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FACOLTÀ TEOLOGICA DI SICILIA


 Il Movimento Ecumenico

                           Prof. Antonino PILERI BRUNO




           A.A 2012-2013
Seconda lezione
      Il tema della giustificazione nella teologia di Lutero

 La riforma luterana come riforma dogmatica;


 Il pensiero di Agostino conteso dai riformatori e
  controriformatori;


 Risposta tridentina;


 Dichiarazione congiunta sulla Dottrina della Giustificazione
Sfondo su cui si afferma la riforma luterana


L’istanza di riforma che pervade la Chiesa cattolica in Europa nei primi
anni del 1500 è di tipo morale. Riforma “in fide et in moribus, in
capite et in membris”. Ciò che da ogni parte si chiedeva nella
Chiesa è la riforma secondo lo spirito del Vangelo, dei costumi della
vita del clero, della gerarchia ecclesiastica.

Negli anni precedenti la Riforma protestante si diffonde e penetra in
Europa un movimento culturale che trae le sue origini dall’
umanesimo italiano, ma che se ne distingue per il particolare
interesse alla Sacra Scrittura e alla riforma della Chiesa.
Il movimento è detto anche Umanesimo Evangelico, perché è dal

ritorno al Vangelo che esso spera la riforma della vita della Chiesa.

La riforma protestante è una istanza critica anche nei confronti della
teologia scolastica, questa critica mette in risalto il distacco tra la Scrittura e
la teologia di scuola insegnata nella Chiesa del tempo. La prima critica
rivolta contro la teologia tradizionale riguarda la sua ignoranza dei testi
originali della Scrittura (ebraico e greco). La seconda critica alla teologia
tradizionale è quella che riguarda il suo metodo: la disputatio.
La riforma luterana come riforma dogmatica


           E’ su questo sfondo che sorge e si afferma la Riforma
           luterana, che però non era nella sua radice più
           profonda una riforma morale quanto una riforma
           dogmatica.
           La Riforma luterana concentrò, infatti la sua
           attenzione      su    un   tema:    la   dottrina   della
           giustificazione, ossia l’atto con cui, in forza della
           redenzione operata da Gesù Cristo a vantaggio di tutti
           gli uomini la Grazia trasforma l’uomo, liberandolo
           dallo   stato    di   peccato   e   conducendolo       alla
           giustificazione a essere, cioè giusto davanti a Dio.
Il problema si complicò quando sotto il nome predestinazione, la

questione investì non solo il rapporto tra azione divina giustificatrice e
libertà umana, ma anche il rapporto tra libertà umana e divina.

Lutero impugna il valore dell’intera tradizione ecclesiastica fino a negare
la funzione della Chiesa.

La giustificazione per mezzo della fede toglie ogni valore alle
cosiddette opere meritorie. Al di fuori dalla fede queste opere non fanno
che aggiungere peccato a peccato: le buone opere non possono quindi
salvare nessuno.

Nel Servo arbitrio Lutero afferma che no si può ammettere nello stesso
tempo la libertà divina e quella umana. Il libero arbitrio è escluso
dall’onnipotenza di Dio.
Dal De servo arbitrio di Lutero:
«Paolo dichiara in piena e con piena autorità (Rm 3, 21ss): “Ora –però-
indipendentemente dalla legge, è stata manifestata una giustizia di Dio,
attestata dalla legge e dai profeti, vale a dire la giustizia di Dio mediante la
fede in Gesù Cristo, per tutti i credenti; poiché non v’è distinzione; difatti
tutti hanno peccato e son privi della gloria di Dio, e son giustificati
gratuitamente per la sua grazia, mediante la redenzione che è in Gesù
Cristo, il quale Dio ha prestabilito come propiziazione mediante la fede nel
suo sangue”. Tutte queste parole sono altrettanti colpi di fulmine contro il
libero arbitrio. In primo luogo: la giustizia di Dio -egli dice- è manifestata
senza la legge. Egli distingue la giustizia di Dio e la giustizia della legge.
Infatti   la giustizia della fede vien dalla grazia, senza la legge. Questa
espressione “senza legge” non può che significare una cosa sola: la giustizia
cristiana sussiste senza le opere della legge, di modo che le opere della legge
non servono affatto ad ottenerla».
Risposta di Erasmo da Rotterdam
  «Supponiamo dunque che in un certo senso sia vero ciò che
  (…) Lutero asserisce, cioè che qualunque cosa sia da noi
  fatta non è opera del libero arbitrio ma della pura necessità,
  cosa v’è di più inutile che divulgare questo paradosso ai
  profani? Supponiamo parimenti vero, in un certo senso, ciò
  che Agostino ha scritto in qualche parte: “Dio opera in noi il
  bene e il male e in tal modo rimunera in noi le sue stesse
  azioni buone così come punisce, parimenti in noi, le sue
  cattive”; se lasciassimo circolare fra il popolo un tale asserto
  ciò basterebbe per aprire ad innumerevoli mortali una larga
  porta all’empietà perché il popolo ha uno spirito lento,
  imprevidente, malizioso (…). Quale peccatore potrebbe
  sostenere, in simili condizioni una lotta continua e faticosa
  con la sua carne? Quale malvagio si impegnerebbe per
  correggere la propria vita?». - De libero arbitrio di Erasmo
  da Rotterdam
Ancora su Lutero e la dottrina luterana Erasmo da
Rotterdam afferma….
«A mio avviso si poteva benissimo riconoscere l’esistenza del libero
arbitrio pur evitando quella fiducia eccessiva nei nostri meriti e
quegli altri inconvenienti intravisti da Lutero (…). Ora, siccome
nell’azione umana ci sono tre parti: l’inizio, lo sviluppo, ed il
compimento, essi concedono alla grazia i due estremi momenti e non
fanno intervenire il libero arbitrio che nel momento dello sviluppo. Così
due cause concorrono alla stessa azione, cioè la grazia divina e la
volontà umana; ma la grazia è la causa principale, la volontà è la causa
secondaria che non può nulla senza la principale mentre questa, cioè
la grazia, è autosufficiente così come il fuoco brucia per virtù sua
naturale, benché Dio sia la causa essenziale che sottintende l’azione del
fuoco e senza la quale il fuoco perderebbe tutta la sua efficacia se essa
venisse a mancargli».
Libertà divina o libertà umana...?

Libertà   umana    e   libertà   divina:   come   si   concordano   nella

giustificazione dell’uomo peccatore fin da Adamo?

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l’esplosione della Riforma. Non mancarono da parte cattolica e

protestante le mutue accuse di eresia, o violazione della vera dottrina

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La dottrina era già stata fissata perché la questione non era nuova. La

si ritrova nelle opere di Agostino nella controversia contro Pelagio.
Pelagio. L’uomo ottiene la salvezza con le sue opere


       Pelagio (354-427) aveva sostenuto che l’uomo per vivere

       moralmente e conseguire la vita eterna aveva bisogno sì di una

       grazia esterna ma anche di una grazia interna. In breve l’uomo

       poteva essere condotto a una vita buona e morale dalla

       predicazione del Vangelo, ma la decisione di operare il bene

       restava interiormente sua ed esclusivamente sua, dunque in

       potere dell’uomo stesso e perciò libera.

       Pelagio reagiva così contro il manicheismo secondo cui

       l’uomo, era impossibilitato a vincere il male che recava in se

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Agostino contro Pelagio.
Solo la grazia di Dio aiuta l’uomo a salvarsi

      Agostino reagì contro la dottrina pelagiana perché la sua
      dottrina riduceva l’azione giustificatrice e salvifica di Dio a
      un’azione esterna all’uomo. La parola di Dio e la
      predicazione di Cristo si riducevano a un invito un
      esortazione che rimaneva esterna all’uomo. Nella polemica
      Agostino non è sempre rigoroso nei termini. Talvolta, egli
      parla di corruzione della natura umana e di inclinazione
      interiore al male che inficia la libertà di compiere il bene e
      rende necessaria la grazia divina; altrove, egli sostiene che è
      necessario distinguere un livello di corruzione della natura
      umana – che chiama vulnus – e lascia intendere che la libertà
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L’uomo , cioè, è certo incline al male a causa del vizio originario del
peccato; ma tale inclinazione non lo conduce necessariamente a
compiere il male.

Grazia è dono gratuito della divina benevolenza, questa dottrina è
difesa da Agostino contro i pelagiani, i quali sostenevano che ci viene
data secondo i nostri meriti.

La necessità di difendere la gratuità della Grazia indusse Agostino ad
approfondire il tema della predestinazione. La predestinazione è
secondo Agostino “la prescienza e la preparazione dei benefici di Dio
con i quali sono certamente liberati tutti coloro che sono liberati”.
Il pensiero di Agostino.
          Tra Riforma e Controriforma

Non si può affermare che il testo agostiniano sia sempre univoco e
rigorosamente articolato. A tutti premeva avere l’autorità di Agostino
dalla propria parte. Si trattava di stabilire quale fosse la dottrina della
Sacra Scrittura che la tradizione aveva raccolto.

Non è senza significato, che il dibattito intorno al problema della

predestinazione sia strettamente intrecciato alle questioni, che dividono

altrettanto nettamente cattolici e protestanti, dell’interpretazione della

Sacra Scrittura e del ruolo che a questo riguardo svolge la tradizione

della Chiesa.
Dottrina luterana della giustificazione


 Solo la fede e la grazia di Dio, non le opere, possono salvare l’uomo.


   L’uomo con la sua forza non è in grado di fuoriuscire dalla condizione
   peccatrice in cui l’ha piombato il peccato originale. Il testo della lettera ai
   Romani risolve il problema di Lutero e lo libera dall’angoscia, in quanto
   afferma che le opere e l’osservanza dei precetti morali sono insufficienti per la
   salvezza, e che non le opere, ma la fede e solo la fede nella promessa divina di
   giustificazione può salvare l’uomo.
 L’uomo senza l’aiuto di Dio non può non peccare.


  Lutero si spinge fino ad affermare che non solo le opere buone non servono a

  meritare la salvezza, che è mero dono gratuito di Dio, ma anche che l’uomo da

  sé non può che peccare. La libertà dell’uomo, la sua libertà naturale non esiste

  più, ma è ormai serva del peccato.
Risposta del Concilio di Trento
             Sessione VI, 13 gennaio 1547


“In questi anni è stata divulgata con grave danno per molte anime e
per l’unità della chiesa, una dottrina erronea sulla giustificazione.
Perciò questo sacrosanto concilio tridentino ecumenico e generale,
legittimamente convocato nello Spirito Santo (…) intende esporre a
tutti i fedeli cristiani la vera e sana dottrina della giustificazione che
Gesù Cristo (…) ha insegnato, che gli apostoli hanno trasmesso e che la
Chiesa cattolica, sotto l’ispirazione dello Spirito Santo, ha sempre
ritenuto. Nello stesso tempo proibisce assolutamente che d’ora
innanzi qualcuno osi credere, predicare e insegnare diversamente da
quanto è stabilito e proclamato nel presente decreto.
Cap. 8 “Quando l’apostolo dice che l’uomo viene giustificato “per
fede” e “gratuitamente” (Rm 3, 22.24), queste parole si devono
intendere secondo il significato accettato e manifestato dal concorde e
permanente giudizio della chiesa cattolica, e cioè che siamo giustificati
mediante la fede, perché “la fede è il principio dell’umana salvezza”, il
fondamento e la radice di ogni giustificazione, “senza la quale è
impossibile essere graditi a Dio” (Eb 11, 6) e giungere alla comunione
che con lui hanno i suoi figli; si dice poi che noi siamo giustificati
gratuitamente, perché nulla di ciò che precede la giustificazione, sia la
fede che le opere, merita la grazia della giustificazione: “infatti se lo è
per grazia, non lo è per le opere; altrimenti (come dice lo stesso
apostolo) la grazia non sarebbe più grazia”(Rm 11, 6)”.
Dichiarazione congiunta sulla Dottrina della
           Giustificazione (1999)

 “Le interpretazioni e applicazioni contraddittorie del messaggio
 biblico della giustificazione sono state nel XVI secolo una causa
 primaria della divisione della Chiesa d’Occidente, che si è espressa
 anche con condanne dottrinali ” n. 13.

 “Le Chiese luterane e la Chiesa cattolica romana hanno ascoltato
 insieme la buona novella proclamata dalla Sacra Scrittura, ciò che ha
 permesso loro (…) di pervenire ad una comprensione condivisa della
 giustificazione”n. 14
“Insieme crediamo che la giustificazione è opera di Dio uno e Trino.

(…) La giustificazione significa che Cristo stesso è la nostra giustizia
alla quale partecipiamo, secondo la volontà del Padre, per mezzo dello
Spirito Santo.

Insieme confessiamo che non in base ai nostri meriti, ma soltanto per
mezzo della grazia, e nella fede nell’opera salvifica di Cristo, noi siamo
accettati da Dio e riceviamo lo Spirito Santo, il quale rinnova i nostri
cuori, ci abilita e ci chiama a compiere le buone opere” n. 15.
Grazie!




                    Prof. Antonino Pileri Bruno
                    www.luxecclesiaeorientalis.org




      Prossima lezione 1 marzo 2013

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Movimento Ecumenico prima parte / lezione 2

  • 1. FACOLTÀ TEOLOGICA DI SICILIA Il Movimento Ecumenico Prof. Antonino PILERI BRUNO A.A 2012-2013
  • 2. Seconda lezione Il tema della giustificazione nella teologia di Lutero  La riforma luterana come riforma dogmatica;  Il pensiero di Agostino conteso dai riformatori e controriformatori;  Risposta tridentina;  Dichiarazione congiunta sulla Dottrina della Giustificazione
  • 3. Sfondo su cui si afferma la riforma luterana L’istanza di riforma che pervade la Chiesa cattolica in Europa nei primi anni del 1500 è di tipo morale. Riforma “in fide et in moribus, in capite et in membris”. Ciò che da ogni parte si chiedeva nella Chiesa è la riforma secondo lo spirito del Vangelo, dei costumi della vita del clero, della gerarchia ecclesiastica. Negli anni precedenti la Riforma protestante si diffonde e penetra in Europa un movimento culturale che trae le sue origini dall’ umanesimo italiano, ma che se ne distingue per il particolare interesse alla Sacra Scrittura e alla riforma della Chiesa.
  • 4. Il movimento è detto anche Umanesimo Evangelico, perché è dal ritorno al Vangelo che esso spera la riforma della vita della Chiesa. La riforma protestante è una istanza critica anche nei confronti della teologia scolastica, questa critica mette in risalto il distacco tra la Scrittura e la teologia di scuola insegnata nella Chiesa del tempo. La prima critica rivolta contro la teologia tradizionale riguarda la sua ignoranza dei testi originali della Scrittura (ebraico e greco). La seconda critica alla teologia tradizionale è quella che riguarda il suo metodo: la disputatio.
  • 5. La riforma luterana come riforma dogmatica E’ su questo sfondo che sorge e si afferma la Riforma luterana, che però non era nella sua radice più profonda una riforma morale quanto una riforma dogmatica. La Riforma luterana concentrò, infatti la sua attenzione su un tema: la dottrina della giustificazione, ossia l’atto con cui, in forza della redenzione operata da Gesù Cristo a vantaggio di tutti gli uomini la Grazia trasforma l’uomo, liberandolo dallo stato di peccato e conducendolo alla giustificazione a essere, cioè giusto davanti a Dio.
  • 6. Il problema si complicò quando sotto il nome predestinazione, la questione investì non solo il rapporto tra azione divina giustificatrice e libertà umana, ma anche il rapporto tra libertà umana e divina. Lutero impugna il valore dell’intera tradizione ecclesiastica fino a negare la funzione della Chiesa. La giustificazione per mezzo della fede toglie ogni valore alle cosiddette opere meritorie. Al di fuori dalla fede queste opere non fanno che aggiungere peccato a peccato: le buone opere non possono quindi salvare nessuno. Nel Servo arbitrio Lutero afferma che no si può ammettere nello stesso tempo la libertà divina e quella umana. Il libero arbitrio è escluso dall’onnipotenza di Dio.
  • 7. Dal De servo arbitrio di Lutero: «Paolo dichiara in piena e con piena autorità (Rm 3, 21ss): “Ora –però- indipendentemente dalla legge, è stata manifestata una giustizia di Dio, attestata dalla legge e dai profeti, vale a dire la giustizia di Dio mediante la fede in Gesù Cristo, per tutti i credenti; poiché non v’è distinzione; difatti tutti hanno peccato e son privi della gloria di Dio, e son giustificati gratuitamente per la sua grazia, mediante la redenzione che è in Gesù Cristo, il quale Dio ha prestabilito come propiziazione mediante la fede nel suo sangue”. Tutte queste parole sono altrettanti colpi di fulmine contro il libero arbitrio. In primo luogo: la giustizia di Dio -egli dice- è manifestata senza la legge. Egli distingue la giustizia di Dio e la giustizia della legge. Infatti la giustizia della fede vien dalla grazia, senza la legge. Questa espressione “senza legge” non può che significare una cosa sola: la giustizia cristiana sussiste senza le opere della legge, di modo che le opere della legge non servono affatto ad ottenerla».
  • 8. Risposta di Erasmo da Rotterdam «Supponiamo dunque che in un certo senso sia vero ciò che (…) Lutero asserisce, cioè che qualunque cosa sia da noi fatta non è opera del libero arbitrio ma della pura necessità, cosa v’è di più inutile che divulgare questo paradosso ai profani? Supponiamo parimenti vero, in un certo senso, ciò che Agostino ha scritto in qualche parte: “Dio opera in noi il bene e il male e in tal modo rimunera in noi le sue stesse azioni buone così come punisce, parimenti in noi, le sue cattive”; se lasciassimo circolare fra il popolo un tale asserto ciò basterebbe per aprire ad innumerevoli mortali una larga porta all’empietà perché il popolo ha uno spirito lento, imprevidente, malizioso (…). Quale peccatore potrebbe sostenere, in simili condizioni una lotta continua e faticosa con la sua carne? Quale malvagio si impegnerebbe per correggere la propria vita?». - De libero arbitrio di Erasmo da Rotterdam
  • 9. Ancora su Lutero e la dottrina luterana Erasmo da Rotterdam afferma….
  • 10. «A mio avviso si poteva benissimo riconoscere l’esistenza del libero arbitrio pur evitando quella fiducia eccessiva nei nostri meriti e quegli altri inconvenienti intravisti da Lutero (…). Ora, siccome nell’azione umana ci sono tre parti: l’inizio, lo sviluppo, ed il compimento, essi concedono alla grazia i due estremi momenti e non fanno intervenire il libero arbitrio che nel momento dello sviluppo. Così due cause concorrono alla stessa azione, cioè la grazia divina e la volontà umana; ma la grazia è la causa principale, la volontà è la causa secondaria che non può nulla senza la principale mentre questa, cioè la grazia, è autosufficiente così come il fuoco brucia per virtù sua naturale, benché Dio sia la causa essenziale che sottintende l’azione del fuoco e senza la quale il fuoco perderebbe tutta la sua efficacia se essa venisse a mancargli».
  • 11. Libertà divina o libertà umana...? Libertà umana e libertà divina: come si concordano nella giustificazione dell’uomo peccatore fin da Adamo? La discussione sul problema della predestinazione si accese con l’esplosione della Riforma. Non mancarono da parte cattolica e protestante le mutue accuse di eresia, o violazione della vera dottrina della Chiesa. La dottrina era già stata fissata perché la questione non era nuova. La si ritrova nelle opere di Agostino nella controversia contro Pelagio.
  • 12. Pelagio. L’uomo ottiene la salvezza con le sue opere Pelagio (354-427) aveva sostenuto che l’uomo per vivere moralmente e conseguire la vita eterna aveva bisogno sì di una grazia esterna ma anche di una grazia interna. In breve l’uomo poteva essere condotto a una vita buona e morale dalla predicazione del Vangelo, ma la decisione di operare il bene restava interiormente sua ed esclusivamente sua, dunque in potere dell’uomo stesso e perciò libera. Pelagio reagiva così contro il manicheismo secondo cui l’uomo, era impossibilitato a vincere il male che recava in se stesso.
  • 13. Agostino contro Pelagio. Solo la grazia di Dio aiuta l’uomo a salvarsi Agostino reagì contro la dottrina pelagiana perché la sua dottrina riduceva l’azione giustificatrice e salvifica di Dio a un’azione esterna all’uomo. La parola di Dio e la predicazione di Cristo si riducevano a un invito un esortazione che rimaneva esterna all’uomo. Nella polemica Agostino non è sempre rigoroso nei termini. Talvolta, egli parla di corruzione della natura umana e di inclinazione interiore al male che inficia la libertà di compiere il bene e rende necessaria la grazia divina; altrove, egli sostiene che è necessario distinguere un livello di corruzione della natura umana – che chiama vulnus – e lascia intendere che la libertà è si colpita ma non uccisa.
  • 14. L’uomo , cioè, è certo incline al male a causa del vizio originario del peccato; ma tale inclinazione non lo conduce necessariamente a compiere il male. Grazia è dono gratuito della divina benevolenza, questa dottrina è difesa da Agostino contro i pelagiani, i quali sostenevano che ci viene data secondo i nostri meriti. La necessità di difendere la gratuità della Grazia indusse Agostino ad approfondire il tema della predestinazione. La predestinazione è secondo Agostino “la prescienza e la preparazione dei benefici di Dio con i quali sono certamente liberati tutti coloro che sono liberati”.
  • 15. Il pensiero di Agostino. Tra Riforma e Controriforma Non si può affermare che il testo agostiniano sia sempre univoco e rigorosamente articolato. A tutti premeva avere l’autorità di Agostino dalla propria parte. Si trattava di stabilire quale fosse la dottrina della Sacra Scrittura che la tradizione aveva raccolto. Non è senza significato, che il dibattito intorno al problema della predestinazione sia strettamente intrecciato alle questioni, che dividono altrettanto nettamente cattolici e protestanti, dell’interpretazione della Sacra Scrittura e del ruolo che a questo riguardo svolge la tradizione della Chiesa.
  • 16. Dottrina luterana della giustificazione  Solo la fede e la grazia di Dio, non le opere, possono salvare l’uomo. L’uomo con la sua forza non è in grado di fuoriuscire dalla condizione peccatrice in cui l’ha piombato il peccato originale. Il testo della lettera ai Romani risolve il problema di Lutero e lo libera dall’angoscia, in quanto afferma che le opere e l’osservanza dei precetti morali sono insufficienti per la salvezza, e che non le opere, ma la fede e solo la fede nella promessa divina di giustificazione può salvare l’uomo.
  • 17.  L’uomo senza l’aiuto di Dio non può non peccare. Lutero si spinge fino ad affermare che non solo le opere buone non servono a meritare la salvezza, che è mero dono gratuito di Dio, ma anche che l’uomo da sé non può che peccare. La libertà dell’uomo, la sua libertà naturale non esiste più, ma è ormai serva del peccato.
  • 18. Risposta del Concilio di Trento Sessione VI, 13 gennaio 1547 “In questi anni è stata divulgata con grave danno per molte anime e per l’unità della chiesa, una dottrina erronea sulla giustificazione. Perciò questo sacrosanto concilio tridentino ecumenico e generale, legittimamente convocato nello Spirito Santo (…) intende esporre a tutti i fedeli cristiani la vera e sana dottrina della giustificazione che Gesù Cristo (…) ha insegnato, che gli apostoli hanno trasmesso e che la Chiesa cattolica, sotto l’ispirazione dello Spirito Santo, ha sempre ritenuto. Nello stesso tempo proibisce assolutamente che d’ora innanzi qualcuno osi credere, predicare e insegnare diversamente da quanto è stabilito e proclamato nel presente decreto.
  • 19. Cap. 8 “Quando l’apostolo dice che l’uomo viene giustificato “per fede” e “gratuitamente” (Rm 3, 22.24), queste parole si devono intendere secondo il significato accettato e manifestato dal concorde e permanente giudizio della chiesa cattolica, e cioè che siamo giustificati mediante la fede, perché “la fede è il principio dell’umana salvezza”, il fondamento e la radice di ogni giustificazione, “senza la quale è impossibile essere graditi a Dio” (Eb 11, 6) e giungere alla comunione che con lui hanno i suoi figli; si dice poi che noi siamo giustificati gratuitamente, perché nulla di ciò che precede la giustificazione, sia la fede che le opere, merita la grazia della giustificazione: “infatti se lo è per grazia, non lo è per le opere; altrimenti (come dice lo stesso apostolo) la grazia non sarebbe più grazia”(Rm 11, 6)”.
  • 20. Dichiarazione congiunta sulla Dottrina della Giustificazione (1999) “Le interpretazioni e applicazioni contraddittorie del messaggio biblico della giustificazione sono state nel XVI secolo una causa primaria della divisione della Chiesa d’Occidente, che si è espressa anche con condanne dottrinali ” n. 13. “Le Chiese luterane e la Chiesa cattolica romana hanno ascoltato insieme la buona novella proclamata dalla Sacra Scrittura, ciò che ha permesso loro (…) di pervenire ad una comprensione condivisa della giustificazione”n. 14
  • 21. “Insieme crediamo che la giustificazione è opera di Dio uno e Trino. (…) La giustificazione significa che Cristo stesso è la nostra giustizia alla quale partecipiamo, secondo la volontà del Padre, per mezzo dello Spirito Santo. Insieme confessiamo che non in base ai nostri meriti, ma soltanto per mezzo della grazia, e nella fede nell’opera salvifica di Cristo, noi siamo accettati da Dio e riceviamo lo Spirito Santo, il quale rinnova i nostri cuori, ci abilita e ci chiama a compiere le buone opere” n. 15.
  • 22. Grazie! Prof. Antonino Pileri Bruno www.luxecclesiaeorientalis.org Prossima lezione 1 marzo 2013