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LEZIONE1
   LE CENTRALI
TERMOELETTRICHE



          Seminario di energetica

                dott. Riccardo Maistrello
         ITIS Guglielmo Marconi (Verona)
                               7/03/2012
DEFINIZIONE

  Centrale termoelettrica
  Centrale elettrica in cui l’energia primaria convertita in elettricità è
    quella potenziale chimica del combustibile fossile, che si
    trasforma in calore durante la combustione.

  In ingresso: combustibile allo stato liquido (olio combustibile, oil),
     solido (carbone, coal) o gassoso (gas naturale, gas).
  In uscita: energia elettrica
  Trasformazione: l’energia chimica del combustibile viene liberata
     con la combustione e trasferita ad un fluido (acqua) sotto forma
     di calore. Il fluido, che ha acquistato energia (acqua → vapore),
     compie lavoro (espansione) in turbina, azionando un generatore
     che produce elettricità.


Seminario di Energetica - dott. Riccardo Maistrello – ITIS G.Marconi
LOCALIZZAZIONE IMPIANTO
Una CTe ha le stesse esigenze di una grande industria
   manifatturiera a bassa manodopera:
1) Facilità nell’approvvigionamento della materia prima;
2) Facilità di distribuzione della produzione;
3) Necessità di gestione di scarichi/scarti/residui anche pericolosi.



1) La “materia prima” non si trova in Italia (carbone, gas, petrolio) e va
      perciò importata in quantità enormi (consumo giornaliero di
      combustibile).
Il trasporto avviene via nave (petroliere, carboniere)
→ vicinanza ad un grande porto
→ trasporto combustibile porto-centrale e smistamento nel deposito
      su binario (impianto ferroviario)

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LOCALIZZAZIONE IMPIANTO
2) La produzione è energia elettrica, molto versatile e trasportabile con
   facilità. Non occorre essere vicini ai grandi consumatori (città,
   industrie) perché la rete di trasmissione e distribuzione ovvia
   all’inconveniente.
NB Sarebbe anzi problematico installare una centrale così inquinante
   ed ingombrante (25-35 ettari per un impianto da 1000-2000 MW)
   vicino ad una città.

3) La gestione dei prodotti collaterali del processo richiede sforzi
  economici, tecnici e gestionali notevoli. Parliamo di:
 Ceneri e fumi di combustione, opportunamente trattati e filtrati a
  norma di legge (desolforazione, denitrificazione etc.) vengono
  immessi nell’atmosfera;
 Prodotti umidi o secchi derivanti dal trattamento dei fumi   (p.e.
  fanghi tossici) vanno stoccati in discariche speciali).

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LOCALIZZAZIONE IMPIANTO
C’è poi un quarto requisito fondamentale: vicinanza all’acqua.
Questi impianti hanno rendimenti del 40% ca. Ciò significa che il 60%
   dell’energia ricavata dal combustibile viene perduta sotto forma di
   calore degradato a bassa temperatura rilasciato nell’ambiente.
Il modo più semplice per cedere questo calore è con sistemi di
   raffreddamento ad acqua, fluido dalle ottime caratteristiche termiche
   (buon calore specifico J/kg*K = può assorbire molta energia (calore)
   senza aumentare troppo la propria temperatura).
La vicinanza al mare o ad un fiume con grande portata (Po) è fattore
   fondamentale. La portata di raffreddamento richiesta da un impianto
   di 1000 MW è di circa 100 000 m3/h d’acqua (24 ore al giorno, ≈365
   giorni all’anno). → è circa l’intera portata del Bacchiglione!!!
Tra l’opera di presa e quella di restituzione, è ammessa una ΔT
   massima di 3 gradi centigradi (o kelvin).


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LOCALIZZAZIONE IMPIANTO
IN FOTO: CENTRALE DI PORTO TOLLE – DELTA DEL PO




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COMBUSTIBILI FOSSILI




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COMBUSTIBILE FOSSILE
I combustibili utilizzati sono:
CARBONE, materiale organico di origine vegetale sottoposto per
   migliaia di anni a condizioni di temperatura e pressione elevatissime
   e di assenza di ossigeno. Il carbone più giovane è la torba, il più
   vecchio l’antracite. Ogni carbone ha le sue caratteristiche, legate
   alla purezza, al materiale biologico di origine, al tenore di zolfo etc.
Tra i combustibili fossili è il più economico ed abbondante in natura,
   ma purtroppo è anche il più sporco ed inquinante. La legge italiana
   proibisce l’utilizzo di carbone con tenore di zolfo al di sopra dell’1%.
   Il carbone non viene bruciato a pezzi, ma viene polverizzato
   (polverino impalpabile) e quindi trasportato da mulinelli d’aria in
   camera di combustione (PCI 6993 kCal/kg TPN).
Il consumo giornaliero di una centrale da 1000 MW è di 5-6000
   tonnellate di carbone al giorno, equivalenti a circa 150 carri
   ferroviari al giorno.

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COMBUSTIBILE FOSSILE
Accanto al carbone si utilizza il GAS NATURALE, trasportato
  mediante gasdotti (non via nave), associato a giacimenti petroliferi.
  E’ il combustibile fossile meno inquinante ma è il più costoso (e la
  disponibilità è molto inferiore a quella del carbone).
E’ composto al 94% da gas metano, quindi azoto (3%) ed altri
  idrocarburi. Ha PCI di 8170 kCal/m3 (TPN).

Il combustibile liquido (OLIO COMB.) è la cosiddetta frazione pesante
   del petrolio grezzo, che si ottiene dalla distillazione frazionata. In
   questo caso il tenore di zolfo massimo è del 3%.
Nella conservazione in silos occorre prevenire il contatto con l’aria per
   il rischio di combinazione con i vapori dell’olio → miscele esplosive.
   Poiché l’olio a temperatura ambiente è molto denso, per la
   movimentazione lo si preriscalda fino a 150 gradi C (fluidità
   sufficiente per l’immissione nel bruciatore).

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COMBUSTIBILE FOSSILE                         3/3
In raffineria:
1) Si purifica il petrolio
   grezzo
2) Lo si invia in Torre di
   Frazionamento per
   la         distillazione
   frazionata.

La separazione dei derivati
  si    basa     sul   loro
  differente    punto    di
  ebollizione. La frazione
  leggera si deposita nei
  piatti in alto, quella
  intermedia al centro,
  quella     pesante    sul
  fondo.
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LA COMBUSTIONE
Ogni combustibile è composto, in misura diversa, da: carbonio (C%),
   zolfo (S%), idrogeno (H%), azoto (N%) etc.
I primi tre elementi, combinandosi in debite proporzioni con l’ossigeno,
   si ossidano e liberano energia:
C + O2           →      CO2                     + 7863 kCal/kg(C)
2 H2 + O2        →      2 H2O                   + 33915 kCal/kg(H2)
S + O2           →      SO2                     + en. trasc.

Note le caratteristiche del combustibile in ingresso (studio chimico-
  fisico a monte) calcolo l’ossigeno teorico da fornire per la
  combustione e quindi l’aria da immettere in camera di combustione.
Note le reazioni chimiche che avvengono, calcolo le caratteristiche dei
  fumi di combustione (composizione chimica, volumi etc.).



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LA COMBUSTIONE
I prodotti della combustione sono:
 Energia → calore, che va a scaldare l’acqua in caldaia e la fa
   evaporare;
 Fumi e ceneri: ossidi di zolfo (SOX), ossidi di azoto (NOX), anidride
   carbonica (CO2), vapore d’acqua* (H2O), ossigeno (O2).

Fumi e ceneri sono a temperature elevatissime, 1100-1300 gradi, e a
  pressioni molto alte. Il movimento dei fumi attraverso i vari filtri e le
  condotte è principalmente consentito dalla loro temperatura (effetto
  camino), perciò non vanno mai raffreddati completamente.
* Oltre alla reazione H2 + O2, viene prodotto vapore in più perché
  l’aria prelevata dall’esterno e mandata in camera di combustione
  contiene umidità (UR, tasso di umidità relativa, indica quanta acqua
  c’è in un m3 d’aria) che ovviamente evapora.


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CIRCUITI DI UNA CENTRALE TERMOELETTRICA
  ACQUA/VAPORE – ELETTRICO - RAFFREDDAMENTO




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CIRCUITI DI UNA CENTRALE TERMOELETTRICA
Diversi circuiti indipendenti si incrociano ed interagiscono:
 Circuito aria-fumi: l’aria, prelevata dall’esterno, viene spedita in
  CdC dove reagisce con il combustibile e permette l’ossidazione di
  H2, S, C. Nota: l’ossigeno nell’aria è il 23-25%. Dopo la
  combustione i fumi vengono filtrati e trattati e quindi immessi in
  atmosfera.
 Circuito del combustibile: il combustibile, stoccato in genere nei
  pressi della centrale, viene trasportato in CdC dove viene bruciato. I
  prodotti incombusti e le ceneri dovranno essere catturati prima del
  rilascio in atmosfera.
 Circuito dell’acqua (vapore): in caldaia viene scaldata e portata
  ad evaporare. L’espansione avviene in turbina, dove il vapore pone
  in rotazione la girante, prima di essere fatto condensare nel
  condensatore. Ora è di nuovo acqua, e viene riportato in caldaia per
  ricominciare il ciclo (reintegro acqua 1% ca.)

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CIRCUITI DI UNA CENTRALE TERMOELETTRICA
   Circuito elettrico: la turbina aziona un alternatore che produce
    elettricità. Una parte dell’energia generata serve per alimentare i
    servizi della centrale (“servizi ausiliari”, autoconsumo di centrale), il
    resto va in rete.
   Circuito di raffreddamento: è ancora acqua, ma non c’entra nulla
    con quella che va in turbina. Prelevata dal corso d’acqua, deve
    togliere calore al vapore che esce dalla turbina così da costringerlo
    a condensare (per ripetere il ciclo termodin.). L’obbligo di
    restituzione con una ΔTmax di 3 K, costringe a raffreddare l’acqua
    prima di restituirla al fiume o al mare (torri di evaporazione). Per un
    gruppo da 320 MW per ogni kg di vapore da far condensare occorre
    prelevare dal fiume/mare 70-100 litri di acqua (vapore a 30 gradi
    circa, acqua a 5-25 gradi). La portata di raffreddamento è sulle 600
    tonnellate/ora (100 quintali d’acqua al minuto).



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COMPONENTI DI UNA CENTRALE TERMOELETTRICA
Tra le varie e numerosi componenti di una CTe, approfondiamo le
  seguenti:
 Generatore di vapore (caldaia)

Qui ha luogo la trasformazione dell’en. chimica del combustibile in
  calore, che viene trasferito per scambio termico al fluido. Per gli
  impianti più grossi la produzione oraria di vapore (potenzialità) può
  arrivare alle 3-4000 t/h. Il consumo specifico (vapore necessario per
  produrre elettricità) varia invece tra i 3 e i 10 kgVAP/kWhEL. In un
  gruppo da 320 MW la pressione a cui il vapore esce di caldaia è di
  quasi 200 atm (200 volte quella atmosferica) ad una temperatura di
  540 gradi.
Effetto burn-out
Nelle tubazioni in caldaia il vapore oltre una certa temperatura (critica)
  crea un film sottile che fa crollare il coefficiente di scambio termico:
  rischio di bruciare i metalli! Si ricorre a tubature rigate e occorre
  vigilare sulla non stagnazione del vapore.
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COMPONENTI DI UNA CENTRALE TERMOELETTRICA
 Turbina a vapore
Come per le turbine idrauliche rimangono le classificazioni
  assiale/radiale (direzione deflusso del fluido), mono/multi –cellulari
  (coppie distributore-girante), ad azione e reazione (conversione
  dell’energia nella turbina). Generalmente si impiegano turbine assiali,
  multicellulari costituite da elementi in parte ad azione ed in parte a
  reazione.
Si predilige l’accoppiamento diretto (senza riduttori) turbina-alternatore
  a velocità tipiche: 3000, 1500, 1000, 750 g/min.
La turbina consta di più stadi, di alta pressione e di bassa pressione.
  Nei primi il vapore è più compresso e necessita di sezioni di deflusso
  più piccole, nel secondo caso l’area di deflusso aumenta e così le
  dimensioni delle palette della girante.




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COMPONENTI DI UNA CENTRALE TERMOELETTRICA
  Condensatore
E’ un grande scambiatore di calore, dove l’acqua di raffreddamento
   sottrae energia al vapore per farlo condensare. Il condensatore è in
   depressione poiché il vapore condensando riduce il proprio volume:
   necessità di dimensionare le pareti per resistere alle forze agenti
   dall’esterno e di una pompa di estrazione per tirare fuori la condensa
   e inviarla alla caldaia.
Il vapore entra nel condensatore a temperature basse, 30-40 gradi, e
   l’acqua refrigerante a 5-25 gradi. Il salto termico è modesto,
   occorrono grandi portate per sottrarre grandi quantità di vapore (600
   t/h per 320 MW, 70-100 litri d’acqua per ogni kg di vapore da
   raffreddare).
Per rispettare i vincoli legislativi, la ΔTmax nel corso d’acqua deve
   essere inferiore ai 3 gradi → ΔTCONDENS ≈ 8 gradi e poi si va in torre di
   evaporazione a raffreddare

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COMPONENTI DI UNA CENTRALE TERMOELETTRICA
   Torri di raffreddamento: sono indispensabili per raffreddare il fluido
    in uscita dal condensatore quando non dispongo di acqua fresca da
    mare, fiume etc. L’acqua viene nebulizzata in goccioline leggere e
    fatta precipitare verso il fondo della torre. Nella caduta cede calore
    all’aria intorno a sé, scaldando maggiormente gli strati più alti. Per
    effetto camino l’aria calda sale ed esce dalla torre, portando via il
    calore sottratto all’acqua nebulizzata (alle volte si installano grossi
    ventilatori).
    Sono molto larghe perché serve una grande portata di aria per
    raffreddare il fluido.
   Camino: permette il rilascio dei fumi trattati e filtrati nell’atmosfera. È
    di altezza notevole, fino a 300 metri, e i materiali delle canne che
    portano i fumi sono in materiali speciali (acciaio inox, vetroresina) per
    resistere alle possibili condense acide. Il tiraggio è garantito ancora
    una volta dal calore posseduto dei fumi.


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TRATTAMENTO DEI FUMI
La normativa prescrive limiti nelle EMISSIONI al camino. In passato erano
  riferiti alla CONCENTRAZIONE al suolo e bastava realizzare camini
  altissimi per essere sicuri che le ceneri si disperdessero su una
  superficie molto più ampia.

Nelle centrali termoelettriche il trattamento dei fumi è obbligatorio, come si
  vede negli esempi:

1) Centrale a carbone (gruppo 320 MW)
Emissione SOX = 1300-1800 mg/m3 (TPN) → Limite consentito = 250!!!
2) Centrale a gas (gruppo 320 MW)
Emissione NOX = 840 mg/m3 (TPN) → Limite consentito = 100 !!!
3) Centrale a olio combustibile (gruppo 320 MW)
Polveri sospese = 70-200 mg/m3 (TPN) → Limite consentito = 50 !!!

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TRATTAMENTO DEI FUMI
Prodotti emessi (centrale 1000 MW)

Ceneri (solo carbone) = 300 000 **                             t/anno
CO2 (carbone / olio) = 6 000 000*/4 400 000                    t/anno
SO2 (carbone / olio) = 31 600 / 21 000                         t/anno
CO (carbone / olio) = 2 500 / 2 200                            t/anno
NOX (carbone / olio) = 18 300 / 8 000                          t/anno

Si tratta di quantità enormi! 16 000 tonnellate al giorno di anidride
    carbonica (*), 820 tonnellate al giorno di ceneri(**)…

L’OMS stima ogni anno 2 MILIONI DI MORTI a causa dell’inquinamento
   atmosferico. Un contributo fondamentale è certamente quello delle
   centrali termoelettriche.
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TRATTAMENTO DEI FUMI – ABBATTIMENTO POLVERI
PST polveri sospese trasportate

Tre soluzioni:
 Precipitatori meccanici: solo per polveri grossolane (fino PM10);

 Filtri a manica: realizzati in tessuto di fibra di vetro rivestita di grafite o
  teflon, hanno un’ottima efficienza di cattura del PST ma sono molto
  costosi e hanno vita media breve (2-4 anni);
 Precipitatori elettrostatici (ESP, electrostatic precipitator): hanno
  efficienza quasi unitaria, sfruttano un effetto corona indotto per
  polarizzare le particelle e quindi sottoporle ad un campo elettrico che le
  costringe a depositarsi su superfici cariche elettricamente.
→ Vedere scheda di approfondimento “I precipitatori elettrostatici”




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TRATTAMENTO DEI FUMI – ABBATTIMENTO SOX
Desolforazione – abbattimento degli ossidi di zolfo

 SO2, SO3 → piogge acide
 Prodotti da centrali ad olio e a carbone

 Si possono utilizzare carboni ed oli a basso tenore di zolfo (<0,23%),
  più rari e costosi, bonificati addirittura in miniera subito dopo
  l’estrazione (nel caso del carbone) attraverso il lavaggio in situ.
 Oppure si ricorre a processi chimici ad umido o a secco, noti come
  sistemi FGD o DeSOx, che introducendo composti di calcio catturano lo
  zolfo producendo però fanghi acidi → necessità trattamento e
  stoccaggio in discariche speciali.
 Il costo dell’investimento per grandi impianti è di 70 $/kWe (2006) a cui
  va sommato il prezzo del reagente e della gestione della discarica. Il
  kWh elettrico generato può arrivare a costare +20%!
→ Vedere scheda “La Desolforazione”
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TRATTAMENTO DEI FUMI – ABBATTIMENTO NOX
Denitrificazione → abbattimento ossidi di azoto

   Il 73% dell’aria è azoto (N2), gas inerte che non ossida e perciò non
    partecipa alla combustione. Tra 900 e 1000 gradi la formazione di
    NOx è molto contenuta: ma in CdC le temperatura sono ben più
    alte, 1300-1500 gradi.
   Si inietta perciò ammoniaca in caldaia (circa 30 t/giorno per gruppi
    da 320 MW) → l’ammoniaca che non si combina viene però espulsa
    nell’atmosfera.
   Sistemi SCR (selective catalytic reduction): si introduce poca
    ammoniaca (NH3) e si fa in modo che reagisca tutta grazie alla
    presenza di opportuni catalizzatori. All’uscita abbiamo acqua e
    azoto molecolare (gas N2).



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IMPIANTI TERMOELETTRICI A TURBOGAS
   Quanto finora detto è riferito ad impianti con turbine a vapore. Negli
    ultimi anni il ruolo delle turbine a gas si è fatto via via più
    importante.
   Gli impianti a turbogas hanno taglie di potenze inferiori, per cui si
    hanno più gruppi posti in parallelo. La struttura dell’impianto è più
    semplice (vedi schema) e richiede costi e tempi di realizzazione
    minori → costi iniziali minori
   Tuttavia il combustibile è il pregiato gas naturale, più raro e costoso
    (e meno inquinante), e al contempo i rendimenti sono più bassi (25-
    30%) → costi operativi molto alti
   Bassi costi iniziali ma alti costi di funzionamento → impianto di
    punta, produce solo durante i picchi di domanda (≈1500 h/anno)




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IMPIANTI A CICLO COMBINATO
   Ciclo combinato: ciclo che impiega turbine a gas e poi a vapore. Si
    realizza un normale ciclo turbogas ma i gas di scarico (grandi
    portate, alte temperature) vengono utilizzati per scaldare il fluido di
    un ciclo a vapore.
   Elevati rendimenti di conversione, ma soprattutto grandi
    aspettative sull’evoluzione tecnologica delle turbine a gas, che di
    anno in anno vengono migliorate sensibilmente (quelle a vapore
    sono invece ferme da più di vent’anni).
   Possibilità di “aggiornare” vecchi impianti convertendoli al ciclo
    combinato, oltre che di costruirne nuovi che nascono già a ciclo
    combinato.




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DATI AGGIORNATI SULLA PRODUZIONE TEL
Generazione elettrica mondiale (mondo)




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DATI AGGIORNATI SULLA PRODUZIONE TEL
Produzione emissioni CO2 (mondo)




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DATI AGGIORNATI SULLA PROD.
Previsioni IEA per il futuro (mondo)
Scenario standard (business as usual) vs scenario green




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ISTRUZIONI PER LO STUDIO PERSONALE



     o   Leggere bene questa presentazione;
     o   Studiare la scheda “How do you make electricity from coal?” (con
         video);
     o   Esercitazione nr. 1 per il prossimo incontro.


     Per qualsiasi dubbio/considerazione/proposta:
     riccardomaistrello@gmail.com


     → segnalatemi anche errori e sviste nelle slide!




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Fonti:
 Impianti di produzione dell’energia elettrica,
  Roberto Caldon, Libreria Progetto;
 Key world energy statistics 2010, International
  Energy Agency (IEA), www.iea.org;
     (http://www.iea.org/textbase/nppdf/free/2010/key_stats_2010.pdf)

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  • 1. LEZIONE1 LE CENTRALI TERMOELETTRICHE Seminario di energetica dott. Riccardo Maistrello ITIS Guglielmo Marconi (Verona) 7/03/2012
  • 2. DEFINIZIONE Centrale termoelettrica Centrale elettrica in cui l’energia primaria convertita in elettricità è quella potenziale chimica del combustibile fossile, che si trasforma in calore durante la combustione. In ingresso: combustibile allo stato liquido (olio combustibile, oil), solido (carbone, coal) o gassoso (gas naturale, gas). In uscita: energia elettrica Trasformazione: l’energia chimica del combustibile viene liberata con la combustione e trasferita ad un fluido (acqua) sotto forma di calore. Il fluido, che ha acquistato energia (acqua → vapore), compie lavoro (espansione) in turbina, azionando un generatore che produce elettricità. Seminario di Energetica - dott. Riccardo Maistrello – ITIS G.Marconi
  • 3. LOCALIZZAZIONE IMPIANTO Una CTe ha le stesse esigenze di una grande industria manifatturiera a bassa manodopera: 1) Facilità nell’approvvigionamento della materia prima; 2) Facilità di distribuzione della produzione; 3) Necessità di gestione di scarichi/scarti/residui anche pericolosi. 1) La “materia prima” non si trova in Italia (carbone, gas, petrolio) e va perciò importata in quantità enormi (consumo giornaliero di combustibile). Il trasporto avviene via nave (petroliere, carboniere) → vicinanza ad un grande porto → trasporto combustibile porto-centrale e smistamento nel deposito su binario (impianto ferroviario) Seminario di Energetica - dott. Riccardo Maistrello – ITIS G.Marconi
  • 4. LOCALIZZAZIONE IMPIANTO 2) La produzione è energia elettrica, molto versatile e trasportabile con facilità. Non occorre essere vicini ai grandi consumatori (città, industrie) perché la rete di trasmissione e distribuzione ovvia all’inconveniente. NB Sarebbe anzi problematico installare una centrale così inquinante ed ingombrante (25-35 ettari per un impianto da 1000-2000 MW) vicino ad una città. 3) La gestione dei prodotti collaterali del processo richiede sforzi economici, tecnici e gestionali notevoli. Parliamo di:  Ceneri e fumi di combustione, opportunamente trattati e filtrati a norma di legge (desolforazione, denitrificazione etc.) vengono immessi nell’atmosfera;  Prodotti umidi o secchi derivanti dal trattamento dei fumi (p.e. fanghi tossici) vanno stoccati in discariche speciali). Seminario di Energetica - dott. Riccardo Maistrello – ITIS G.Marconi
  • 5. LOCALIZZAZIONE IMPIANTO C’è poi un quarto requisito fondamentale: vicinanza all’acqua. Questi impianti hanno rendimenti del 40% ca. Ciò significa che il 60% dell’energia ricavata dal combustibile viene perduta sotto forma di calore degradato a bassa temperatura rilasciato nell’ambiente. Il modo più semplice per cedere questo calore è con sistemi di raffreddamento ad acqua, fluido dalle ottime caratteristiche termiche (buon calore specifico J/kg*K = può assorbire molta energia (calore) senza aumentare troppo la propria temperatura). La vicinanza al mare o ad un fiume con grande portata (Po) è fattore fondamentale. La portata di raffreddamento richiesta da un impianto di 1000 MW è di circa 100 000 m3/h d’acqua (24 ore al giorno, ≈365 giorni all’anno). → è circa l’intera portata del Bacchiglione!!! Tra l’opera di presa e quella di restituzione, è ammessa una ΔT massima di 3 gradi centigradi (o kelvin). Seminario di Energetica - dott. Riccardo Maistrello – ITIS G.Marconi
  • 6. LOCALIZZAZIONE IMPIANTO IN FOTO: CENTRALE DI PORTO TOLLE – DELTA DEL PO Seminario di Energetica - dott. Riccardo Maistrello – ITIS G.Marconi
  • 7. COMBUSTIBILI FOSSILI Seminario di Energetica - dott. Riccardo Maistrello – ITIS G.Marconi
  • 8. COMBUSTIBILE FOSSILE I combustibili utilizzati sono: CARBONE, materiale organico di origine vegetale sottoposto per migliaia di anni a condizioni di temperatura e pressione elevatissime e di assenza di ossigeno. Il carbone più giovane è la torba, il più vecchio l’antracite. Ogni carbone ha le sue caratteristiche, legate alla purezza, al materiale biologico di origine, al tenore di zolfo etc. Tra i combustibili fossili è il più economico ed abbondante in natura, ma purtroppo è anche il più sporco ed inquinante. La legge italiana proibisce l’utilizzo di carbone con tenore di zolfo al di sopra dell’1%. Il carbone non viene bruciato a pezzi, ma viene polverizzato (polverino impalpabile) e quindi trasportato da mulinelli d’aria in camera di combustione (PCI 6993 kCal/kg TPN). Il consumo giornaliero di una centrale da 1000 MW è di 5-6000 tonnellate di carbone al giorno, equivalenti a circa 150 carri ferroviari al giorno. Seminario di Energetica - dott. Riccardo Maistrello – ITIS G.Marconi
  • 9. COMBUSTIBILE FOSSILE Accanto al carbone si utilizza il GAS NATURALE, trasportato mediante gasdotti (non via nave), associato a giacimenti petroliferi. E’ il combustibile fossile meno inquinante ma è il più costoso (e la disponibilità è molto inferiore a quella del carbone). E’ composto al 94% da gas metano, quindi azoto (3%) ed altri idrocarburi. Ha PCI di 8170 kCal/m3 (TPN). Il combustibile liquido (OLIO COMB.) è la cosiddetta frazione pesante del petrolio grezzo, che si ottiene dalla distillazione frazionata. In questo caso il tenore di zolfo massimo è del 3%. Nella conservazione in silos occorre prevenire il contatto con l’aria per il rischio di combinazione con i vapori dell’olio → miscele esplosive. Poiché l’olio a temperatura ambiente è molto denso, per la movimentazione lo si preriscalda fino a 150 gradi C (fluidità sufficiente per l’immissione nel bruciatore). Seminario di Energetica - dott. Riccardo Maistrello – ITIS G.Marconi
  • 10. COMBUSTIBILE FOSSILE 3/3 In raffineria: 1) Si purifica il petrolio grezzo 2) Lo si invia in Torre di Frazionamento per la distillazione frazionata. La separazione dei derivati si basa sul loro differente punto di ebollizione. La frazione leggera si deposita nei piatti in alto, quella intermedia al centro, quella pesante sul fondo. Seminario di Energetica - dott. Riccardo Maistrello – ITIS G.Marconi
  • 11. LA COMBUSTIONE Ogni combustibile è composto, in misura diversa, da: carbonio (C%), zolfo (S%), idrogeno (H%), azoto (N%) etc. I primi tre elementi, combinandosi in debite proporzioni con l’ossigeno, si ossidano e liberano energia: C + O2 → CO2 + 7863 kCal/kg(C) 2 H2 + O2 → 2 H2O + 33915 kCal/kg(H2) S + O2 → SO2 + en. trasc. Note le caratteristiche del combustibile in ingresso (studio chimico- fisico a monte) calcolo l’ossigeno teorico da fornire per la combustione e quindi l’aria da immettere in camera di combustione. Note le reazioni chimiche che avvengono, calcolo le caratteristiche dei fumi di combustione (composizione chimica, volumi etc.). Seminario di Energetica - dott. Riccardo Maistrello – ITIS G.Marconi
  • 12. LA COMBUSTIONE I prodotti della combustione sono:  Energia → calore, che va a scaldare l’acqua in caldaia e la fa evaporare;  Fumi e ceneri: ossidi di zolfo (SOX), ossidi di azoto (NOX), anidride carbonica (CO2), vapore d’acqua* (H2O), ossigeno (O2). Fumi e ceneri sono a temperature elevatissime, 1100-1300 gradi, e a pressioni molto alte. Il movimento dei fumi attraverso i vari filtri e le condotte è principalmente consentito dalla loro temperatura (effetto camino), perciò non vanno mai raffreddati completamente. * Oltre alla reazione H2 + O2, viene prodotto vapore in più perché l’aria prelevata dall’esterno e mandata in camera di combustione contiene umidità (UR, tasso di umidità relativa, indica quanta acqua c’è in un m3 d’aria) che ovviamente evapora. Seminario di Energetica - dott. Riccardo Maistrello – ITIS G.Marconi
  • 13. CIRCUITI DI UNA CENTRALE TERMOELETTRICA ACQUA/VAPORE – ELETTRICO - RAFFREDDAMENTO Seminario di Energetica - dott. Riccardo Maistrello – ITIS G.Marconi
  • 14. CIRCUITI DI UNA CENTRALE TERMOELETTRICA Diversi circuiti indipendenti si incrociano ed interagiscono:  Circuito aria-fumi: l’aria, prelevata dall’esterno, viene spedita in CdC dove reagisce con il combustibile e permette l’ossidazione di H2, S, C. Nota: l’ossigeno nell’aria è il 23-25%. Dopo la combustione i fumi vengono filtrati e trattati e quindi immessi in atmosfera.  Circuito del combustibile: il combustibile, stoccato in genere nei pressi della centrale, viene trasportato in CdC dove viene bruciato. I prodotti incombusti e le ceneri dovranno essere catturati prima del rilascio in atmosfera.  Circuito dell’acqua (vapore): in caldaia viene scaldata e portata ad evaporare. L’espansione avviene in turbina, dove il vapore pone in rotazione la girante, prima di essere fatto condensare nel condensatore. Ora è di nuovo acqua, e viene riportato in caldaia per ricominciare il ciclo (reintegro acqua 1% ca.) Seminario di Energetica - dott. Riccardo Maistrello – ITIS G.Marconi
  • 15. CIRCUITI DI UNA CENTRALE TERMOELETTRICA  Circuito elettrico: la turbina aziona un alternatore che produce elettricità. Una parte dell’energia generata serve per alimentare i servizi della centrale (“servizi ausiliari”, autoconsumo di centrale), il resto va in rete.  Circuito di raffreddamento: è ancora acqua, ma non c’entra nulla con quella che va in turbina. Prelevata dal corso d’acqua, deve togliere calore al vapore che esce dalla turbina così da costringerlo a condensare (per ripetere il ciclo termodin.). L’obbligo di restituzione con una ΔTmax di 3 K, costringe a raffreddare l’acqua prima di restituirla al fiume o al mare (torri di evaporazione). Per un gruppo da 320 MW per ogni kg di vapore da far condensare occorre prelevare dal fiume/mare 70-100 litri di acqua (vapore a 30 gradi circa, acqua a 5-25 gradi). La portata di raffreddamento è sulle 600 tonnellate/ora (100 quintali d’acqua al minuto). Seminario di Energetica - dott. Riccardo Maistrello – ITIS G.Marconi
  • 16. COMPONENTI DI UNA CENTRALE TERMOELETTRICA Tra le varie e numerosi componenti di una CTe, approfondiamo le seguenti:  Generatore di vapore (caldaia) Qui ha luogo la trasformazione dell’en. chimica del combustibile in calore, che viene trasferito per scambio termico al fluido. Per gli impianti più grossi la produzione oraria di vapore (potenzialità) può arrivare alle 3-4000 t/h. Il consumo specifico (vapore necessario per produrre elettricità) varia invece tra i 3 e i 10 kgVAP/kWhEL. In un gruppo da 320 MW la pressione a cui il vapore esce di caldaia è di quasi 200 atm (200 volte quella atmosferica) ad una temperatura di 540 gradi. Effetto burn-out Nelle tubazioni in caldaia il vapore oltre una certa temperatura (critica) crea un film sottile che fa crollare il coefficiente di scambio termico: rischio di bruciare i metalli! Si ricorre a tubature rigate e occorre vigilare sulla non stagnazione del vapore. Seminario di Energetica - dott. Riccardo Maistrello – ITIS G.Marconi
  • 17. COMPONENTI DI UNA CENTRALE TERMOELETTRICA  Turbina a vapore Come per le turbine idrauliche rimangono le classificazioni assiale/radiale (direzione deflusso del fluido), mono/multi –cellulari (coppie distributore-girante), ad azione e reazione (conversione dell’energia nella turbina). Generalmente si impiegano turbine assiali, multicellulari costituite da elementi in parte ad azione ed in parte a reazione. Si predilige l’accoppiamento diretto (senza riduttori) turbina-alternatore a velocità tipiche: 3000, 1500, 1000, 750 g/min. La turbina consta di più stadi, di alta pressione e di bassa pressione. Nei primi il vapore è più compresso e necessita di sezioni di deflusso più piccole, nel secondo caso l’area di deflusso aumenta e così le dimensioni delle palette della girante. Seminario di Energetica - dott. Riccardo Maistrello – ITIS G.Marconi
  • 18. COMPONENTI DI UNA CENTRALE TERMOELETTRICA  Condensatore E’ un grande scambiatore di calore, dove l’acqua di raffreddamento sottrae energia al vapore per farlo condensare. Il condensatore è in depressione poiché il vapore condensando riduce il proprio volume: necessità di dimensionare le pareti per resistere alle forze agenti dall’esterno e di una pompa di estrazione per tirare fuori la condensa e inviarla alla caldaia. Il vapore entra nel condensatore a temperature basse, 30-40 gradi, e l’acqua refrigerante a 5-25 gradi. Il salto termico è modesto, occorrono grandi portate per sottrarre grandi quantità di vapore (600 t/h per 320 MW, 70-100 litri d’acqua per ogni kg di vapore da raffreddare). Per rispettare i vincoli legislativi, la ΔTmax nel corso d’acqua deve essere inferiore ai 3 gradi → ΔTCONDENS ≈ 8 gradi e poi si va in torre di evaporazione a raffreddare Seminario di Energetica - dott. Riccardo Maistrello – ITIS G.Marconi
  • 19. COMPONENTI DI UNA CENTRALE TERMOELETTRICA  Torri di raffreddamento: sono indispensabili per raffreddare il fluido in uscita dal condensatore quando non dispongo di acqua fresca da mare, fiume etc. L’acqua viene nebulizzata in goccioline leggere e fatta precipitare verso il fondo della torre. Nella caduta cede calore all’aria intorno a sé, scaldando maggiormente gli strati più alti. Per effetto camino l’aria calda sale ed esce dalla torre, portando via il calore sottratto all’acqua nebulizzata (alle volte si installano grossi ventilatori). Sono molto larghe perché serve una grande portata di aria per raffreddare il fluido.  Camino: permette il rilascio dei fumi trattati e filtrati nell’atmosfera. È di altezza notevole, fino a 300 metri, e i materiali delle canne che portano i fumi sono in materiali speciali (acciaio inox, vetroresina) per resistere alle possibili condense acide. Il tiraggio è garantito ancora una volta dal calore posseduto dei fumi. Seminario di Energetica - dott. Riccardo Maistrello – ITIS G.Marconi
  • 20. TRATTAMENTO DEI FUMI La normativa prescrive limiti nelle EMISSIONI al camino. In passato erano riferiti alla CONCENTRAZIONE al suolo e bastava realizzare camini altissimi per essere sicuri che le ceneri si disperdessero su una superficie molto più ampia. Nelle centrali termoelettriche il trattamento dei fumi è obbligatorio, come si vede negli esempi: 1) Centrale a carbone (gruppo 320 MW) Emissione SOX = 1300-1800 mg/m3 (TPN) → Limite consentito = 250!!! 2) Centrale a gas (gruppo 320 MW) Emissione NOX = 840 mg/m3 (TPN) → Limite consentito = 100 !!! 3) Centrale a olio combustibile (gruppo 320 MW) Polveri sospese = 70-200 mg/m3 (TPN) → Limite consentito = 50 !!! Seminario di Energetica - dott. Riccardo Maistrello – ITIS G.Marconi
  • 21. TRATTAMENTO DEI FUMI Prodotti emessi (centrale 1000 MW) Ceneri (solo carbone) = 300 000 ** t/anno CO2 (carbone / olio) = 6 000 000*/4 400 000 t/anno SO2 (carbone / olio) = 31 600 / 21 000 t/anno CO (carbone / olio) = 2 500 / 2 200 t/anno NOX (carbone / olio) = 18 300 / 8 000 t/anno Si tratta di quantità enormi! 16 000 tonnellate al giorno di anidride carbonica (*), 820 tonnellate al giorno di ceneri(**)… L’OMS stima ogni anno 2 MILIONI DI MORTI a causa dell’inquinamento atmosferico. Un contributo fondamentale è certamente quello delle centrali termoelettriche. Seminario di Energetica - dott. Riccardo Maistrello – ITIS G.Marconi
  • 22. TRATTAMENTO DEI FUMI – ABBATTIMENTO POLVERI PST polveri sospese trasportate Tre soluzioni:  Precipitatori meccanici: solo per polveri grossolane (fino PM10);  Filtri a manica: realizzati in tessuto di fibra di vetro rivestita di grafite o teflon, hanno un’ottima efficienza di cattura del PST ma sono molto costosi e hanno vita media breve (2-4 anni);  Precipitatori elettrostatici (ESP, electrostatic precipitator): hanno efficienza quasi unitaria, sfruttano un effetto corona indotto per polarizzare le particelle e quindi sottoporle ad un campo elettrico che le costringe a depositarsi su superfici cariche elettricamente. → Vedere scheda di approfondimento “I precipitatori elettrostatici” Seminario di Energetica - dott. Riccardo Maistrello – ITIS G.Marconi
  • 23. TRATTAMENTO DEI FUMI – ABBATTIMENTO SOX Desolforazione – abbattimento degli ossidi di zolfo  SO2, SO3 → piogge acide  Prodotti da centrali ad olio e a carbone  Si possono utilizzare carboni ed oli a basso tenore di zolfo (<0,23%), più rari e costosi, bonificati addirittura in miniera subito dopo l’estrazione (nel caso del carbone) attraverso il lavaggio in situ.  Oppure si ricorre a processi chimici ad umido o a secco, noti come sistemi FGD o DeSOx, che introducendo composti di calcio catturano lo zolfo producendo però fanghi acidi → necessità trattamento e stoccaggio in discariche speciali.  Il costo dell’investimento per grandi impianti è di 70 $/kWe (2006) a cui va sommato il prezzo del reagente e della gestione della discarica. Il kWh elettrico generato può arrivare a costare +20%! → Vedere scheda “La Desolforazione” Seminario di Energetica - dott. Riccardo Maistrello – ITIS G.Marconi
  • 24. TRATTAMENTO DEI FUMI – ABBATTIMENTO NOX Denitrificazione → abbattimento ossidi di azoto  Il 73% dell’aria è azoto (N2), gas inerte che non ossida e perciò non partecipa alla combustione. Tra 900 e 1000 gradi la formazione di NOx è molto contenuta: ma in CdC le temperatura sono ben più alte, 1300-1500 gradi.  Si inietta perciò ammoniaca in caldaia (circa 30 t/giorno per gruppi da 320 MW) → l’ammoniaca che non si combina viene però espulsa nell’atmosfera.  Sistemi SCR (selective catalytic reduction): si introduce poca ammoniaca (NH3) e si fa in modo che reagisca tutta grazie alla presenza di opportuni catalizzatori. All’uscita abbiamo acqua e azoto molecolare (gas N2). Seminario di Energetica - dott. Riccardo Maistrello – ITIS G.Marconi
  • 25. IMPIANTI TERMOELETTRICI A TURBOGAS  Quanto finora detto è riferito ad impianti con turbine a vapore. Negli ultimi anni il ruolo delle turbine a gas si è fatto via via più importante.  Gli impianti a turbogas hanno taglie di potenze inferiori, per cui si hanno più gruppi posti in parallelo. La struttura dell’impianto è più semplice (vedi schema) e richiede costi e tempi di realizzazione minori → costi iniziali minori  Tuttavia il combustibile è il pregiato gas naturale, più raro e costoso (e meno inquinante), e al contempo i rendimenti sono più bassi (25- 30%) → costi operativi molto alti  Bassi costi iniziali ma alti costi di funzionamento → impianto di punta, produce solo durante i picchi di domanda (≈1500 h/anno) Seminario di Energetica - dott. Riccardo Maistrello – ITIS G.Marconi
  • 26. IMPIANTI A CICLO COMBINATO  Ciclo combinato: ciclo che impiega turbine a gas e poi a vapore. Si realizza un normale ciclo turbogas ma i gas di scarico (grandi portate, alte temperature) vengono utilizzati per scaldare il fluido di un ciclo a vapore.  Elevati rendimenti di conversione, ma soprattutto grandi aspettative sull’evoluzione tecnologica delle turbine a gas, che di anno in anno vengono migliorate sensibilmente (quelle a vapore sono invece ferme da più di vent’anni).  Possibilità di “aggiornare” vecchi impianti convertendoli al ciclo combinato, oltre che di costruirne nuovi che nascono già a ciclo combinato. Seminario di Energetica - dott. Riccardo Maistrello – ITIS G.Marconi
  • 27. DATI AGGIORNATI SULLA PRODUZIONE TEL Generazione elettrica mondiale (mondo) Seminario di Energetica - dott. Riccardo Maistrello – ITIS G.Marconi
  • 28. DATI AGGIORNATI SULLA PRODUZIONE TEL Produzione emissioni CO2 (mondo) Seminario di Energetica - dott. Riccardo Maistrello – ITIS G.Marconi
  • 29. DATI AGGIORNATI SULLA PROD. Previsioni IEA per il futuro (mondo) Scenario standard (business as usual) vs scenario green Seminario di Energetica - dott. Riccardo Maistrello – ITIS G.Marconi
  • 30. ISTRUZIONI PER LO STUDIO PERSONALE o Leggere bene questa presentazione; o Studiare la scheda “How do you make electricity from coal?” (con video); o Esercitazione nr. 1 per il prossimo incontro. Per qualsiasi dubbio/considerazione/proposta: riccardomaistrello@gmail.com → segnalatemi anche errori e sviste nelle slide! Seminario di Energetica - dott. Riccardo Maistrello – ITIS G.Marconi
  • 31. Fonti:  Impianti di produzione dell’energia elettrica, Roberto Caldon, Libreria Progetto;  Key world energy statistics 2010, International Energy Agency (IEA), www.iea.org; (http://www.iea.org/textbase/nppdf/free/2010/key_stats_2010.pdf)