1. Edizioni
dal Sud
“Teca del Mediterraneo”
Biblioteca Multimediale e Centro di Documentazione
del Consiglio Regionale della Puglia
L. Santelli Beccegato, A. Fornasari, A. Martiradonna
R. Di Vietro, R. Magistro, E. Fatigato
R. Caforio, M. De Rubino, L. Palmisano, T. Hasan
G. Di Pumpo, V. Messore
Gli stranieri
in Biblioteca
a cura di Rosalba Magistro
La pubblicazione inaugura una collana di studi e documenti
di “Teca del Mediterraneo” - Biblioteca Multimediale e Centro
di Documentazione del Consiglio Regionale della Puglia.
Il tema trattato riguarda la professione del bibliodocumen-
talista e dell’operatore della conoscenza in senso lato nel-
l’impatto con la globalizzazione in sviluppo e quindi con la
necessità di coniugare insieme – nel lavoro culturale – mul-
ticulturalità e identità, quest’ultima fatta di memoria e tra-
dizioni. Il volume si giova di riflessioni teorico-metodologi-
che e della illustrazione di alcuni case studies.
Terminus
– 1 –
GlistranieriinBibliotecaacuradiRosalbaMagistro
copertina StranieriinBiblioteca.pmd 09/07/2008, 10.061
3. 2008 Edizioni dal Sud
S.S. 98 km 81,100 - tel./fax 080.5353705
70026 MODUGNO (Bari)
Via DanteAlighieri, 214 - tel. 080.9644745
70121 BARI
c/c postale n. 17907734
www.dalsud.it - e-mail: info@dalsud.it
ISBN 88-7553-054-8
4. Edizioni
dal Sud
“Teca del Mediterraneo”
Biblioteca Multimediale e Centro di Documentazione
del Consiglio Regionale della Puglia
L. SANTELLI BECCEGATO, A. FORNASARI, A. MARTIRADONNA
R. DI VIETRO, R. MAGISTRO, E. FATIGATO, R. CAFORIO
M. DE RUBINO, L. PALMISANO, T. HASAN, G. DI PUMPO, V. MESSORE
Gli stranieri
in Biblioteca
a cura di Rosalba Magistro
5.
6. Indice
7 Premessa di Waldemaro Morgese
9 Luisa Santelli Beccegato,Alberto Fornasari,Angela Martiradonna
Educare alla multi/interculturalità: strategie d’intervento
25 Rocco Di Vietro
Le biblioteche scolastiche e lo scaffale multiculturale
33 Rosalba Magistro
“Teca del Mediterraneo” e la multi/interculturalità attraverso
l’esperienza di “Bibliodoc-Inn”
43 Enrichetta Fatigato
“La Magna Capitana”. Biblioteca Provinciale di Foggia
65 Rita Caforio e Margherita Rubino
La Biblioteca Civica De Nitto, la città e “l’altro”
75 Leonardo Palmisano
Immigrare e vivere in Puglia: inclusione, esclusione, informa-
zione
91 Taysir Hasan
Esperienze del centro interculturale ABUSUAN di Bari
107 Giuseppina Di Pumpo e Valter Messore
Le Biblioteche pugliesi e gli utenti stranieri: i risultati di un’in-
dagine
7.
8. -7-
Premessa
Il presente rapporto è stato elaborato in occasione e quale complemento
dell’undicesimo workshop di “Teca del Mediterraneo” dedicato al tema:
“L’organizzazione della conoscenza fra identità e multiculturalità” (23-24
giugno 2008).
Il rapporto intende contribuire alla soluzione dei problemi della profes-
sione di bibliodocumentalista (di operatore della conoscenza) nel contesto
della società multiculturale, al fine di declinare insieme la globalizzazione
in rapido sviluppo con i localismi fatti di identità, memoria, tradizioni.
Desidero ringraziare caldamente gliAutori per l’impegno profuso; collet-
tivamente, essi hanno dato vita ad uno strumento di riflessione e di analisi
che sarà utile alla comunità dei bibliodocumentalisti.
La presente pubblicazione, inoltre, inaugura una collana di studi e docu-
menti promossa da “Teca del Mediterraneo” - Biblioteca Multimediale e
Centro di Documentazione del Consiglio Regionale della Puglia.
Abbiamo voluto denominare la collana “Terminus” non solo perché la
parola ci è cara essendo la testata di una “webzine” (bollettino elettronico)
che noi editiamo ormai da anni on line e che si occupa di “relazioni tran-
sfrontaliere nel Mediterraneo”, anche perché l’apprezzamento, l’enfatizza-
zione del “confine”, del “limite” è collegato con quello che E. Morin ha
definito uno dei “sette saperi necessari all’educazione del futuro”, l’incer-
tezza: «nel corso della storia, abbiamo visto spesso, ahinoi, che il possibile
diventa impossibile e possiamo intuire che le possibilità umane più ricche
restano ancora impossibili da realizzare. Ma abbiamo anche visto che
l’insperato diventa possibile e si realizza; abbiamo spesso visto che si
realizza l’improbabile più che il probabile. Occorre dunque sperare nell’in-
sperato e operare per l’improbabile»1
.
1
E. Morin, I sette saperi necessari all’educazione del futuro, Raffaello Cortina
Editore, 2001.
9. -8-
L’incontrarsi e mescolarsi, spesso in condizioni precarie e difficili, di
mondi finora distinti, ad esempio attraverso l’irrompere degli “stranieri”, è una
manifestazione esemplare di incertezza e, di converso, può acconciarsi al
meglio per questo incontro solo chi ha il senso e il gusto del “terminus”.
Così come innovare inventando o imitando è un’altra modalità attraverso
cui si manifesta l’incertezza e anche in questo caso ci si può avventurare nel
mondo ignoto del nuovo solo se si ha il senso e il gusto del “confine”.
Ma il gusto del “terminus” è anche attenzione per problematiche e temi
non consueti, però di sicura importanza.
La collana intende quindi avventurarsi in queste direzioni molteplici:
faremo del nostro meglio perché il tentativo sia produttivo e utile!
Waldemaro Morgese
Direttore di “Teca del Mediterraneo”
10. -9-
Premessa
Multiculturalità, interculturalità:
da condizioni storico-sociali a prospettive educative
Il pluralismo culturale è un dato ineludibile. La diversità è nelle cose; lo
è sempre stata.
Oggi ne abbiamo preso coscienza. Ed è il primo passo per cercare di
comprendere.
A differenza della multiculturalità, l’interculturalità è invece un traguardo
difficilmente raggiungibile, che si viene continuamente spostando in avanti,
un itinerario educativo complesso.
Nel momento in cui si va oltre un semplicistico schierarsi a favore o contro
la dimensione interculturale e si incomincia a indagare cosa effettivamente si
voglia intendere con interculturalità cominciano a emergere significati
polivalenti, significati che hanno però un denominatore comune: l’abbattimento
di confini, il superamento di barriere, la ricerca di connessioni.
Ma non sono tanto i riferimenti spaziali e geografici quelli che interessano
l’intercultura (processi riconoscibili, ad esempio, in un’altra dinamica del
nostro tempo: la globalizzazione da tenere ben/attentamente distinta
dall’interculturalità) quanto le ragioni che sostengono tali dinamiche e gli
scopi che, attraverso tali dinamiche, intendiamo perseguire.
Da un’interpretazione ingenua dell’interculturalità, intesa in termini di
disponibilità, accettazione, integrazione, si è arrivati oggi a comprendere come
trattare di educazione interculturale comporti anche incontrare questioni non
Educare alla multi/interculturalità:
strategie d’intervento
LUISA SANTELLI BECCEGATO,ALBERTO FORNASARI,ANGELA MARTIRADONNA*
* La premessa è stata scritta da Luisa Santelli Beccegato, professore ordinario
Università degli Studi di Bari.
I paragrafi 1, 2, 3, da Alberto Fornasari, dottorando di ricerca Università degli Studi
di Bari. Il paragrafo 4 è stato scritto da Angela Martiradonna, dottoranda di ricerca
Università degli Studi di Bari.
11. -10 -
solo sociali, psicologiche ed etiche, ma più ampiamente economiche e politiche.
I flussi migratori hanno itinerari ben precisi: vanno dai paesi poveri verso i
paesi ricchi, a sviluppo avanzato.
Oggi il mondo per alcuni è fatto di spazi aperti, di ampie opportunità, ma
per altri che non dispongono né di potere economico, né di potere culturale,
è tragicamente chiuso. “Globali” per scelta, “locali” per necessità osserva Z.
Bauman1
.
Per muovere verso una prospettiva di educazione interculturale che non
intenda ridursi a un discorso puramente retorico ed esortativo, “buonista” è
necessario allora interpretare attentamente tali dinamiche.
Comprendere la costruttività di relazioni positive non antagoniste e
prevaricanti nei confronti dell’altro, porre questa relazionalità sullo sfondo
di un mondo globalizzato, comporta una robusta, organica progettualità
pedagogica e forti impegni educativi, sociali e politici. Solo con questi
investimenti si potrà confidare di portare nella sfera del possibile dimensioni
di cooperazione, di solidarietà che oggi sembrano progressivamente indebolirsi
in un mondo dove la scelta spesso si pone tra la competizione e il sospetto,
tra «il malanimo e l’indifferenza»2
.
Nelloscenariodellasocietàcomplessaeglobale,dovel’incertezzasiconiuga
con l’ambiguità e la confusione, se non con la violenza, abbiamo bisogno di
assumere un preciso criterio guida: l’interculturalità, come capacità di dialogo
tra diversi e ricerca di un bene comune, si fa messaggio di grande rilevanza, aiuta
ad elaborare la consapevolezza che il mio bene è davvero realizzabile quando
diviene condiviso dall’altro, non più offeso, umiliato, violato. Un messaggio,
questo, che richiede un’attenzione costante alle possibili ricadute prossime e
lontane, nel tempo e nello spazio, di ogni nostra azione, di ogni scelta per
evitare che esse divengano lesive della comune dignità e sia possibile impostare
costruttivamente la dimensione relazionale in termini di reciprocità e di rispetto
dei miei diritti come dei diritti dell’altro. Una consapevolezza che richiede la
realizzazione di un continuo lavoro di approfondimento su se stessi, sulla
propria interiorità, sulla propria scala di valori.
Condizione per procedere in un percorso interculturale è rafforzare le
nostre conoscenze e la consapevolezza che la ricerca della convivenza è l’unica
scelta umana possibile.
Il lavoro che si realizza anche attraverso la ridefinizione delle biblioteche
in una prospettiva interculturale è un aiuto importante in questa direzione.
1
Z. Bauman, La solitudine del cittadino globale, trad. it., Feltrinelli, Milano
2000, p. 33.
2
Ivi, p. 30.
12. -11 -
1. Significati di fondo
L’intercultura si è affermata negli ultimi quindici anni anche nel nostro
paese come uno dei temi centrali della pedagogia e come nuova frontiera
educativa.
Affrontata agli inizi degli anni Novanta come una questione emergenziale
imposta dalla crescente presenza di allievi stranieri in molte scuole italiane,
l’educazione interculturale è andata definendosi come un ambito ben preciso
di riflessione e di pratiche educative.
Questo anche e soprattutto grazie all’impegno di molti istituti scolastici,
i quali, recependo le indicazioni normative ministeriali e confrontandosi con
modelli e proposte d’intervento elaborate da studiosi, accademici e non, hanno
tentato di rinnovare la scuola, rendendola più capace di rispondere alle sfide
della società multiculturale.
Senza essere troppo ottimisti, bisogna riconoscere l’impegno di molte
realtà territoriali sui temi dell’interculturalità, sia quelle di grandi dimensioni,
sia quelle più piccole, come molte cittadine di provincia; un impegno che ha
dato vita ad una molteplicità di progetti e di esperienze attuate nella maggior
parte dei casi in collaborazione con enti locali, provinciali, regionali, universitari.
Se riteniamo di poter riscontrare che la ricerca universitaria e la scuola
hanno realmente dato un significativo contributo per trasformare l’emergenza
multiculturale degli anni Novanta in una situazione di “normalità”, molto in
verità resta ancora da fare in questo ambito.
Trasformare gli incontri interculturali che si danno oggi in svariati contesti
della vita sociale in occasioni di scambio volte a costruire un nuovo modello
di relazioni umane, è certamente una delle principali sfide delle società europee
e non solo europee.
Il modello di relazione che la pedagogia interculturale intende promuovere
tramite la scuola non è però così facile da realizzare.
L’orizzonte culturale in cui siamo situati risente di un passato storico in
cui il rapporto tra le culture diverse è stato spesso segnato dal dominio, dalla
sopraffazione esercitata dal più forte sino alla sottomissione o all’annientamento
di minoranze o di interi popoli.
Nell’incontro con l’altro vi è sempre il rischio dell’insinuarsi di stereotipi
e pregiudizi che condizionano l’immagine che ci formiamo dell’alterità e che
ostacolano il processo della conoscenza reciproca. Le difficoltà linguistiche
e culturali che costellano le relazioni tra le culture non possono tuttavia
costituire un alibi per non intraprendere la strada dell’intercultura.
Quando è l’Università a farsi centro propulsore di iniziative finalizzate a
riflettere sui valori dell’interculturalità coinvolgendo il territorio, le basi per
13. -12 -
un simile rinnovamento sembrano rafforzarsi. I suggerimenti teorici e le proposte
operative che la ricerca universitaria fornisce fungono da orientamento per la
messa in atto di quelle azioni che continuano ad essere indispensabili per
favorire la reciproca integrazione. L’Università si impegna a puntualizzare un
modello di formazione per gli insegnanti che fa leva sulle loro capacità
riflessive, quelle capacità senza le quali è impossibile trasformare la scuola,
non solo in un contesto di apprendimento efficace ma anche in un luogo dove
promuovere relazioni positive fra i suoi attori principali ovvero insegnanti,
alunni, famiglie.
Le teorie psicopedagogiche recenti individuano infatti nelle categorie
dell’empatia e del dialogo i presupposti per una relazione interculturale, una
relazione per la cui costruzione non è sufficiente la condivisione dei medesimi
valori, ma è necessaria una formazione che faccia leva sulle disposizioni
psicologiche al rapporto intersoggettivo.
La modalità assertiva a cui faccio riferimento tiene infatti conto degli
interessi e delle esigenze dell’interlocutore.
Da una prospettiva di tipo pedagogico, Franco Cambi assegna alla sfera
della relazione un valore decisivo, facendo della metafora dello “spazio
dell’incontro” il modello più efficace per il lavoro interculturale. Per realizzare
lo spazio dell’incontro, che può essere inteso come uno spazio concreto, quale
quello scolastico, ma anche una dimensione interiore, Cambi propone una
serie di dispositivi derivati da paradigmi antropologici e filosofici: dallo
sguardo da lontano, che favorisce il dialogo e l’ascolto, all’ottica dell’alterità
che costituisce ad un tempo valore e obiettivo del modello interculturale alla
decostruzione, che in una prospettiva critica consente di riconoscere i
presupposti e di smascherare i pregiudizi della nostra visione del mondo, fino
al dialogo, che permette una comunicazione etica, il cui focus è la creazione
di un orizzonte comune e di regole condivise2
.
Il raccordo tra università e scuola è basilare: una scuola che negli ultimi
anni, ha visto trasformarsi la professionalità del docente, chiamato a prestare
attenzione a più dimensioni dell’educare e non soltanto a quella della
trasmissione dei contenuti disciplinari.
La scuola, in quanto contesto deputato alla formazione per tutti, deve poter
esercitare anche nei confronti di questi allievi quella funzione emancipativa
e di promozione sociale che costituisce una delle sue finalità primarie.
Gli allievi stranieri, proprio perché sono portatori di bisogni formativi e
relazionali nuovi, sono agenti di cambiamento, nel momento in cui sollecitano
1
C. Lèvi-Strauss, Lo sguardo lontano, trad. it., Einaudi, Torino 1984, p. 57.
2
F. Cambi, Intercultura: fondamenti pedagogici, Carocci, Roma 2001, p. 45.
14. -13 -
la scuola a non distogliere l’attenzione da tale ruolo. Grazie a questa presenza
la scuola italiana è oggi spinta a rinnovarsi favorendo la crescita umana
individuale e collettiva e garantendo ad ogni soggetto, sia esso bambino o
adulto, maschio o femmina,autoctono o alloctono, pari opportunità formative
ed educative. L’ottica interculturale nasce quindi in questo continuo rimando
tra esperienza educativa e riflessione pedagogica3
.
Nasce dalla constatazione che sia l’assolutismo monoculturale che il
relativismo culturale danno esiti ormai inaccettabili alla sensibilità dell’uomo
contemporaneo e su questa strada dell’interculturalità l’educazione diventa un
passaggio obbligato e necessario. È necessario rintracciare ambiti di sapere,
strumenti conoscitivi e metodologici che rappresentino efficaci chiavi
interpretative di una realtà complessa ed in continuo cambiamento.
Possiamo dire oggi che l’educazione sia interculturale se educa all’alterità
e alla solidarietà, se aiuta il soggetto a superare i confini del proprio
individualismo e del proprio gruppo di appartenenza per riconoscersi membro
di una comunità più vasta che collega tutti nella solidarietà, al di là delle razze,
delle culture, dei generi, delle fedi religiose, delle convinzioni politiche.
Un impegno educativo «che voglia connotarsi in direzione dell’intercul-
turalità dovrà curare che i soggetti maturino capacità di empatia, cioè capacità
di mettersi nei panni dell’altro per capirne dall’interno i vissuti ed i pensieri,
e di exotopia, cioè di stanziamento culturale che consente di accettare la
diversità dell’altro; decentramento culturale cioè la possibilità di riflettere sui
propri condizionamenti culturali; gestione dei conflitti in modo da sopportare
e controllare lo stress connesso con le forme di shock culturale cui l’incontro
tra diversità dispone; di plurilinguismo finalizzato al supporto e all’arricchi-
mento della dimensione comunicativa; la multiprospettività, in modo da sapere
leggere eventi, situazioni, problemi anche da punti di vista diversi rispetto a
quello della propria tradizione; comunicazione interculturale per consentire
di creare spazi che facilitino la relazione tra soggetti appartenenti a diverse
culture»4
.
L’altro polo intorno al quale la scuola che voglia muoversi nell’ottica
dell’interculturalità deve incentrare la sua attenzione è la riorganizzazione del
curricolo.
Abbiamo già accennato alla necessità che il sapere che circola in una
società multiculturale non sia ispirato a visione etnocentriche, ma abbia
un’apertura multiprospettica e rispettosa delle diversità.
3
C. Silva, L’educazione Interculturale: modelli e percorsi, Edizioni del Cerro,
Pisa 2005, p. 66.
4
C. Sirna Terranova, Pedagogia Interculturale, Guerini, Milano 2003, p. 33.
15. -14 -
Realizzare un curricolo interculturale esige che si allarghino gli orizzonti
sul mondo, sulle varie risposte culturali che l’umanità ha dato ai bisogni
comuni, ma soprattutto che si organizzi una conoscenza costruita non come
sistema di sicurezze immodificabili, ma come un sapere che va riorganizzato
continuamente e che si fa attraversare da sensibilità, paradigmi, ottiche diverse.
L’ottica interculturale non è ancora entrata nei curricoli formativi e la sua
presenza è affidata soltanto alla sensibilità delle singole istituzioni e dei
docenti.
Mentre oggi si avverte più che mai l’esigenza di un progetto educativo che
rompa i chiusi confini localistici e si rivolga alla formazione di un cittadino
globale.
Ritengo sarebbe utile ricordarci sovente le parole di E. Morin quando
sosteneva che «l’eterogeneità umana è il tesoro dell’unità umana»5
.
2. L’identità multi/interculturale della Puglia
In questi ultimi anni l’Europa ha vissuto eventi straordinari che hanno rotto
gli equilibri consolidati ed hanno fatto crollare muri di ogni tipo. La circolazione
di persone, risorse e capitali e le esperienze delle migrazioni hanno ulteriormente
stimolato contatti e rapporti nuovi tra etnie, culture e religioni diverse.
Parallelamente a questo processo di “rimescolamento” tra le popolazioni
della nostra società sono peraltro sempre più ricorrenti termini quali razzismo,
xenofobia, intolleranza, integralismo, etnocentrismo.
I mezzi di comunicazione di massa ci presentano quotidianamente casi di
violazione dei diritti umani e di atteggiamenti dettati da pregiudizi,
discriminazioni, ostilità verso persone, tradizioni, credenze, culture diverse
dalla propria.
E tra le regioni del Mezzogiorno d’Italia, la Puglia è sicuramente quella
più attenta e protesa verso l’Oriente, il Medio Oriente ed il Mediterraneo:
un ruolo di cerniera e di raccordo tra diversi Mondi che è scritto nella sua
storia.
Questi nuovi scenari e questa nuova realtà sociale pongono problemi nuovi
e complessi alle istituzioni e all’intero sistema formativo nazionale: la famiglia,
la scuola, gli enti locali, le università, le associazioni.
5
E. Morin, Contestualità,complessità ed educazione, in Siped, Bisogni sociali
emergenti e prospettive pedagogiche, Atti del Convegno Siped di Cassino, Laterza,
Bari 1996.
16. -15 -
Penso si debba sottolineare quella che mi pare un’acquisizione storicamente
fondata del pensiero umano ovvero che i valori positivi che danno senso alla
vita non siano patrimonio esclusivo di una sola cultura o di una sola confessione
religiosa.
Da queste considerazioni discende l’opportunità e, direi, la necessità di
un confronto tra popoli, religioni e culture diverse al quale accostarsi con la
consapevolezza della propria identità e delle proprie radici, ma anche con la
disponibilità ad accettare la diversità come valore e come occasione di crescita
personale.
Solo così si potrà concretamente realizzare il passaggio dalla multiculturalità,
intesa come coesistenza di più culture, all’interculturalità, che postula e realizza
l’incontro interattivo tra le stesse dal quale possono sprigionarsi stimoli,
energie, impulsi.
Il dialogo tra culture e religioni diverse infatti consente di scoprirne
ascendenze comuni, seppur lontane nel tempo e stratificate nella storia:
l’intercultura diventa così anche occasione per approfondire, talora, riscoprire
le proprie radici.
La Puglia, nello specifico, ha fatto esperienza in modo particolare delle
diverse confessioni e concezioni religiose che vi si sono diffuse nel corso dei
secoli.
E la scuola, che per sua natura è chiamata ad interpretare il presente della
storia e a costruire il futuro, deve essere in grado di valorizzare anche il fatto
religioso, in una prospettiva dinamicamente interculturale e deve ricercare e
realizzare strategie educative e didattiche adeguate.
Con l’insegnamento delle religioni la scuola ha la grande occasione di
aiutare a superare pregiudizi e stereotipi; di far maturare negli allievi la
distinzione, irrinunciabile, tra conoscenza e fede; di contribuire a far
comprendere le difficoltà che si registrano, a livello di aggregazione sociale,
in una comunità multietnica; di superare la tentazione, molto pericolosa per
l’identità delle religioni, di cadere in una sorta di relativismo, di sincretismo
e di agnosticismo6
.
La scuola con l’insegnamento delle religioni può offrire una chiave di
lettura e di interpretazione di determinati fatti e può anche contribuire alla
costruzione di un’Europa più ricca, aperta e pluralista, nella quale le alterità
non si annullino né si impoveriscano né si assimilino, ma si stabilizzino e si
fissino in una dimensione circolare di scambio reciproco.
6
G. Otranto, Mediterraneo-Europa: dalla multiculturalità all’interculturalità,
Pensa Multimedia, Quaderno n. 33, Bari 1997, p. 17.
17. -16 -
3. Le “Buone pratiche” interculturali.
In tale direzione si è mossa l’Università degli Studi di Bari con la Sezione/
Laboratorio di Pedagogia Interculturale diretto da L. Santelli Beccegato che
da svariati anni è impegnata su tali tematiche (da circa quindici anni è attivo
un Corso di perfezionamento come Esperti in Processi Multi ed Interculturali).
Tra le più recenti iniziative, il laboratorio in collaborazione con la Prefettura
di Bari e l’Assessorato alle politiche del Mediterraneo della Regione Puglia
ha dato infatti vita ad un sito www.religioniindialogo.it inteso come uno
spazio realizzato per favorire il dialogo tra persone di diverse religioni interessate
a scambiare idee, proposte, progetti e creare una rete di informazioni finalizzata
alla promozione della conoscenza reciproca e del dialogo interreligioso.
Come sostiene L. Santelli riguardo alla necessità di un sito web: «Il
pluralismo appartiene al nostro tempo ed è necessario considerare cosa esso
significhi e cosa comporti nel nostro vivere quotidiano. Cercare di riconoscere
quanto vi è di comune nel rispetto delle diversità, valorizzare ciò che unisce
evitando assimilazioni e omologazioni, rintracciare differenziazioni che non
si pongano come separazioni, ma come riconoscimento di identità costituiscono
compiti difficili, impegni di ricerca e di azione particolarmente complessi (…).
La profondità e l’incidenza delle questioni attinenti al dialogo tra le
religioni emergono nell’interpretazione dello spirito della religione, di ogni
religione, nella diversità delle fedi e dei culti, fonte di amore, di rispetto della
vita, di quanto essa sia preziosa. Il dialogo interreligioso cresce su una visione
di pace che è necessario perseguire con sapienza, pazienza e tenacia. È in
particolare sulla dimensione del dialogo tra le diverse religioni, le diverse
visioni del mondo e della vita per cercare ciò che accomuna, per costruire
possibili sinergie, perseguire nuove armonie che oggi una cultura religiosa ha
bisogno di svilupparsi. Il dialogo, quindi, non come cedimento per arrivare
a mediazioni, compromessi, grovigli, confuse ibridazioni fideistiche, ma come
espressione delle proprie radici, della propria identità che, appunto nel
riconoscersi, si apre alla capacità d’interazione con l’altro, trova nella sua
autenticità le basi per interagire. Un dialogo che non è soltanto parola detta,
ma anche parola ascoltata e, soprattutto, parola accolta.
È questo che ci proponiamo di concorrere a realizzare, consapevoli della
difficoltà del compito. Un compito da portare avanti con fiduciosa speranza
e paziente accortezza. Certamente complesso, non impossibile. Di sicuro
necessario»7
.
7
L. Santelli Beccegato, Perché un sito web, dalla presentazione del sito
www.religionindialogo.it Bari 2007.
18. -17 -
All’interno di questo sito web è stata pensata una rubrica specifica:
Insegnare, apprendere innovare nella quale ci si propone di riconoscere e
valorizzare l’impegno di scelte organizzative, pedagogiche, metodologiche e
didattiche idonee a sostenere progetti formativi interreligiosi ampi ed articolati.
Una rubrica nata per registrare tutte quelle “buone pratiche” attivate dai
tanti istituti presenti sul territorio.
La scuola e il territorio attraverso i contributi della ricerca universitaria
devono saper interpretare il presente della storia, stimolando la coscienza
europea dell’unità e della diversità, aprendosi alla pluralità comunitaria e alle
nuove dinamiche migratorie, affrontando le sfide incalzanti dell’educazione
interculturale quale condizione strutturale della società multietnica.
Ed a tal proposito un’esperienza interessante realizzata nel 2005 è stata
la ricerca: Bravi da Scoprire: alunni di diverse nazionalità e successo scolastico
(a cura di L. Santelli Beccegato) condotta e curata dalla Sezione di Pedagogia
Interculturale dell’Università di Bari in collaborazione con il C.S.A. Tale
ricerca ha consentito di riconoscere e valorizzare l’impegno di scelte
organizzative, pedagogiche, metodologiche e didattiche idonee a sostenere un
progetto formativo ampio ed articolato attento alla singolarità di ogni alunno
e teso a sostenerne l’eccellenza; una ricerca di tipo qualitativo tesa a far
emergere le scelte educative e didattiche connesse a tali risultati8
.
L’indagine è stata portata avanti attraverso osservazioni sul campo e colloqui
guidati con capi d’istituto, insegnanti e alunni: un’indagine che è partita dalle
loro storie.
Un ricerca che affronta sotto molteplici profili le dinamiche interculturali
da attivare nei percorsi educativi. Ad esempio l’adozione di una pedagogia
interculturale – come sfondo integratore del piano dell’offerta formativa – che
attraverso il decentramento cognitivo ed emotivo e quindi attraverso il passaggio
da un pensiero chiuso ad un pensiero aperto favorisca una didattica dei punti
di vista; l’elaborazione di progetti mirati a facilitare l’integrazione, meglio
l’interazione degli alunni di diversa nazionalità; l’utilizzo del mediatore culturale
come ponte tra le culture e come mediatore linguistico; dell’esperto in processi
multi ed interculturali per la formazione dei docenti; il ricorso all’art. 9
“Interventi specifici riguardanti le scuole operanti in aree a rischio e a forte
processo immigratorio” per attivare gli interventi delle sedi CRIT (Centri
Risorse Interculturali Territoriali istituiti nel Settembre 2003) cui è stata
affidata la responsabilità degli alunni di diversa nazionalità frequentanti le
scuole del territorio circostante.
8
L. Santelli Beccegato (a cura di), Bravi da Scoprire: alunni di diverse nazionalità
e successo scolastico, Levante Editore, Bari 2005, p. 13.
19. -18 -
I CRIT hanno una funzione complessa e impegnativa perché devono:
– promuovere e costituire reti per la pianificazione e la realizzazione di attività
rivolte ad alunni non italiani nelle scuole del territorio;
– promuovere, progettare e finanziare progetti d’accoglienza per alunni di
recentissima immigrazione, corsi di lingua italiana come lingua secondaria
per minori, corsi di lingua italiana come lingua seconda per adulti;
– formare i docenti sui temi dell’accoglienza, dell’insegnamento dell’italiano
come lingua seconda, dell’intercultura;
– monitorare le esperienze realizzate;
– raccogliere la documentazione e diffondere la progettazione e le attività di
maggiore rilievo e valenza didattica;
– rilevare i bisogni del territorio;
– impostare un dialogo continuo con i referenti degli Enti Locali in merito,
all’accoglienza ed all’integrazione degli immigrati e delle loro famiglie,
promuovendo forme di collaborazione con le scuole del territorio.
L’elaborazione di un protocollo d’accoglienza come documento deliberato
dal collegio dei docenti il quale dovrebbe contenere criteri, principi, indica-
zioni riguardanti l’iscrizione e l’inserimento di alunni immigrati, definire
compiti e ruoli degli operatori scolastici, tracciare le diverse e possibili fasi
dell’accoglienza e delle attività di facilitazione dell’apprendimento della lin-
gua italiana9
.
Il protocollo quindi come strumento di lavoro che viene integrato e rivisto
sulla base delle esperienze realizzate; i gemellaggi come strumenti straordinari
di azione interculturale tra Paesi; l’adozione di una modulistica bilingue; la
realizzazione di uno scaffale multiculturale nella biblioteca della scuola;
l’attivazione di laboratori di L2.
Ritengo opportuno aprire una breve parentesi riguardo l’importanza dello
scaffale multiculturale non solo nelle scuole, ma anche nelle biblioteche di
comuni, enti pubblici, ecc.
La multicultura, occorre dirlo, coglie a volte impreparata la professione
bibliotecaria.
Infatti la multiculturalità non ha ancora lo spazio che le competerebbe nelle
biblioteche italiane, mentre sarebbe importante sviluppare una più ampia
riflessione sull’argomento e dedicarvi più risorse, ampliando così gli orizzonti
culturali, dando risposte a nuove esigenze del territorio e investendo per il
futuro. E sarebbe auspicabile che la presenza di testi in lingua straniera e fonti
d’informazione su culture diverse diventasse sempre più consistente e fosse
una componente normale e scontata all’interno delle biblioteche.
9
Ivi, p. 65.
20. -19 -
Sarà necessario attrezzarsi di nuove competenze per affrontare la
globalizzazione, con tutte le sue contraddizioni, che entra prepotentemente in
biblioteca, facendola diventare sempre più meticcia, volta all’incontro, anche
conflittuale, alla contaminazione, al melting pot.
Questo accade non solo perché esiste una crescente domanda di accessibilità
da parte delle minoranze delle comunità locali, ma anche perché a tutti possa
essere concesso di meglio comprendere il mutamento in corso.
Il libro rappresenta un “ponte” fra culture, uno strumento per costruire
“attività e percorsi interculturali” con le classi, per fornire opportunità di
conoscenza, di avvicinamento e di scambio10
.
Libri, quindi, usati come strumenti di un percorso di integrazione difficile,
spesso reso più difficile da un contesto sociale ancora pericolosamente
attraversato da intolleranza, pregiudizi, stereotipi.
Nella biblioteca gli utenti devono poter trovare strumenti per capire e
“leggere” la società e per avvicinare culture che non sono più lontane; non
solo, nella biblioteca è importante che ciascuno, e quindi anche i ragazzi
stranieri, possano ritrovare “pezzi” di sé, della propria storia, della propria
appartenenza: deve quindi arricchirsi la tipologia di libri presenti nella biblioteca
ed in questa si devono poter ritrovare ed incontrare una pluralità di linguaggi
e alfabeti.
Le biblioteche quindi possono e devono diventare un fattore fondamentale
di integrazione socio-culturale.
«Il Manifesto UNESCO per le biblioteche pubbliche e le Linee guida
dell’IFLA sono molto chiari al riguardo: le biblioteche devono produrre un
importante impegno economico e politico che porti all’ampliamento dei loro
servizi verso quei target di utenza ad alto rischio di esclusione, tra cui i
cittadini stranieri»11
.
Ritornando alla ricerca Bravi da Scoprire, all’interno della quale siamo
partiti in questo nostro approfondimento sullo scaffale multiculturale, mi
preme sottolineare come dai dati forniti dall’Ufficio Scolastico Regionale per
la Puglia sia in relazione all’anno scolastico 2002/2003 che al successivo si
è evidenziato con chiarezza che il 99,18% degli alunni stranieri iscritti nella
scuola primaria ha terminato l’anno scolastico positivamente; il 95,48% nella
scuola secondaria di primo grado e il 94,29% nella scuola secondaria di
secondo grado.
10
V. Ongini, Lo scaffale multiculturale, Mondadori, Milano 1999, p. 46.
11
L. Calisse, L’esperienza del sistema bibliotecario urbano di Monza: iniziative
di promozione della letteratura per e con lettori e scrittori stranieri, Atti del
Convegno I servizi multiculturali nella biblioteca di pubblica lettura, Milano 2005.
21. -20 -
Una conferma incontestabile di come le linee d’azione di tipo interculturale
rappresentino la più significativa modalità d’intervento sugli alunni di altra
nazionalità per favorire l’interazione sociale e l’implementazione di casi di
successo scolastico.
4. Dal bibliotecario al biblo-documentalista:
le biblioteche in prospettiva interculturale
Le biblioteche – al di là dello sviluppo delle tecnologie e dei mezzi di
comunicazione, che facilitano accessi diversificati al sapere – rappresentano
un luogo importante non solo per la possibilità di affrontare temi e questioni,
ma anche per il contributo che offrono nel maturare la consapevolezza
dell’importanza della conoscenza nelle sue diverse forme, accezioni, dalla
ricerca alla condivisione proficua.
Tutto questo, però, non può accadere in una logica di isolamento e di
acritica presa di distanza dai cambiamenti in corso. La biblioteca, quale spazio
interno alla città e della città, deve prendere coscienza delle trasformazioni
e rispondere a tali trasformazioni dal punto di vista epistemologico,
metodologico e organizzativo.
La società multiculturale, infatti, interpella le biblioteche quali luoghi in
cui le testimonianze culturali, le voci, le persone si incontrano, luoghi in cui
si raccolgono gli strumenti che rendono visibile e tangibile una cultura e, nello
stesso tempo, le consentono la trasmissione e la conoscenza aperta a tutti.
Per permettere che ciò avvenga occorre che le biblioteche tornino a
interrogarsi sui nuovi bisogni a cui rispondere e sulla necessità di progettare
in prospettiva interculturale.
Quest’ultima finalità richiede un’attenta riflessione sulla riformulazione
delle biblioteche, tenendo presente che progettare in prospettiva interculturale
non significa, o non significa soltanto, rispondere alle necessità e alle richieste
della persona straniera, ma significa porsi un obiettivo educativo che coinvolga
tutti, stranieri e non. L’interculturalità è una forma mentis che racchiude in
sé il rispetto per l’altro, l’inviolabilità della persona, il riconoscimento e
l’attuazione delle pari opportunità e, inoltre, «l’appartenenza a uno stesso
paese e l’uso della stessa lingua non si configurano come garanzia per poter
ritenere di muoversi all’interno di una stessa cultura e il termine interculturalità
può assumere una gamma di significati tra i due limiti di “interetnicità” da
un lato e “interpersonalità” dall’altro»12
.
12
L. Santelli Beccegato - M. Pertichino (a cura di), Educazione matematica e
interculturalità, Levante, Bari 2000, p. 15.
22. -21 -
Questo significa riorganizzare i contenuti della biblioteca inserendo nel
patrimonio testi e strumenti con un’ottica interculturale. Per fare ciò è necessaria,
ma non sufficiente, l’acquisizione di testi in diverse lingue. Non è sufficiente
perché limitarsi a questa azione creerebbe un forte rischio di sincretismo,
rischio che spesso ostacola l’incontro e svela un’incompetenza progettuale dei
responsabili e degli operatori.
Risulta, allora, necessario, dopo un’attenta analisi dei bisogni e delle
risorse interne ed esterne, procedere alla formazione degli operatori dal momento
che l’interculturalità non si improvvisa, ma si studia, si analizza, si
approfondisce, è competenza, ricerca, progetto. La formazione degli operatori
farà emergere la necessità di creare e realizzare uno “spazio” di mediazione
attraverso l’inserimento di operatori stranieri all’interno dell’équipe. Si arriva
all’interculturalità attraverso la cooperazione e ciò significa superare la
rappresentazione dello straniero esclusivamente come “utente” e “fruitore” di
un servizio fornito dagli autoctoni. Se non riduciamo superficialmente
l’interculturalità a un asimmetrico rapporto con la persona straniera, ma
prendiamo coscienza del fatto che l’interculturalità coinvolge reciprocamente
tutti, l’operatore straniero nelle biblioteche e nei centri di documentazione
diventa una ricchezza, una risorsa indispensabile per l’organizzazione interna
e per l’educazione interculturale del territorio.
Le biblioteche e i centri di documentazione, inoltre, potrebbero contribuire
a sciogliere uno dei nodi critici che, ancora oggi, a distanza di oltre dieci anni
dalle prime iniziative, ostacola il realizzarsi del progetto interculturale e,
soprattutto, impedisce la continuità del discorso: l’assenza di una cultura e
di una pratica di documentazione e archiviazione delle diverse esperienze, con
lo scopo di poter essere diffuse e comunicate. In questi anni iniziative e
progetti realizzati per importanti finalità spesso non hanno lasciato traccia.
Ancora oggi, soprattutto le istituzioni e le agenzie educative affrontano il
discorso interculturale come se si fosse ancora al punto di partenza, privi di
qualsiasi riferimento, in alcuni casi ancora con un’ottica emergenziale. Poco
viene comunicato, quasi nulla documentato e criticamente archiviato per un
proficuo scambio. Ciò avviene per diversi motivi tra cui la difficoltà di cooperare
e lavorare in rete e la tendenza a non condividere tra i diversi operatori le idee
e i conseguenti risultati.
È evidente che la realizzazione di questi suggerimenti deve essere supportata
da una serie di risorse oltre a quelle rappresentate dagli operatori. Tra queste
risorse riconosciamo il libro, ma non solo. Non si possono, infatti, trascurare
il peso e i vantaggi dei linguaggi multimediali e dei mass media in generale
(internet, il cinema, etc.)13
. Evitando di giudicare desueto il cartaceo o di
13
Secondo L. Galliani «per multimedialità si intende un ambiente formativo
23. -22 -
determinato dall’uso integrato di tecnologie della formazione e della comunicazione,
che implica sia la compresenza di diversi sistemi e tecnologie di comunicazione,
secondo un’interazione didattica che tende a unificare le diverse strategie espositive
e attive dell’insegnare e dell’apprendere; sia la compresenza di diversi sistemi e
linguaggi simbolici di codificazione dell’informazione, secondo una logica combinatoria
testuale che coinvolge le loro diverse potenzialità rappresentative, semantiche ed
espressive». L. Galliani, L’ambiente educativo multimediale, in «Multimedia», n. 2,
1991, p. 12.
14
R. Sfregola, Internet, new media e interculturalità, in L. Santelli Beccegato (a
cura di), Interculturalità e futuro. Analisi, riflessioni, proposte pedagogiche ed
educative, Levante, Bari 2003, p. 325.
15
F. Bochicchio, La formazione fra società dell’informazione e società della
conoscenza, in P. Limone (a cura di), Nuovi media e formazione, Armando Editore,
Roma 2007, pp. 95-96.
temere i new media, occorre sforzarsi di riconoscere e recuperare i contenuti
e le opportunità che provengono da questi linguaggi, opportunità in termini
di conoscenza, comunicazione, diffusione, scambio, riduzione delle distanze
fisiche; «i new media includono le nuove tecnologie dell’informazione e della
comunicazione e in particolare le tecnologie informatiche, importanti per la
produzione e l’uso di cd-rom, attraverso cui è possibile realizzare
un’integrazione tecnologica di testi scritti, immagini statiche e cinetiche,
suoni e musiche. Tale integrazione consente sia un’organizzazione
plurilinguistica dei saperi, sia un accesso ipertestuale alla conoscenza»14
.
Non, quindi, un’esaltazione estrema e acritica in cui viene assolutizzata
la funzione del mezzo, ma una chiara consapevolezza della necessità di utilizzare
diversi strumenti affinché l’accesso alle risorse culturali sia sempre più aperto.
«L’obiettivo di ricondurre la formazione ai suoi fini essenziali deve procedere
parallelamente alla costruzione di una nuova cittadinanza planetaria inter-
attiva, che si avvale delle opportunità offerte dai nuovi media in modo ancorato
alle contingenze della vita sulle quali riflette, continuamente, in modo critico-
riflessivo»15
.
Le proposte illustrate, però, si rivelano inefficienti nel momento in cui la
biblioteca e il centro di documentazione cercano di raggiungere gli obiettivi
isolatamente. Il lavoro in rete e di rete risulta essere, infatti, una sfida e una
strategia peculiare dell’interculturalità, con la dovuta attenzione nei confronti
del fatto che lavorare in rete non significa semplicemente e superficialmente
“lavorare insieme”, bensì significa condividere con altre agenzie, enti, istituzioni
le finalità e gli obiettivi di un progetto e, dopo aver accuratamente riconosciuto
e distinto il proprio ruolo e la propria funzione all’interno del suddetto
24. -23 -
progetto (per evitare inutili sovrapposizioni), operare per raggiungere i risultati
in costante comunicazione e cooperazione con gli altri protagonisti.
Sono questi gli elementi che contribuiscono a costruire e costituire quello
che, spesso superficialmente, è definito scaffale multiculturale. Come afferma
L. Luatti, «un’importante acquisizione di questi anni è che intorno alla proposta
dello scaffale multiculturale come risorsa per il territorio è agevole coinvolgere
una pluralità di attori: si mettono insieme le risorse, si responsabilizzano i
soggetti, si confrontano soluzioni, si elaborano progetti e iniziative. Lo scaffale
multiculturale nasce e si sviluppa preferibilmente come progetto territoriale
di rete tra scuole, enti locali, biblioteca pubblica, associazioni»16
.
In tale prospettiva e attraverso le metodologie e gli strumenti suggeriti, le
biblioteche e i centri di documentazione possono diventare importanti spazi
laboratoriali in cui elaborare e sperimentare nuove strategie e nuovi percorsi,
centrali operative in cui far maturare nuove prospettive di ricerca e osservatori
per monitorare la produzione culturale, in modo da non ridursi al semplice
censimento delle presenze.
Si tratta di alcuni passaggi essenziali per poter tradurre quelle che
genericamente vengono definite buone prassi. Riconoscere buona una prassi
significa constatare che la principale finalità di tale azione risulta essere prima
di tutto la valorizzazione della persona in quanto tale e l’importanza dell’aspetto
relazionale quale caratteristica fondamentale della persona. Risulta, di
conseguenza, importante facilitare la costituzione di spazi di incontro
interculturale che non siano soltanto spazi di rilevazione quantitativa, ma spazi
in cui ognuno di noi possa raccontarsi, essere riconosciuto nella sua peculiarità
e nel contributo che può dare alla costruzione di una cittadinanza in cui la
persona non sia ridotta a semplice forza-lavoro, ma sia valorizzata in tutti i
suoi aspetti.
16
L. Luatti, Ripensare lo scaffale multiculturale, in L. Luatti (a cura di), Il mondo
in classe. Educare alla cittadinanza nella scuola multiculturale, Ucodep, Arezzo
2006, p. 65.
25. -24 -
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Sirna Terranova C., Pedagogia Interculturale, Guerini, Milano 2003.
26. -25-
Le biblioteche scolastiche
e lo scaffale multiculturale
ROCCO DI VIETRO*
Premessa
La presenza degli alunni stranieri costituisce nella Regione Puglia un dato
indubbiamente meno marcato rispetto a quello che si registra in altre regioni
italiane, tuttavia, questa considerazione meramente quantitativa, non deve
ridurre l’attenzione per le problematiche connesse all’integrazione ed al dialogo
interculturale in ambito educativo.
La specificità di tale dialogo, deve caratterizzarsi, non tanto come
dichiarazione condivisa di “un’idea di intercultura”, fatta di asserzioni e
principi, quanto invece come “un sistema di procedure” agite che rendono
operativi gli interventi formativi previsti dai curricoli e dalle pratiche scolastiche
ed extra-scolastiche; un sistema che, anche in presenza di alunni stranieri,
attraverso un clima di dialogo e di apertura, sappia indirizzare l’attenzione
verso:
• relazioni efficaci ed intense;
• impegni interculturali nelle pratiche di insegnamento disciplinare e non;
• interazioni e scambi di conoscenze ed esperienze.
Le azioni e le strategie della scuola pugliese per l’integrazione:
gli interventi delle istituzioni scolastiche
Per fronteggiare il problema dell’inserimento degli alunni stranieri, tante
strategie, inzialmente attivate per far fronte a delle emergenze, sono divenute
buone pratiche e si sono consolidate nella vita scolastica ordinaria nelle
numerose azioni finalizzate ad organizzare corsi di lingua italiana per minori
e per adulti e di madre-lingua per l’utenza straniera; a sostenere forme di
accoglienza per alunni di recentissima immigrazione; a valorizzare le forme
di integrazione dentro e fuori la comunità scolastica; a supportare il percorso
formativo tramite i mediatori linguistico-culturali.
* Dirigente scolastico, referente regionale per l’intercultura comandato presso
l’USR per la Puglia.
27. -26-
Il ruolo dei C.R.I.T. a supporto dell’integrazione
Un significativo sostegno alle azioni svolte dalle istituzioni scolastiche
pugliesi impegnate nell’affrontare le complesse e dinamiche problematiche
riguardanti l’inserimento e l’integrazione di alunni non italiani, è stato
assicurato, da tempo ed in continuità, da parte dell’Ufficio Scolastico Regionale
con la istituzione dei Centri Risorse Interculturali di Territorio (C.R.I.T.),
dislocati presso 48 Istituzioni Scolastiche, appositamente individuate quali
punti di riferimento sul territorio regionale e distribuiti nelle province come
segue:
Bari 21
Brindisi 4
Foggia 11
Lecce 5
Taranto 7
Questi Centri Risorse Interculturali di Territorio (C.R.I.T.), hanno il com-
pito di:
• promuovere reti per la pianificazione e per la realizzazione di attività rivolte
agli alunni non italiani nelle scuole del territorio;
• formare i docenti sui temi dell’accoglienza, dell’insegnamento dell’italiano
come lingua seconda e dell’intercultura;
• monitorare le esperienze realizzate;
• raccogliere la documentazione e sostenere la progettazione di attività di
maggiore rilievo e valenza didattica;
• attivare azioni mirate a stipulare intese e accordi di programma con l’Ente
Regione, con i Comuni di riferimento, gli Enti e le Associazioni operanti
nel territorio, al fine di promuovere ed attuare politiche sociali in grado di
sostenere un corretto inserimento delle famiglie straniere nel tessuto sociale.
Nuovi scenari dell’integrazione
L’impegno dei 48 Centri Risorse Interculturali Territoriali della Regione
Puglia e di tutte le Istituzioni Scolastiche afferenti, si svolge tenendo conto
delle specifiche esigenze dei territori assumendo a riferimento anche le
28. -27-
indicazioni espresse dal Ministero della Pubblica Istruzione nella C.M. n. 24
del 1° marzo 2006 relative alle LINEE GUIDA PER L’ACCOGLIENZA E
L’INTEGRAZIONE DEGLIALUNNI STRANIERI.
Attualmente è in atto un diffuso impegno di consolidamento delle azioni
di integrazione culturale e di inclusione sociale, per far fronte al dinamico
incremento della presenza degli alunni stranieri, anche come ulteriormente
ribadito dagli indirizzi espressi nel documento messo a punto nell’ottobre
2007 dall’Osservatorio nazionale per l’integrazione degli alunni stranieri:
“LA VIA ITALIANA PER LA SCUOLA INTERCULTURALE E
L’INTEGRAZIONE DEGLIALUNNI STRANIERI”.
Un modello proposto per costruire un’integrazione rispettosa della persona
e delle diversità, per affermare una rinnovata progettualità capace di individuare
un insieme di principi, decisioni e azioni “attribuibili ad una pluralità di
attori” che sappiano riconoscere la rilevanza collettiva del problema degli
immigrati e sappiano altresì affrontarlo adeguatamente, concertando le
“responsabilità istituzionali”.
La presenza degli alunni stranieri, tendenzialmente, potrebbe determinare
una significativa trasformazione demografica delle nostre realtà, per questa
ragione, in presenza di una situazione che modifica la fisionomia dei gruppi
e delle relazioni, si deve conseguentemente attivare una riflessione complessiva
in tutta la realtà sociale, ed in particolare nelle istituzioni educative, che sono
state sempre guidate in base ad attitudini, credenze e sistemi di valore riferiti
ad un’unica civiltà.
Per il futuro, quindi le istituzioni scolastiche devono attrezzarsi per
promuovere un cambiamento-integrato degli orizzonti formativi, capace di
vincere un’immagine e/o una concezione standardizzata, condivisa da tutti i
soggetti presenti, idonea a contrastare i pregiudizi, gli stereotipi.
I nuovi scenari tracciati dalla presenza degli alunni stranieri esigono
un’educazione innovativa fondata su una pedagogia che apprezzi e valorizzi
le diversità, coniugando: Intercultura, educazione e coesione sociale,
salvaguardando identità personale e culturale.
Strumenti per valorizzare gli interventi
Per dare ulteriore slancio alle pratiche di integrazione serve valorizzare:
• la formazione professionale dei docenti
che deve rappresentare una risorsa irrinunciabile per approfondire le competenze
interculturali e le conoscenze sulle diversità culturali e linguistiche, per
29. -28-
sostenere, insieme all’insegnamento della lingua del paese ospitante, la
costruzione della cittadinanza in una prospettiva interculturale;
• i protocolli di accoglienza
che devono rappresentare un piano collegato, chiaro ed efficace di azioni
svolte sinergicamente, nell’ottica di un atteggiamento “accogliente” da parte
delle scuole, per identificare i passaggi cruciali legati proprio all’ingresso in
un’istituzione scolastica da parte degli alunni stranieri e delle loro famiglie
(iscrizione, presentazione del POF in diverse lingue, sviluppo delle capacità
relazionali del personale amministrativo, ecc.).
Sarebbe il caso di pensare e mettere in pratica una serie di azioni comuni
ed uniformi, nel rispetto comunque dell’autonomia delle singole scuole, per
facilitare il rapporto tra le famiglie migranti e la scuola.
Uno strumento che si potrebbe adottare è proprio il protocollo di accoglienza,
di cui alcune scuole del territorio sono già in possesso e condividono.
• la capacità di comunicare
intesa come disponibilità degli appartenenti ad una cultura a creare e consolidare
relazioni, utilizzando conoscenze ed esperienze personali per interagire con
consapevolezza.
Essere consapevoli dell’importanza dell’educazione interculturale implica
da parte di tutti gli attori scolastici l’assunzione di atteggiamenti disposti ad
accogliere e a comprendere punti di vista e realtà che non erano stati mai presi
in considerazione nel passato, ma che bisogna considerare quando si è pressati
dal problema dell’integrazione.
Ciò comporta un cambiamento nel modo di pensare, ma anche nel modo
di comportarsi e questa situazione problematica genera, quasi sempre, l’esigenza
di entrare in contatto con l’altro, genera il bisogno di “comunicare”.
Uno strumento didattico “lo scaffale multiculturale”
La maggior parte delle scuole ha saputo affrontare, quasi sempre in solitudine
e con pochi mezzi, il problema dell’integrazione.
Una volta stabilita la volontà (e la necessità) di comunicare, è molto facile
che tra gli alunni nasca il desiderio del “confronto”, infatti si confrontano
oggetti di uso comune e quotidiano, si confrontano abitudini, idee e desideri;
arriva, quasi naturalmente, il momento in cui si confrontano le “storie” e
quindi le “letterature” di provenienza.Anzi, l’abitudine di mettere a confronto,
per far scoprire differenze e/o analogie nei testi letterari dei vari Paesi è una
30. -29-
delle pratiche didattiche più diffuse nelle scuole impegnate nel processo di
integrazione degli alunni stranieri.
In quest’ottica, è utile promuovere l’allestimento degli spazi della scuola,
o delle aule, predisponendo uno “scaffale multiculturale”, inteso come “un
insieme” di testi e materiali disponibili e immediatamente consultabili, collocati
molto semplicemente in un angolo, in una cesta, per affrontare percorsi di
educazione interculturale.
Questo “scaffale” può essere allestito in modo permanente o temporaneo
in occasione di una mostra, di uno spettacolo, di una festa, in funzione di un
percorso didattico particolare: il cibo, le feste, le fiabe, la calligrafia, il
ramadan.
Le tante esperienze realizzate dalle scuole sono riconducibili ad alcune
tipologie o modelli di riferimento che a volte rivelano anche le finalità e gli
obiettivi per cui lo scaffale multiculturale è stato impiegato:
• per essere utilizzato in maniera funzionale al tipo di lavoro dai bambini,
dai genitori immigrati e cogestito da associazioni e comunità d’immigrazione;
• per promuovere la conoscenza e la tutela della cultura e della lingua d’origine,
mostrando la particolare attenzione per i testi, materiali e prodotti dei paesi
d’origine degli immigrati, tradotti in italiano o nella loro lingua
d’appartenenza;
• per fornire, attraverso la lettura, opportunità di scambio, di reciproco
arricchimento tra le culture;
• per essere utilizzato come strumento che consente di costruire attività
interculturali comuni, come indicano gli indirizzi normativi e le Linee guida
che disciplinano la materia dell’immigrazione;
• per sostenere, con piste bibliografiche, con esempi e prodotti editoriali, libri
in diverse lingue e culture, una specifica rassegna o una esposizione su fatti,
oggetti, personaggi.
Alcuni modelli di riferimento
Sono diverse le esperienze promosse da scuole, da biblioteche e da centri
di documentazione, centri interculturali e associazioni che utilizzano lo scaffale
multiculturale o la biblioteca multiculturale-multietnica.
Per citare qualche esempio, nella nostra regione, sono da segnalare:
1) Un’iniziativa che nasce proprio dall’esperienza dell’uso di oggetti
comuni, appartenenti al quotidiano e/o facenti parte di un modello culturale
ben noto, realizzata dal 3° circolo didattico “MAZZINI” di BARI.
31. -30-
La scuola ha cominciato a costruire un “abecedario interculturale”, che ha
impegnato, e tuttora impegna, i docenti del circolo in una sorta di
“contaminazione positiva” di oggetti e simboli che è scaturita esclusivamente
e spontaneamente dai bambini, sollecitati opportunamente dai docenti sia di
scuola dell’infanzia che di scuola primaria, in un’ottica di continutà dei
processi formativi degli alunni e dei docenti.
Il progetto dell’ABECEDARIO identifica i temi fondamentali delle
Indicazioni per il curricolo, riportandoli all’interno del POF e dell’educazione
interculturale, che sottende tutto il piano dell’offerta formativa della scuola
e che è presente in modo trasversale in tutte le aree educative.
Oltre ad impegnare il paradigma della narrazione e della costruzione di
storie, il progetto si contraddistingue anche per la produzione finale
multimediale, attraverso l’uso del software I cartoon, con il quale gli alunni,
anche quelli della scuola dell’infanzia, costruiscono cartoni animati.
Proprio per questo, l’esperienza è stata inserita dallo stesso Ministero
dell’Istruzione sul sito GOLD, relativo alle buone pratiche.
2) Un’iniziativa che nasce dall’uso della memoria e che si realizza proprio
nel progetto “Ricostruiamo la nostra memoria”.
Il 2° Circolo “SAN FILIPPO NERI” di GIOIA DEL COLLE, ha costituito
2 laboratori, il laboratorio degli “adulti” e quello dei “alunni” che interagiscono
per evidenziare gli aspetti caratteristici dei paesaggi geografici e quelli
architettonici dei luoghi, riuniti in una “scatola dei ricordi”, luogo fisico
reale, contenente gli oggetti e i materiali che evocano tali caratteristiche,
perché provenienti dai luoghi presi in considerazione.
La produzione finale è stata la realizzazione di un testo, che contiene la
realizzazione dei percorsi attuati dalla scuola su questo versante.
3) Un’iniziativa che nasce dalla dimensione simbolica del viaggio, è quella
realizzata dalla scuola secondaria di I grado “RUFFO” di CASSANO DELLE
MURGE, attraverso una rappresentazione teatrale “Una bella differenza”,che
evidenzia come i desideri, le aspirazioni, le paure dei ragazzi siano simili a
tutte le latitudini, senza distinzioni di alcuna natura.
4) Un’iniziativa realizzata in rete tra il 3°circolo didattico “RONCALLI”,
la scuola secondaria di I grado “MERCADANTE” e l’IPSIA “DE NORA” di
ALTAMURA, dal titolo progetto “Futuro”, si caratterizza per aver ricercato
e documentato quelli che sono i “riti” e gli “eventi” importanti nel ciclo vitale
dell’essere umano, passando poi ad osservare le tradizioni, gli usi e i costumi
delle diverse etnie.
32. -31-
Si termina, nelle scuola superiore, con la ricostruzione e il racconto del
viaggio, quasi sempre drammatico, che ha portato i migranti a raggiungere il
nostro paese, con tutto il carico di aspirazioni e speranze per un’esistenza
dignitosa.
La ricerca ha portato alla produzione di testi monografici, che nel loro
insieme, tracciano un quadro significativo dell’esperienza.
Sicuramente, oltre agli esempi citati, nel nostro territorio esistono scuole
che hanno attuato, con diversi livelli di consapevolezza, l’utilizzo di testi
appartenenti alle diverse culture, manipolati e rielaborati dagli alunni.
Sarebbe interessante conoscere tutte le esperienze svolte su questo versante
dalle scuole, affinchè siano adeguatamente documentate e diffuse come “buone
pratiche”.
L’impegno per il futuro, di cui si fa carico l’USR PUGLIA, è quello di
rivolgere un invito a tutte le scuole affinchè possano arricchire le biblioteche
o gli “scaffali” di classe con testi appartenenti ad altre culture, senza però
creare “riserve” o zone particolari.
Per chi ha già avviato questo arricchimento, l’incoraggiamento a continuare
e ad implementare le attività legate ai laboratori di lettura, all’analisi dei testi,
alla loro fruizione, anche attraverso altri linguaggi, come rappresentazioni
grafiche, pittoriche o teatrali.
È importante, per realizzare un’efficace comunicazione prendere
consapevolezza del fatto che ognuno di noi porta con sé un bagaglio mentale
che deriva dal modo in cui è cresciuto e dalle condizioni in cui è cresciuto.
Solo dopo il raggiungimento di questa consapevolezza, si può passare alla
conoscenza: se dobbiamo interagire con altre culture, dobbiamo imparare
come sono queste culture, quali sono i loro simboli, i loro oggetti caratteristici,
i loro riti…
L’apporto innovativo dell’educazione interculturale è rilevato anche nel
recente documento delle Indicazioni per il curricolo, dove nel paragrafo
CULTURA-SCUOLA-PERSONA, si stabilisce che una delle Finalità della
scuola è proprio l’Educazione alla Cittadinanza, in un clima generale di
convivenza e rispetto per tutti.
Proprio le Indicazioni auspicano la costituzione di un contesto (l’ambiente
di apprendimento) idoneo a promuovere apprendimenti significativi e a garantire
il successo formativo per tutti gli alunni.
A tal fine, le Indicazioni individuano alcune impostazioni metodologiche
di fondo che dovrebbero essere attuate dalla scuola primaria e dalla scuola
secondaria di I grado e che sono appunto:
• valorizzare l’esperienza e le conoscenze degli alunni;
33. -32-
• attuare interventi adeguati nei riguardi delle diversità;
• favorire l’esplorazione e la scoperta;
• incoraggiare l’apprendimento collaborativo;
• promuovere la consapevolezza del proprio modo di apprendere;
• realizzare percorsi in forma di laboratorio.
Tali peculiarità di un ambiente di apprendimento così inteso si possono
ritrovare in tutte quelle scuole che hanno scelto di prediligere l’ottica
dell’educazione interculturale, e dovrebbero caratterizzare l’impianto
organizzativo di tutta la scuola primaria come un pre-requisito utile alla scuole
secondarie per approfondire e sviluppare tematiche attinenti.
Comunque, occorre identificare traguardi ed obiettivi ben precisi per tutti
gli alunni che intraprendono percorsi di educazione interculturale, coerenti
con gli obiettivi e i traguardi delle indicazioni per il curricolo, identificando
necessariamente qualche elemento di continuità con la scuola secondaria di
II grado (metodi utilizzati, contenuti sviluppati, atteggiamenti assunti).
Sarebbe auspicabile fare in modo che gli elementi di novità emersi dalle
scuole che attuano buone pratiche in questo campo, diventassero spunto di
attività didattiche per tutte le scuole in un “curricolo reale per competenze”
e che potrebbero costituire elementi di aggiornamento professionale per i
docenti.
34. -33-
“Teca del Mediterraneo”
e la multi/interculturalità
attraverso l’esperienza di “BiblioDoc-Inn”
ROSALBA MAGISTRO*
* Bibliodocumentalista - “Teca del Mediterraneo”.
1
Cfr. http://www.aib.it/aib/commiss/mc/cogcec01.htm
2
«Gli Stati Uniti sono un paese di immigrazione, e questo li ha resi culturalmente
di versificati fin dalle origini. […] Il punto fondamentale è che l’America non ha mai
avuto la possibilità di sedimentarsi in una monocultura», in Tendenze nel finanziamento
della diversità culturale nelle arti negli Stati Uniti, di Alfred B. Spellman, in
«Economia della Cultura», n. 3/2001, pp. 313-324.
3
Cfr. «la biblioteca costituisce e diffonde una propria vitalità, utilizzando i libri
come strumento per trasmettere conoscenze linguistiche, contenuti e punti di vista
interculturali attraverso attività e letture…», in Quando il multiculturalismo è
un’esperienza in biblioteca: il caso della Vahl Skole di Oslo, Mirca Ognissanti, in
«Africa e Mediterraneo», n. 4/2006, pp. 16-21.
Il presente contributo nasce dall’esigenza di coniugare un solido apparato
teorico – scientificamente convalidato dal dialogo aperto con varie istituzioni
e basato su numerosa letteratura relativa alle tematiche multi/interculturali
anche nell’ambito delle biblioteche – alle Linee d’attività di cui al progetto
“BiblioDoc-Inn” che hanno costituito la messa in atto di buone pratiche
multi/interculturali.
Tra i ruoli delle biblioteche pubbliche, un posto di rilievo è quello
rappresentato dal soddisfacimento dei bisogni informativi di base delle
comunità etniche e linguistiche, attraverso i media più tradizionali come
giornali, libri, periodici, corsi di lingua e opere di prima informazione.
Ripercorrendo un excursus di esperienze di biblioteche multiculturali1
, appare
evidente quanto sia indispensabile l’attivazione di strategie economico-
gestionali da attivarsi congiuntamente tra Stato, Regioni, Province e Comuni.
La inter/multiculturalità, nell’ambito delle biblioteche, trova la sua massima
espressione in quelle straniere della penisola scandinava e degli Stati Uniti2
.
Esemplari sono la Oslo Public Library e la relativa sezione Multilingual
Library dove si possono trovare le informazioni più importanti riguardanti i
diversi gruppi etnici, la conoscenza delle lingue, delle culture e dei paesi di
provenienzadegliimmigratifinoadarrivareall’organizzazionediseminarie
corsirivoltiaibibliotecari3
;laDanishCentralLibraryforImmigrantLiterature,
35. -34-
4
Nel caso specifico della popolazione ispanica, p.e., le fonti predilette sono
rappresentate da: quotidiani, periodici e fotonovelas. Un dato importante per
comprendere che le fonti non sono sempre quelle canonicamente riconosciute ma
spesso per avvicinare altre etnie è necessario attivarsi con video, proiezioni di films,
musica, seminari a tema ed altro diverso dalle fonti-documenti cartacei.
divenuta istituzione autonoma del Ministero della Cultura già dal 1984, e la
relativa organizzazione dei servizi alle minoranze etniche e linguistiche per
tutte le biblioteche pubbliche del paese; la Chigaco Public Library che vanta
unalungatradizionenell’ambitodeiservizialleminoranzeetniche,soprattutto
riguardo alla comunità spagnola, molto presente nella città.
Interessante è stata da parte della biblioteca l’acquisizione delle
informazioni sulle modalità con cui i cittadini immigrati preferiscono essere
informati4
.
L’analisi delle “Linee guida per l’accoglienza e l’integrazione degli alunni
stranieri” e delle Linee Guida IFLA (International Federation of Library
Associations and Institutions) appare, a questo punto, necessaria al fine di
promuovere attività congiunte tese a rispondere, in modo globale, ai bisogni
dell’alunno, integrando le diverse dimensioni che ne caratterizzano
l’esperienza.
Le “Linee guida per l’accoglienza e l’integrazione degli alunni stranieri”,
documento pubblicato dal MIUR il 18 febbraio 2006, evidenziano l’obiettivo
di «presentare un insieme di orientamenti condivisi sul piano culturale ed
educativo, di individuare alcuni punti fermi sul piano normativo e di dare
alcuni suggerimenti di carattere organizzativo e didattico al fine di favorire
l’integrazione e la riuscita scolastica e formativa» e nella seconda parte del
documento appare chiaro quanto sia rilevante per la crescita formativa
dell’alunno, prossimo cittadino europeo, la presenza di libri incentrati sui
temi del pluralismo culturale e dell’intercultura che vanno ad accrescere lo
“scaffale multiculturale” delle biblioteche scolastiche. Strumenti preziosi
possono essere i libri in lingua originale, bilingui o plurilingui, i video e i
cd-rom multimediali sulle diverse lingue e culture, prodotti dall’editoria,
dalle istituzioni scolastiche e dalle associazioni degli immigrati.
Il documento prosegue sottolineando la necessità da parte delle scuole
di potenziare le biblioteche scolastiche nella dimensione multilingue
pluriculturale, anche in collaborazione con i servizi multiculturali delle
biblioteche pubbliche, con i centri interculturali e di documentazione e con
le associazioni di immigrati.
36. -35-
5
Cfr. http://www.ifla.org/VII/s32/pub/multiculturali-linee-guida-it.pdf
6
Cfr. Cacco Bruno, L’intercultura: riflessioni e buone pratiche, Franco Angeli,
Milano 2007; Ceccarelli Alessia, «[ …] I diversi soggetti che a vario titolo operano
sui temi dell’intercultura (ente locale, agenzie educative, centri per l’immigrazione)
tentano di definire quali nuove richieste giungono dal mondo delle biblioteche e
dai nuovi soggetti culturali che se ne servono», tratto da Biblioteche e intercultura:
a Prato una giornata di studio, in «Biblioteche oggi», marzo 2003, pp. 97-98.
7
Per la città di Elbasan: Casa della Cultura; Associazione Culturale Reimar;
Istituzioni scolastiche “Arianiti”, “Jorgji Dilo”, “Daskal Todri”, Kostandin Kristoforidhi.
Per la città di Shkodra: Istituzioni scolastiche “Don Bosco”, Mati Logoraci”, Jordan
Misja, “Perparimi”, “Branko Kadia” e l’Associazione Culturale “Syri Blu” a Tirana.
Per le istituzioni scolastiche pugliesi: I.M.S. “T. Fiore”, Terlizzi; I.T.I.S. “Pacinotti”,
Taranto; SMS “Bettolo”; I.T.C. “Giannone”, Foggia; Liceo Scientifico “Tedone”,
Ruvo di Puglia; S.M.S “Padre Pio”, Torremaggiore; 3° Circolo Didattico “Mazzini”,
Bari; IV I.T.C. e Linguistico “Marco Polo”, Bari; SMS “Galilei”, Monopoli; 1° Circolo
Didattico “Don Bosco”, Triggiano; SMS “Pende”, Noicattaro.
Analizzando, d’altro canto, le Linee Guida IFLA(International Federation
of LibraryAssociations and Institutions) per i servizi bibliotecari e le società
multiculturali si nota che, come principio generale, queste evidenziano che
il «servizio bibliotecario deve essere offerto a tutte le minoranze etniche,
linguistiche e culturali allo stesso livello, e secondo gli stessi standard»5
.
Oltretutto la scelta della tematica dei servizi interculturali si giustifica per
la particolare rilevanza che questa ha assunto in seguito ai rapidi e massicci
processi migratori che da oltre un decennio interessano l’Italia e in quanto
occasione di confronto per ridistribuire in modo adeguato le opportunità
culturali e di informazione a nuovi soggetti e lettori.
Si rende auspicabile e necessaria una progettazione integrata che coinvolga
diversi attori in relazione alla multidimensionalità dell’intervento6
. È evidente
che la risorsa della rete internet può costituire mezzo e spazio di scambio
e confronto di conoscenze ed esperienze in ambito interculturale.
Nello specifico la “Teca del Mediterraneo” ha avviato una buona prassi
cominciata come partner leader del progetto di cooperazione internazionale
“BiblioDoc-Inn: promozione e sviluppo di modelli innovativi di cooperazione
tra biblioteche e centri di documentazione”, inserito nel P.I.C. (Programma
d’Iniziativa Comunitaria) Interreg IIIAItalia-Albania 2000-2006. L’attività
ha coinvolto le Biblioteche di Elbasan, Shkodra e Tirana e 10 istituzioni
scolastiche albanesi, di ogni ordine e grado, e 14 istituzioni scolastiche
pugliesi, di ogni ordine e grado7
.
37. -36-
8
Cfr. Integrazione e intercultura nella scuola multiculturale di Graziella Favaro,
in «Studi Zancan: politiche e servizi alle persone», n. 3/2006, pp. 89-107: «…gli
incontri interculturali fanno oggi e faranno parte sempre più parte del nostro ambiente
educativo, sociale, linguistico, economico, informativo, culturale ecc. Essi sono parte
della complessità e molteplicità degli itinerari di sviluppo degli individui, che sono
esposti alla comunicazione e alla “contaminazione” reciproca, nei confronti di quelle
culture rappresentate dagli altri individui».
9
Cfr. 1º Seminario interculturale: “Forme di cooperazione per la redazione di
bollettini tematici bilingue”, Bari 25 gennaio 2006; 2º Seminario interculturale:
“Biblioteche e istituzioni scolastiche: servizi per la valorizzazione dell’identità culturale”,
Bari, Taranto,Foggia, 12-15 febbraio 2007; 3º Seminario Interculturale “Giornata
Mondiale del Libro”, Bari 23 aprile 2007; 4º Seminario interculturale: “Esposizione
dei lavori appulo-albanesi”, Bari 15 maggio 2007. Tutti i seminari, d’intesa con
l’Università degli Studi di Bari - Cattedra di Pedagogia Interculturale, l’Ufficio Scolastico
Regionale della Puglia e i mediatori linguistico-culturali, sono stati pianificati previi
incontri lavorativi (a partire dall’anno 2004), seguiti da attività di monitoraggio e
attestati di lavoro conseguito e relazioni dei partecipanti. Le attività preparatorie e le
relazioni sono consultabili alla Linea di Azione Bollettini Tematici Bilingue e Circoli
di Discussione in http://www.bcr.puglia.it/pem/bdi-linea-boll.htm e
http://www.bcr.puglia.it/pem/bibliodocinn-iniziative.htm
10
Cfr. la sezione monografie in «Focus su Elbasan», n. 2, maggio-agosto 2005,
in cui vi è una indicazione bibliografica commentata su autori classici albanesi e sulle
La valorizzazione del patrimonio librario delle biblioteche della città di
Elbasan “Qemall Baholli”, di Shkodra “Marin Barleti”, di Tirana “Biblioteca
dell’Accademia delle Scienze” e della “Teca del Mediterraneo” si è
concretizzata attraverso la buona pratica dell’editing di complessivi 29
bollettini tematici bilingui (italo-albanese).
Le tematiche trattate sono state preventivamente definite attraverso incontri
di lavoro tra insegnanti albanesi e insegnanti pugliesi. Seguendo le buone
pratiche,chetrovanoconfermainquantoauspicatoneglistudidellapedagogista
Graziella Favaro8
, la “Teca” ha concretizzato bibliografie ragionate e sitografie
disponibili, banche dati mettendo in contatto biblioteche e organizzazioni di
reti di scuole (C.R.I.T.: centri risorse interculturali territoriali). Attraverso
questi canali, formali e informali, in presenza e a distanza, sono filtrate
informazioni e sollecitazioni diverse, si sono socializzate proposte innovative,
si sono condivisi e scambiati dubbi sul cosa fare.
I seminari interculturali9
hanno rappresentato momenti di condivisione
e di conoscenza essenziali ed hanno agito sia sul piano cognitivo che sul
piano affettivo per l’apertura e il mantenimento dei rapporti. I prodotti delle
istituzioni scolastiche coinvolte sono conservati nella “Teca” e afferiscono
alle tematiche ambientali, storico-letterario-linguistiche10
, folkloristiche. Gli
38. -37-
loro opere, p.e. Studi etimologici nel campo dell’albanese e Studi sulla fonetica
storica della lingua albanese di Cabej, Eqrem; per il genere romanzo, p.e. Cerchi
e L’uomo in disparte e altri, di Camaj, Martin; per gli studi sull’albanologia La storia
dell’Albanologia, di Gosturani, Xheladin.
11
Cfr. Inquinamento a Tirana, Taranto ed Elbasan, prodotto presentato dall’I.T.I.S.
Pacinotti diTaranto e dall’Istituto Jorgji Dilo di Elbasan. Un interessante lavoro relativo
all’area ambientale e sulle conseguenze rovinose degli insediamenti industriali in queste
città. Un lavoro comparativo tra le realtà che attraverso una carrellata di immagini
consente allo spettatore di cogliere la necessità della salvaguardia dell’ambiente. Il
lavoro ci fornisce interessanti informazioni storiche e geografiche sulle città albanesi di
Elbasan e di Tirana; cfr. anche Le problematiche inerenti l’ecologia nella città di
Shkodra, in «Focus su Shkodra», n. 1, gennaio-aprile 2005, p. 12; e la sezione “Periodici
e quotidiani”, in «Focus su Elbasan», n. 1, gennaio-aprile 2005, pp. 21-28.
12
Cfr. Le organizzazioni culturali di fronte alla sfida del multiculturalismo, di
Dragan Klaic, in «Economia della Cultura», n. 3/2001, pp. 303-312.
obiettivi strategici della buona prassi attivata hanno incentivato la disponibilità
allo scambio ed al confronto con culture diverse, favorendone la scoperta di
analogie e differenze attraverso gli elaborati presentati dagli alunni come
anche la condivisione, tra gli alunni delle scuole partecipanti al progetto,
delle diverse linee di azione presentate e la promozione di una conoscenza
organizzata e ragionata della storia, della letteratura, della lingua, delle
tradizioni e dell’ambiente attraverso la presentazione di documenti, in modo
da consentire agli alunni di formarsi un’immagine chiara ed approfondita
della realtà sociale11
.
Come rendere fruibili le informazioni raccolte?Attualmente di cosa consta
lo scaffale multiculturale della istituenda Sezione multiculturale di “Teca”?
Circa 150 monografie, comprendenti anche tematiche relative alla
cooperazione, alla storia dei Balcani, ai rapporti tra Puglia e Albania, a chi
opera nel campo multi/interculturale e sociale, 30 testate di riviste sulle
stesse tematiche, una decina di monografie di autori albanesi sulla storia e
sulle personalità albanesi, 29 bollettini tematici bilingui, una “carta dei beni”
di “Teca” tradotta in lingua araba, greca, albanese, spagnola, francese, inglese,
tedesca.
La “competenza interculturale”12
è allora una mentalità da sviluppare e
da trasformare in strategia, integrata nelle politiche e nei programmi. Gli
elementi di base di tale atteggiamento sono: rispetto per la pluralità delle
culturecircostanti;unacuriositàdifareconoscenzadialtreculture,diesplorarle
e di impegnarsi in attività interculturali in una serie continua di processi e
di atti creativi. Questa posizione, una volta trasformata in mentalità, politiche
e, quindi, strategie, può funzionare solo se saldamente sostenuta dalla
39. -38-
13
Cfr. Ceccarelli Alessia: «[…] la città mondo nasce dalla coproduzione di chi
ci abita, residenti nativi e residenti arrivati, al fine di stare bene in un organismo
accogliente e conviviale che favorisca la realizzazione di luoghi di scambio e di servizi,
tra cui le biblioteche multiculturali», in «Biblioteche oggi», marzo 2003, pp. 97-98.
leadership delle organizzazioni culturali e dai loro comitati; se permea il
personale ed è riflessa nel mutare della sua composizione; se è attuata
nell’interazione con altre istituzioni culturali; se si riflette concretamente
nella programmazione, nella produzione e nel modo di lavorare.
La biblioteca può costituire anche per gli amministratori uno strumento
di lettura aggiornata del territorio, da cui discende l’importanza di investire
nel settore cultura per l’avvio o il consolidamento di servizi volti a favorire
una maggiore interattività tra cittadini e territorio.
In questa direzioneTeca del Mediterraneo ha inserito nei propri documenti
(Bilancio di Direzione del Consiglio e nel Documento Direttore di TdM)
la costituzione della Sezione Multiculturale con un programma operativo
2008 che comprende, tra gli altri, i seguenti punti:
1. Insediamento e formazione del gruppo di lavoro per la realizzazione
del report “Gli stranieri in biblioteca” - ricerca su biblioteche e multicul-
turalità.
2. Creazione di un “distretto culturale” attraverso il collegamento virtuale
con l’Università degli Studi di Bari, Laboratorio di Pedagogia Interculturale
(Facoltà di Scienze della Formazione), leAssociazioni di stranieri, l’Ufficio
Scolastico Regionale.
3. Aggiornamento delle attività rivolte all’interno agli utenti stranieri,
d’intesa con gli operatori del servizio di reference tramite i “Gruppi di
ascolto e proposta”13
.
4. Ricollocazione logistica dei fondi biblio-documentali di interesse
multiculturale ed editing di un catalogo settoriale on line.
5. Collaborazioni, attraverso convenzioni o protocolli d’intesa, con
biblioteche con sezioni multiculturali (es. www.viaggioadriatico.it;
www.religioniindialogo.it) e con associazioni e agenzie culturali operanti sul
territorio per l’orientamento dello straniero http://sosrazzismo.altervista.org/
6. Nella sezione web “Piazza Europa&Mediterraneo” si propone un
nuovo link a www.bibliomeeting.it, in cui segnalare i più significativi eventi
promossi da altri soggetti (p.e. Enti, Associazioni, Istituzioni scolastiche.
7. 3° Meeting delle Biblioteche mediterranee.
8. Seminario sull’Islam.
40. -39-
14
Cfr. Colombo M. e Besozzi E., Metodologia della ricerca sociale nei contesti
socio-educativi, Edizioni Guerini, Milano 1998.
15
Vd. Biblioteche e servizi multiculturali: bibliografia italiana, 1990-2004, in
http://www.aib.it/aib/commiss/mc/bibliogr.htm ; per una panoramica generale per
avviare una biblioteca mult/interculturale cfr. Marzocchi Stefania, Biblioteche di
pubblica lettura e materiali in alfabeti non latini: un po’ di teoria e un po’ di
pratica, in «Bibliotime», n. 3/2003 e, per monitorare e rendere efficiente una biblioteca
multiculturale, cfr. Ciccarello Domenico e Rabitti Chiara, I servizi multiculturali nelle
biblioteche pubbliche italiane. Riflessioni a proposito di una recente indagine-
pilota dell’AIB, in http://www.aib.it/aib/commiss/mc/cicdom01.htm
16
Cfr. Barlotti Angela, Servizio Biblioteche Provincia di Ravenna, membro della
Commissione Nazionale Multicultura dell’AIB, membro Commissione permanente
IFLA, «[…] le biblioteche multiculturali promuovono iniziative speciali, mostre,
L’obiettivo della Sezione è quello di caratterizzare la biblioteca anche
come centro di animazione culturale14
oltre che di biblioteca multiculturale.
La Commissione Nazionale Biblioteche Pubbliche così come la Commissione
Nazionale Multicultura dellaAssociazione Italiana Biblioteche ci offre tanta
letteratura15
e ci indica quali i percorsi da attivare16
.
L’apporto di Teca nel più ampio panorama di accoglienza e di integrazione
delle comunità straniere e nel processo di internazionalizzazione del Sistema
Puglia si è, peraltro, di recente concretizzato nell’istituzione, al suo interno,
della struttura “Piazza Europa&Mediterraneo”.
Piazza Europa & Mediterraneo è una risorsa info-documentale che ha
riunito nel tempo i seguenti presidi:
Sportello dell’Unione Europea “Europe Direct Puglia”;
– staff del progetto Interreg III A Italia-Albania “BiblioDoc-Inn” (di cui
“Teca” è partner leader);
– staff del progetto Interreg III A Grecia-Italia “ArchTravSpett” (idem);
– redazione della webzine bilingue “Terminus: focus sulle relazioni
transfrontaliere nel Mediterraneo”;
– Polo Euromediterraneo “Jean Monnet” (l’unico della rete U.E. per l’Italia);
– segretariato tecnico regionale per la Convenzione sul futuro dell’Europa;
– associazione I.DO (International Development Organization);
– associazione SOS Razzismo;
– sezione Bolis del Movimento Federalista Europeo (MFE).
Ognuno dei predetti presidi è dotato di operatori front-office o responsabili,
di recapiti e-mail, telefonici e di website, consultabili quest’ultimi per una
completa ed esaustiva informazione sulle competenze e linee di azione
caratterizzanti.
41. -40-
seminari, conferenze, incontri, laboratori ecc. che possono contribuire a prevenire
comportamenti razzisti favorendo l’incontro e la comprensione tra culture diverse e
le pubblicizzano anche attraverso i canali di comunicazione di massa. Incoraggiano
la massima cooperazione con altri enti, istituzioni e associazioni del territorio, e la
sperimentazione di forme di collaborazione con i mediatori culturali, le scuole e
soprattutto con i rappresentanti più attivi e competenti in ogni comunità servita […]».
Tratto da “Migranti… in Biblioteca”, Bari 18 novembre 2005, incontro organizzato
dall’AIB Puglia; e cfr. Chu Clara M., Raion d’être per i servizi bibliotecari mul-
ticulturali, in AIB Notizie, 17 (2005), n. 3-4, p. III.
17
Le schede sono consultabili al sito http://bcr.puglia.it/pem/bdi-linea-
npm.htm#base; Per la tematica NPM si fa rinvio al contributo del dott. W. Morgese,
direttore di TdM, nel 1° Rapporto sulle biblioteche pubbliche di ente locale in
Albania: «[…] negli ultimi 15 anni si è assistito agli sviluppi più rapidi e intensi nella
storia della tecnologia dell’informazione e delle telecomunicazioni e dobbiamo dire
che il ruolo delle biblioteche in Albania non sta andando con lo stesso passo delle
altre biblioteche contemporanee […]. Le biblioteche dovranno essere inserite come
partner attivi […] nelle reti della pubblica amministrazione e dovranno essere coin-
volte nei programmi di innovazione tecnologica della pubblica amministrazione».
18
La motivazione dei premi assegnati ai direttori con i relativi profili professionali
e le biblioteche da loro dirette sono consultabili al sito
http://www.bcr.puglia.it/pem/bdi-linea-bp.htm
Le azioni specifiche di ogni partner confluiscono nella più ampia
piattaforma info-telematica di Piazza Europa&Mediterraneo, consultabile
all’indirizzo http://www.bcr.puglia.it/pem/home.htm.
Il principale obiettivo condiviso fra i suddetti soggetti, tutti firmatari di
convenzioni e accordi con “Teca del Mediterraneo”, è la valorizzazione in
chiave internazionale del territorio pugliese attraverso il suo patrimonio
culturale (Cultural Heritage).
Ritornando al progetto BiblioDoc-Inn, si è trattato di una prima esperienza
di cooperazione tra biblioteche, istituzioni scolastiche, associazioni
internazionali operanti sul territorio italiano e albanese.
A proposito di biblioteche, con la pubblicazione on line di 350 schede
bibliografiche bilingui sui fondi disponibili presso la “Teca” sulle tematiche
del “New Public Management”, gli operatori italo-albanesi hanno avviato un
aggiornamento professionale17
.
Anche la linea di Attività “Premio Best Practice” ha goduto di molto
prestigio nel mondo bibliotecario albanese. Un esempio fra le 3 edizioni18
di premio è costituito da quello assegnato alla direttrice della Biblioteca
Pubblica di Fier, la dott.Athina Basha. La biblioteca, da lei diretta dal 1995,
rispecchia la sua personalità così attenta alle problematiche sociali e giovanili
tanto da comprendere, anche se con difficoltà legate alla gestione quotidiana,
42. -41-
19
I tre partner italiani: Istituto per la Storia dell’Antifascimo Italiano, IPSAIC;
l’Associazione italiana del Consiglio dei Comuni e delle Regioni d’Europa, AICCRE;
la Fondazione Gramsci e il partner albanese Archivio Centrale di Stato d’Albania.
20
La mostra fotografica è consultabile su
http://bcr.puglia.it/pem/bdi-linea-cartearchivio.htm
21
Cfr. Dieci ragioni per offrire servizi bibliotecari multiculturali, in
http://www.aib.it/aib/editoria/n17/0503chu.htm
una ludoteca che ospita bambini sia di origine albanese di scuola elementare
e media inferiore, sia bambini di origine rom, inserendoli in attività ricreative
e attività culturali legate alla conoscenza dei libri anche di lingua italiana.
Oltretutto l’avvicinamento della comunità alla nuova concezione di biblioteca
si è espresso anche attraverso la riorganizzazione del patrimonio librario a
scaffali aperti e l’inserimento delle nuove tecnologie e di Internet. La direttrice,
pertanto, è stata premiata come concreto esempio di professionalità dedicata
alla promozione della cooperazione internazionale e all’educazione e allo
sviluppo attraverso la promozione dei valori sociali, in linea con quanto
auspicato nella Dichiarazione dei Diritti Umani a cui si ispirano le biblioteche
multiculturali in materia di pace, convivenza civile, rispetto delle differenze
etniche, religiose, linguistiche e culturali.
Nella direzione della valorizzazione dei rapporti tra Italia e Albania si
è sviluppata la Linea di Attività “Valorizzazione degli Archivi di comune
interesse”. Tre sono stati i Partner italiani19
che, dopo aver analizzato carte
d’archivio inedite, hanno successivamente pubblicato i volumi bilingue “Gli
ebrei in Albania - Guida alle Fonti” e “Puglia ed Albania nel Novecento”
seguiti dalla mostra fotografica “Tra Puglia eAlbania”20
e dalla pubblicazione
del relativo catalogo.
L’indagine e la ricerca di reperti fotografici sono state svolte dall’Istituto
Pugliese per la Storia dell’Antifascismo e dell’Italia contemporanea (Ipsaic),
dallaFondazioneGramscidiPugliaedall’ArchivioNazionaledellaRepubblica
d’Albaniaconl’obiettivodiindividuareevalorizzarealcunefontidocumentarie
relative al periodo 1900-1950 presenti in archivi pubblici pugliesi e albanesi
oltre che in associazioni democratiche pugliesi. La prima fase di ricerca
riguarda il periodo 1939-1945 e raccoglie fonti documentarie inedite sulla
storia degli Ebrei inAlbania mentre la seconda fase riguarda i primi decenni
del Novecento, in particolare gli anni Venti e Trenta.
In conclusione ritengo opportuno far riferimento al punto 8 del
documento già citato Raison d’être per i servizi bibliotecari multiculturali,
di Clara Chu21
: «l’apprendimento di differenti forme di espressione creativa,
43. -42-
22
Anolli Luigi, La mente multiculturale, Laterza & Figli, Roma-Bari 2006.
di lavoro e di soluzione dei problemi apporta idee e opinioni nuove, che
possono suggerire maniere innovative di realizzare cambiamenti e iniziative,
e risolvere situazioni, al fine di far si che linee di azione di tipo interculturali
non rappresentino sporadici episodi ma costituiscano una stabile e definita
metodologia d’intervento». Ugualmente opportuno ritengo soffermarmi
sul concetto di cultura riprendendo quanto asserito dal prof. Anolli: «[...]
La cultura è un processo collettivo, dal momento che non può essere il
risultato di un’azione individuale, anche se ogni soggetto contribuisce a
fornire una data fisionomia alla cultura di cui è parte. Per definizione, la
cultura è partecipazione, poiché essa implica la condivisione di processi
di significazione, di comunicazione, di pratiche e di valori, nonché l’accordo
sulle regole da parte delle persone che la costituiscono. [...] La partecipazione
è un processo attivo e crea nuovi percorsi di senso»22
.
44. -43-
“La Magna Capitana”
Biblioteca Provinciale di Foggia
ENRICHETTA FATIGATO*
La “sfida” interculturale
Circa sette anni fa, la Biblioteca Provinciale di Foggia avviava una
approfondita revisione del suo assetto di public library contemporanea,
stravolgendo alcuni profili della sua fisionomia, da tempo paludati e lenti ad
accogliere e promuovere bisogni di pubblica lettura, informazione e
documentazione al passo dei tempi.
Il progetto1
che ne scaturì fu quello di sviluppare una ipotesi di lavoro,
oggi, per molti versi, realizzata e vincente2
, ispirata alla tipologia della biblioteca
a tre livelli di impostazione tedesca3
.
Rimodulare tecnologie, collezioni, servizi e formazione professionale al
modello suddetto di reference scalare, riguadagnare l’attenzione del pubblico
e acquisire nuova utenza comportò un ampio dibattito interno ed esterno alla
biblioteca stessa e per taluni di noi, fautori dell’improcrastinabile rilancio,
una sfida, assunta non senza qualche timore dell’esito.
Il piano previsto introduceva, fra le tante novità nell’assetto dei servizi
della Biblioteca, alcune sezioni nuove, contraddistinguendole dalla public
library come Centri di documentazione (ilDock). Una sezione di questi fu
dedicata all’Intercultura.
Nell’ipotesi di riqualificazione dei servizi, i Centri di documentazione
dovevano rappresentare, per le sezioni interessate, il livello apicale di refe-
rence, inteso non tanto e non solo per la quantità bibliografica a supporto delle
tematiche enucleate, quanto per la capacità di tessere una rete territoriale di
scambi informativo-documentali in grado di raggiungere bisogni qualitativa-
mente ampi e diversificati.
* Bibliodocumentalista - La Magna Capitana.
1
Linee guida per l’aggiornamento dei servizi della Magna Capitana: 2002
http://www.bibliotecaprovinciale.foggia.it/biblioteca/lineeguidadoc.htm
2
Valutazione dei servizi 2006: tabelle riepilogative
http://www.bibliotecaprovinciale.foggia.it/biblioteca/valutazioneservizi/tab_01_02_03_04_2006.pdf
3
Il modello a tre livelli applicato alla Biblioteca provinciale di Foggia. In Linee
guida..., cit.
45. -44-
Nel mentre tutto l’assetto della Biblioteca Provinciale era sottoposto al
confronto con il dibattito culturale e informativo del territorio, dedicare una
sezione ai temi dell’intercultura rappresentava una sfida ulteriore nella sfida
generale.
Quale contesto?
La Capitanata è terra che accoglie, da epoca storica remota, ceppi di
minoranze etnico-linguistiche4
. Nei tempi attuali è investita, come molti territori
frontalieri del Mediterraneo, dal fenomeno della più recente immigrazione5
.
La caratteristica peculiare dell’ immigrazione contemporanea è stata per
molti anni, e per alcune etnie lo è ancora, contraddistinta dalla periodica, non
stanziale e definitiva permanenza nella provincia di Foggia di gran parte del
numero degli individui che la percorrono.
Confrontarsi con questa fisionomia estremamente fluida di contesto umano,
per cercare di individuarne i bisogni collegati alla lettura e ad una informazione
più articolata di quella legata alle necessità della sussistenza e della prima
accoglienza, sembrava essere un complesso e insondabile elemento di debolezza
per la definizione del profilo della comunità di possibili utenti su cui modulare,
poi, il profilo biblio-documentale.
I dati statistici potevano essere un debole elemento valutativo per le finalità
che prefiguravamo di raggiungere.
Ne scaturì la necessità di delineare un nostro profilo della comunità di
immigrati più spalmato sugli obiettivi che ci riguardavano, pubblica lettura
4
Sono le comunità di lingua e cultura arbreshe nei Comuni di Chieuti e Casalvecchio
di Puglia e quelle di lingua e cultura franco-provenzale a Celle di San Vito e Faeto.
Recentemente(2006) per tutelare queste minoranze storiche è stato istituito
dall’Assessorato alle politiche educative della Provincia di Foggia lo “Sportello
linguistico: lingue senza frontiere”. Per approfondirne le finalità e gli obiettivi consultare
il sito web plurilingue http://www.minoranzelinguistiche.fg.it/ita/progetto/default.asp;
nella sezione intercultura della Biblioteca documenti multimediali e nei Fondi locali
il volume, che illustra il provvedimento legislativo di tutela “Progetto franco-provenzale:
legge n. 482/99 norme per la tutela delle minoranze linguistiche/Comune di Celle S.
Vito, Bastogi, Foggia 2007”. Numerose sono le attività di promozione della tutela di
queste minoranze storiche, cito, ad esempio, il Convegno “Minoranze linguistiche in
Capitanata: un valore da riscoprire per lo sviluppo del territorio” svoltosi a Casalvecchio
di Puglia nell’agosto 2007.
5
Foggia «Provincia»: Assessorato Politiche sociali. Dati demografici popolazione
straniera calcolata a fine anno http://www.politichesociali.net/osservatorio/search2.asp:
per il trend degli anni 2003-2004-2005 vedi allegato 1.
46. -45-
e ricerca biblio- informativa, che partendo dalla identificazione dei ceppi etno-
linguistici di provenienza, individuasse le comunità territoriali scelte per
riferimento, la scolarizzazione posseduta e le consuetudini rispetto ai bisogni
di apprendimento formale6
.
Nel primo caso, avviammo un contatto con i Comuni maggiormente investiti
dal processo e ne ricavammo un primo nucleo di approccio informativo e
identificativo7
.
Ma ancora tutto questo non sembrava restituirci a pieno l’identità della
community reference straniera. Era necessario avviare la rete di relazioni
territoriali, incontrare gli attori locali investiti, a vario titolo, dal fenomeno
immigratorio.
In primo luogo, l’ampia fascia dell’associazionismo e del volontariato,
degli Enti ed organismi investiti dalle problematiche dell’immigrazione8
.
E, in secondo luogo, intensificare i contatti con il mondo della Scuola che
frequentemente si riferiva a noi per ampliare i propri Piani di Offerta Formativa
riguardanti l’integrazione degli alunni immigrati9
.
E, in terzo luogo, avvicinare esperienze di Biblioteche pubbliche10
che sul
territorio nazionale avevano già avviato e consolidato esperienze significative
6
È attualmente in corso per il tramite delle Biblioteche comunali afferenti del
Sistema Bibliotecario del Polo SBN la somministrazione di un questionario a campione
sulle abitudini di lettura degli immigrati adulti ed in età scolare nei Comuni di riferimento.
7
Il nostro profilo di comunità prende in considerazione dieci fra i maggiori
comuni della provincia di Foggia: il capoluogo, Lucera, Troia, Manfredonia, Rodi
Garganico, Apricena, Stornarella, Biccari, San Giovanni Rotondo e Cerignola (vedi
allegato 2).
8
Nel 2003 l’Assessorato alle politiche per l’immigrazione della Provincia di Foggia
riunì Enti edAssociazioni che svolgevano attività di informazione a migranti e richiedenti
asilo in un Coordinamento provinciale sull’immigrazione. La Biblioteca provinciale
- ilDock - sezione intercultura entrò in partenariato con CGIL-FG; CISL-ANOLF-FG;
Croce Blu-Lucera; Arci-FG; Caritas Diocesana Foggia-Bovino-San Severo; CRI-FG;
Coop. Arcobaleno - FG; Comunità Emmaus - FG; Associazione Migrantes - FG;
Centro Studi Diomede; Coop. Xenia - FG; Ass. Comunità Senegalese; Ass. Stranieri
in Europa - FG; ACLI - FG; Forum provinciale del 3° settore - FG; Comuni della
Provincia (Foggia; Manfredonia, Cerignola, San Severo, Troia); C.S.A. - FG; Ass.
Opera nomadi; Centro culturale Islamico; Osservatorio provinciale per l’immigrazione
UNI - FG.
9
Significativa fu l’esperienza di elaborazione de “Lo scaffale multiculturale:
bibliografie, filmografie, multimedia” curato da ilDock nell’ambito del progetto “In
viaggio: laboratori e percorsi interculturali di educazione alla convivenza e alla
cittadinanza” del CSA - FG, Consulta Provinciale degli studenti.
10
Convegno Kiriku: intercultura, biblioteca e mezzi di comunicazione. Percorsi
a confronto. Foggia: Salone regio Palazzo Dogana, 3-12-2003.