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News 24/SA/2016
Lunedì, 13 giugno 2016
Sistema di Allerta Rapido europeo per Alimenti e Mangimi Pesticidi
Nella settimana n.24 del 2016 le segnalazioni diffuse dal Sistema rapido di allerta
europeo per alimenti e mangimi (Rasff) sono state 30 (5 quelle inviate dal Ministero
della salute italiano).
L’elenco dei lotti respinti alla frontiera comprende i seguenti casi: migrazione di
manganese (0.2 mg/kg - ppm) da cesti di barbecue cromato dalla China, via Hong
Kong, migrazione di cromo (0.2 mg/kg - ppm) e manganese (0.3 mg/kg - ppm) dal
barbecue dalla China, sostanza non autorizzata (propargite 0.82 mg/kg - ppm) in
the verde dall’India, benzo(a)pyrene (37.1 µg/kg - ppb), idrocarburi policiclici
aromatici (SUM4: 295.6 µg/kg - ppb), benzo(a)anthracene (130.9 µg/kg - ppb) e
chrysene (125.4 µg/kg - ppb) in scaglie di tonno striato affumicate dal Sud Korea,
benzo(a)pyrene (14 µg/kg - ppb), polycyclic aromatic hydrocarbons (PAH4 sum:
95.2 µg/kg - ppb) and benzo(a)anthracene (41.9 µg/kg - ppb) in fiocchi di tonno
striato affumicati (Katsuwonus pelamis) dal Sud Korea.
Allerta per salmonella (presenza / 25g) in preparazione di carne refrigerata
macinata proveniente dal Belgio e per migrazione di cadmio (1.76 mg/l) e cobalto
(1.41 mg/l) da un set di ceramica (piatti, ciotola, tazza) proveniente dalla Cina.
Nella lista delle informative che non implicano un intervento urgente troviamo:
Salmonella (presenza/25g) in farina di semi di colza dalla Germania. Salmonella
(presenza / 25g) in preparazione di carne refrigerata macinata dal Belgio. Corpo
estraneo (plastica come particelle, colore antracite, forma irregolare) nel formaggio
Emmental grattugiato dalla Germania.
Fonte: rasff.eu
NaturaSì, ritirati fiocchi di ceci e fiocchi di azuki biologici (la finestre sul cielo), per
possibile presenza di corpi estranei.
L’azienda La finestra sul cielo ha ritirato dal mercato due prodotti distribuiti col
proprio marchio venduti nei supermercati NaturaSì. Si tratta dei “Fiocchi di ceci bio”
in confezione da 250 grammi, numero di lotto 12016, con scadenza il 29/07/2017, e
dei “Fiocchi di azuki bio” in confezione da 250 grammi, numero di lotto 12316, con
scadenza il 02/08/2017.
L’allerta è scattata perché è stata riscontrata una presunta non conformità relativa
a una possibile presenza di corpi estranei metallici nonostante sia stato utilizzato il
metal detector in fase di produzione. L’avviso di richiamo delle due referenze
biologiche, è stato pubblicato sul sito della catena di supermercati NaturaSì.
Nel comunicato l’azienda si scusa e invita i consumatori a non utilizzare i fiocchi e a
restituire le confezioni eventualmente acquistate al punto di vendita per la
sostituzione.
Fonte: ilfattoalimentare.it
Cile, il tribunale di Santiago ordina di pubblicare i dati sugli antibiotici usati da ogni
produttore di salmoni.
In Cile, la Corte d’appello di Santiago ha ordinato al Dipartimento del governo per
la pesca e l’acquacoltura (Sernapesca) di rendere pubblici i dati, disaggregati per
singole compagnie produttrici, sulle quantità di antibiotici utilizzati nel 2014 negli
allevamenti di salmone. Secondo i dati ufficiali, nel 2014 l’uso di questi farmaci è
aumentato del 25% rispetto all’anno precedente, raggiungendo i 563.000 chili di
antibiotici a fronte di 895.000 tonnellate di pesce. La decisione del tribunale di
Santiago del Cile è arrivata in seguito a un’istanza presentata dall’organizzazione
per la protezione marina Oceana, dopo che 37 compagnie, Sernapesca e il
Consiglio per la Trasparenza, si erano rifiutati di fornire i dati, sostenendo che
avrebbero messo a rischio la competitività e le attività dei produttori.
Secondo la Corte d’appello di Santiago, il rifiuto è illegale, perché sulle aziende che
producono pesce per il consumo umano è richiesto non solo un controllo ufficiale,
ma anche sociale, affinché i cittadini siano in grado di sapere come sono stati
allevati li pesci. Quindi, afferma la Corte, la diffusione delle informazioni richieste da
Oceana coinvolge un interesse pubblico, che prevale su qualsiasi altro motivo
aziendale.
Come detto in un precedente articolo del Fatto Alimentare, le acque del Cile sono
infestate da Piscirickettsiosi, un batterio che provoca lesioni ed emorragie nei pesci,
rigonfiamento di reni e milza, e infine la morte. Anziché puntare sulla ricerca di un
vaccino, come fatto per casi simili in Norvegia, i produttori cileni di salmone hanno
aumentato massicciamente l’utilizzo di antibiotici, cosa che ha provocato una forte
diminuzione delle vendite negli Stati Uniti, compensate con l’aumento delle
espotazioni in altri paesi, come il Brasile, dove l’attenzione è minore e la concorrenza
del salmone norvegese inferiore. (Articolo di Beniamino Bonardi)
Fonte: ilfattoalimentare.it
Glifosate, dobbiamo diffidarne?
Il Glifosate è una sostanza chimica che uccide i vegetali con un meccanismo di
azione molto efficace. Dopo essere stato assorbito dalle foglie penetra nell’interno
della pianta impedendone la possibilità di utilizzare i sali minerali e provocandone la
morte nello spazio di pochi giorni. Il trattamento con Glifosate elimina quindi dal
terreno tutti i vegetali; le piante da coltivare, successivamente seminate, si trovano
senza “competitori”, crescono meglio e danno maggiori rese produttive.
Grazie alle tecniche OGM è stato possibile ottenere una soia resistente al glifosato;
quindi sono stati possibili dei trattamenti diserbanti anche in presenza della pianta di
soia con ulteriori vantaggi produttivi.
Un altro uso che viene fatto è quello come “disseccante” delle piante, che consiste
nell’accelerare i tempi di essiccamento della pianta facilitando la raccolta e
accorciando i tempi di produzione.
Viene anche usato in ambiente urbano per eliminare le erbe considerate infestanti.
Il glifosate si degrada piuttosto velocemente; di conseguenza nei casi in cui viene
utilizzato per eliminare le “erbacce” dai campi i problemi legati alla presenza di
residui sono modesti.
Diversa è la situazione quando viene impiegato come disseccante; in questi casi è
relativamente più facile che nei semi siano presenti residui del glifosato.
Un aspetto molto dibattuto è la pericolosità dell’erbicida per l’uomo.
Lo IARC (Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro che fa capo
all’Organizzazione Mondiale della Sanità) ha classificato il Glifosate come potenziale
cancerogeno.
Al contrario l’EFSA (Autorità Alimentare Europea) ritiene che non sia cancerogeno.
La differente valutazione probabilmente dipende dal fatto che l’EFSA ha valutato il
Glifosato come sostanza pura, mentre lo IARC ha valutato i “formulati” dove sono
presenti anche altre sostanze potenzialmente pericolose.
Sulla base delle valutazioni scientifiche le Autorità sanitarie devono prendere delle
decisioni sulla possibilità di continuare a utilizzare o meno il Glifosate.
I cittadini però dovrebbero essere informati correttamente su quali siano i reali
pericoli cui possono andare incontro. Un aspetto fondamentale è che i residui di
Glifosate negli alimenti sono molto contenuti se non del tutto assenti e di
conseguenza gli eventuali pericoli sono modesti.
Diversa è la situazione per le persone che per ragioni di lavoro sono esposte
direttamente al glifosate e che ovviamente possono subire i danni provocati dalla
sostanza. In questi casi è necessario adottare misure protettive precauzionali.
Il danno vero è quello ambientale poiché, di fatto, il trattamento con glifosate
provoca la distruzione delle piante nelle aree interessate con danni importanti agli
ecosistemi. Ciò vale non soltanto per le aree coltivate, ma anche per le zone
urbane, dove, per eliminare le “erbacce”, di fatto si eliminano anche altri esseri
viventi che con esse si trovano in equilibrio.
Ancora una volta si tutela in modo molto attento la sicurezza degli alimenti, ma si
trascura la salute dell’ambiente in cui ci troviamo. Giustamente ci preoccupiamo di
mangiare cose sane; però pensiamo che distruggere le “erbacce” ai bordi delle
strade o nei nostri giardini irrorandoli con erbicidi, oppure trattare intere aree con
insetticidi per uccidere le zanzare o le mosche sia un’ ottima cosa.
Forse un minimo di educazione ambientale, oltre a quella alimentare, non
guasterebbe. (Dal blog di Agostino Macrì)
Fonte: sicurezzalimentare.it

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  • 1. News 24/SA/2016 Lunedì, 13 giugno 2016 Sistema di Allerta Rapido europeo per Alimenti e Mangimi Pesticidi Nella settimana n.24 del 2016 le segnalazioni diffuse dal Sistema rapido di allerta europeo per alimenti e mangimi (Rasff) sono state 30 (5 quelle inviate dal Ministero della salute italiano). L’elenco dei lotti respinti alla frontiera comprende i seguenti casi: migrazione di manganese (0.2 mg/kg - ppm) da cesti di barbecue cromato dalla China, via Hong Kong, migrazione di cromo (0.2 mg/kg - ppm) e manganese (0.3 mg/kg - ppm) dal barbecue dalla China, sostanza non autorizzata (propargite 0.82 mg/kg - ppm) in the verde dall’India, benzo(a)pyrene (37.1 µg/kg - ppb), idrocarburi policiclici aromatici (SUM4: 295.6 µg/kg - ppb), benzo(a)anthracene (130.9 µg/kg - ppb) e chrysene (125.4 µg/kg - ppb) in scaglie di tonno striato affumicate dal Sud Korea, benzo(a)pyrene (14 µg/kg - ppb), polycyclic aromatic hydrocarbons (PAH4 sum: 95.2 µg/kg - ppb) and benzo(a)anthracene (41.9 µg/kg - ppb) in fiocchi di tonno striato affumicati (Katsuwonus pelamis) dal Sud Korea. Allerta per salmonella (presenza / 25g) in preparazione di carne refrigerata macinata proveniente dal Belgio e per migrazione di cadmio (1.76 mg/l) e cobalto (1.41 mg/l) da un set di ceramica (piatti, ciotola, tazza) proveniente dalla Cina. Nella lista delle informative che non implicano un intervento urgente troviamo: Salmonella (presenza/25g) in farina di semi di colza dalla Germania. Salmonella (presenza / 25g) in preparazione di carne refrigerata macinata dal Belgio. Corpo estraneo (plastica come particelle, colore antracite, forma irregolare) nel formaggio Emmental grattugiato dalla Germania. Fonte: rasff.eu NaturaSì, ritirati fiocchi di ceci e fiocchi di azuki biologici (la finestre sul cielo), per possibile presenza di corpi estranei. L’azienda La finestra sul cielo ha ritirato dal mercato due prodotti distribuiti col
  • 2. proprio marchio venduti nei supermercati NaturaSì. Si tratta dei “Fiocchi di ceci bio” in confezione da 250 grammi, numero di lotto 12016, con scadenza il 29/07/2017, e dei “Fiocchi di azuki bio” in confezione da 250 grammi, numero di lotto 12316, con scadenza il 02/08/2017. L’allerta è scattata perché è stata riscontrata una presunta non conformità relativa a una possibile presenza di corpi estranei metallici nonostante sia stato utilizzato il metal detector in fase di produzione. L’avviso di richiamo delle due referenze biologiche, è stato pubblicato sul sito della catena di supermercati NaturaSì. Nel comunicato l’azienda si scusa e invita i consumatori a non utilizzare i fiocchi e a restituire le confezioni eventualmente acquistate al punto di vendita per la sostituzione. Fonte: ilfattoalimentare.it Cile, il tribunale di Santiago ordina di pubblicare i dati sugli antibiotici usati da ogni produttore di salmoni. In Cile, la Corte d’appello di Santiago ha ordinato al Dipartimento del governo per la pesca e l’acquacoltura (Sernapesca) di rendere pubblici i dati, disaggregati per singole compagnie produttrici, sulle quantità di antibiotici utilizzati nel 2014 negli allevamenti di salmone. Secondo i dati ufficiali, nel 2014 l’uso di questi farmaci è aumentato del 25% rispetto all’anno precedente, raggiungendo i 563.000 chili di antibiotici a fronte di 895.000 tonnellate di pesce. La decisione del tribunale di Santiago del Cile è arrivata in seguito a un’istanza presentata dall’organizzazione per la protezione marina Oceana, dopo che 37 compagnie, Sernapesca e il Consiglio per la Trasparenza, si erano rifiutati di fornire i dati, sostenendo che avrebbero messo a rischio la competitività e le attività dei produttori. Secondo la Corte d’appello di Santiago, il rifiuto è illegale, perché sulle aziende che producono pesce per il consumo umano è richiesto non solo un controllo ufficiale, ma anche sociale, affinché i cittadini siano in grado di sapere come sono stati allevati li pesci. Quindi, afferma la Corte, la diffusione delle informazioni richieste da Oceana coinvolge un interesse pubblico, che prevale su qualsiasi altro motivo aziendale. Come detto in un precedente articolo del Fatto Alimentare, le acque del Cile sono infestate da Piscirickettsiosi, un batterio che provoca lesioni ed emorragie nei pesci, rigonfiamento di reni e milza, e infine la morte. Anziché puntare sulla ricerca di un
  • 3. vaccino, come fatto per casi simili in Norvegia, i produttori cileni di salmone hanno aumentato massicciamente l’utilizzo di antibiotici, cosa che ha provocato una forte diminuzione delle vendite negli Stati Uniti, compensate con l’aumento delle espotazioni in altri paesi, come il Brasile, dove l’attenzione è minore e la concorrenza del salmone norvegese inferiore. (Articolo di Beniamino Bonardi) Fonte: ilfattoalimentare.it Glifosate, dobbiamo diffidarne? Il Glifosate è una sostanza chimica che uccide i vegetali con un meccanismo di azione molto efficace. Dopo essere stato assorbito dalle foglie penetra nell’interno della pianta impedendone la possibilità di utilizzare i sali minerali e provocandone la morte nello spazio di pochi giorni. Il trattamento con Glifosate elimina quindi dal terreno tutti i vegetali; le piante da coltivare, successivamente seminate, si trovano senza “competitori”, crescono meglio e danno maggiori rese produttive. Grazie alle tecniche OGM è stato possibile ottenere una soia resistente al glifosato; quindi sono stati possibili dei trattamenti diserbanti anche in presenza della pianta di soia con ulteriori vantaggi produttivi. Un altro uso che viene fatto è quello come “disseccante” delle piante, che consiste nell’accelerare i tempi di essiccamento della pianta facilitando la raccolta e accorciando i tempi di produzione. Viene anche usato in ambiente urbano per eliminare le erbe considerate infestanti. Il glifosate si degrada piuttosto velocemente; di conseguenza nei casi in cui viene utilizzato per eliminare le “erbacce” dai campi i problemi legati alla presenza di residui sono modesti. Diversa è la situazione quando viene impiegato come disseccante; in questi casi è relativamente più facile che nei semi siano presenti residui del glifosato. Un aspetto molto dibattuto è la pericolosità dell’erbicida per l’uomo. Lo IARC (Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro che fa capo all’Organizzazione Mondiale della Sanità) ha classificato il Glifosate come potenziale cancerogeno. Al contrario l’EFSA (Autorità Alimentare Europea) ritiene che non sia cancerogeno. La differente valutazione probabilmente dipende dal fatto che l’EFSA ha valutato il Glifosato come sostanza pura, mentre lo IARC ha valutato i “formulati” dove sono presenti anche altre sostanze potenzialmente pericolose. Sulla base delle valutazioni scientifiche le Autorità sanitarie devono prendere delle
  • 4. decisioni sulla possibilità di continuare a utilizzare o meno il Glifosate. I cittadini però dovrebbero essere informati correttamente su quali siano i reali pericoli cui possono andare incontro. Un aspetto fondamentale è che i residui di Glifosate negli alimenti sono molto contenuti se non del tutto assenti e di conseguenza gli eventuali pericoli sono modesti. Diversa è la situazione per le persone che per ragioni di lavoro sono esposte direttamente al glifosate e che ovviamente possono subire i danni provocati dalla sostanza. In questi casi è necessario adottare misure protettive precauzionali. Il danno vero è quello ambientale poiché, di fatto, il trattamento con glifosate provoca la distruzione delle piante nelle aree interessate con danni importanti agli ecosistemi. Ciò vale non soltanto per le aree coltivate, ma anche per le zone urbane, dove, per eliminare le “erbacce”, di fatto si eliminano anche altri esseri viventi che con esse si trovano in equilibrio. Ancora una volta si tutela in modo molto attento la sicurezza degli alimenti, ma si trascura la salute dell’ambiente in cui ci troviamo. Giustamente ci preoccupiamo di mangiare cose sane; però pensiamo che distruggere le “erbacce” ai bordi delle strade o nei nostri giardini irrorandoli con erbicidi, oppure trattare intere aree con insetticidi per uccidere le zanzare o le mosche sia un’ ottima cosa. Forse un minimo di educazione ambientale, oltre a quella alimentare, non guasterebbe. (Dal blog di Agostino Macrì) Fonte: sicurezzalimentare.it