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I parassiti
I parassiti

Le infezioni parassitarie sono causate da un gran numero di organismi la
cui trasmissione può richiedere la presenza di un insetto vettore o un
ospite intermedio.

La maggior parte causano malattie croniche e debilitanti altre presentano
forme acute e letali che sono diffuse in tutto il mondo.

Molte parassitosi croniche possono causare un malattia solo in un numero
limitato di individui. I parassiti non sono solo importanti in quanto causano
malattie gravi e letali ma essendo basate sull’interazione fra l'organismo
patogeno e l’uomo e con ospiti intermedi o insetti vettori, la loro biologia è
estremamente complessa e presenta notevoli difficoltà per poter
identificare target specifici per lo sviluppo di molecole antiparassitarie.
I parassiti hanno sviluppato, nel corso della loro co-evoluzione con gli
animali che infettano, diverse strategie che hanno permesso loro di entrare
in contatto con particolari microambienti presenti in un ospite.

Tutti i parassiti, come altri organismi patogeni, si sono evoluti da forme che
vivevano libere nell’ambiente.
                                                                                 2
Principali infezioni da parassiti
Diverse forme di parassitismo



I parassiti hanno sviluppato diverse vie che sono facilitate da condizioni igieniche
precarie tramite le quali penetrano in un individuo utilizzando uno stato larvale o
uova che possono essere ingerite con cibi contaminati o accidentalmente.

Altri tipi di larve sono in grado di perforare la cute o di infettare il feto passando
attraverso la placenta. In altri casi, un insetto vettore punge la cute o rilascia con le
feci in una ferita o nelle mucose una forma infettiva di un parassita.

Altri parassiti sono in grado di passare da un individuo a un altro tramite rapporti
sessuali. Una volta compiuto il proprio ciclo vitale all’interno di un individuo, un
parassita rilascia le proprie uova o larve nelle feci o nell’urina e lascia il corpo
dell’individuo infetto.




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Diverse forme di parassitismo

Le parassitosi sono malattie prevalentemente presenti nei paesi tropicali e in via di
sviluppo, anche se sempre più frequentemente vengono identificati nei paesi
sviluppati, anche a causa di viaggi in paesi tropicali o dove una certa malattia è
endemica. Le parassitosi sono malattie estremamente frequenti di tipo cronico ma
meno fatali delle infezioni dovute a virus o a batteri che possono essere acute e
letali.
I parassiti sono organismi molto più complessi rispetto ad altri patogeni come i
batteri o i funghi in quanto hanno cicli vitali molto elaborati (che comprendono
diverse forme distinte in un singolo o più ospiti) basati su tropismi di specie e di
tessuto nell’ospite, nei vettori e nell'ambiente esterno.

Tali forme sono morfologicamente distinte e sono il risultato di una complessa
regolazione dell'espressione genica che permette loro di adattarsi non solo
biochimicamente (come i batteri) ma anche di occupare diversi tessuti dell’ospite
e del vettore e di migrare da un distretto a un altro del corpo umano (o di animali).

Questa sofisticata abilità a cambiare di forma a seconda dello stadio vitale fa sì
che anche la risposta immunitaria da parte dell’ospite sia fortemente ostacolata.

                                                                                 5
Parassiti




Fotografia al microscopio elettronico a scansione di
Giardia intestinalis adesa all ’ epitelio intestinale     Ascaris lumbricoides di circa 20 cm.Le
mediante un disco adesivo di cui e`provvista.             femmine raggiungono dimensioni di 35
                                                                           cm.
Le malattie parassitarie
I parassiti hanno infettato l’uomo da millenni ed è stata dimostrata la loro presenza negli scheletri di
individui vissuti nel passato. Per esempio, nell’intestino del corpo mummificato di Ötzi, “l’uomo venuto dal
ghiaccio” vissuto circa 3.200 anni fa il cui corpo fu trovato sulle Alpi italiane nel 1991, sono state identificate
le uova del parassita Trichuria trichiura. Inoltre, antichi papiri egizi e gli scritti del medico greco Ippocrito
descrivono le infezioni malariche che sono causate dal Plasmodium.
L’analisi molecolare della regolazione dell’espressione genica dei parassiti ha già permesso di scoprire
meccanismi fondamentali prima sconosciuti nelle cellule eucariotiche. Per esempio, nei tripanosomi sono
stati identificati il meccanismo della variazione antigenica e il processo di trans-splicing di mRNA codificati
da geni diversi e poi riuniti per produrre un mRNA maturo.Inoltre, nei parassiti sono stati identificati organelli
come gli apicoplasti che non sono presenti in altri organismi e che permettono loro di sopravvivere in
particolari ambienti dell’ospite.

Gli apicoplasti organelli di 0,15 - 1,5 μm di diametro che contengono un DNA circolare di circa 35 kb
circondato da 4 membrane. I geni degli apicoplasti derivano dai geni di plastidi di alghe e quindi questi
organelli si sono formati molto probabilmente per endosimbiosi.

Tali organelli, situati in prossimità del nucleo, sono fondamentali per la sopravvivenza del parassita. Benché
non siano ancora chiare quali siano le funzioni di tale organello, la sua presenza è indispensabile. Infatti, se
l'apicoplasto viene eliminato tramite plasmid curing (eliminazione di un plasmide tramite trattamento con
giallo di acridina) il parassita muore, anche se non immediatamente. Il parassita infatti muore solo dopo
aver invaso un nuovo individuo in quanto non è in grado di infettarlo, il che suggerisce che l’apicoplasto
codifica per funzioni essenziali per l’invasione dell’ospite.

Poiché l’apicoplasto codifica per vie metaboliche, quali quelle per alcuni acidi grassi, radicalmente diverse
da quelle codificate dal DNA nucleare, esso presenta caratteristiche fondamentali per lo sviluppo di farmaci
antimalarici specifici.

Inoltre, poiché l'apicoplasto si è originato dai plastidi codifica per proteine coinvolte nella replicazione7 del
proprio DNA, per la trascrizione di geni apicoplasto-specifici e per la traduzione di mRNA che sono di
Apicoplasti
Idrogenosomi - acidocalcisomi




Membri del genere della Trichomonas (protisti flagellati anaerobi) contengono un
altro organello chiamato idrogenosoma che non contiene DNA, citocromi o
enzimi del ciclo dell’acido citrico e produce ATP utilizzando piruvato con enzimi
tipici dei batteri anaerobi.

Invece, nei tripanosomi, in Toxoplasma e nei plasmodi sono presenti gli
acidocalcisomi, organelli di circa 100 - 200 nm coinvolti nell’omeostasi del Ca+2.

Questi organelli posseggono pompe proteiche responsabili del trasporto attivo di
molecole e di antiporti (trasportatori secondari, Ca2+/H+ e Na+/H+).




                                                                              9
10
Plasmodium

   La malaria è la più importante malattia parassitaria causata da protozoi.

I plasmodi sono gli agenti della malaria, una delle malattie parassitarie più
diffuse causando 200 - 300 milioni di nuovi casi al mondo ogni anno.

Questa malattia è presente nelle regioni tropicali e sub-tropicali di tutti i
continenti in particolare in Africa.

La malaria si trasmette tramite la puntura di una zanzara del genere Anopheles
portatrice del parassita.

I plasmodi sono sporozoi che infettano i globuli rossi del sangue e richiedono
due ospiti per il loro ciclo vitale,

la zanzara in cui avviene lo stadio sessuale dell’organismo, e
l’uomo (o altri primati) pin cui avviene il ciclo asessuato.
La malaria
La malaria, il cui termine deriva da mal’aria, aria cattiva, infetta, viene trasmessa da una zanzara tra i
9 e 17 giorni dopo che ha ingerito il sangue da un individuo che aveva nel sangue i plasmodi, e che a
sua volta sviluppa la malattia tra gli 8 e i 30 giorni dopo la puntura.

Molti casi di malaria avvengono anche in paesi dove non è presente l’infezione, sia perché la
contraggono durante viaggi in aree endemiche sia perché zanzare che contengono il plasmodio
possono raggiungere paesi distanti entrando in un aereo che le trasporta a distanza e quindi infetta
individui generalmente nell’ambito dell’aeroporto di destinazione (airport malaria). La malaria può
essere contratta anche tramite trasfusioni di sangue infetto o tra utilizzatori di droghe per via
endovenosa.

                                                     I plasmodi risiedono prevalentemente nel sangue e
                                                     nel fegato, ma infettano anche la milza e altri organi
                                                     (per esempio i reni) dell’uomo.
                                                     Generalmente, a un periodo di febbri segue una
                                                     fase di remissione che dura da alcune settimane a
                                                     diversi mesi, a cui fa seguito un nuovo attacco
                                                     malarico. Le crisi parossistiche (febbri alte, brividi e
                                                     sudorazione) tipiche della malaria sono coincidenti
                                                     con la liberazione dei merozoiti nel circolo ematico a
                                                     seguito della lisi simultanea dei globuli rossi infettati.
                                                     Nei periodi tra una crisi e la successiva le condizioni
                                                     del paziente sono normali. Con il protrarsi della
                                                     malattia, la malaria può causare anemia e spleno-
              Anopheles gambiae                      ed epatomegalia.
La malaria
La malaria può essere trasmessa da diverse specie del genere Anopheles che differiscono nel
comportamento e nelle proprietà fisiologiche (ma è sempre la femmina che trasmette l’infezione, mentre
il maschio non si nutre di sangue ma di polline di fiori). Questa diversità di specie fa si che i pattern
epidemiologici della malattia nel mondo siano diversi. Per esempio, il P. vivax si sviluppa in zanzare che
vivono a temperature inferiori della specie che sono il vettore del P. falciparum. Di conseguenza, la
distribuzione geografica della malaria vivax è più diffusa di quella falcipara.
La malaria viene diagnosticata osservando al microscopio ottico la presenza dei parassiti nei globuli rossi
in strisci di sangue tramite la colorazione di Giemsa o di Wright. Oggi sono utilizzati anche metodi basati
sulla ricerca di antigeni nel sangue dei pazienti o di frammenti specifici di DNA con la tecnica della PCR,
anche se quest’ultima è scarsamente utilizzata nelle regioni endemiche per l’alto costo e per la
mancanza delle necessarie attrezzature.
Epidemiologia della malaria


Dopo la seconda guerra mondiale sono stati messi in atto a livello mondiale una serie di
programmi mirati a eradicare la malaria dalle regioni endemiche. Mentre in diverse zone
tale sforzo è stato coronato da successo, in molte regioni dell’Africa tropicale e dell’Asia
è fallito.
Ciò è dovuto in parte alla scarsa efficacia da parte degli operatori sanitari locali, in parte
per la comparsa di ceppi di zanzare resistenti al trattamento con pesticidi.
Inoltre, per poter mettere in opera dei programmi efficaci e degli obiettivi raggiungibili
dipende anche da attendibili dati epidemiologici. I dati più accurati indicano in circa 1-2
milioni i morti causati direttamente dalla malaria (circa 3 - 6 000 al giorno), di cui la
maggior parte sono bambini africani.
•Diversi fattori influenzano la distribuzione della malaria che contribuiscono a rendere più
difficile il suo controllo:Instabilità climatica: siccità e alluvioni possono aumentare la
trasmissione della malattia in diverse circostanze epidemiologiche.Global warming:
l’aumento della temperatura a livello mondiale sta determinando un incremento della
trasmissione della malaria in alcune aree prima prive dell’infezione, anche se difficilmente
esso può contribuire a un aumento globale della malaria.Agitazioni politiche e guerre civili
determinano il collasso dei programmi di trattamento e i rifugiati localizzati in campi di
aiuto umanitario possono causare l’insorgere di epidemie per la presenza di portatori
provenienti da aree endemiche.Diffusione dell ’ HIV: i pazienti con AIDS sono più
suscettibili alla malaria e riduce il numero del personale medico disponibile per il
                                                                                          14
trattamento della malaria, eMutazioni che conferiscono resistenza ai pesticidi adoperati
Distribuzione geografica e rischio di contrarre
            la malaria nel mondo
I plasmodi




La malaria è la più importante malattia parassitaria causata da protozoi.
• La specie di plasmodi che infettano l’uomo e hanno diversi gradi di virulenza
sono:Plasmodium vivax                  (malaria benigna terziaria);P. ovale
(malaria benigna terziaria o malaria ovale);P. malariae             (malaria
quartana) eP. falciparum           (malaria maligna terziaria).




                                                                            16
I plasmodi

•   Plasmodium vivax Questo plasmodio è la specie che colpisce maggiormente
    l’uomo ed è quello più diffuso a livello mondiale per la capacità del vettore di
    crescere sia in aere tropicali che sub-tropicali e temperate.
•   Il P. vivax invade selettivamente gli eritrociti giovani e immaturi. Una vota
    penetrato nel globulo rosso questo si ingrandisce e acquisisce una forma
    irregolare. Tali cambiamenti di morfologia sono utilizzati per l’identificazione del P.
    vivax. Un individuo sviluppa i sintomi della malaria tra i 10 e i 15 giorni dopo la
    puntura della zanzara. I sintomi non sono molto diversi da quelli di un’influenza.
    Solo dopo un certo periodo e diverse lisi dei globuli rossi il paziente mostra i tipici
    sintomi della malaria. I cicli febbrili si susseguono ogni 48 ore con la lisi dei globuli
    rossi (malaria benigna terziaria).Plasmodium ovale (malaria benigna terziaria o
    malaria ovale); questo plasmodio è simile al vivax anche per la sua preferenza a
    invadere eritrociti giovani e immaturi, ma dopo l'invasione del globulo rosso
    questo prende una forma appunto ovale. Il P. ovale è diffuso prevalentemente in
    Africa dov’è presente più del vivax, ma è causa della malaria anche in Asia e in
    Sud America. I
P. ovale determina una malattia simile a quella del vivax, cioè la malaria benigna
   terziaria o malaria ovale. A differenza del vivax che può causare una malaria che
   perdura per diversi anni, la malaria causata dall’ovale dura in genere circa un
   anno.                                                                         17
I plasmodi

•   Plasmodium malariae Questo plasmodio infetta solo eritrociti maturi, e non
    determina una deformazione dei globuli rossi. Mentre gli ipnozoiti del P. vivax e
    del P. ovale sono normalmente identificati nel fegato, nella malaria causata dal P.
    malariae sono assenti.
Il periodo di incubazione è il più lungo dei plasmodi umani (tra i 18 e i 40 giorni, ma a
    volte anche dopo qualche anno dopo la puntura). I cicli febbrili hanno una
    frequenza di 72 ore (malaria quartana) e può persistere nell’uomo anche diversi
    anni. Il P. malariae è presente nelle stesse regioni tropicali e sub-tropicali degli
    altri plasmodi ma è meno frequente.
•   Plasmodium falciparum È questo il plasmodio più virulento e di gran lunga la
    causa di morte della maggior parte dei casi di malaria. Una delle ragioni è che il P.
    falciparum non ha selettività di eritrociti, infettando infatti tutti gli stadi di eritrociti.
Inoltre, fino a 4 plasmodi possono penetrare nei globuli rossi. Poiché la gran parte
   dei trofozoiti e degli schizonti si localizzano nel fegato e nella milza, raramente
   vengono osservati negli strisci di sangue. Ricadute (relapse) sono raramente
   osservate anche se una recrudescenza della patologia può avvenire e sono quasi
   sempre fatali. Il periodo di incubazione è di soli 7 - 10 giorni a cui seguono i
   classici sintomi della malaria. Il falciparum causa una malaria maligna terziaria
   con attacchi febbrili ogni 36 - 48 ore.
                                                                                             18
Plasmodium
                   Il ciclo vitale del Plasmodium è simile in tutte le specie che infettano l’uomo.




  ipnozoiti

              schizonti




Il Plasmodium è presente nell’uomo prevalentemente nei globuli rossi del sangue e nelle cellule del fegato,
mentre nella zanzara Anopheles gambiae, mostrata in si localizza nelle ghiandole salivari e nell’intestino.
Il ciclo inizia con la puntura di una zanzara che introduce gli sporozoiti del Plasmodium presenti nella sua saliva
nel sistema circolatorio dell’uomo. Gli sporozoiti raggiungono le cellule parenchimali del fegato dove avviene la
riproduzione asessuata (schizogonia). Questa fase di crescita (ciclo esoeritrocitico) dura tra gli 8 e i 24 giorni a
secondo della specie di Plasmodium. Quando gli sporozoiti smettono di dividersi nel fegato si trasformano in
una forma latente (ipnozoiti, prevalentemente nel P. vivax e P. ovale) che possono causare la malaria anche
molti anni dopo l’infezione iniziale. Quando gli epatociti lisano i plasmodi maturi si sono trasformati in merozoiti
che entrano nel circolo sanguigno e attaccano i globuli rossi dando vita al ciclo eritrocitico (parassitemia).
Durante questo ciclo i merozoiti si trasformano in forme ad anello (ring form) i trofozoiti mononucleati che
generano gli schizonti dotati tra 6 e 24 nuclei. Gli schizonti generano nuovamente i merozoiti che lisano il
globulo rosso e invadono altri globuli rossi ripetendo il ciclo. La fase eritrocitaria ciclica si ripete ogni 48 - 72 hr
Plasmodium
                  Il ciclo vitale del Plasmodium è simile in tutte le specie che infettano l’uomo.




 ipnozoiti

             schizonti




Il ciclo si interrompe quando i merozoiti formano in gametociti maschili e femminili.
Una zanzara pungendo un individuo infetto ingerisce (blood meal) i gametociti che
giungono nell’intestino dell’insetto dove lisano e si fondono generando uno zigote
diploide (oocinete).
Lo zigote migra verso la parete dell’intestino dove forma gli oocisti. All’interno
dell’oocisti avviene la meiosi che forma cellule aploidi, gli sporozoiti (sporogonia) che
migrano nelle ghiandole salivari della zanzara completando il ciclo del plasmodio.
La zanzara pungendo un nuovo individuo trasferisce il parassita da vita a un nuovo
La patogenesi della malaria


Nei casi gravi di malaria, e in particolare nella malaria cerebrale, diversi organi e
tessuti del corpo umano sono coinvolti oltre i globuli rossi.
Una delle caratteristiche principali del P. falciparum è quella di indurre i globuli
rossi infetti ad aderire alle pareti dei capillari sanguigni determinando
un’occlusione degli stessi e una limitazione della perfusione dei tessuti.
La lisi dei globuli rossi compromette ulteriormente il quadro clinico causando
anemia e la riduzione della diffusione dell’02.


Nonostante la gran mole di studi condotti sulla malaria, non è ancora emersa una
comprensione complessiva dei meccanismi della patogenicità di questo
parassita. Oggi si ritiene che la malattia sia determinata da una serie di
concause, come la lisi massiva dei globuli rossi (sia infettati che non),
l ’ occlusione dei capillari e i processi infiammatori a essi associati, che
causerebbero nell’insieme la riduzione della perfusione dei tessuti che a loro
volta genererebbero ulteriori danni aggravando il quadro clinico fino alla morte del
paziente.

                                                                                  21
La patogenesi della malaria


Dopo la puntura della zanzara gli sporozoiti raggiungono il fegato dove
transitano in diversi epatociti prima di trasformarsi in merozoiti. La
penetrazione nelle cellule del fegato viene mediata da un recettore degli
sporozoiti che lega specificamente gli epatociti. Ogni sporozoita è in grado
generare diverse decine di migliaia di merozoiti ognuno dei quali
successivamente attacca un globulo rosso, e moltiplicandosi al suo interno, da
inizio alla malattia.
Una volta penetrato in un globulo rosso (tramite dei recettori ancora poco
conosciuti), il plasmodio induce la formazione di un vacuolo utilizzando la
membrana plasmatica del globulo rosso stesso e penetra così al suo interno. A
differenza di P. vivax che invade i reticolociti (globuli rossi immaturi), P.
falciparum è in grado di invadere globuli rossi di diverso grado di maturazione.




                                                                             22
La patogenesi della malaria

P. vivax invade solo globuli rossi che presentano sulla membrana l’antigene
Duffy (una proteina glicosilata di membrana) che è espresso preferenzialmente
nei reticolociti e non nei globuli rossi maturi.
Questo selettività per questo antigene ha fatto sì che nelle popolazioni umane
dell’Africa occidentale che non esprimono tale antigene nei reticolociti sono
immuni dalla malaria vivax che è assente in questa regione.
Inoltre, il P. vivax possiede un solo gene per riconoscere l’antigene Duffy, mentre
P. falciparum ne possiede diversi oltre Duffy che utilizza come recettori per
penetrare nei globuli rossi di diverso grado di maturazione.
L’adesione e la penetrazione del plasmodio all’interno di un globulo rosso sono
processi molto complessi e che comprendono diversi stadi. Inizialmente il
merozoita si colloca frontalmente alla membrana di un globulo rosso.
Successivamente si forma una giunzione tra l’ospite e il parassita che viene
mediata dalle proteine di superficie dell ’ eritrocita e da proteine integrali di
membrana del plasmodio.
A questo segue la formazione del vacuolo e il passaggio del merozoita all’interno
del vacuolo è mediato da un motore molecolare composto da un filamento di
actina e da un complesso di miosina.
L ’ invasione del globulo rosso è completa quando l ’ invaginazione della
                                                                      23
La patogenesi della malaria

Strutture a rosetta degli eritrociti (rosetting) Gli eritrociti possono formare delle
aggregazioni quando intorno a un globulo rosso si forma una struttura detta “a
rosetta”, che ricorda la forma di un fiore. Tale fenomeno è presente anche nella
malaria, nella quale un plasmodio funge da cellula centrale attorno al quale si
legano i globuli rossi formando la rosetta. Tale formazione è dovuta
all’interazione tra un epitopo della membrana del protozoo e dei recettori sui
globuli rossi. Questa struttura permette al plasmodio di rimanere sequestrato ed
evitare di essere distrutto (per esempio, nel fegato e nella milza). La formazione
di rosette è molto importante nella progressione della malaria in quanto si è visto
che c’è una stretta correlazione fra la sua formazione e la forma cerebrale
                                                Tossine malariche La          malaria
(letale) della malattia.                        coinvolge       complesse    risposte
                                              infiammatorie e anche la produzione
                                              di tossine. In generale, tali tossine,
                                              prodotte e rilasciate dai trofozoiti e
                                              dagli schizonti, inducono le cellule
                                              umane a sovra-produrre fattori che si
                                              legano al siero. La gran parte delle
                                              tossine malariche sono resistenti al
                                              trattamento con proteasi e la loro
                                              attività dipende dalla presenza 24   di
Variazione antigenica

Il processo della variazione antigenica è il meccanismo tramite il quale un
patogeno (plasmodi, tripanosomi, Leishmania, Salmonella) altera l’espressione
di proteine di membrana per evadere il sistema immunitario.
Il P. falciparum esporta sulla membrana dell ’ eritrocita diverse proteine che
determinano profonde alterazioni sia nelle proprietà antigeniche sia adesive della
cellula infettata.
La sua persistenza durante la proliferazione nello stadio eritrocitario dipende
dall’espressione successiva di molecole varianti sulla superficie degli eritrociti
infetti.
Questo processo avviene tramite il controllo trascrizionale di circa 60 geni (geni
var) che codificano per una famiglia di proteine di superficie, chiamate PfEMP1
(P. falciparum erythrocyte membrane protein 1, proteina di membrana di P.
falciparum specifica per gli eritrociti), che sono utilizzate per interagire con gli
eritrociti.
Ogni parassita esprime un solo gene var alla volta mentre gli altri sono
trascrizionalmente repressi, e ognuna delle proteine PfEMP1 permette al
plasmodio di aderire ai capillari sanguigni determinando la forma grave della
malattia.
                                                                                 25
Le famiglie geniche della variazione antigenica e loro organizzazione genomica



L’analisi del genoma di P. falciparum ha permesso di determinare che esiste
solo un numero ridotto di geni var (circa 60) per genoma aploide (un numero
molto basso rispetto ai circa 1.500   geni coinvolti nella variazione antigenica dei
tripanosomi).
È stata scoperta una seconda famiglia chiamata rif (repetitive interspersed
family, famiglia interspersa ripetitiva).
Le proteine codificate da questa famiglia genica, le RIFIN, sono antigeni di 30 -
45 kDa che hanno 2 regioni trans-membrana (2TM) che espongono circa 170
amminoacidi sulla membrana dell’eritrocita. Si ritiene che le RIFIN come altre
proteine 2TM siano fondamentali per il parassita per determinare l’infezione
degli eritrociti.
Inoltre, sono state identificate altre 2 famiglie geniche 2TM che codificano per
proteine coinvolte nella variazione antigenica e sono le STEVOR, simili alle
RIFIN che sono espresse in uno stadio tardivo degli eritrociti, e le PfEMP1.
Entrambe i membri di queste famiglie hanno una frequenza di cambiamento di
espressione simile a quella dei geni var.
Infine, un’ultima classe di proteine antigeniche identificata sono le proteine
SURFIN codificate dai geni surf (surface associated interspersed genes, geni
interspersi codificanti per proteine di superficie).                         26
Le famiglie geniche della variazione
antigenica e loro organizzazione genomica
Famiglie geniche che codificano per proteine
   variabili di superficie di P. falciparum
Le famiglie geniche della variazione antigenica e loro organizzazione genomica

Circa il 60 % dei geni var è localizzato in prossimità di una regione sub-telomerica
composta da un mosaico di elementi ripetuti non codificanti (TARE 1 - 6, telomere
associated repeats, sequenze ripetute associate ai telomeri) orientati in differenti
direzioni.




L’organizzazione complessiva delle regioni sub-telomeriche dei geni var (comprese le
regioni codificanti e non-codificanti) è conservata nei 28 telomeri dei 14 cromosomi del
P. falciparum. L’alta frequenza di ricombinazione che genera le nuove forme var
avviene per conversione genica.




                                                                                      29
Posizione fisica dei geni var nel nucleo di P. falciparum
            nello stadio di anello (trofozoita)

                                   Risultato     schematizzato       di
                                   esperimenti      tramite      FISH
                                   (fluorescent in situ hybridization)
                                   in cui i cromosomi di P.
                                   falciparum occupano siti specifici
                                   nel nucleo del parassita. Infatti, i
                                   geni var telomerici si localizzano
                                   alla periferia del nucleo e
                                   formano complessi comprendenti
                                   da 4 a 7 cromosomi.
                                   Una      singola    regione    non
                                   codificante localizzata a monte di
                                   un gene var (per esempio, upsB
                                   o upsC di circa 2 kb) viene
                                   rimossa dal gene originale e ciò è
                                   sufficiente     a     iniziare    il
                                   meccanismo         di     conteggio
                                   (counting mechanism).
                                   L ’ attivazione trascrizionale
                                   avviene alla periferia del nucleo,
                                   e silenzia tutti gli altri geni var
                                   endogeni ed è ereditata nella
Posizione fisica dei geni var nel nucleo di P. falciparum
                        nello stadio di anello (trofozoita)




Una delle funzioni dei telomeri oltre ad assicurare la stabilita genomica e
una corretta divisione cellulare è quella di reclutare proteine specifiche per
generare un ’ appropriata organizzazione della cromatina che reprime
l'espressione genica in maniera dipendente dalla distanza da essi (effetto
posizionale dei telomeri, telomere position effect, TPE).
I geni var associati ai telomeri distano da questi tra le 20 e le 35 kb e
possono essere derepressi per inattivazione da parte della proteina che
lega i telomeri PfSir2 (corrispondente alla proteina ortologa di S.
cerevisiae, Sir2) che si associa con i promotori dei geni var silenziati.
L’anemia falciforme e la malaria




L’anemia falciforme (sickle-cell anaemia) è una malattia genetica autosomale recessiva che si
esprime nei globuli rossi che assumono una forma anormale, rigida simile a una falce.
Questa malattia genetica è stata descritta la prima volta nel 1910 dal medico statunitense James
B. Herrick identificando nel sangue di un paziente proveniente dalle Indie Occidentali eritrociti
dalla forma a falce.
Nel 1949 Linus Pauling dimostrò che l’emoglobina purificata da individui normali e da pazienti con
la malattia avevano una mobilità elettroforetica diversa. Successivamente, nel 1957 tramite
peptide fingerprinting, fu dimostrato che solo uno dei frammenti peptidici ottenuto per digestione
dell’emoglobina mutata aveva una diversa mobilità elettroforetica.
                 Il cDNA codificante per la β-globina umana fu clonato nel 1978.
L’ anemia falciforme

                                                       L ’ anemia falciforme è dovuta a una
                                                       mutazione nel gene che codifica per
                                                       l’emoglobina, che è localizzato sul braccio
                                                       corto del cromosoma umano 11, genera
                                                       una proteina alterata (HbS).
                                                       La malattia è più diffusa nell'Africa centro-
                                                       orientale, nel Sud dell'Arabia, in India e tra
                                                       le popolazioni del mediterraneo si presenta
                                                       in alcune zone dell ’ Italia, Spagna e
                                                       Grecia.
                                                       Analisi di genetica ha permesso di stabilire
                                                       che tali mutazioni sono comparse
                                                       indipendentemente        nelle     diverse
                                                       popolazioni


Negli individui eterozigoti per HbS non vi è danno significativo per i portatori in quanto l’allele non
mutato (HbA) produce il 50% di emoglobina normale. Negli individui omozigoti per HbS la valina che è
un amminoacido idrofobico (mentre l’acido glutammico è un amminoacido polare acido) causa il
collasso dell’emoglobina. Questa mutazione non determina effetti significativi nella struttura terziaria
e quaternaria della proteina in condizioni in concentrazione di ossigeno normali. A bassa tensione di
ossigeno però l’emoglobina espone il frammento composto dai primi sei amminoacidi tra i frammenti
E e F della proteina. La valina in queste condizioni si associa con la regione idrofobica causando
l’aggregazione della stessa emoglobina che forma un precipitato. La proteina mutata collassa e
distorce la forma del globulo rosso da una forma rotondeggiante liscia a forma di ciambella a
una di falce rugosa e con protuberanze rendendo l’eritrocita fragile e suscettibile a lisi nei
capillari. Gli individui portatori di questa mutazione mostrano i sintomi della malattia solo in condizioni
34
Trade off
                      malaria/anemia falciforme




In un portatore della mutazione HbS i globuli rossi tendono a lisare
precocemente cosa che impedisce al plasmodio di riprodursi. Inoltre, il
plasmodio non è in grado di metabolizzare l’HbS precipitata.
Nelle regioni tropicali dell ’ Africa, tra il Gambia e il Mozambico, la
frequenza di mutazione HbS del gene dell’emoglobina supera il 20%
nelle popolazioni locali.
Dettagliate analisi genetiche e antropologiche hanno dimostrato che i
genotipi HbA/HbS hanno chiaramente un vantaggio riproduttivo sia sui
genotipi HbA/HbA sia HbS/HbS in un ambiente dove la malaria è
endemica.




                                                                          35
The malaria hypothesis:
       l’agricoltura, la linguistica e l’evoluzione biologica e socioculturale


L’ipotesi della malaria, fu proposta nel 1957 da Frank B. Livingston il quale suggerì che le differenze
nella frequenza della mutazione S nel gene dell’emoglobina (Hb) tra le popolazioni umane fossero
dovute alla selezione genetica determinata dalla diffusione della malaria.

Nelle regioni dove la malaria è endemica, questa mutazione conferisce un vantaggio selettivo
(aumenta la fitness dell’individuo che è portatore del gene HbS in eterozigosi) rispetto agli individui
che non la posseggono, in quanto riduce in questi la possibilità di sviluppare la malaria.
I plasmodi, e in particolare P. falciparum, possono infatti determinare significative differenze
riproduttive tra genotipi sensibili (alleli normali HbA) e resistenti (allele mutato HbS) alla malaria.
Se infatti l’allele S conferisce una misura della resistenza alla malattia negli eterozigoti, allora queste
differenze riproduttive possono aumentare la frequenza di questo allele nella popolazione umana
come confermato dalle analisi epidemiologiche.
Studi della correlazione fra distribuzione della malaria falcipara e la frequenza dell’allele S hanno
confermato tale ipotesi genetica. Un’ulteriore importante evidenza è venuta dagli studi basati sulla
cosiddetta correlazione agricola e sull’osservazione che Anopheles gambiae, il principale vettore del
P. falciparum, richiede per la sua riproduzione acque calde stagnanti e soleggiate. Livingston notò che
tali condizioni sono raramente presenti nelle foreste tropicali che sono costituite da un’intensa e fitta
vegetazione.
È solo nelle aree dove l’uomo ha modificato l’ambiente, tagliando le foreste, che si sono formate le
condizioni ideali per la diffusione della zanzara. Quindi dove le foreste sono state sostituite con terreni
aperti e irrigati adatti per l’agricoltura è stato possibile, insieme con il conseguente aumento della
presenza dei plasmodi, la diffusione del vantaggio selettivo del gene HbS dell’emoglobina.
                                                                                                       36
The malaria hypothesis:
     l’agricoltura, la linguistica e l’evoluzione biologica e socioculturale




Livingston predisse l ’ esistenza di una forte correlazione tra evoluzione
genetica e culturale delle popolazioni umane e indicò come causa scatenante
della diffusione della malaria, l’espansione dell’agricoltura che determinò il
cambiamento nella frequenza genica dell’allele Hbs nelle popolazioni umane in
Africa.
In particolare, dimostrò che nell ’ Africa occidentale c ’ è un gradiente di
diffusione dell’allele S che si sovrappone alla coltivazione della patata dolce
nel Sud e del riso a Est. Lo studio di Livingston è ora definito “un classico della
genetica delle popolazioni umane e il primo e chiaro dettagliato esempio di una
stretta associazione tra biologia, cultura e l ’ instaurarsi di una malattia
(molecolare)” ed è oggi considerato il primo esempio di antropologia evolutiva.
Negli anni successivi, le analisi epidemiologiche a livello mondiale hanno
dimostrato che l’ipotesi della malaria era corretta.


                                                                                37
The malaria hypothesis:
      l’agricoltura, la linguistica e l’evoluzione biologica e socioculturale



Nel 1970 nel laboratorio di Lucio Luzzatto, allora presso il Dip. di Ematologia
presso l’Università di Ibadan, Nigeria, fu dimostrato che i globuli rossi degli
eterozigoti HbA/HbS non assumono la forma falciforme in condizioni normali,
ma hanno questo fenotipo quando sono infettati dal plasmodio.
Inoltre, lo sviluppo della forma falciforme del globulo rosso determina la perdita
di micronutrienti come il K+ che causa la morte del parassita.
Ciò dimostra una relazione diretta tra la mutazione S e l ’ aumento della
frequenza di questo allele nella popolazione in quanto gli eritrociti normali non
formano strutture falciformi.


Livingston propose anche che dovessero essere condotti studi sulla frequenza
genica dell’allele HbS in particolare nelle popolazioni dell’Africa occidentale
sulla base dei diversi gruppi linguistici e delle diverse ondate migratorie
avvenute in quelle regioni nel corso dei millenni.


                                                                                38
The malaria hypothesis:
       l’agricoltura, la linguistica e l’evoluzione biologica e socioculturale


Livingston propose anche che dovessero essere condotti studi sulla frequenza
genica dell’allele HbS in particolare nelle popolazioni dell’Africa occidentale
sulla base dei diversi gruppi linguistici e delle diverse ondate migratorie
avvenute in quelle regioni nel corso dei millenni.
Lo studio fu effettuato da William H. Durham negli anni ’80 proprio nell’Africa
occidentale in quanto le popolazioni locali presentano una grande diversità
etnolinguistica. Queste popolazioni sono divise in tre gruppi linguistici principali,
a loro volta suddivisi in famiglie e sottofamiglie. Inoltre, la produzione agricola
dell’Africa occidentale è chiaramente divisa in tre regioni, comprese tra il 5° e
il 17° parallelo Nord, con zone climatiche ed ecologiche ben distinte in cui
vengono coltivati separatamente la patata dolce, il riso e il sorgo insieme con il
miglio. Analisi esaustive sia della genetica dei diversi gruppi etnolinguisitici che
dei dati sul tipo di agricoltura praticata hanno permesso di dimostrare che
l’allele S è stato introdotto in queste regioni dal Sud-Centro della Nigeria verso
l’Ovest dell’Africa occidentale da un’ondata di migrazioni verso queste regioni
oltre 2 000 anni fa. Inoltre, nelle regioni del gruppo linguistico Kwa la diffusione
dell’allele S coincideva con l’introduzione della coltivazione del riso avvenuta
intorno a 3 500 anni fa nella regione da loro occupata, mentre nelle aree dove
gli abitanti sino rimasti cacciatori/raccoglitori la frequenza era molto bassa.    39
Leishmania
Le leishmanie sono protozoi emoflagellati del genere dei tripanosomatidi che
infettano il sangue dell’uomo e i suoi tessuti determinando diverse forme della
malattia denominata leishmaniosi. La Leishmania viene diffusa da ditteri
ematofagi (pappataci) del genere Phlebotomus nel Vecchio Mondo, e del
genere Lutzomyia nel Nuovo Mondo.
        Ogni anno muoiono circa 60 000 dei 12 milioni di individui infetti.
 Oltre l’uomo, la Leishmania infetta i canidi e i roditori e in genere i vertebrati.




                                  Phlebotomus
Il ciclo vitale della Leishmania
La leishmaniosi è trasmessa dalla puntura di almeno una trentina di specie diverse di pappataci che sono i
vettori naturali del parassita. Le femmine dei pappataci (come le femmine della zanzara Anopheles, vettore
della malaria) hanno bisogno di nutrirsi di sangue per la maturazione delle uova.
I pappataci pungono l'ospite verso sera e si nutrono del sangue che esce dalla puntura. Nelle zone tropicali
la trasmissione avviene tutto l'anno mentre nelle regioni temperate la trasmissione avviene prevalentemente
in estate. Il parassita ha due stadi vitali: uno extracellulare, nell’insetto vettore, e uno intracellulare,
nell’ospite. L’insetto vettore inietta durante la puntura lo stadio infettivo della Leishmania, i promastigoti
metaciclici (cellule allungate dotate di un flagello) che nel circolo sanguigno si ricoprono di proteine del
complemento e sono fagocitati dai macrofagi e da altre cellule fagocitiche mononucleari. In queste cellule i
promastigoti si trasformano in amastigoti che si dividono per scissione binaria e infettano altre cellule
fagocitiche mononucleari. Gli amastigoti vengono poi ingeriti da un altro Phlebotomus nel quale si
trasformano di nuovo in promastigoti nell’intestino medio dove si moltiplicano e migrano nelle ghiandole
salivari (promastigoti metaciclici).
Il ciclo vitale della Leishmania
Il ciclo vitale della Leishmania




Gli amastigoti che vengono succhiati dall ’ insetto, non si trovano
normalmente nel sangue periferico dell’individuo infetto e quelli presenti in
organi quali fegato e milza non sono accessibili.
Il pappatacio inserendo la proboscide (che ha una forma di sega) e
agitandola nella ferita induce l’ingresso di sangue dai capillari superficiali in
cui sono presenti i macrofagi che contengono gli amastigoti.
L’ingestione del sangue dopo la puntura (circa 10 ore) da parte del
Phlebotomus induce la sintesi di diversi enzimi digestivi (tripsina,
chimotripsina aminopeptidasi, carbossipeptidasi, e α-glucosidasi).
L ’ attacco proteolitico sembra essere efficace solo contro specie di
Leishmania che non sono compatibili con l’insetto mentre nelle specie
compatibili la resistenza agli enzimi digestivi sembra sia dovuta a un ritardo
di alcune ore a trasformarsi nella forma suscettibile.
Il ciclo vitale della Leishmania

Il flagello, posto nella regione anteriore del parassita, oltre ad avere un ruolo di
locomozione è coinvolto nei meccanismi di adesione all’intestino del pappatacio.
I promastigoti rispondono a stimoli chimici nuotando verso basse concentrazioni
di zuccheri o elevate di sali.
Il flagello ha delle strutture che interagiscono con un recettore dell’intestino
chiamato galectina, che permette l ’ adesione che utilizza per ancorarsi ai
microvilli    dell ’ epitelio      dell ’ intestino.    La     formazione      e
l ’ assemblaggio/disassemblaggio del flagello richiedono un sofisticato
meccanismo molecolare e di controllo.
La lunghezza è regolata dalla polimerizzazione della tubulina che avviene nella
porzione terminale del flagello che è regolata da KIN13-2, una proteina della
famiglia delle kinesine.
La Leishmania ha un numero elevato di queste proteine che si legano ai
microtubuli e sono coinvolte nella regolazione della lunghezza del flagello. La
funzionalità e lunghezza del flagello è quindi fondamentale per la sopravvivenza
dei promastigoti per poter muoversi all’interno dell’intestino del pappatacio e
per raggiungere la parte anteriore dell‘intestino stesso in una posizione adatta
per la trasmissione attraverso una puntura.
I promastigoti si trasformano quindi in promastigoti metaciclici e si localizzano
nelle ghiandole salivari dell’insetto. La regolazione del passaggio alla forma
Promastigoti di Leishmania
Il ciclo vitale e virulenza della Leishmania

Per la trasmissione della Leishmania via insetto da un individuo a un altro è
essenziale che il parassita sia nella forma di promastigote metaciclico. In
genere, non tutti i promastigoti si trasformano nella forma metaciclica, ma solo
circa il 50 % di essi.

Inoltre, deve essere assicurato il passaggio dal vettore a un altro individuo.
Infatti, è cruciale che nel momento in cui l’insetto punge un nuovo individuo, i
parassiti presenti nelle ghiandole salivari siano nella fase di promastigote
metaciclico, altrimenti se i promastigoti si trovano in una fase precoce o
tardiva di questo processo ciò ne impedisce la disseminazione.
I promastigoti internalizzati dai macrofagi vengono circondati dal fagolisosoma
nel quale si trasformano in una forma piccola e ovale senza flagello.

La Leishmania è in grado non solo di sopravvivere ma anche di proliferare
all'interno dei macrofagi. Periodicamente, gli amastigoti fuoriescono dal
macrofago e infettano altre cellule fagocitiche e alcune non fagocitiche come i
fibroblasti.

  Gli amastigoti sono responsabili di tutte le forme di leishmaniosi, da quelle
  autolimitante, alla forma sfigurante mucocutanea, a quella viscerale letale,
                            sino alle forme croniche                              46
Minicircoli e maxicircoli in un chinetoplasto di
             Leishmania terentolae



                             Leishmania (come i tripanosomi) contiene
                             dei mitocondri atipici chiamati chinetoplasti
                             che contengono due tipi di DNA circolare:

                             da 25 a 50 maxicircoli di 20 - 40 Kb che
                             codificano per geni mitocondriali, e

                             circa 10 000 minicircoli di 1 - 3 Kb che sono
                             coinvolti nel processamento dei geni
                             mitocondriali.

                             Si è visto che mRNA codificati dal genoma
                             mitocondriale possono mancare di alcuni
                             nucleotidi che ne impediscono la corretta
                             traduzione. Tali mRNA vengono trascritti da
                             geni incompleti (criptogeni) e poi modificati
                             (mRNA editing) con l’aggiunta di sequenze
                             di RNA (RNA guida) che vengono
                             sintetizzati dai minicircoli.
Genomica ed espressione genica degli amastigoti




Il genoma della Leishmania contiene 36 cromosomi ognuno organizzato in
gruppi di un centinaio di geni localizzati sullo stessa elica di DNA.

Dalla sequenza dei genomi delle 3 specie di Leishmania specifiche per
l’uomo si è visto che essi codificano per circa 8 300 proteine e per 900
geni che codificano per RNA non tradotti.

Circa 6.200 geni presenti nei genomi delle tre leishmanie sono simili a
corrispondenti geni di Trypanosoma brucei e T. cruzi, mentre circa 1.000
geni sono specifici per la Leishmania che sono distribuiti in maniera
casuale nel genoma.




                                                                           48
Genomica ed espressione genica degli amastigoti



Il profilo della trascrizione dei geni totale di Leishmania è simile a quello dei
tripanosomi in quanto la maggior parte delle sequenze geniche nei diversi
stadi di crescita di L. major, L. mexicana e L. donovani sono trascritte
costitutivamente, e meno del 5 % variano di almeno due volte quando si
paragonano mRMA di promastigoti con quelli di amastigoti.

Questi dati sono molto in contrasto con altri organismi unicellulari come
Saccharomyces in cui più del 25 % della trascrizione genica varia durante
le fasi di crescita (come per esempio, dalla logaritmica a quella
stazionaria).

Tra i geni che sono regolati trascrizionalmente la maggior parte sono
sequenze che codificano per proteine di membrana, mentre quelle
codificanti per proteine del metabolismo rimangono pressoché costanti.




                                                                                    49
• Old world:
   • Phlebotomus sp.



• New world:
   • Lutzomyia sp.

 2-4 mm, femmine ematofaghe (non obbligato). Ghiandole salivari rilasciano
 fattori vasodilatatori.

 Diffuse nei tropicici, sub-tropicali, anche in S. Europa

 Notturna
Leishmaniosi Cutanea
Leishmaniosi Cutanea




Le ulcere tendono ad
essere poco pofonde e
circulari
Leishmaniosi Viscerale
Le leishmaniosi




    L. tropica

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Parassiti

  • 2. I parassiti Le infezioni parassitarie sono causate da un gran numero di organismi la cui trasmissione può richiedere la presenza di un insetto vettore o un ospite intermedio. La maggior parte causano malattie croniche e debilitanti altre presentano forme acute e letali che sono diffuse in tutto il mondo. Molte parassitosi croniche possono causare un malattia solo in un numero limitato di individui. I parassiti non sono solo importanti in quanto causano malattie gravi e letali ma essendo basate sull’interazione fra l'organismo patogeno e l’uomo e con ospiti intermedi o insetti vettori, la loro biologia è estremamente complessa e presenta notevoli difficoltà per poter identificare target specifici per lo sviluppo di molecole antiparassitarie. I parassiti hanno sviluppato, nel corso della loro co-evoluzione con gli animali che infettano, diverse strategie che hanno permesso loro di entrare in contatto con particolari microambienti presenti in un ospite. Tutti i parassiti, come altri organismi patogeni, si sono evoluti da forme che vivevano libere nell’ambiente. 2
  • 4. Diverse forme di parassitismo I parassiti hanno sviluppato diverse vie che sono facilitate da condizioni igieniche precarie tramite le quali penetrano in un individuo utilizzando uno stato larvale o uova che possono essere ingerite con cibi contaminati o accidentalmente. Altri tipi di larve sono in grado di perforare la cute o di infettare il feto passando attraverso la placenta. In altri casi, un insetto vettore punge la cute o rilascia con le feci in una ferita o nelle mucose una forma infettiva di un parassita. Altri parassiti sono in grado di passare da un individuo a un altro tramite rapporti sessuali. Una volta compiuto il proprio ciclo vitale all’interno di un individuo, un parassita rilascia le proprie uova o larve nelle feci o nell’urina e lascia il corpo dell’individuo infetto. 4
  • 5. Diverse forme di parassitismo Le parassitosi sono malattie prevalentemente presenti nei paesi tropicali e in via di sviluppo, anche se sempre più frequentemente vengono identificati nei paesi sviluppati, anche a causa di viaggi in paesi tropicali o dove una certa malattia è endemica. Le parassitosi sono malattie estremamente frequenti di tipo cronico ma meno fatali delle infezioni dovute a virus o a batteri che possono essere acute e letali. I parassiti sono organismi molto più complessi rispetto ad altri patogeni come i batteri o i funghi in quanto hanno cicli vitali molto elaborati (che comprendono diverse forme distinte in un singolo o più ospiti) basati su tropismi di specie e di tessuto nell’ospite, nei vettori e nell'ambiente esterno. Tali forme sono morfologicamente distinte e sono il risultato di una complessa regolazione dell'espressione genica che permette loro di adattarsi non solo biochimicamente (come i batteri) ma anche di occupare diversi tessuti dell’ospite e del vettore e di migrare da un distretto a un altro del corpo umano (o di animali). Questa sofisticata abilità a cambiare di forma a seconda dello stadio vitale fa sì che anche la risposta immunitaria da parte dell’ospite sia fortemente ostacolata. 5
  • 6. Parassiti Fotografia al microscopio elettronico a scansione di Giardia intestinalis adesa all ’ epitelio intestinale Ascaris lumbricoides di circa 20 cm.Le mediante un disco adesivo di cui e`provvista. femmine raggiungono dimensioni di 35 cm.
  • 7. Le malattie parassitarie I parassiti hanno infettato l’uomo da millenni ed è stata dimostrata la loro presenza negli scheletri di individui vissuti nel passato. Per esempio, nell’intestino del corpo mummificato di Ötzi, “l’uomo venuto dal ghiaccio” vissuto circa 3.200 anni fa il cui corpo fu trovato sulle Alpi italiane nel 1991, sono state identificate le uova del parassita Trichuria trichiura. Inoltre, antichi papiri egizi e gli scritti del medico greco Ippocrito descrivono le infezioni malariche che sono causate dal Plasmodium. L’analisi molecolare della regolazione dell’espressione genica dei parassiti ha già permesso di scoprire meccanismi fondamentali prima sconosciuti nelle cellule eucariotiche. Per esempio, nei tripanosomi sono stati identificati il meccanismo della variazione antigenica e il processo di trans-splicing di mRNA codificati da geni diversi e poi riuniti per produrre un mRNA maturo.Inoltre, nei parassiti sono stati identificati organelli come gli apicoplasti che non sono presenti in altri organismi e che permettono loro di sopravvivere in particolari ambienti dell’ospite. Gli apicoplasti organelli di 0,15 - 1,5 μm di diametro che contengono un DNA circolare di circa 35 kb circondato da 4 membrane. I geni degli apicoplasti derivano dai geni di plastidi di alghe e quindi questi organelli si sono formati molto probabilmente per endosimbiosi. Tali organelli, situati in prossimità del nucleo, sono fondamentali per la sopravvivenza del parassita. Benché non siano ancora chiare quali siano le funzioni di tale organello, la sua presenza è indispensabile. Infatti, se l'apicoplasto viene eliminato tramite plasmid curing (eliminazione di un plasmide tramite trattamento con giallo di acridina) il parassita muore, anche se non immediatamente. Il parassita infatti muore solo dopo aver invaso un nuovo individuo in quanto non è in grado di infettarlo, il che suggerisce che l’apicoplasto codifica per funzioni essenziali per l’invasione dell’ospite. Poiché l’apicoplasto codifica per vie metaboliche, quali quelle per alcuni acidi grassi, radicalmente diverse da quelle codificate dal DNA nucleare, esso presenta caratteristiche fondamentali per lo sviluppo di farmaci antimalarici specifici. Inoltre, poiché l'apicoplasto si è originato dai plastidi codifica per proteine coinvolte nella replicazione7 del proprio DNA, per la trascrizione di geni apicoplasto-specifici e per la traduzione di mRNA che sono di
  • 9. Idrogenosomi - acidocalcisomi Membri del genere della Trichomonas (protisti flagellati anaerobi) contengono un altro organello chiamato idrogenosoma che non contiene DNA, citocromi o enzimi del ciclo dell’acido citrico e produce ATP utilizzando piruvato con enzimi tipici dei batteri anaerobi. Invece, nei tripanosomi, in Toxoplasma e nei plasmodi sono presenti gli acidocalcisomi, organelli di circa 100 - 200 nm coinvolti nell’omeostasi del Ca+2. Questi organelli posseggono pompe proteiche responsabili del trasporto attivo di molecole e di antiporti (trasportatori secondari, Ca2+/H+ e Na+/H+). 9
  • 10. 10
  • 11. Plasmodium La malaria è la più importante malattia parassitaria causata da protozoi. I plasmodi sono gli agenti della malaria, una delle malattie parassitarie più diffuse causando 200 - 300 milioni di nuovi casi al mondo ogni anno. Questa malattia è presente nelle regioni tropicali e sub-tropicali di tutti i continenti in particolare in Africa. La malaria si trasmette tramite la puntura di una zanzara del genere Anopheles portatrice del parassita. I plasmodi sono sporozoi che infettano i globuli rossi del sangue e richiedono due ospiti per il loro ciclo vitale, la zanzara in cui avviene lo stadio sessuale dell’organismo, e l’uomo (o altri primati) pin cui avviene il ciclo asessuato.
  • 12. La malaria La malaria, il cui termine deriva da mal’aria, aria cattiva, infetta, viene trasmessa da una zanzara tra i 9 e 17 giorni dopo che ha ingerito il sangue da un individuo che aveva nel sangue i plasmodi, e che a sua volta sviluppa la malattia tra gli 8 e i 30 giorni dopo la puntura. Molti casi di malaria avvengono anche in paesi dove non è presente l’infezione, sia perché la contraggono durante viaggi in aree endemiche sia perché zanzare che contengono il plasmodio possono raggiungere paesi distanti entrando in un aereo che le trasporta a distanza e quindi infetta individui generalmente nell’ambito dell’aeroporto di destinazione (airport malaria). La malaria può essere contratta anche tramite trasfusioni di sangue infetto o tra utilizzatori di droghe per via endovenosa. I plasmodi risiedono prevalentemente nel sangue e nel fegato, ma infettano anche la milza e altri organi (per esempio i reni) dell’uomo. Generalmente, a un periodo di febbri segue una fase di remissione che dura da alcune settimane a diversi mesi, a cui fa seguito un nuovo attacco malarico. Le crisi parossistiche (febbri alte, brividi e sudorazione) tipiche della malaria sono coincidenti con la liberazione dei merozoiti nel circolo ematico a seguito della lisi simultanea dei globuli rossi infettati. Nei periodi tra una crisi e la successiva le condizioni del paziente sono normali. Con il protrarsi della malattia, la malaria può causare anemia e spleno- Anopheles gambiae ed epatomegalia.
  • 13. La malaria La malaria può essere trasmessa da diverse specie del genere Anopheles che differiscono nel comportamento e nelle proprietà fisiologiche (ma è sempre la femmina che trasmette l’infezione, mentre il maschio non si nutre di sangue ma di polline di fiori). Questa diversità di specie fa si che i pattern epidemiologici della malattia nel mondo siano diversi. Per esempio, il P. vivax si sviluppa in zanzare che vivono a temperature inferiori della specie che sono il vettore del P. falciparum. Di conseguenza, la distribuzione geografica della malaria vivax è più diffusa di quella falcipara. La malaria viene diagnosticata osservando al microscopio ottico la presenza dei parassiti nei globuli rossi in strisci di sangue tramite la colorazione di Giemsa o di Wright. Oggi sono utilizzati anche metodi basati sulla ricerca di antigeni nel sangue dei pazienti o di frammenti specifici di DNA con la tecnica della PCR, anche se quest’ultima è scarsamente utilizzata nelle regioni endemiche per l’alto costo e per la mancanza delle necessarie attrezzature.
  • 14. Epidemiologia della malaria Dopo la seconda guerra mondiale sono stati messi in atto a livello mondiale una serie di programmi mirati a eradicare la malaria dalle regioni endemiche. Mentre in diverse zone tale sforzo è stato coronato da successo, in molte regioni dell’Africa tropicale e dell’Asia è fallito. Ciò è dovuto in parte alla scarsa efficacia da parte degli operatori sanitari locali, in parte per la comparsa di ceppi di zanzare resistenti al trattamento con pesticidi. Inoltre, per poter mettere in opera dei programmi efficaci e degli obiettivi raggiungibili dipende anche da attendibili dati epidemiologici. I dati più accurati indicano in circa 1-2 milioni i morti causati direttamente dalla malaria (circa 3 - 6 000 al giorno), di cui la maggior parte sono bambini africani. •Diversi fattori influenzano la distribuzione della malaria che contribuiscono a rendere più difficile il suo controllo:Instabilità climatica: siccità e alluvioni possono aumentare la trasmissione della malattia in diverse circostanze epidemiologiche.Global warming: l’aumento della temperatura a livello mondiale sta determinando un incremento della trasmissione della malaria in alcune aree prima prive dell’infezione, anche se difficilmente esso può contribuire a un aumento globale della malaria.Agitazioni politiche e guerre civili determinano il collasso dei programmi di trattamento e i rifugiati localizzati in campi di aiuto umanitario possono causare l’insorgere di epidemie per la presenza di portatori provenienti da aree endemiche.Diffusione dell ’ HIV: i pazienti con AIDS sono più suscettibili alla malaria e riduce il numero del personale medico disponibile per il 14 trattamento della malaria, eMutazioni che conferiscono resistenza ai pesticidi adoperati
  • 15. Distribuzione geografica e rischio di contrarre la malaria nel mondo
  • 16. I plasmodi La malaria è la più importante malattia parassitaria causata da protozoi. • La specie di plasmodi che infettano l’uomo e hanno diversi gradi di virulenza sono:Plasmodium vivax (malaria benigna terziaria);P. ovale (malaria benigna terziaria o malaria ovale);P. malariae (malaria quartana) eP. falciparum (malaria maligna terziaria). 16
  • 17. I plasmodi • Plasmodium vivax Questo plasmodio è la specie che colpisce maggiormente l’uomo ed è quello più diffuso a livello mondiale per la capacità del vettore di crescere sia in aere tropicali che sub-tropicali e temperate. • Il P. vivax invade selettivamente gli eritrociti giovani e immaturi. Una vota penetrato nel globulo rosso questo si ingrandisce e acquisisce una forma irregolare. Tali cambiamenti di morfologia sono utilizzati per l’identificazione del P. vivax. Un individuo sviluppa i sintomi della malaria tra i 10 e i 15 giorni dopo la puntura della zanzara. I sintomi non sono molto diversi da quelli di un’influenza. Solo dopo un certo periodo e diverse lisi dei globuli rossi il paziente mostra i tipici sintomi della malaria. I cicli febbrili si susseguono ogni 48 ore con la lisi dei globuli rossi (malaria benigna terziaria).Plasmodium ovale (malaria benigna terziaria o malaria ovale); questo plasmodio è simile al vivax anche per la sua preferenza a invadere eritrociti giovani e immaturi, ma dopo l'invasione del globulo rosso questo prende una forma appunto ovale. Il P. ovale è diffuso prevalentemente in Africa dov’è presente più del vivax, ma è causa della malaria anche in Asia e in Sud America. I P. ovale determina una malattia simile a quella del vivax, cioè la malaria benigna terziaria o malaria ovale. A differenza del vivax che può causare una malaria che perdura per diversi anni, la malaria causata dall’ovale dura in genere circa un anno. 17
  • 18. I plasmodi • Plasmodium malariae Questo plasmodio infetta solo eritrociti maturi, e non determina una deformazione dei globuli rossi. Mentre gli ipnozoiti del P. vivax e del P. ovale sono normalmente identificati nel fegato, nella malaria causata dal P. malariae sono assenti. Il periodo di incubazione è il più lungo dei plasmodi umani (tra i 18 e i 40 giorni, ma a volte anche dopo qualche anno dopo la puntura). I cicli febbrili hanno una frequenza di 72 ore (malaria quartana) e può persistere nell’uomo anche diversi anni. Il P. malariae è presente nelle stesse regioni tropicali e sub-tropicali degli altri plasmodi ma è meno frequente. • Plasmodium falciparum È questo il plasmodio più virulento e di gran lunga la causa di morte della maggior parte dei casi di malaria. Una delle ragioni è che il P. falciparum non ha selettività di eritrociti, infettando infatti tutti gli stadi di eritrociti. Inoltre, fino a 4 plasmodi possono penetrare nei globuli rossi. Poiché la gran parte dei trofozoiti e degli schizonti si localizzano nel fegato e nella milza, raramente vengono osservati negli strisci di sangue. Ricadute (relapse) sono raramente osservate anche se una recrudescenza della patologia può avvenire e sono quasi sempre fatali. Il periodo di incubazione è di soli 7 - 10 giorni a cui seguono i classici sintomi della malaria. Il falciparum causa una malaria maligna terziaria con attacchi febbrili ogni 36 - 48 ore. 18
  • 19. Plasmodium Il ciclo vitale del Plasmodium è simile in tutte le specie che infettano l’uomo. ipnozoiti schizonti Il Plasmodium è presente nell’uomo prevalentemente nei globuli rossi del sangue e nelle cellule del fegato, mentre nella zanzara Anopheles gambiae, mostrata in si localizza nelle ghiandole salivari e nell’intestino. Il ciclo inizia con la puntura di una zanzara che introduce gli sporozoiti del Plasmodium presenti nella sua saliva nel sistema circolatorio dell’uomo. Gli sporozoiti raggiungono le cellule parenchimali del fegato dove avviene la riproduzione asessuata (schizogonia). Questa fase di crescita (ciclo esoeritrocitico) dura tra gli 8 e i 24 giorni a secondo della specie di Plasmodium. Quando gli sporozoiti smettono di dividersi nel fegato si trasformano in una forma latente (ipnozoiti, prevalentemente nel P. vivax e P. ovale) che possono causare la malaria anche molti anni dopo l’infezione iniziale. Quando gli epatociti lisano i plasmodi maturi si sono trasformati in merozoiti che entrano nel circolo sanguigno e attaccano i globuli rossi dando vita al ciclo eritrocitico (parassitemia). Durante questo ciclo i merozoiti si trasformano in forme ad anello (ring form) i trofozoiti mononucleati che generano gli schizonti dotati tra 6 e 24 nuclei. Gli schizonti generano nuovamente i merozoiti che lisano il globulo rosso e invadono altri globuli rossi ripetendo il ciclo. La fase eritrocitaria ciclica si ripete ogni 48 - 72 hr
  • 20. Plasmodium Il ciclo vitale del Plasmodium è simile in tutte le specie che infettano l’uomo. ipnozoiti schizonti Il ciclo si interrompe quando i merozoiti formano in gametociti maschili e femminili. Una zanzara pungendo un individuo infetto ingerisce (blood meal) i gametociti che giungono nell’intestino dell’insetto dove lisano e si fondono generando uno zigote diploide (oocinete). Lo zigote migra verso la parete dell’intestino dove forma gli oocisti. All’interno dell’oocisti avviene la meiosi che forma cellule aploidi, gli sporozoiti (sporogonia) che migrano nelle ghiandole salivari della zanzara completando il ciclo del plasmodio. La zanzara pungendo un nuovo individuo trasferisce il parassita da vita a un nuovo
  • 21. La patogenesi della malaria Nei casi gravi di malaria, e in particolare nella malaria cerebrale, diversi organi e tessuti del corpo umano sono coinvolti oltre i globuli rossi. Una delle caratteristiche principali del P. falciparum è quella di indurre i globuli rossi infetti ad aderire alle pareti dei capillari sanguigni determinando un’occlusione degli stessi e una limitazione della perfusione dei tessuti. La lisi dei globuli rossi compromette ulteriormente il quadro clinico causando anemia e la riduzione della diffusione dell’02. Nonostante la gran mole di studi condotti sulla malaria, non è ancora emersa una comprensione complessiva dei meccanismi della patogenicità di questo parassita. Oggi si ritiene che la malattia sia determinata da una serie di concause, come la lisi massiva dei globuli rossi (sia infettati che non), l ’ occlusione dei capillari e i processi infiammatori a essi associati, che causerebbero nell’insieme la riduzione della perfusione dei tessuti che a loro volta genererebbero ulteriori danni aggravando il quadro clinico fino alla morte del paziente. 21
  • 22. La patogenesi della malaria Dopo la puntura della zanzara gli sporozoiti raggiungono il fegato dove transitano in diversi epatociti prima di trasformarsi in merozoiti. La penetrazione nelle cellule del fegato viene mediata da un recettore degli sporozoiti che lega specificamente gli epatociti. Ogni sporozoita è in grado generare diverse decine di migliaia di merozoiti ognuno dei quali successivamente attacca un globulo rosso, e moltiplicandosi al suo interno, da inizio alla malattia. Una volta penetrato in un globulo rosso (tramite dei recettori ancora poco conosciuti), il plasmodio induce la formazione di un vacuolo utilizzando la membrana plasmatica del globulo rosso stesso e penetra così al suo interno. A differenza di P. vivax che invade i reticolociti (globuli rossi immaturi), P. falciparum è in grado di invadere globuli rossi di diverso grado di maturazione. 22
  • 23. La patogenesi della malaria P. vivax invade solo globuli rossi che presentano sulla membrana l’antigene Duffy (una proteina glicosilata di membrana) che è espresso preferenzialmente nei reticolociti e non nei globuli rossi maturi. Questo selettività per questo antigene ha fatto sì che nelle popolazioni umane dell’Africa occidentale che non esprimono tale antigene nei reticolociti sono immuni dalla malaria vivax che è assente in questa regione. Inoltre, il P. vivax possiede un solo gene per riconoscere l’antigene Duffy, mentre P. falciparum ne possiede diversi oltre Duffy che utilizza come recettori per penetrare nei globuli rossi di diverso grado di maturazione. L’adesione e la penetrazione del plasmodio all’interno di un globulo rosso sono processi molto complessi e che comprendono diversi stadi. Inizialmente il merozoita si colloca frontalmente alla membrana di un globulo rosso. Successivamente si forma una giunzione tra l’ospite e il parassita che viene mediata dalle proteine di superficie dell ’ eritrocita e da proteine integrali di membrana del plasmodio. A questo segue la formazione del vacuolo e il passaggio del merozoita all’interno del vacuolo è mediato da un motore molecolare composto da un filamento di actina e da un complesso di miosina. L ’ invasione del globulo rosso è completa quando l ’ invaginazione della 23
  • 24. La patogenesi della malaria Strutture a rosetta degli eritrociti (rosetting) Gli eritrociti possono formare delle aggregazioni quando intorno a un globulo rosso si forma una struttura detta “a rosetta”, che ricorda la forma di un fiore. Tale fenomeno è presente anche nella malaria, nella quale un plasmodio funge da cellula centrale attorno al quale si legano i globuli rossi formando la rosetta. Tale formazione è dovuta all’interazione tra un epitopo della membrana del protozoo e dei recettori sui globuli rossi. Questa struttura permette al plasmodio di rimanere sequestrato ed evitare di essere distrutto (per esempio, nel fegato e nella milza). La formazione di rosette è molto importante nella progressione della malaria in quanto si è visto che c’è una stretta correlazione fra la sua formazione e la forma cerebrale Tossine malariche La malaria (letale) della malattia. coinvolge complesse risposte infiammatorie e anche la produzione di tossine. In generale, tali tossine, prodotte e rilasciate dai trofozoiti e dagli schizonti, inducono le cellule umane a sovra-produrre fattori che si legano al siero. La gran parte delle tossine malariche sono resistenti al trattamento con proteasi e la loro attività dipende dalla presenza 24 di
  • 25. Variazione antigenica Il processo della variazione antigenica è il meccanismo tramite il quale un patogeno (plasmodi, tripanosomi, Leishmania, Salmonella) altera l’espressione di proteine di membrana per evadere il sistema immunitario. Il P. falciparum esporta sulla membrana dell ’ eritrocita diverse proteine che determinano profonde alterazioni sia nelle proprietà antigeniche sia adesive della cellula infettata. La sua persistenza durante la proliferazione nello stadio eritrocitario dipende dall’espressione successiva di molecole varianti sulla superficie degli eritrociti infetti. Questo processo avviene tramite il controllo trascrizionale di circa 60 geni (geni var) che codificano per una famiglia di proteine di superficie, chiamate PfEMP1 (P. falciparum erythrocyte membrane protein 1, proteina di membrana di P. falciparum specifica per gli eritrociti), che sono utilizzate per interagire con gli eritrociti. Ogni parassita esprime un solo gene var alla volta mentre gli altri sono trascrizionalmente repressi, e ognuna delle proteine PfEMP1 permette al plasmodio di aderire ai capillari sanguigni determinando la forma grave della malattia. 25
  • 26. Le famiglie geniche della variazione antigenica e loro organizzazione genomica L’analisi del genoma di P. falciparum ha permesso di determinare che esiste solo un numero ridotto di geni var (circa 60) per genoma aploide (un numero molto basso rispetto ai circa 1.500 geni coinvolti nella variazione antigenica dei tripanosomi). È stata scoperta una seconda famiglia chiamata rif (repetitive interspersed family, famiglia interspersa ripetitiva). Le proteine codificate da questa famiglia genica, le RIFIN, sono antigeni di 30 - 45 kDa che hanno 2 regioni trans-membrana (2TM) che espongono circa 170 amminoacidi sulla membrana dell’eritrocita. Si ritiene che le RIFIN come altre proteine 2TM siano fondamentali per il parassita per determinare l’infezione degli eritrociti. Inoltre, sono state identificate altre 2 famiglie geniche 2TM che codificano per proteine coinvolte nella variazione antigenica e sono le STEVOR, simili alle RIFIN che sono espresse in uno stadio tardivo degli eritrociti, e le PfEMP1. Entrambe i membri di queste famiglie hanno una frequenza di cambiamento di espressione simile a quella dei geni var. Infine, un’ultima classe di proteine antigeniche identificata sono le proteine SURFIN codificate dai geni surf (surface associated interspersed genes, geni interspersi codificanti per proteine di superficie). 26
  • 27. Le famiglie geniche della variazione antigenica e loro organizzazione genomica
  • 28. Famiglie geniche che codificano per proteine variabili di superficie di P. falciparum
  • 29. Le famiglie geniche della variazione antigenica e loro organizzazione genomica Circa il 60 % dei geni var è localizzato in prossimità di una regione sub-telomerica composta da un mosaico di elementi ripetuti non codificanti (TARE 1 - 6, telomere associated repeats, sequenze ripetute associate ai telomeri) orientati in differenti direzioni. L’organizzazione complessiva delle regioni sub-telomeriche dei geni var (comprese le regioni codificanti e non-codificanti) è conservata nei 28 telomeri dei 14 cromosomi del P. falciparum. L’alta frequenza di ricombinazione che genera le nuove forme var avviene per conversione genica. 29
  • 30. Posizione fisica dei geni var nel nucleo di P. falciparum nello stadio di anello (trofozoita) Risultato schematizzato di esperimenti tramite FISH (fluorescent in situ hybridization) in cui i cromosomi di P. falciparum occupano siti specifici nel nucleo del parassita. Infatti, i geni var telomerici si localizzano alla periferia del nucleo e formano complessi comprendenti da 4 a 7 cromosomi. Una singola regione non codificante localizzata a monte di un gene var (per esempio, upsB o upsC di circa 2 kb) viene rimossa dal gene originale e ciò è sufficiente a iniziare il meccanismo di conteggio (counting mechanism). L ’ attivazione trascrizionale avviene alla periferia del nucleo, e silenzia tutti gli altri geni var endogeni ed è ereditata nella
  • 31. Posizione fisica dei geni var nel nucleo di P. falciparum nello stadio di anello (trofozoita) Una delle funzioni dei telomeri oltre ad assicurare la stabilita genomica e una corretta divisione cellulare è quella di reclutare proteine specifiche per generare un ’ appropriata organizzazione della cromatina che reprime l'espressione genica in maniera dipendente dalla distanza da essi (effetto posizionale dei telomeri, telomere position effect, TPE). I geni var associati ai telomeri distano da questi tra le 20 e le 35 kb e possono essere derepressi per inattivazione da parte della proteina che lega i telomeri PfSir2 (corrispondente alla proteina ortologa di S. cerevisiae, Sir2) che si associa con i promotori dei geni var silenziati.
  • 32. L’anemia falciforme e la malaria L’anemia falciforme (sickle-cell anaemia) è una malattia genetica autosomale recessiva che si esprime nei globuli rossi che assumono una forma anormale, rigida simile a una falce. Questa malattia genetica è stata descritta la prima volta nel 1910 dal medico statunitense James B. Herrick identificando nel sangue di un paziente proveniente dalle Indie Occidentali eritrociti dalla forma a falce. Nel 1949 Linus Pauling dimostrò che l’emoglobina purificata da individui normali e da pazienti con la malattia avevano una mobilità elettroforetica diversa. Successivamente, nel 1957 tramite peptide fingerprinting, fu dimostrato che solo uno dei frammenti peptidici ottenuto per digestione dell’emoglobina mutata aveva una diversa mobilità elettroforetica. Il cDNA codificante per la β-globina umana fu clonato nel 1978.
  • 33. L’ anemia falciforme L ’ anemia falciforme è dovuta a una mutazione nel gene che codifica per l’emoglobina, che è localizzato sul braccio corto del cromosoma umano 11, genera una proteina alterata (HbS). La malattia è più diffusa nell'Africa centro- orientale, nel Sud dell'Arabia, in India e tra le popolazioni del mediterraneo si presenta in alcune zone dell ’ Italia, Spagna e Grecia. Analisi di genetica ha permesso di stabilire che tali mutazioni sono comparse indipendentemente nelle diverse popolazioni Negli individui eterozigoti per HbS non vi è danno significativo per i portatori in quanto l’allele non mutato (HbA) produce il 50% di emoglobina normale. Negli individui omozigoti per HbS la valina che è un amminoacido idrofobico (mentre l’acido glutammico è un amminoacido polare acido) causa il collasso dell’emoglobina. Questa mutazione non determina effetti significativi nella struttura terziaria e quaternaria della proteina in condizioni in concentrazione di ossigeno normali. A bassa tensione di ossigeno però l’emoglobina espone il frammento composto dai primi sei amminoacidi tra i frammenti E e F della proteina. La valina in queste condizioni si associa con la regione idrofobica causando l’aggregazione della stessa emoglobina che forma un precipitato. La proteina mutata collassa e distorce la forma del globulo rosso da una forma rotondeggiante liscia a forma di ciambella a una di falce rugosa e con protuberanze rendendo l’eritrocita fragile e suscettibile a lisi nei capillari. Gli individui portatori di questa mutazione mostrano i sintomi della malattia solo in condizioni
  • 34. 34
  • 35. Trade off malaria/anemia falciforme In un portatore della mutazione HbS i globuli rossi tendono a lisare precocemente cosa che impedisce al plasmodio di riprodursi. Inoltre, il plasmodio non è in grado di metabolizzare l’HbS precipitata. Nelle regioni tropicali dell ’ Africa, tra il Gambia e il Mozambico, la frequenza di mutazione HbS del gene dell’emoglobina supera il 20% nelle popolazioni locali. Dettagliate analisi genetiche e antropologiche hanno dimostrato che i genotipi HbA/HbS hanno chiaramente un vantaggio riproduttivo sia sui genotipi HbA/HbA sia HbS/HbS in un ambiente dove la malaria è endemica. 35
  • 36. The malaria hypothesis: l’agricoltura, la linguistica e l’evoluzione biologica e socioculturale L’ipotesi della malaria, fu proposta nel 1957 da Frank B. Livingston il quale suggerì che le differenze nella frequenza della mutazione S nel gene dell’emoglobina (Hb) tra le popolazioni umane fossero dovute alla selezione genetica determinata dalla diffusione della malaria. Nelle regioni dove la malaria è endemica, questa mutazione conferisce un vantaggio selettivo (aumenta la fitness dell’individuo che è portatore del gene HbS in eterozigosi) rispetto agli individui che non la posseggono, in quanto riduce in questi la possibilità di sviluppare la malaria. I plasmodi, e in particolare P. falciparum, possono infatti determinare significative differenze riproduttive tra genotipi sensibili (alleli normali HbA) e resistenti (allele mutato HbS) alla malaria. Se infatti l’allele S conferisce una misura della resistenza alla malattia negli eterozigoti, allora queste differenze riproduttive possono aumentare la frequenza di questo allele nella popolazione umana come confermato dalle analisi epidemiologiche. Studi della correlazione fra distribuzione della malaria falcipara e la frequenza dell’allele S hanno confermato tale ipotesi genetica. Un’ulteriore importante evidenza è venuta dagli studi basati sulla cosiddetta correlazione agricola e sull’osservazione che Anopheles gambiae, il principale vettore del P. falciparum, richiede per la sua riproduzione acque calde stagnanti e soleggiate. Livingston notò che tali condizioni sono raramente presenti nelle foreste tropicali che sono costituite da un’intensa e fitta vegetazione. È solo nelle aree dove l’uomo ha modificato l’ambiente, tagliando le foreste, che si sono formate le condizioni ideali per la diffusione della zanzara. Quindi dove le foreste sono state sostituite con terreni aperti e irrigati adatti per l’agricoltura è stato possibile, insieme con il conseguente aumento della presenza dei plasmodi, la diffusione del vantaggio selettivo del gene HbS dell’emoglobina. 36
  • 37. The malaria hypothesis: l’agricoltura, la linguistica e l’evoluzione biologica e socioculturale Livingston predisse l ’ esistenza di una forte correlazione tra evoluzione genetica e culturale delle popolazioni umane e indicò come causa scatenante della diffusione della malaria, l’espansione dell’agricoltura che determinò il cambiamento nella frequenza genica dell’allele Hbs nelle popolazioni umane in Africa. In particolare, dimostrò che nell ’ Africa occidentale c ’ è un gradiente di diffusione dell’allele S che si sovrappone alla coltivazione della patata dolce nel Sud e del riso a Est. Lo studio di Livingston è ora definito “un classico della genetica delle popolazioni umane e il primo e chiaro dettagliato esempio di una stretta associazione tra biologia, cultura e l ’ instaurarsi di una malattia (molecolare)” ed è oggi considerato il primo esempio di antropologia evolutiva. Negli anni successivi, le analisi epidemiologiche a livello mondiale hanno dimostrato che l’ipotesi della malaria era corretta. 37
  • 38. The malaria hypothesis: l’agricoltura, la linguistica e l’evoluzione biologica e socioculturale Nel 1970 nel laboratorio di Lucio Luzzatto, allora presso il Dip. di Ematologia presso l’Università di Ibadan, Nigeria, fu dimostrato che i globuli rossi degli eterozigoti HbA/HbS non assumono la forma falciforme in condizioni normali, ma hanno questo fenotipo quando sono infettati dal plasmodio. Inoltre, lo sviluppo della forma falciforme del globulo rosso determina la perdita di micronutrienti come il K+ che causa la morte del parassita. Ciò dimostra una relazione diretta tra la mutazione S e l ’ aumento della frequenza di questo allele nella popolazione in quanto gli eritrociti normali non formano strutture falciformi. Livingston propose anche che dovessero essere condotti studi sulla frequenza genica dell’allele HbS in particolare nelle popolazioni dell’Africa occidentale sulla base dei diversi gruppi linguistici e delle diverse ondate migratorie avvenute in quelle regioni nel corso dei millenni. 38
  • 39. The malaria hypothesis: l’agricoltura, la linguistica e l’evoluzione biologica e socioculturale Livingston propose anche che dovessero essere condotti studi sulla frequenza genica dell’allele HbS in particolare nelle popolazioni dell’Africa occidentale sulla base dei diversi gruppi linguistici e delle diverse ondate migratorie avvenute in quelle regioni nel corso dei millenni. Lo studio fu effettuato da William H. Durham negli anni ’80 proprio nell’Africa occidentale in quanto le popolazioni locali presentano una grande diversità etnolinguistica. Queste popolazioni sono divise in tre gruppi linguistici principali, a loro volta suddivisi in famiglie e sottofamiglie. Inoltre, la produzione agricola dell’Africa occidentale è chiaramente divisa in tre regioni, comprese tra il 5° e il 17° parallelo Nord, con zone climatiche ed ecologiche ben distinte in cui vengono coltivati separatamente la patata dolce, il riso e il sorgo insieme con il miglio. Analisi esaustive sia della genetica dei diversi gruppi etnolinguisitici che dei dati sul tipo di agricoltura praticata hanno permesso di dimostrare che l’allele S è stato introdotto in queste regioni dal Sud-Centro della Nigeria verso l’Ovest dell’Africa occidentale da un’ondata di migrazioni verso queste regioni oltre 2 000 anni fa. Inoltre, nelle regioni del gruppo linguistico Kwa la diffusione dell’allele S coincideva con l’introduzione della coltivazione del riso avvenuta intorno a 3 500 anni fa nella regione da loro occupata, mentre nelle aree dove gli abitanti sino rimasti cacciatori/raccoglitori la frequenza era molto bassa. 39
  • 40. Leishmania Le leishmanie sono protozoi emoflagellati del genere dei tripanosomatidi che infettano il sangue dell’uomo e i suoi tessuti determinando diverse forme della malattia denominata leishmaniosi. La Leishmania viene diffusa da ditteri ematofagi (pappataci) del genere Phlebotomus nel Vecchio Mondo, e del genere Lutzomyia nel Nuovo Mondo. Ogni anno muoiono circa 60 000 dei 12 milioni di individui infetti. Oltre l’uomo, la Leishmania infetta i canidi e i roditori e in genere i vertebrati. Phlebotomus
  • 41. Il ciclo vitale della Leishmania La leishmaniosi è trasmessa dalla puntura di almeno una trentina di specie diverse di pappataci che sono i vettori naturali del parassita. Le femmine dei pappataci (come le femmine della zanzara Anopheles, vettore della malaria) hanno bisogno di nutrirsi di sangue per la maturazione delle uova. I pappataci pungono l'ospite verso sera e si nutrono del sangue che esce dalla puntura. Nelle zone tropicali la trasmissione avviene tutto l'anno mentre nelle regioni temperate la trasmissione avviene prevalentemente in estate. Il parassita ha due stadi vitali: uno extracellulare, nell’insetto vettore, e uno intracellulare, nell’ospite. L’insetto vettore inietta durante la puntura lo stadio infettivo della Leishmania, i promastigoti metaciclici (cellule allungate dotate di un flagello) che nel circolo sanguigno si ricoprono di proteine del complemento e sono fagocitati dai macrofagi e da altre cellule fagocitiche mononucleari. In queste cellule i promastigoti si trasformano in amastigoti che si dividono per scissione binaria e infettano altre cellule fagocitiche mononucleari. Gli amastigoti vengono poi ingeriti da un altro Phlebotomus nel quale si trasformano di nuovo in promastigoti nell’intestino medio dove si moltiplicano e migrano nelle ghiandole salivari (promastigoti metaciclici).
  • 42. Il ciclo vitale della Leishmania
  • 43. Il ciclo vitale della Leishmania Gli amastigoti che vengono succhiati dall ’ insetto, non si trovano normalmente nel sangue periferico dell’individuo infetto e quelli presenti in organi quali fegato e milza non sono accessibili. Il pappatacio inserendo la proboscide (che ha una forma di sega) e agitandola nella ferita induce l’ingresso di sangue dai capillari superficiali in cui sono presenti i macrofagi che contengono gli amastigoti. L’ingestione del sangue dopo la puntura (circa 10 ore) da parte del Phlebotomus induce la sintesi di diversi enzimi digestivi (tripsina, chimotripsina aminopeptidasi, carbossipeptidasi, e α-glucosidasi). L ’ attacco proteolitico sembra essere efficace solo contro specie di Leishmania che non sono compatibili con l’insetto mentre nelle specie compatibili la resistenza agli enzimi digestivi sembra sia dovuta a un ritardo di alcune ore a trasformarsi nella forma suscettibile.
  • 44. Il ciclo vitale della Leishmania Il flagello, posto nella regione anteriore del parassita, oltre ad avere un ruolo di locomozione è coinvolto nei meccanismi di adesione all’intestino del pappatacio. I promastigoti rispondono a stimoli chimici nuotando verso basse concentrazioni di zuccheri o elevate di sali. Il flagello ha delle strutture che interagiscono con un recettore dell’intestino chiamato galectina, che permette l ’ adesione che utilizza per ancorarsi ai microvilli dell ’ epitelio dell ’ intestino. La formazione e l ’ assemblaggio/disassemblaggio del flagello richiedono un sofisticato meccanismo molecolare e di controllo. La lunghezza è regolata dalla polimerizzazione della tubulina che avviene nella porzione terminale del flagello che è regolata da KIN13-2, una proteina della famiglia delle kinesine. La Leishmania ha un numero elevato di queste proteine che si legano ai microtubuli e sono coinvolte nella regolazione della lunghezza del flagello. La funzionalità e lunghezza del flagello è quindi fondamentale per la sopravvivenza dei promastigoti per poter muoversi all’interno dell’intestino del pappatacio e per raggiungere la parte anteriore dell‘intestino stesso in una posizione adatta per la trasmissione attraverso una puntura. I promastigoti si trasformano quindi in promastigoti metaciclici e si localizzano nelle ghiandole salivari dell’insetto. La regolazione del passaggio alla forma
  • 46. Il ciclo vitale e virulenza della Leishmania Per la trasmissione della Leishmania via insetto da un individuo a un altro è essenziale che il parassita sia nella forma di promastigote metaciclico. In genere, non tutti i promastigoti si trasformano nella forma metaciclica, ma solo circa il 50 % di essi. Inoltre, deve essere assicurato il passaggio dal vettore a un altro individuo. Infatti, è cruciale che nel momento in cui l’insetto punge un nuovo individuo, i parassiti presenti nelle ghiandole salivari siano nella fase di promastigote metaciclico, altrimenti se i promastigoti si trovano in una fase precoce o tardiva di questo processo ciò ne impedisce la disseminazione. I promastigoti internalizzati dai macrofagi vengono circondati dal fagolisosoma nel quale si trasformano in una forma piccola e ovale senza flagello. La Leishmania è in grado non solo di sopravvivere ma anche di proliferare all'interno dei macrofagi. Periodicamente, gli amastigoti fuoriescono dal macrofago e infettano altre cellule fagocitiche e alcune non fagocitiche come i fibroblasti. Gli amastigoti sono responsabili di tutte le forme di leishmaniosi, da quelle autolimitante, alla forma sfigurante mucocutanea, a quella viscerale letale, sino alle forme croniche 46
  • 47. Minicircoli e maxicircoli in un chinetoplasto di Leishmania terentolae Leishmania (come i tripanosomi) contiene dei mitocondri atipici chiamati chinetoplasti che contengono due tipi di DNA circolare: da 25 a 50 maxicircoli di 20 - 40 Kb che codificano per geni mitocondriali, e circa 10 000 minicircoli di 1 - 3 Kb che sono coinvolti nel processamento dei geni mitocondriali. Si è visto che mRNA codificati dal genoma mitocondriale possono mancare di alcuni nucleotidi che ne impediscono la corretta traduzione. Tali mRNA vengono trascritti da geni incompleti (criptogeni) e poi modificati (mRNA editing) con l’aggiunta di sequenze di RNA (RNA guida) che vengono sintetizzati dai minicircoli.
  • 48. Genomica ed espressione genica degli amastigoti Il genoma della Leishmania contiene 36 cromosomi ognuno organizzato in gruppi di un centinaio di geni localizzati sullo stessa elica di DNA. Dalla sequenza dei genomi delle 3 specie di Leishmania specifiche per l’uomo si è visto che essi codificano per circa 8 300 proteine e per 900 geni che codificano per RNA non tradotti. Circa 6.200 geni presenti nei genomi delle tre leishmanie sono simili a corrispondenti geni di Trypanosoma brucei e T. cruzi, mentre circa 1.000 geni sono specifici per la Leishmania che sono distribuiti in maniera casuale nel genoma. 48
  • 49. Genomica ed espressione genica degli amastigoti Il profilo della trascrizione dei geni totale di Leishmania è simile a quello dei tripanosomi in quanto la maggior parte delle sequenze geniche nei diversi stadi di crescita di L. major, L. mexicana e L. donovani sono trascritte costitutivamente, e meno del 5 % variano di almeno due volte quando si paragonano mRMA di promastigoti con quelli di amastigoti. Questi dati sono molto in contrasto con altri organismi unicellulari come Saccharomyces in cui più del 25 % della trascrizione genica varia durante le fasi di crescita (come per esempio, dalla logaritmica a quella stazionaria). Tra i geni che sono regolati trascrizionalmente la maggior parte sono sequenze che codificano per proteine di membrana, mentre quelle codificanti per proteine del metabolismo rimangono pressoché costanti. 49
  • 50. • Old world: • Phlebotomus sp. • New world: • Lutzomyia sp. 2-4 mm, femmine ematofaghe (non obbligato). Ghiandole salivari rilasciano fattori vasodilatatori. Diffuse nei tropicici, sub-tropicali, anche in S. Europa Notturna
  • 52. Leishmaniosi Cutanea Le ulcere tendono ad essere poco pofonde e circulari
  • 54. Le leishmaniosi L. tropica