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CERCO DI ESTRAPOLARE E
RIELABORARE L’INTENSITÀ DELLA REALTÀ
CHE MI CIRCONDA, MANIFESTA O CELATA.
DANDO VOCE AL SENTIRE. LA MATERIA
SPESSO NATURALE O DI RICICLO E’ DI
FONDAMENTALE IMPORTANZA POICHE’
LEGATA ALLA SFERA GEOLOGICA
E ANTROPOLOGICA DEL PIANETA.
L’ADATTAMENTO SPESSO COMPARE
COME PROCESSO, IN DIMOSTRAZIONE
DELL’ESISTENZA STESSA.
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Un’installazione che intreccia il
paesaggio naturale con il sacrale di un
rito religioso, formulando una risposta
ad interrogativi ancestrali. Dutante
il secondo atto della performance
“Brodo di bimbi” questo “Trittico di
lana” viene immerso con solennità in
una teca, rivelando stratificazioni del
paesaggio di Carcavas de Ponton de
l’Oliva, dalla sua composizione terrena
alla vegetazione autentica dell’ambiente
circostante. La stampa realizzata
tramite antiche tecniche di tintura si
satura con gli odori, i colori e la terra
del luogo. Il rituale di lavaggio compiuto
dai performer prima dell’immersione ha
lasciato tracce materiali, creando un
connubio identitario.
Quest’opera esplora il paesaggio
attraverso i suoi elementi, creando una
dimensione pittorica vivente.
LINK: https://vimeo.com/manage/
videos/842159485
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Queste strutture costituiscono una
parte del processo di costruzione e
decostruzione intermedia durante
la performance “Brodo di bimbi” a
Madrid. In 45 minuti, la performance
esplora il concetto del Potere
attraverso l’analisi della Potenza, le
stratificazioni materiali, emotive e
sociali, e il percorso dall’individuo alla
comunità. Nei quartieri di Madrid, sono
comuni i contenitori di scarti edilizi e
materiali recuperati da demolizioni o
edifici in disfacimento. Partendo dalla
primitività e naturalità del primo atto,
che si svolgeva a Carcavas de Ponton
de l’Oliva, il secondo atto esplora il
concetto attraverso l’uso di forme
geometriche disegnate con precaria
stabilità e realizzate con materiali
riciclati da questi scarti urbani. Questo
processo richiama una combinazione
tra alberi preistorici inceneriti e palazzi
madrileni in costruzione, simboleggiando
l’evoluzione dell’umanità nella
creazione della società contemporanea.
Quest’installazione rappresenta un
momento di transizione, in cui le
sculture incarnano forme in equilibrio.
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È un immaginario.
un dialogo nel quele la natura fa un
patto di maccanizzazione. È destinata
alla decomposizione: rimarrà solo il
fulcro,il soltegno che gli ha dato la forza
di muoversi nello spazio.
video link: https://vimeo.com/78716126
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Questo progetto intende riflettere
sulla scissione che l’uomo ha fatto tra
tempo antropologico e tempo geologico
durante l’era chiamata Antropocene
(in cui l’umanità è diventata un agente
geologico, una forza trasformatrice
cieca a sé stessa, un vettore
autodistruttivo).Dimenticarsi della
connessione che abbiamo in quanto
specie con la natura e il tempo ad essa
legato, ha contribuito all’avanzare del
cambiamento climatico. Chakrabarty
sostiene che la crisi climatica sia un
wicked problem, uno di quei problemi
cioè che siamo in grado di diagnosticare
ma non di risolvere una volta per tutte e
in modo razionale, poiché i cambiamenti
indotti dalle attività umane mettono in
crisi le nostre coordinate di
comprensione storica, facendo franare
le mura di separazione tra storia
naturale e storia umana.
Ci obbliga perciò a pensare
contemporaneamente su più scale
temporali.Ho raccolto per le strade
bottiglie di alcoolici abbandonate,
spesso frutto di una paralisi del
pensiero umano in nome di un’istante
di sospensione temporale. Le ho
frantumate vivendo quello che è il
percorso di rottura come
reiterazione. Cercando di concretizzare
il dramma del trascinarsi umano.
L’ Opera strutturata su più livelli e
substrati ha la volontà di scattare una
fotografia 3d di una condizione in cui
non sta avvenendo niente, è
paralizzata. Così ho riempito queste
finestre, acquari, specchi del mondo.
Ho creato un percorso interrotto, una
successione di riempimento in cui il
fruitore guardandosi nell’unico vuoto fa
una scelta.
VIDEO LINK: https://vimeo.com/
nadiavallino
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In seguito, si è svolta una performance significativa, in cui un
performer, simbolo del tempo geologico, ha colpito le vetrate,
frammentandole. Questo atto di rottura rappresenta la
liberazione dei frammenti di un paesaggio inquinato, simbolo
tangibile del movimento liberatorio dell’ambiente stesso.
Nell’atto di rompere la costrizione, questi frammenti diventano
una metafora visiva del processo attraverso cui l’ambiente
lotta per sgretolare la rete consumistica, ormai esausta, che
imprigiona il nostro tempo.
30. Nel nostro essere, siamo una fusione tra
forma e sostanza, un dualismo che si
manifesta nell’osservazione quotidiana
del nostro corpo, sia da parte nostra
che da parte degli altri. Questo
involucro definisce e caratterizza chi
siamo, ma è altresì un palcoscenico
in continua evoluzione, plasmato
dalle nostre attitudini, personalità e
comportamenti.
Ciò che rende questo guscio così
straordinario è la sua capacità di
adattarsi, senza limitare l’intensità delle
esperienze che possiamo vivere. Questo
progetto si concentra sull’esplorazione
del corpo femminile e la sua liberazione
come un passo fondamentale verso la
libertà di pensiero e azione.
La serie culmina con lo stampo
del corpo, dove la carne viva si
è emancipata da un restrittivo e
soffocante abbraccio. L’uso del
negativo intende catturare l’intimità di
questo processo, ancora in divenire.
Queste immagini sono state trasformate
in opere d’arte murali nel quartiere di
San Lorenzo.