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                     Sommario
    Le fabbriche del credere                                         4
    di Andrea Camilleri

    Un sogno per fermare l’aids in Africa                            8
    di Claudia Baldo, Irene Bertolucci,
    Stefano Lusso, Giovanna Morelli, Francesco Sbrana

    Il laboratorio di Galileo Galilei                               13
    di Claudio Luperini

    La missione di pace di Pierino                                  16
    di Andrea Addobbati

    Le relazioni di Pedro                                           18
    di Piero Fornaciari

    L’Università di Pisa e la situazione italiana ed europea        20
    di Luigi Russo

    La percezione della tecnologia: il caso dell’energia nucleare   27
    di Walter Ambrosini, Giuseppe Forasassi,
    Marino Mazzini, Francesco Oriolo, Giuseppe Pilone

    Ingegneria nucleare a Pisa                                      29
    di Walter Ambrosini, Giuseppe Forasassi,
    Marino Mazzini, Francesco Oriolo, Giuseppe Pilone

    L’umanista e il bit                                             32
    di Giuliana Guidotti

    STmoderna.it                                                    34
    Intervista a Elena Guarini Fasano
    di Barbara Grossi



              APPROFONDIMENTi


            La corporate governance nelle società quotate           36
            di Marco Allegrini



    Notizie                                                         38
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     Athenet
     la rivista dell’Università di Pisa

    Direttore responsabile: Antonio R. D’Agnelli
    Condirettore: Manuela Marini

    Redazione:
    Andrea Addobbati, Antonio R. D’Agnelli,
    Barbara Grossi, Antonella Magliocchi,
    Claudia Mantellassi, Manuela Marini,
    Bruno Sereni.
    Lungarno Pacinotti 43 - PISA
    tel.: 050 2212113, fax: 050 2212678
    e-mail: comunicazione@unipi.it

    Grafica e impaginazione: Bruno Sereni

    Athenet on-line: www.unipi.it/athenet                            La rivista viene spedita a
                                                                     domicilio a tutti i professori,
    realizzazione tecnica: Stefano Pennuto                           ricercatori e dipendenti
                                                                     dell’Università di Pisa.
                                                                     La tiratura di questo numero
                                                                     è stata di 5.000 copie.
    Stampa: tipografia universitaria                                 In copertina:
                                                                     calco in gesso della Atena di Velletri,
                                                                     conservato presso la gipsoteca del dipartimento di
    Autorizzazione n° 7 del 01-04-1981                               Scienze Archeologiche dell’Università di Pisa.
                                                                     (foto: Fausto Gabrielli; progettazione grafica: Vincenzo Letta)
    del Tribunale di Pisa




        Ringraziamo per la collaborazione:


      Marco Allegrini, Walter Ambrosini, Claudia Baldo, Irene Bertolucci,
      Generoso Bevilacqua, Andrea Camilleri, Fabio Fineschi, Giuseppe
      Forasassi, Piero Fornaciari, Elena Guarini Fasano, Giuliana Guidotti,
      Harold Kroto, Claudio Luperini, Stefano Lusso, Marino Mazzini,
      Giovanna Morelli, Francesco Oriolo, Tiziana Paladini, Giuseppe Pilone,
      Katty Samaritani, Francesco Sbrana, Mirko Tavoni, Gerlando Termini,
      Rolando Vivaldi


         Errata Corrige
      Per un banale errore di battitura a pag. 8 del num. 12 abbiamo scritto:
      “con la perdita di 1010 dollari ... e un ricavo di 105 tonnellate di ceneri e pariticolato”
      anziché: “con la perdita di 1010 dollari ... e un ricavo di 105 tonnellate di ceneri e
      particolato”.
◆
            Editoriale
    Nel tempo della comunicazione istantanea, anzi fulminea, il tempo delle dirette tele-
    visive e di internet, Athenet torna ai suoi fedeli lettori con il consueto ritardo; due, tre
    mesi? Non lo ricordiamo più. Il passo del nostro giornale è come quello del pachiderma,
    lento, ma sicuro. È inutile cercare delle scuse: quelli che ci sono affezionati sapranno
    intuire tutte le nostre difficoltà, e quelli che invece buttano il giornale senza nemmeno
    togliergli il cellophane continuerebbero a gettarlo anche se uscissimo ogni giorno con
    puntualità. Quindi, non perdiamo altro tempo, e introduciamo il numero che avete tra
    le mani. Il giornale apre con la lectio magistralis del più famoso scrittore italiano, Andrea
    Camilleri. Ricevendo la laurea honoris causa in Sistemi e progetti di comunicazione, il
    buon Camilleri, dopo aver ringraziato, ha tenuto a precisare che la comunicazione oggi-
    giorno è una cosa pericolosa, una cosa che tende a farsi autonoma dalla dialettica civile
    e democratica, per diventare un raffinatissimo sistema retorico capace di “estorcerci” un
    sì. Ecco, curiosamente questo è lo stesso problema che sollevano gli ingegneri favorevoli
    all’energia nucleare, i quali lamentano che un’errata percezione del rischio, di cui vanno
    responsabili i mass-media e le lobby ecologiste, abbia fatto in modo che il nostro Paese si
    trovi oggi impreparato di fronte alla crisi petrolifera. Che dire? La questione è scottante
    e Athenet vigliaccamente si tira fuori dalla mischia, ma riprendendo Voltaire, darebbe la
    vita perché tutte le voci in questo interessante dibattito possano continuare a dialogare.
    Oddio, proprio la vita… Alla vita, dobbiamo confessarlo, ci siamo affezionati, come
    Pierino, il protagonista della storia straordinaria e dimenticata che andiamo a raccontare
    nelle pagine interne del giornale. È il nostro contributo (tardivo) al sessantesimo dalla
    Liberazione. Per richiamare quei difficili momenti, il dramma del passaggio del fronte,
    la grande fatica della ricostruzione, ma anche l’esaltazione per esser tornati padroni del
    nostro futuro, oltre alla storia di Pierino abbiamo deciso di ripubblicare ampi stralci
    del discorso pronunciato da Luigi Russo in occasione dell’inaugurazione dell’Anno
    Accademico 1944-45. I nostri affezionati lettori, ne siamo certi, ce ne saranno grati.


                                                                                 La Redazione
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                    Le fabbriche del credere
                    democrazie e comunicazione
INTERVENTI




                    di Andrea Camilleri

  Lo scorso 26 maggio Andrea Camilleri ha ricevuto dall’Università di Pisa la laurea specialistica honoris causa in Sistemi e progetti
  di comunicazione, il nuovo corso che è la naturale continuazione della laurea di primo livello interfacoltà in Comunicazione pub-
  blica, sociale e d’impresa e che nasce dalla collaborazione tra le facoltà di Economia, Lettere e filosofia, Lingue e letterature straniere
  e Scienze politiche. Visibilmente emozionato, lo scrittore siciliano ha sviluppato nella sua Lectio Magistralis una riflessione acuta e
  critica sull’attuale sistema della comunicazione e sul mondo dei mass media che, secondo l’autore, si sono trasformati da fabbriche di
  consenso in fabbriche del credere. Athenet propone ai suoi lettori il testo integrale della lezione di Camilleri.



  S
         ono perfettamente cosciente che le      desto Dizionario. Qui, alla voce relativa,     nell’interminabile elenco dei compagni
         mie parole non saranno all’altez-       si trovano scritte alcune definizioni più      deceduti dall’ultimo congresso con rela-
         za della severità e della nobiltà di    rassicuranti nel senso che in qualche mo-      tivo elogio individuale. Il penultimo fu
  quest’Aula. E sono altrettanto convinto        do restringono il campo.                       un giapponese. “E infine - concluse - è
  che quello che dirò è un argomento già         Comunicazione:“1) il comunicare, ciò           morto il compagno Josif Vissarionovic
  ampiamente dibattuto tra gli studiosi          che si comunica; 2) Contatto che per-          Stalin”. E si risedette, senza aggiungere
  della materia. Ma io sono solo un nar-         mette di comunicare; 3) Insieme di strut-      parola. Il silenzio che calò improvviso tra
  ratore, un romanziere, e credo che il mi-      ture, impianti, mezzi che stabiliscono un      le migliaia di delegati sorpresi, interdet-
  gliore omaggio che io possa fare a que-        collegamento; 4) Trasmissioni di infor-        ti, perplessi venne rotto dall’immediato
  sta Istituzione che mi sta indebitamente       mazioni mediante messaggi da un emit-          commento del napoletano Cacciapuoti,
  onorando è quello di non camuffarmi,           tente a un ricevente; 5) Comunicazione         un commento che non posso riferire in
  di non nascondermi dietro una falsa ap-        giudiziaria; 6) Comunione eucaristica”.        quest’aula, ma mi limito a dire che è
  parenza, ma di mettervi al corrente, con       Ma anche così ristretto, palettato, il cam-    fatto di una sola parola di cinque lettere
  semplicità, a modo mio, di una inquie-         po rimane vastissimo e al tempo stesso         che comincia con “c” e finisce con “o”.
  tante considerazione.                          alquanto vago e sfuggente (considerate         Cacciapuoti era stato il primo a capire il
  Se apro un’Enciclopedia e vado a con-          che si va dalla più elementare comuni-         senso e il significato di quella comuni-
  sultare la voce Comunicazione, trovo           cazione, “ieri è stata una bella giornata”,    cazione. Se andiamo a guardar bene, ad
  scritto ad apertura:                           alla comunicazione giudiziaria che oggi        allarmarlo non era stata la mancanza di
  Tutta la fenomenologia dell’ambiente           come oggi è cosa complessa assai e infine      una pur minima parola d’elogio fune-
  relazionale e sociale può essere vista co-     alla comunicazione con Dio, che è cosa         bre, poteva darsi che la vera e propria
  me comunicazione. In altri termini tutto       di una complessità totale, assoluta).          commemorazione fosse stata demandata
  ciò che arriva agli organi sensoriali di un    Prenderò allora in considerazione esclu-       ad altri di più elevato livello (e infatti
  organismo può essere considerato come          sivamente il punto primo: davvero la           poco dopo di Stalin parlò Krusciov, nuo-
  un dato informativo che l’organismo ri-        comunicazione è solamente ciò che si           vo segretario del partito, e si trattò di
  ceve ed elabora. Ma questa concezione          comunica? Non manca qualcosa di fon-           una damnatio memoriae), ma era stata
  così ampia ci può permettere di fare ben       damentale in questa prima definizione?         l’inversione dell’usuale e rigida gerarchia
  pochi progressi nello studio dei processi      Consentitemi un esempio storico, un            per cui il nome di Stalin dal primo posto
  di comunicazione.                              po’ brutale, per niente accademico, ma         era passato all’ultimo.
  Questo sta a significare, in altri termini,    significativo. Il XX congresso del PCUS,       Allora la definizione del dizionario che
  che vivere è sostanzialmente comunica-         il primo dopo la morte di Stalin, si aprì      la comunicazione è ciò che si comunica
  re. Non comunicare può quindi dirsi            a Mosca il 16 febbraio 1956. Erano pre-        andrebbe integrata così: “cio che si co-
  non vivere?                                    senti migliaia di delegati di tutto il mon-    munica e come lo si comunica”.
  Parafrasando Shakespeare si potrebbe           do. La delegazione italiana, capeggiata da     Ma, attenzione, da tutto questo ne con-
  dire che tutto il mondo (che dico il           Togliatti, era composta da Scoccimarro,        segue che se il codice nella comunicazio-
  mondo? L’Universo!) è comunicazione,           Bufalini e dal napoletano Cacciapuoti.         ne è il fattore indispensabile alla produ-
  volontaria o involontaria.                     Sottolineo la napolitanità di Cacciapuoti      zione e alla interpretazione del messag-
  Colto da una leggera vertigine all’idea        a ragion veduta. All’apertura, dopo gli        gio, nel caso preso in esame mi pare, e
  delle infinite implicazioni di ciò che ho      inni e i saluti di rito, un sovietico che      forse posso sbagliarmi, che vennero usati
  appena letto, metto da parte l’Enciclo-        sedeva al tavolo della presidenza si alzò      tanto un codice quanto un subcodice: il
  pedia e prendo tra le mani un più mo-          per fare una comunicazione, consistente        codice era l’elenco puro e semplice dei
compagni deceduti, il subcodice consiste-
va nell’ordine dei nomi che componevano
l’elenco. Solo che il subcodice, ai fini del-
la comunicazione, risultava di gran lunga
più importante del codice stesso.
In altri termini, quella comunicazione
fingendo di obbedire alla regola che “il co-
dice deve essere un sistema convenzionale
esplicito per poter permettere il processo
di codificazione e di decodificazione”,
metteva in pratica un codice implicito
destinato ad allertare i più ricettivi tra i
presenti.
Da quel congresso non sono ancora tra-
scorsi cinquanta anni. Se Hobsbawn ha
potuto definire il secolo scorso come il se-
colo breve è certamente perché la somma
degli avvenimenti sociopolitici ed econo-
mici, le due grandi guerre, lo sviluppo del-




                                                                                                                                                         Foto di Katty Samaritani
l’aviazione, la bomba atomica e l’energia
nucleare, il progresso tecnologico hanno
fatto assumere soprattutto negli ultimi
cinquanta anni al nostro mondo una mas-
sa così spaventosamente pesante da farlo
apparire persino di breve circonferenza,
come avviene con le stelle implose.             Andrea Camilleri, conosciuto in tutto il mondo come l’inventore del commissario Montalbano
E naturalmente, per quanto riguarda lo          da cui è stata tratta l’omonima fortunata serie televisiva, è nato a Porto Empedocle in provincia
specifico della mia considerazione, mi ba-
sterà richiamare la vostra attenzione sul
                                                di Agrigento il 6 settembre 1925. Scrittore precoce, a vent’anni pubblica su un’antologia di
dominio assoluto rapidamente acquistato         poeti scelti da Ungaretti. Scrive anche brevi racconti sui giornali L’Ora e L’Italia Socialista.
dalla televisione prima (e con la quale è       Inizia a lavorare come regista teatrale nel 1942, portando in scena più di cento opere, molte di
nato il fenomeno detto “comunicazione           Pirandello, suo compaesano e amico di famiglia: “Quanto agli scrittori che mi hanno influen-
di massa”) e da internet negli anni più         zato, come si fa a dire... Pirandello era nell’aria, nel clima famigliare: ‘Vedi questo è un regalo di
recenti. Ma proprio questo dominio as-
soluto rappresenta, almeno ai miei occhi
                                                Luigi quando venne a trovarci’. L’ultimo grande punto di riferimento, col quale ho un dialogo
e lietissimo se qualcuno dimostrerà il mio      che dura tuttora a distanza, è stato Leonardo Sciascia”.
errore, un forte rischio per l’intelligenza     Porta in scena Così è (se vi pare) nel 1958, Ma non è una cosa seria nel 1964, La rappresentazione
dell’uomo stesso. Intelligenza dal latino       della favola destinata ai giganti nel 1959, Sei personaggi in cerca d’autore, Il gioco delle parti nel
intelligere, capire.                            1980 e molti altri ancora. È il primo a portare in scena in Italia Beckett e Ionesco, impegnandosi
Nei primi tempi della televisione, tutto
ciò che essa ci mostrava era, e voleva es-
                                                contemporaneamente in campo televisivo, dove realizza numerose regie di opere teatrali e di
sere, un presente continuo fatto vedere         romanzi. Sua la famosa serie poliziesca del Commissario Maigret di Simenon e del Tenente
nella sua immediata verità. Non sapeva-         Sheridan. Dal 1958 al 1965 insegna, in modo pressoché continuativo, al Centro Sperimentale
mo allora, primitivi spettatori, che anche      di Cinematografia di Roma e successivamente, dal 1977 al 1997, all’Accademia Nazionale di
all’immagine doveva essere applicato il         Arte Drammatica “Silvio D’Amico”. Esordisce come romanziere nel 1978 con Il corso delle cose
principio d’indeterminazione, quello che,
secondo i padri fondatori della quantisti-      (ristampato da Sellerio nel 1999), primo della serie dei romanzi “storici”. Di seguito pubblica:
ca, suona pressappoco così: ogni fenome-        Un filo di fumo vincitore nel 1980 del premio Gela, La strage dimenticata, La stagione della cac-
no fisico si modifica per il fatto stesso di    cia, La bolla di componenda, Il birraio di Preston (premio Vittorini), La concessione del telefono.
essere osservato.                               Instancabilmente impegnato nella ricerca di un linguaggio autentico in grado di restituire in
E non sto minimamente parlando del-             pieno le atmosfere e la varietà culturale e umana della Sicilia, scrive prevalentemente in dialetto,
la manipolazione dell’immagine: sono
ancora fermo al fatto che lo sguardo            adeguandone di volta in volta il registro al livello sociale dei personaggi e riuscendo sempre
dello spettatore è totalmente guidato e         a trovare quella sorta di felicità narrativa che trapela in pieno dai suoi romanzi. Cura per Rai
condizionato dallo sguardo di colui che         Due la sceneggiatura di Montalbano. Sua anche la sceneggiatura e l’adattamento per il teatro
sta riprendendo l’immagine e cioè dal           del Birraio di Preston che nella versione per la radio lo vede anche come autore e interprete,
posizionamento della telecamera, dalla
                                                cimentandosi inoltre nell’interpretazione del capo della polizia in Guerra di spie, film per la
disposizione delle luci, dall’ordinamento
dell’inquadratura, dal movimento all’in-        televisione di Corrado Augias e nel ruolo del nonno archeologo ne Il gioco della maschera di
terno di essa. Tutte cose che concorrono        Rocco Mortelliti su soggetto dello stesso Camilleri.
quindi alla creazione di un’immagine non
immediata ma accortamente mediata e             con le tv, ha reso il campo della comu-        che tutti, ma proprio tutti, i programmi
certamente finalizzata a suscitare una          nicazione e dell’informazione pratica-         del palinsesto, anche e soprattutto quelli
precisa reazione nello spettatore.              mente senza limiti. Questo vertiginoso         d’informazione e di commento all’infor-
Ricordo che ai primissimi tempi della           allargamento della comunicazione è sta-        mazione, siano costantemente portatori
televisione in Italia mi capitò un fatto        to salutato da tutti come il segno di una      impliciti delle finalità che i proprietari
che mi turbò e che ancora continua a            finalmente raggiunta libertà d’informa-        della rete si propongono.
mettermi in un certo disagio. Allora            zione. Ma questo tipo di libertà coincide      Questo, in altri termini, viene a signifi-
c’era un solo canale televisivo ed erano        con la possibilità d’approssimarsi a una       care che ogni rete deve per forza confi-
da poco entrate in uso apparecchiature          verità potabilmente limpida e priva di         gurarsi come una fabbrica del consenso,
che permettevano la registrazione dei           germi? Ho detto e sottolineo: questo tipo      consenso sia ai prodotti commerciali
programmi.                                      di libertà. Mi spiego meglio. Si tratta di     pubblicizzati sia alle idee politiche altret-
Ogni domenica mattina veniva celebrata          una libertà relativa o, nei casi peggiori,     tanto pubblicizzate e commercializzate,
in diretta, dalla cappella degli studi di via   solamente apparente. I costi di un’emit-       cercando in tutti i modi d’evitare che gli
Teulada, la santa messa per tutti coloro        tente televisiva a medio raggio, una volta     ascoltatori-compratori-potenziali elet-
che non potevano uscire da casa per re-         che sia uscita vittoriosa dalla guerra delle   tori cambino canale, rischio felicemen-
carsi in chiesa. Un giovedì pomeriggio,         concessioni delle frequenze, sono di gran      te inesistente nel nostro paese dato che
passando davanti alla porta a vetri della       lunga superiori a quelli di un quotidiano      l’85% delle emittenti pubbliche e private
cappella, vidi un prete che officiava la        che ricopra la stessa porzione di territo-     è sotto il controllo più o meno dichiarato
messa e due telecamere che lo riprende-         rio. Da qui l’inevitabilità di forti gruppi    della stessa persona e quindi cambiare
vano. M’informai con un tecnico.                economici, dotati di precisi interessi,        canale significa sostanzialmente riascol-
“Stiamo registrando la messa che man-           che vengono a proporsi come editori te-        tare la medesima notizia detta con parole
deremo in onda domenica mattina”, mi            levisivi. Con una differenza sostanziale:      diverse ma con identico intento glorifi-
rispose. La domenica seguente mi misi           che a un quotidiano basta il mantenersi        catorio.
davanti al televisore: ebbene, quando           dentro i confini di un certo profilo po-       Ma questa che ho chiamato finalità
cominciò il rito, nessun cartello avvertì       litico-economico definito, direi quasi         implicita verrebbe ad esercitare la sua
i fedeli che il miracolo della transustan-      pattuito, già fin dal primo numero e           capacità d’incidenza, ove si limitasse a
ziazione veniva trasmesso in differita.         che gli ha fatto subito acquistare i “suoi”    un unico codice di comunicazione, so-
Sono scarso assai in problemi teologici,        fedeli lettori per avere anche una buona       lo e sempre su un medesimo gruppo di
ma sento oscuramente che l’episodio ap-         autonomia di manovra al suo interno;           spettatori, quello che si può definire lo
pena raccontato entra in qualche modo           mentre a una rete televisiva, che si ri-       zoccolo duro. Un nucleo comunque li-
nel discorso che vado facendo.                  volge a un pubblico non di lettori ma di       mitato e sensibile a una comunicazione
Sono bastati pochi decenni perché in            spettatori, a un pubblico che deve solo        più emotiva che logica. Una emittente
tutto il mondo le emittenti televisive si       vedere e sentire, che non ha la possibilità    televisiva privata o pubblica ha però la
moltiplicassero e alle televisioni di stato     di rivedere e risentire, un pubblico mu-       necessità assoluta d’ampliare il proprio
si affiancassero un’infinità di televisioni     nito della tentazione del telecomando e        bacino d’ascolto, ne va della sua stessa so-
private. Internet inoltre, interagendo          pronto perciò allo zapping, è necessario       pravvivenza per la maggior parte alimen-
                                                                                               tata dall’affluenza degli spot pubblicitari.
                                                                                               Da ciò il ricorso non solo a codici diversi,
                                                                                               ma a sottocodici molteplici anche nella
                                                                                               comunicazione di una stessa notizia. I
                                                                                               più evidenti di questi sottocodici sono
                                                                                               presenti fin dalla copertina del telegior-
                                                                                               nale, che è una specie di riassunto delle
                                                                                               notizie più importanti che saranno date.
                                                                                               La nostra notizia, che chiameremo A, è
                                                                                               presente in copertina? Se sì, che posto
                                                                                               occupa nell’indice? Se non compare in
                                                                                               copertina, a che punto del telegiornale
                                                                                               verrà detta? Quanto tempo le verrà de-
                                                                                               dicato? Qual è la notizia che la precede?
                                                                                               Qual è la notizia che la segue? La notizia
                                                                                               A viene commentata? Come? Da chi? Si
                                                                                               userà per essa il cosiddetto “panino”, che
                                                                                               significa collocare la notizia A tra due
                                                                                               commenti orientati in senso opposto ri-
                                                                                               spetto al contenuto della notizia? E poi:
                                                                                               una notizia televisiva può essere sempli-
                                                                                               cemente detta dal giornalista senza l’aiu-
                                                                                               to dell’immagine, facendone automati-
                                                                                               camente una notizia di serie B.
Per ciò che riguarda il parlato, se è vero   con le parole del Presidente degli Stati      segreti. Insomma, non era mai esistito il
che, come ha scritto Umberto Eco, “il        Uniti e dei suoi più importanti ministri      presupposto principale per fare la guer-
linguaggio si avvale di rimandi infra e      e quindi attraverso un subitaneo tam          ra. Era un falso spudorato, una tragica
intertestuali e che molto del contenuto      tam mediatico, insistente, assordante,        guerra di Pinocchio.
trasmesso da un testo è ‘non detto’, pre-    coinvolgente, travolgente, ubriacante,        Ma la conoscenza dell’inganno per-
supposto o alluso”, questo non fa che        con sventagliate continue di notizie e        petrato dai capi di stato non scalfisce
portare acqua al mulino di quello che        soprattutto immagini volte non alla           se non in minima parte, nell’opinione
sto dicendo.                                 ragione ma all’emozione, con flash che        pubblica, il potere di coloro che hanno
Quale tono, timbro di voce usa il gior-      attengono più alla pubblicità che alla        anche coscientemente ingannato. Anzi,
nalista nel dare la notizia A? Che ritmo     politica, con un martellare d’incontri e      si dà il caso che il primo responsabile,
adopera? Le pause che fa sono per ri-        dibattiti dove si adopera un linguaggio       l’americano, venga rieletto a travolgente
spetto alla punteggiatura o rimandano,       costantemente sovratono, di questo dit-       maggioranza. E anche l’inglese, quando
alludendo, a un sottodiscorso B?             tatore se ne fa, dicevo, il nemico pubbli-    la guerra ormai si consolida come un
Abbiamo avuto esempi memorabili di           co mondiale numero uno, in possesso di        inutile carnaio, ottiene una storica terza
notizie date interamente per non detto       spaventose armi di distruzione di massa,      investitura. Tutti e due hanno mentito ai
o alluso: ricordo che il giornalista Ugo     capaci di distruggere una città europea in    loro popoli, ma i loro popoli gli hanno
Zatterin, dovendo dare al pubblico te-                                                     rinnovato la fiducia.
levisivo la notizia dell’approvazione in                                                   Perché? Questo è il punto. Si può azzar-


                                                                 ◆
Parlamento della legge Merlin, quella                                                      dare un’ipotesi. E cioè che questo è pos-
che aboliva le case di tolleranza, parlò                  i mezzi di                       sibile perché i mezzi di comunicazione di
per tre minuti senza mai usare parole che                                                  massa, da fabbriche di consenso, si sono
si riferivano a prostitute, prostituzione,       comunicazione di massa                    tramutati, riuscendoci, in convertitori
case chiuse, parole tutte rigorosamente               si sono tramutati                    di fede, in fabbriche del credere. Hanno
bandite dalla tv di allora. Adoperò un                                                     saputo trasformare una guerra evitabile
codice che venne decifrato solo da un            da fabbriche di consenso                  in una lotta suprema tra il Bene e il Male,
quarto degli ascoltatori, il rimanente in-         in convertitori di fede,                tutti e due con le iniziali maiuscole.
tuì che qualcosa da quel giorno in poi                                                     Forse riuscirò a spiegarmi meglio citan-
era vietato in Italia, ma sul momento             in fabbriche del credere                 do un passo del grande fisico Werner
non seppe cosa, lo seppe quando andò                                                       Heisenberg, con l’avvertenza che è estra-
a bussare a una porta sbarrata.                                                            polato da un saggio, “Fisica e filosofia”,
                                                                 ◆




Fin qui non credo di aver detto nulla di     quarantotto ore, come asserisce turbato       dato alle stampe nel 1958:
nuovo. Ognuno di quelli che mi stanno        il primo ministro britannico. Il ministro     “Non possiamo chiudere gli occhi al fat-
ascoltando sa benissimo che negli ultimi     degli esteri statunitense si reca all’Onu e   to che è difficile per la gran maggioranza
anni il corso delle cose che prima, per      con grafici, fotografie, fialette, dimostra   della gente farsi un giudizio ben fondato
dirla con Merleau-Ponty, era “passabil-      inequivocabilmente l’esistenza di quelle      sulla giustezza di certe dottrine o idee
mente sinuoso”, si è fatto totalmente, in-   armi da anni, ricordiamocelo, invano          generali. Quindi può essere che la parola
decifrabilmente labirintico e questo non     cercate dagli stessi ispettori dell’Onu.      ‘credere’ non significhi per la maggioran-
solo per la complessa decrittazione di       Le voci soliste che incitano alla guerra si   za di quella gente ‘percepire la verità di
ogni evento in sé, quanto piuttosto per      trasformano ben presto in coro: la guerra     qualche cosa’, ma viene piuttosto presa
le molteplici e contrastanti e depistanti    preventiva è ineludibile, bisogna attacca-    nel senso di ‘assumere questo a base della
decrittazioni che la comunicazione del-      re prima di essere attaccati. Anche i paesi   vita’. Si può facilmente intendere come
l’informazione si affretta a offrire.        che sono per una soluzione politica e non     questo secondo tipo di fede sia molto più
Difficile oggi incontrare un’Arianna su      bellica concordano pienamente sulla pe-       fermo e stabile che non il primo e come
uno schermo televisivo.                      ricolosità e la cieca ferocia del dittato-    possa persistere perfino contro un’espe-
E quando la s’incontra, sappiamo ormai       re. La guerra è stata scatenata, è costata    rienza diretta che la contraddica, senza
che non è prudente fidarsi del filo che      decine di migliaia di morti innocenti,        restare scossa, perciò, da alcuna sovrag-
ci porge.                                    il dittatore è stato preso prigioniero, la    giunta conoscenza.”
Ma non è questo il vero problema. Il         guerra è finita ma si è tramutata in un       Permettetemi un’ultima citazione. Scrisse
problema è, a mio parere, l’ulteriore e      quotidiano massacro, è stato insomma          Stanislaw Jerzy Lec: “Quando la menzo-
pericoloso cambiamento avvenuto negli        scoperchiato incautamente un vaso di          gna ottiene il diritto di cittadinanza non
ultimi due anni circa nella comunica-        Pandora che sarà arduo richiudere.            per questo diventa verità.”
zione di massa. Cambiamento evidente         Ma le famose armi di distruzione di           Perfettamente d’accordo. Ma se la men-
attraverso l’osservazione di come le tele-   massa non vengono mai ritrovate, co-          zogna ottiene il diritto di cittadinanza
visioni mondiali si sono comportate, e       mincia a serpeggiare il sospetto che pro-     sotto forma di fede?
continuano a comportarsi, di fronte a un     babilmente non ci sono mai state. Poi il      E questo, in parole povere e conclusive,
evento che ha coinvolto decine e decine      sospetto diventa certezza. I governi che      dimostra, a parer mio, che se non l’eclis-
di nazioni.                                  hanno promosso la guerra sono costretti       si, ma almeno l’offuscamento della ra-
Di un dittatore, non più feroce di tanti     ad ammetterlo. Il ministro degli esteri       gione non è né un’ipotesi astratta né una
altri che vengono oltretutto foraggiati      statunitense, dimessosi, ora dichiara di      remota probabilità.
dai paesi democratici (e il nostro lo era    avere ingannato il mondo in buona fede,
già stato), si comincia a farne, prima       perché ingannato a sua volta dai servizi                            Andrea Camilleri
◆
                   Un sogno per fermare l’aids in Africa
                   L’Università e la Comunità di Sant’Egidio insieme con DREAM
REPORTAGE




                    di Claudia Baldo, Irene Bertolucci,
                    Stefano Lusso, Giovanna Morelli, Francesco Sbrana
  L’aids abita soprattutto in Mozambico. 30 dei 40 milioni di persone già colpite dal virus Hiv/aids vive oggi, infatti, nell’Africa sub-
  sahariana. Eppure l’aids si può fermare. In Africa il programma DREAM della Comunità di Sant’Egidio ha raggiunto fin’ora risultati
  straordinari. Da circa un anno anche l’Università di Pisa è impegnata attivamente in questo progetto, con medici specializzandi e
  studenti della facoltà di Medicina che partecipano in prima persona alle missioni della Comunità. Quello che riportiamo qui non è solo
  il reportage della prima missione in Mozambico degli studenti dell’Ateneo pisano, ma soprattutto una storia d’amore e di coraggio.



 I
      l 15 Gennaio 2005 siamo arrivati a       molto forte, ci ha messi tutti a dura pro-     della malattia è di circa il 13% fino a
      Maputo, capitale del Mozambico,          va. Vedere la povertà estrema, il degrado,     raggiungere percentuali più alte in al-
      per sostenere in modo concreto il        i mercati sopra le discariche, i bambini       cune realtà, come il 40% nella città di
 programma DREAM di lotta all’aids che         che giocano nelle fogne a cielo aperto, la     Beira. A questo si aggiunge il problema
 la Comunità di Sant’Egidio ha avviato         gente che vive per strada senza niente è       della malnutrizione essendo la maggior
 in alcuni Paesi dell’Africa sub-Sahariana.    stato sconvolgente.                            parte della popolazione minacciata dalla
 Eravamo in cinque: tre medici specializ-      La pandemia del virus HIV, responsabile        povertà e dall’insicurezza alimentare.
 zandi e due studenti del corso di laurea      del nuovo e più grave dramma africano,         Il programma DREAM (Drugs
 in Scienze infermieristiche. Siamo an-        quello dell’aids, non accenna a indebo-        Resource Enhancement against aids
 dati con entusiasmo per concretizzare         lirsi. Minaccia ormai centinaia di mi-         and Malnutrition) nasce per la lotta alla
 un lavoro lungo, iniziato con il viaggio      lioni di persone in tutto il continente,       malnutrizione e all’infezione da HIV e
 in Mozambico del professor Generoso           corrodendo il suo precario sistema eco-        significa per migliaia di malati del con-
 Bevilacqua e del dottor Mauro Lazzeri,        nomico, scolastico e sanitario.                tinente la possibilità di curarsi con stan-
 che ha portato l’Università, grazie anche     In Africa l’aids costituisce un proble-        dard occidentali e vivere bene e a lungo e
 all’aiuto dei professori Roberto Barsotti     ma drammatico sia dal punto di vista           per tanti bambini la possibilità di nascere
 e Brunello Ghelarducci, a sostenere un        socio-sanitario che economico perché           sani.
 programma ambizioso che intende offri-        colpisce moltissimi individui soprattut-       Il primo contatto con questa realtà lo
 re l’eccellenza delle cure a tanti pazienti   to giovani e bambini. La speranza di vita      abbiamo vissuto visitando l’ospedale di
 africani malati di aids.                      in Africa sta scendendo rapidamente in         Machava, il principale centro per la cura
 L’impatto con il terzo mondo è stato          tanti paesi. In Mozambico la prevalenza        della tubercolosi nella capitale. L’edificio
                                                                                              è una struttura fatiscente, con crepe nei
                                                                                              muri, pavimenti allagati e l’acqua che
                                                                                              gocciola dal soffitto per le tubature rot-
                                                                                              te. I servizi igienici sono in condizioni
                                                                                              pessime, i pazienti fanno i propri biso-
                                                                                              gni dove possono, l’odore d’urina arriva
                                                                                              nei corridoi. I letti sono insufficienti per
                                                                                              il numero dei pazienti, molti dei qua-
                                                                                              li sono costretti a distendersi su stuoie
                                                                                              direttamente sul pavimento, in evidenti
                                                                                              condizioni di disagio. Ci sono pochis-
                                                                                              simi infermieri ad assistere i pazienti,
                                                                                              pochi farmaci per curarli mentre i me-
                                                                                              dici, escluso poche ore la mattina, sono
                                                                                              raramente presenti in corsia. Sembra
                                                                                              che in Mozambico ci siano circa 500
                                                                                              medici per 20 milioni d’abitanti. Cosa
                                                                                              incredibile se si pensa all’alta incidenza
                                                                                              di malattie infettive e alla malnutrizione
                                                                                              che affliggono questo paese, soprattutto
se paragonato con i paesi europei dove                 logia molecolare in grado di determinare                   “la Gladiatora” che lavora qui come at-
c’è un medico ogni 500 abitanti e dove,                la conta dei linfociti CD4 positivi e la                   tivista, e gira mostrando una sua foto di
come dice un medico spagnolo che ab-                   carica virale, che sono parametri fonda-                   quando, prima di iniziare il trattamento,
biamo conosciuto qui in Mozambico, si                  mentali per il monitoraggio del pazien-                    pesava 27 Kg. Come lei adesso ci sono
“fanno le terapie per i tutan kamen”.                  te che assume farmaci antiretrovirali. Il                  molte altre persone che hanno ripreso a
Anche l’Ospedale Centrale di Maputo è                  passo successivo è stato quello di aprire                  vivere con la terapia antiretrovirale e che
in una condizione poco migliore rispetto               ambulatori dove seguire i pazienti con                     ora lavorano come attivisti presso i vari
a quello di Machava. Un giovane me-                    l’infezione da HIV e intraprendere la te-                  centri DREAM. L’attivista è una figura
dico mozambicano, che per un periodo                   rapia antiretrovirale consapevoli di poter                 fondamentale perché media il rapporto
di qualche mese ha frequentato un labo-                effettuare un corretto follow-up del pa-                   tra il personale sanitario e i malati facen-
ratorio di microbiologia dell’Università               ziente in terapia.                                         do capire a questi ultimi l’importanza
di Pisa, ci ha guidato tra le vecchie in-              Il primo centro del progetto DREAM                         dell’aderenza alla terapia anche perché
frastrutture e per i corridoi deserti, dove            che abbiamo visitato si trova nel giardino                 vive in prima persona la malattia. Le
ci ha colpito l’assenza completa di per-               dell’ospedale di Machava; la prima cosa                    attiviste si occupano anche di tutti gli
sonale sanitario. Abbiamo visitato il re-              che colpisce all’arrivo sono i cartelli “nao               aspetti del programma DREAM con-
parto di Oncologia che purtroppo ospita                se paga” per sottolineare che le prestazio-                nessi all’alimentazione. Periodicamente
soprattutto bambini. In Mozambico è                    ni sono gratuite, cosa non trascurabile                    frequentano dei corsi di formazione il
impossibile praticare la radioterapia, ci              in un paese dove le persone spesso non                     cui obiettivo principale è quello di for-
sono scarsissimi mezzi per diagnosticare               hanno i soldi a sufficienza per pagarsi lo                 nire le competenze necessarie a educare i
precocemente i tumori e pochissimi per                 “chapa”, il mezzo pubblico che li con-                     pazienti che vengono ai centri DREAM,
curarli.                                               duce al centro. Il personale presente nel                  a una corretta alimentazione, al fine di
Il progetto DREAM nasce concreta-                      centro si è dimostrato accogliente fin                     prevenire la malnutrizione nell’adulto e
mente dall’ospedale centrale di Maputo.                dall’inizio. Abbiamo trovato, tra gli al-                  nel bambino.
Qui è stato creato un laboratorio di bio-              tri, Ana Maria chiamata affettuosamente                    Oltre ad Ana Maria abbiamo conosciuto


                                           Sant’Egidio e il progetto DREAM
 La Comunità di Sant’Egidio è un prodotto del ’68, nata a Roma per                    si procede a ristrutturare. Il risultato è che uno apre la porta e si ritrova
 aiutare i poveri e i diseredati della capitale e ora presente in gran parte          in Europa: aria condizionata, arredi adeguati, computer, laboratori ben
 delle nazioni. L’interesse per l’Africa risale a meno di 20 anni fa, quan-           attrezzati. E poi medici, biologi, tecnici, tutti con ottima professionalità e
 do la Comunità si imbarcò in un ambizioso tentativo di pacificare il                 tutti rigorosamente locali. Il programma ha anche un serio risvolto scien-
 Mozambico, teatro di una lunga e sanguinosa guerra civile, diventando                tifico, sotto la supervisione dei colleghi dell’Università di Tor Vergata,
 protagonista di un ormai storico accordo fra i due partiti contendenti,              Leonardo Palombi, Carlo Federico Perno e Giuseppe Liotta. Uno dei
 firmato a Roma, a Sant’Egidio, il 4 Ottobre del ’92. L’enorme soddisfa-              risultati più entusiasmanti è stato l’aver chiaramente dimostrato che la
 zione del risultato diplomatico, purtroppo, lasciò il posto allo sgomento.           terapia delle madri in gravidanza è uno strumento estremamente effi-
 In un Paese ormai in pace, la gente continuava a morire per l’aids, le               cace per la buona salute dei neonati! Tutto questo, ed in più la terapia
 infezioni, la fame: un’aspettativa di vita di 40 anni, la rapida diminuzione         domiciliare e l’assistenza negli ospedali, che sono per lo più luoghi dove
 dei medici (che non arrivano a 500 in un paese di circa 20 milioni di                si va a morire, funziona grazie ai volontari della Comunità: a Maputo,
 persone) e dei maestri (le classi delle elementari hanno 80-90 bambini),             per esempio, ogni mese ne arriva una decina, non solo italiani; uno di
 un alto numero di bambini nati con l’infezione trasmessa loro dalla                  questi fa il coordinatore (che significa occuparsi delle infinite beghe con
 madre. La Comunità decise allora di cercare di ripetere il “miracolo”:               le autorità locali, con i funzionari del Servizio Sanitario, con gli operai),
 dopo essere riusciti a far cessare una guerra lunga 14 anni, proviamo                gli altri dirigono ognuno un diverso settore di attività, in cui lavora il
 a combattere l’aids, e magari a vincerlo? Nacque così DREAM, Drug                    personale locale, assunto e stipendiato dalla Comunità dopo accurata
 Resource Enhancement against aids and Malnutrition, iniziato pochi                   selezione.
 anni fa in Mozambico e già in espansione negli altri Paesi dell’Africa               I costi di DREAM sono sempre più alti, a fronte dell’espansione del
 sub-sahariana. Gli eccellenti risultati ne hanno fatto rapidamente un                programma. Fortunatamente grandi istituzioni finanziarie italiane e in-
 modello di organizzazione sanitaria per i Paesi in via di sviluppo, che              ternazionali mettono a disposizione cifre sempre più consistenti. D’altra
 riceve attenzione da tutti gli organismi internazionali e riscuote rico-             parte, il risparmio è obbligatorio: i farmaci vengono comprati a prezzi
 noscimenti sempre più importanti. Un esempio prestigioso è il Premio                 molto bassi da industrie che non si curano dei brevetti delle multinazio-
 “Balzan”, consegnato a Roma nel 2005 dal presidente della Repubblica                 nali; i volontari lo sono davvero, nel senso che vanno a lavorare un mese
 in una solenne cerimonia all’Accademia dei Lincei.                                   laggiù pagandosi anche il viaggio. Il risultato è che le spese di gestione
 DREAM si basa su una rete di ambulatori e laboratori che la Comunità                 sono quasi inesistenti, intorno al 3%.
 organizza presso le strutture sanitarie locali o presso altre organizzazioni                                                                  Generoso Bevilacqua
 di volontariato. In genere si parte da ambienti fatiscenti, in cui si comincia                                         docente di Anatomia e istologia patologica
 con generatori di elettricità (la “corrente” non è molto comune) e che poi                                                        g.bevilacqua@do.med.unipi.it
altre attiviste, che lo scorso anno hanno       magrissima e quasi non riuscivo a cam-         si stima che siano solo 45 quelli che
fondato l’associazione “Mulheres pa-            minare da sola. Ora lo vedi come sto be-       hanno contratto l’infezione nel pri-
ra o DREAM” ovvero “Donne per un                ne? Questo non è un sogno, è possibile         mo anno di vita. In questo centro che
Sogno”. L’associazione è nata dalle prime       anche per te”. Sono più o meno queste          è stato creato all’interno di un reparto
donne affette da aids che, ritrovate le for-    le parole con cui, in dialetto changane,       di maternità, recuperato e ristrutturato
ze per vivere e sperare, grazie alla terapia    Honoria si rivolge alle donne che vengo-       sempre dalla Comunità di Sant’Egidio,
antiretrovirale fornita gratuitamente nei       no ogni mattina al Centro DREAM.               viene effettuato il test a tutte le donne
centri della Comunità di Sant’Egidio,           Onoria è una delle prime pazienti di           gravide che lo richiedono e quelle che
hanno deciso di utilizzarle per aiutare         DREAM. Le sue condizioni sono molto            risultano sieropositive vengono poi per-
altri a sperare, cioè a rivolgersi anch’essi,   cambiate dopo un anno di terapia. I far-       suase a effettuare il trattamento. Sembra
con fiducia, alla terapia. Ma quasi su-         maci antiretrovirali le hanno restituito la    una cosa da niente, invece la triterapia
bito anche alcuni uomini si sono uniti          salute e la voglia di vivere. Oggi non sta     antiretrovirale effettuata in gravidanza e
a queste donne coraggiose, tanto che,           soltanto meglio, ma può anche fare qual-       la Nevirapina somministrata al neonato,
nel corso di una recente assemblea del-         cosa per gli altri. Anzi, può fare molto,      più altri accorgimenti come l’allattamen-
l’associazione, c’è stato chi ha proposto       perché può insegnare a tante altre donne       to artificiale, hanno impedito nei paesi
di cambiarne il nome in “Humanidade             a intraprendere con fiducia la sua stessa      industrializzati la nascita di altri bambini
para o DREAM”. Il loro scopo è quello           strada. Per questo, da qualche giorno, ha      con la malattia. Tutto ciò è possibile an-
di diffondre un messaggio semplice ma           iniziato un nuovo lavoro: è attivista nel      che a Matola, in Africa, dove attualmen-
decisivo: “L’aids si può curare”. Come          centro di Machava. Il suo ruolo è quel-        te sono seguite circa 600 donne gravide
fa R. che ha contratto la malattia in pri-      lo di accogliere le donne che vengono          sieropositive. È bello lavorare a Matola
gionia: “Ho cominciato a parlare a mol-                                                        perché quasi tutti i bambini che arrivano
ti e ho percorso anche molti chilometri                                                        per le visite ogni mattina sono sani senza
                                                                    ◆

a piedi, per raggiungere i distretti più                                                       la malattia che invece colpisce la madre.
lontani, per comunicare che dall’aids si                                                       Un giorno vediamo Johanino piangere
può guarire. Nelle varie scuole e centri          La prima cosa che colpisce                   in braccio alla sua mamma come tanti
di salute in cui ho parlato ho incontrato                                                      altri bambini appena venuti alla luce,
più di 15.000 persone, negli ultimi due
                                                    all’ospedale di Machava                    ma intorno a lui c’è gran festa. Infatti
mesi, e durante questo viaggio ho par-                    sono i cartelli                      Johanino è il bambino numero 1000 na-
tecipato anche a molti funerali. Il mio                                                        to da una madre sieropositiva in cura con
obiettivo è educare, cambiare la menta-
                                                           “Naos paga”,                        il programma DREAM e, come quelli
lità di questo paese. Io non sono solo                 per sottolineare che                    che lo hanno preceduto, ha una ottima
un’attivista, ma un paziente modello,                                                          probabilità di essere sano e destinato ad
e sono un esempio per tanti”. C’è chi,
                                                  le prestazioni sono gratuite                 una vita in buona salute. Johanino ha an-
parlando, si è commosso ricordando                                                             che un’altra ottima ragione per smettere
                                                                    ◆




una storia di sofferenze e d’abbandono,                                                        di piangere e godersi la vita: sua mamma
che ha trovato improvvisamente una              per i test e per la terapia, spiegare loro     vivrà e lo accudirà nei prossimi anni. La
svolta positiva quando è avvenuto l’in-         quanto sia importante seguire con scru-        terapia infatti ha fatto bene anche a lei,
contro con la Comunità di Sant’Egidio.          polo le prescrizioni dei medici, fornire       tanto bene che nella fase di interruzione
Rappresentano un elemento importante            i chiarimenti di cui hanno bisogno. Il         dei farmaci il suo sistema immunitario
di DREAM, gli attivisti con la loro tena-       suo sorriso è la dimostrazione migliore        è rimasto forte e quasi integro. La buo-
cia. Portano sul corpo i segni dell’effica-     dell’efficacia della terapia e le donne la     na fama del centro e del trattamento si
cia della terapia: “Pesavo 26 kg, ora ne        ascoltano con interesse e con speranza.        è sparsa a Matola e ora anche qualche
peso 58”, ha detto G. con un sorriso. È         Insieme a Honoria, un’altra donna ha           marito si è deciso a farsi avanti per sotto-
tale il suo cambiamento, che qualcuno,          iniziato lo stesso lavoro nel centro di        porsi al test. Insomma è molto probabile
in famiglia, non vuole più credere che          Matola. Presto, a queste prime attiviste       che Johanino non resterà orfano di padre
sia veramente malata di aids. È una ul-         se ne aggiungeranno altre.                     o di madre. Il progetto DREAM non si
teriore vittoria di DREAM sull’aids, da         Nei giorni successivi, dopo aver iniziato      occupa solo di aids: infatti con frequenza
non sottovalutare: il superamento del ti-       a partecipare all’attività ambulatoriale ci    bimensile viene creato un ambulatorio
more dello stigma sociale. Non negano           siamo accorti che i pazienti erano piace-      medico in un “canisso”, una capanna fat-
più di avere una malattia che prima del-        volmente stupiti dal fatto che in ambu-        ta di canne, nello sperduto villaggio di
la terapia significava la condanna a una        latorio oltre all’infermiera trovassero un     Goba, situato al confine tra Mozambico
doppia morte, sia sociale che fisica, ma        medico che li visitasse.                       e Swaziland, dove si svolgono visite me-
diventano i più tenaci e convincenti al-        Altro importante centro è quello di            diche per gli abitanti del paese che aspet-
leati del programma di lotta all’aids del-      Matola nato allo scopo di evitare la tra-      tano pazientemente il loro turno sotto la
la Comunità. Accettando di condividere          smissione verticale, cioè la trasmissione      supervisione del capo villaggio. Questa è
con gli altri la loro esperienza, realizzano    materno-fetale, dell’infezione. Secondo i      l’unica occasione per queste persone di
infatti un contagio al “contrario”, una         dati statistici, in assenza di un’adeguata     accedere con tranquillità ai servizi sani-
propagazione di speranza e di fiducia           terapia, su 1000 bambini nati da madri         tari per patologie ambulatoriali.
nella cura.                                     sieropositive, 400 sono destinati a nasce-     È povero ma è ben organizzato il nuovo
“Ti ricordi di me? Forse non mi ricono-         re affetti da HIV. Invece, tra i nati da ma-   “Centro di Salute” della Comunità di
sci. Un anno fa stavo molto male, ero           dri in cura con il programma DREAM,            Sant’Egidio. È un po’ diverso da tutti gli


                                                                    10
si rileva la temperatura e per ciascuno si
                                                                                                                   prepara una scheda sanitaria; il secondo
                                                                                                                   locale per la visita medica (qualcuno in-
                                                                                                                   tanto porta un tavolino con tre sedie) e
                                                                                                                   l’ultima stanza è la farmacia, dove si riti-
                                                                                                                   rano i farmaci, si fanno le medicazioni,
                                                                                                                   si ricevono indicazioni su come assumere
                                                                                                                   la terapia.
                                                                                                                   Noi abbiamo pensato alla sala d’attesa:
                                                                                                                   delle belle stuoie nuove di zecca per far
                                                                                                                   riposare all’ombra la tanta gente che
                                                                                                                   aspetta.
                                                                                                                   E la gente che ci aspetta è veramente
                                                                                                                   tanta: ogni giovedì sono più di cento
                                                                                                                   i bambini e gli adulti che visitiamo. A
                                                                                                                   Goba, sette mesi dopo la “prima visita”
                                                                                                                   della Comunità di Sant’Egidio le novità
                                                                                                                   non mancano: i bambini stanno meglio,
                                                                                                                   non si vedono più tante pance gonfie per
                                                                                                                   le parassitosi, le ferite - disinfettate e cu-
                                                                                                                   rate - guariscono e tanti piccoli inciden-
                                                                                                                   ti della vita quotidiana non rischiano di
                                                                                                                   trasformarsi in invalidità permanenti.
                                                                                                                   Ci portano un bambino che da qualche
                                                                                                                   giorno non muove più il braccio destro.
                                                                                                                   Visitandolo, ci accorgiamo che ha una
altri: è in “canisso”, come le povere case               il capo del villaggio ci aspetta con tanti                frattura della clavicola. Non è una cosa
di qui, e l’insegna è un arcobaleno colo-                pazienti. La costruzione è stata ben idea-                grave ma senza cure, lo sarebbe diventato!
rato. Quando arriviamo, come ogni gio-                   ta: la prima stanzetta per l’accettazione,                Possiamo tranquillizzare la mamma. Lo
vedì, per la consueta visita settimanale,                dove si pesano e si misurano i bambini,                   porteremo all’ospedale per una fasciatu-

                                                         Tre anni di cooperazione
 Il rapporto fra la Comunità e l’Università di Pisa risale alla metà del 2002,         di numerosi allievi che aspiravano ad andare in Africa.
 quando l’amico Mauro Lazzeri, direttore della Unità operativa di Fisica               Sant’Egidio sa bene che quello del volontario è un lavoro duro, che non
 sanitaria dell’Azienda ospedaliera universitaria pisana e responsabile della          si può improvvisare e che non può essere considerato solo un’esperien-
 cooperazione internazionale, mi diede l’occasione di incontrare alcuni                za personale per “arricchirsi spiritualmente”. Fare il volontario significa
 esponenti di Sant’Egidio, che dimostrarono un forte interesse a collabo-              prima di tutto lavorare con impegno, senza pensare alla stanchezza fisi-
 rare con la nostra Università. Dopo una decina di giorni in Mozambico                 ca, senza intralciare il lavoro degli altri, senza mettersi in condizioni di
 le idee furono più chiare e si cominciò a intravedere una possibile linea di          pericolo obbligando gli altri a pensare a risolvere eventuali guai in cui ci
 collaborazione in quelli che sono i compiti istituzionali dell’Ateno: attività        si cacci. Questa linea venne rapidamente condivisa da Ghelarducci, con
 formativa e attività scientifica. Due convegni tenuti nell’Aula Magna della           l’organizzazione di un corso di preparazione e di una attenta valutazione
 Sapienza sono serviti a rendere visibile a Pisa DREAM e a cominciare a                delle motivazioni personali dei candidati. Per dare ai volontari uno stru-
 disegnare il programma. Il risultato concreto è stato un accordo quadro               mento in più, Roberto Peroni, direttore del Centro linguistico d’Ateneo, e
 fra Ateneo e Comunità, attraverso il quale i docenti possono svolgere                 Giuseppe Di Stefano, preside della facoltà di Lingue e letterature straniere,
 attività didattica per le esigenze di DREAM, in attività formative sia a Pisa         curano un addestramento intensivo nelle lingue dei Paesi che ospitano
 che in Africa, e gli allievi dei corsi di laurea, delle scuole di specializzazione    DREAM, cominciando con il Portoghese del Mozambico. L’inizio di
 e dei dottorati sono autorizzati a compiere un periodo di volontariato in             quello che possiamo ben chiamare “il programma Volontari in Africa”
 Africa di circa due mesi che viene loro considerato come attività didat-              dell’Università di Pisa è stato entusiasmante! Due gruppi di cinque allievi
 tica e che riceve crediti formativi. Brunello Ghelarducci, presidente del             ciascuno hanno completato la loro esperienza: studenti dei corsi di laurea
 corso di laurea in Medicina e chirurgia, è stato il principale ideatore degli         in Medicina e chirurgia e in Scienze infermieristiche e di scuole di specia-
 “Allievi Volontari”, concretizzati con entusiasmo da Luigi Murri, preside             lizzazione. “Come il Sogno diventa Realtà” è stato il titolo con cui i primi
 della facoltà di Medicina e chirurgia. Roberto Barsotti, prorettore per gli           protagonisti hanno presentato la loro avventura alla Stazione Leopolda nel
 Affari giuridici, è stato l’artefice dell’accordo. Grazie all’entusiasmo di           mese di aprile, dove il loro forte sentire è stato reso ancora più tangibile da
 questi colleghi il programma ebbe finalmente inizio, ricevendo l’adesione             una serie di meravigliose fotografie! (g.b.)


                                                                                      11
ra adeguata e, in qualche settimana, sarà       avvieranno la terapia antiretrovirale nei
tutto a posto!                                  propri centri, e le équipe sanitarie di al-        Il piatto piange!
Con la gente di Goba, ormai ci sentiamo         cune tra le maggiori imprese operanti
in famiglia. E la costruzione dell’ambu-        in Mozambico, che intendono intro-
                                                                                              Il programma pisano nell’ambito di
latorio, per loro ha proprio questo si-         durre la terapia dell’aids tra i dipenden-
gnificato: tra le altre case, il “canisso” di   ti. All’inaugurazione del corso hanno         DREAM ha, ovviamente, dei costi, rap-
Sant’Egidio, ci dice il capo del villaggio,     portato il loro saluto alcune autorità,       presentati essenzialmente dal viaggio e
è il segno che “qui ormai siete di casa!”.      tra cui i rappresentanti del Ministero        anche dalla struttura di alloggio. L’inizio
DREAM non si esaurisce qui: ci sono             della Salute e del Consiglio Nazionale        è stato reso possibile dall’entusiasmo con
13 centri sparsi in tutto il Mozambico          per Combattere il Sida, il rappresentan-
                                                                                              cui il rettore Marco Pasquali ha fatto
alcuni dei quali in collaborazione con          te dell’arcivescovo di Maputo, una rap-
altre organizzazioni non governative; ci        presentante dell’associazione di attiviste    propria l’iniziativa, trovando il modo di
sono due laboratori di biologia moleco-         “Mulheres para o DREAM”. Il corso             finanziare il viaggio dei primi volontari.
lare e un terzo sta nascendo a Nampula.         prevede, dopo una prima fase teorica, un      Il costo del secondo gruppo è stato in-
Da sottolineare la prossima espansione          periodo di tirocinio nei centri DREAM         vece coperto dall’altrettanto entusiastica
del progetto ad altri sei Paesi dell’Africa     in Mozambico. Contemporaneamente
                                                                                              adesione del Rotary Club “Galilei”, nella
sub-Sahariana.                                  al corso di formazione per il personale
Il 7 febbraio, a Maputo, si è aperto il         sanitario, si svolge un corso per 30 at-      persona dell’allora presidente, Francesco
V Corso di Formazione Panafricano del           tiviste dell’associazione “Mulheres pa-       Ursino, e della sezione toscana della
Programma DREAM. Partecipano al                 ra o DREAM”, di Maputo e di Beira.            Associazione nazionale per la lotta al-
corso medici, infermieri, tecnici di la-        Obiettivo di questo secondo corso è l’ap-     l’aids, rappresentata dalla presidentessa
boratorio, biologi, farmacisti, informa-        profondimento degli aspetti nutrizionali
tici e coordinatori, per un totale di 130       legati all’infezione da HIV. Le attiviste,
                                                                                              Gina Gotti Porcinari. Al momento, “il
persone, da 11 Paesi africani. Oltre che        infatti, affiancano la terapia effettuata     piatto piange!” Non vi sono notizie di al-
dal Mozambico, infatti, i partecipanti          nei centri DREAM con un’attività do-          tri finanziamenti per il prossimo viaggio.
provengono dal Kenya, dal Congo, dal-           miciliare di cura degli aspetti nutriziona-   Prima che tutto si fermi, secondo una del-
la Guinea-Bissau, dall’Eritrea, dall’Etio-      li. Il loro compito consiste nell’insegnare   le abitudini nazionali, sarebbe opportuno
pia, dalla Nigeria, dalla Tanzania, dal         e controllare la nutrizione delle madri in
Camerun, dall’Angola e un folto grup-           cura e dei loro bambini, verificare la cor-
                                                                                              che l’Ateneo prendesse in considerazione
po dal Malawi. Sono loro, infatti, che          retta preparazione del latte, delle pappe     di rivedere l’accordo con la Comunità e
sosterranno DREAM in alcuni Paesi,              per lo svezzamento ed eventuali proble-       istituzionalizzasse in modo più concreto
in cui si va avviando il programma. Ma          mi clinici da segnalare tempestivamente       questa iniziativa. E non si tratta solo di
il corso riveste un interesse particolare       ai medici.                                    “prestigio morale”! La organizzazione
anche per altri operatori, che intendono
replicare il modello di DREAM nelle                 Claudia Baldo, Irene Bertolucci,
                                                                                              di una attività formativa per laureati
proprie strutture. Per questo, seguono             Stefano Lusso, Giovanna Morelli,           africani, a Pisa e/o in Africa, e l’avvio di
il corso alcune suore vincenziane, che                             Francesco Sbrana           programmi scientifici sono concrete pos-
                                                                                              sibilità. Certamente il nostro Ateneo ha
                                                                                              le energie per continuare il programma.
                                                                                              Il dottorato in Oncologia sperimentale
                                                                                              e molecolare, ora della Scuola BIOS in
                                                                                              Scienze biomolecolari, annovera fra i suoi
                                                                                              allievi due esponenti della Comunità di
                                                                                              Sant’Egidio, che conducono interessanti
                                                                                              studi nell’ambito di DREAM, e l’Azienda
                                                                                              ospedaliera universitaria pisana, attraverso
                                                                                              il suo direttore generale, Enrico Desideri,
                                                                                              ha dichiarato una concreta disponibilità a
                                                                                              programmi sanitari in collaborazione con
                                                                                              i Paesi in cui si svolge DREAM. Infine, è
                                                                                              una bella e grande finestra su un grande e
                                                                                              vicino Continente, alla quale potrebbe es-
                                                                                              sere interessato il mondo imprenditoriale
                                                                                              pisano. Forse anche qui la nostra antica e
                                                                                              prestigiosa Università potrebbe svolgere
Massimo Magnano (Comunità di Sant’egidio) e gli studenti pisani con un gruppo di              un ruolo importante. (g.b.)
bambini a Maputo


                                                                   1
Il laboratorio di Galileo Galilei                                                                          ◆

                                                                                Alle origini dello sperimentalismo




                                                                                                                                                            MOSTRE
                                                                                                                   di Claudio Luperini

                       Ad aprile 2005 è stata allestita la mostra “L’Apparato Gravità e il Laboratorio di Galileo Galilei” in una sala del Museo degli
                       Strumenti per il Calcolo nell’area dei Vecchi Macelli in occasione dell’anno mondiale della Fisica. Nella stessa area erano presenti
                       altre due mostre: “I Microscopi della Fisica” e “La Ludoteca Scientifica”.



                       L
                              e manifestazioni, che si sono con-      nale di fisica nucleare, dalla Fondazione    delle scuole che hanno quasi esaurito le
                              cluse il 17 maggio, sono state orga-    Galileo Galilei e dall’Istituto per i pro-   visite in gruppo disponibili durante le
                              nizzate dal dipartimento di Fisica      cessi chimico-fisici del CNR.                mattine dal lunedì al venerdì.
                       “Enrico Fermi” dell’Università di Pisa,        La risposta del pubblico è stata notevo-     Per una migliore fruizione delle tre mo-
                       dalla sezione pisana dell’Istituto nazio-      le, soprattutto grazie alla partecipazione   stre erano presenti numerosi studenti
                                                                                                                   dell’Università di Pisa che si sono alter-
                                                                                                                   nati a fare da guida scientifica ai visita-
                                                                                                                   tori.
                                                                                                                   Il Laboratorio di Galileo Galilei riesce a
                                                                                                                   sfatare l’opinione, diffusa soprattutto tra
                                                                                                                   gli studiosi, che gli esperimenti di Galileo
                                                                                                                   siano stati solo mentali, sulla base di idee
                                                                                                                   preconcette, quali l’arretratezza degli
                                                                                                                   strumenti di misura dell’epoca: Galileo,
                                                                                                                   invece, ha realmente fatto gli esperimen-
                                                                                                                   ti avendo sia il genio per pensarli che gli
                                                                                                                   strumenti per realizzarli.
                                                                                                                   Ideato da Roberto Vergara Caffarelli, il
                                                                                                                   Laboratorio è costituito da strumenti,
                                                                                                                   ricostruiti secondo le indicazioni e le
                                                                                                                   descrizioni lasciate da Galileo nei suoi
                                                                                                                   scritti, che permettono la ripetizione
                                                                                                                   degli esperimenti del grande scienziato.
                                                                                                                   Dall’analisi del funzionamento di tali
                                                                                                                   strumenti è chiaro che Galileo si era do-
                                                                                                                   tato di apparecchiature adatte alle pro-
                                                                                                                   prie esperienze.
                                                                                                                   Ad esempio, per la misura del tempo,
                                                                                                                   Galileo dapprima fa uso del pendolo,
                                                                                                                   dopo averne scoperto l’isocronismo, e
                                                                                                                   poi inventa un altro strumento: l’oro-
                                                                                                                   logio ad acqua. Rispetto al pendolo, il
                                                                                                                   nuovo apparato gli permette una misura
                                                                                                                   continua del tempo con la precisione del
                                                                                                                   decimo di secondo. L’idea geniale del-
                                                                                                                   l’orologio ad acqua fu quella di sfruttare
Foto di Bruno Sereni




                                                                                                                   uno strumento di misura molto preciso
                                                                                                                   già all’epoca di Galileo: la bilancia.
                                                                                                                   Gli strumenti del Laboratorio di Galileo
                                                                                                                   in esposizione erano: il grande piano in-
                                                                                                                   clinato (lungo circa 7 metri), l’orologio
                       Il piano inclinato per la verifica della legge dei numeri dispari.                          ad acqua, l’apparecchiatura per la dimo-




                                                                                            1
un orologio digitale e un software rea-        insieme al pulsilogium e alla lampada,
                                                                           lizzato appositamente, proponeva al            all’interno di una vetrina.
                                                                           visitatore il confronto fra la misura di       Lo strumento per la dimostrazione del
                                                                           Galileo ed una misura moderna di tem-          teorema delle corde, ricostruito seguendo
                                                                           po. L’esperimento era realizzabile dallo       il disegno di Carlo Alfonso Guadagni, il-
                                                                           stesso visitatore, che poteva seguire le       lustra un’importante scoperta di Galileo:
                                                                           istruzioni disponibili sul monitor. Una        i corpi impiegano lo stesso tempo a per-
                                                                           prima parte consisteva nella taratura          correre piani inclinati le cui lunghezze e
                                                                           dell’orologio: inserire nel programma          altezze sono proporzionali a quelle delle
                                                                           alcune misure per determinare a quanto         corde tracciate dal punto più alto di una
                                                                           tempo corrispondeva la raccolta di una         stessa circonferenza verticale (per altezza
                                                                           certa massa d’acqua. Dopo questa ta-           della corda si intende la sua proiezione
                                                                           ratura si passava all’esperimento vero e       sul diametro verticale). Questo stru-
                                                                           proprio: misurare simultaneamente un           mento è costituito essenzialmente da
                                                                           breve intervallo di tempo con l’orologio       una semicirconferenza di legno verticale
Foto di Claudio Luperini




                                                                           ad acqua e con un cronometro digitale.         dal cui punto più alto scendono due fi-
                                                                           I risultati dell’esperimento mostrano          li di acciaio inox lungo i quali possono
                                                                           chiaramente la validità dell’invenzione        scorrere due piccoli cilindretti di ottone.
                                                                           galileiana, rimasta inesplicabilmente          Questi due fili - uno fisso verticale e l’al-
                                                                           senza seguito.                                 tro mobile sulla semicirconferenza - co-
                                                                           L’apparecchiatura per la dimostrazione         stituiscono le corde della circonferenza.
                           Strumento per la dimostrazione del              della legge del piano inclinato serve per      L’esperimento consisteva nel far partire
                           Teorema delle corde.                            dimostrare che la componente della for-        i due cilindretti dal punto più alto e ve-
                                                                           za peso che agisce lungo un piano incli-       rificare, attraverso due campanelli posti
                           strazione della legge del piano inclinato,
                                                                           nato dipende dal seno dell’angolo che il       a fine corsa di ciascuno dei due fili, che
                           lo strumento per la dimostrazione del
                                                                           piano forma con l’orizzontale. Essendo         arrivassero simultaneamente.
                           teorema delle corde, il pulsilogium, una
                                                                           un’apparecchiatura di piccole dimensio-        Il pulsilogium è un piccolo strumento
                           installazione sperimentale con due pen-
                                                                           ni e abbastanza delicata era stata inserita,   che, sfruttando l’isocronismo del pen-
                           doli e una grande bilancia per la realiz-
                           zazione dell’esperimento della percossa.
                           Erano anche presenti, all’interno di ve-
                           trine, una lampada del XVII secolo, per
                           ricordare la scoperta dell’isocronismo nel
                           Duomo di Pisa, il facsimile del registro
                           di battesimo con la segnatura di quello
                           dello scienziato, facsimili di lettere e di
                           altri documenti galileiani.
                           L’esperimento proposto con il piano
                           inclinato, dotato di rivelatori a riflessio-
                           ne collegati a campanelli per segnalare
                           il passaggio di sfere che scendono su di
                           esso, è stato la verifica della legge dei
                           numeri dispari, ovvero che in un moto
                           uniformemente accelerato lo spazio per-
                           corso (con velocità iniziale nulla) è diret-
                           tamente proporzionale al quadrato del
                           tempo impiegato a percorrerlo. Infatti,
                           in un moto uniformemente accelerato,
                           con velocità iniziale nulla, dopo un in-
                           tervallo di tempo t1 si avrà come posi-
                           zione s1 = kt12 (dove 2k è l’accelerazione
                           costante), dopo 2t1 si avrà s2 = k4t12 =
                           kt12 + k3t12, dopo 3t1 si avrà s3 = k9t12
                           = kt12 + k3t12 + k5t12, e quindi s2 - s1=
                           k3t12 = 3s1, s3 - s2= k5t12 = 5s1, cioè i
                                                                                                                                                                          Foto di Claudio Luperini




                           vari spazi percorsi (s1, s2 - s1, s3 - s2) in
                           successivi intervalli di tempo uguali (t1)
                           stanno fra loro come successivi numeri
                           dispari.
                           L’installazione dell’orologio ad acqua,
                           corredata con una bilancia elettronica,         Bilancia per l’esperimento della percossa.



                                                                                               1
dolo, poteva essere usato dai medici per       moderne attrezzature elettroniche, che          poteva far oscillare tenendolo in mano.
misurare la frequenza cardiaca.                accompagnavano le apparecchiature,              Confrontando i periodi di oscillazione
L’installazione sperimentale con due           servivano solo a rendere più veloce la ri-      del grande e piccolo pendolo si poteva
pendoli permetteva di illustrare in mo-        costruzione dell’esperimento senza per          ricavare la lunghezza di quello grande
do originale la conservazione dell’ener-       questo snaturare la reale procedura ga-         tenendo presente la relazione che lega la
gia meccanica, grazie anche alla presenza      lileiana, della cui fattibilità lo spettatore   lunghezza e il periodo di un pendolo.
di laser inseriti nei pesi dei pendoli, e di   si rendeva conto facilmente.                    L’allestimento era completato da alcuni
misurare il periodo dei pendoli di lun-        Intorno agli strumenti del Laboratorio          poster in cui erano riportate sia le spie-
ghezza opportuna, non solo contando            di Galileo erano esposte alcune stampe          gazioni degli esperimenti in mostra, sia
direttamente le oscillazioni, ma anche         ottocentesche (ingrandite) che propone-         le citazioni galileiane a riguardo.
mediante rivelatori a infrarossi collegati     vano vari momenti significativi della vita      Nella stessa sala del Laboratorio era
ad un computer e ad un programma sof-          del grande scienziato, e facsimili di do-       presente anche “L’Apparato Gravità”:
tware realizzato specificatamente.             cumenti i cui originali sono conservati a       realizzazione dell’esperimento pensato
La grande bilancia, alla quale era colle-      Pisa: accanto al registro con il battesimo      da Galileo, in una versione attuale e di
gato un laser per poter valutare meglio le     di Galileo vi erano le lettere autografe a      grandi dimensioni, che permette di ve-
oscillazioni, mostrava l’esperimento del-      Paolo Sarpi e a Guidobaldo Dal Monte,           rificare l’universalità della legge di cadu-
la percossa esattamente come lo descrive       di grandissima importanza scientifica e         ta dei gravi, e cioè che nel vuoto tutti i
Galileo. Il giogo della bilancia sostiene,     storica.                                        corpi, anche i più leggeri, lasciati cadere
da una parte, due grandi secchie di ra-        Alla mostra ha partecipato anche l’artista      insieme dalla stessa altezza, arrivano a
me, collegate insieme da tre catenelle,        Vladimir Škoda con la sua opera Galileo         terra nello stesso momento. L’apparato,
e dall’altra i pesi. La secchia superiore      Galilei: un grande pendolo, fissato al          ideato e progettato da Carlo Bemporad,
ha un foro e un tappo posizionabile dal-       soffitto, che oscillava davanti ad uno          Carlo Bradaschia, Marco Grassi e Gianni
l’interno. L’esperimento consisteva nel        specchio concavo poggiato a terra.              Gennaro, è stato finanziato dall’Istituto
riempire d’acqua la secchia superiore,         Al visitatore veniva proposto il calcolo        nazionale di fisica nucleare.
togliere il tappo e osservare le oscillazio-   della lunghezza del filo di questo gran-
ni della bilancia mentre l’acqua cadeva        de pendolo. Infatti, accanto all’opera                                Claudio Luperini
nella secchia inferiore.                       di Škoda era disponibile anche un pic-             dipartimento di Fisica “Enrico Fermi”
Mi sembra opportuno far notare che le          colo pendolo lungo un metro, che si                        claudio.luperini@df.unipi.it



                                                                    1
◆
                         La missione di pace di Pierino
                         1944: l’Università di Pisa al passaggio del fronte
STORIA DELL’ATENEO




                         di Andrea Addobbati

    Pierino è uno che si emoziona. Tutto quello che fa, lo fa con passione. Verso la fine di maggio del 1944, mentre la 5a armata riesce
    finalmente a sfondare il fronte a Montecassino, Piero discute la sua tesi di laurea in Glottologia nell’Aula Magna della Sapienza. La
    vita a Pisa continua in un’atmosfera irreale, con il lutto in cuore per il sanguinoso bombardamento dell’agosto del 1943.



    A
              nche Piero, di fronte agli esami-    1960).                                        a Caprona e la 23a fu ufficialmente sciol-
              natori in toga, cerca di interpre-   Qui però non ci occuperemo delle azioni       ta. Iniziava allora la missione di pace di
              tare al meglio il suo ruolo, ma      di guerra. Quel che ci interessa sono le      Pedro.
    i pensieri lo portano altrove. La guer-        azioni partigiane di pace, come giusta-       Di là d’Arno non sparava più nessuno.
    ra ormai è alle porte, e ogni antifasci-       mente le chiama Enzo. Perciò inizieremo       Alla furia dei combattimenti era suben-
    sta deve darsi da fare per portare il suo      il nostro racconto dal momento in cui         trato un silenzio di desolazione, macerie
    contributo alla Liberazione del Paese.         le avanguardie della 5a armata incon-         e polvere. Di qua d’Arno, dopo aver ti-
    Ottenuta la laurea, per Piero c’è soltan-      trarono i garibaldini della 23a. Non fu       rato un sospiro di sollievo, restava una
    to il tempo di abbracciare i familiari.        quell’abbraccio fraterno che i ragazzi        profonda inquietudine: cosa si sarebbe
    Lassù sulle Carline, nella macchia più                                                       trovato al di là del fiume? Quanto ci sa-
    intricata delle Maremme, nessuno più lo                                                      rebbe voluto per rimettere insieme i cocci
                                                                      ◆




    avrebbe conosciuto per Piero Fornaciari,                                                     di quella devastazione umana e materia-
    dottore in Glottologia; da allora in poi                                                     le? E che ne era della Piazza dei Miracoli?
    per i compagni sarebbe stato solo Pedro,             Tornai a guardarlo                      Si sapeva che un colpo di cannone era
    anzi, il caposquadra Pedro. Ancor oggi, a                                                    andato fuori bersaglio; e che una colon-
    distanza di sessant’anni, per chi visse con           nelle orbite vuote                     na di fumo si era levata dal camposanto
    lui quell’esperienza il suo nome è Pedro;                                                    monumentale. Italo Bargagna, sindaco
    il vicecomandante della I Compagnia,                      e non potei                        nominato dal prefetto su indicazione
    Vittorio Ceccherini (Enzo), non riesce              fare a meno di dirgli:                   del CLN cittadino, si consultò con le
    a chiamarlo diversamente.                                                                    autorità militari alleate, le quali aveva-
    La 23a Brigata Garibaldi «Guido                       “Povero Arrigo...”                     no già incaricato della salvaguardia dei
    Boscaglia» è stata la più importante, la                                                     beni artistici e monumentali delle zone
    più consistente, la più organizzata for-                                                     liberate il capitano Deane Keller, un pro-
    mazione partigiana della nostra regione:                                                     fessore di storia dell’arte. Pare strano che
                                                                      ◆




    cinque-seicento giovani di tutte le na-        dal fazzoletto rosso immaginavano. Ci         una macchina da guerra come quella si
    zionalità sotto il comando di “Giorgio”,       furono attriti e incompresioni; poi final-    preoccupasse delle bellezze artistiche ita-
    Alberto Bargagna. Nel giugno del 1944,         mente fu trovato un accordo. I partigiani     liane. In realtà non c’è da stupirsi più di
    prima che arrivassero gli Alleati la Brigata   originari delle zone ancora sotto occupa-     tanto. Dopo che sulla testa degli alleati
    aveva già liberato una discreta porzione       zione potevano continuare a combattere        era piovuta l’accusa di barbarie per la di-
    del territorio tra le provincie di Pisa,       alle dipendenze del comando alleato; gli      struzione dell’Abbazia di Montecassino,
    Siena e Grosseto. La sua storia è stata        altri dovevano consegnare le armi e poi       il comando fu costretto a prendere prov-
    raccontata con dovizia di particolari da       sarebbero stati liberi di tornare alle loro   vedimenti perché una cosa del genere
    Pier Giuseppe Martufi (Ragno) ne La            case. Pedro, con un gruppo di pisani e        non avesse a ripetersi, ed in pratica decise
    tavola del pane (1980), è stata rievocata      livornesi, fu impiegato nei combatti-         di accordare pieni poteri ad un amante
    in maniera commovente nelle memorie            menti lungo il fronte dell’Arno. Ebbe         dell’arte, come Keller, che quella missio-
    del Biondo, Alfredo Merlo (Avevo diciot-       il comando dell’avanguardia che liberò        ne avrebbe cercato di compiere in ogni
    to anni e mezza lira di speranza, 2003);       Fornacette, quindi passò al presidio di       caso, anche senza il mandato dei superio-
    ed è entrata con tutta la sua carica umana     Cascina, ed infine prestò servizio a Pisa.    ri. Keller però non conosceva Pisa; aveva
    in molte pagine dei romanzi di un giova-       Il 2 settembre, dopo un mese di canno-        bisogno di una guida. Fu così che gli fu
    ne partigiano che un giorno sarebbe di-        neggiamenti, i tedeschi finalmente ripie-     affiancato il partigiano Pedro.
    ventato il celebre scrittore Carlo Cassola     garono, lasciandosi alle spalle una città     Il ponte di Mezzo era stato fatto saltare,
    (Fausto e Anna; 1952, La ragazza di Bube,      prostrata. Gli Alleati passarono il fiume     ma i binari del tram che lo percorrevano



                                                                      1
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09 giugno 2011
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athenet_dicembre2005

  • 1. Sommario Le fabbriche del credere 4 di Andrea Camilleri Un sogno per fermare l’aids in Africa 8 di Claudia Baldo, Irene Bertolucci, Stefano Lusso, Giovanna Morelli, Francesco Sbrana Il laboratorio di Galileo Galilei 13 di Claudio Luperini La missione di pace di Pierino 16 di Andrea Addobbati Le relazioni di Pedro 18 di Piero Fornaciari L’Università di Pisa e la situazione italiana ed europea 20 di Luigi Russo La percezione della tecnologia: il caso dell’energia nucleare 27 di Walter Ambrosini, Giuseppe Forasassi, Marino Mazzini, Francesco Oriolo, Giuseppe Pilone Ingegneria nucleare a Pisa 29 di Walter Ambrosini, Giuseppe Forasassi, Marino Mazzini, Francesco Oriolo, Giuseppe Pilone L’umanista e il bit 32 di Giuliana Guidotti STmoderna.it 34 Intervista a Elena Guarini Fasano di Barbara Grossi APPROFONDIMENTi La corporate governance nelle società quotate 36 di Marco Allegrini Notizie 38
  • 2. Athenet la rivista dell’Università di Pisa Direttore responsabile: Antonio R. D’Agnelli Condirettore: Manuela Marini Redazione: Andrea Addobbati, Antonio R. D’Agnelli, Barbara Grossi, Antonella Magliocchi, Claudia Mantellassi, Manuela Marini, Bruno Sereni. Lungarno Pacinotti 43 - PISA tel.: 050 2212113, fax: 050 2212678 e-mail: comunicazione@unipi.it Grafica e impaginazione: Bruno Sereni Athenet on-line: www.unipi.it/athenet La rivista viene spedita a domicilio a tutti i professori, realizzazione tecnica: Stefano Pennuto ricercatori e dipendenti dell’Università di Pisa. La tiratura di questo numero è stata di 5.000 copie. Stampa: tipografia universitaria In copertina: calco in gesso della Atena di Velletri, conservato presso la gipsoteca del dipartimento di Autorizzazione n° 7 del 01-04-1981 Scienze Archeologiche dell’Università di Pisa. (foto: Fausto Gabrielli; progettazione grafica: Vincenzo Letta) del Tribunale di Pisa Ringraziamo per la collaborazione: Marco Allegrini, Walter Ambrosini, Claudia Baldo, Irene Bertolucci, Generoso Bevilacqua, Andrea Camilleri, Fabio Fineschi, Giuseppe Forasassi, Piero Fornaciari, Elena Guarini Fasano, Giuliana Guidotti, Harold Kroto, Claudio Luperini, Stefano Lusso, Marino Mazzini, Giovanna Morelli, Francesco Oriolo, Tiziana Paladini, Giuseppe Pilone, Katty Samaritani, Francesco Sbrana, Mirko Tavoni, Gerlando Termini, Rolando Vivaldi Errata Corrige Per un banale errore di battitura a pag. 8 del num. 12 abbiamo scritto: “con la perdita di 1010 dollari ... e un ricavo di 105 tonnellate di ceneri e pariticolato” anziché: “con la perdita di 1010 dollari ... e un ricavo di 105 tonnellate di ceneri e particolato”.
  • 3. Editoriale Nel tempo della comunicazione istantanea, anzi fulminea, il tempo delle dirette tele- visive e di internet, Athenet torna ai suoi fedeli lettori con il consueto ritardo; due, tre mesi? Non lo ricordiamo più. Il passo del nostro giornale è come quello del pachiderma, lento, ma sicuro. È inutile cercare delle scuse: quelli che ci sono affezionati sapranno intuire tutte le nostre difficoltà, e quelli che invece buttano il giornale senza nemmeno togliergli il cellophane continuerebbero a gettarlo anche se uscissimo ogni giorno con puntualità. Quindi, non perdiamo altro tempo, e introduciamo il numero che avete tra le mani. Il giornale apre con la lectio magistralis del più famoso scrittore italiano, Andrea Camilleri. Ricevendo la laurea honoris causa in Sistemi e progetti di comunicazione, il buon Camilleri, dopo aver ringraziato, ha tenuto a precisare che la comunicazione oggi- giorno è una cosa pericolosa, una cosa che tende a farsi autonoma dalla dialettica civile e democratica, per diventare un raffinatissimo sistema retorico capace di “estorcerci” un sì. Ecco, curiosamente questo è lo stesso problema che sollevano gli ingegneri favorevoli all’energia nucleare, i quali lamentano che un’errata percezione del rischio, di cui vanno responsabili i mass-media e le lobby ecologiste, abbia fatto in modo che il nostro Paese si trovi oggi impreparato di fronte alla crisi petrolifera. Che dire? La questione è scottante e Athenet vigliaccamente si tira fuori dalla mischia, ma riprendendo Voltaire, darebbe la vita perché tutte le voci in questo interessante dibattito possano continuare a dialogare. Oddio, proprio la vita… Alla vita, dobbiamo confessarlo, ci siamo affezionati, come Pierino, il protagonista della storia straordinaria e dimenticata che andiamo a raccontare nelle pagine interne del giornale. È il nostro contributo (tardivo) al sessantesimo dalla Liberazione. Per richiamare quei difficili momenti, il dramma del passaggio del fronte, la grande fatica della ricostruzione, ma anche l’esaltazione per esser tornati padroni del nostro futuro, oltre alla storia di Pierino abbiamo deciso di ripubblicare ampi stralci del discorso pronunciato da Luigi Russo in occasione dell’inaugurazione dell’Anno Accademico 1944-45. I nostri affezionati lettori, ne siamo certi, ce ne saranno grati. La Redazione
  • 4. Le fabbriche del credere democrazie e comunicazione INTERVENTI di Andrea Camilleri Lo scorso 26 maggio Andrea Camilleri ha ricevuto dall’Università di Pisa la laurea specialistica honoris causa in Sistemi e progetti di comunicazione, il nuovo corso che è la naturale continuazione della laurea di primo livello interfacoltà in Comunicazione pub- blica, sociale e d’impresa e che nasce dalla collaborazione tra le facoltà di Economia, Lettere e filosofia, Lingue e letterature straniere e Scienze politiche. Visibilmente emozionato, lo scrittore siciliano ha sviluppato nella sua Lectio Magistralis una riflessione acuta e critica sull’attuale sistema della comunicazione e sul mondo dei mass media che, secondo l’autore, si sono trasformati da fabbriche di consenso in fabbriche del credere. Athenet propone ai suoi lettori il testo integrale della lezione di Camilleri. S ono perfettamente cosciente che le desto Dizionario. Qui, alla voce relativa, nell’interminabile elenco dei compagni mie parole non saranno all’altez- si trovano scritte alcune definizioni più deceduti dall’ultimo congresso con rela- za della severità e della nobiltà di rassicuranti nel senso che in qualche mo- tivo elogio individuale. Il penultimo fu quest’Aula. E sono altrettanto convinto do restringono il campo. un giapponese. “E infine - concluse - è che quello che dirò è un argomento già Comunicazione:“1) il comunicare, ciò morto il compagno Josif Vissarionovic ampiamente dibattuto tra gli studiosi che si comunica; 2) Contatto che per- Stalin”. E si risedette, senza aggiungere della materia. Ma io sono solo un nar- mette di comunicare; 3) Insieme di strut- parola. Il silenzio che calò improvviso tra ratore, un romanziere, e credo che il mi- ture, impianti, mezzi che stabiliscono un le migliaia di delegati sorpresi, interdet- gliore omaggio che io possa fare a que- collegamento; 4) Trasmissioni di infor- ti, perplessi venne rotto dall’immediato sta Istituzione che mi sta indebitamente mazioni mediante messaggi da un emit- commento del napoletano Cacciapuoti, onorando è quello di non camuffarmi, tente a un ricevente; 5) Comunicazione un commento che non posso riferire in di non nascondermi dietro una falsa ap- giudiziaria; 6) Comunione eucaristica”. quest’aula, ma mi limito a dire che è parenza, ma di mettervi al corrente, con Ma anche così ristretto, palettato, il cam- fatto di una sola parola di cinque lettere semplicità, a modo mio, di una inquie- po rimane vastissimo e al tempo stesso che comincia con “c” e finisce con “o”. tante considerazione. alquanto vago e sfuggente (considerate Cacciapuoti era stato il primo a capire il Se apro un’Enciclopedia e vado a con- che si va dalla più elementare comuni- senso e il significato di quella comuni- sultare la voce Comunicazione, trovo cazione, “ieri è stata una bella giornata”, cazione. Se andiamo a guardar bene, ad scritto ad apertura: alla comunicazione giudiziaria che oggi allarmarlo non era stata la mancanza di Tutta la fenomenologia dell’ambiente come oggi è cosa complessa assai e infine una pur minima parola d’elogio fune- relazionale e sociale può essere vista co- alla comunicazione con Dio, che è cosa bre, poteva darsi che la vera e propria me comunicazione. In altri termini tutto di una complessità totale, assoluta). commemorazione fosse stata demandata ciò che arriva agli organi sensoriali di un Prenderò allora in considerazione esclu- ad altri di più elevato livello (e infatti organismo può essere considerato come sivamente il punto primo: davvero la poco dopo di Stalin parlò Krusciov, nuo- un dato informativo che l’organismo ri- comunicazione è solamente ciò che si vo segretario del partito, e si trattò di ceve ed elabora. Ma questa concezione comunica? Non manca qualcosa di fon- una damnatio memoriae), ma era stata così ampia ci può permettere di fare ben damentale in questa prima definizione? l’inversione dell’usuale e rigida gerarchia pochi progressi nello studio dei processi Consentitemi un esempio storico, un per cui il nome di Stalin dal primo posto di comunicazione. po’ brutale, per niente accademico, ma era passato all’ultimo. Questo sta a significare, in altri termini, significativo. Il XX congresso del PCUS, Allora la definizione del dizionario che che vivere è sostanzialmente comunica- il primo dopo la morte di Stalin, si aprì la comunicazione è ciò che si comunica re. Non comunicare può quindi dirsi a Mosca il 16 febbraio 1956. Erano pre- andrebbe integrata così: “cio che si co- non vivere? senti migliaia di delegati di tutto il mon- munica e come lo si comunica”. Parafrasando Shakespeare si potrebbe do. La delegazione italiana, capeggiata da Ma, attenzione, da tutto questo ne con- dire che tutto il mondo (che dico il Togliatti, era composta da Scoccimarro, segue che se il codice nella comunicazio- mondo? L’Universo!) è comunicazione, Bufalini e dal napoletano Cacciapuoti. ne è il fattore indispensabile alla produ- volontaria o involontaria. Sottolineo la napolitanità di Cacciapuoti zione e alla interpretazione del messag- Colto da una leggera vertigine all’idea a ragion veduta. All’apertura, dopo gli gio, nel caso preso in esame mi pare, e delle infinite implicazioni di ciò che ho inni e i saluti di rito, un sovietico che forse posso sbagliarmi, che vennero usati appena letto, metto da parte l’Enciclo- sedeva al tavolo della presidenza si alzò tanto un codice quanto un subcodice: il pedia e prendo tra le mani un più mo- per fare una comunicazione, consistente codice era l’elenco puro e semplice dei
  • 5. compagni deceduti, il subcodice consiste- va nell’ordine dei nomi che componevano l’elenco. Solo che il subcodice, ai fini del- la comunicazione, risultava di gran lunga più importante del codice stesso. In altri termini, quella comunicazione fingendo di obbedire alla regola che “il co- dice deve essere un sistema convenzionale esplicito per poter permettere il processo di codificazione e di decodificazione”, metteva in pratica un codice implicito destinato ad allertare i più ricettivi tra i presenti. Da quel congresso non sono ancora tra- scorsi cinquanta anni. Se Hobsbawn ha potuto definire il secolo scorso come il se- colo breve è certamente perché la somma degli avvenimenti sociopolitici ed econo- mici, le due grandi guerre, lo sviluppo del- Foto di Katty Samaritani l’aviazione, la bomba atomica e l’energia nucleare, il progresso tecnologico hanno fatto assumere soprattutto negli ultimi cinquanta anni al nostro mondo una mas- sa così spaventosamente pesante da farlo apparire persino di breve circonferenza, come avviene con le stelle implose. Andrea Camilleri, conosciuto in tutto il mondo come l’inventore del commissario Montalbano E naturalmente, per quanto riguarda lo da cui è stata tratta l’omonima fortunata serie televisiva, è nato a Porto Empedocle in provincia specifico della mia considerazione, mi ba- sterà richiamare la vostra attenzione sul di Agrigento il 6 settembre 1925. Scrittore precoce, a vent’anni pubblica su un’antologia di dominio assoluto rapidamente acquistato poeti scelti da Ungaretti. Scrive anche brevi racconti sui giornali L’Ora e L’Italia Socialista. dalla televisione prima (e con la quale è Inizia a lavorare come regista teatrale nel 1942, portando in scena più di cento opere, molte di nato il fenomeno detto “comunicazione Pirandello, suo compaesano e amico di famiglia: “Quanto agli scrittori che mi hanno influen- di massa”) e da internet negli anni più zato, come si fa a dire... Pirandello era nell’aria, nel clima famigliare: ‘Vedi questo è un regalo di recenti. Ma proprio questo dominio as- soluto rappresenta, almeno ai miei occhi Luigi quando venne a trovarci’. L’ultimo grande punto di riferimento, col quale ho un dialogo e lietissimo se qualcuno dimostrerà il mio che dura tuttora a distanza, è stato Leonardo Sciascia”. errore, un forte rischio per l’intelligenza Porta in scena Così è (se vi pare) nel 1958, Ma non è una cosa seria nel 1964, La rappresentazione dell’uomo stesso. Intelligenza dal latino della favola destinata ai giganti nel 1959, Sei personaggi in cerca d’autore, Il gioco delle parti nel intelligere, capire. 1980 e molti altri ancora. È il primo a portare in scena in Italia Beckett e Ionesco, impegnandosi Nei primi tempi della televisione, tutto ciò che essa ci mostrava era, e voleva es- contemporaneamente in campo televisivo, dove realizza numerose regie di opere teatrali e di sere, un presente continuo fatto vedere romanzi. Sua la famosa serie poliziesca del Commissario Maigret di Simenon e del Tenente nella sua immediata verità. Non sapeva- Sheridan. Dal 1958 al 1965 insegna, in modo pressoché continuativo, al Centro Sperimentale mo allora, primitivi spettatori, che anche di Cinematografia di Roma e successivamente, dal 1977 al 1997, all’Accademia Nazionale di all’immagine doveva essere applicato il Arte Drammatica “Silvio D’Amico”. Esordisce come romanziere nel 1978 con Il corso delle cose principio d’indeterminazione, quello che, secondo i padri fondatori della quantisti- (ristampato da Sellerio nel 1999), primo della serie dei romanzi “storici”. Di seguito pubblica: ca, suona pressappoco così: ogni fenome- Un filo di fumo vincitore nel 1980 del premio Gela, La strage dimenticata, La stagione della cac- no fisico si modifica per il fatto stesso di cia, La bolla di componenda, Il birraio di Preston (premio Vittorini), La concessione del telefono. essere osservato. Instancabilmente impegnato nella ricerca di un linguaggio autentico in grado di restituire in E non sto minimamente parlando del- pieno le atmosfere e la varietà culturale e umana della Sicilia, scrive prevalentemente in dialetto, la manipolazione dell’immagine: sono ancora fermo al fatto che lo sguardo adeguandone di volta in volta il registro al livello sociale dei personaggi e riuscendo sempre dello spettatore è totalmente guidato e a trovare quella sorta di felicità narrativa che trapela in pieno dai suoi romanzi. Cura per Rai condizionato dallo sguardo di colui che Due la sceneggiatura di Montalbano. Sua anche la sceneggiatura e l’adattamento per il teatro sta riprendendo l’immagine e cioè dal del Birraio di Preston che nella versione per la radio lo vede anche come autore e interprete, posizionamento della telecamera, dalla cimentandosi inoltre nell’interpretazione del capo della polizia in Guerra di spie, film per la disposizione delle luci, dall’ordinamento dell’inquadratura, dal movimento all’in- televisione di Corrado Augias e nel ruolo del nonno archeologo ne Il gioco della maschera di terno di essa. Tutte cose che concorrono Rocco Mortelliti su soggetto dello stesso Camilleri. quindi alla creazione di un’immagine non
  • 6. immediata ma accortamente mediata e con le tv, ha reso il campo della comu- che tutti, ma proprio tutti, i programmi certamente finalizzata a suscitare una nicazione e dell’informazione pratica- del palinsesto, anche e soprattutto quelli precisa reazione nello spettatore. mente senza limiti. Questo vertiginoso d’informazione e di commento all’infor- Ricordo che ai primissimi tempi della allargamento della comunicazione è sta- mazione, siano costantemente portatori televisione in Italia mi capitò un fatto to salutato da tutti come il segno di una impliciti delle finalità che i proprietari che mi turbò e che ancora continua a finalmente raggiunta libertà d’informa- della rete si propongono. mettermi in un certo disagio. Allora zione. Ma questo tipo di libertà coincide Questo, in altri termini, viene a signifi- c’era un solo canale televisivo ed erano con la possibilità d’approssimarsi a una care che ogni rete deve per forza confi- da poco entrate in uso apparecchiature verità potabilmente limpida e priva di gurarsi come una fabbrica del consenso, che permettevano la registrazione dei germi? Ho detto e sottolineo: questo tipo consenso sia ai prodotti commerciali programmi. di libertà. Mi spiego meglio. Si tratta di pubblicizzati sia alle idee politiche altret- Ogni domenica mattina veniva celebrata una libertà relativa o, nei casi peggiori, tanto pubblicizzate e commercializzate, in diretta, dalla cappella degli studi di via solamente apparente. I costi di un’emit- cercando in tutti i modi d’evitare che gli Teulada, la santa messa per tutti coloro tente televisiva a medio raggio, una volta ascoltatori-compratori-potenziali elet- che non potevano uscire da casa per re- che sia uscita vittoriosa dalla guerra delle tori cambino canale, rischio felicemen- carsi in chiesa. Un giovedì pomeriggio, concessioni delle frequenze, sono di gran te inesistente nel nostro paese dato che passando davanti alla porta a vetri della lunga superiori a quelli di un quotidiano l’85% delle emittenti pubbliche e private cappella, vidi un prete che officiava la che ricopra la stessa porzione di territo- è sotto il controllo più o meno dichiarato messa e due telecamere che lo riprende- rio. Da qui l’inevitabilità di forti gruppi della stessa persona e quindi cambiare vano. M’informai con un tecnico. economici, dotati di precisi interessi, canale significa sostanzialmente riascol- “Stiamo registrando la messa che man- che vengono a proporsi come editori te- tare la medesima notizia detta con parole deremo in onda domenica mattina”, mi levisivi. Con una differenza sostanziale: diverse ma con identico intento glorifi- rispose. La domenica seguente mi misi che a un quotidiano basta il mantenersi catorio. davanti al televisore: ebbene, quando dentro i confini di un certo profilo po- Ma questa che ho chiamato finalità cominciò il rito, nessun cartello avvertì litico-economico definito, direi quasi implicita verrebbe ad esercitare la sua i fedeli che il miracolo della transustan- pattuito, già fin dal primo numero e capacità d’incidenza, ove si limitasse a ziazione veniva trasmesso in differita. che gli ha fatto subito acquistare i “suoi” un unico codice di comunicazione, so- Sono scarso assai in problemi teologici, fedeli lettori per avere anche una buona lo e sempre su un medesimo gruppo di ma sento oscuramente che l’episodio ap- autonomia di manovra al suo interno; spettatori, quello che si può definire lo pena raccontato entra in qualche modo mentre a una rete televisiva, che si ri- zoccolo duro. Un nucleo comunque li- nel discorso che vado facendo. volge a un pubblico non di lettori ma di mitato e sensibile a una comunicazione Sono bastati pochi decenni perché in spettatori, a un pubblico che deve solo più emotiva che logica. Una emittente tutto il mondo le emittenti televisive si vedere e sentire, che non ha la possibilità televisiva privata o pubblica ha però la moltiplicassero e alle televisioni di stato di rivedere e risentire, un pubblico mu- necessità assoluta d’ampliare il proprio si affiancassero un’infinità di televisioni nito della tentazione del telecomando e bacino d’ascolto, ne va della sua stessa so- private. Internet inoltre, interagendo pronto perciò allo zapping, è necessario pravvivenza per la maggior parte alimen- tata dall’affluenza degli spot pubblicitari. Da ciò il ricorso non solo a codici diversi, ma a sottocodici molteplici anche nella comunicazione di una stessa notizia. I più evidenti di questi sottocodici sono presenti fin dalla copertina del telegior- nale, che è una specie di riassunto delle notizie più importanti che saranno date. La nostra notizia, che chiameremo A, è presente in copertina? Se sì, che posto occupa nell’indice? Se non compare in copertina, a che punto del telegiornale verrà detta? Quanto tempo le verrà de- dicato? Qual è la notizia che la precede? Qual è la notizia che la segue? La notizia A viene commentata? Come? Da chi? Si userà per essa il cosiddetto “panino”, che significa collocare la notizia A tra due commenti orientati in senso opposto ri- spetto al contenuto della notizia? E poi: una notizia televisiva può essere sempli- cemente detta dal giornalista senza l’aiu- to dell’immagine, facendone automati- camente una notizia di serie B.
  • 7. Per ciò che riguarda il parlato, se è vero con le parole del Presidente degli Stati segreti. Insomma, non era mai esistito il che, come ha scritto Umberto Eco, “il Uniti e dei suoi più importanti ministri presupposto principale per fare la guer- linguaggio si avvale di rimandi infra e e quindi attraverso un subitaneo tam ra. Era un falso spudorato, una tragica intertestuali e che molto del contenuto tam mediatico, insistente, assordante, guerra di Pinocchio. trasmesso da un testo è ‘non detto’, pre- coinvolgente, travolgente, ubriacante, Ma la conoscenza dell’inganno per- supposto o alluso”, questo non fa che con sventagliate continue di notizie e petrato dai capi di stato non scalfisce portare acqua al mulino di quello che soprattutto immagini volte non alla se non in minima parte, nell’opinione sto dicendo. ragione ma all’emozione, con flash che pubblica, il potere di coloro che hanno Quale tono, timbro di voce usa il gior- attengono più alla pubblicità che alla anche coscientemente ingannato. Anzi, nalista nel dare la notizia A? Che ritmo politica, con un martellare d’incontri e si dà il caso che il primo responsabile, adopera? Le pause che fa sono per ri- dibattiti dove si adopera un linguaggio l’americano, venga rieletto a travolgente spetto alla punteggiatura o rimandano, costantemente sovratono, di questo dit- maggioranza. E anche l’inglese, quando alludendo, a un sottodiscorso B? tatore se ne fa, dicevo, il nemico pubbli- la guerra ormai si consolida come un Abbiamo avuto esempi memorabili di co mondiale numero uno, in possesso di inutile carnaio, ottiene una storica terza notizie date interamente per non detto spaventose armi di distruzione di massa, investitura. Tutti e due hanno mentito ai o alluso: ricordo che il giornalista Ugo capaci di distruggere una città europea in loro popoli, ma i loro popoli gli hanno Zatterin, dovendo dare al pubblico te- rinnovato la fiducia. levisivo la notizia dell’approvazione in Perché? Questo è il punto. Si può azzar- ◆ Parlamento della legge Merlin, quella dare un’ipotesi. E cioè che questo è pos- che aboliva le case di tolleranza, parlò i mezzi di sibile perché i mezzi di comunicazione di per tre minuti senza mai usare parole che massa, da fabbriche di consenso, si sono si riferivano a prostitute, prostituzione, comunicazione di massa tramutati, riuscendoci, in convertitori case chiuse, parole tutte rigorosamente si sono tramutati di fede, in fabbriche del credere. Hanno bandite dalla tv di allora. Adoperò un saputo trasformare una guerra evitabile codice che venne decifrato solo da un da fabbriche di consenso in una lotta suprema tra il Bene e il Male, quarto degli ascoltatori, il rimanente in- in convertitori di fede, tutti e due con le iniziali maiuscole. tuì che qualcosa da quel giorno in poi Forse riuscirò a spiegarmi meglio citan- era vietato in Italia, ma sul momento in fabbriche del credere do un passo del grande fisico Werner non seppe cosa, lo seppe quando andò Heisenberg, con l’avvertenza che è estra- a bussare a una porta sbarrata. polato da un saggio, “Fisica e filosofia”, ◆ Fin qui non credo di aver detto nulla di quarantotto ore, come asserisce turbato dato alle stampe nel 1958: nuovo. Ognuno di quelli che mi stanno il primo ministro britannico. Il ministro “Non possiamo chiudere gli occhi al fat- ascoltando sa benissimo che negli ultimi degli esteri statunitense si reca all’Onu e to che è difficile per la gran maggioranza anni il corso delle cose che prima, per con grafici, fotografie, fialette, dimostra della gente farsi un giudizio ben fondato dirla con Merleau-Ponty, era “passabil- inequivocabilmente l’esistenza di quelle sulla giustezza di certe dottrine o idee mente sinuoso”, si è fatto totalmente, in- armi da anni, ricordiamocelo, invano generali. Quindi può essere che la parola decifrabilmente labirintico e questo non cercate dagli stessi ispettori dell’Onu. ‘credere’ non significhi per la maggioran- solo per la complessa decrittazione di Le voci soliste che incitano alla guerra si za di quella gente ‘percepire la verità di ogni evento in sé, quanto piuttosto per trasformano ben presto in coro: la guerra qualche cosa’, ma viene piuttosto presa le molteplici e contrastanti e depistanti preventiva è ineludibile, bisogna attacca- nel senso di ‘assumere questo a base della decrittazioni che la comunicazione del- re prima di essere attaccati. Anche i paesi vita’. Si può facilmente intendere come l’informazione si affretta a offrire. che sono per una soluzione politica e non questo secondo tipo di fede sia molto più Difficile oggi incontrare un’Arianna su bellica concordano pienamente sulla pe- fermo e stabile che non il primo e come uno schermo televisivo. ricolosità e la cieca ferocia del dittato- possa persistere perfino contro un’espe- E quando la s’incontra, sappiamo ormai re. La guerra è stata scatenata, è costata rienza diretta che la contraddica, senza che non è prudente fidarsi del filo che decine di migliaia di morti innocenti, restare scossa, perciò, da alcuna sovrag- ci porge. il dittatore è stato preso prigioniero, la giunta conoscenza.” Ma non è questo il vero problema. Il guerra è finita ma si è tramutata in un Permettetemi un’ultima citazione. Scrisse problema è, a mio parere, l’ulteriore e quotidiano massacro, è stato insomma Stanislaw Jerzy Lec: “Quando la menzo- pericoloso cambiamento avvenuto negli scoperchiato incautamente un vaso di gna ottiene il diritto di cittadinanza non ultimi due anni circa nella comunica- Pandora che sarà arduo richiudere. per questo diventa verità.” zione di massa. Cambiamento evidente Ma le famose armi di distruzione di Perfettamente d’accordo. Ma se la men- attraverso l’osservazione di come le tele- massa non vengono mai ritrovate, co- zogna ottiene il diritto di cittadinanza visioni mondiali si sono comportate, e mincia a serpeggiare il sospetto che pro- sotto forma di fede? continuano a comportarsi, di fronte a un babilmente non ci sono mai state. Poi il E questo, in parole povere e conclusive, evento che ha coinvolto decine e decine sospetto diventa certezza. I governi che dimostra, a parer mio, che se non l’eclis- di nazioni. hanno promosso la guerra sono costretti si, ma almeno l’offuscamento della ra- Di un dittatore, non più feroce di tanti ad ammetterlo. Il ministro degli esteri gione non è né un’ipotesi astratta né una altri che vengono oltretutto foraggiati statunitense, dimessosi, ora dichiara di remota probabilità. dai paesi democratici (e il nostro lo era avere ingannato il mondo in buona fede, già stato), si comincia a farne, prima perché ingannato a sua volta dai servizi Andrea Camilleri
  • 8. Un sogno per fermare l’aids in Africa L’Università e la Comunità di Sant’Egidio insieme con DREAM REPORTAGE di Claudia Baldo, Irene Bertolucci, Stefano Lusso, Giovanna Morelli, Francesco Sbrana L’aids abita soprattutto in Mozambico. 30 dei 40 milioni di persone già colpite dal virus Hiv/aids vive oggi, infatti, nell’Africa sub- sahariana. Eppure l’aids si può fermare. In Africa il programma DREAM della Comunità di Sant’Egidio ha raggiunto fin’ora risultati straordinari. Da circa un anno anche l’Università di Pisa è impegnata attivamente in questo progetto, con medici specializzandi e studenti della facoltà di Medicina che partecipano in prima persona alle missioni della Comunità. Quello che riportiamo qui non è solo il reportage della prima missione in Mozambico degli studenti dell’Ateneo pisano, ma soprattutto una storia d’amore e di coraggio. I l 15 Gennaio 2005 siamo arrivati a molto forte, ci ha messi tutti a dura pro- della malattia è di circa il 13% fino a Maputo, capitale del Mozambico, va. Vedere la povertà estrema, il degrado, raggiungere percentuali più alte in al- per sostenere in modo concreto il i mercati sopra le discariche, i bambini cune realtà, come il 40% nella città di programma DREAM di lotta all’aids che che giocano nelle fogne a cielo aperto, la Beira. A questo si aggiunge il problema la Comunità di Sant’Egidio ha avviato gente che vive per strada senza niente è della malnutrizione essendo la maggior in alcuni Paesi dell’Africa sub-Sahariana. stato sconvolgente. parte della popolazione minacciata dalla Eravamo in cinque: tre medici specializ- La pandemia del virus HIV, responsabile povertà e dall’insicurezza alimentare. zandi e due studenti del corso di laurea del nuovo e più grave dramma africano, Il programma DREAM (Drugs in Scienze infermieristiche. Siamo an- quello dell’aids, non accenna a indebo- Resource Enhancement against aids dati con entusiasmo per concretizzare lirsi. Minaccia ormai centinaia di mi- and Malnutrition) nasce per la lotta alla un lavoro lungo, iniziato con il viaggio lioni di persone in tutto il continente, malnutrizione e all’infezione da HIV e in Mozambico del professor Generoso corrodendo il suo precario sistema eco- significa per migliaia di malati del con- Bevilacqua e del dottor Mauro Lazzeri, nomico, scolastico e sanitario. tinente la possibilità di curarsi con stan- che ha portato l’Università, grazie anche In Africa l’aids costituisce un proble- dard occidentali e vivere bene e a lungo e all’aiuto dei professori Roberto Barsotti ma drammatico sia dal punto di vista per tanti bambini la possibilità di nascere e Brunello Ghelarducci, a sostenere un socio-sanitario che economico perché sani. programma ambizioso che intende offri- colpisce moltissimi individui soprattut- Il primo contatto con questa realtà lo re l’eccellenza delle cure a tanti pazienti to giovani e bambini. La speranza di vita abbiamo vissuto visitando l’ospedale di africani malati di aids. in Africa sta scendendo rapidamente in Machava, il principale centro per la cura L’impatto con il terzo mondo è stato tanti paesi. In Mozambico la prevalenza della tubercolosi nella capitale. L’edificio è una struttura fatiscente, con crepe nei muri, pavimenti allagati e l’acqua che gocciola dal soffitto per le tubature rot- te. I servizi igienici sono in condizioni pessime, i pazienti fanno i propri biso- gni dove possono, l’odore d’urina arriva nei corridoi. I letti sono insufficienti per il numero dei pazienti, molti dei qua- li sono costretti a distendersi su stuoie direttamente sul pavimento, in evidenti condizioni di disagio. Ci sono pochis- simi infermieri ad assistere i pazienti, pochi farmaci per curarli mentre i me- dici, escluso poche ore la mattina, sono raramente presenti in corsia. Sembra che in Mozambico ci siano circa 500 medici per 20 milioni d’abitanti. Cosa incredibile se si pensa all’alta incidenza di malattie infettive e alla malnutrizione che affliggono questo paese, soprattutto
  • 9. se paragonato con i paesi europei dove logia molecolare in grado di determinare “la Gladiatora” che lavora qui come at- c’è un medico ogni 500 abitanti e dove, la conta dei linfociti CD4 positivi e la tivista, e gira mostrando una sua foto di come dice un medico spagnolo che ab- carica virale, che sono parametri fonda- quando, prima di iniziare il trattamento, biamo conosciuto qui in Mozambico, si mentali per il monitoraggio del pazien- pesava 27 Kg. Come lei adesso ci sono “fanno le terapie per i tutan kamen”. te che assume farmaci antiretrovirali. Il molte altre persone che hanno ripreso a Anche l’Ospedale Centrale di Maputo è passo successivo è stato quello di aprire vivere con la terapia antiretrovirale e che in una condizione poco migliore rispetto ambulatori dove seguire i pazienti con ora lavorano come attivisti presso i vari a quello di Machava. Un giovane me- l’infezione da HIV e intraprendere la te- centri DREAM. L’attivista è una figura dico mozambicano, che per un periodo rapia antiretrovirale consapevoli di poter fondamentale perché media il rapporto di qualche mese ha frequentato un labo- effettuare un corretto follow-up del pa- tra il personale sanitario e i malati facen- ratorio di microbiologia dell’Università ziente in terapia. do capire a questi ultimi l’importanza di Pisa, ci ha guidato tra le vecchie in- Il primo centro del progetto DREAM dell’aderenza alla terapia anche perché frastrutture e per i corridoi deserti, dove che abbiamo visitato si trova nel giardino vive in prima persona la malattia. Le ci ha colpito l’assenza completa di per- dell’ospedale di Machava; la prima cosa attiviste si occupano anche di tutti gli sonale sanitario. Abbiamo visitato il re- che colpisce all’arrivo sono i cartelli “nao aspetti del programma DREAM con- parto di Oncologia che purtroppo ospita se paga” per sottolineare che le prestazio- nessi all’alimentazione. Periodicamente soprattutto bambini. In Mozambico è ni sono gratuite, cosa non trascurabile frequentano dei corsi di formazione il impossibile praticare la radioterapia, ci in un paese dove le persone spesso non cui obiettivo principale è quello di for- sono scarsissimi mezzi per diagnosticare hanno i soldi a sufficienza per pagarsi lo nire le competenze necessarie a educare i precocemente i tumori e pochissimi per “chapa”, il mezzo pubblico che li con- pazienti che vengono ai centri DREAM, curarli. duce al centro. Il personale presente nel a una corretta alimentazione, al fine di Il progetto DREAM nasce concreta- centro si è dimostrato accogliente fin prevenire la malnutrizione nell’adulto e mente dall’ospedale centrale di Maputo. dall’inizio. Abbiamo trovato, tra gli al- nel bambino. Qui è stato creato un laboratorio di bio- tri, Ana Maria chiamata affettuosamente Oltre ad Ana Maria abbiamo conosciuto Sant’Egidio e il progetto DREAM La Comunità di Sant’Egidio è un prodotto del ’68, nata a Roma per si procede a ristrutturare. Il risultato è che uno apre la porta e si ritrova aiutare i poveri e i diseredati della capitale e ora presente in gran parte in Europa: aria condizionata, arredi adeguati, computer, laboratori ben delle nazioni. L’interesse per l’Africa risale a meno di 20 anni fa, quan- attrezzati. E poi medici, biologi, tecnici, tutti con ottima professionalità e do la Comunità si imbarcò in un ambizioso tentativo di pacificare il tutti rigorosamente locali. Il programma ha anche un serio risvolto scien- Mozambico, teatro di una lunga e sanguinosa guerra civile, diventando tifico, sotto la supervisione dei colleghi dell’Università di Tor Vergata, protagonista di un ormai storico accordo fra i due partiti contendenti, Leonardo Palombi, Carlo Federico Perno e Giuseppe Liotta. Uno dei firmato a Roma, a Sant’Egidio, il 4 Ottobre del ’92. L’enorme soddisfa- risultati più entusiasmanti è stato l’aver chiaramente dimostrato che la zione del risultato diplomatico, purtroppo, lasciò il posto allo sgomento. terapia delle madri in gravidanza è uno strumento estremamente effi- In un Paese ormai in pace, la gente continuava a morire per l’aids, le cace per la buona salute dei neonati! Tutto questo, ed in più la terapia infezioni, la fame: un’aspettativa di vita di 40 anni, la rapida diminuzione domiciliare e l’assistenza negli ospedali, che sono per lo più luoghi dove dei medici (che non arrivano a 500 in un paese di circa 20 milioni di si va a morire, funziona grazie ai volontari della Comunità: a Maputo, persone) e dei maestri (le classi delle elementari hanno 80-90 bambini), per esempio, ogni mese ne arriva una decina, non solo italiani; uno di un alto numero di bambini nati con l’infezione trasmessa loro dalla questi fa il coordinatore (che significa occuparsi delle infinite beghe con madre. La Comunità decise allora di cercare di ripetere il “miracolo”: le autorità locali, con i funzionari del Servizio Sanitario, con gli operai), dopo essere riusciti a far cessare una guerra lunga 14 anni, proviamo gli altri dirigono ognuno un diverso settore di attività, in cui lavora il a combattere l’aids, e magari a vincerlo? Nacque così DREAM, Drug personale locale, assunto e stipendiato dalla Comunità dopo accurata Resource Enhancement against aids and Malnutrition, iniziato pochi selezione. anni fa in Mozambico e già in espansione negli altri Paesi dell’Africa I costi di DREAM sono sempre più alti, a fronte dell’espansione del sub-sahariana. Gli eccellenti risultati ne hanno fatto rapidamente un programma. Fortunatamente grandi istituzioni finanziarie italiane e in- modello di organizzazione sanitaria per i Paesi in via di sviluppo, che ternazionali mettono a disposizione cifre sempre più consistenti. D’altra riceve attenzione da tutti gli organismi internazionali e riscuote rico- parte, il risparmio è obbligatorio: i farmaci vengono comprati a prezzi noscimenti sempre più importanti. Un esempio prestigioso è il Premio molto bassi da industrie che non si curano dei brevetti delle multinazio- “Balzan”, consegnato a Roma nel 2005 dal presidente della Repubblica nali; i volontari lo sono davvero, nel senso che vanno a lavorare un mese in una solenne cerimonia all’Accademia dei Lincei. laggiù pagandosi anche il viaggio. Il risultato è che le spese di gestione DREAM si basa su una rete di ambulatori e laboratori che la Comunità sono quasi inesistenti, intorno al 3%. organizza presso le strutture sanitarie locali o presso altre organizzazioni Generoso Bevilacqua di volontariato. In genere si parte da ambienti fatiscenti, in cui si comincia docente di Anatomia e istologia patologica con generatori di elettricità (la “corrente” non è molto comune) e che poi g.bevilacqua@do.med.unipi.it
  • 10. altre attiviste, che lo scorso anno hanno magrissima e quasi non riuscivo a cam- si stima che siano solo 45 quelli che fondato l’associazione “Mulheres pa- minare da sola. Ora lo vedi come sto be- hanno contratto l’infezione nel pri- ra o DREAM” ovvero “Donne per un ne? Questo non è un sogno, è possibile mo anno di vita. In questo centro che Sogno”. L’associazione è nata dalle prime anche per te”. Sono più o meno queste è stato creato all’interno di un reparto donne affette da aids che, ritrovate le for- le parole con cui, in dialetto changane, di maternità, recuperato e ristrutturato ze per vivere e sperare, grazie alla terapia Honoria si rivolge alle donne che vengo- sempre dalla Comunità di Sant’Egidio, antiretrovirale fornita gratuitamente nei no ogni mattina al Centro DREAM. viene effettuato il test a tutte le donne centri della Comunità di Sant’Egidio, Onoria è una delle prime pazienti di gravide che lo richiedono e quelle che hanno deciso di utilizzarle per aiutare DREAM. Le sue condizioni sono molto risultano sieropositive vengono poi per- altri a sperare, cioè a rivolgersi anch’essi, cambiate dopo un anno di terapia. I far- suase a effettuare il trattamento. Sembra con fiducia, alla terapia. Ma quasi su- maci antiretrovirali le hanno restituito la una cosa da niente, invece la triterapia bito anche alcuni uomini si sono uniti salute e la voglia di vivere. Oggi non sta antiretrovirale effettuata in gravidanza e a queste donne coraggiose, tanto che, soltanto meglio, ma può anche fare qual- la Nevirapina somministrata al neonato, nel corso di una recente assemblea del- cosa per gli altri. Anzi, può fare molto, più altri accorgimenti come l’allattamen- l’associazione, c’è stato chi ha proposto perché può insegnare a tante altre donne to artificiale, hanno impedito nei paesi di cambiarne il nome in “Humanidade a intraprendere con fiducia la sua stessa industrializzati la nascita di altri bambini para o DREAM”. Il loro scopo è quello strada. Per questo, da qualche giorno, ha con la malattia. Tutto ciò è possibile an- di diffondre un messaggio semplice ma iniziato un nuovo lavoro: è attivista nel che a Matola, in Africa, dove attualmen- decisivo: “L’aids si può curare”. Come centro di Machava. Il suo ruolo è quel- te sono seguite circa 600 donne gravide fa R. che ha contratto la malattia in pri- lo di accogliere le donne che vengono sieropositive. È bello lavorare a Matola gionia: “Ho cominciato a parlare a mol- perché quasi tutti i bambini che arrivano ti e ho percorso anche molti chilometri per le visite ogni mattina sono sani senza ◆ a piedi, per raggiungere i distretti più la malattia che invece colpisce la madre. lontani, per comunicare che dall’aids si Un giorno vediamo Johanino piangere può guarire. Nelle varie scuole e centri La prima cosa che colpisce in braccio alla sua mamma come tanti di salute in cui ho parlato ho incontrato altri bambini appena venuti alla luce, più di 15.000 persone, negli ultimi due all’ospedale di Machava ma intorno a lui c’è gran festa. Infatti mesi, e durante questo viaggio ho par- sono i cartelli Johanino è il bambino numero 1000 na- tecipato anche a molti funerali. Il mio to da una madre sieropositiva in cura con obiettivo è educare, cambiare la menta- “Naos paga”, il programma DREAM e, come quelli lità di questo paese. Io non sono solo per sottolineare che che lo hanno preceduto, ha una ottima un’attivista, ma un paziente modello, probabilità di essere sano e destinato ad e sono un esempio per tanti”. C’è chi, le prestazioni sono gratuite una vita in buona salute. Johanino ha an- parlando, si è commosso ricordando che un’altra ottima ragione per smettere ◆ una storia di sofferenze e d’abbandono, di piangere e godersi la vita: sua mamma che ha trovato improvvisamente una per i test e per la terapia, spiegare loro vivrà e lo accudirà nei prossimi anni. La svolta positiva quando è avvenuto l’in- quanto sia importante seguire con scru- terapia infatti ha fatto bene anche a lei, contro con la Comunità di Sant’Egidio. polo le prescrizioni dei medici, fornire tanto bene che nella fase di interruzione Rappresentano un elemento importante i chiarimenti di cui hanno bisogno. Il dei farmaci il suo sistema immunitario di DREAM, gli attivisti con la loro tena- suo sorriso è la dimostrazione migliore è rimasto forte e quasi integro. La buo- cia. Portano sul corpo i segni dell’effica- dell’efficacia della terapia e le donne la na fama del centro e del trattamento si cia della terapia: “Pesavo 26 kg, ora ne ascoltano con interesse e con speranza. è sparsa a Matola e ora anche qualche peso 58”, ha detto G. con un sorriso. È Insieme a Honoria, un’altra donna ha marito si è deciso a farsi avanti per sotto- tale il suo cambiamento, che qualcuno, iniziato lo stesso lavoro nel centro di porsi al test. Insomma è molto probabile in famiglia, non vuole più credere che Matola. Presto, a queste prime attiviste che Johanino non resterà orfano di padre sia veramente malata di aids. È una ul- se ne aggiungeranno altre. o di madre. Il progetto DREAM non si teriore vittoria di DREAM sull’aids, da Nei giorni successivi, dopo aver iniziato occupa solo di aids: infatti con frequenza non sottovalutare: il superamento del ti- a partecipare all’attività ambulatoriale ci bimensile viene creato un ambulatorio more dello stigma sociale. Non negano siamo accorti che i pazienti erano piace- medico in un “canisso”, una capanna fat- più di avere una malattia che prima del- volmente stupiti dal fatto che in ambu- ta di canne, nello sperduto villaggio di la terapia significava la condanna a una latorio oltre all’infermiera trovassero un Goba, situato al confine tra Mozambico doppia morte, sia sociale che fisica, ma medico che li visitasse. e Swaziland, dove si svolgono visite me- diventano i più tenaci e convincenti al- Altro importante centro è quello di diche per gli abitanti del paese che aspet- leati del programma di lotta all’aids del- Matola nato allo scopo di evitare la tra- tano pazientemente il loro turno sotto la la Comunità. Accettando di condividere smissione verticale, cioè la trasmissione supervisione del capo villaggio. Questa è con gli altri la loro esperienza, realizzano materno-fetale, dell’infezione. Secondo i l’unica occasione per queste persone di infatti un contagio al “contrario”, una dati statistici, in assenza di un’adeguata accedere con tranquillità ai servizi sani- propagazione di speranza e di fiducia terapia, su 1000 bambini nati da madri tari per patologie ambulatoriali. nella cura. sieropositive, 400 sono destinati a nasce- È povero ma è ben organizzato il nuovo “Ti ricordi di me? Forse non mi ricono- re affetti da HIV. Invece, tra i nati da ma- “Centro di Salute” della Comunità di sci. Un anno fa stavo molto male, ero dri in cura con il programma DREAM, Sant’Egidio. È un po’ diverso da tutti gli 10
  • 11. si rileva la temperatura e per ciascuno si prepara una scheda sanitaria; il secondo locale per la visita medica (qualcuno in- tanto porta un tavolino con tre sedie) e l’ultima stanza è la farmacia, dove si riti- rano i farmaci, si fanno le medicazioni, si ricevono indicazioni su come assumere la terapia. Noi abbiamo pensato alla sala d’attesa: delle belle stuoie nuove di zecca per far riposare all’ombra la tanta gente che aspetta. E la gente che ci aspetta è veramente tanta: ogni giovedì sono più di cento i bambini e gli adulti che visitiamo. A Goba, sette mesi dopo la “prima visita” della Comunità di Sant’Egidio le novità non mancano: i bambini stanno meglio, non si vedono più tante pance gonfie per le parassitosi, le ferite - disinfettate e cu- rate - guariscono e tanti piccoli inciden- ti della vita quotidiana non rischiano di trasformarsi in invalidità permanenti. Ci portano un bambino che da qualche giorno non muove più il braccio destro. Visitandolo, ci accorgiamo che ha una altri: è in “canisso”, come le povere case il capo del villaggio ci aspetta con tanti frattura della clavicola. Non è una cosa di qui, e l’insegna è un arcobaleno colo- pazienti. La costruzione è stata ben idea- grave ma senza cure, lo sarebbe diventato! rato. Quando arriviamo, come ogni gio- ta: la prima stanzetta per l’accettazione, Possiamo tranquillizzare la mamma. Lo vedì, per la consueta visita settimanale, dove si pesano e si misurano i bambini, porteremo all’ospedale per una fasciatu- Tre anni di cooperazione Il rapporto fra la Comunità e l’Università di Pisa risale alla metà del 2002, di numerosi allievi che aspiravano ad andare in Africa. quando l’amico Mauro Lazzeri, direttore della Unità operativa di Fisica Sant’Egidio sa bene che quello del volontario è un lavoro duro, che non sanitaria dell’Azienda ospedaliera universitaria pisana e responsabile della si può improvvisare e che non può essere considerato solo un’esperien- cooperazione internazionale, mi diede l’occasione di incontrare alcuni za personale per “arricchirsi spiritualmente”. Fare il volontario significa esponenti di Sant’Egidio, che dimostrarono un forte interesse a collabo- prima di tutto lavorare con impegno, senza pensare alla stanchezza fisi- rare con la nostra Università. Dopo una decina di giorni in Mozambico ca, senza intralciare il lavoro degli altri, senza mettersi in condizioni di le idee furono più chiare e si cominciò a intravedere una possibile linea di pericolo obbligando gli altri a pensare a risolvere eventuali guai in cui ci collaborazione in quelli che sono i compiti istituzionali dell’Ateno: attività si cacci. Questa linea venne rapidamente condivisa da Ghelarducci, con formativa e attività scientifica. Due convegni tenuti nell’Aula Magna della l’organizzazione di un corso di preparazione e di una attenta valutazione Sapienza sono serviti a rendere visibile a Pisa DREAM e a cominciare a delle motivazioni personali dei candidati. Per dare ai volontari uno stru- disegnare il programma. Il risultato concreto è stato un accordo quadro mento in più, Roberto Peroni, direttore del Centro linguistico d’Ateneo, e fra Ateneo e Comunità, attraverso il quale i docenti possono svolgere Giuseppe Di Stefano, preside della facoltà di Lingue e letterature straniere, attività didattica per le esigenze di DREAM, in attività formative sia a Pisa curano un addestramento intensivo nelle lingue dei Paesi che ospitano che in Africa, e gli allievi dei corsi di laurea, delle scuole di specializzazione DREAM, cominciando con il Portoghese del Mozambico. L’inizio di e dei dottorati sono autorizzati a compiere un periodo di volontariato in quello che possiamo ben chiamare “il programma Volontari in Africa” Africa di circa due mesi che viene loro considerato come attività didat- dell’Università di Pisa è stato entusiasmante! Due gruppi di cinque allievi tica e che riceve crediti formativi. Brunello Ghelarducci, presidente del ciascuno hanno completato la loro esperienza: studenti dei corsi di laurea corso di laurea in Medicina e chirurgia, è stato il principale ideatore degli in Medicina e chirurgia e in Scienze infermieristiche e di scuole di specia- “Allievi Volontari”, concretizzati con entusiasmo da Luigi Murri, preside lizzazione. “Come il Sogno diventa Realtà” è stato il titolo con cui i primi della facoltà di Medicina e chirurgia. Roberto Barsotti, prorettore per gli protagonisti hanno presentato la loro avventura alla Stazione Leopolda nel Affari giuridici, è stato l’artefice dell’accordo. Grazie all’entusiasmo di mese di aprile, dove il loro forte sentire è stato reso ancora più tangibile da questi colleghi il programma ebbe finalmente inizio, ricevendo l’adesione una serie di meravigliose fotografie! (g.b.) 11
  • 12. ra adeguata e, in qualche settimana, sarà avvieranno la terapia antiretrovirale nei tutto a posto! propri centri, e le équipe sanitarie di al- Il piatto piange! Con la gente di Goba, ormai ci sentiamo cune tra le maggiori imprese operanti in famiglia. E la costruzione dell’ambu- in Mozambico, che intendono intro- Il programma pisano nell’ambito di latorio, per loro ha proprio questo si- durre la terapia dell’aids tra i dipenden- gnificato: tra le altre case, il “canisso” di ti. All’inaugurazione del corso hanno DREAM ha, ovviamente, dei costi, rap- Sant’Egidio, ci dice il capo del villaggio, portato il loro saluto alcune autorità, presentati essenzialmente dal viaggio e è il segno che “qui ormai siete di casa!”. tra cui i rappresentanti del Ministero anche dalla struttura di alloggio. L’inizio DREAM non si esaurisce qui: ci sono della Salute e del Consiglio Nazionale è stato reso possibile dall’entusiasmo con 13 centri sparsi in tutto il Mozambico per Combattere il Sida, il rappresentan- cui il rettore Marco Pasquali ha fatto alcuni dei quali in collaborazione con te dell’arcivescovo di Maputo, una rap- altre organizzazioni non governative; ci presentante dell’associazione di attiviste propria l’iniziativa, trovando il modo di sono due laboratori di biologia moleco- “Mulheres para o DREAM”. Il corso finanziare il viaggio dei primi volontari. lare e un terzo sta nascendo a Nampula. prevede, dopo una prima fase teorica, un Il costo del secondo gruppo è stato in- Da sottolineare la prossima espansione periodo di tirocinio nei centri DREAM vece coperto dall’altrettanto entusiastica del progetto ad altri sei Paesi dell’Africa in Mozambico. Contemporaneamente adesione del Rotary Club “Galilei”, nella sub-Sahariana. al corso di formazione per il personale Il 7 febbraio, a Maputo, si è aperto il sanitario, si svolge un corso per 30 at- persona dell’allora presidente, Francesco V Corso di Formazione Panafricano del tiviste dell’associazione “Mulheres pa- Ursino, e della sezione toscana della Programma DREAM. Partecipano al ra o DREAM”, di Maputo e di Beira. Associazione nazionale per la lotta al- corso medici, infermieri, tecnici di la- Obiettivo di questo secondo corso è l’ap- l’aids, rappresentata dalla presidentessa boratorio, biologi, farmacisti, informa- profondimento degli aspetti nutrizionali tici e coordinatori, per un totale di 130 legati all’infezione da HIV. Le attiviste, Gina Gotti Porcinari. Al momento, “il persone, da 11 Paesi africani. Oltre che infatti, affiancano la terapia effettuata piatto piange!” Non vi sono notizie di al- dal Mozambico, infatti, i partecipanti nei centri DREAM con un’attività do- tri finanziamenti per il prossimo viaggio. provengono dal Kenya, dal Congo, dal- miciliare di cura degli aspetti nutriziona- Prima che tutto si fermi, secondo una del- la Guinea-Bissau, dall’Eritrea, dall’Etio- li. Il loro compito consiste nell’insegnare le abitudini nazionali, sarebbe opportuno pia, dalla Nigeria, dalla Tanzania, dal e controllare la nutrizione delle madri in Camerun, dall’Angola e un folto grup- cura e dei loro bambini, verificare la cor- che l’Ateneo prendesse in considerazione po dal Malawi. Sono loro, infatti, che retta preparazione del latte, delle pappe di rivedere l’accordo con la Comunità e sosterranno DREAM in alcuni Paesi, per lo svezzamento ed eventuali proble- istituzionalizzasse in modo più concreto in cui si va avviando il programma. Ma mi clinici da segnalare tempestivamente questa iniziativa. E non si tratta solo di il corso riveste un interesse particolare ai medici. “prestigio morale”! La organizzazione anche per altri operatori, che intendono replicare il modello di DREAM nelle Claudia Baldo, Irene Bertolucci, di una attività formativa per laureati proprie strutture. Per questo, seguono Stefano Lusso, Giovanna Morelli, africani, a Pisa e/o in Africa, e l’avvio di il corso alcune suore vincenziane, che Francesco Sbrana programmi scientifici sono concrete pos- sibilità. Certamente il nostro Ateneo ha le energie per continuare il programma. Il dottorato in Oncologia sperimentale e molecolare, ora della Scuola BIOS in Scienze biomolecolari, annovera fra i suoi allievi due esponenti della Comunità di Sant’Egidio, che conducono interessanti studi nell’ambito di DREAM, e l’Azienda ospedaliera universitaria pisana, attraverso il suo direttore generale, Enrico Desideri, ha dichiarato una concreta disponibilità a programmi sanitari in collaborazione con i Paesi in cui si svolge DREAM. Infine, è una bella e grande finestra su un grande e vicino Continente, alla quale potrebbe es- sere interessato il mondo imprenditoriale pisano. Forse anche qui la nostra antica e prestigiosa Università potrebbe svolgere Massimo Magnano (Comunità di Sant’egidio) e gli studenti pisani con un gruppo di un ruolo importante. (g.b.) bambini a Maputo 1
  • 13. Il laboratorio di Galileo Galilei ◆ Alle origini dello sperimentalismo MOSTRE di Claudio Luperini Ad aprile 2005 è stata allestita la mostra “L’Apparato Gravità e il Laboratorio di Galileo Galilei” in una sala del Museo degli Strumenti per il Calcolo nell’area dei Vecchi Macelli in occasione dell’anno mondiale della Fisica. Nella stessa area erano presenti altre due mostre: “I Microscopi della Fisica” e “La Ludoteca Scientifica”. L e manifestazioni, che si sono con- nale di fisica nucleare, dalla Fondazione delle scuole che hanno quasi esaurito le cluse il 17 maggio, sono state orga- Galileo Galilei e dall’Istituto per i pro- visite in gruppo disponibili durante le nizzate dal dipartimento di Fisica cessi chimico-fisici del CNR. mattine dal lunedì al venerdì. “Enrico Fermi” dell’Università di Pisa, La risposta del pubblico è stata notevo- Per una migliore fruizione delle tre mo- dalla sezione pisana dell’Istituto nazio- le, soprattutto grazie alla partecipazione stre erano presenti numerosi studenti dell’Università di Pisa che si sono alter- nati a fare da guida scientifica ai visita- tori. Il Laboratorio di Galileo Galilei riesce a sfatare l’opinione, diffusa soprattutto tra gli studiosi, che gli esperimenti di Galileo siano stati solo mentali, sulla base di idee preconcette, quali l’arretratezza degli strumenti di misura dell’epoca: Galileo, invece, ha realmente fatto gli esperimen- ti avendo sia il genio per pensarli che gli strumenti per realizzarli. Ideato da Roberto Vergara Caffarelli, il Laboratorio è costituito da strumenti, ricostruiti secondo le indicazioni e le descrizioni lasciate da Galileo nei suoi scritti, che permettono la ripetizione degli esperimenti del grande scienziato. Dall’analisi del funzionamento di tali strumenti è chiaro che Galileo si era do- tato di apparecchiature adatte alle pro- prie esperienze. Ad esempio, per la misura del tempo, Galileo dapprima fa uso del pendolo, dopo averne scoperto l’isocronismo, e poi inventa un altro strumento: l’oro- logio ad acqua. Rispetto al pendolo, il nuovo apparato gli permette una misura continua del tempo con la precisione del decimo di secondo. L’idea geniale del- l’orologio ad acqua fu quella di sfruttare Foto di Bruno Sereni uno strumento di misura molto preciso già all’epoca di Galileo: la bilancia. Gli strumenti del Laboratorio di Galileo in esposizione erano: il grande piano in- clinato (lungo circa 7 metri), l’orologio Il piano inclinato per la verifica della legge dei numeri dispari. ad acqua, l’apparecchiatura per la dimo- 1
  • 14. un orologio digitale e un software rea- insieme al pulsilogium e alla lampada, lizzato appositamente, proponeva al all’interno di una vetrina. visitatore il confronto fra la misura di Lo strumento per la dimostrazione del Galileo ed una misura moderna di tem- teorema delle corde, ricostruito seguendo po. L’esperimento era realizzabile dallo il disegno di Carlo Alfonso Guadagni, il- stesso visitatore, che poteva seguire le lustra un’importante scoperta di Galileo: istruzioni disponibili sul monitor. Una i corpi impiegano lo stesso tempo a per- prima parte consisteva nella taratura correre piani inclinati le cui lunghezze e dell’orologio: inserire nel programma altezze sono proporzionali a quelle delle alcune misure per determinare a quanto corde tracciate dal punto più alto di una tempo corrispondeva la raccolta di una stessa circonferenza verticale (per altezza certa massa d’acqua. Dopo questa ta- della corda si intende la sua proiezione ratura si passava all’esperimento vero e sul diametro verticale). Questo stru- proprio: misurare simultaneamente un mento è costituito essenzialmente da breve intervallo di tempo con l’orologio una semicirconferenza di legno verticale Foto di Claudio Luperini ad acqua e con un cronometro digitale. dal cui punto più alto scendono due fi- I risultati dell’esperimento mostrano li di acciaio inox lungo i quali possono chiaramente la validità dell’invenzione scorrere due piccoli cilindretti di ottone. galileiana, rimasta inesplicabilmente Questi due fili - uno fisso verticale e l’al- senza seguito. tro mobile sulla semicirconferenza - co- L’apparecchiatura per la dimostrazione stituiscono le corde della circonferenza. Strumento per la dimostrazione del della legge del piano inclinato serve per L’esperimento consisteva nel far partire Teorema delle corde. dimostrare che la componente della for- i due cilindretti dal punto più alto e ve- za peso che agisce lungo un piano incli- rificare, attraverso due campanelli posti strazione della legge del piano inclinato, nato dipende dal seno dell’angolo che il a fine corsa di ciascuno dei due fili, che lo strumento per la dimostrazione del piano forma con l’orizzontale. Essendo arrivassero simultaneamente. teorema delle corde, il pulsilogium, una un’apparecchiatura di piccole dimensio- Il pulsilogium è un piccolo strumento installazione sperimentale con due pen- ni e abbastanza delicata era stata inserita, che, sfruttando l’isocronismo del pen- doli e una grande bilancia per la realiz- zazione dell’esperimento della percossa. Erano anche presenti, all’interno di ve- trine, una lampada del XVII secolo, per ricordare la scoperta dell’isocronismo nel Duomo di Pisa, il facsimile del registro di battesimo con la segnatura di quello dello scienziato, facsimili di lettere e di altri documenti galileiani. L’esperimento proposto con il piano inclinato, dotato di rivelatori a riflessio- ne collegati a campanelli per segnalare il passaggio di sfere che scendono su di esso, è stato la verifica della legge dei numeri dispari, ovvero che in un moto uniformemente accelerato lo spazio per- corso (con velocità iniziale nulla) è diret- tamente proporzionale al quadrato del tempo impiegato a percorrerlo. Infatti, in un moto uniformemente accelerato, con velocità iniziale nulla, dopo un in- tervallo di tempo t1 si avrà come posi- zione s1 = kt12 (dove 2k è l’accelerazione costante), dopo 2t1 si avrà s2 = k4t12 = kt12 + k3t12, dopo 3t1 si avrà s3 = k9t12 = kt12 + k3t12 + k5t12, e quindi s2 - s1= k3t12 = 3s1, s3 - s2= k5t12 = 5s1, cioè i Foto di Claudio Luperini vari spazi percorsi (s1, s2 - s1, s3 - s2) in successivi intervalli di tempo uguali (t1) stanno fra loro come successivi numeri dispari. L’installazione dell’orologio ad acqua, corredata con una bilancia elettronica, Bilancia per l’esperimento della percossa. 1
  • 15. dolo, poteva essere usato dai medici per moderne attrezzature elettroniche, che poteva far oscillare tenendolo in mano. misurare la frequenza cardiaca. accompagnavano le apparecchiature, Confrontando i periodi di oscillazione L’installazione sperimentale con due servivano solo a rendere più veloce la ri- del grande e piccolo pendolo si poteva pendoli permetteva di illustrare in mo- costruzione dell’esperimento senza per ricavare la lunghezza di quello grande do originale la conservazione dell’ener- questo snaturare la reale procedura ga- tenendo presente la relazione che lega la gia meccanica, grazie anche alla presenza lileiana, della cui fattibilità lo spettatore lunghezza e il periodo di un pendolo. di laser inseriti nei pesi dei pendoli, e di si rendeva conto facilmente. L’allestimento era completato da alcuni misurare il periodo dei pendoli di lun- Intorno agli strumenti del Laboratorio poster in cui erano riportate sia le spie- ghezza opportuna, non solo contando di Galileo erano esposte alcune stampe gazioni degli esperimenti in mostra, sia direttamente le oscillazioni, ma anche ottocentesche (ingrandite) che propone- le citazioni galileiane a riguardo. mediante rivelatori a infrarossi collegati vano vari momenti significativi della vita Nella stessa sala del Laboratorio era ad un computer e ad un programma sof- del grande scienziato, e facsimili di do- presente anche “L’Apparato Gravità”: tware realizzato specificatamente. cumenti i cui originali sono conservati a realizzazione dell’esperimento pensato La grande bilancia, alla quale era colle- Pisa: accanto al registro con il battesimo da Galileo, in una versione attuale e di gato un laser per poter valutare meglio le di Galileo vi erano le lettere autografe a grandi dimensioni, che permette di ve- oscillazioni, mostrava l’esperimento del- Paolo Sarpi e a Guidobaldo Dal Monte, rificare l’universalità della legge di cadu- la percossa esattamente come lo descrive di grandissima importanza scientifica e ta dei gravi, e cioè che nel vuoto tutti i Galileo. Il giogo della bilancia sostiene, storica. corpi, anche i più leggeri, lasciati cadere da una parte, due grandi secchie di ra- Alla mostra ha partecipato anche l’artista insieme dalla stessa altezza, arrivano a me, collegate insieme da tre catenelle, Vladimir Škoda con la sua opera Galileo terra nello stesso momento. L’apparato, e dall’altra i pesi. La secchia superiore Galilei: un grande pendolo, fissato al ideato e progettato da Carlo Bemporad, ha un foro e un tappo posizionabile dal- soffitto, che oscillava davanti ad uno Carlo Bradaschia, Marco Grassi e Gianni l’interno. L’esperimento consisteva nel specchio concavo poggiato a terra. Gennaro, è stato finanziato dall’Istituto riempire d’acqua la secchia superiore, Al visitatore veniva proposto il calcolo nazionale di fisica nucleare. togliere il tappo e osservare le oscillazio- della lunghezza del filo di questo gran- ni della bilancia mentre l’acqua cadeva de pendolo. Infatti, accanto all’opera Claudio Luperini nella secchia inferiore. di Škoda era disponibile anche un pic- dipartimento di Fisica “Enrico Fermi” Mi sembra opportuno far notare che le colo pendolo lungo un metro, che si claudio.luperini@df.unipi.it 1
  • 16. La missione di pace di Pierino 1944: l’Università di Pisa al passaggio del fronte STORIA DELL’ATENEO di Andrea Addobbati Pierino è uno che si emoziona. Tutto quello che fa, lo fa con passione. Verso la fine di maggio del 1944, mentre la 5a armata riesce finalmente a sfondare il fronte a Montecassino, Piero discute la sua tesi di laurea in Glottologia nell’Aula Magna della Sapienza. La vita a Pisa continua in un’atmosfera irreale, con il lutto in cuore per il sanguinoso bombardamento dell’agosto del 1943. A nche Piero, di fronte agli esami- 1960). a Caprona e la 23a fu ufficialmente sciol- natori in toga, cerca di interpre- Qui però non ci occuperemo delle azioni ta. Iniziava allora la missione di pace di tare al meglio il suo ruolo, ma di guerra. Quel che ci interessa sono le Pedro. i pensieri lo portano altrove. La guer- azioni partigiane di pace, come giusta- Di là d’Arno non sparava più nessuno. ra ormai è alle porte, e ogni antifasci- mente le chiama Enzo. Perciò inizieremo Alla furia dei combattimenti era suben- sta deve darsi da fare per portare il suo il nostro racconto dal momento in cui trato un silenzio di desolazione, macerie contributo alla Liberazione del Paese. le avanguardie della 5a armata incon- e polvere. Di qua d’Arno, dopo aver ti- Ottenuta la laurea, per Piero c’è soltan- trarono i garibaldini della 23a. Non fu rato un sospiro di sollievo, restava una to il tempo di abbracciare i familiari. quell’abbraccio fraterno che i ragazzi profonda inquietudine: cosa si sarebbe Lassù sulle Carline, nella macchia più trovato al di là del fiume? Quanto ci sa- intricata delle Maremme, nessuno più lo rebbe voluto per rimettere insieme i cocci ◆ avrebbe conosciuto per Piero Fornaciari, di quella devastazione umana e materia- dottore in Glottologia; da allora in poi le? E che ne era della Piazza dei Miracoli? per i compagni sarebbe stato solo Pedro, Tornai a guardarlo Si sapeva che un colpo di cannone era anzi, il caposquadra Pedro. Ancor oggi, a andato fuori bersaglio; e che una colon- distanza di sessant’anni, per chi visse con nelle orbite vuote na di fumo si era levata dal camposanto lui quell’esperienza il suo nome è Pedro; monumentale. Italo Bargagna, sindaco il vicecomandante della I Compagnia, e non potei nominato dal prefetto su indicazione Vittorio Ceccherini (Enzo), non riesce fare a meno di dirgli: del CLN cittadino, si consultò con le a chiamarlo diversamente. autorità militari alleate, le quali aveva- La 23a Brigata Garibaldi «Guido “Povero Arrigo...” no già incaricato della salvaguardia dei Boscaglia» è stata la più importante, la beni artistici e monumentali delle zone più consistente, la più organizzata for- liberate il capitano Deane Keller, un pro- mazione partigiana della nostra regione: fessore di storia dell’arte. Pare strano che ◆ cinque-seicento giovani di tutte le na- dal fazzoletto rosso immaginavano. Ci una macchina da guerra come quella si zionalità sotto il comando di “Giorgio”, furono attriti e incompresioni; poi final- preoccupasse delle bellezze artistiche ita- Alberto Bargagna. Nel giugno del 1944, mente fu trovato un accordo. I partigiani liane. In realtà non c’è da stupirsi più di prima che arrivassero gli Alleati la Brigata originari delle zone ancora sotto occupa- tanto. Dopo che sulla testa degli alleati aveva già liberato una discreta porzione zione potevano continuare a combattere era piovuta l’accusa di barbarie per la di- del territorio tra le provincie di Pisa, alle dipendenze del comando alleato; gli struzione dell’Abbazia di Montecassino, Siena e Grosseto. La sua storia è stata altri dovevano consegnare le armi e poi il comando fu costretto a prendere prov- raccontata con dovizia di particolari da sarebbero stati liberi di tornare alle loro vedimenti perché una cosa del genere Pier Giuseppe Martufi (Ragno) ne La case. Pedro, con un gruppo di pisani e non avesse a ripetersi, ed in pratica decise tavola del pane (1980), è stata rievocata livornesi, fu impiegato nei combatti- di accordare pieni poteri ad un amante in maniera commovente nelle memorie menti lungo il fronte dell’Arno. Ebbe dell’arte, come Keller, che quella missio- del Biondo, Alfredo Merlo (Avevo diciot- il comando dell’avanguardia che liberò ne avrebbe cercato di compiere in ogni to anni e mezza lira di speranza, 2003); Fornacette, quindi passò al presidio di caso, anche senza il mandato dei superio- ed è entrata con tutta la sua carica umana Cascina, ed infine prestò servizio a Pisa. ri. Keller però non conosceva Pisa; aveva in molte pagine dei romanzi di un giova- Il 2 settembre, dopo un mese di canno- bisogno di una guida. Fu così che gli fu ne partigiano che un giorno sarebbe di- neggiamenti, i tedeschi finalmente ripie- affiancato il partigiano Pedro. ventato il celebre scrittore Carlo Cassola garono, lasciandosi alle spalle una città Il ponte di Mezzo era stato fatto saltare, (Fausto e Anna; 1952, La ragazza di Bube, prostrata. Gli Alleati passarono il fiume ma i binari del tram che lo percorrevano 1