1. La ricetta per un business di successo
Ingredienti e metodi per far volare le imprese dal 3° Salone dell'imprenditoria
femminile GammaDonna.
Ingredienti:
uomini (circa 50%)
donne (circa 50%)
competenze specifiche q.b.
competenze relazionali q.b.
abbondante rispetto reciproco (diffidate dalle imitazioni)
una spolverata di intelligenza emozionale
una buona dose di flessibilità
un pizzico di capacità politiche
competizione q.b. (solo se sana)
lievito tipo: condivisione della missione aziendale
Una ricetta: quale modo migliore per presentare le tante riflessioni emerse al Salone GammaDonna
(www.gammadonna.it by Valentina Communication), svoltosi a Torino alla fine dello scorso Gennaio?
Manifestazione femminile per eccellenza, la ricetta dà modo di riunire tanti ingredienti anche molto
diversi fra loro in un unico significato, ovvero il risultato a cui dovrebbero portare. Dico “dovrebbero”
perché spesso le ricette non sono per niente facili da mettere in pratica. Non basta avere gli ingredienti
giusti: bisogna miscelarli e dosarli con cura, utilizzando gli strumenti e le tecniche di cottura più adatte.
Insomma, per cucinare bene ci vogliono creatività, impegno e pazienza. Ripeto: creatività, impegno e
pazienza. Qualità, queste, tipicamente riconosciute alla popolazione femminile. Infatti da che mondo è
mondo le donne stanno in cucina. O...no?
Procedimento
Prima di cominciare...
Prima di iniziare a maneggiare gli ingredienti è bene lavarsi via sovrastrutture e modelli d'impresa di
antica concezione che mettono l'affermazione della virilità al centro di ogni pratica e sistema valoriale:
autoritarismo, esaltazione del potere come status, rifiuto delle emozioni nell'ambiente lavorativo,
contrapposizione lavoro-vita privata. Utilizzate piuttosto tali modelli per riflettere su come l'esigenza di
un uomo di realizzarsi nel lavoro derivi da una condivisa imposizione sociale (è disdicevole che lui faccia
il mantenuto), mentre per una donna questo non è vero. Dunque mentre un uomo avverte una certa
(atavica) pressione e una spinta sociale a fare carriera, una donna sceglie questo percorso più
liberamente, magari scontrandosi anche con reticenze familiari iper-tradizionaliste dove non solo lei non
è tenuta ad avere un ruolo nella società produttiva, ma è quasi preferibile che non l'abbia: il suo ambito
è la casa, la famiglia, e tutto quanto distoglie da ciò è male. E' dunque probabile che le donne, a parità
di condizioni, siano più motivate, più determinate a costruire con entusiasmo il proprio progetto di
lavoro e, in senso più ampio, di vita. A supporto della propria impresa si consiglia di utilizzare l'ottimo
manuale di cucina di Luisa Pogliana “Donne senza guscio”.1
1 Fuor di metafora, “Donne senza guscio - percorsi femminili in azienda”, ed. Guerini e Associati, è l'appassionante resoconto di una
ricerca psico-sociologica condotta dalla dott.ssa Luisa Pogliana su un campione di donne italiane di alto profilo manageriale, chiamate a
raccontare la propria storia aziendale. Ringrazio personalmente Luisa per avermi omaggiata del suo libro illuminandomi così per la mia
modesta “ricetta”.
2. Prima fase: la scelta degli ingredienti
Procedete alla scelta degli ingredienti uomini e donne, che una volta uniti creano il personale. Servitevi
di una teglia modello “meritocrazia” per collocarli e farli crescere. Una volta individuate le competenze e
le doti naturali delle persone, fate attenzione a non mischiarle con i campi di applicazione. Diffidate dai
modelli reiterati dalla nostra società per anni. Chi l'ha detto che le donne sono buone solo per ricoprire
funzioni nel campo della contabilità o delle risorse umane? Ordine, capacità organizzative, gestione
degli imprevisti sono qualità tipiche di una mamma. Eppure è evidente quanto siano importanti in
qualsiasi contesto, quello aziendale in primis. E ancora, come già sottolineato, creatività, dedizione,
pazienza fanno sicuramente parte della femminile predisposizione alle creazioni artigianali e alla cura
delle persone. Ma in un contesto aziendale che richiede la massima produttività e propone sfide
continue sono senza dubbio carte altrettanto vincenti. Impegnatevi dunque a riconoscere le donne per
quello che sono al di là di quello che hanno sempre fatto, riflettendo su quanto valore porterebbero se
fossero più presenti ai vertici del mondo del lavoro. Ormai è un dato acquisito che i CdA a composizione
mista sono molto più creativi e produttivi di quelli a composizione unicamente maschile, dove di solito i
componenti hanno tutti lo stesso background, gli stessi orientamenti, lo stesso modo di vedere
l'azienda2. Certo è difficile introdurre elementi di disturbo in questo equilibrio, come può essere una
donna. Ma le grandi intuizioni nascono sempre dalla rottura, dal cambiamento, dal movimento. E, come
si sa, “la donna è mobile”.
Seconda fase: l'impasto
Una volta formato il personale, aggiungete la flessibilità, il cui sapore viene esaltato dall'uso del part-
time. Sia quello orizzontale che quello verticale vanno bene per rivedere e ottimizzare la gestione del
tempo. Stemperate quindi le possibili tensioni all'interno dell'azienda incoraggiando la competizione
intesa come “chiedere insieme, viaggiare nella stessa direzione” (dall'etimologia latina “cum-petere”)
piuttosto che di lotta all'ultimo sangue dove l'unico riferimento alla civiltà latina appare essere l'arena
dei gladiatori romani. Sbollentate gli animi comunicando che non serve circondare con il filo spinato i
propri orticelli di conoscenze. Si consiglia però alle donne, che si mettono sempre in gioco
personalmente nella loro interezza, di non eccedere in ingenuità e trasparenza. Una piccola dose di
capacità politica nella gestione delle relazioni aziendali è pur necessaria. A questo punto aggiungete il
lievito della condivisione della missione aziendale e dei suoi valori, affinché tutti possano volare in alto,
o credere di poterlo fare. Per consentire al lievito di agire imburrate la teglia della meritocrazia con
abbondante rispetto reciproco, che deve essere assolutamente originale e reale. Trasmettete a tal fine il
valore della diversità, in ogni sua forma, spiegando che “parità” non significa fingere che tutti siano
uguali, ma riconoscere, rispettare e valorizzare le differenze quali fonti di arricchimento.3 Lasciare infine
le persone libere di esprimere la propria emotività quanto basta. Quindi infornare.
N.B. Assolutamente raccomandata è la diffusione della concezione di famiglia come ambito della coppia,
e così quello della maternità. Che non sia più visto come un “problema” e “della donna”, ma diventi una
“condizione della coppia”: donne e uomini ugualmente impegnati sul fronte del lavoro e su quello della
famiglia. Se la famiglia e il lavoro sono i pilastri della nostra società è bene che si sostengano a vicenda,
è bene che i figli siano considerati veramente figli di tutta la comunità4.
2 “Tra il 2001 e il 2007, le società femminili hanno incrementato i ricavi a un ritmo medio annuo superiore rispetto a quelle maschili in
ogni fascia di fatturato considerata (dell'8,8% contro l'8,6% tra quelle con ricavi superiori ai 200 milioni, del 7,7% contro il 6,5% tra
quelle con ricavi tra i 50 e i 200 milioni, del 3,6% contro il 2,7% tra quelle con ricavi compresi tra 10 e 50 milioni)” - fonte Cerved via
ilsole24ore.it
3 “In Unicredit, il Diversity Management non è né un tema di risorse umane, né di responsabilità sociale d'azienda: è un tema di
business. L’obiettivo è riflettere la diversità della società per soddisfare meglio i clienti e la diversità di sesso si aggiunge alle molte altre
variabili considerate: età, religione, disabilità, orientamento sessuale e cultura”. - Ludovica Lardera, CEO's Personal Assistant
3. Ultima fase: aggiustamenti e risultato finale
Si ricordi che l'impasto in questione è una realtà viva e in continuo movimento ed è giusto rivederne le
regole, gli schemi e i processi al mutare del contesto. In ogni caso il primo grande cambiamento al
contesto aziendale lo porterà proprio il buon cuoco-imprenditore che avrà messo in pratica la ricetta del
successo, e con lui/lei tutti i suoi collaboratori che avranno intimamente capito quanto oggi sia più che
mai necessario un cambiamento sociale e culturale affinché anche in Italia si abbiano aziende
realmente in grado di crescere, di creare valore, di competere internazionalmente. “Perchè la
discriminazione non è ingiusta...è stupida!”- ha detto a GammaDonna l'illustre Roger Abravanel.
Aggiungo che la controparte virtuosa della discriminazione, cioè la parità, è soprattutto una conquista
dal basso, che parte da gesti quotidiani, dalla tenacia e dalla determinazione di persone - donne e
uomini - che si battono contro un sistema di valori sociali molto limitanti e interiorizzati anche dalle
donne stesse. I fatti però parlano chiaro: quando le donne osano farsi avanti (osano perché temono di
non essere all'altezza) e quando gli uomini osano dar loro fiducia (pur temendo che non siano
all'altezza) di solito arrivano grandi successi.5 C'è ancora tanta strada da fare, ma il cambiamento è
iniziato ed è irreversibile.
Melania Pecoraro (aka Pecomelly)
4 “Il Global Gender Gap Report 2008 promosso dal World Economic Forum pone l'Italia al 67esimo posto per disparità tra uomini e
donne: per il bene della nostra economia sono necessarie delle contromisure urgenti. In Microsoft, con il progetto futuro@lfemminile,
abbiamo introdotto orari flessibili e telelavoro strutturato, offerto smartphone e accesso alla banda larga a casa, creato un asilo interno
all’azienda e servizi utili alle famiglie. E questo non per delle politiche di principio favorevoli alle donne di per se stesse, ma perché così
facendo possiamo cogliere le enormi opportunità che nascono dal modo femminile di interpretare l’azienda, il business e le tecnologie” -
Pietro Scott Jovane, Amministratore Delegato di Microsoft Italia.
5 Gli obiettivi di Lisbona fissati dall'Ue indicano che l'occupazione femminile deve raggiungere il 60% nel 2010. Secondo le stime di
Bankitalia se la percentuale di donne occupate fosse equivalente a quella maschile il PIL crescerebbe del 17% mentre per le stime della
banca d'affari Goldman Sachs si tratterebbe addirittura del 21%. Fonte: “Donne sull'orlo della crisi economica” di Monica d' Ascenzo e
Giada Vercelli, Rizzoli Editore
4. GammaDonna in cifre
1950 i visitatori
65 gli Enti sostenitori
26 gli espositori fra Istituzioni, Associazioni e Sponsor
19 le sessioni non-stop fra seminari, workshop e forum
113 i relatori intervenuti
4 le imprenditrici premiate al concorso GammaDonna/10 e lode: Luciana Delle Donne (Officina
Creativa), Sara Mantero (SKE), Lucia Pannese (imaginary), Cristiana Poggio (Piazza dei Mestieri) e
Marta Vallino (DiNAMYCODE)
1 la menzione speciale del Ministero della Gioventù: Tiziana Fara (Fara Collection)
2011 l'anno della prossima edizione
I DATI EMERSI*
41% le donne sul totale della forza lavoro in Italia
4% la media italiana delle donne nei CdA delle società quotate
11% la media europea delle donne nei CdA delle società quotate
25% circa le imprese italiane guidate da donne
-0,2% l'incremento complessivo delle imprese in Italia
+ 1,5% l'incremento delle imprese di donne (29.500 società di capitali in più)
Servizi immobiliari, attività professionali, informatica i settori in espansione
Lombardia, Lazio e Toscana le regioni dove l'impresa è più rosa
*dati aggiornati a fine 2009. Fonti Istat, Consob, Gartner, Manageritalia, Cerved
GammaDonna®,il Salone Nazionale dell’Imprenditoria Femminile, ideato e progettato da Valentina
Communication e promosso dall'Associazione Donne nel Turismo, è un evento trasversale a cui
partecipano attivamente istituzioni, enti, associazioni datoriali e di genere e rappresenta la più
importante manifestazione nazionale sulle tematiche di imprenditoria femminile.