’arco, ritagliata come un emble- ma sopra due nuvolette oblunghe dislocate in prospettiva, la colom- ba dello Spirito Santo. Non esiste paesaggio ma solo il muro invalica- bile del fondoro. Tutta la sapienza dell’artista si concentra nella sottile modulazione di ombre e di luci che il bagliore dell’oro riverbera sui volti e sulle membra dei divini personaggi. È difficile immaginare una Nati- vità più spoglia, più essenziale, ma è difficile anche immaginare una rappresentazione dell’evento sacro altrettanto solenne e maestosa. La committenti, valori fondamentali così come è valore fondamentale e irrinunciabile la riconoscibilità dei santi effigiati. All’interno di questo sistema simbolico accettato e mes- so in immagine con piena convin- zione, si collocano tre figure lumi- nose e maestose la cui verosimi- glianza plastica, anatomica e fisio- nomica non solo non diminuisce ma al contrario esalta i significati religiosi di cui sono portatrici. Ancora una volta viene in mente Piero della Francesca del Polittico della Misericordia e del Polittico degli Agostiniani. Non perché sia- no riscontrabili, nel caso, specifi- che consonanze di stile fra Anto- niazzo e il maestro di Borgo, in- guirono nella professione. Aveva casa e bottega in Piazza Cerasa (oggi Rondanini) a due passi dal Pantheon, era uomo di buon censo e di ottima reputazione sociale. I documenti lo indicano socio di confraternite importanti (quella del Sancta Sanctorum, quella della Santissima Annunziata) membro autorevole della corporazione dei pittori, fornitore di fiducia dei Pa- lazzi Apostolici. Non si allontanò mai da Roma a parte qualche rara puntata in pro- vincia. In compenso, negli anni tu- multuosi del secondo Quattrocen- to, quando Roma cambiava pelle e rinnovava la sua immagine artisti- ca, la bottega di Antoniazzo fu un centro assai attivo di incontri, di commissioni e anche di affari. Arri- vavano nella sua bottega i segretari che è stato pictor urbis più di ogni altro, l’onore e il merito che gli so- no dovuti. Perché Antoniazzo, nel suo sapiente mimetismo, nel suo opportunistico oscillare fra sugge- stioni peruginesche, ghirlandaie- sche e pierfrancescane, ha saputo più di una volta toccare esiti di au- tentica poesia figurativa. Prendiamo quel capolavoro asso- luto che è la Natività di Civita Ca- stellana. Antoniazzo utilizza mate- riali iconografici e stilistici di ascendenza fiorentina e di marca ghirlandaiesca ma li dispone con arcaica povertà dentro la tavola brio. In questo modo, usando mezzi espressivi non diversi da quelli messi in campo da Piero del- la Francesca nella sua Madonna della misericordia e con atteggia- mento mentale sostanzialmente si- mile, Antoniazzo dipinge verso l’anno 1480, un presepe moderno che ha i caratteri di una icona an- tica. Un altro capolavoro assoluto, pure presente in mostra, è la Pala di Montefalco. Anche in questa oc- casione Antoniazzo non rinuncia al fondo oro contro il quale si staglia- no tre santi a figura intera ognuno La sua bottega a Piazza Cerasa era un punto di riferimento a Roma E lui con il suo sapiente mimetismo seppe più di una volta toccare esiti di autentica poesia figurativa con i suoi attributi icono- grafici puntigliosamente esibiti. Non diversamente avrebbe impostato una pala d’altare un pittore del secolo precedente. La connotazione sacrale e la funzione liturgica del ma- nufatto sono per Anto- niazzo come per i suoi Antoniazzo Romano a Palazzo Barberini Pictor urbis di CLAUDIO TOSCANI Testamento non letto, si chiamava questo libro nel 2009, alla sua ap- parizione in rumeno. Oggi ha un titolo più propriamente epistolare (Miei cari figli, vi scrivo, Torino, Ei- naudi, 2013, pagine 180, euro 16) anche se contiene lettere, o ipotesi di lettere, la maggior parte delle quali scritte ma non spedite, di una donna che ha lasciato Paese e fami- glia per emigrare in Italia in cerca di un futuro, più che per sé, per i suoi due figli. L’autrice, Lilia Bicec, è una moldava figlia di ex deportati in Siberia, laureata, giornalista la neanche loro, una cosa che sembra impossibile ma è stata la pura e semplice verità: una partenza-fuga frutto della povertà, di case e scuo- le senza riscaldamento, di fabbriche soppresse e salari non erogati, di diritti dimenticati. E sotto Natale scrive: «Qui in Italia mi sento Cenerentola in una favola». Spreco di luci, negozi sti- pati di merci, vetrine accecanti, gente a gruppi, libertà di fare, di dire, di muoversi, e a quanto pare anche di pensare. Però lei è clande- stina, se va meglio un’extracomuni- taria, che secondo la legge vigente va riconsegnata allo Stato da cui è cui libertà di parola, sia pure dopo l’indipendenza del Paese, è stata ostacolata in mille modi da politici, funzionari, autorità locali. Dopo uno stage pubblicistico negli Stati Uniti, tornata in patria ha speri- mentato una povertà così totale che, nel 2000, ha lasciato tutto ed è partita illegalmente per l’Italia. «Le mie vicissitudini, le mie cadute e le mie ripartenze, la storia dei miei ge- nitori nella lontana Siberia, e tanti altri destini li troverete in questo li- bro». Dunque, non è di un romanzo che si tratta, anche se preponderan- te è l’abilità narrativa con cui sono a Bologna. Viene ingannata, non sa dove andrà e finisce a Brescia, sop- porta fame, freddo, umiliazioni. Quando non racconta di sé, pro- va a scrivere ai figli la storia molda- va (tanti padroni, tanti regimi, stra- pazzata dal potere, dalla povertà, dalla corruzione, persino dalle de- portazioni). La vita che il padre di le raccontava e che lei trasferisce ai figli nelle pagine di una delle tante lettere mai spedite, è particolarmen- te dura e quasi incredibile, perché contempla la Siberia, la guerra e la carestia, la dittatura sovietica e nes- suna o quasi idea di sopravvivenza. Viene il giorno in cui la protago- fuggita. Non conosce una parola d’italiano, ma intanto scopre il “presepio” e, insieme, il senso di una fede che si può esercitare liberamente. Lilia co- mincia a fare la baby- sitter, da Verona va a Modena, da Modena scritte le mille evenienze, fatti pen- sieri propositi e problemi; sogni rimpianti caos e ansia. Ma di un li- bro di ricordi, nel desiderio di una comunicazione scritta che però non viene partecipata agli amatissimi destinatari, i figli Cristina e Stasi soprattutto, ma trattenuta in fogli che solo molto più tardi avranno la possibilità della testimonianza pub- blica, ufficiale. A cominciare dallo sguardo della figura femminile del- la copertina, una lama lucida e pe- netrante ancorché protesa verso il nulla, carica di consapevolezza e di dignità, e dalla dedica che, purtrop- po, fa subito intendere la tragedia nella tragedia: «...a mia figlia Cristina in memoria di mio figlio Stasi...». Verosimile controfigura della pro- tagonista, la donna ritratta è il sim- bolo di tutte quelle che lottano, e sono la quasi totalità, che cercano soluzioni, restano affidabili, coltiva- no speranze, si rialzano sempre; meglio di tanti uomini che invece si avviliscono, si arrendono, cedono alle difficoltà rifiutando il futuro, mutando spesso personalità e carat- tere. I ricordi esordiscono sulle pri- me ore della fuga, in balia dei soliti profittatori di miseria: fuori casa, in vista del confine con la Repubblica Ceca, in una foresta battuta dalla pioggia, niente complicazioni. Ma poi si finisce in bocca alle guardie tedesche a pochi metri dalla Ger- mania. Arresto, prigione tempora- nea, minaccia di essere riconsegnati alle autorità ceche se non lascia il Paese entro dieci giorni. Altra fuga, altra clandestinità, altro illegale at- traversamento di frontiera tra Ger- mania e Italia, fino all’arrivo a Ve- rona. «Miei cari figli, non ero pron- ta a partire, ma ho dovuto abban- donare tutto e andarmene». Non ha salutato ufficialmente nessuno, suo angioletto è volato via per sem- pre». Il libro è finito, ma la vita è an- cora tutta da vivere, e Lilia Bicec la vive a partire dalla parola fine in coda al suo racconto. nista, regolarizzata, fa il primo ritorno in patria, dai figli. Sono pagine piene di pianti e di sorri- si, di racconti, sogni di ri- congiunzione, abbracci e distacchi, lacrime e pro- messe. E viene il tempo di ri- prendere a studiare, per intimo desiderio, per vo- glia di conoscere meglio il Paese che l’ha ospitata, per migliorare le condi- zioni di vita. Poi, ecco il momento in cui Cristina e Stasi giungono in Italia, dalla madre: «Finalmente siete in Italia con me». Non è un romanzo: è verità, vita vissuta, e an- che «abisso profondo e buio» in quell’istante in cui tre poliziotti alla por- ta le fanno capire che «il Immagini di cinema dall’archivio di Gian Luigi Rondi Elegante e severo simbologia liturgica del fondoro e la verità delle mani del san Giu- seppe costruite dall’ombra e dalla luce, convivono in perfetto equili- quadrandosi la pala di Montefalco in un contesto culturale che se da una parte tiene conto della misura grande, delle forme espanse e colo- rite di Melozzo, deve molto, dall’altro, all’équipe umbro-toscana attiva in quegli anni alla Sistina, e quindi al Ghirlandaio, al giovane Signorelli, alle sottigliezze lumino- se di Bartolomeo della Gatta. Il riferimento ai capolavori di Piero della Francesca a proposito della pala di Montefalco è da in- tendersi nel senso della capacità, comune ai due artisti, di sacralizza- re il vero dando all’evidenza delle cose il senso della fatalità e della durata. A ben guardare, percorrendo la mostra allestita a Palazzo Barberi- ni, ci accorgiamo che vale ancora la lettura di Roberto Longhi quan- do parla di un pittore che domina «un po’ massiccio ma di certo im- ponente nell’aurata tribuna del Quattrocento romano e papale, al- la guisa di un Cavallini minore». Bisogna riconoscere che quella idea di Antoniazzo affascinante “reazionario”, ultimo alfiere di un immaginario figurativo classica- mente liturgico e romano-cattolico, resta, al di là del pur suggestivo alone letterario, una intuizione di incontrastabile validità. Che poi un pittore siffatto non avesse più spa- zio né futuro nella Roma che si apriva ai grandi professionisti um- bri e toscani (a Perugino, a Botti- celli, a Signorelli, al Michelangelo della Pietà di San Pietro) e che presto (1508) avrebbe ospitato Raf- faello, questo è ben comprensibile. Così come è comprensibile il desti- no dei suoi iconici modelli, presto stemperati e dissolti nelle repliche e nelle varianti di una bottega de- stinata alla emarginazione provin- ciale. «Natività» (1475-1480) Santa Illuminata nel particolare della «Pala di Montefalco» (1488-1489) Virna Lisi, Gian Luigi Rondi e Antony Quinn sul set di «La venticinquesima ora» (1969) Dall’archivio di Gian Luigi Rondi — decano dei critici cinematografici italiani e organizza- tore culturale — emergono le foto dei maggiori protagonisti del cinema mondiale. Gradual- mente si svela un viaggio per immagini attra- verso l’universo dei miti del grande schermo. Ne scaturisce un volume — Immagini del cinema viste da Gian Luigi Rondi (Roma, Edizioni Sa- binae, 2013, pagine 144, euro 20) — carico di storia, foto d’epoca, testimonianze, uno spacca- to della vita artistica internazionale nel quale fanno capolino i personaggi più noti degli ulti- mi decenni: da Chaplin a Gassman, da Anto- nioni a Rossellini, da Zavattini a Wyler. Non mancano attrici indimenticabili come Virna Li- si, Monica Vitti, Ingrid Bergman e Gina Lollo- brigida, intervistata dal curatore Simone Casa- vecchia. Una testimonianza personale, dalla quale emerge la personalità di Rondi: «profes- sionale, dedito al lavoro e molto pignolo». In una breve presentazione di Paolo e Vittorio Ta- viani, lo storico del cinema viene definito «cri- tico acuto, dal rigore scientifico, improvvisa- mente attraversato da passioni o furori». Il li- bro diventa quindi «una specie di diario a puntate, tra l’intimo e l’impertinente, tra lampi e intuizioni e ironie da gossip: una scrittura da secolo dei lumi, divertita divertente». E il pro- tagonista, accanto ai divi del cinema, è proprio Rondi, «elegante e severo, padre dei cento e cento piccoli David che da anni rallegrano, o imbronciano, la nostra fauna cinematografica». successo, la bottega di Piazza Ce- rasa doveva essere un passaggio obbligato. Lì si potevano acquisire utili informazioni professionali, avere notizie di possibili commis- sioni, conoscere eventuali clienti e quindi ottenere concrete opportu- nità di lavoro. Consapevole di ciò e forte del suo ruolo di artista egemone, An- toniazzo sfruttò con avvedutezza questa sua rendita di posizione coinvolgendo i colleghi umbri e to- scani in contratti societari ma an- che lasciandosi influenzare dai loro stili. La mostra attualmente allestita a Palazzo Barberini per le cure di Anna Cavallaro e Stefano Petroc- chi, raccogliendo il meglio della sua produzione e della sua eredità stilistica, rende ad Antonio Aquili
  • 5. L’OSSERVATORE ROMANOdomenica 19 gennaio 2014 pagina 5 Bergoglio raccontato da don Fabián Báez Per chi non ho suonato la campana «Mai di manica larga, mai rigoristi, sempre misericordiosi» raccomandava ai confessori di SILVIA GUIDI «Non sono esattamente come Geor- ge Clooney, mi dispiace» sorride don Fabián Báez davanti al fotogra- fo che sta scegliendo lo scorcio mi- gliore per ritrarlo durante l’intervista che ha rilasciato al nostro giornale. Dopo il “salto della transenna” dell’8 gennaio scorso, durante l’udienza del mercoledì, il sacerdote argentino — che ha da poco cambia- to incarico pastorale: dal marzo prossimo sarà al santuario di San Cayetano en Liniers a Buenos Aires — è ormai noto in tutto il mondo co- me il “prete della papamobile”. Come ha conosciuto Bergoglio? La prima volta che l’ho visto, ne- gli anni Novanta, ero ancora studen- te universitario; mi sono confessato da lui — una confessione molto bel- la, molto cordiale — e poi mi ha re- galato un libretto sulla devozione al Sacro Cuore. Non abbiamo mai la- vorato insieme a qualche progetto particolare, e non c’era un’amicizia particolarmente stretta, era semplice- mente un hombre cercano, molto vici- no a tutti noi, me compreso. Cosa l’aveva colpito di più? Quello che colpisce tutti, credo: Bergoglio è un uomo libero. E mol- to, molto intelligente. A Buenos Ai- res tutti erano colpiti dalla sua au- sterità, dal fatto che lo infastidisse ogni barriera di protezione tra se stesso e il mondo reale. Era eviden- te, in lui, il gusto, il “divertimento” di stare tra la gente, e la semplicità della sua vita anche da arcivescovo e da cardinale: neanche il più povero dei preti era così povero. E qualche ricordo? Le sue telefonate a sorpresa, di- ventate celebri sulla stampa di tutto il mondo, non sono una novità per noi. Quando è morto mio padre, po- che ore dopo mi è arrivata la sua chiamata. Una volta, ero ancora se- minarista, ha telefonato in parroc- chia nel primo pomeriggio dicendo: «Vorrei venire a battezzare da voi, potresti chiedere al parroco se è glio gli aveva dato appuntamento in arcivescovado e Diego aveva colto l’occasione per chiedergli consiglio su tutte le situazioni più spinose, complicate e difficili che stava viven- do, parlando il più liberamente pos- sibile. L’arcivescovo ascoltava e face- va domande, e il colloquio stava di- ventando sempre più lungo. Uscen- do, Diego vide Fernando de la Rúa Bruno, il presidente della Repubbli- ca, che stava aspettando in antica- mera. Ed è rimasto senza parole. Si sentiva quasi in colpa per il tempo a lui dedicato: ma per Bergoglio lui e il presidente erano ugualmente im- portanti. E il primo pensiero quando è stato eletto Papa? Per me è stato uno tsunami inte- riore, una scossa fortissima; lo desi- deravo ma sinceramente non lo cre- devo possibile, per tanti motivi. Ap- pena ho visto la fumata bianca sono andato a suonare le campane, ma quando ho sentito il nome mi sono dimenticato di tornare a suonarle: ero in ginocchio davanti al televiso- re. La prima cosa che ho pensato è stata: mi ha ordinato un Papa! Da noi erano circa le tre del pomeriggio quando è arrivata la notizia: non ho mai visto tanta gente alla messa po- meridiana come quel giorno. L’alle- gria per strada era palpabile. Siamo un Paese con una pietà popolare molto forte e una grande fede maria- na, ma tutta la nostra storia è segna- ta da grandi contraddizioni e divi- sioni profonde. Vedere la gente che festeggiava per strada, unita, felice per lo stesso motivo, è stato uno spettacolo bellissimo. Qual è il consiglio che Bergoglio dava più spesso a voi sacerdoti? Ripeteva sempre che la cosa più importante è avere un rapporto per- sonale costante, intenso, profondo, intimo con Gesù. Non ci sono altre strategie, altri segreti. E sulla confes- sione, ci ripeteva spesso: ni manga ancha, ni rigorista, mai essere di ma- nica larga, ma neanche rigoristi, e sempre — sempre! — misericordiosi. L’assoluzione dai peccati fa bene a chi la riceve, ma anche a chi l’ammi- nistra. Anche il sacerdote ne trae be- neficio, perché sta partecipando al ministero di Cristo. Di solito tendia- mo a sottovalutare il potere sanante della grazia sacramentale e il grande potere della grazia di stato, in tutte le vocazioni: sposati, sacerdoti, con- sacrati. Vale per tutto il popolo cri- stiano. Se avessimo ben presente il potere sanante della grazia sacra- mentale, saremmo tutti innamorati della confessione, preti e laici. Dopo il salto sulla papamobile, è stato assediato dalle telefonate di giornalisti, amici e parenti. Come ha vissuto que- sta notorietà improvvisa? Quello che mi è successo lo vedo come un regalo fatto non solo a me, ma a tutti i sacerdoti di Buenos Ai- res. Su Twitter [@paterfabian] ho cercato di raccontare qualcosa della mia esperienza. E la racconto a tutti quelli che me lo chiedono. Quel giorno non avevo il biglietto per l’udienza, ero in mezzo alla folla, quelle transenne da attraversare sono un po’ l’immagine di tutta la nostra vita. Tutti siamo chiamati a stare ac- canto a Pietro. In mezzo alla folla, in una giornata come tante, c’è qual- cuno che ti chiama, che vuole a bor- do proprio te. Quando rispondi di sì, capisci che non si sale da soli, c’è bisogno sempre dell’aiuto di qualcu- no. E questo vale anche per chi è più leggero di me... È stare con Ge- sù che rende ciascuno di noi vera- mente protagonista, tutto il resto è apparenza, è qualcosa che passa. E l’apparenza stufa prima di tutto noi stessi, e poi anche gli altri. d’accordo?». Ovviamente il parroco rispose di sì, e credo che poche delle famiglie dei bambini battezzati si siano accorte che il sacramento era stato amministrato dall’arcivescovo. Sembrava un prete normale, felice di far entrare nuove piccole vite nel po- polo di Dio. Un’altra volta — saran- no state le due o le tre del pomerig- gio, ricordo che era caldissimo quell’anno a Buenos Aires — mi chiama per chiedermi di andare pri- Rinascimento retrodatato La rivolta dei medievistidi NICOLANGELO D’ACUNTO Con il celebre volume su La civiltà del Rina- scimento in Italia, pubblicato nel 1860, Jakob Burckhardt contribuiva in misura decisiva al- la creazione del mito secondo il quale nell’Italia del Quattro-Cinquecento sarebbe nato l’uomo moderno, incarnato da persona- lità rarissime ed eccezionali come Leon Bat- tista Alberti e Lorenzo il Magnifico, prototi- pi dell’“uomo universale” perché versatili ed eccellenti nelle arti e nella politica. Negli umanisti italiani si risvegliò «il sentimento di sé e del valore personale o soggettivo: l’uomo si trasformò nell’individuo e come tale si affermò». Naturalmente i secoli prece- denti, quelli medievali, apparivano a Burckhardt come segnati da «fede, ignoran- mente esteriori con una nuova concezione della coscienza: «Cosa significa peccare? Agire contro la propria coscienza, la cui te- stimonianza basta a condannare o ad assol- vere l’uomo davanti a Dio». Ce n’era a sufficienza per dire che prima ancora di «trovare una formula per definire il Medioevo, occorrerebbe trovarne una per definire Eloisa», ma anche una per Petrarca e una per Erasmo. In realtà, come aveva già osservato Colin Morris, il processo che aveva portato alla scoperta dell’individuo era già cominciato mio monastero o il mio vescovo simoniaco e guibertista? Possiamo allora usare una formula a effet- to e definire la transizione dal XI al XII seco- lo come un passaggio dall’età dell’obbedien- za al tempo della responsabilità personale. Infatti il vasto e articolato movimento di ri- forma della seconda metà del XI secolo mise in discussione gerarchie consolidate e assetti del potere che per secoli avevano goduto di notevole radicamento e pervasività. In parti- colare, gli abitanti delle città (i cives) si tro- varono nell’inedita situazione di prendere partito di fronte a chierici simoniaci o nicolaiti o di opporsi ai vescovi della propria città. Questa diffusa inquietudine religiosa coin- cideva con una fase di effervescenza econo- mica e sociale dei ceti urbani che, special- mente in Italia, non tardò a manifestarsi in forme nuove anche sul piano politico-istitu- zionale. Secondo lo storico tedesco Hagen Keller, nel Comune del XII secolo, inteso co- me «comunità urbana organizzata dal punto di vista normativo (...), la percezione e l’in- terpretazione delle comunità attive, ma an- che la correlazione tra i membri della comu- nità e la comunità stessa erano diverse da quelle in essere fino ad allora. I Comuni e le comunità di vicinato erano interpretati come universitas, ovvero assumevano con sempre maggiore evidenza un carattere corporati- vo». Ciò comportò una trasformazione del modo di vedere i vincoli del singolo, ma an- che dei gruppi, nella comunità politico-so- ciale. Il discrimine che segnava l’avvento di questo mondo nuovo era il massiccio ricorso etiche, lo spazio in cui atteggiamento inte- riore, comportamenti concreti e volontà divi- na si coniugavano, secondo le dinamiche ben descritte da Pietro Abelardo. Sul piano squisitamente teologico tutto ciò comportava una maggiore attenzione per il suffragio dei defunti e per il purgatorio, insieme con una sempre più precisa “conta- bilità dell’Aldilà”. Il destino ultraterreno del- le anime veniva così concepito in un’ottica sempre più chiaramente giuridica. Emblematico al riguardo l’exemplum due- centesco, giustamente valorizzato da Aaron di Cristo, non più re glorioso ma crocifisso e morente, il cui dolore aveva «agli occhi del Padre un valore infinito e dava valore divino al soffrire dell’uomo» (Claudio Leonardi). Non più un Dio lontano e onnipotente, dunque, ma un Dio-uomo, che condivideva e valorizzava l’esistenza individuale in quan- to tale e la stessa corporeità, proiettandole nella dimensione dell’eterno. Nella stessa direzione va letta la prevalen- za del realismo eucaristico, che consentì un’esperienza del divino quasi fisica, assolu- tamente individuale e strettamente legata al- la dimensione etica, poiché l’“essere in gra- zia di Dio” era (ed è!) considerato il requisi- to fondamentale per accostarsi all’Eucaristia. Questa nuova sensibilità ebbe larghissima diffusione, grazie a nuovi modelli di vita re- ligiosa ispirati all’ideale della vita vere apo- siddetta rivolta dei medievisti. Nel capitolo conclusivo del celebre Héloise et Abélard, pubblicato nel 1938, lo storico francese della filosofia medievale Étienne Gilson, prendendo di mira proprio Burckhardt, vedeva appunto nell’epistolario di Abelardo ed Eloisa la dimostrazione che già nel XII secolo alcune personalità eccezio- nali erano dotate di una tale indipendenza di spirito e di un livello così alto di autocon- sapevolezza da far crollare di colpo le fron- tiere tra Medioevo e Rinascimento. La leçon des faits che si poteva trarre da quella vicen- da consisteva prima di tutto nel disvelamen- to della natura mitologica e ideologica della differenza tra Medioevo e Rinascimento. Non dunque una ipotesi storica justiciable des faits, bensì un mythe che comme tel n’est pas discutable. In pagine davvero esemplari per rigore metodologico e chiarezza espositiva, Gilson spiegava che non era la travolgente persona- lità di Eloisa a essere “moderna” e poco “medievale”; al contrario quelle categorie e la periodizzazione che a essa era sottesa era- no poco adatte a spiegare la complessità del reale, proprio per il loro carattere marcata- mente ideologico e anticristiano. La teologia abelardiana ed eloisiana dell’intenzione si si- tuava infatti contro il “giudaismo monasti- co”, sostituendo l’esercizio di pratiche pura- intorno al 1050. La struttura della società che si era specchiata nell’ideologia dei tre or- dines (oratores, bellatores, laboratores) lasciava poco spazio alla responsabilità individuale. Centrali, infatti, risultavano il principio ge- rarchico e la costituzionale diseguaglianza tra gli uomini che derivava dalla diversa im- portanza delle funzioni e dei meriti teorica- mente conseguibili dai singoli. Visto che il Vita e Pensiero Anticipiamo uno degli articoli del prossimo numero della rivista «Vita e Pensiero». L’autore è professore associato di Storia medievale presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università Cattolica del Sacro Cuore. za infantile e vane illusioni». Insomma l’uomo moderno era figlio dell’Umanesimo e del Ri- nascimento, perché il Medio- evo, una sorta di parentesi nel- la storia della civiltà, non era stato capace di esprimere indi- vidualità altrettanto grandi e generose. La fortuna di questa tesi è certificata ancor oggi dal suo radicamento nella cultura cor- rente, ma nella storiografia scientifica già nella prima metà del Novecento scoppiò la co- stolica, veicolati da una agiogra- fia sempre meno condizionata dal peso della topica di genere e per questo in grado di dare uno spazio maggiore all’ele- mento propriamente biografico. L’uomo, responsabile delle sue scelte e fatto a immagine di Dio, nel XII secolo prese co- scienza del suo essere compar- tecipe della creazione, grazie al nuovo equilibrio tra grazia e natura affermato dai teologi delle scuole. L’homo artifex si definì in riferimento all’opus Creatoris e all’opus naturae. I prodotti dell’attività umana era- no perciò compartecipi della creazione. Così nelle sculture di Wiligelmo sulla facciata del sistema degli ordines si reggeva sulla pacifica accettazione del loro posto nella società, tut- ti dovevano limitarsi a obbedire, identifican- do la propria scelta individuale con l’adesio- ne a un ordo, cosmico, etico e sociale, voluto da Dio. Con la lotta per le investiture si pose un problema fino ad allora inedito: a chi obbe- dire? Chi era il responsabile terreno della mia salvezza? L’imperatore o i suoi concor- renti al trono, Gregorio VII o il Papa “impe- riale” Clemente III, l’abate scismatico del politico metteva a repentaglio la sua stessa salvezza eterna. Le coniurationes comunali dei secoli XI e XII non comportavano più semplici obbligazioni tra persone, ma rinvia- vano a un autonomo vincolarsi ai princìpi della vita in comune. Anche l’evoluzione del diritto penale fu segnata da questo cambiamento, con l’intro- duzione delle pene corporali inflitte quale ri- parazione di atti compiuti dal singolo, unico responsabile delle proprie azioni. La coscien- za diventava così il centro delle valutazioni L’epistolario di Abelardo ed Eloisa dimostra che nel XII secolo alcune personalità avevano una indipendenza di spirito e un’autoconsapevolezza così alta da spazzar via radicati pregiudizi storici a varie forme di giuramento, una delle quali, la coniuratio, divenne il principio strutturale dell’orga- nizzazione della comunità. I giu- ramenti super evangelia che pun- teggiano le fonti comunali co- minciano con la formula ego iuro et promitto. La responsabilità del civis non si esplicava solo verso l’esterno, in quanto il suo agire Gurevič, in cui un avvocato sul letto di mor- te, accortosi di avere subìto la condanna dal Giudice eterno, si rivolse ai suoi colleghi giuristi che vegliavano su di lui e gridò inu- tilmente: «Fate appello». La legislazione conciliare del Lateranense IV sulla confessio- ne auricolare giungeva al termine di un complesso approfondimento del legame tra peccato e dannazione eterna. Iniziava il cammino che doveva portare la Chiesa a esercitare il monopolio delle coscienze me- diante tecniche sempre più raffinate di intro- spezione psicologica. L’intimità della co- scienza non aveva però una valenza mera- mente privata, poiché incrociava l’ordina- mento della società, rispetto al quale l’indi- viduo era chiamato ad agire responsabilmen- te, con un inevitabile riverbero sul piano re- ligioso, in quanto dalle sue azioni derivava il suo destino ultraterreno. L’immagine stessa di Dio, tanto nella ri- flessione teologica quanto nella sua tradu- zione iconografica, cambiava profondamen- te, grazie a una valorizzazione dell’umanità duomo di Modena è chiaro che verso il 1100 la concezione pessimistica del lavoro come conseguenza della maledizione narrata dalla Genesi aveva lasciato il posto a una visione ottimistica del creato e della possibilità per l’uomo di essere compartecipe e responsabile della creazione in un contesto economico e sociale segnato da un fortissimo dinamismo. L’Occidente moderno fu, ed è ancora, profondamente segnato da quel modello di uomo, che proprio negli anni che stiamo vi- vendo subisce un attacco senza precedenti perfino nei suoi presupposti biologici. La tecnologia e la scienza hanno riaperto in ter- mini inimmaginabili fino al recente passato la cosiddetta questione antropologica. La crisi dei modelli che abbiamo ricevuto dal Medioevo e dalla modernità ci impone di comprendere le radici remote di un’eredità che non possiamo liquidare senza perdere il significato stesso dell’esperienza umana. Scopriremo, senza sorprenderci, che spesso si tratta di radici cristiane. Don Fabián viene invitato da Papa Francesco a salire sulla papamobile, l’8 gennaio scorso Il prete di Buenos Aires all’Osservatore Romano nei confronti di una persona che aveva avuto un percorso di vita tanto tor- mentato e doloroso. L’aneddoto “porteño” più singolare che ri- corda? Una cosa che non è accaduta a me ma a un amico, don Diego. Bergo- ma possibile in un ospedale della cit- tà: «C’è un uomo che sta morendo, ha bisogno dei sa- cramenti, dell’un- zione degli infermi e della confes- sione, potresti an- dare tu? È un sa- cerdote che ha la- sciato la sua voca- zione molto tempo fa. Se puoi, vai su- bito. Avevo pensa- to di andare io, ma è meglio di no». Era già cardi- nale e aveva paura di creare scompi- glio in ospedale andando lui di persona, e di non far sentire a suo agio quell’uomo in un momento tanto delicato e decisivo. Era preoccupato per la sua anima. Non era certo la pigrizia a spinger- lo a mandare qual- cun altro, ma una forma di discrezio- ne e di attenzione