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manuale
per la gestione
ambientale
dei corsi d’acqua
a supporto dei consorzi di bonifica
manuale
per la gestione
ambientale
dei corsi d’acqua
a supporto dei consorzi di bonifica
Lavoro eseguito nell’ambito dell’accordo di collaborazione stipulato fra la Regione del Veneto e l’Azienda Regionale
Veneto Agricoltura per la individuazione di soluzioni progettuali e gestionali per la riqualificazione ambientale
multiobiettivo della rete di bonifica e di irrigazione. (art. 15 della legge n. 241 del 1990 e art. 23 della legge regionale
n. 12 del 2009) di cui alla Delibera della Giunta Regionale n. 3759 del 9 dicembre 2009.

A cura di
Monaci Marco             Consulente ambientale
Coordinamento scientifico da parte di Veneto Agricoltura
Mezzalira Giustino    Direttore Sezione Ricerca e Gestioni Agroforestali
Furlan Lorenzo        Dirigente Settore Ricerca Agraria
Supporto tecnico-scientifico
CIRF (Centro Italiano per la Riqualificazione Fluviale) - www.cirf.org
Autori
Baldo Giuseppe           Studio Aequa engineering s.r.l.
Boz Bruno                Consulente ambientale
Busolin Matteo           Consorzio di bonifica Acque Risorgive
Cornelio Paolo           Consorzio di bonifica Acque Risorgive
Fossi Giordano           Elementi - Studio Associato di Progettazione Ambientale
Masi Fabio               Iridra s.r.l.
Monaci Marco             Consulente ambientale
Raimondi Stefano         Consorzio di bonifica Acque Risorgive
Trentini Giuliano        Elementi - Studio Associato di Progettazione Ambientale
Si ringrazia per la collaborazione
Veneto Agricoltura - Settore Bioenergie e Cambiamento Climatico - Unità Complessa Colture Energetiche
Agostinetto Loris, Barella Luigi, Dalla Venezia Fabiano, Zanin Roberta
Veneto Agricoltura - Settore Attività Forestali - Centro per la Biodiversità Vegetale e il Fuori Foresta
Fiorentin Roberto, Dalla Valle Cristina, Rizzi Andrea
Andrea Longato, Studio Aequa engineering s.r.l.
Elaborazione grafica degli schemi progettuali
Ruocco Guadagno Gaetano, Studio Aequa engineering s.r.l.
ad esclusione di quanto riportato nel Capitolo “Forestazione delle aree riparie e golenali“,
a cura di Fossi Giordano, Elementi - Studio Associato di Progettazione Ambientale
In copertina
Foto: Consorzio di bonifica Acque Risorgive
Illustrazioni: Gaetano Ruocco Guadagno
Pubblicazione edita da
Veneto Agricoltura
Azienda Regionale per i Settori Agricolo, Forestale e Agroalimentare
Viale dell’Università, 14 - Agripolis - 35020 Legnaro (Pd)
Tel. 049.8293711 - Fax 049.8293815
e-mail: info@venetoagricoltura.org
www.venetoagricoltura.org
Realizzazione editoriale
Veneto Agricoltura
Azienda Regionale per i Settori Agricolo, Forestale e Agroalimentare
Coordinamento editoriale e realizzazione grafica
Alessandra Tadiotto, Silvia Ceroni, Federica Mazzuccato
Settore Divulgazione Tecnica, Formazione Professionale ed Educazione Naturalistica
Via Roma, 34 - 35020 Legnaro (Pd)
Tel. 049.8293920 - Fax 049.8293909
e-mail: divulgazione.formazione@venetoagricoltura.org

È consentita la riproduzione di testi, foto, disegni ecc. previa autorizzazione da parte di Veneto Agricoltura, citando
gli estremi della pubblicazione.
inDice




INDICE


PRESENTAZIONI ........................................................................................................................... pag.    5


INTRODUZIONE
        Approccio e scopo della gestione ambientale dei canali ................................................                               »   7
        Guida alla lettura ................................................................................................................   »   8


1       GESTIONE DEL RISChIO IDRAULICO
1.1     Approccio generale ............................................................................................................       »   13
1.2     Tipologie di intervento .......................................................................................................       »   14
        SChEDA R1 - Ampliamento di tipo naturaliforme dei canali ..........................................                                   »   14
        SChEDA R2 - Realizzazione di nuovi canali naturaliformi...............................................                                »   23
        SChEDA R3 - Gestione di aree per l’esondazione controllata delle piante
        nel territorio rurale .............................................................................................................   »   26
1.3     Promemoria sintetico per la realizzazione e la manutenzione degli interventi .............                                            »   27
1.4     Indicazioni di massima per il monitoraggio degli effetti .................................................                            »   27


2       CONTROLLO DEL DISSESTO SPONDALE
2.1     Approccio generale ............................................................................................................       »   31
2.2     Tipologie di intervento .......................................................................................................       »   32
        SChEDA D1 - Risagomatura e rivegetazione delle sponde o definizione
        di una “fascia di mobilità” del canale ...............................................................................                »   33
        SChEDA D2 - Inerbimento protetto con georete in fibra naturale fissata
        con talee di salice ...............................................................................................................   »   36
        SChEDA D3 - Copertura diffusa con astoni di salice ......................................................                             »   40
        SChEDA D4 - Palizzata rinverdita ......................................................................................               »   44
        SChEDA D5 - Palificata semplice rinverdita con palo frontale verticale ........................                                       »   47
        SChEDA D6 - Palificata doppia rinverdita ........................................................................                     »   50
2.3     Criteri di progettazione ......................................................................................................       »   51
2.4     Stima degli effetti ambientali ............................................................................................           »   57
2.5     Promemoria sintetico per la realizzazione e la manutenzione degli interventi .............                                            »   58
2.6     Indicazioni di massima per il monitoraggio degli effetti .................................................                            »   60


3       MIGLIORAMENTO DELLA QUALITà DELL’ACQUA
3.1     Approccio generale ............................................................................................................       »   63
3.2     Tipologie di intervento .......................................................................................................       »   63



                                                                                                                                                       3
Manuale per la gestione aMbientale Dei corsi D’acqua
                                                A SUPPORTO DEI CONSORZI DI BONIFICA




             SChEDA Q1 - Controllo dell’inquinamento diffuso mediante utilizzo
             di fasce tampone boscate .................................................................................................. pag. 64
             SChEDA Q2 - Interventi di riqualificazione morfologica finalizzati all’incremento
             della capacità autodepurativa dei canali ..........................................................................                      »   70
             SChEDA Q3 - Creazione di zone umide in alveo..............................................................                               »   75
             SChEDA Q4 - Creazione di zone umide fuori alveo .........................................................                                »   80
             SChEDA Q5 - Creazione di trappole per sedimenti .........................................................                                »   83
             SChEDA Q6 - Gestione conservativa della vegetazione acquatica ................................                                           »   86
    3.3      Promemoria sintetico per la realizzazione e la manutenzione degli interventi .............                                               »   87
    3.4      Indicazioni di massima per il monitoraggio degli effetti .................................................                               »   89


    4        FORESTAZIONE DELLE AREE RIPARIE E GOLENALI
    4.1      Approccio generale ............................................................................................................          »   93
    4.2      Criteri generali per la progettazione .................................................................................                  »   93
    4.3      Criteri generali per l’esecuzione ........................................................................................               »   96
    4.4      Tipologie di intervento .......................................................................................................          »   97
             SChEDA F1 - Messa a dimora di filari arboreo-arbustivi
             sul ciglio di sponda di canali e capofossi .........................................................................                     »   97
             SChEDA F2 - Messa a dimora di filari arboreo-arbustivi esternamente
             alla pista di manutenzione .................................................................................................             » 108
             SChEDA F3 - Messa a dimora di filari arboreo-arbustivi
             nelle aree golenali dei canali .............................................................................................             »   110
    4.5      Effetti ambientali.................................................................................................................      »   115
    4.6      Voci di costo ........................................................................................................................   »   115
    4.7      Promemoria sintetico per la realizzazione e la manutenzione degli interventi .............                                               »   116
    4.8      Indicazioni di massima per il monitoraggio degli effetti .................................................                               »   117


    5        GESTIONE SOSTENIBILE DELLA VEGETAZIONE ACQUATICA E SPONDALE
    5.1      Approccio generale ............................................................................................................          » 121
    5.2      Tipologie di intervento .......................................................................................................          » 122
             SChEDA G1 - Controllo a basso impatto della vegetazione in alveo .............................                                           » 123
             SChEDA G2 - Ombreggiamento per il controllo della vegetazione
             acquatica e spodale ............................................................................................................         » 136
    5.3      Promemoria sintetico per la realizzazione e la manutenzione degli interventi .............                                               » 138
    5.4      Indicazioni di massima per il monitoraggio degli effetti .................................................                               » 138


    BIBLIOGRAFIA...............................................................................................................................       » 139



4
presentazioni




presentazioni




Sono convinto che la riqualificazione ambientale della rete
idraulica gestita dai Consorzi di bonifica sia in grado di pro-
durre benefici sul territorio e sugli insediamenti urbani e pro-
duttivi che vi insistono, costituendo elemento fondamentale
nell’ampio processo di difesa e tutela del territorio.
Nell’ultimo decennio nel territorio regionale sono state av-
viate le prime sperimentazioni al fine di individuare le tecni-
che di ingegneria naturalistica che garantiscono un risultato
strutturale e il miglioramento ambientale della rete.
La riqualificazione ambientale dei canali, infatti, deve esse-
re intesa come l’insieme di tutte le fasi che, partendo dalla
pianificazione-progettazione, trovano concreta applicazione
nella realizzazione di canali e/o progetti, nonché nella loro
successiva manutenzione.
Sulla base delle competenze attribuite loro dalla legge re-
gionale 8 maggio 2009, n. 12, i Consorzi di bonifica sono
chiamati a perseguire l’equilibrio tra la necessaria attività di
manutenzione e le azioni di riqualificazione da intraprendere
su corsi d’acqua e canali loro affidati.
Si è sentita, in proposito, l’esigenza di affidare a Veneto
Agricoltura l’incarico di individuare le soluzioni progettuali
utili alla gestione del rischio idraulico e alla riqualificazione
ambientale della rete di bonifica e di irrigazione, quali la rea-
lizzazione e l’ampliamento di tipo naturaliforme dei canali e
dei bacini a fini multipli.
Condividendo la soddisfazione di tutti coloro che hanno par-
tecipato al lavoro che ha portato alla redazione di questo ma-
nuale, sono orgoglioso di presentarlo al mondo professiona-
le, della bonifica e della ricerca scientifica, affinché lo stesso
possa costituire un utile riferimento per il miglioramento del
territorio veneto e delle genti che in esso vivono e lavorano.


                                   L’ASSESSORE REGIONALE
                                         ALL’AMBIENTE
                                      Arch. Maurizio Conte



                                                                     5
Manuale per la gestione aMbientale Dei corsi D’acqua
               A SUPPORTO DEI CONSORZI DI BONIFICA




    Nell’ambito del processo, già in atto, di valorizzazione a lar-
    go spettro della rete di canali e corsi d’acqua che attraver-
    sano la pianura veneta, con la pubblicazione del presente
    manuale Veneto Agricoltura intende dare adeguato supporto
    alla Regione per favorire la realizzazione e manutenzione dei
    più importanti interventi di riqualificazione ambientale dei
    canali consorziali e dei capifosso affinché, unitamente alla
    sicurezza idraulica, possano garantire il miglioramento am-
    bientale ed effetti multifunzionali che possano massimizzare
    i risultati degli investimenti.
    Tali obiettivi saranno ulteriormente perseguiti realizzando
    all’interno delle proprie aziende sperimentali dei modu-
    li esemplificativi delle indicazioni tecniche del manuale, in
    modo da far conoscere e trasferire adeguatamente le in-
    novazioni secondo l’approccio “azienda aperta - protocolli
    aperti” che consente di osservare nei dettagli le sperimenta-
    zioni e verificare direttamente nel tempo tecniche e risultati.


                                    L’AMMINISTRATORE UNICO
                                     DI VENETO AGRICOLTURA
                                          Paolo Pizzolato




6
introDuzione




introduzione


approccio e scopo                                        della rete consortile hanno la possibilità di es-
Della gestione aMbientale                                sere espresse pienamente, superando la logica
Dei canali                                               delle azioni di tipo esclusivamente naturalisti-
                                                         co a valenza locale fino ad oggi subordinate al
Le numerose esperienze di gestione ambien-               mantenimento della funzionalità idraulica dei
tale dei canali realizzate in Veneto negli ultimi        canali. Grazie a progetti quali, ad esempio, l’am-
decenni, così come i progetti di riqualificazione        pliamento naturalistico di sezione a fini idraulici,
che anche in altre Regioni italiane, e ancor prima       la creazione di zone umide in alveo per la de-
all’estero, hanno visto la luce, mostrano chiara-        purazione delle acque, la realizzazione di fasce
mente le potenzialità offerte da una strategia di        tampone boscate lungo le sponde per intercet-
progettazione multiobiettivo basata su principi          tare gli inquinanti diffusi e la gestione a basso
ecologici per affrontare le numerose problemati-         impatto della vegetazione per preservare l’ecosi-
che tecniche cui devono dare risposta i Consorzi         stema acquatico, si interviene infatti su problemi
di bonifica veneti.                                      pressanti per i Consorzi, ottenendo come pro-
Rischio di alluvioni, scarsa qualità dell’acqua,         dotto apparentemente collaterale, ma in realtà
dissesto spondale, costi di manutenzione della           centrale nella definizione della strategia proget-
rete idrica consortile, ambiente e paesaggio di          tuale, la riqualificazione e rivitalizzazione, anche
pianura semplificati e degradati sono, infatti,          economica, di ampie porzioni di territorio.
questioni che trovano nella gestione ambienta-           Pianificare e progettare interventi di riqualifica-
le dei canali un approccio utile per sfruttare al        zione dei canali secondo l’approccio descritto ri-
meglio le risorse economiche a disposizione e            chiede di mettere in campo un ampio spettro di
generare così vantaggi ad ampio spettro per il           competenze tecniche, che spaziano dall’ingegne-
territorio.                                              ria idraulica e civile a quella sanitaria, dalla biolo-
La gestione ambientale dei canali (spesso de-            gia alle scienze ambientali, naturalistiche, agro-
nominata anche “riqualificazione ambientale”),           nomiche e forestali fino alla biochimica; sono
secondo l’approccio che si è progressivamente            inoltre necessari accorgimenti specifici legati al
consolidato negli anni, è infatti considerata nel        particolare funzionamento delle reti idriche con-
presente manuale come un insieme di interven-            sortili, che rendono la definizione e la progetta-
ti e strategie che, modificando anche in modo            zione multiobiettivo degli interventi di riqualifi-
rilevante struttura e modalità di gestione della         cazione il tipico banco di prova per un approccio
rete idrica consortile, permette di raggiungere          realmente integrato tra discipline diverse.
obiettivi idraulici, strutturali, di qualità delle ac-   Con il presente manuale si intendono fornire le
que e paesaggistici, attraverso il miglioramento         principali indicazioni tecniche utili a inquadrare,
dell’ecosistema dei canali e del territorio, inte-       senza pretesa di esaustività vista la complessità
grando in questo modo le usuali pratiche dell’in-        della materia, gli aspetti principali di cui tener
gegneria civile-idraulica seguite dai Consorzi di        conto in fase di progettazione, realizzazione e
bonifica.                                                manutenzione dei più importanti interventi di
Il termine gestione è quindi utilizzato nel testo        gestione ambientale dei canali illustrati nelle
secondo un’accezione ampia, a comprendere                “Linee guida di natura ambientale per gli inter-
diverse tipologie di attività che vanno dalla pia-       venti consortili” recentemente pubblicate dalla
nificazione-progettazione alla realizzazione degli       Regione Veneto (Allegato G alla Deliberazione
interventi sino alle operazioni di manutenzione          della Giunta Regionale n. 3357 del 10 novembre
dei canali e dei progetti realizzati.                    2009, pubblicata sul Bur n. 100 del 08/12/2009).
Con la gestione ambientale dei canali così inte-         L’iniziativa vuole in questo modo favorire un
sa, le potenzialità ecologiche e paesaggistiche          processo, già in atto, di valorizzazione a largo



                                                                                                                   7
Manuale per la gestione aMbientale Dei corsi D’acqua
                                      A SUPPORTO DEI CONSORZI DI BONIFICA




    spettro della rete di canali e corsi d’acqua che         fuso e per la possibile rimuneratività economica
    attraversano la pianura veneta.                          che possono fornire al mondo agricolo.
    Il manuale non deve essere in ogni caso inteso           L’ultimo capitolo “Gestione sostenibile della ve-
    come un catalogo di interventi tipo che vieta            getazione acquatica e spondale” illustra infine
    azioni diverse da quelle descritte e pone vinco-         le strategie di sfalcio a basso impatto dei canali,
    li ai lavori di manutenzione dei canali esistenti,       adatte a ricercare un possibile compromesso tra
    quanto piuttosto come uno strumento che pro-             esigenze di funzionalità idraulica e conservazio-
    muove e incentiva modalità progettuali e gestio-         ne o aumento delle potenzialità ecologiche della
    nali dei canali innovative.                              rete idrica gestita dai Consorzi.
    Alcune delle indicazioni fornite potranno essere         Preme in ogni caso sottolineare che gli interventi
    applicate solo nel caso di realizzazione di nuovi        associati a una determinata area tematica, che
    interventi, che modificano l’assetto dei canali in       costituisce di fatto anche l’obiettivo principale
    funzione delle nuove esigenze idraulico-ambien-          dell’azione, sono in realtà tipicamente multio-
    tali e che necessitano ovviamente, per essere            biettivo e permettono quindi di raggiungere non
    messi in campo, di adeguati finanziamenti; in al-        solo lo scopo primario dichiarato ma anche altri
    tre situazioni, nel caso di canali esistenti, si potrà   fini secondari, seppur a livelli inferiori: ad esem-
    invece valutare caso per caso quali indicazioni          pio, l’intervento “ampliamento di tipo naturali-
    del manuale recepire in base alle caratteristiche        forme dei canali” classica azione di riqualifica-
                                                                                 ,
    peculiari del sito di progetto.                          zione dei canali utile alla “gestione del rischio
                                                             idraulico” (che costituisce spesso il suo obiet-
                                                             tivo principale), permette di generare anche un
    guiDa alla lettura                                       notevole “miglioramento dell’ecosistema” e un
                                                             altrettanto utile “miglioramento della qualità
    Il capitolo “Gestione del rischio idraulico” foca-       dell’acqua”  .
    lizza la sua attenzione sui progetti di riqualifica-     In ognuno dei capitoli indicati più sopra si ripor-
    zione ambientale dei canali intesi come strumen-         tano i seguenti contenuti:
    to utile sia per gestire il rischio di inondazioni del   • una descrizione dell’approccio generale, che
    territorio sia per migliorare lo stato dell’ecosiste-        illustra la filosofia alla base degli interventi
    ma e del paesaggio e la fruibilità della pianura.            proposti;
    Il capitolo “Controllo del dissesto spondale”            • una serie di schede relative alle tipologie di
    mostra invece come la gestione ambientale dei                intervento;
    canali possa contribuire a risolvere i problemi di       • un’eventuale illustrazione dei criteri di pro-
    stabilità delle sponde valorizzando contempora-              gettazione generali e degli effetti ambientali
    neamente il ruolo ecologico e paesaggistico del-             degli interventi validi per tutte le tipologie di
    la rete idrica consortile.                                   azione del capitolo (in aggiunta o sostituzio-
    Il capitolo “Miglioramento della qualità delle ac-           ne di quelli specifici riportati in ogni scheda).
    que” descrive le modalità tecniche per l’aumen-          Le schede relative alle tipologie di intervento
    to della capacità autodepurativa dei canali e del        contengono infine le seguenti informazioni:
    territorio, come strumento integrativo dei clas-         • Descrizione
    sici interventi di depurazione dei reflui che per-       • Schema progettuale
    mette di generare benefici anche nei confronti           • Criteri di progettazione
    della biodiversità, del paesaggio, della stabilità       • Indicazioni per l’esecuzione
    delle sponde e della fruibilità.                         • Effetti ambientali
    Il capitolo “Forestazione delle aree riparie e go-       • Manutenzione
    lenali” presenta una panoramica di soluzioni             • Voci di costo
    per il posizionamento di siepi arboreo-arbustive         Per ognuno dei temi elencati si forniscono gli
    lungo la rete dei canali che, secondo una logica         elementi essenziali per guidare il progettista
    multiobiettivo, risultano essere di grande utilità       nella definizione del progetto di riqualificazione,
    per la loro valenza naturalistica, per il contributo     ponendo l’attenzione sugli aspetti principali di
    dato alla stabilità delle sponde, al controllo della     cui tener conto in relazione alla particolare tipo-
    vegetazione acquatica e dell’inquinamento dif-           logia di corsi d’acqua che sono i canali, senza in



8
introDuzione




ogni caso avere l’ambizione di produrre schede       tazione l’utilizzo dell’analisi multicriterio (AMC)
progettuali esaustive da potersi applicare senza     di piani e progetti, adatta sia per la realizzazione
un adeguato studio del caso in questione, consi-     di studi di fattibilità o progetti a scala di bacino,
derata la complessità delle situazioni e di alcuni   situazione nella quale diviene uno strumento
degli interventi proposti.                           molto potente e vantaggioso, sia, in via quali-
Per decidere se e quali interventi realizzare, oc-   tativa/concettuale, nella definizione di progetti
corre valutare attentamente, dal punto di vista      spazialmente più limitati, dove si renda necessa-
tecnico, ambientale, sociale ed economico, i pro     rio scegliere quale tecnica utilizzare per risolvere
e contro del loro utilizzo rispetto alle soluzioni   un problema locale (si rimanda a Nardini, 2005
adottate tradizionalmente dai Consorzi di boni-      e Nardini et al., 2006 per una trattazione di det-
fica. Può venire in aiuto per eseguire tale valu-    taglio).




                                                                                                             9
1
    GESTIONE
    DEL RISChIO
    IDRAULICO
INDICE


1.1      Approccio generale ............................................................................................................ pag. 13
1.2      Tipologie di intervento .......................................................................................................       »   14
         SChEDA R1 - Ampliamento di tipo naturaliforme dei canali ..........................................                                   »   14
         SChEDA R2 - Realizzazione di nuovi canali naturaliformi...............................................                                »   23
         SChEDA R3 - Gestione di aree per l’esondazione controllata delle piante
         nel territorio rurale .............................................................................................................   »   26
1.3      Promemoria sintetico per la realizzazione e la manutenzione degli interventi .............                                            »   27
1.4      Indicazioni di massima per il monitoraggio degli effetti .................................................                            »   27




Autori
Marco Monaci
Giuliano Trentini
Giuseppe Baldo


Con la collaborazione di
Andrea Longato
1 gestione del rischio idraulico


1.1 approccio generale                                  no causare danni ingenti alle persone e all’eco-
                                                        nomia locale).
Garantire gli insediamenti e le popolazioni con-        Tale strategia si traduce concretamente in diver-
tro il rischio di alluvioni costituisce uno dei prin-   se azioni possibili. Tra quelle strutturali, le più
cipali obiettivi dei Consorzi di bonifica: a tal fine   interessanti in termini di sinergia tra obiettivi
i canali sono costruiti e gestiti affinché possano      idraulici e ambientali riguardano la realizzazione
allontanare le acque dai territori nel minor tem-       di ampliamenti di tipo naturaliforme dei canali
po possibile, così da evitare esondazioni su cen-       e la creazione di nuove porzioni di reticolo con-
tri abitati e aree agricole.                            sortile assimilabili a corsi d’acqua naturali. Ove
L’enorme sviluppo degli insediamenti degli ulti-        tale strategia non sia sufficiente, la costruzione
mi decenni ha però reso la gestione del rischio         di casse d’espansione può essere utile a comple-
idraulico da parte dei Consorzi sempre più pro-         tamento degli interventi precedenti (o in sostitu-
blematica: le portate da smaltire sono, infatti,        zione, nel caso di mancanza di fattibilità), purché
ulteriormente aumentate come conseguenza                siano progettate specificatamente per integrare
dell’urbanizzazione e le reti consortili fatica-        finalità idrauliche e ambientali. Tra le azioni non
no ora, in molte situazioni, a veicolare verso il       strutturali riveste invece notevole interesse l’in-
mare l’ingente massa d’acqua che si riversa nei         dividuazione di aree per l’esondazione controlla-
canali.                                                 ta delle piene sul terreno rurale, che diviene così
La soluzione di questa problematica richiede in-        elemento da valorizzare e riqualificare, essenzia-
genti sforzi economici e tecnici per adeguare la        le per proteggere le aree abitate.
rete dei canali alla nuova situazione, ma costitui-
sce anche un’occasione per rivisitare la strategia
di gestione del rischio idraulico adottata sino a
ora, così da ampliare il campo dei benefici che
importanti investimenti atti a evitare le inonda-
zioni possono dare al territorio.
Un numero sempre più elevato di esperienze
estere, ma anche italiane e in particolare ve-
nete, mostra infatti come sia in molti casi utile
governare le situazioni di rischio idraulico attra-
verso progetti di gestione ambientale dei cana-
li, che fanno del miglioramento dell’ecosistema
di pianura, della riqualificazione del paesaggio,
dell’incentivo alla fruibilità del territorio, ma
anche della rivitalizzazione dell’economia delle
aree agricole, il perno delle azioni di gestione
delle inondazioni.
Secondo tale filosofia progettuale, scopo degli
interventi dovrebbe essere quello di “rallentare
le acque” durante gli eventi di piena mentre at-
traversano il territorio rurale, così da aumentare
la capacità di laminazione da parte di canali e
di zone poco urbanizzate, per evitare pericolose
esondazioni nelle zone poste a valle e individua-
te come siti da proteggere (in particolare centri
densamente abitati e aree dove le acque posso-



                                                                                                              13
Manuale per la gestione aMbientale Dei corsi D’acqua
                                       A SUPPORTO DEI CONSORZI DI BONIFICA




     1.2 tipologie Di intervento                             scheDa r1
                                                             ampliamenti di tipo naturaliforme
     Le principali tipologie d’intervento di carattere       dei canali
     idraulico-naturalistico utili per la gestione am-
     bientale dei canali e del rischio idraulico illustra-   a) Descrizione
     te nel presente capitolo sono:                          L’allargamento naturalistico delle sezioni dei ca-
     •	 ampliamenti	di	tipo	naturaliforme	dei	canali;        nali e la creazione di alvei sinuosi e diversificati
     •	 realizzazione	di	nuovi	canali	naturaliformi;         prevede lo sbancamento di una o entrambe le
     •	 gestione	di	aree	per	l’esondazione	controllata	      sponde e la creazione di golene allagabili perio-
        delle piene nel territorio rurale.                   dicamente, allo scopo di aumentare la sezione
                                                             disponibile al deflusso delle acque (Figura 1.1,
     Nel paragrafi seguenti si forniscono indicazioni        Figura 1.2 e Figura 1.4).
     tecniche per la realizzazione degli interventi pro-
     posti, indicazioni che permettono di inquadrare,        L’intervento è completato con la messa a dimora
     senza la pretesa di essere esaustivi vista la com-      di alberi e arbusti nella golena e/o lungo le spon-
     plessità della materia, gli aspetti principali di cui   de dell’alveo di magra, in funzione delle verifiche
                                                             idrauliche e della scabrezza consentita; l’ampia
     tener conto in fase di pianificazione e progetta-
                                                             sezione consente inoltre, solitamente, il mante-
     zione di tali interventi.
                                                             nimento, la crescita spontanea e/o l’inserimento
     Come ricordato in premessa, anche la costruzio-
                                                             di piante palustri in alveo, su cui eventualmente
     ne di casse d’espansione a fini multipli può esse-
                                                             eseguire uno sfalcio periodico tendenzialmente
     re considerato un utile intervento integrativo (o
                                                             a frequenza minore rispetto alla situazione pre-
     sostitutivo, in situazioni specifiche) di gestione
                                                             allargamento (Figura 1.3).
     ambientale dei canali.
     Vista però l’ampia letteratura a disposizione sia
                                                             L’alveo così riqualificato e attentamente proget-
     per il dimensionamento di tale tipologia di in-
                                                             tato dal punto di vista naturalistico permette di
     terventi sia per la definizione delle modalità di
                                                             mantenere o introdurre processi di diversifica-
     compenetrazione tra esigenze progettuali idrau-
                                                             zione morfologica e aree a diversa velocità di
     liche e naturalistiche, e tenuto conto dell’ampia       corrente e profondità, che favoriscono la crea-
     casistica di interventi di questo tipo già realizzati   zione e il mantenimento di habitat, con benefici
     sul territorio regionale e nazionale, nel presente      effetti per le specie animali e vegetali.
     manuale tale tematica non è trattata, rimandan-         Gli allargamenti di sezione di tipo naturaliforme,
     do alla bibliografia esistente per i relativi appro-    oltre a permettere un aumento dei volumi di-
     fondimenti progettuali.                                 sponibili per accogliere e laminare le piene e un
                                                             complessivo miglioramento dell’ecosistema del
                                                             canale, apportano benefici alla qualità dell’acqua
                                                             grazie all’aumento della capacità autodepurati-
                                                             va, riqualificano il paesaggio di pianura e incre-
                                                             mentano le possibilità di fruizione del territorio.

                                                             L’intervento sommariamente descritto, applicabi-
                                                             le in linea teorica nella gran parte delle tipologie
                                                             di canali presenti in Veneto, può rivestire partico-
                                                             lare interesse anche nei bacini a scolo meccanico,
                                                             dove negli ultimi anni si è assistito a un aumento
                                                             delle portate da smaltire e a difficoltà crescenti
                                                             per veicolarla al di fuori delle aree a rischio. A
                                                             fianco, o in sostituzione, dell’incremento di ca-
                                                             pacità delle stazioni di sollevamento idrovoro,
                                                             può infatti risultare conveniente e meno onero-
                                                             so intervenire sulla rete idrica, aumentandone la
                                                             capacità di accumulo e laminazione delle piene
                                                             grazie alla tipologia di interventi ora introdotta.


14
cap 1 - gestione Del rischio iDraulico
                                            .




b) Schema progettuale




Figura 1.1 – Allargamento di sezione a due stadi (in alto) e tre stadi (in basso). Nel primo caso la sponda (indicata dalla linea trat-
teggiata) viene sbancata e arretrata, così da permettere la messa a dimora di specie vegetali nella golena che si viene a creare.
Nella seconda figura, lo sbancamento porta alla creazione di due golene poste a livelli differenti e allagabili con tempi di ritorno
diversi; nella golena più prossima all’alveo di magra si creano le condizioni per lo sviluppo di vegetazione acquatica, mentre nella
golena maggiormente rialzata si può prevedere la messa a dimora di vegetazione arboreo-arbustiva.




                                                                                                                                          15
Manuale per la gestione aMbientale Dei corsi D’acqua
                  A SUPPORTO DEI CONSORZI DI BONIFICA




     Figura 1.2 – Ampliamento di sezione lungo la Fossa Pagana: l’alveo, originaria-
     mente rivestito da muri in calcestruzzo (foto in alto), è stato allargato allo scopo
     di creare ampie golene allagabili utili a diminuire le esondazioni nel territorio
     posto a valle (foto centrale), golene che sono state successivamente colonizzate
     da vegetazione acquatica (foto in basso). (Fonte: Consorzio di bonifica Acque
     Risorgive).



16
cap 1 - gestione Del rischio iDraulico
                               .




Figura 1.3 – Ampliamento di sezione lungo il Rio Draganziolo mediante sbancamento di una sponda, così
da creare una golena allagabile e adatta alla colonizzazione da parte di vegetazione arboreo-arbustiva e
acquatica (foto in basso: l’intervento a fine lavori); le acque defluiscono di norma lungo un canale di magra
(a destra nella foto in basso), mentre in caso di piena occupano l’intera sezione del canale e vengono così
rallentate nel deflusso verso valle. (Fonte: Consorzio di bonifica Acque Risorgive).




                                                                                                                17
Manuale per la gestione aMbientale Dei corsi D’acqua
                  A SUPPORTO DEI CONSORZI DI BONIFICA




     Figura 1.4 – Allargamento di sezione del Collettore Favaro e creazione di gole-
     ne allagabili colonizzate da vegetazione palustre. (Fonte: Consorzio di bonifica
     Acque Risorgive).




18
cap 1 - gestione Del rischio iDraulico
                                      .




c) Criteri di progettazione                               delle piante igrofile. In questo modo, preveden-
Dal punto di vista naturalistico, la definizione          do la creazione di una varietà di profili dell’area
della morfologia di progetto deve essere stabi-           golenale, diviene possibile ottenere la contem-
lita tenendo conto non solo degli aspetti legati          poranea presenza di habitat umidi, acque ferme
alla funzionalità idraulica (si veda più oltre), ma       e superfici asciutte e delle relative comunità bio-
anche delle caratteristiche dell’ecosistema e dei         logiche.
processi evolutivi che si intendono favorire; in          Le golene possono essere lasciate alla sponta-
particolare, i livelli idrici presenti nei diversi pun-   nea colonizzazione da parte delle specie vege-
ti della sezione e i relativi tempi di allagamento        tali oppure essere forestate (e interessate dalla
devono essere decisi in funzione della vegeta-            messa a dimora di piante palustri) più o meno
zione che si intende favorire o mettere a dimora          parzialmente; gli interventi dovrebbero puntare
direttamente e degli specifici adattamenti delle          principalmente ad indurre successive evoluzioni
specie vegetali alle diverse condizioni idriche (si       spontanee della vegetazione riparia e golenale,
veda lo schema concettuale di Figura 2.13 nel             mediante la messa a dimora di nuclei di specie
CAP 2).
     .                                                    arboreo-arbustive igrofile e idonee a tollerare sia
                                                          momenti limitati di crisi idrica sia periodiche pie-
In termini generali, l’alveo di magra dovrebbe            ne ordinarie (si veda il CAP 4 per le informazioni
                                                                                       .
essere costituito da un canale di corrente centra-        progettuali di tipo forestale). Tali specie potran-
le bordato da macchie di vegetazione acquatica,           no essere favorite dalla realizzazione di abbas-
tipicamente elofite (canneto), così da favorire           samenti localizzati del piano golenale, utili per
la colonizzazione delle comunità biologiche (si           ottenere un maggior contatto radici-falda e la
veda la SChEDA G1 al CAP 5)..                             raccolta di acque piovane. Le formazioni messe
In generale, quanto più sarà salvaguardata la             a dimora hanno una rilevante valenza paesaggi-
formazione e la permanenza di fasce di vege-              stica e una significativa funzione ambientale e
tazione riparia e di macchie di canneto, di un            conservativa per la fauna e la flora, costituendo
alveo di magra sufficientemente profondo per              infatti importanti nicchie di diversità biologica in
garantire la vita della fauna acquatica ed evita-         grado di ospitare numerose specie vegetali e di
re la dispersione della portata su una superficie         fornire habitat per la fauna e per l’avifauna stan-
troppo ampia (con conseguente riduzione dei               ziale e migratoria.
tiranti, aumento di temperatura dell’acqua e re-
lativi problemi per la fauna e le specie vegetali         Il dimensionamento e la verifica idraulica di un
presenti) e un alveo di morbida con dimensioni            intervento di riqualificazione come quelli più
tali da ospitare una comunità biologica ricca ed          sopra introdotti non si differenziano sostanzial-
eterogenea, tanto più nel canale sarà in grado            mente da quelli di un canale di bonifica conven-
di costituirsi autonomamente e auto-sostenersi            zionale e possono essere realizzati secondo il
un ecosistema diversificato ed ecologicamente             seguente schema logico:
funzionale.                                               •	 dato	il	contesto	territoriale	in	cui	scorre	il	ca-
                                                              nale, è assegnata (tipicamente dai Piani di
Le nuove golene dovrebbero a loro volta esse-                 bonifica) la probabilità massima per la quale
re dimensionate per essere inondate frequente-                è accettabile un’esondazione delle piene nel-
mente e possibilmente interessate da processi                 le aree circostanti, usualmente espressa in
di rimodellamento morfologico delle sponde                    termini di “tempo di ritorno”;
interne, poste a confine con l’alveo di magra, e          •	 attraverso	 appositi	 modelli	 idrologici,	 o	 se-
del piano golenale stesso; questo permette lo                 guendo indicazioni contenute nei Piani di
sviluppo di microhabitat (bassure umide, zone                 bonifica, si quantifica la portata che può scor-
di deposito di sedimenti, aree vegetate, ecc.) e              rere nel tratto di intervento con il tempo di
il loro periodico rinnovamento. Per favorire que-             ritorno assegnato;
sto riaggiustamento e fornire un primo input per          •	 la	 possibilità	 per	 questa	 portata	 di	 scorre-
la creazione di microhabitat, il piano golenale               re nel canale senza esondare dipende dalla
non dovrebbe essere regolarizzato, ma anzi con-               dimensione della sezione, dalla scabrezza
tenere zone a differente altezza, così da favorire            delle superfici e dalla pendenza; la definizio-
il ristagno d’acqua e la colonizzazione da parte              ne dell’assetto progettuale e delle modalità



                                                                                                                  19
Manuale per la gestione aMbientale Dei corsi D’acqua
                                           A SUPPORTO DEI CONSORZI DI BONIFICA




         di gestione dell’alveo incidono su questi tre                     portata fluente e i parametri rappresentativi del
         fattori e occorre pertanto sviluppare apposite                    canale è il seguente (secondo la formulazione di
         verifiche idrauliche per quantificarne l’effetto                  Gauckler-Strickler):
         combinato, tenendo conto di eventuali condi-
         zioni al contorno di valle (restringimenti, luci                  Q = A · v = A · ks · Rh2/3 · if1/2
         di ponti, paratoie regolate, traverse, ecc.).
                                                                           dove:
     Gli interventi di allargamento naturalistico della                    Q = portata fluente
     sezione hanno effetti differenti sulla capacità di                    A = area della sezione
     deflusso di un canale:                                                v = velocità della corrente
     •	 l’incremento	 della	 sezione	 idraulica	 (conse-                   ks = coefficiente di scabrezza di Gauckler-Strickler
        guente all’ampliamento dell’alveo e alla rea-                      Rh = raggio idraulico
        lizzazione di aree golenali) determina un au-                      if = inclinazione del fondo
        mento della capacità di deflusso;
     •	 al	 contrario,	 la	 crescita	 di	 vegetazione	 nel	                Nel caso in cui, in fase di progettazione preli-
        canale (conseguente alla riduzione della fre-                      minare, non si conoscano ancora la portata di
        quenza ed intensità degli interventi di manu-                      progetto e la pendenza del canale, ma si abbia
        tenzione e/o alla messa a dimora diretta di                        a disposizione solo un rilievo di massima di al-
        vegetazione arbustiva e arborea sulle sponde                       cune sezioni rappresentative, può essere utile
        e in alveo) porta ad un aumento di scabrezza                       realizzare valutazioni idrauliche di massima in
        e riduce quindi la capacità di deflusso;                           termini di capacità di deflusso anziché di portata,
     •	 l’incremento	della	sinuosità	dei	canali,	gene-                     adottando la seguente formula:
        ralmente rettilinei, comporta una riduzione di
        pendenza e una conseguente riduzione della                         K = Q / if1/2 = A · ks · Rh2/3
        capacità di deflusso.
                                                                           Con questa formulazione è possibile condurre
     Scopo del dimensionamento dell’intervento di                          una valutazione preliminare confrontando lo
     riqualificazione deve quindi essere quello di tro-                    stato di fatto con lo stato di progetto e verifican-
     vare la giusta composizione tra questi aspetti, in                    do che la capacità di deflusso di quest’ultimo sia
     modo che il risultato finale porti ad un canale che                   superiore (comunque non inferiore, viste le fina-
     diminuisca il rischio di esondazioni nelle aree di                    lità dell’intervento) a quella del primo (si veda
     interesse e contemporaneamente crei un ecosi-                         l’esempio riportato in Figura 1.5).
     stema diversificato e che si auto-sostiene, con in-
     terventi di manutenzione possibilmente limitati.                      Un problema rilevante per le verifiche idrauliche
                                                                           effettuate su canali con presenza di vegetazione
     Nelle prime fasi di definizione dell’intervento,                      nella sezione di deflusso consiste nella stima
     in sede di progettazione preliminare, è possi-                        della scabrezza idraulica, ossia del valore del co-
     bile condurre le verifiche idrauliche atte a sta-                     efficiente kS utilizzato nella formula precedente.
     bilire l’efficacia del canale riqualificato contro il                 In letteratura esistono numerosi criteri per sti-
     rischio di esondazioni, adottando condizioni di                       mare la scabrezza associata a diverse tipologie
     moto uniforme1: queste verifiche permettono                           di vegetazione, così come tabelle che ne quan-
     di confrontare a livello di massima la capacità                       tificano il valore in funzione delle caratteristiche
     di deflusso di una o più sezioni rappresentative                      vegetazionali e morfologiche di alveo e sponde
     dello stato di fatto con le corrispondenti sezioni                    (come illustrato ad esempio in Bischetti et al.,
     rappresentative dello stato di progetto.                              2008 in relazione al reticolo consortile).
     In condizioni di moto uniforme, il legame tra                         In prima approssimazione è comunque possibile


     1
       Moto uniforme: condizione di deflusso delle portate idriche che si instaura idealmente in un canale a sezione, scabrezza e
     pendenza costanti per lunghi tratti; nonostante l’elevata artificializzazione e uniformità, anche nei canali di bonifica difficilmente
     si instaurano le condizioni di moto uniforme e quindi l’assunzione di tale condizione di moto è da effettuarsi solo per ottenere
     informazioni preliminari.




20
cap 1 - gestione Del rischio iDraulico
                                                              .




                              800                                                                      20

                              700                                                                      18
capacità di deflusso [mc/s]




                                                                                                       16
                              600




                                                                                   area bagnata [m2]
                                                                                                       14
                              500                                                                      12
                              400                                                                      10

                              300                                                                       8
                                                                                                        6
                              200
                                                                                                        4
                              100                                                                       2
                                0                                                                       0
                                    0   0,50   1,00       1,50   2,00      2,50                             0   100   200 300 400 500 600            700   800
                                                 tirante [m]                                                           capacità di deflusso [mc/s]

                                                                 stato di fatto   stato di progetto


Figura 1.5 – Confronto esemplificativo tra stato di fatto e di progetto in termini di capacità di deflusso K dell’intervento di riqua-
lificazione rappresentato in Figura 1.1. Immagine a sinistra: ad un livello preliminare il confronto permette di apprezzare come
l’incremento di scabrezza dovuto all’inserimento di vegetazione sia ampiamente compensato dall’allargamento di sezione, quin-
di l’intervento non peggiora il livello di pericolosità. Immagine a destra: a parità di portata, nello stato di progetto la sezione
bagnata è maggiore di quella presente nello stato di fatto, da cui deriva un incremento della capacità di invaso e di laminazione
delle piene.


prendere a riferimento le due situazioni seguen-                                  all’aumentare della portata, e la differente co-
ti, riferite al medesimo canale:                                                  pertura vegetale delle diverse porzioni di spon-
•	 realizzazione di intensi interventi di manu-                                   da, a cui devono essere assegnati valori di sca-
     tenzione: grazie al taglio della vegetazione                                 brezza differenti (si vedano ad esempio gli utili
     sulle sponde e all’eradicazione delle elofite2                               approfondimenti riportati in Bischetti et al., 2008
     sul fondo, il coefficiente di scabrezza kS di                                e Provincia di Terni, 2003); non prendere atto di
     Gaukler–Strickler può essere assunto pari a                                  questi fattori può infatti portare a considerare in
     40 m1/3/s;                                                                   modo eccessivamente sfavorevole la presenza
•	 presenza di vegetazione elofita in alveo: il co-                               di vegetazione in alveo ai fini del mantenimento
     efficiente di scabrezza kS scende a 20 m1/3/s.                               della funzionalità idraulica.
                                                                                  Una volta eseguite le prime valutazioni prelimi-
Sono ovviamente possibili scelte del coeffi-                                      nari, il dimensionamento e la verifica dell’inter-
ciente di scabrezza più raffinate e la letteratura,                               vento devono passare alla fase di progettazione
come ricordato, mette a disposizione molte in-                                    definitiva o esecutiva; in questo caso diventa
formazioni in tal senso, dove si propone anche                                    quasi sempre d’obbligo procedere ad una veri-
l’utilizzo di formulazioni apparentemente molto                                   fica idraulica dell’intervento progettato in condi-
precise e aderenti alla fisica del problema, ma                                   zioni di moto permanente, un moto che si svi-
che rischiano di risentire in modo determinan-                                    luppa con una portata costante nel tempo ed in
te della grande incertezza o variabilità (come                                    cui le condizioni del canale non sono uniformi
usualmente accade) nella misura o nella stima                                     nello spazio. La presenza di variazioni di larghez-
dei parametri che queste formulazioni prendono                                    za delle sezioni idrauliche, di tratti a diversa pen-
a riferimento.                                                                    denza, di restringimenti localizzati connessi ad
Aspetti di cui tener conto in ogni caso sono la                                   attraversamenti sottodimensionati, ecc., impri-
flessibilità delle piante acquatiche, che porta a                                 mono infatti ai livelli idrometrici un andamento
una diminuzione del coefficiente di scabrezza                                     che può discostarsi molto dai tiranti di moto uni-

2
  Le elofite raggruppano quelle specie vegetali tipiche del canneto che sono radicate nel sedimento saturo d’acqua, ma hanno
solo una piccola porzione del loro apparato vegetativo, la porzione basale, sommersa (ad esempio: cannuccia di palude, carice,
tifa , ecc.). Normalmente la quasi totalità del fusto, delle foglie e degli apparati riproduttivi sono emergenti.




                                                                                                                                                                 21
Manuale per la gestione aMbientale Dei corsi D’acqua
                                       A SUPPORTO DEI CONSORZI DI BONIFICA




     forme, sia in eccesso che in difetto, in funzione        d) Indicazioni per l’esecuzione
     delle condizioni idrauliche.                             Tecnicamente la realizzazione di interventi di
     In condizioni di piena la portata in realtà non          ampliamento naturaliforme dei canali non pone
     è costante nel tempo, ma condurre le verifiche           particolari problemi, consistendo principalmen-
     utilizzando tale assunzione per la portata al col-       te in lavori di scavo, eventuali interventi d’inge-
     mo permette di ottenere risultati conservativi           gneria naturalistica per stabilizzare le sponde e
     (“a favore di sicurezza”) e, nella maggior parte         di messa a dimora finale della vegetazione.
     dei casi, a una stima dei massimi livelli idrici nel     Le problematiche maggiori sono connesse al
     canale poco dissimili da quanto si osserva nella         rispetto della normativa ambientale, data la ne-
     realtà.                                                  cessità di trovare opportuna collocazione per le
     Se l’intervento, come quelli qui presentati, si          grandi quantità di terre scavate nel rispetto di
     pone l’obiettivo di incrementare la capacità di          tutta la normativa conseguente la gestione del-
     laminazione del reticolo di bonifica ed è neces-         le “Terre e rocce di scavo” (si veda al punto g)
     sario quantificare tale aumento, diventa allora          “Voci di costo”), che assume particolare caratte-
     obbligatorio ricorrere a verifiche in condizioni di      re restrittivo nei Siti di Interesse nazionale (ad
     moto vario, che simulano nel tempo l’evoluzio-           es. Porto Marghera).
     ne dell’onda di piena (la portata non è più con-
     siderata costante come nel moto permanente)              e) Effetti ambientali
     e come questa si trasferisce a valle nel canale          L’intervento permette lo sviluppo, il manteni-
     (le cui variazioni dimensionali lungo il tracciato       mento o l’incremento delle dinamiche evolutive
     sono attentamente considerate).                          geomorfologiche ed ecologiche del canale, con
     L’allargamento della sezione e la creazione dei          conseguente creazione di habitat; si ottiene inol-
                                                              tre il miglioramento della capacità autodepu-
     meandri in generale può comportare lo sco-
                                                              rativa del canale, dello stato della vegetazione
     stamento del comportamento idrodinamico da
                                                              spondale, golenale e acquatica, nonché un mi-
     quello delle correnti monodimensionali e può
                                                              glioramento dello stato delle comunità faunisti-
     quindi essere necessario fare affidamento su
                                                              che (macroinvertebrati, fauna ittica, fauna terre-
     modelli di calcolo bi-dimensionali o tri-dimen-
                                                              stre, avifauna, anfibi, ecc.), come già ampiamen-
     sionali per poter valutare anche i trasferimenti
                                                              te descritto al punto c) “Criteri di progettazione”
                                                                                                                .
     di massa lungo la sezione trasversale del fiume
     dovuti a componenti di velocità perpendicolari
                                                              f) Manutenzione
     al flusso principale.
                                                              Una volta che la vegetazione avrà colonizzato
     Sia le verifiche in moto permanente che quelle in
                                                              l’area e si saranno instaurate dinamiche evolu-
     moto vario possono essere sviluppate attraverso
                                                              tive geomorfologiche ed ecologiche, la manu-
     appositi modelli numerici, alcuni dei quali di uso
                                                              tenzione del canale e delle aree golenali, deve
     molto comune perché scaricabili gratuitamente            essere ridotta al minimo, al fine di preservare gli
     da internet e di semplice uso grazie all’interfac-       habitat creatisi; rimane comunque valida la ne-
     cia grafica (il più comune è il modello hEC-RAS          cessità di garantire la funzionalità idraulica del
     sviluppato dal U.S. Army Corps of Engineers,             canale in funzione dei livelli di scabrezza stabiliti
     scaricabile dal sito http://www.hec.usace.army.          in fase progettuale, da attuarsi mediante even-
     mil/software/hec-ras/).                                  tuali tagli selettivi della vegetazione.
     Preme in ogni caso rilevare che, a discapito
     dell’apparente semplicità di utilizzo, l’implemen-       g) Voci di costo
     tazione, con questi programmi, di modelli idrau-         Il ventaglio di possibilità applicative di questa
     lici realmente rappresentativi del problema che          tipologia di interventi è talmente ampio che ri-
     si intende studiare può risultare molto difficile,       sulta difficile indicare costi di realizzazione indi-
     se non impossibile, nel caso non si conoscano            cativi, essendo questi influenzati dall’ampiezza e
     le basi teoriche dell’idraulica dei canali a pelo li-    profondità degli allargamenti, dalla necessità o
     bero e le caratteristiche tecniche dei sistemi di        meno di demolire opere idrauliche preesistenti,
     calcolo che essi utilizzano; senza queste basi, il       dall’intensità di rivegetazione delle aree golena-
     rischio di ottenere risultati non aderenti alla realtà   li, dalla necessità di adottare interventi comple-
     diventa estremamente elevato.                            mentari quali il rifacimento degli attraversamen-


22
cap 1 - gestione Del rischio iDraulico
                                      .




ti o la realizzazione di opere di stabilizzazione         mente ed economicamente poco sostenibile e
spondale.                                                 al quale si dovrebbe ricorrere solo nel caso di
In condizioni tipiche, tralasciando tutti gli inter-      effettiva necessità.
venti complementari, le lavorazioni necessarie            In merito a quest’ultimo tema, usualmente gli
per la realizzazione di ampliamenti di tipo natu-         interventi di riqualificazione sono di iniziativa
raliforme dei canali sono normalmente previste            pubblica e le aree su cui sono realizzati vengono
dai vari prezziari ufficiali.                             preventivamente acquisite al Demanio; conse-
In generale, si possono prevedere le seguenti             guentemente, anche le terre scavate sono di pro-
fasi lavorative:                                          prietà del Demanio e non posso essere cedute
•	 scavi a sezione larga obbligata per la realizza-       gratuitamente ma solo dietro la corresponsione
    zione dell’allargamento vero e proprio e suc-         di un canone. Di base, queste terre dovrebbero
    cessivo trasporto a nuova destinazione delle          essere messe all’incanto e gli introiti conseguen-
    terre risultanti;                                     ti versati direttamente alla Regione, senza poter
•	 scotico del piano campagna e successiva di-            essere considerati come risorsa economica di-
    stribuzione sulle superfici di progetto del ter-      sponibile per la realizzazione del progetto.
    reno organico risultante, a eccezione del caso        La Regione Veneto ha però adottato un insieme
    di approfondimenti limitati rispetto al piano         di normative grazie alle quali le terre risultanti
    campagna per i quali queste operazioni pos-           da questo tipo di interventi possono essere la-
    sono essere evitate;                                  sciate in proprietà direttamente all’impresa ese-
•	 eventuali	 opere di ingegneria naturalistica           cutrice dietro la corresponsione del solo canone
    per stabilizzare le porzioni di sponda su cui         base, che viene periodicamente quantificato da
    le sollecitazioni di carattere idrodinamico e         apposita Delibera di Giunta Regionale in fun-
    geotecnico eccedono la capacità di resistenza         zione della tipologia di terreno (ovvero del suo
    della sponda allo stato naturale;                     valore commerciale). La norma stabilisce altresì
•	 fornitura e messa a dimora delle specie ve-            che la risorsa economica derivante dalla vendita
    getali. Per la componente arborea e arbustiva         delle terre effettuata secondo queste modalità
    sono possibili diverse opzioni in relazione alla      possa essere integrata nel quadro economico
    dimensione del materiale da mettere a dimo-           del progetto. Tipicamente, la soluzione adottata
    ra; in generale, è da preferire l’uso di semen-       per utilizzare questa risorsa economica può es-
    zali di uno o due anni di età che hanno un co-        sere allora quella di compensare con il canone
    sto minore, forniscono maggiori garanzie di           dovuto il costo di allontanamento delle terre fino
    attecchimento e possono essere posizionati            al sito di destinazione, annullando di fatto l’inci-
    più ravvicinati tra loro, favorendo così il suc-      denza di questa voce nel computo metrico.
    cessivo sviluppo di formazioni dalla struttura
    più naturaliforme grazie alla competizione e
    selezione che si instaura tra individui tra loro      scheDa r2
    molto prossimi; in ambito urbano o laddove            realizzazione di nuovi
    vi sia necessità di ricreare in tempi brevi una       canali naturaliformi
    maggiore qualità paesaggistica, si può optare
    per la messa a dimora di individui di maggio-         a) Descrizione
    ri dimensioni (pronto effetto), che però sono         Le situazioni in cui è necessario costruire ex novo
    più costosi rispetto ai semenzali e richiedono        un canale, ad esempio per esigenze di natura
    maggiori interventi di manutenzione post im-          idraulica o depurativa, costituiscono un’impor-
    pianto per assicurarne l’attecchimento.               tante occasione per applicare quanto suggerito
                                                          nel presente manuale e realizzare così un inter-
I lavori di scavo possono incidere fino a circa il        vento multiobiettivo di creazione di nuovi canali
45-50% sul totale, l’allontanamento delle terre           naturaliformi, che si discosti dalla logica proget-
fino al sito finale di destinazione fino a circa il 35-   tuale classica dei canali (sezione uniforme, trac-
40% (trasporto fino a 10 km di distanza), mentre          ciato rettilineo, ecc.) (Figura 1.6 e Figura 1.7).
l’equipaggiamento a verde con piantine forestali          L’intervento prevede di ricostruire le forme e i
per il 10-15%. Non sono qui contemplati i costi           processi tipici di un corso d’acqua naturale, ri-
di conferimento in discarica perché ambiental-            creando un tracciato ed una sezione morfologi-



                                                                                                                 23
Manuale per la gestione aMbientale Dei corsi D’acqua
                                          A SUPPORTO DEI CONSORZI DI BONIFICA




     camente diversificati dotati di un alveo di magra                  senza di vegetazione acquatica in alveo e igrofila
     e di golene allagabili, in cui possano realizzarsi,                sulle sponde e nelle golene, da gestirsi con mo-
     anche solo parzialmente, i processi evolutivi mor-                 dalità a basso impatto quali quelle presentate nel
     fologici quali erosione, deposito, ecc.; la sezione                CAP 4 e nel CAP 5.
                                                                            .            .
     di progetto viene inoltre definita prevedendo, dal                 Per ogni ulteriore dettaglio si veda la SChEDA
     punto di vista della funzionalità idraulica, la pre-               R1.




     b) Schema progettuale




     Figura 1.6 – Sezione e andamento planimetrico tipici di un canale di tipo naturalistico scavato ex-novo. Il profilo trasversale
     dell’alveo a più stadi (in alto) degrada dolcemente passando dal piano campagna all’alveo di magra, ospita vegetazione acqua-
     tica ed arboreo-arbustiva e può essere soggetto a evoluzione morfologica nel corso del tempo; l’andamento planimetrico (in
     basso) è sinuoso e l’alveo è morfologicamente diversificato grazie alla presenza di buche, raschi, depositi di sedimenti, ecc.




24
cap 1 - gestione Del rischio iDraulico
                  .




Figura 1.7 – Creazione ex-novo di un canale naturaliforme su terreno agricolo.
In alto, l’area rurale prima dell’intervento (settembre 2003); al centro, scavo del
canale sinuoso appena terminato (ottobre 2003); in basso, il canale naturaliforme
colonizzato da vegetazione acquatica (agosto 2004). (Consorzio di bonifica Acque
Risorgive).




                                                                                      25
Manuale per la gestione aMbientale Dei corsi D’acqua
                                      A SUPPORTO DEI CONSORZI DI BONIFICA




     c) Criteri di progettazione                            nuzione delle esigenze di funzionalità idraulica,
     Il dimensionamento e la verifica idraulica per la      migliorando così lo stato dell’ecosistema.
     realizzazione di un nuovo canale naturaliforme         In questo caso l’area agricola fornisce alla colletti-
     pongono le medesime problematiche già affron-          vità un servizio non convenzionale quale la gestio-
     tate nella SChEDA R1.                                  ne del rischio idraulico, che deve essere ricompen-
                                                            sato economicamente individuando appropriati
     d) Indicazioni per l’esecuzione                        meccanismi amministrativo-giuridico-economici.
     Si rimanda alla SChEDA R1.                             In proposito si richiama la recente approvazione
                                                            da parte della Giunta regionale, con deliberazione
     e) Effetti ambientali                                  22 settembre 2009, n. 2751, dei criteri di determi-
     Si rimanda alla SChEDA R1.                             nazione dell’indennizzo per la costituzione di ser-
                                                            vitù di allagamento nelle zone agricole.
     f) Manutenzione                                        Una possibile soluzione affinché le aree agrico-
     Si rimanda alla SChEDA R1.                             le destinate ad accogliere le acque del canale in
                                                            caso di piena possano rimanere produttive e re-
     g) Voci di costo                                       munerative per i proprietari, al di là degli inden-
     Si rimanda alla SChEDA R1.                             nizzi ora accennati, può consistere nella messa
                                                            a dimora di coltivazioni in grado di non risentire
                                                            della temporanea sommersione; tra queste, i bo-
     scheDa r3                                              schi planiziali vocati alla produzione di biomassa
     gestione di aree                                       a servizio di una filiera legno-energia potrebbero
     per l’esondazione controllata                          costituire una soluzione ottimale per coniugare,
     delle piene nel territorio rurale                      oltre ai benefici idraulici e produttivi, anche quel-
                                                            li ambientali e paesaggistici.
     L’azione di tipo non strutturale qui presentata        L’applicazione di una strategia di azione come
     consiste nell’individuazione e nella gestione di       quella delineata richiede il contributo coordina-
     aree rurali poste a monte di centri abitati, sulle     to dei Consorzi e degli altri Enti che gestiscono
     quali permettere l’esondazione controllata delle       il territorio (Regione, Provincia, Comuni, ecc.) e
     acque di piena dei canali, così da evitare l’inon-     il coordinamento di strumenti legislativi e finan-
     dazione delle aree densamente abitate poste a          ziari di competenza dei diversi Enti.
     valle; non si tratta perciò di un intervento diretto   La buona riuscita di una tale azione dipende per-
     sul canale, quanto piuttosto della ricerca di ac-      tanto da questioni per lo più amministrative, nor-
     cordi con i proprietari dei terreni agricoli attra-    mative e giuridiche e in misura minore tecniche;
     versati dal corso d’acqua, su cui periodicamen-        non si approfondiscono perciò ulteriormente nel
     te far esondare le piene. Con questa soluzione         presente manuale le modalità per l’applicazione
     tecnica, dovrebbe però essere possibile diradare       dell’approccio proposto, rimandando a specifici
     le operazioni di manutenzione della vegetazio-         accordi tra Enti l’individuazione delle modalità
     ne lungo il canale interessato grazie alla dimi-       operative specifiche.




26
cap 1 - gestione Del rischio iDraulico
                                           .




1.3 proMeMoria sintetico                                               1.4 inDicazioni Di MassiMa
    per la realizzazione                                                   per il Monitoraggio
    e la Manutenzione                                                      Degli eFFetti
    Degli interventi
                                                                       Il presente paragrafo schematizza gli aspetti tec-
Il presente paragrafo sintetizza le indicazioni che                    nici, ambientali e socio-economici che occorre
occorre seguire in fase di realizzazione e manu-                       monitorare per valutare la riuscita degli inter-
tenzione degli interventi proposti nel capitolo in                     venti di riqualificazione ambientale dei canali
oggetto, affinché si possano valorizzare al mas-                       proposti nel presente capitolo.
simo le funzioni ambientali dei canali, in partico-
lare con riferimento a3:                                               •   Aspetti tecnici
•	 ampliamenti	di	tipo	naturaliforme	dei	canali;                           - Livelli idrometrici e portata in alveo e nelle
•	 realizzazione	di	nuovi	canali	naturali	formi.                             golene, in magra e durante eventi di piena
                                                                           - Eventuali aree inondate al di fuori del ca-
realizzazione                                                                nale durante eventi di piena
• Prendere a modello i corsi d’acqua naturali                              - Qualità chimico-fisica delle acque
  - creare una alveo sinuoso e non rettilineo,
     con sponde e fondo dalle forme irregolari;                        •   Aspetti ambientali (alveo e golene)
  - permettere lo sviluppo di vegetazione in                               - Evoluzione topografica del canale e svi-
     alveo (specie palustri) e sulle sponde (al-                             luppo/mantenimento/incremento di dina-
     beri e arbusti);                                                        miche evolutive morfologiche
  - realizzare golene allagabili non regolariz-                            - Evoluzione degli habitat presenti nel canale
     zate e contenenti zone a differente altezza                           - Evoluzione della vegetazione presente nel
     e aree vegetate con alberi e arbusti.                                   canale
                                                                           - Fauna (macroinvertebrati, fauna ittica, fau-
Manutenzione                                                                 na terrestre, avifauna, anfibi, ecc.)
• Eseguire una gestione della vegetazione a
  bassa intensità                                                      •   Aspetti socio-economici
  - sfalciare le piante palustri in alveo a fre-                           - Costi per la manutenzione del canale
      quenza minore rispetto alla situazione pre-                            (sponda e alveo) e confronto con la situa-
      allargamento;                                                          zione ante operam (sfalci, ripresa frane,
  - creare un canale di corrente centrale                                    ecc.)
      nell’alveo di magra, bordato da macchie                              - Rapporto con i frontisti
      di vegetazione acquatica (canneto);                                  - Grado di apprezzamento da parte della cit-
  - ridurre al minimo la manutenzione delle                                  tadinanza
      golene, al fine di preservare gli habitat cre-
      atisi.
• Consentire lo sviluppo dei processi di diver-
  sificazione morfologica dell’alveo tipici di un
  corso d’acqua naturale
  - lasciar esprimere la mobilità morfologica
      potenziale dell’alveo d magra;
  - non regolarizzare alveo, sponde e golene
      con le operazioni di manutenzione.




3
    Sintesi di quanto descritto compiutamente nel presente Capitolo.




                                                                                                                              27
2
    CONTROLLO
    DEL DISSESTO
    SPONDALE
INDICE


2.1      Approccio generale ............................................................................................................ pag. 31
2.2      Tipologie di intervento .......................................................................................................       »   32
         SChEDA D1 - Risagomatura e rivegetazione delle sponde o definizione
         di una “fascia di mobilità” del canale ...............................................................................                »   33
         SChEDA D2 - Inerbimento protetto con georete in fibra naturale fissata
         con talee di salice ...............................................................................................................   »   36
         SChEDA D3 - Copertura diffusa con astoni di salice ......................................................                             »   40
         SChEDA D4 - Palizzata rinverdita ......................................................................................               »   44
         SChEDA D5 - Palificata semplice rinverdita con palo frontale verticale ........................                                       »   47
         SChEDA D6 - Palificata doppia rinverdita ........................................................................                     »   50
2.3      Criteri di progettazione ......................................................................................................       »   51
2.4      Stima degli effetti ambientali ............................................................................................           »   57
2.5      Promemoria sintetico per la realizzazione e la manutenzione degli interventi .............                                            »   58
2.6      Indicazioni di massima per il monitoraggio degli effetti .................................................                            »   60




Autori
Marco Monaci
Giordano Fossi
Giuliano Trentini
2 controllo del dissesto spondale


2.1 approccio generale4                                                   ma piuttosto di definire una striscia di terreno,
                                                                          denominata fascia di mobilità, ove consentire
Le sponde dei canali sono spesso soggette a fe-                           una certa evoluzione planimetrica dell’alveo e
nomeni di dissesto e negli anni tendono a per-                            la conseguente erosione delle sponde. Con tale
dere la loro conformazione originale e ad arre-                           approccio il canale è lasciato libero di sviluppare
trare a discapito dei terreni retrostanti.                                la propria dinamica morfologica, seppur molto
Nella maggior parte dei casi il dissesto ha origini                       limitata in virtù dell’origine generalmente artifi-
perlopiù geotecniche e in misura minore idrodi-                           ciale del canale (scavato storicamente ex novo),
namiche: in conseguenza delle basse pendenze,                             dei vincoli imposti dall’uso a fini agricoli del ter-
infatti, le acque non scorrono con velocità tali da                       ritorio circostante e delle necessità di gestione di
generare fenomeni erosivi significativi, se non                           un alveo in genere regolato da opere idrauliche
in situazioni territoriali e idrauliche specifiche o                      (paratoie, idrovore, ecc.) nel suo regime delle
lungo particolari tratti di canali (come ad esem-                         portate. In questo caso le dinamiche spondali
pio l’estradosso delle curve). In molti casi, quin-                       possono portare il canale verso un nuovo asset-
di, il problema principale da affrontare è la ne-                         to morfologico e condizioni d’equilibrio dinami-
cessità di consolidamento e stabilizzazione della                         co differenti dalla situazione di stabilità imposta
sponda per mancanza di coesione, per sifona-                              dall’assetto di progetto originale.
menti, per eccesso di carico, ecc., piuttosto che                         L’approccio proposto può essere applicato dopo
la difesa contro l’erosione dovuta alla corrente.                         un’attenta analisi costi-benefici, comparando
Non sono però infrequenti i casi in cui la man-                           innanzitutto i costi di esproprio della fascia di
canza di una fascia vegetata a protezione della                           terreno necessaria alla mobilità del canale con
sponda dall’azione della corrente e l’assenza di                          quelli legati alla realizzazione di una difesa spon-
vegetazione come elemento che fornisce stabili-                           dale per il contenimento dell’erosione, tenendo
tà alla sponda stessa, possono essere concause                            conto anche dei minori oneri di manutenzione
della situazione di dissesto; i mezzi meccanici                           previsti in un consistente lasso di tempo.
utilizzati per svolgere gli interventi di manuten-                        La seconda strategia, più convenzionale ma co-
zione periodica del canale sono inoltre spesso                            munque innovativa se applicata ai canali, pre-
fonte di danneggiamento diretto del piede di                              vede la definizione di un assetto progettuale in
sponda e i cicli di riempimento e svuotamento                             cui l’alveo è statico e la stabilità delle sponde
del canale, in particolare per quelli ad uso irriguo                      è affidata all’insediamento su di esse di vege-
o promiscuo, esercitano un’azione destabilizzan-                          tazione arbustiva e arborea: interventi quali la
te sull’assetto del canale. Parimenti, analoghi                           realizzazione di siepi e fasce tampone boscate (si
danni si manifestano nella rete di scolo, rapida-                         vedano il CAP 3 e il CAP 4) e l’ampliamento na-
                                                                                          .           .
mente e ripetutamente svuotata dalle idrovore                             turaliforme dei canali (si veda il CAP 1) riducono
                                                                                                                 .
in occasione di eventi piovosi intensi.                                   infatti drasticamente i problemi di dissesto delle
La scelta della tecnica da utilizzarsi per il control-                    sponde grazie all’insediamento su di esse, o in
lo del dissesto spondale e le finalità da persegui-                       loro stretta prossimità, di fasce vegetate.
re, consolidamento e/o protezione dall’erosione,                          In talune situazioni più sfavorevoli l’entità del-
devono quindi essere attentamente valutate in                             le sollecitazioni di carattere geotecnico o idro-
funzione delle caratteristiche specifiche del sito.                       dinamico può però essere tale da ostacolare il
Per risolvere o mitigare il problema del dissesto                         buon esito degli interventi di riforestazione delle
spondale sono possibili due strategie alternative.                        sponde; in tutti questi casi è allora consigliabile
Una prima strategia, più radicale, prevede di non                         utilizzare le tecniche dell’ingegneria naturalisti-
realizzare alcun intervento strutturale sul canale,                       ca “viva” come utile strumento di supporto per

4
    Principali fonti consultate: Provincia di Terni, 2003 (Capitolo 11); Bischetti G.B. et al., 2008; Monaci M. & Schipani I., 2010.




                                                                                                                                       31
Manuale per la gestione aMbientale Dei corsi D’acqua
                                      A SUPPORTO DEI CONSORZI DI BONIFICA




     raggiungere i risultati voluti. Queste tecniche si     2.2 tipologie Di intervento
     basano sull’uso prevalente di materiali vege-
     tali vivi (alberi, arbusti, piante erbacee) come       Le principali tipologie d’azione utili per ottenere
     elemento strutturale, utilizzato in associazione       il controllo del dissesto spondale e il contempo-
     a materiale morto (vegetale o artificiale): sco-       raneo miglioramento ambientale del canale, de-
     gliere, terre rinforzate, pietrame, ecc., seppur       scritte nel presente capitolo, sono:
     generalmente elencate anch’esse tra le tecniche        •		 risagomatura	e	rivegetazione	delle	sponde	o	
     dell’ingegneria naturalistica, non permettono              definizione di una “fascia di mobilità” del ca-
     invece un significativo miglioramento ambien-              nale;
     tale del canale e non sempre favoriscono o sono        Inoltre, nell’ambito degli interventi di ingegneria
     compatibili con lo sviluppo di una copertura ar-       naturalistica “viva” (posti in ordine crescente in
     borea e arbustiva ben radicata.                        termini di strutturazione della sponda e impe-
     Grazie all’utilizzo dell’ingegneria naturalistica      gno tecnico-economico):
     “viva” è possibile ottenere una certa diversifica-     •		 inerbimento	protetto	con	georete	in	fibra	na-
     zione ambientale del canale, limitata rispetto a           turale fissata con talee di salice;
     un intervento di riqualificazione morfologica (si      •		 copertura	diffusa	con	astoni	di	salice;	
     veda la SChEDA R1 al CAP 1), ma comunque im-
                                  .                         •		 palizzata	rinverdita;
     portante rispetto alla situazione di partenza del      •		 palificata	semplice	rinverdita	con	palo	fronta-
     corso d’acqua, generalmente mantenuto privo                le verticale;
     di vegetazione e morfologicamente uniforme:            •		 palificata	doppia	rinverdita.
     la diversificazione ambientale è, infatti, il pre-
     supposto fondamentale per una ricca presenza           Questo elenco non ha la pretesa di essere esau-
     di specie animali e vegetali, con rami e ceppaie       stivo, ma solo di fornire un’esemplificazione
     affioranti o sommerse, vegetazione acquatica e         dell’approccio multiobiettivo proposto in questa
     riparia che creano le condizioni ottimali per l’ali-   sede in relazione al tema del dissesto spondale;
     mentazione, il rifugio e la riproduzione delle di-     altre tecniche possono infatti essere utilizzate per
     verse specie di fauna.                                 il consolidamento e il miglioramento ambientale
     Sebbene il ricorso all’ingegneria naturalistica per-   della sponda, purché progettate secondo la filo-
     metta un incremento della qualità ecologica del        sofia generale esposta in premessa.
     canale, non si può non evidenziare come essa, se       Nei paragrafi seguenti si forniscono indicazioni
     utilizzata in modo estensivo ed esclusivo, possa       tecniche per la realizzazione degli interventi pro-
     comunque imprimere al canale forti elementi di         posti e informazioni che permettano di inquadra-
     monotonia sia a livello morfologico (canali pri-       re, senza la pretesa di essere esaustivi vista la
     smatici a sezioni regolare e compatta) che ecolo-      complessità della materia, gli aspetti principali
     gico (vegetazione spondale monospecifica e poco        di cui tener conto in fase di pianificazione e pro-
     strutturata), fatto di cui tener conto nelle fasi di   gettazione di tali azioni; per ulteriori approfondi-
     pianificazione e progettazione degli interventi per    menti tecnici si rimanda ai manuali di ingegneria
     ottenere risultati ambientali soddisfacenti.           naturalistica citati in bibliografia.




32
cap 2 - controllo Del Dissesto sponDale
                                           .




scheDa D1                                                         come l’aumento di biodiversità, l’incremento
risagomatura e rivegetazione                                      del potere autodepurante, il miglioramento della
delle sponde o definizione di una                                 qualità del territorio e delle possibilità di fruirlo
“fascia di mobilità” del canale5                                  (Nardini, 2005).
                                                                  Si veda in Figura 2.1 un esempio di possibile
a) Descrizione                                                    evoluzione da una situazione di canale artificiale
I canali di bonifica, seppur in gran parte di ori-                a una di canale naturaliforme.
gine antropica, sono soggetti alle stesse leggi
evolutive dei corsi d’acqua e potenzialmente                      Il miglioramento ambientale potenzialmente ot-
potrebbero evolvere verso un assetto d’equili-                    tenibile lasciando al canale una maggior libertà
brio, morfologico ed ecologico, simile a quello                   plano-altimetrica può essere accelerato trami-
di un corpo idrico naturale; le continue opera-                   te la risagomatura di profilo e pendenza delle
zioni di taglio della vegetazione, espurgo dei                    sponde, rendendole meno acclivi e più adat-
sedimenti, risezionamento e ripresa dei dissesti                  te alla colonizzazione delle specie vegetali; in
spondali impediscono che tale evoluzione pos-                     questo modo è possibile ottenere da una parte
sa avvenire.                                                      il controllo del dissesto spondale e dall’altra la
In caso di dissesto spondale può allora essere                    creazione di nuovi habitat in alveo (Figura 2.2 e
utile e interessante effettuare un’analisi costi-                 Figura 2.3).
benefici per valutare se sia più economico, in
alcune situazioni, lasciare le sponde alla libera                 Siti d’elezione per tale tipologia di interventi ri-
evoluzione, così che il canale possa modificar-                   sultano essere le aree la cui naturalità è tutela-
si entro confini comunque prefissati e trovare                    ta a livello normativo (SIC, ZPS, Parchi, Riserve,
una sua conformazione di equilibrio che richieda                  ecc.) o siti privi di strumenti di tutela ma per i
minori oneri di manutenzione ordinaria e stra-                    quali il miglioramento ambientale-paesaggisti-
ordinaria; si tratta cioè di applicare e adattare ai              co è una necessità impellente per la valorizza-
canali il concetto di fascia di mobilità morfologi-               zione del territorio e la sua tutela naturalistica: in
ca utilizzato per i corsi d’acqua naturali. L’analisi             queste situazioni può quindi essere giustificabile
suddetta dovrebbe considerare, oltre agli aspetti                 il costo di acquisizione di una fascia di terreno
economici, anche i vantaggi che una situazio-                     limitrofa al canale al di là dei risultati dell’analisi
ne come quella descritta potrebbe comportare,                     costi-benefici.




5
    Principali fonti consultate: Monaci M. & Schipani I., 2010.




                                                                                                                            33
Manuale per la gestione aMbientale Dei corsi D’acqua
                                      A SUPPORTO DEI CONSORZI DI BONIFICA




     b) Schema progettuale




            Figura 2.1 – Elaborazione grafica. In alto: canale rettilineo, privo di vegetazione e mantenuto morfologi-
            camente stabile. Le linee gialle indicano una possibile fascia di terreno, sui due lati del canale, entro cui
            lasciar esprimere la sua mobilità morfologica potenziale. In basso: lo stesso canale dopo che i processi
            evolutivi geomorfologici ed ecologici sono stati assecondati o favoriti per un certo numero di anni; la
            morfologia è divenuta più varia e simile a quella di un piccolo corso d’acqua naturale, si sono forma-
            ti numerosi microhabitat e la vegetazione acquatica e riparia hanno colonizzato l’alveo e le sponde.
            (Elaborazione: Marco Monaci).




34
cap 2 - controllo Del Dissesto sponDale
                                         .




           Pendenza 2:1 o inferiori                                          Profilo precedente
                   (non uniformi)            Rivegetare con                  della sponda
                                           specie autoctone
                                        (stuoie antierosione
                                         secondo necessità)
                                                                                     Picchetti vivi




Figura 2.2 – Risagomatura e rivegetazione delle sponde.




Figura 2.3 – Riduzione della pendenza delle sponde; la linea gialla tratteggiata indica il profilo precedente della scarpata spondale,
mentre quella gialla continua il profilo a fine lavori. (Fonte: Consorzio di bonifica Acque Risorgive).




                                                                                                                                         35
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Istituto Comprensivo Due Carrare Premio GATTAMELATA 2011
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Manuale Gestione Acque Veneto 2011

  • 1. manuale per la gestione ambientale dei corsi d’acqua a supporto dei consorzi di bonifica
  • 2.
  • 3. manuale per la gestione ambientale dei corsi d’acqua a supporto dei consorzi di bonifica
  • 4. Lavoro eseguito nell’ambito dell’accordo di collaborazione stipulato fra la Regione del Veneto e l’Azienda Regionale Veneto Agricoltura per la individuazione di soluzioni progettuali e gestionali per la riqualificazione ambientale multiobiettivo della rete di bonifica e di irrigazione. (art. 15 della legge n. 241 del 1990 e art. 23 della legge regionale n. 12 del 2009) di cui alla Delibera della Giunta Regionale n. 3759 del 9 dicembre 2009. A cura di Monaci Marco Consulente ambientale Coordinamento scientifico da parte di Veneto Agricoltura Mezzalira Giustino Direttore Sezione Ricerca e Gestioni Agroforestali Furlan Lorenzo Dirigente Settore Ricerca Agraria Supporto tecnico-scientifico CIRF (Centro Italiano per la Riqualificazione Fluviale) - www.cirf.org Autori Baldo Giuseppe Studio Aequa engineering s.r.l. Boz Bruno Consulente ambientale Busolin Matteo Consorzio di bonifica Acque Risorgive Cornelio Paolo Consorzio di bonifica Acque Risorgive Fossi Giordano Elementi - Studio Associato di Progettazione Ambientale Masi Fabio Iridra s.r.l. Monaci Marco Consulente ambientale Raimondi Stefano Consorzio di bonifica Acque Risorgive Trentini Giuliano Elementi - Studio Associato di Progettazione Ambientale Si ringrazia per la collaborazione Veneto Agricoltura - Settore Bioenergie e Cambiamento Climatico - Unità Complessa Colture Energetiche Agostinetto Loris, Barella Luigi, Dalla Venezia Fabiano, Zanin Roberta Veneto Agricoltura - Settore Attività Forestali - Centro per la Biodiversità Vegetale e il Fuori Foresta Fiorentin Roberto, Dalla Valle Cristina, Rizzi Andrea Andrea Longato, Studio Aequa engineering s.r.l. Elaborazione grafica degli schemi progettuali Ruocco Guadagno Gaetano, Studio Aequa engineering s.r.l. ad esclusione di quanto riportato nel Capitolo “Forestazione delle aree riparie e golenali“, a cura di Fossi Giordano, Elementi - Studio Associato di Progettazione Ambientale In copertina Foto: Consorzio di bonifica Acque Risorgive Illustrazioni: Gaetano Ruocco Guadagno Pubblicazione edita da Veneto Agricoltura Azienda Regionale per i Settori Agricolo, Forestale e Agroalimentare Viale dell’Università, 14 - Agripolis - 35020 Legnaro (Pd) Tel. 049.8293711 - Fax 049.8293815 e-mail: info@venetoagricoltura.org www.venetoagricoltura.org Realizzazione editoriale Veneto Agricoltura Azienda Regionale per i Settori Agricolo, Forestale e Agroalimentare Coordinamento editoriale e realizzazione grafica Alessandra Tadiotto, Silvia Ceroni, Federica Mazzuccato Settore Divulgazione Tecnica, Formazione Professionale ed Educazione Naturalistica Via Roma, 34 - 35020 Legnaro (Pd) Tel. 049.8293920 - Fax 049.8293909 e-mail: divulgazione.formazione@venetoagricoltura.org È consentita la riproduzione di testi, foto, disegni ecc. previa autorizzazione da parte di Veneto Agricoltura, citando gli estremi della pubblicazione.
  • 5. inDice INDICE PRESENTAZIONI ........................................................................................................................... pag. 5 INTRODUZIONE Approccio e scopo della gestione ambientale dei canali ................................................ » 7 Guida alla lettura ................................................................................................................ » 8 1 GESTIONE DEL RISChIO IDRAULICO 1.1 Approccio generale ............................................................................................................ » 13 1.2 Tipologie di intervento ....................................................................................................... » 14 SChEDA R1 - Ampliamento di tipo naturaliforme dei canali .......................................... » 14 SChEDA R2 - Realizzazione di nuovi canali naturaliformi............................................... » 23 SChEDA R3 - Gestione di aree per l’esondazione controllata delle piante nel territorio rurale ............................................................................................................. » 26 1.3 Promemoria sintetico per la realizzazione e la manutenzione degli interventi ............. » 27 1.4 Indicazioni di massima per il monitoraggio degli effetti ................................................. » 27 2 CONTROLLO DEL DISSESTO SPONDALE 2.1 Approccio generale ............................................................................................................ » 31 2.2 Tipologie di intervento ....................................................................................................... » 32 SChEDA D1 - Risagomatura e rivegetazione delle sponde o definizione di una “fascia di mobilità” del canale ............................................................................... » 33 SChEDA D2 - Inerbimento protetto con georete in fibra naturale fissata con talee di salice ............................................................................................................... » 36 SChEDA D3 - Copertura diffusa con astoni di salice ...................................................... » 40 SChEDA D4 - Palizzata rinverdita ...................................................................................... » 44 SChEDA D5 - Palificata semplice rinverdita con palo frontale verticale ........................ » 47 SChEDA D6 - Palificata doppia rinverdita ........................................................................ » 50 2.3 Criteri di progettazione ...................................................................................................... » 51 2.4 Stima degli effetti ambientali ............................................................................................ » 57 2.5 Promemoria sintetico per la realizzazione e la manutenzione degli interventi ............. » 58 2.6 Indicazioni di massima per il monitoraggio degli effetti ................................................. » 60 3 MIGLIORAMENTO DELLA QUALITà DELL’ACQUA 3.1 Approccio generale ............................................................................................................ » 63 3.2 Tipologie di intervento ....................................................................................................... » 63 3
  • 6. Manuale per la gestione aMbientale Dei corsi D’acqua A SUPPORTO DEI CONSORZI DI BONIFICA SChEDA Q1 - Controllo dell’inquinamento diffuso mediante utilizzo di fasce tampone boscate .................................................................................................. pag. 64 SChEDA Q2 - Interventi di riqualificazione morfologica finalizzati all’incremento della capacità autodepurativa dei canali .......................................................................... » 70 SChEDA Q3 - Creazione di zone umide in alveo.............................................................. » 75 SChEDA Q4 - Creazione di zone umide fuori alveo ......................................................... » 80 SChEDA Q5 - Creazione di trappole per sedimenti ......................................................... » 83 SChEDA Q6 - Gestione conservativa della vegetazione acquatica ................................ » 86 3.3 Promemoria sintetico per la realizzazione e la manutenzione degli interventi ............. » 87 3.4 Indicazioni di massima per il monitoraggio degli effetti ................................................. » 89 4 FORESTAZIONE DELLE AREE RIPARIE E GOLENALI 4.1 Approccio generale ............................................................................................................ » 93 4.2 Criteri generali per la progettazione ................................................................................. » 93 4.3 Criteri generali per l’esecuzione ........................................................................................ » 96 4.4 Tipologie di intervento ....................................................................................................... » 97 SChEDA F1 - Messa a dimora di filari arboreo-arbustivi sul ciglio di sponda di canali e capofossi ......................................................................... » 97 SChEDA F2 - Messa a dimora di filari arboreo-arbustivi esternamente alla pista di manutenzione ................................................................................................. » 108 SChEDA F3 - Messa a dimora di filari arboreo-arbustivi nelle aree golenali dei canali ............................................................................................. » 110 4.5 Effetti ambientali................................................................................................................. » 115 4.6 Voci di costo ........................................................................................................................ » 115 4.7 Promemoria sintetico per la realizzazione e la manutenzione degli interventi ............. » 116 4.8 Indicazioni di massima per il monitoraggio degli effetti ................................................. » 117 5 GESTIONE SOSTENIBILE DELLA VEGETAZIONE ACQUATICA E SPONDALE 5.1 Approccio generale ............................................................................................................ » 121 5.2 Tipologie di intervento ....................................................................................................... » 122 SChEDA G1 - Controllo a basso impatto della vegetazione in alveo ............................. » 123 SChEDA G2 - Ombreggiamento per il controllo della vegetazione acquatica e spodale ............................................................................................................ » 136 5.3 Promemoria sintetico per la realizzazione e la manutenzione degli interventi ............. » 138 5.4 Indicazioni di massima per il monitoraggio degli effetti ................................................. » 138 BIBLIOGRAFIA............................................................................................................................... » 139 4
  • 7. presentazioni presentazioni Sono convinto che la riqualificazione ambientale della rete idraulica gestita dai Consorzi di bonifica sia in grado di pro- durre benefici sul territorio e sugli insediamenti urbani e pro- duttivi che vi insistono, costituendo elemento fondamentale nell’ampio processo di difesa e tutela del territorio. Nell’ultimo decennio nel territorio regionale sono state av- viate le prime sperimentazioni al fine di individuare le tecni- che di ingegneria naturalistica che garantiscono un risultato strutturale e il miglioramento ambientale della rete. La riqualificazione ambientale dei canali, infatti, deve esse- re intesa come l’insieme di tutte le fasi che, partendo dalla pianificazione-progettazione, trovano concreta applicazione nella realizzazione di canali e/o progetti, nonché nella loro successiva manutenzione. Sulla base delle competenze attribuite loro dalla legge re- gionale 8 maggio 2009, n. 12, i Consorzi di bonifica sono chiamati a perseguire l’equilibrio tra la necessaria attività di manutenzione e le azioni di riqualificazione da intraprendere su corsi d’acqua e canali loro affidati. Si è sentita, in proposito, l’esigenza di affidare a Veneto Agricoltura l’incarico di individuare le soluzioni progettuali utili alla gestione del rischio idraulico e alla riqualificazione ambientale della rete di bonifica e di irrigazione, quali la rea- lizzazione e l’ampliamento di tipo naturaliforme dei canali e dei bacini a fini multipli. Condividendo la soddisfazione di tutti coloro che hanno par- tecipato al lavoro che ha portato alla redazione di questo ma- nuale, sono orgoglioso di presentarlo al mondo professiona- le, della bonifica e della ricerca scientifica, affinché lo stesso possa costituire un utile riferimento per il miglioramento del territorio veneto e delle genti che in esso vivono e lavorano. L’ASSESSORE REGIONALE ALL’AMBIENTE Arch. Maurizio Conte 5
  • 8. Manuale per la gestione aMbientale Dei corsi D’acqua A SUPPORTO DEI CONSORZI DI BONIFICA Nell’ambito del processo, già in atto, di valorizzazione a lar- go spettro della rete di canali e corsi d’acqua che attraver- sano la pianura veneta, con la pubblicazione del presente manuale Veneto Agricoltura intende dare adeguato supporto alla Regione per favorire la realizzazione e manutenzione dei più importanti interventi di riqualificazione ambientale dei canali consorziali e dei capifosso affinché, unitamente alla sicurezza idraulica, possano garantire il miglioramento am- bientale ed effetti multifunzionali che possano massimizzare i risultati degli investimenti. Tali obiettivi saranno ulteriormente perseguiti realizzando all’interno delle proprie aziende sperimentali dei modu- li esemplificativi delle indicazioni tecniche del manuale, in modo da far conoscere e trasferire adeguatamente le in- novazioni secondo l’approccio “azienda aperta - protocolli aperti” che consente di osservare nei dettagli le sperimenta- zioni e verificare direttamente nel tempo tecniche e risultati. L’AMMINISTRATORE UNICO DI VENETO AGRICOLTURA Paolo Pizzolato 6
  • 9. introDuzione introduzione approccio e scopo della rete consortile hanno la possibilità di es- Della gestione aMbientale sere espresse pienamente, superando la logica Dei canali delle azioni di tipo esclusivamente naturalisti- co a valenza locale fino ad oggi subordinate al Le numerose esperienze di gestione ambien- mantenimento della funzionalità idraulica dei tale dei canali realizzate in Veneto negli ultimi canali. Grazie a progetti quali, ad esempio, l’am- decenni, così come i progetti di riqualificazione pliamento naturalistico di sezione a fini idraulici, che anche in altre Regioni italiane, e ancor prima la creazione di zone umide in alveo per la de- all’estero, hanno visto la luce, mostrano chiara- purazione delle acque, la realizzazione di fasce mente le potenzialità offerte da una strategia di tampone boscate lungo le sponde per intercet- progettazione multiobiettivo basata su principi tare gli inquinanti diffusi e la gestione a basso ecologici per affrontare le numerose problemati- impatto della vegetazione per preservare l’ecosi- che tecniche cui devono dare risposta i Consorzi stema acquatico, si interviene infatti su problemi di bonifica veneti. pressanti per i Consorzi, ottenendo come pro- Rischio di alluvioni, scarsa qualità dell’acqua, dotto apparentemente collaterale, ma in realtà dissesto spondale, costi di manutenzione della centrale nella definizione della strategia proget- rete idrica consortile, ambiente e paesaggio di tuale, la riqualificazione e rivitalizzazione, anche pianura semplificati e degradati sono, infatti, economica, di ampie porzioni di territorio. questioni che trovano nella gestione ambienta- Pianificare e progettare interventi di riqualifica- le dei canali un approccio utile per sfruttare al zione dei canali secondo l’approccio descritto ri- meglio le risorse economiche a disposizione e chiede di mettere in campo un ampio spettro di generare così vantaggi ad ampio spettro per il competenze tecniche, che spaziano dall’ingegne- territorio. ria idraulica e civile a quella sanitaria, dalla biolo- La gestione ambientale dei canali (spesso de- gia alle scienze ambientali, naturalistiche, agro- nominata anche “riqualificazione ambientale”), nomiche e forestali fino alla biochimica; sono secondo l’approccio che si è progressivamente inoltre necessari accorgimenti specifici legati al consolidato negli anni, è infatti considerata nel particolare funzionamento delle reti idriche con- presente manuale come un insieme di interven- sortili, che rendono la definizione e la progetta- ti e strategie che, modificando anche in modo zione multiobiettivo degli interventi di riqualifi- rilevante struttura e modalità di gestione della cazione il tipico banco di prova per un approccio rete idrica consortile, permette di raggiungere realmente integrato tra discipline diverse. obiettivi idraulici, strutturali, di qualità delle ac- Con il presente manuale si intendono fornire le que e paesaggistici, attraverso il miglioramento principali indicazioni tecniche utili a inquadrare, dell’ecosistema dei canali e del territorio, inte- senza pretesa di esaustività vista la complessità grando in questo modo le usuali pratiche dell’in- della materia, gli aspetti principali di cui tener gegneria civile-idraulica seguite dai Consorzi di conto in fase di progettazione, realizzazione e bonifica. manutenzione dei più importanti interventi di Il termine gestione è quindi utilizzato nel testo gestione ambientale dei canali illustrati nelle secondo un’accezione ampia, a comprendere “Linee guida di natura ambientale per gli inter- diverse tipologie di attività che vanno dalla pia- venti consortili” recentemente pubblicate dalla nificazione-progettazione alla realizzazione degli Regione Veneto (Allegato G alla Deliberazione interventi sino alle operazioni di manutenzione della Giunta Regionale n. 3357 del 10 novembre dei canali e dei progetti realizzati. 2009, pubblicata sul Bur n. 100 del 08/12/2009). Con la gestione ambientale dei canali così inte- L’iniziativa vuole in questo modo favorire un sa, le potenzialità ecologiche e paesaggistiche processo, già in atto, di valorizzazione a largo 7
  • 10. Manuale per la gestione aMbientale Dei corsi D’acqua A SUPPORTO DEI CONSORZI DI BONIFICA spettro della rete di canali e corsi d’acqua che fuso e per la possibile rimuneratività economica attraversano la pianura veneta. che possono fornire al mondo agricolo. Il manuale non deve essere in ogni caso inteso L’ultimo capitolo “Gestione sostenibile della ve- come un catalogo di interventi tipo che vieta getazione acquatica e spondale” illustra infine azioni diverse da quelle descritte e pone vinco- le strategie di sfalcio a basso impatto dei canali, li ai lavori di manutenzione dei canali esistenti, adatte a ricercare un possibile compromesso tra quanto piuttosto come uno strumento che pro- esigenze di funzionalità idraulica e conservazio- muove e incentiva modalità progettuali e gestio- ne o aumento delle potenzialità ecologiche della nali dei canali innovative. rete idrica gestita dai Consorzi. Alcune delle indicazioni fornite potranno essere Preme in ogni caso sottolineare che gli interventi applicate solo nel caso di realizzazione di nuovi associati a una determinata area tematica, che interventi, che modificano l’assetto dei canali in costituisce di fatto anche l’obiettivo principale funzione delle nuove esigenze idraulico-ambien- dell’azione, sono in realtà tipicamente multio- tali e che necessitano ovviamente, per essere biettivo e permettono quindi di raggiungere non messi in campo, di adeguati finanziamenti; in al- solo lo scopo primario dichiarato ma anche altri tre situazioni, nel caso di canali esistenti, si potrà fini secondari, seppur a livelli inferiori: ad esem- invece valutare caso per caso quali indicazioni pio, l’intervento “ampliamento di tipo naturali- del manuale recepire in base alle caratteristiche forme dei canali” classica azione di riqualifica- , peculiari del sito di progetto. zione dei canali utile alla “gestione del rischio idraulico” (che costituisce spesso il suo obiet- tivo principale), permette di generare anche un guiDa alla lettura notevole “miglioramento dell’ecosistema” e un altrettanto utile “miglioramento della qualità Il capitolo “Gestione del rischio idraulico” foca- dell’acqua” . lizza la sua attenzione sui progetti di riqualifica- In ognuno dei capitoli indicati più sopra si ripor- zione ambientale dei canali intesi come strumen- tano i seguenti contenuti: to utile sia per gestire il rischio di inondazioni del • una descrizione dell’approccio generale, che territorio sia per migliorare lo stato dell’ecosiste- illustra la filosofia alla base degli interventi ma e del paesaggio e la fruibilità della pianura. proposti; Il capitolo “Controllo del dissesto spondale” • una serie di schede relative alle tipologie di mostra invece come la gestione ambientale dei intervento; canali possa contribuire a risolvere i problemi di • un’eventuale illustrazione dei criteri di pro- stabilità delle sponde valorizzando contempora- gettazione generali e degli effetti ambientali neamente il ruolo ecologico e paesaggistico del- degli interventi validi per tutte le tipologie di la rete idrica consortile. azione del capitolo (in aggiunta o sostituzio- Il capitolo “Miglioramento della qualità delle ac- ne di quelli specifici riportati in ogni scheda). que” descrive le modalità tecniche per l’aumen- Le schede relative alle tipologie di intervento to della capacità autodepurativa dei canali e del contengono infine le seguenti informazioni: territorio, come strumento integrativo dei clas- • Descrizione sici interventi di depurazione dei reflui che per- • Schema progettuale mette di generare benefici anche nei confronti • Criteri di progettazione della biodiversità, del paesaggio, della stabilità • Indicazioni per l’esecuzione delle sponde e della fruibilità. • Effetti ambientali Il capitolo “Forestazione delle aree riparie e go- • Manutenzione lenali” presenta una panoramica di soluzioni • Voci di costo per il posizionamento di siepi arboreo-arbustive Per ognuno dei temi elencati si forniscono gli lungo la rete dei canali che, secondo una logica elementi essenziali per guidare il progettista multiobiettivo, risultano essere di grande utilità nella definizione del progetto di riqualificazione, per la loro valenza naturalistica, per il contributo ponendo l’attenzione sugli aspetti principali di dato alla stabilità delle sponde, al controllo della cui tener conto in relazione alla particolare tipo- vegetazione acquatica e dell’inquinamento dif- logia di corsi d’acqua che sono i canali, senza in 8
  • 11. introDuzione ogni caso avere l’ambizione di produrre schede tazione l’utilizzo dell’analisi multicriterio (AMC) progettuali esaustive da potersi applicare senza di piani e progetti, adatta sia per la realizzazione un adeguato studio del caso in questione, consi- di studi di fattibilità o progetti a scala di bacino, derata la complessità delle situazioni e di alcuni situazione nella quale diviene uno strumento degli interventi proposti. molto potente e vantaggioso, sia, in via quali- Per decidere se e quali interventi realizzare, oc- tativa/concettuale, nella definizione di progetti corre valutare attentamente, dal punto di vista spazialmente più limitati, dove si renda necessa- tecnico, ambientale, sociale ed economico, i pro rio scegliere quale tecnica utilizzare per risolvere e contro del loro utilizzo rispetto alle soluzioni un problema locale (si rimanda a Nardini, 2005 adottate tradizionalmente dai Consorzi di boni- e Nardini et al., 2006 per una trattazione di det- fica. Può venire in aiuto per eseguire tale valu- taglio). 9
  • 12.
  • 13. 1 GESTIONE DEL RISChIO IDRAULICO
  • 14. INDICE 1.1 Approccio generale ............................................................................................................ pag. 13 1.2 Tipologie di intervento ....................................................................................................... » 14 SChEDA R1 - Ampliamento di tipo naturaliforme dei canali .......................................... » 14 SChEDA R2 - Realizzazione di nuovi canali naturaliformi............................................... » 23 SChEDA R3 - Gestione di aree per l’esondazione controllata delle piante nel territorio rurale ............................................................................................................. » 26 1.3 Promemoria sintetico per la realizzazione e la manutenzione degli interventi ............. » 27 1.4 Indicazioni di massima per il monitoraggio degli effetti ................................................. » 27 Autori Marco Monaci Giuliano Trentini Giuseppe Baldo Con la collaborazione di Andrea Longato
  • 15. 1 gestione del rischio idraulico 1.1 approccio generale no causare danni ingenti alle persone e all’eco- nomia locale). Garantire gli insediamenti e le popolazioni con- Tale strategia si traduce concretamente in diver- tro il rischio di alluvioni costituisce uno dei prin- se azioni possibili. Tra quelle strutturali, le più cipali obiettivi dei Consorzi di bonifica: a tal fine interessanti in termini di sinergia tra obiettivi i canali sono costruiti e gestiti affinché possano idraulici e ambientali riguardano la realizzazione allontanare le acque dai territori nel minor tem- di ampliamenti di tipo naturaliforme dei canali po possibile, così da evitare esondazioni su cen- e la creazione di nuove porzioni di reticolo con- tri abitati e aree agricole. sortile assimilabili a corsi d’acqua naturali. Ove L’enorme sviluppo degli insediamenti degli ulti- tale strategia non sia sufficiente, la costruzione mi decenni ha però reso la gestione del rischio di casse d’espansione può essere utile a comple- idraulico da parte dei Consorzi sempre più pro- tamento degli interventi precedenti (o in sostitu- blematica: le portate da smaltire sono, infatti, zione, nel caso di mancanza di fattibilità), purché ulteriormente aumentate come conseguenza siano progettate specificatamente per integrare dell’urbanizzazione e le reti consortili fatica- finalità idrauliche e ambientali. Tra le azioni non no ora, in molte situazioni, a veicolare verso il strutturali riveste invece notevole interesse l’in- mare l’ingente massa d’acqua che si riversa nei dividuazione di aree per l’esondazione controlla- canali. ta delle piene sul terreno rurale, che diviene così La soluzione di questa problematica richiede in- elemento da valorizzare e riqualificare, essenzia- genti sforzi economici e tecnici per adeguare la le per proteggere le aree abitate. rete dei canali alla nuova situazione, ma costitui- sce anche un’occasione per rivisitare la strategia di gestione del rischio idraulico adottata sino a ora, così da ampliare il campo dei benefici che importanti investimenti atti a evitare le inonda- zioni possono dare al territorio. Un numero sempre più elevato di esperienze estere, ma anche italiane e in particolare ve- nete, mostra infatti come sia in molti casi utile governare le situazioni di rischio idraulico attra- verso progetti di gestione ambientale dei cana- li, che fanno del miglioramento dell’ecosistema di pianura, della riqualificazione del paesaggio, dell’incentivo alla fruibilità del territorio, ma anche della rivitalizzazione dell’economia delle aree agricole, il perno delle azioni di gestione delle inondazioni. Secondo tale filosofia progettuale, scopo degli interventi dovrebbe essere quello di “rallentare le acque” durante gli eventi di piena mentre at- traversano il territorio rurale, così da aumentare la capacità di laminazione da parte di canali e di zone poco urbanizzate, per evitare pericolose esondazioni nelle zone poste a valle e individua- te come siti da proteggere (in particolare centri densamente abitati e aree dove le acque posso- 13
  • 16. Manuale per la gestione aMbientale Dei corsi D’acqua A SUPPORTO DEI CONSORZI DI BONIFICA 1.2 tipologie Di intervento scheDa r1 ampliamenti di tipo naturaliforme Le principali tipologie d’intervento di carattere dei canali idraulico-naturalistico utili per la gestione am- bientale dei canali e del rischio idraulico illustra- a) Descrizione te nel presente capitolo sono: L’allargamento naturalistico delle sezioni dei ca- • ampliamenti di tipo naturaliforme dei canali; nali e la creazione di alvei sinuosi e diversificati • realizzazione di nuovi canali naturaliformi; prevede lo sbancamento di una o entrambe le • gestione di aree per l’esondazione controllata sponde e la creazione di golene allagabili perio- delle piene nel territorio rurale. dicamente, allo scopo di aumentare la sezione disponibile al deflusso delle acque (Figura 1.1, Nel paragrafi seguenti si forniscono indicazioni Figura 1.2 e Figura 1.4). tecniche per la realizzazione degli interventi pro- posti, indicazioni che permettono di inquadrare, L’intervento è completato con la messa a dimora senza la pretesa di essere esaustivi vista la com- di alberi e arbusti nella golena e/o lungo le spon- plessità della materia, gli aspetti principali di cui de dell’alveo di magra, in funzione delle verifiche idrauliche e della scabrezza consentita; l’ampia tener conto in fase di pianificazione e progetta- sezione consente inoltre, solitamente, il mante- zione di tali interventi. nimento, la crescita spontanea e/o l’inserimento Come ricordato in premessa, anche la costruzio- di piante palustri in alveo, su cui eventualmente ne di casse d’espansione a fini multipli può esse- eseguire uno sfalcio periodico tendenzialmente re considerato un utile intervento integrativo (o a frequenza minore rispetto alla situazione pre- sostitutivo, in situazioni specifiche) di gestione allargamento (Figura 1.3). ambientale dei canali. Vista però l’ampia letteratura a disposizione sia L’alveo così riqualificato e attentamente proget- per il dimensionamento di tale tipologia di in- tato dal punto di vista naturalistico permette di terventi sia per la definizione delle modalità di mantenere o introdurre processi di diversifica- compenetrazione tra esigenze progettuali idrau- zione morfologica e aree a diversa velocità di liche e naturalistiche, e tenuto conto dell’ampia corrente e profondità, che favoriscono la crea- casistica di interventi di questo tipo già realizzati zione e il mantenimento di habitat, con benefici sul territorio regionale e nazionale, nel presente effetti per le specie animali e vegetali. manuale tale tematica non è trattata, rimandan- Gli allargamenti di sezione di tipo naturaliforme, do alla bibliografia esistente per i relativi appro- oltre a permettere un aumento dei volumi di- fondimenti progettuali. sponibili per accogliere e laminare le piene e un complessivo miglioramento dell’ecosistema del canale, apportano benefici alla qualità dell’acqua grazie all’aumento della capacità autodepurati- va, riqualificano il paesaggio di pianura e incre- mentano le possibilità di fruizione del territorio. L’intervento sommariamente descritto, applicabi- le in linea teorica nella gran parte delle tipologie di canali presenti in Veneto, può rivestire partico- lare interesse anche nei bacini a scolo meccanico, dove negli ultimi anni si è assistito a un aumento delle portate da smaltire e a difficoltà crescenti per veicolarla al di fuori delle aree a rischio. A fianco, o in sostituzione, dell’incremento di ca- pacità delle stazioni di sollevamento idrovoro, può infatti risultare conveniente e meno onero- so intervenire sulla rete idrica, aumentandone la capacità di accumulo e laminazione delle piene grazie alla tipologia di interventi ora introdotta. 14
  • 17. cap 1 - gestione Del rischio iDraulico . b) Schema progettuale Figura 1.1 – Allargamento di sezione a due stadi (in alto) e tre stadi (in basso). Nel primo caso la sponda (indicata dalla linea trat- teggiata) viene sbancata e arretrata, così da permettere la messa a dimora di specie vegetali nella golena che si viene a creare. Nella seconda figura, lo sbancamento porta alla creazione di due golene poste a livelli differenti e allagabili con tempi di ritorno diversi; nella golena più prossima all’alveo di magra si creano le condizioni per lo sviluppo di vegetazione acquatica, mentre nella golena maggiormente rialzata si può prevedere la messa a dimora di vegetazione arboreo-arbustiva. 15
  • 18. Manuale per la gestione aMbientale Dei corsi D’acqua A SUPPORTO DEI CONSORZI DI BONIFICA Figura 1.2 – Ampliamento di sezione lungo la Fossa Pagana: l’alveo, originaria- mente rivestito da muri in calcestruzzo (foto in alto), è stato allargato allo scopo di creare ampie golene allagabili utili a diminuire le esondazioni nel territorio posto a valle (foto centrale), golene che sono state successivamente colonizzate da vegetazione acquatica (foto in basso). (Fonte: Consorzio di bonifica Acque Risorgive). 16
  • 19. cap 1 - gestione Del rischio iDraulico . Figura 1.3 – Ampliamento di sezione lungo il Rio Draganziolo mediante sbancamento di una sponda, così da creare una golena allagabile e adatta alla colonizzazione da parte di vegetazione arboreo-arbustiva e acquatica (foto in basso: l’intervento a fine lavori); le acque defluiscono di norma lungo un canale di magra (a destra nella foto in basso), mentre in caso di piena occupano l’intera sezione del canale e vengono così rallentate nel deflusso verso valle. (Fonte: Consorzio di bonifica Acque Risorgive). 17
  • 20. Manuale per la gestione aMbientale Dei corsi D’acqua A SUPPORTO DEI CONSORZI DI BONIFICA Figura 1.4 – Allargamento di sezione del Collettore Favaro e creazione di gole- ne allagabili colonizzate da vegetazione palustre. (Fonte: Consorzio di bonifica Acque Risorgive). 18
  • 21. cap 1 - gestione Del rischio iDraulico . c) Criteri di progettazione delle piante igrofile. In questo modo, preveden- Dal punto di vista naturalistico, la definizione do la creazione di una varietà di profili dell’area della morfologia di progetto deve essere stabi- golenale, diviene possibile ottenere la contem- lita tenendo conto non solo degli aspetti legati poranea presenza di habitat umidi, acque ferme alla funzionalità idraulica (si veda più oltre), ma e superfici asciutte e delle relative comunità bio- anche delle caratteristiche dell’ecosistema e dei logiche. processi evolutivi che si intendono favorire; in Le golene possono essere lasciate alla sponta- particolare, i livelli idrici presenti nei diversi pun- nea colonizzazione da parte delle specie vege- ti della sezione e i relativi tempi di allagamento tali oppure essere forestate (e interessate dalla devono essere decisi in funzione della vegeta- messa a dimora di piante palustri) più o meno zione che si intende favorire o mettere a dimora parzialmente; gli interventi dovrebbero puntare direttamente e degli specifici adattamenti delle principalmente ad indurre successive evoluzioni specie vegetali alle diverse condizioni idriche (si spontanee della vegetazione riparia e golenale, veda lo schema concettuale di Figura 2.13 nel mediante la messa a dimora di nuclei di specie CAP 2). . arboreo-arbustive igrofile e idonee a tollerare sia momenti limitati di crisi idrica sia periodiche pie- In termini generali, l’alveo di magra dovrebbe ne ordinarie (si veda il CAP 4 per le informazioni . essere costituito da un canale di corrente centra- progettuali di tipo forestale). Tali specie potran- le bordato da macchie di vegetazione acquatica, no essere favorite dalla realizzazione di abbas- tipicamente elofite (canneto), così da favorire samenti localizzati del piano golenale, utili per la colonizzazione delle comunità biologiche (si ottenere un maggior contatto radici-falda e la veda la SChEDA G1 al CAP 5).. raccolta di acque piovane. Le formazioni messe In generale, quanto più sarà salvaguardata la a dimora hanno una rilevante valenza paesaggi- formazione e la permanenza di fasce di vege- stica e una significativa funzione ambientale e tazione riparia e di macchie di canneto, di un conservativa per la fauna e la flora, costituendo alveo di magra sufficientemente profondo per infatti importanti nicchie di diversità biologica in garantire la vita della fauna acquatica ed evita- grado di ospitare numerose specie vegetali e di re la dispersione della portata su una superficie fornire habitat per la fauna e per l’avifauna stan- troppo ampia (con conseguente riduzione dei ziale e migratoria. tiranti, aumento di temperatura dell’acqua e re- lativi problemi per la fauna e le specie vegetali Il dimensionamento e la verifica idraulica di un presenti) e un alveo di morbida con dimensioni intervento di riqualificazione come quelli più tali da ospitare una comunità biologica ricca ed sopra introdotti non si differenziano sostanzial- eterogenea, tanto più nel canale sarà in grado mente da quelli di un canale di bonifica conven- di costituirsi autonomamente e auto-sostenersi zionale e possono essere realizzati secondo il un ecosistema diversificato ed ecologicamente seguente schema logico: funzionale. • dato il contesto territoriale in cui scorre il ca- nale, è assegnata (tipicamente dai Piani di Le nuove golene dovrebbero a loro volta esse- bonifica) la probabilità massima per la quale re dimensionate per essere inondate frequente- è accettabile un’esondazione delle piene nel- mente e possibilmente interessate da processi le aree circostanti, usualmente espressa in di rimodellamento morfologico delle sponde termini di “tempo di ritorno”; interne, poste a confine con l’alveo di magra, e • attraverso appositi modelli idrologici, o se- del piano golenale stesso; questo permette lo guendo indicazioni contenute nei Piani di sviluppo di microhabitat (bassure umide, zone bonifica, si quantifica la portata che può scor- di deposito di sedimenti, aree vegetate, ecc.) e rere nel tratto di intervento con il tempo di il loro periodico rinnovamento. Per favorire que- ritorno assegnato; sto riaggiustamento e fornire un primo input per • la possibilità per questa portata di scorre- la creazione di microhabitat, il piano golenale re nel canale senza esondare dipende dalla non dovrebbe essere regolarizzato, ma anzi con- dimensione della sezione, dalla scabrezza tenere zone a differente altezza, così da favorire delle superfici e dalla pendenza; la definizio- il ristagno d’acqua e la colonizzazione da parte ne dell’assetto progettuale e delle modalità 19
  • 22. Manuale per la gestione aMbientale Dei corsi D’acqua A SUPPORTO DEI CONSORZI DI BONIFICA di gestione dell’alveo incidono su questi tre portata fluente e i parametri rappresentativi del fattori e occorre pertanto sviluppare apposite canale è il seguente (secondo la formulazione di verifiche idrauliche per quantificarne l’effetto Gauckler-Strickler): combinato, tenendo conto di eventuali condi- zioni al contorno di valle (restringimenti, luci Q = A · v = A · ks · Rh2/3 · if1/2 di ponti, paratoie regolate, traverse, ecc.). dove: Gli interventi di allargamento naturalistico della Q = portata fluente sezione hanno effetti differenti sulla capacità di A = area della sezione deflusso di un canale: v = velocità della corrente • l’incremento della sezione idraulica (conse- ks = coefficiente di scabrezza di Gauckler-Strickler guente all’ampliamento dell’alveo e alla rea- Rh = raggio idraulico lizzazione di aree golenali) determina un au- if = inclinazione del fondo mento della capacità di deflusso; • al contrario, la crescita di vegetazione nel Nel caso in cui, in fase di progettazione preli- canale (conseguente alla riduzione della fre- minare, non si conoscano ancora la portata di quenza ed intensità degli interventi di manu- progetto e la pendenza del canale, ma si abbia tenzione e/o alla messa a dimora diretta di a disposizione solo un rilievo di massima di al- vegetazione arbustiva e arborea sulle sponde cune sezioni rappresentative, può essere utile e in alveo) porta ad un aumento di scabrezza realizzare valutazioni idrauliche di massima in e riduce quindi la capacità di deflusso; termini di capacità di deflusso anziché di portata, • l’incremento della sinuosità dei canali, gene- adottando la seguente formula: ralmente rettilinei, comporta una riduzione di pendenza e una conseguente riduzione della K = Q / if1/2 = A · ks · Rh2/3 capacità di deflusso. Con questa formulazione è possibile condurre Scopo del dimensionamento dell’intervento di una valutazione preliminare confrontando lo riqualificazione deve quindi essere quello di tro- stato di fatto con lo stato di progetto e verifican- vare la giusta composizione tra questi aspetti, in do che la capacità di deflusso di quest’ultimo sia modo che il risultato finale porti ad un canale che superiore (comunque non inferiore, viste le fina- diminuisca il rischio di esondazioni nelle aree di lità dell’intervento) a quella del primo (si veda interesse e contemporaneamente crei un ecosi- l’esempio riportato in Figura 1.5). stema diversificato e che si auto-sostiene, con in- terventi di manutenzione possibilmente limitati. Un problema rilevante per le verifiche idrauliche effettuate su canali con presenza di vegetazione Nelle prime fasi di definizione dell’intervento, nella sezione di deflusso consiste nella stima in sede di progettazione preliminare, è possi- della scabrezza idraulica, ossia del valore del co- bile condurre le verifiche idrauliche atte a sta- efficiente kS utilizzato nella formula precedente. bilire l’efficacia del canale riqualificato contro il In letteratura esistono numerosi criteri per sti- rischio di esondazioni, adottando condizioni di mare la scabrezza associata a diverse tipologie moto uniforme1: queste verifiche permettono di vegetazione, così come tabelle che ne quan- di confrontare a livello di massima la capacità tificano il valore in funzione delle caratteristiche di deflusso di una o più sezioni rappresentative vegetazionali e morfologiche di alveo e sponde dello stato di fatto con le corrispondenti sezioni (come illustrato ad esempio in Bischetti et al., rappresentative dello stato di progetto. 2008 in relazione al reticolo consortile). In condizioni di moto uniforme, il legame tra In prima approssimazione è comunque possibile 1 Moto uniforme: condizione di deflusso delle portate idriche che si instaura idealmente in un canale a sezione, scabrezza e pendenza costanti per lunghi tratti; nonostante l’elevata artificializzazione e uniformità, anche nei canali di bonifica difficilmente si instaurano le condizioni di moto uniforme e quindi l’assunzione di tale condizione di moto è da effettuarsi solo per ottenere informazioni preliminari. 20
  • 23. cap 1 - gestione Del rischio iDraulico . 800 20 700 18 capacità di deflusso [mc/s] 16 600 area bagnata [m2] 14 500 12 400 10 300 8 6 200 4 100 2 0 0 0 0,50 1,00 1,50 2,00 2,50 0 100 200 300 400 500 600 700 800 tirante [m] capacità di deflusso [mc/s] stato di fatto stato di progetto Figura 1.5 – Confronto esemplificativo tra stato di fatto e di progetto in termini di capacità di deflusso K dell’intervento di riqua- lificazione rappresentato in Figura 1.1. Immagine a sinistra: ad un livello preliminare il confronto permette di apprezzare come l’incremento di scabrezza dovuto all’inserimento di vegetazione sia ampiamente compensato dall’allargamento di sezione, quin- di l’intervento non peggiora il livello di pericolosità. Immagine a destra: a parità di portata, nello stato di progetto la sezione bagnata è maggiore di quella presente nello stato di fatto, da cui deriva un incremento della capacità di invaso e di laminazione delle piene. prendere a riferimento le due situazioni seguen- all’aumentare della portata, e la differente co- ti, riferite al medesimo canale: pertura vegetale delle diverse porzioni di spon- • realizzazione di intensi interventi di manu- da, a cui devono essere assegnati valori di sca- tenzione: grazie al taglio della vegetazione brezza differenti (si vedano ad esempio gli utili sulle sponde e all’eradicazione delle elofite2 approfondimenti riportati in Bischetti et al., 2008 sul fondo, il coefficiente di scabrezza kS di e Provincia di Terni, 2003); non prendere atto di Gaukler–Strickler può essere assunto pari a questi fattori può infatti portare a considerare in 40 m1/3/s; modo eccessivamente sfavorevole la presenza • presenza di vegetazione elofita in alveo: il co- di vegetazione in alveo ai fini del mantenimento efficiente di scabrezza kS scende a 20 m1/3/s. della funzionalità idraulica. Una volta eseguite le prime valutazioni prelimi- Sono ovviamente possibili scelte del coeffi- nari, il dimensionamento e la verifica dell’inter- ciente di scabrezza più raffinate e la letteratura, vento devono passare alla fase di progettazione come ricordato, mette a disposizione molte in- definitiva o esecutiva; in questo caso diventa formazioni in tal senso, dove si propone anche quasi sempre d’obbligo procedere ad una veri- l’utilizzo di formulazioni apparentemente molto fica idraulica dell’intervento progettato in condi- precise e aderenti alla fisica del problema, ma zioni di moto permanente, un moto che si svi- che rischiano di risentire in modo determinan- luppa con una portata costante nel tempo ed in te della grande incertezza o variabilità (come cui le condizioni del canale non sono uniformi usualmente accade) nella misura o nella stima nello spazio. La presenza di variazioni di larghez- dei parametri che queste formulazioni prendono za delle sezioni idrauliche, di tratti a diversa pen- a riferimento. denza, di restringimenti localizzati connessi ad Aspetti di cui tener conto in ogni caso sono la attraversamenti sottodimensionati, ecc., impri- flessibilità delle piante acquatiche, che porta a mono infatti ai livelli idrometrici un andamento una diminuzione del coefficiente di scabrezza che può discostarsi molto dai tiranti di moto uni- 2 Le elofite raggruppano quelle specie vegetali tipiche del canneto che sono radicate nel sedimento saturo d’acqua, ma hanno solo una piccola porzione del loro apparato vegetativo, la porzione basale, sommersa (ad esempio: cannuccia di palude, carice, tifa , ecc.). Normalmente la quasi totalità del fusto, delle foglie e degli apparati riproduttivi sono emergenti. 21
  • 24. Manuale per la gestione aMbientale Dei corsi D’acqua A SUPPORTO DEI CONSORZI DI BONIFICA forme, sia in eccesso che in difetto, in funzione d) Indicazioni per l’esecuzione delle condizioni idrauliche. Tecnicamente la realizzazione di interventi di In condizioni di piena la portata in realtà non ampliamento naturaliforme dei canali non pone è costante nel tempo, ma condurre le verifiche particolari problemi, consistendo principalmen- utilizzando tale assunzione per la portata al col- te in lavori di scavo, eventuali interventi d’inge- mo permette di ottenere risultati conservativi gneria naturalistica per stabilizzare le sponde e (“a favore di sicurezza”) e, nella maggior parte di messa a dimora finale della vegetazione. dei casi, a una stima dei massimi livelli idrici nel Le problematiche maggiori sono connesse al canale poco dissimili da quanto si osserva nella rispetto della normativa ambientale, data la ne- realtà. cessità di trovare opportuna collocazione per le Se l’intervento, come quelli qui presentati, si grandi quantità di terre scavate nel rispetto di pone l’obiettivo di incrementare la capacità di tutta la normativa conseguente la gestione del- laminazione del reticolo di bonifica ed è neces- le “Terre e rocce di scavo” (si veda al punto g) sario quantificare tale aumento, diventa allora “Voci di costo”), che assume particolare caratte- obbligatorio ricorrere a verifiche in condizioni di re restrittivo nei Siti di Interesse nazionale (ad moto vario, che simulano nel tempo l’evoluzio- es. Porto Marghera). ne dell’onda di piena (la portata non è più con- siderata costante come nel moto permanente) e) Effetti ambientali e come questa si trasferisce a valle nel canale L’intervento permette lo sviluppo, il manteni- (le cui variazioni dimensionali lungo il tracciato mento o l’incremento delle dinamiche evolutive sono attentamente considerate). geomorfologiche ed ecologiche del canale, con L’allargamento della sezione e la creazione dei conseguente creazione di habitat; si ottiene inol- tre il miglioramento della capacità autodepu- meandri in generale può comportare lo sco- rativa del canale, dello stato della vegetazione stamento del comportamento idrodinamico da spondale, golenale e acquatica, nonché un mi- quello delle correnti monodimensionali e può glioramento dello stato delle comunità faunisti- quindi essere necessario fare affidamento su che (macroinvertebrati, fauna ittica, fauna terre- modelli di calcolo bi-dimensionali o tri-dimen- stre, avifauna, anfibi, ecc.), come già ampiamen- sionali per poter valutare anche i trasferimenti te descritto al punto c) “Criteri di progettazione” . di massa lungo la sezione trasversale del fiume dovuti a componenti di velocità perpendicolari f) Manutenzione al flusso principale. Una volta che la vegetazione avrà colonizzato Sia le verifiche in moto permanente che quelle in l’area e si saranno instaurate dinamiche evolu- moto vario possono essere sviluppate attraverso tive geomorfologiche ed ecologiche, la manu- appositi modelli numerici, alcuni dei quali di uso tenzione del canale e delle aree golenali, deve molto comune perché scaricabili gratuitamente essere ridotta al minimo, al fine di preservare gli da internet e di semplice uso grazie all’interfac- habitat creatisi; rimane comunque valida la ne- cia grafica (il più comune è il modello hEC-RAS cessità di garantire la funzionalità idraulica del sviluppato dal U.S. Army Corps of Engineers, canale in funzione dei livelli di scabrezza stabiliti scaricabile dal sito http://www.hec.usace.army. in fase progettuale, da attuarsi mediante even- mil/software/hec-ras/). tuali tagli selettivi della vegetazione. Preme in ogni caso rilevare che, a discapito dell’apparente semplicità di utilizzo, l’implemen- g) Voci di costo tazione, con questi programmi, di modelli idrau- Il ventaglio di possibilità applicative di questa lici realmente rappresentativi del problema che tipologia di interventi è talmente ampio che ri- si intende studiare può risultare molto difficile, sulta difficile indicare costi di realizzazione indi- se non impossibile, nel caso non si conoscano cativi, essendo questi influenzati dall’ampiezza e le basi teoriche dell’idraulica dei canali a pelo li- profondità degli allargamenti, dalla necessità o bero e le caratteristiche tecniche dei sistemi di meno di demolire opere idrauliche preesistenti, calcolo che essi utilizzano; senza queste basi, il dall’intensità di rivegetazione delle aree golena- rischio di ottenere risultati non aderenti alla realtà li, dalla necessità di adottare interventi comple- diventa estremamente elevato. mentari quali il rifacimento degli attraversamen- 22
  • 25. cap 1 - gestione Del rischio iDraulico . ti o la realizzazione di opere di stabilizzazione mente ed economicamente poco sostenibile e spondale. al quale si dovrebbe ricorrere solo nel caso di In condizioni tipiche, tralasciando tutti gli inter- effettiva necessità. venti complementari, le lavorazioni necessarie In merito a quest’ultimo tema, usualmente gli per la realizzazione di ampliamenti di tipo natu- interventi di riqualificazione sono di iniziativa raliforme dei canali sono normalmente previste pubblica e le aree su cui sono realizzati vengono dai vari prezziari ufficiali. preventivamente acquisite al Demanio; conse- In generale, si possono prevedere le seguenti guentemente, anche le terre scavate sono di pro- fasi lavorative: prietà del Demanio e non posso essere cedute • scavi a sezione larga obbligata per la realizza- gratuitamente ma solo dietro la corresponsione zione dell’allargamento vero e proprio e suc- di un canone. Di base, queste terre dovrebbero cessivo trasporto a nuova destinazione delle essere messe all’incanto e gli introiti conseguen- terre risultanti; ti versati direttamente alla Regione, senza poter • scotico del piano campagna e successiva di- essere considerati come risorsa economica di- stribuzione sulle superfici di progetto del ter- sponibile per la realizzazione del progetto. reno organico risultante, a eccezione del caso La Regione Veneto ha però adottato un insieme di approfondimenti limitati rispetto al piano di normative grazie alle quali le terre risultanti campagna per i quali queste operazioni pos- da questo tipo di interventi possono essere la- sono essere evitate; sciate in proprietà direttamente all’impresa ese- • eventuali opere di ingegneria naturalistica cutrice dietro la corresponsione del solo canone per stabilizzare le porzioni di sponda su cui base, che viene periodicamente quantificato da le sollecitazioni di carattere idrodinamico e apposita Delibera di Giunta Regionale in fun- geotecnico eccedono la capacità di resistenza zione della tipologia di terreno (ovvero del suo della sponda allo stato naturale; valore commerciale). La norma stabilisce altresì • fornitura e messa a dimora delle specie ve- che la risorsa economica derivante dalla vendita getali. Per la componente arborea e arbustiva delle terre effettuata secondo queste modalità sono possibili diverse opzioni in relazione alla possa essere integrata nel quadro economico dimensione del materiale da mettere a dimo- del progetto. Tipicamente, la soluzione adottata ra; in generale, è da preferire l’uso di semen- per utilizzare questa risorsa economica può es- zali di uno o due anni di età che hanno un co- sere allora quella di compensare con il canone sto minore, forniscono maggiori garanzie di dovuto il costo di allontanamento delle terre fino attecchimento e possono essere posizionati al sito di destinazione, annullando di fatto l’inci- più ravvicinati tra loro, favorendo così il suc- denza di questa voce nel computo metrico. cessivo sviluppo di formazioni dalla struttura più naturaliforme grazie alla competizione e selezione che si instaura tra individui tra loro scheDa r2 molto prossimi; in ambito urbano o laddove realizzazione di nuovi vi sia necessità di ricreare in tempi brevi una canali naturaliformi maggiore qualità paesaggistica, si può optare per la messa a dimora di individui di maggio- a) Descrizione ri dimensioni (pronto effetto), che però sono Le situazioni in cui è necessario costruire ex novo più costosi rispetto ai semenzali e richiedono un canale, ad esempio per esigenze di natura maggiori interventi di manutenzione post im- idraulica o depurativa, costituiscono un’impor- pianto per assicurarne l’attecchimento. tante occasione per applicare quanto suggerito nel presente manuale e realizzare così un inter- I lavori di scavo possono incidere fino a circa il vento multiobiettivo di creazione di nuovi canali 45-50% sul totale, l’allontanamento delle terre naturaliformi, che si discosti dalla logica proget- fino al sito finale di destinazione fino a circa il 35- tuale classica dei canali (sezione uniforme, trac- 40% (trasporto fino a 10 km di distanza), mentre ciato rettilineo, ecc.) (Figura 1.6 e Figura 1.7). l’equipaggiamento a verde con piantine forestali L’intervento prevede di ricostruire le forme e i per il 10-15%. Non sono qui contemplati i costi processi tipici di un corso d’acqua naturale, ri- di conferimento in discarica perché ambiental- creando un tracciato ed una sezione morfologi- 23
  • 26. Manuale per la gestione aMbientale Dei corsi D’acqua A SUPPORTO DEI CONSORZI DI BONIFICA camente diversificati dotati di un alveo di magra senza di vegetazione acquatica in alveo e igrofila e di golene allagabili, in cui possano realizzarsi, sulle sponde e nelle golene, da gestirsi con mo- anche solo parzialmente, i processi evolutivi mor- dalità a basso impatto quali quelle presentate nel fologici quali erosione, deposito, ecc.; la sezione CAP 4 e nel CAP 5. . . di progetto viene inoltre definita prevedendo, dal Per ogni ulteriore dettaglio si veda la SChEDA punto di vista della funzionalità idraulica, la pre- R1. b) Schema progettuale Figura 1.6 – Sezione e andamento planimetrico tipici di un canale di tipo naturalistico scavato ex-novo. Il profilo trasversale dell’alveo a più stadi (in alto) degrada dolcemente passando dal piano campagna all’alveo di magra, ospita vegetazione acqua- tica ed arboreo-arbustiva e può essere soggetto a evoluzione morfologica nel corso del tempo; l’andamento planimetrico (in basso) è sinuoso e l’alveo è morfologicamente diversificato grazie alla presenza di buche, raschi, depositi di sedimenti, ecc. 24
  • 27. cap 1 - gestione Del rischio iDraulico . Figura 1.7 – Creazione ex-novo di un canale naturaliforme su terreno agricolo. In alto, l’area rurale prima dell’intervento (settembre 2003); al centro, scavo del canale sinuoso appena terminato (ottobre 2003); in basso, il canale naturaliforme colonizzato da vegetazione acquatica (agosto 2004). (Consorzio di bonifica Acque Risorgive). 25
  • 28. Manuale per la gestione aMbientale Dei corsi D’acqua A SUPPORTO DEI CONSORZI DI BONIFICA c) Criteri di progettazione nuzione delle esigenze di funzionalità idraulica, Il dimensionamento e la verifica idraulica per la migliorando così lo stato dell’ecosistema. realizzazione di un nuovo canale naturaliforme In questo caso l’area agricola fornisce alla colletti- pongono le medesime problematiche già affron- vità un servizio non convenzionale quale la gestio- tate nella SChEDA R1. ne del rischio idraulico, che deve essere ricompen- sato economicamente individuando appropriati d) Indicazioni per l’esecuzione meccanismi amministrativo-giuridico-economici. Si rimanda alla SChEDA R1. In proposito si richiama la recente approvazione da parte della Giunta regionale, con deliberazione e) Effetti ambientali 22 settembre 2009, n. 2751, dei criteri di determi- Si rimanda alla SChEDA R1. nazione dell’indennizzo per la costituzione di ser- vitù di allagamento nelle zone agricole. f) Manutenzione Una possibile soluzione affinché le aree agrico- Si rimanda alla SChEDA R1. le destinate ad accogliere le acque del canale in caso di piena possano rimanere produttive e re- g) Voci di costo munerative per i proprietari, al di là degli inden- Si rimanda alla SChEDA R1. nizzi ora accennati, può consistere nella messa a dimora di coltivazioni in grado di non risentire della temporanea sommersione; tra queste, i bo- scheDa r3 schi planiziali vocati alla produzione di biomassa gestione di aree a servizio di una filiera legno-energia potrebbero per l’esondazione controllata costituire una soluzione ottimale per coniugare, delle piene nel territorio rurale oltre ai benefici idraulici e produttivi, anche quel- li ambientali e paesaggistici. L’azione di tipo non strutturale qui presentata L’applicazione di una strategia di azione come consiste nell’individuazione e nella gestione di quella delineata richiede il contributo coordina- aree rurali poste a monte di centri abitati, sulle to dei Consorzi e degli altri Enti che gestiscono quali permettere l’esondazione controllata delle il territorio (Regione, Provincia, Comuni, ecc.) e acque di piena dei canali, così da evitare l’inon- il coordinamento di strumenti legislativi e finan- dazione delle aree densamente abitate poste a ziari di competenza dei diversi Enti. valle; non si tratta perciò di un intervento diretto La buona riuscita di una tale azione dipende per- sul canale, quanto piuttosto della ricerca di ac- tanto da questioni per lo più amministrative, nor- cordi con i proprietari dei terreni agricoli attra- mative e giuridiche e in misura minore tecniche; versati dal corso d’acqua, su cui periodicamen- non si approfondiscono perciò ulteriormente nel te far esondare le piene. Con questa soluzione presente manuale le modalità per l’applicazione tecnica, dovrebbe però essere possibile diradare dell’approccio proposto, rimandando a specifici le operazioni di manutenzione della vegetazio- accordi tra Enti l’individuazione delle modalità ne lungo il canale interessato grazie alla dimi- operative specifiche. 26
  • 29. cap 1 - gestione Del rischio iDraulico . 1.3 proMeMoria sintetico 1.4 inDicazioni Di MassiMa per la realizzazione per il Monitoraggio e la Manutenzione Degli eFFetti Degli interventi Il presente paragrafo schematizza gli aspetti tec- Il presente paragrafo sintetizza le indicazioni che nici, ambientali e socio-economici che occorre occorre seguire in fase di realizzazione e manu- monitorare per valutare la riuscita degli inter- tenzione degli interventi proposti nel capitolo in venti di riqualificazione ambientale dei canali oggetto, affinché si possano valorizzare al mas- proposti nel presente capitolo. simo le funzioni ambientali dei canali, in partico- lare con riferimento a3: • Aspetti tecnici • ampliamenti di tipo naturaliforme dei canali; - Livelli idrometrici e portata in alveo e nelle • realizzazione di nuovi canali naturali formi. golene, in magra e durante eventi di piena - Eventuali aree inondate al di fuori del ca- realizzazione nale durante eventi di piena • Prendere a modello i corsi d’acqua naturali - Qualità chimico-fisica delle acque - creare una alveo sinuoso e non rettilineo, con sponde e fondo dalle forme irregolari; • Aspetti ambientali (alveo e golene) - permettere lo sviluppo di vegetazione in - Evoluzione topografica del canale e svi- alveo (specie palustri) e sulle sponde (al- luppo/mantenimento/incremento di dina- beri e arbusti); miche evolutive morfologiche - realizzare golene allagabili non regolariz- - Evoluzione degli habitat presenti nel canale zate e contenenti zone a differente altezza - Evoluzione della vegetazione presente nel e aree vegetate con alberi e arbusti. canale - Fauna (macroinvertebrati, fauna ittica, fau- Manutenzione na terrestre, avifauna, anfibi, ecc.) • Eseguire una gestione della vegetazione a bassa intensità • Aspetti socio-economici - sfalciare le piante palustri in alveo a fre- - Costi per la manutenzione del canale quenza minore rispetto alla situazione pre- (sponda e alveo) e confronto con la situa- allargamento; zione ante operam (sfalci, ripresa frane, - creare un canale di corrente centrale ecc.) nell’alveo di magra, bordato da macchie - Rapporto con i frontisti di vegetazione acquatica (canneto); - Grado di apprezzamento da parte della cit- - ridurre al minimo la manutenzione delle tadinanza golene, al fine di preservare gli habitat cre- atisi. • Consentire lo sviluppo dei processi di diver- sificazione morfologica dell’alveo tipici di un corso d’acqua naturale - lasciar esprimere la mobilità morfologica potenziale dell’alveo d magra; - non regolarizzare alveo, sponde e golene con le operazioni di manutenzione. 3 Sintesi di quanto descritto compiutamente nel presente Capitolo. 27
  • 30.
  • 31. 2 CONTROLLO DEL DISSESTO SPONDALE
  • 32. INDICE 2.1 Approccio generale ............................................................................................................ pag. 31 2.2 Tipologie di intervento ....................................................................................................... » 32 SChEDA D1 - Risagomatura e rivegetazione delle sponde o definizione di una “fascia di mobilità” del canale ............................................................................... » 33 SChEDA D2 - Inerbimento protetto con georete in fibra naturale fissata con talee di salice ............................................................................................................... » 36 SChEDA D3 - Copertura diffusa con astoni di salice ...................................................... » 40 SChEDA D4 - Palizzata rinverdita ...................................................................................... » 44 SChEDA D5 - Palificata semplice rinverdita con palo frontale verticale ........................ » 47 SChEDA D6 - Palificata doppia rinverdita ........................................................................ » 50 2.3 Criteri di progettazione ...................................................................................................... » 51 2.4 Stima degli effetti ambientali ............................................................................................ » 57 2.5 Promemoria sintetico per la realizzazione e la manutenzione degli interventi ............. » 58 2.6 Indicazioni di massima per il monitoraggio degli effetti ................................................. » 60 Autori Marco Monaci Giordano Fossi Giuliano Trentini
  • 33. 2 controllo del dissesto spondale 2.1 approccio generale4 ma piuttosto di definire una striscia di terreno, denominata fascia di mobilità, ove consentire Le sponde dei canali sono spesso soggette a fe- una certa evoluzione planimetrica dell’alveo e nomeni di dissesto e negli anni tendono a per- la conseguente erosione delle sponde. Con tale dere la loro conformazione originale e ad arre- approccio il canale è lasciato libero di sviluppare trare a discapito dei terreni retrostanti. la propria dinamica morfologica, seppur molto Nella maggior parte dei casi il dissesto ha origini limitata in virtù dell’origine generalmente artifi- perlopiù geotecniche e in misura minore idrodi- ciale del canale (scavato storicamente ex novo), namiche: in conseguenza delle basse pendenze, dei vincoli imposti dall’uso a fini agricoli del ter- infatti, le acque non scorrono con velocità tali da ritorio circostante e delle necessità di gestione di generare fenomeni erosivi significativi, se non un alveo in genere regolato da opere idrauliche in situazioni territoriali e idrauliche specifiche o (paratoie, idrovore, ecc.) nel suo regime delle lungo particolari tratti di canali (come ad esem- portate. In questo caso le dinamiche spondali pio l’estradosso delle curve). In molti casi, quin- possono portare il canale verso un nuovo asset- di, il problema principale da affrontare è la ne- to morfologico e condizioni d’equilibrio dinami- cessità di consolidamento e stabilizzazione della co differenti dalla situazione di stabilità imposta sponda per mancanza di coesione, per sifona- dall’assetto di progetto originale. menti, per eccesso di carico, ecc., piuttosto che L’approccio proposto può essere applicato dopo la difesa contro l’erosione dovuta alla corrente. un’attenta analisi costi-benefici, comparando Non sono però infrequenti i casi in cui la man- innanzitutto i costi di esproprio della fascia di canza di una fascia vegetata a protezione della terreno necessaria alla mobilità del canale con sponda dall’azione della corrente e l’assenza di quelli legati alla realizzazione di una difesa spon- vegetazione come elemento che fornisce stabili- dale per il contenimento dell’erosione, tenendo tà alla sponda stessa, possono essere concause conto anche dei minori oneri di manutenzione della situazione di dissesto; i mezzi meccanici previsti in un consistente lasso di tempo. utilizzati per svolgere gli interventi di manuten- La seconda strategia, più convenzionale ma co- zione periodica del canale sono inoltre spesso munque innovativa se applicata ai canali, pre- fonte di danneggiamento diretto del piede di vede la definizione di un assetto progettuale in sponda e i cicli di riempimento e svuotamento cui l’alveo è statico e la stabilità delle sponde del canale, in particolare per quelli ad uso irriguo è affidata all’insediamento su di esse di vege- o promiscuo, esercitano un’azione destabilizzan- tazione arbustiva e arborea: interventi quali la te sull’assetto del canale. Parimenti, analoghi realizzazione di siepi e fasce tampone boscate (si danni si manifestano nella rete di scolo, rapida- vedano il CAP 3 e il CAP 4) e l’ampliamento na- . . mente e ripetutamente svuotata dalle idrovore turaliforme dei canali (si veda il CAP 1) riducono . in occasione di eventi piovosi intensi. infatti drasticamente i problemi di dissesto delle La scelta della tecnica da utilizzarsi per il control- sponde grazie all’insediamento su di esse, o in lo del dissesto spondale e le finalità da persegui- loro stretta prossimità, di fasce vegetate. re, consolidamento e/o protezione dall’erosione, In talune situazioni più sfavorevoli l’entità del- devono quindi essere attentamente valutate in le sollecitazioni di carattere geotecnico o idro- funzione delle caratteristiche specifiche del sito. dinamico può però essere tale da ostacolare il Per risolvere o mitigare il problema del dissesto buon esito degli interventi di riforestazione delle spondale sono possibili due strategie alternative. sponde; in tutti questi casi è allora consigliabile Una prima strategia, più radicale, prevede di non utilizzare le tecniche dell’ingegneria naturalisti- realizzare alcun intervento strutturale sul canale, ca “viva” come utile strumento di supporto per 4 Principali fonti consultate: Provincia di Terni, 2003 (Capitolo 11); Bischetti G.B. et al., 2008; Monaci M. & Schipani I., 2010. 31
  • 34. Manuale per la gestione aMbientale Dei corsi D’acqua A SUPPORTO DEI CONSORZI DI BONIFICA raggiungere i risultati voluti. Queste tecniche si 2.2 tipologie Di intervento basano sull’uso prevalente di materiali vege- tali vivi (alberi, arbusti, piante erbacee) come Le principali tipologie d’azione utili per ottenere elemento strutturale, utilizzato in associazione il controllo del dissesto spondale e il contempo- a materiale morto (vegetale o artificiale): sco- raneo miglioramento ambientale del canale, de- gliere, terre rinforzate, pietrame, ecc., seppur scritte nel presente capitolo, sono: generalmente elencate anch’esse tra le tecniche • risagomatura e rivegetazione delle sponde o dell’ingegneria naturalistica, non permettono definizione di una “fascia di mobilità” del ca- invece un significativo miglioramento ambien- nale; tale del canale e non sempre favoriscono o sono Inoltre, nell’ambito degli interventi di ingegneria compatibili con lo sviluppo di una copertura ar- naturalistica “viva” (posti in ordine crescente in borea e arbustiva ben radicata. termini di strutturazione della sponda e impe- Grazie all’utilizzo dell’ingegneria naturalistica gno tecnico-economico): “viva” è possibile ottenere una certa diversifica- • inerbimento protetto con georete in fibra na- zione ambientale del canale, limitata rispetto a turale fissata con talee di salice; un intervento di riqualificazione morfologica (si • copertura diffusa con astoni di salice; veda la SChEDA R1 al CAP 1), ma comunque im- . • palizzata rinverdita; portante rispetto alla situazione di partenza del • palificata semplice rinverdita con palo fronta- corso d’acqua, generalmente mantenuto privo le verticale; di vegetazione e morfologicamente uniforme: • palificata doppia rinverdita. la diversificazione ambientale è, infatti, il pre- supposto fondamentale per una ricca presenza Questo elenco non ha la pretesa di essere esau- di specie animali e vegetali, con rami e ceppaie stivo, ma solo di fornire un’esemplificazione affioranti o sommerse, vegetazione acquatica e dell’approccio multiobiettivo proposto in questa riparia che creano le condizioni ottimali per l’ali- sede in relazione al tema del dissesto spondale; mentazione, il rifugio e la riproduzione delle di- altre tecniche possono infatti essere utilizzate per verse specie di fauna. il consolidamento e il miglioramento ambientale Sebbene il ricorso all’ingegneria naturalistica per- della sponda, purché progettate secondo la filo- metta un incremento della qualità ecologica del sofia generale esposta in premessa. canale, non si può non evidenziare come essa, se Nei paragrafi seguenti si forniscono indicazioni utilizzata in modo estensivo ed esclusivo, possa tecniche per la realizzazione degli interventi pro- comunque imprimere al canale forti elementi di posti e informazioni che permettano di inquadra- monotonia sia a livello morfologico (canali pri- re, senza la pretesa di essere esaustivi vista la smatici a sezioni regolare e compatta) che ecolo- complessità della materia, gli aspetti principali gico (vegetazione spondale monospecifica e poco di cui tener conto in fase di pianificazione e pro- strutturata), fatto di cui tener conto nelle fasi di gettazione di tali azioni; per ulteriori approfondi- pianificazione e progettazione degli interventi per menti tecnici si rimanda ai manuali di ingegneria ottenere risultati ambientali soddisfacenti. naturalistica citati in bibliografia. 32
  • 35. cap 2 - controllo Del Dissesto sponDale . scheDa D1 come l’aumento di biodiversità, l’incremento risagomatura e rivegetazione del potere autodepurante, il miglioramento della delle sponde o definizione di una qualità del territorio e delle possibilità di fruirlo “fascia di mobilità” del canale5 (Nardini, 2005). Si veda in Figura 2.1 un esempio di possibile a) Descrizione evoluzione da una situazione di canale artificiale I canali di bonifica, seppur in gran parte di ori- a una di canale naturaliforme. gine antropica, sono soggetti alle stesse leggi evolutive dei corsi d’acqua e potenzialmente Il miglioramento ambientale potenzialmente ot- potrebbero evolvere verso un assetto d’equili- tenibile lasciando al canale una maggior libertà brio, morfologico ed ecologico, simile a quello plano-altimetrica può essere accelerato trami- di un corpo idrico naturale; le continue opera- te la risagomatura di profilo e pendenza delle zioni di taglio della vegetazione, espurgo dei sponde, rendendole meno acclivi e più adat- sedimenti, risezionamento e ripresa dei dissesti te alla colonizzazione delle specie vegetali; in spondali impediscono che tale evoluzione pos- questo modo è possibile ottenere da una parte sa avvenire. il controllo del dissesto spondale e dall’altra la In caso di dissesto spondale può allora essere creazione di nuovi habitat in alveo (Figura 2.2 e utile e interessante effettuare un’analisi costi- Figura 2.3). benefici per valutare se sia più economico, in alcune situazioni, lasciare le sponde alla libera Siti d’elezione per tale tipologia di interventi ri- evoluzione, così che il canale possa modificar- sultano essere le aree la cui naturalità è tutela- si entro confini comunque prefissati e trovare ta a livello normativo (SIC, ZPS, Parchi, Riserve, una sua conformazione di equilibrio che richieda ecc.) o siti privi di strumenti di tutela ma per i minori oneri di manutenzione ordinaria e stra- quali il miglioramento ambientale-paesaggisti- ordinaria; si tratta cioè di applicare e adattare ai co è una necessità impellente per la valorizza- canali il concetto di fascia di mobilità morfologi- zione del territorio e la sua tutela naturalistica: in ca utilizzato per i corsi d’acqua naturali. L’analisi queste situazioni può quindi essere giustificabile suddetta dovrebbe considerare, oltre agli aspetti il costo di acquisizione di una fascia di terreno economici, anche i vantaggi che una situazio- limitrofa al canale al di là dei risultati dell’analisi ne come quella descritta potrebbe comportare, costi-benefici. 5 Principali fonti consultate: Monaci M. & Schipani I., 2010. 33
  • 36. Manuale per la gestione aMbientale Dei corsi D’acqua A SUPPORTO DEI CONSORZI DI BONIFICA b) Schema progettuale Figura 2.1 – Elaborazione grafica. In alto: canale rettilineo, privo di vegetazione e mantenuto morfologi- camente stabile. Le linee gialle indicano una possibile fascia di terreno, sui due lati del canale, entro cui lasciar esprimere la sua mobilità morfologica potenziale. In basso: lo stesso canale dopo che i processi evolutivi geomorfologici ed ecologici sono stati assecondati o favoriti per un certo numero di anni; la morfologia è divenuta più varia e simile a quella di un piccolo corso d’acqua naturale, si sono forma- ti numerosi microhabitat e la vegetazione acquatica e riparia hanno colonizzato l’alveo e le sponde. (Elaborazione: Marco Monaci). 34
  • 37. cap 2 - controllo Del Dissesto sponDale . Pendenza 2:1 o inferiori Profilo precedente (non uniformi) Rivegetare con della sponda specie autoctone (stuoie antierosione secondo necessità) Picchetti vivi Figura 2.2 – Risagomatura e rivegetazione delle sponde. Figura 2.3 – Riduzione della pendenza delle sponde; la linea gialla tratteggiata indica il profilo precedente della scarpata spondale, mentre quella gialla continua il profilo a fine lavori. (Fonte: Consorzio di bonifica Acque Risorgive). 35