Walter benjamin, iperdecisionismo e repubblicanesimo geopolitico. lo stato di...
Meridiana | Marzo - Aprile 2010
1. Meridiana Anno 0, N. 1 - diffusione gratuita -
Magazine
LA QUESTIONE EROI E FIABE
MORALE Il premier Berlusconi,
Falcone e Borsellino, protagonista
il nostro esempio nel della recente
fare politica. storia italiana
di Salvo Pogliese di Ulderico De Laurentiis
a pag. 8 a pag. 4
IN MEMORIA DEL 70/30
Il Popolo delle Libertà pensiamo debba
essere un soggetto nuovo nel quale l’identità
si scommetta e si costruisca giorno per
giorno, senza rendite né vitalizi di Basilio Catanoso
del turpiloquio televisivo in stile “fratelli-coltelli”,
così come ci piacerebbe partecipare a una fase
costituente del PdL nella quale la selezione della
classe dirigente fosse regolata contestualmente
a una chiara investitura popolare della leadership;
vorremmo buttare a mare la perversa logica del
“70-30” fra ex Forza Italia e ex Alleanza Nazionale,
convinti come siamo che il Popolo delle Libertà sia
un soggetto nuovo nel quale l’identità si scommette
e si costruisce giorno per giorno, senza rendite né
vitalizi.
Purtroppo non accade nulla di tutto questo e si
perde tempo prezioso per spaccare il capello in
quattro, anticipando processi di sostituzione del
Capo che avrebbero invece tempi fisiologici e che
dovrebbero essere metabolizzati dai propri elettori
Il dibattito sul futuro del PdL sarebbe affascinante, se fosse un
e non certo imposti dalle consorterie politico-intellettuali che se ne
dibattito e non la riproposizione in chiave interna della dinamica
fanno artefici.
schmittiana “amico-nemico”. Sarebbe appassionante capire chi
Allora proviamo a far saltare il banco e usciamo da questo schema
siamo, come vogliamo organizzarci, quale spazio debba esserci
autodistruttivo: chiediamo alla nostra gente di raccontarci il “loro”
nel centro destra per l’elaborazione culturale, per la scelta dei
PdL, le esigenze profonde che provengono dal territorio, la “loro”
programmi, per la selezione della classe dirigente. Sarebbe bello non
selezione della classe dirigente, la “loro” percezione delle sfide che
usare il condizionale e parlare a viso aperto di una formazione politica
l’Italia dovrà affrontare.
capace di rappresentare le istanze del nord come quelle del sud, in
Abbiamo creduto, e crediamo fortemente, che tre anni senza elezioni
un esercizio democratico di composizione degli interessi diffusi che
fossero uno spartiacque irrinunciabile per segnare la differenza fra
solo un grande partito popolare può essere in grado di fare. Invece no.
quello che vorremmo rappresentare per gli Italiani e quello che
L’unica elaborazione culturale (?) che popola i mezzi di informazione
riusciremo a lasciare loro: non è sensato gettare alle ortiche questa
nostrana è un’autoreferenziale ricerca del posizionamento interno,
opportunità, anche perché liti e guerre di posizione rappresentano
della polemica “ad usum delphini”, della controdichiarazione senza
un crimine di fronte a una congiuntura internazionale che imporrebbe
un vero obiettivo.
coesione e unità d’intenti. In questi mesi la nostra Associazione
Gli anti-berlusconiani, categoria patologica della politica italiana,
è impegnata a promuovere le proprie iniziative sul territorio, a
non hanno resistito alla tentazione di trasformare anche il PdL in un
raccogliere la voce profonda di questo popolo del centro destra che
Senato romano, pieno zeppo di congiurati o presunti tali, tutti armati
ha ancora fiducia in noi, malgrado noi. L’entusiasmo è sempre lo
di coltelli che non riescono a piantare nella schiena di Cesare. Che
stesso, palpabile, genuino, tipico di chi ha sempre risposto presente
peccato. Che peccato ridurre questa fase storica decisiva per le sorti
ogni qual volta si sono chieste loro prove di forza o prove d’amore.
dell’Italia e dell’Europa all’ennesima “pastrocchio” nel quale è difficile
A questo entusiasmo dobbiamo dare la speranza di un futuro fatto di
riuscire a cogliere elementi di novità e modernità. Vorremmo essere
concretezza e serietà. Noi ci siamo.
parte di un dibattito sulla forma-partito e invece restiamo spettatori
Ogni giorno riflessioni, sondaggi e discussioni online su…
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2. Meridiana Magazine
2 MAR-APR-MAG 2010
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di Salvatore Paolo Garufi
A proposito della struttura da dare al partito del Popolo della Liber- su quella della forza militare. La
tà, alcune teste lucide (per mancanza di capelli, sospetto) avanzano la libertà e la tutela dell’individuo
proposta di un partito leggero. Un organismo del genere si sfalderebbe (materiale e spirituale), vere sol-
subito, quando fra cent’anni venisse a mancare la guida carismatica di tanto se pensate come armoni-
Berlusconi. La Regione Sicilia ne è lampante dimostrazione, dato che ca relazione di singoli, di classi
le lotte fra le baronie politiche lì non arretrano neppure davanti alla col- e di peculiarità storico-geogra-
lusione con la sinistra, infischiandosene delle idee in nome delle quali fiche, sono questi i grandi valo-
s’è chiesto il consenso. ri di un moderno centrodestra.
A pensarci bene, il partito leggero ha già mostrato i suoi limiti nel pas- L’organizzazione del partito,
sato. Se, infatti, ci spostiamo nell’Italia del 1860, vediamo che qualco- perciò, se si vuol essere coe-
sa di simile fu il movimento garibaldino. C’era il capo carismatico, ma renti con la sua ispirazione, deve essere al contempo centralistica e
mancava la struttura. Mancava pure una specifica elaborazione teorica. articolata in moltissimi spazi di ampia autonomia territoriale (avallata,
Non a caso, dopo aver fatto l’Italia, non si seppe spiegare come fare gli però, dall’assemblea degli iscritti). In altre parole, sogno un soggetto
italiani. Non tutti i militanti, per lo meno, vedevano la Patria allo stesso politico autorevole sui suoi rappresentanti nelle istituzioni, dove i di-
modo. Non tutti avevano le stesse idee sui problemi sociali. Forse, trop- rigenti centrali (per scegliere i quali è ammessa qualche cooptazione)
pi non avevano neppure un’idea di cosa fosse la Patria. elaborano la linea delle battaglie legislative e quelli territoriali (nati dalle
Uno dei risultati fu che i contadini della città siciliana di Bronte confuse- competizioni elettorali) sappiano tradurle in prassi amministrativa. Per
ro il concetto di unità con quello di guerra ai ricchi. Ovviamente, il loro valorizzare l’esperienza, perciò, lascerei alla dirigenza territoriale la scel-
sogno si sfasciò sotto il caldo agostano, quando irruppe una rivoluzione ta di gran parte delle candidature (partendo dai migliori amministratori).
che si mosse come un elefante impazzito, completamente sorda ai ri- Il primato, comunque, deve restare del partito ed il capo del governo,
chiami del suo stesso domatore, l’avvocato Nicolò Lombardo. “Costui” ove si vincano le elezioni, non può che essere il capo del partito.
testimoniò Bene- Questo, più o meno, è il discorso che andrebbe fatto quando si parla
detto Radice, coe- di scegliere fra Stato centralistico e Stato federale. Io sono per l’unità
vo scrittore bronte- della Nazione e l’autonomia gestionale, in ciò d’accordo con Vincenzo
se, “era a capo di Natale, carbonaro e grande segretario del parlamento delle Due Sicilie
quel partito defini- del 1848, sulla vita del quale ho appena finito di scrivere un romanzo
to comunista, che che uscirà prima dell’estate. Il suo impegno, infatti, pur nel rigore di un
nell’impazienza de- concetto unitario del Regno, mirò a dare maggiore autonomia ammi-
gli oppressi aveva nistrativa alla Sicilia, creando nuovi organi istituzionali. Ma, in un im-
sperato di cogliere portante intervento chiarì pure quanto per lui fosse prioritaria la lotta al
la palla al balzo, baronaggio, del quale il separatismo palermitano era il frutto avvelena-
per recare nelle sue to. Fu la parte non caduca della sua opera politica, quanto mai attuale
mani il potere.” ancor oggi, a distanza di quasi duecento anni.
Così, quel giorno Su questa premessa, Vincenzo Natale sviluppò un coerente ed alter-
le stragi diventaro- nativo programma di interventi economici, basato sull’abolizione del-
no come le ciliegie: le dogane interne. Così, si liberavano i commerci, i traffici marini e le
l’una chiamava l’altra. I possidenti (i cappelli, come li chiamavano) furo- esportazioni. Se lo avessero ascoltato, sarebbe nata, forse, una creatu-
no tutti cercati, senza sconti, senza pietà, senza che nessuno venisse ra che aspetta ancora di nascere: la borghesia siciliana, cosa molto più
risparmiato. Ecco perché, quando arrivarono le camicie rosse, su ordi- necessaria dell’indipendenza.
ne del generale Nino Bixio, l’avvocato Lombardo e quelli che erano stati Così, sempre in parlamento, egli demolì i furori indipendentistici coi
più in vista vennero arrestati, processati e condannati alla fucilazione. vantaggi che venivano dalle libere relazioni commerciali.
E, a proposito delle tasse che s’era promesso di abolire, i costi del Ri- Un altro cruciale campo di intervento riguardava il perenne conflitto
sorgimento vennero pagati con la tassa sul macinato, cioè sul pane e tra contadini e baroni (che dell’indipendenza siciliana erano i più fieri
sulla pasta. Di dare la terra ai contadini, non se ne discusse proprio. sostenitori). Il punto dolente era rappresentato dagli effetti che si ave-
Il partito leggero, dunque, ha questo difetto: chiunque può ficcarci vano dalla quotizzazione e dall’assegnazione delle terre ecclesiastiche
qualsiasi cosa. Soprattutto se manca un capo carismatico, a garantire e demaniali ai privati, dal momento che con quella privatizzazione c’era
l’unità di intenti. Per noi sarà il caso, perciò, di prendere atto del fatto stata pure la perdita degli usi civici, i quali, per quanto ridotti da nume-
che Silvio Berlusconi sarà pure immortale, ma (ahimè!) non è eterno. E, rose usurpazioni di nobili e massari valevano ad attenuare la miseria dei
quel ch’è peggio, non è in ogni luogo. contadini. Le proposte di Natale, pur avendo ben presente il bisogno di
Ciò non vuol dire, ovviamente, che abbiano ragione quelli che vorreb- superare lo sfruttamento promisquo delle terre (tipico degli usi civici),
bero il ritorno ai vecchi comitati centrali. Le ideologie novecentesche disordinato e poco redditizio, miravano a realizzare quote sufficiente-
hanno già fatto troppi danni. Capisco che la perfezione non è di questo mente grandi, che avessero le caratteristiche della moderna azienda
mondo; ma neppure l’imbecillità, spero. agricola privata, con tutti gli annessi diritti: poter trasmettere in eredità,
La nostra è una società complessa, nella quale i flussi migratori hanno poter affittare e, magari dopo un certo numero di anni, poter vendere.
messo civiltà divise da secolare diffidenza reciproca a cozzare fra loro Come si vede, il Popolo della Libertà, per definizione partito del fare,
nel contenitore globale ed i collegamenti di internet hanno stravolto potrebbe acquisire tra i suoi padri nobili anche questo politico siciliano,
gli antichi concetti di centro e di periferia. Ciò impone l’esigenza di un capace nel 1848 di esprimere una concretezza più che apprezzabile,
riproposizione dell’identità nazionale sulla base dei valori etici e non più anche in questo nostro 2010.
3. MAR-APR-MAG 2010
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3 Meridiana Magazine
Coltivare le buone energie
per costruire il futuro
La dialettica interna ai partiti, che soprattutto di leggi elettorali che sempre più hanno
di Silvia Silvestri
Le formazioni politiche che hanno l’aspirazione
negli ultimi anni sta assumendo spesso concentrato nelle mani dei vertici dei partiti di progettare e costruire il futuro saranno
connotati patologici, è la risultante di una le scelte degli eletti, con una scarsa, talvolta tanto più forti quanto prima si attrezzeranno
serie di spinte.
spinte inesistente,
inesistente possibilità per le realtà politiche a dare risposta a queste esigenze: non
Nel nostro paese, fondato su una cultura territoriali di poter incidere negli assetti e basta essere massimamente inclusivi nella
centenaria di pluripartismo, abbiamo innanzi con una ancor minore possibilità di scelta da possibilità di adesione se poi non si da voce
tutto assistito alla nascita, a tappe forzate e parte degli elettori, non potendosi ritenere e una reale e concreta possibilità di incidere
con una scarsa metabolizzazione, di grandi bastevole il fragile sistema all’ italiana delle a tutte le buone energie che si attraggono.
aggregazioni politiche che vedono convivere primarie. Il coinvolgimento dal basso, la condivisione
al proprio interno idee, storie, appartenenze Queste due variabili, le principali direi, hanno e soprattutto la responsabilizzazione nelle
molto diverse, talvolta sideralmente lontane, creato un corto circuito all’interno dei partiti, scelte, rappresentano un formidabile collante,
tra loro: la strada dell’“all together”, lungi facendone il luogo sempre più del conflitto e capace di unire le persone nel fare, capace
dall’eliminarle, si limita semplicemente con sempre maggiore difficoltà, quello della di formare una classe dirigente chiamata
a spostare all’interno dell’unico grande sintesi e della compensazione. a scegliere, a decidere e a rispondere dei
contenitore partito tutte quelle conflittualità Il tema della democrazia interna alle strutture risultati.
che prima erano vissute in una dimensione partito sarà il grande tema dei prossimi Si commetterebbe un madornale errore
interpartitica. anni, sarà l’argomento più ingombrante nel nel pensare che il buon vento delle vittorie
L’altro elemento che ha rappresentato un dibattito politico e quello a cui i cittadini elettorali possa bastare per sempre a
moltiplicatore di conflitti è dato dal susseguirsi elettori sempre più presteranno attenzione. condurci in porto.
Una proposta “bonsai”:
torniamo al Collegio
di Cyrano A noi questo sistema elettorale non piace imporre uomini e candidature, ma l’obiettivo
F
Forse non tutti sanno che… l’attuale siste-
t tti h l’ tt l i t perché cancella anche il benché minimo principale dovrà essere quello di limitare la
ma elettorale l’ha inventato la Sinistra. In accenno di meritocrazia, rafforza le oligarchie discrezionalità delle scelte e affidarsi, dove
Toscana avevano già capito tutto e “blocca- e, a volte, mortifica il territorio. Questo possibile, a meccanismi di selezione su base
to le liste” ben prima del “porcellum”, senza non significa che ci piacciano da morire le territoriale.
levate di scudi delle anime belle democrati- preferenze, perché in alcune zone d’Italia Tu chiamale, se vuoi, primarie: laddove
che, senza accuse di assalto alla diligenza, sono state e rimangono un odioso strumento questo fosse possibile e regolato da
senza critiche alla nomenclatura: nell’Ap- di pressione e controllo del voto, capillare, meccanismi chiari e intellegibili sarebbe un
pennino felix la nomenclatura comandava minuzioso e gestito da consorterie politico- ottimo esercizio di democrazia interna.
da anni, gestiva tutto, persino il dopolavoro criminali. Primarie e collegi. Serve davvero poco per
ferroviario, quindi perché stupirsi se voleva Allora? Allora forse sarebbe meglio tornare restituire ai cittadini un pizzico di amore in più
evitare il fastidio del voto di preferenza? Poi ai cari vecchi collegi, grazie ai quali il per una politica bistrattata e per l’insostituibile
venne Calderoli e la musica cambiò. Que- bipolarismo era una sfida a due nella quale ruolo della Politica, continuamente
sto sistema elettorale non piace a nessuno, ci si sforzava di trovare candidati che sabotata dai profeti dell’antipolitica. La
ma in fondo nessuno spinge davvero per avessero un qualche legame con la base, nostra rivoluzione “interna” parte da regole
cambiarlo, perché tutti sanno quanto sia dif- a parte qualche eccezione “paracadutata” condivise. Per farlo è davvero necessario
ficile comporre liste che non scontentino la dall’alto. Il sistema perfetto non esiste, distruggere il PdL?
nomenclatura di cui sopra. i partiti cercheranno sempre spazi per
MeridianaPRESIDENTE “MERIDIANA”
Magazine Orga
Organo dell’Associazione Culturale “Meridiana”
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www.meridianamagazine.org - redazione@meridianamagazine.org
Hanno collaborato
ACME, Antonio Catanoso, Nello Donnarumma, Cyrano, Pasquale Fiorillo, Arturo Governa, Davide Infuso,
Basilio Catanoso Nicolò, Salvo Pogliese, Silvia Silvestri, Alberto Spampinato, Costanza Martina Vitale.
Antonio N
DIRETTORE RESPONSABILE Grafica ed impaginazione: Ulderico De Laurentiis, Francesco Maugeri.
Alessia Rosolen
Testata in attesa di registrazione
COORDINATORE DI REDAZIONE Anno 0, N. 1 - diffusione gratuita -
Ulderico De Laurentiis Stampa: Galatea Editrice Via Piemonte, 84 - 95024 Acireale (CT)
4. Meridiana Magazine
4 MAR-APR-MAG 2010
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EROI E FIABE
Fenomenologia di un Premier: Berlusconi e la storia d’Italia
di Ulderico De Laurentiis*
Silvio Berlusconi è un eroe. Ho già avuto sostanzialmente indenne dal terremoto di prima di tutto nell’aver portato nel campo
modo di dirlo il 27 marzo dell’anno scorso, tangentopoli, ma rimasta sino ad allora fuori del centrodestra la frontiera dell’innovazione
dinanzi all’immensa platea azzurra del primo dall’arco costituzionale e dall’altro facendosi politica, sociale, economica e istituzionale. A
congresso nazionale del Popolo della Liber- miglior rappresentante del buon senso della partire da questo, l’attuale premier ha costru-
tà, ma voglio approfittare di questo spazio gente comune, che chiedeva una classe di- ito uno straordinario consenso trasversale”.
per tornare sul concetto con maggiore chia- rigente all’altezza dei suoi bisogni, in grado Così Benedetto della Vedova in un articolo
rezza. di capirla davvero. Da qui la sconfitta delle pubblicato di recente su “Il Secolo d’Italia”.
In “Morfologia della Fiaba”, Vladimir Propp, sinistre “progressiste” ad opera di un im- Alla luce di questa caratteristica eroica e fia-
linguista ed antropologo russo, individua prenditore prestato alla politica, ma che della besca che avvolge la discesa in campo del
funzioni, ruoli e caratteristiche dei personag- politica ha colto fin da subito un paio di cose Premier e la fondazione del Popolo della Li-
gi fiabeschi; tra questi vi sono eroi e princi- fondamentali: la necessità di fare sintesi e bertà, si potrebbero intendere le difficoltà di
pesse, antagonisti e anti eroi ecc. L’eroe è la capacità di essere realmente rappresen- molti a leggere con serenità il percorso in-
per definizione il protagonista che dopo aver tativi dello spaccato profondo di un paese. trapreso negli ultimi mesi da Gianfranco Fini,
compiuto un’impresa, seppur ostacolato dai Su quest’ultima asserzione è lampante la che sembra dover, suo malgrado, assumere
suoi antagonisti, trionferà. descrizione che ne fa Galli della Loggia in il ruolo di anti-eroe, o addirittura di antagoni-
Nella favola italiana dei primissimi anni no- un volume edito da “il Mulino” e titolato “Tre sta (che spetterebbe alle sinistre). Tuttavia la
vanta, del dopo tangentopoli e della fine giorni della storia d’Italia”, in cui lo scrittore sua storia personale e le sue radici lasciano
della cosiddetta “Prima Repubblica”, è pro- parla di un Berlusconi che vince “facendo in tutti noi la fiducia e la speranza di poter
prio l’Eroe – Berlusconi a ritagliarsi un ruolo leva sul desiderio ancora più tenace di tutti utilizzare un’altra chiave di lettura, che veda
da protagonista, facendosi interprete di un costoro di non essere governati da chi - essi lui, il Premier, noi tutti eroi e protagonisti di
paese che si affacciava nel mondo in via di credono - non li capisce, non è fatto della questa nuova favola - così come ebbi a dire
globalizzazione mentre per via giudiziaria si loro stessa pasta, dei loro stessi umori.” un anno fa, in quel fantastico congresso -con
ampliava a dismisura quel vuoto socio-po- Proprio come nel più classico colpo di scena il coraggio del cambiamento e per un’Italia
litico che egli stesso provvedeva a riempire, di un racconto, la discesa in campo del Ca- che ritorni a crescere e vivere splendidamen-
dando da un lato piena legittimità a gover- valiere ha “operato in Italia una straordinaria te.
nare alla destra, unica area politica uscita rottura del conformismo politico, consistita
* Dirigente nazionale Giovane Italia
cattivi pensieriireisnep ivittac
Molte idee, tutte confuse
di Jackal a Vittorio Feltri e dire qualcosa di destra diventerà persino superfluo:
sua maestà la recensione di Concita De Gregorio piomberà su di noi
Adesso è tutto chiaro. Ammettiamo la nostra sconfitta. Vorremmo tutti
come una benedizione.
che l’Unità, il Manifesto, il Riformista e il Fatto Quotidiano parlassero
Credevamo di aver detto tutto sulla destra moderna qualche decennio
di noi. Fa tanto figo, sarebbe un toccasana per il nostro atavico com-
fa, quando parlavamo di “logica del superamento”, quando faceva-
plesso d’inferiorità. Vuoi mettere essere invitati a Ballarò, Anno Zero,
tutte le mattine a Omnibus, persino alla Domenica Sportiva? Come mo i convegni con gli antifascisti all’Università, quando spegnevamo
avranno fatto? Eppure era così semplice, perché non ci abbiamo pen- il fuoco della violenza politica, mentre altri mettevano il tanto vitupe-
sato prima? Basta dire sempre ciò che mai si è pensato e leggere ogni rato “Capo” sulle magliette e predicavano improbabili evoluzioni del
mattina le dichiarazioni del Berlusca e scrivere un bel pezzo contro. Fascismo nel nuovo Millennio; credevamo, sbagliando, che la grande
E’ facile passare da fascisti molto immaginari a iperlaici pensatori ci- svolta, la piccola svolta, la svoltina avessero detto tutto sul desiderio
tati dalla gauche modaiola e a corto di idee di casa nostra: basta ribal- di cambiamento della destra politica in Italia. Che illusi! Mancava an-
tare la regola aurea del giornalismo e scrivere per i critici anziché per i cora qualcosa, mancava la metamorfosi definitiva, mancava l’identità
lettori, dimenticare di dover vendere copie e sperare che i “compagni” “a geometria variabile”, riedizione audace delle convergenze parallele
parlino di noi nelle loro rassegne stampa. L’uovo di Colombo. di Aldo Moro: basta dire ciò che piace alla consorteria giornalistico-
Berlusconi va a pranzo con Sarkozy? Il nostro idolo diventi Cameron. culturale che da decenni occupa le pagine dei giornali e si finisce in
Il PdL? Boh, non c’ero, se c’ero non ho visto niente, se ho visto qual- prima pagina e in prima serata. A pensarci bene sarebbe una strategia
cosa, non ho sentito nulla… Inquisiscono un Ministro? Facce contrite neo-berlusconiana, ma non diciamolo forte: i nostri eroi, i nostri Capi-
e giù a chiedere norme più severe, però non sempre: a orologeria, tan Futuro, potrebbero crederci e finire di nuovo nell’oblio per assenza
solo quando la misura dell’antipatia personale è colma. Qualche cri- di “polemos”.
tica a Comunione e Liberazione, qualche ammiccamento a Di Pietro, Ci sorge un dubbio: vuoi vedere che se poi diventiamo pericolosi Con-
qualche capatina sulla Ikarus II di Massimo D’Alema, due o tre insulti cita non ci recensisce più?
5. MAR-APR-MAG 2010
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5 Meridiana Magazine
Federalismo responsabile
e riforma della politica
Francesco Spanò
Visto dalla Calabria il federalismo prossimo venturo luccica di spe- regola di rigore e responsabilità per tutti In cui l’atavico piagnisteo
tutti.
ranza. E si staglia come una delle poche possibili leve del cambia- delle sorelle “povere” del Sud rischierà di sfociare in una continua
mento per il Meridione d’Italia. Più dei fondi comunitari. Più delle rivendicazione di risorse e interventi straordinari, ben oltre la solida-
grandi opere o della “Banca del Sud”. Un semplice e perciò rivolu- rietà perequativa, da parte di dirigenze meridionali inadeguate. In
zionario congegno di responsabilizzazione della spesa e dell’azione un conflitto pericoloso e permanente tra territori, tale da mettere in
di governo delle amministrazioni meridionali. Senza cui, la storia ha continua discussione la pace sociale e l’unità istituzionale.
già dimostrato, ogni intervento di spesa pubblica, ordinario o stra- Non c’è al mondo territorio federato privo della fierezza che è conna-
ordinario che sia, diviene al Sud acqua versata in una cesta (l’acqua turata all’autonomia dei popoli che lo compongono. Alla consapevo-
‘nto panaru, tipica dell’amore a distanza – l’amuri i luntanu – di un lezza di contribuire con le proprie gambe all’avvenire della Nazione,
celebre proverbio calabrese ). Che sgocciola inesorabilmente via e di costituirne valore aggiunto, attraverso la prosperità e la liber-
diviene foraggio di clientele e benzina del crimine organizzato. tà prodotta ed espressa dalla propria regione. E, quale ineludibile
Responsabilità, quindi. Chiave, diremmo sinonimo, della logica fe- corollario, non c’è territorio veramente e stabilmente federato che
derale per il Meridione. Si governa, prima e oltre ogni perequazione, rinunci a manifestare tale fierezza facendosi rappresentare da una
macinando il grano mietuto dai campi della propria terra. E del buon dirigenza politica che abbia nel cuore e nei gesti la determinazione a
uso del sudore fiscale del popolo si risponde con immediatezza. dare alla propria terra un futuro di orgoglio e dignità.
Guardando negli occhi i propri conterranei. Questa fierezza oggi al Sud latita perché manca da troppo tempo
Responsabilità che va esercitata, però, innanzitutto, a Roma nella ormai una politica sufficientemente in sintonia col popolo da tirarne
fase di attuazione della fiscalità federale. Il passaggio dal criterio fuori l’orgoglio, da sconfiggerne la rassegnazione. È una latitanza
della spesa storica a quello della spesa standard è, ad ogni latitudi- che il federalismo rischia di rendere insopportabile. E cui bisogna
ne, un processo difficile e rischioso. Per la finanza pubblica italiana, porre rimedio giammai rinunciando al federalismo, che è una parte
così irrigidita dal debito pubblico e dalla stagnazione economica, della soluzione, ma integrandolo con immediate riforme ed energici
diventerà un tuffo olimpico. Con ripetuti salti mortali carpiati e ro- interventi per ridare credibilità alla politica meridionale. Ne avremo il
vesciati. Occorre la saggezza e la gradualità che si addice alle scel- coraggio?
te necessarie e coraggiose. Irreversibili. È in gioco l’osso del collo
dell’intera Nazione.
Responsabilità a Roma che, una volta attuato il federalismo fiscale,
sarà tuttavia vana se non troverà un pari riscontro a Bari, a Paler-
mo, a Reggio Calabria. È su questo aspetto che è mancata, sinora,
la necessaria riflessione. Non c’è federalismo che regga senza un
nuovo personale politico nel Meridione, adeguato alla sfida
dell’autogoverno. Che sia, innanzitutto, scelto
dal libero voto dei cittadini meridio-
nali. Non dalle camarille romane,
ma neanche da truppe locali di
clienti e mafiosi organizzati. Un
personale politico che sia in gra-
do di organizzarsi in partiti degni
di questo nome. Di confrontarsi
differenziandosi in correnti che non
somiglino a congreghe devote al cul-
to della peggiocrazia e del servilismo. Di
prendere decisioni, quando occorre, in auto-
nomia da logiche e convenienze coloniali.
È illusorio credere che tale ceto politico germoglierà
spontaneamente, si autoselezionerà al semplice attuarsi della
fiscalità regionale. Che la responsabilizzazione politica e ammini-
strativa sarà, insomma, un processo indotto e naturale del riordino
federale. Al contrario, senza una contemporanea azione di profonda
riforma della politica, è alto il rischio di partorire, comunque, un fe-
deralismo monco. Fondato sulla deroga, la proroga, l’eccezione alla
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6 MAR-APR-MAG 2010
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SUL CONCETTO
DI COMUNITA’:
L’Enciclica “Caritas in Veritate”
di Alessia Rosolen*
Nella società dell’immagine rimangono conoscevano: il mercato da solo non basta. nell’Enciclica, nel capitolo terzo, per
impressi nella memoria di ciascuno di noi, Perché come ha avuto modo di affermare aspirare al nuovo concetto di mercato è
fotogrammi che acquistano nel tempo un anche il Governatore della Banca d’Italia “fraternità”. Occorre che, anche all’interno
valore che rimane e travalica il presente per Mario Draghi “secondo la dottrina sociale dei meccanismi economici e di mercato, sia
assurgere a simbolo di un evento: credo che della Chiesa, se l’autonomia della disciplina presente la reciprocità propria della fraternità
per sempre rimarranno inscritte nella storia economica implica l’indifferenza all’etica, si e che essa sia motivo di giustizia sociale, di
di questa crisi di inizio secolo, le immagini spinge l’uomo ad abusare dello strumento redistribuzione e di solidarietà. Come non
di quegli impiegati che frettolosamente economico; se non è più il raggiungimento far coincidere il concetto di fraternità così
abbandonavano con le loro scatole gli del fine ultimo – il bene comune – il profitto come delineato con quel filone culturale che
uffici che occupavano decine di si è tradotto nel termine di comunità, e che
piani all’interno di quei grattacieli ha dato vita a quella dottrina comunitaria
che all’improvviso diventavano a da cui oggi muove gran parte della politica
loro volta simbolo di giganti che nazionale.
cadevano sotto i colpi di un disastro L’enciclica Caritas in Veritate evidenzia come
finanziario che si sarebbe presto a seguito della globalizzazione la politica
tradotto in un collasso economico non sia più in grado di rappresentare da sola
per l’intero pianeta. l’elemento di redistribuzione e di solidarietà;
All’indomani di quella crisi ben altri probabilmente non c’è più corrispondenza tra
fatti, più veri delle immagini, perché attività economica e Nazione, considerando
vissute direttamente da milioni di che i confini dell’attività economica e
famiglie, di lavoratori in tutto il mondo finanziaria si sono dilatati, sicché la ricchezza
hanno dato il senso vero e profondo prodotta in un luogo non rimane più nello
di una crisi economica i cui effetti stesso luogo.
non sono ancora cessati e finiscono Una siffatta configurazione del fenomeno fa
per gettare una pesante ipoteca sul sì che esso vada governato non più soltanto
presente e sul futuro delle società in con tradizionali strumenti (prelievo fiscale,
cui viviamo. politiche del lavoro): si rendono necessarie
Milioni di disoccupati, milioni di nuove prospettive di azione, proprio a seguito
famiglie impoverite, a fronte di della crisi economica e occupazionale che
arricchimenti spropositati e spesso ha evidenziato queste problematiche.
ingiustificati, impongono, ancor Le istituzioni possono così sostenere i
prima che la riflessione scada in un lavoratori con un avvicinamento delle politiche
generico atto d’accusa nei confronti sociali alle politiche del lavoro, sostenendo la
della società capitalistica e della posizione di chi vede il welfare come fattore
produzione di ricchezza, di porre di sviluppo economico, un investimento
alcuni passaggi obbligatori, sul bisogno rischia di generare povertà. Lo sviluppo non sociale e non un consumo sociale.
di ritornare a porre un vincolo stretto e è di per sé garantito da forze impersonali né Questa è la vera sfida: lo sviluppo nella
irrinunciabile fra etica ed economia. é automatico, ma necessita di persone che centralità delle persone attraverso un nuovo
L’invito posto esplicitamente all’interno lo sospingano vivendo nelle loro coscienze welfare comunitario e referenziale basato su
dell’Enciclica “Caritas in Veritatem” a il richiamo del bene comune , perché ogni sussidiarietà e solidarietà..
superare l’ormai obsoleta dicotomia tra sfera decisione economica ha conseguenze di Le nuove soluzioni competitive e socialmente
dell’economico e sfera del sociale, non può carattere morale”. sostenibili trovano le proprie basi, oltre che
non essere condiviso. Il “mercato” deve essere concepito in modo sui diritti della persona, sul merito e sulla
Dopo secoli in cui un’idea di mercato, che alternativo sia alla definizione che vede il concorrenza intercalati sul territorio e sulle
poneva alla base del proprio funzionamento mercato come luogo dello sfruttamento comunità locali, per arrivare ad una reale
la sua sola autoregolamentazione, sembrava e della sopraffazione del forte sul debole, crescita qualitativa del lavoro, in particolare
dovesse trionfare in eterno, le società sia a quella che, in linea con il pensiero dal punto di vista della previdenza sociale,
occidentali hanno finito per scontrarsi anarco-liberista, lo vede come luogo in cui della responsabilità sociale e delle pari
con una realtà che altre società, meno possono trovare soluzione tutti i problemi opportunità.
sviluppate e meno prospere della nostra, già della società. E la parola chiave che ricorre * Consigliere Regionale Friuli Venezia Giulia
7. MAR-APR-MAG 2010
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7 Meridiana Magazine
Non la sopporto
la gente che non sogna
di Davide Infuso
Campo Cyrano, è questo il nome del campo propri sogni. Sulla spiaggia per raccontare
studentesco che si terrà a Sorrento tra il 9 e la nostra spensieratezza e la nostra libertà,
l 11 Luglio 2010. Il campo che si ispira alle nel periodo delle vacanze estive, quando le
gesta di Cyrano De Bergerac, spadaccino scuole sono chiuse e anche le improbabili
terribile e tenerissimo amante, è il sogno “Onde” si riposano e casomai accarezzano
di tutti i giovani che hanno idee, progetti e dolcemente la battigia; con la musica, grazie
passioni. I Sogni, ormai effimeri tra i giovani, al protagonismo di giovani gruppi musicali
dovranno essere supportati e incoraggiati, che esprimeranno a Campo Cyrano le loro
perché stimolano la fantasia e aiutano a capacità artistiche; con la cultura, espressa
raggiungere gli obiettivi senza i “vizi” degli in dibattiti e confronti tra personalità politiche,
adulti. Per la seconda edizione, il campo letterarie, filosofiche e artistiche del mondo
studentesco rappresenterà un momento italiano e tra i giovani; e poi con un sano e
importante di aggregazione e formazione per consapevole cazzeggio...
gli studenti delle scuole superiori provenienti In poche parole, gli studenti staranno
da tutta Italia. Lo spirito del campo, non è insieme per essere protagonisti della loro
solo quello di far accrescere le esperienze generazione e, tra un tuffo e l’altro, avranno
culturali e artistiche degli studenti, ma far un‘unica parola d’ordine: “Non la sopporto
conoscere e confrontare le proprie idee e i la gente che non sogna…”.
La “maleducazione” Siberiana
di Diapason racconta la storia di una società al di fuori cui un’identità di gruppo si distingue
Immagina una società a regole invertite, di qualunque canone di legalità, che fa nettamente dai valori classici di riferimento,
dove il confine tra legalità e illegalità del crimine la scelta di vita. Ma all’interno sovvertendoli radicalmente. In cui il carcere,
si fa evanescente limite tra due mondi di questa visione ricostruisce, anche il prezzo da pagare per aver violato i precetti
simili, a parti invertite, quasi speculari. attraverso elementi autobiografici, la storia comportamentali, diventa un’esperienza
Una società statuale controversa, quella e la cultura degli Urka, briganti siberiani naturale e necessaria per la formazione
della Transnistria, regione meridionale figli degli anticomunisti che il regime scelse del carattere e per il conseguimento
dell’ex URSS di deportare in quella zona dell’Unione del rispetto. E in una narrazione fluida e
proclamatasi Sovietica. In quel margine di società accattivante, ricca di particolari e capace
indipendente nel si temprò un sistema frutto del codice di trasportare emotivamente il lettore in
1990, con le sue primitivo dei criminali, fatto di sopraffazione, un mondo a tinte fosche, l’Educazione
leggi ufficiali, la violenza, ma con una sua etica. Siberiana rappresenta una finta anomalia
sua autorità, il suo E tra furti, risse, omicidi, scontri tra baby tra i romanzi. Innovativo per la storia e
ordine costituito; gang e accoltellamenti si dispiega la vita per lo stile, è uno di quei romanzi in cui
maschera non di un giovane transinistriano, nel suo il personaggio negativo diventa il motore
tanto efficace che percorso educativo che lo vedrà formarsi di una storia in cui i personaggi positivi
mal cela il retaggio nel rispetto del rigore degli insegnamenti sono solo le vittime di alcuni delitti. In un
di un regime degli anziani, apprendendo le regole degli susseguirsi di vicende tragiche, l’antieroe,
totalitario, con Urka e perfezionando la conoscenza di il protagonista, apre il sipario su un
i suoi abusi e le sue violenze. E dall’altro quel mondo attraverso i suoi usi, i suoi palcoscenico mai ammirato prima, un
lato della linea gli illegali, i criminali non per tipi umani, le sue chiavi di lettura. Gli anni mondo nascosto oltre l’ormai dischiusa
professione ma per cultura e tradizione, i e l’esperienza che conferiscono un ruolo cortina di ferro. Una storia di un mondo
criminali onesti. Una tradizione tramandata via via più alto all’interno della società. I che via via sparisce travolto dai moderni
da padre in figlio, una società parallela tatuaggi che diventano la mappa di una criminali, quelli disonesti. Un rischio a fine
sorretta dalle proprie regole, dal proprio vita, impressa sul proprio corpo come lettura c’è: che nel romanticismo di una vita
codice d’onore, dalla contrapposizione una ferita: la famiglia di appartenenza, le pericolosa e nell’incarnazione di una vita in
materiale e ideologica con la “società esperienze in carcere. cui atrocità e riferimenti valoriali cercano
ufficiale”. Niclai Lilin ricostruisce così, parallelamente un precario equilibrio, ci si dimentichi che
“L’educazione Siberiana” di Nicolai Lilin al percorso criminale, un universo in in fondo, onesti o no, di criminali si tratta.
8. Meridiana Magazine
8 MAR-APR-MAG 2010
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La questione morale essenza
del nostro fare politica
di Salvo Pogliese*
Quando arriva il mese di Maggio ci prende una
fitta fortissima al cuore. Il mese delle rose, il
mese della primavera che sboccia, da noi, in
Sicilia, è purtroppo il mese che segnò l’inizio
della stagione delle stragi “eccellenti” di mafia.
Giovanni Falcone saltò in aria a Capaci in una
già afosa giornata di Maggio e portò con sé
la moglie e i poveri agenti della scorta. Poi
toccò a Paolo Borsellino, che ufficialmente
morirà a Luglio, ma ufficiosamente si spense,
come testimonia anche il figlio Manfredi
in una toccante testimonianza, proprio in
quel Maggio di fronte alla camera ardente
dell’amico Magistrato. Quando la fitta si fa più
forte ci vengono in mente le ragioni profonde
che hanno spinto molti di noi a fare politica, gli
striscioni strappatici di mano per imbavagliare
il nostro urlo di dolore per l’abbattimento di
una villa liberty a fini speculativi, le feste con
Paolo Borsellino che ci esorta a non mollare
mai, a credere della bellezza dei nostri sogni.
Filosofia? Utopia? Roba da ragazzini? Siamo “tutori” esterni: la nostra questione morale Generale della Corte dei Conti Mario Ristuccia:
certi che non sia così, oggi più che mai, è ragione stessa del fare politica, è la nostra aumento reati concussione del 223%, aumento
preoccupati di tracciare un percorso per una storia che deve diventare imperativo morale reati corruzione 156%. È necessario, oggi più
formazione politica che rappresenta quasi il per tutti, sono regole da scrivere accanto ai che mai, scardinare questo meccanismo anche
50% degli Italiani e dei Siciliani. nomi di chi chiamiamo a rappresentarci. Che ribadendo l’ovvio: chi vuole guadagnarci non
La nostra questione morale non è un paravento lo si chiami codice morale, tavola delle leggi, può fare politica, chi ha amici impresentabili
dietro il quale nascondere i vestiti sporchi, né prontuario ad uso dei pubblici amministratori, non può fare politica, chi sbaglia da pubblico
può essere contrabbandata da improbabili ha poca importanza: la cosa importante è amministratore sbaglia più degli altri. La
dotare il popolo delle Libertà proposta del Ministro Meloni di prevedere
di un meccanismo dal quale aggravanti reali e impossibilità di ricandidarsi
nessuno possa sfuggire, per chi fosse riconosciuto colpevole di reati
che intrappoli i furbi, che di corruzione è sacrosanta e auspicabile. Più
smascheri eventuali collusioni che mai in una terra come la nostra, la Sicilia,
e che disincentivi chi pensa dove questi reati nascondono quasi sempre
di iscriversi a una società per trame inconfessabili e relazioni pericolose,
azioni (negative) piuttosto che oggi più che ieri per la necessità di segnare
a un partito politico. Sentiamo una discontinuità rispetto a un passato e a un
già il coro di proteste: che presente nel quale la politica è costretta, per
bisogno c’è di regolamentare proprie colpe, ad inseguire gli avvisi di garanzia
un pre-requisito, l’onestà, già e i rinvii a giudizio. Ecco perché il PdL può
sanzionabile per legge? C’è rappresentare una novità nel panorama politico
bisogno perché il deterrente italiano se non aspetta che sia la magistratura
posto dall’ordinamento a dettare i tempi e a consegnare le patenti
giuridico non può bastare a chi di onestà e rispettabilità. Facciamolo da soli
deve rappresentare il popolo perché ne siamo capaci, perché le storie della
italiano, i propri elettori, il maggior parte di noi sono storie di impegno e
proprio vicino di casa, i propri militanza, lotta al malaffare e ardore giovanile
figli. Le vicende degli ultimi contro chi specula sui bisogni altrui, antimafia
mesi non sono un fulmine a ciel nei fatti e non ostentazione professionale della
sereno, ma sono purtroppo propria “diversità”. Facciamolo per quel futuro
il frutto avvelenato di sistemi che raccontiamo nei comizi di voler lasciare in
consolidati, di commistioni eredità ai nostri figli, perché domani sentano
fra politica e apparato una fitta al cuore, ogni mese di Maggio,
burocratico, imprenditori, pensando che qualcuno non si è sacrificato
sistema produttivo; non invano nel nome della legalità e del rispetto
possono non allarmare, ad delle regole.
esempio, i dati snocciolati
* Vice capogruppo PdL
a febbraio dal Procuratore
Assemblea Regionale Siciliana