2. Perché nacque la scrittura?
• La nascita della scrittura cuneiforme sumerica fu il risultato di uno
sviluppo molto lento.
• La sua funzione originaria fu la tenuta della contabilità dei
magazzini del Tempio e del Palazzo.
• Solo successivamente acquistò altre funzioni, come la
commemorazione dei defunti; la registrazione di imprese militari,
trattati diplomatici, contratti commerciali, leggi e sentenze del re; la
conservazione di preghiere, inni, poemi e testi sapienziali.
• L’amministrazione del Tempio e il Palazzo si preoccupò di
classificare e di conservare i sempre più numerosi testi scritti in
appositi archivi ufficiali.
• Alcuni di questi archivi si sono conservati fino a noi, perché furono
coperti dalle rovine dei palazzi in cui erano collocati: è il caso
dell’archivio di Ebla, in Siria, che conteneva ben 17.000 tavolette
d’argilla scritte in caratteri cuneiformi; oppure quello della grande
biblioteca di Assurbanipal a Ninive, in Assiria, che ci ha restituito
quasi 31.000 tavolette (tra cui alcune di alto valore letterario).
3. L’archivio reale di Ebla
come si presentò agli archeologi
e come doveva essere:
4. Come nacque la scrittura?
• La prima forma di
“notazione” fu
rappresentata dai
“gettoni di conto”: il
primo codice visivo,
creato allo scopo di
comunicare e conservare
informazioni precise su
quantità di merci come
grano e animali (8.000-
3.500 a.C.)
5. • La successiva forma di
notazione fu rappresentata da
palle di argilla cave (le
cosiddette “bullae”), nelle quali
i gettoni venivano racchiusi per
essere conservati e sulla
superficie delle quali gli scribi
imprimevano dei segni per
indicare quanti e quali gettoni
vi fossero contenuti.
• Successivamente le bullae
vennero sostituite da tavolette
di argilla con sopra incise le
forme dei gettoni ma senza
gettoni dentro, diventati ormai
inutili. I segni erano così
diventati delle entità
indipendenti dal contenuto
della bulla (3500-3000 a.C.).
6. Dai pittogrammi ai fonogrammi
La nascita della scrittura vera
e propria si ebbe quando si
passò dai segni che
indicavano cose, beni, oggetti
(i pittogrammi, come quelli
rappresentati nelle due
immagini a fianco) a segni che
indicavano suoni, sillabe (i
fonogrammi). In questo modo
la scrittura fu finalmente
associata ai suoni della lingua:
nacque la scrittura fonetica
(3.000-2.500 a.C.)
7. Dalla scrittura pittografica
alla scrittura fonetica
Nel corso del tempo questi segni fonetici diventarono
sempre più stilizzati e ruotarono di 90°, in modo che
fosse più facile inciderli sulla creta con un’apposita
cannuccia tagliata a metà.
8. • Con la scrittura fonetica gli
scribi erano in grado di
annotare cose che non
avevano più nulla a che fare
con la contabilità: nomi di
defunti o liste di re; preghiere
agli dei per ottenere una lunga
vita nell’aldilà; cronache
storiche per celebrare le
imprese di un sovrano; poemi
sull’origine del mondo ecc.
• La scrittura a questo punto
varcò la porta della letteratura
vera e propria (2.500-2.000
a.C.).
• Potevano ormai essere
trascritti e conservati poemi
complessi e affascinanti come
l’ “Enûma eliš” o l’ Epopea di
Gilgamesh.
9. incipit dell’Enûma eliš
• Quando in alto il Cielo non
aveva ancora un nome,
• E la Terra, in basso, non era
ancora stata chiamata con il
suo nome,
• Nulla esisteva eccetto Apsû,
l'antico, il loro creatore,
• E Mummu e Tiamat, la madre di
loro tutti,
• Le loro acque si mescolarono
insieme
• E i pascoli non erano ancora
formati, né i canneti esistevano;
• Quando nessuno degli Dei era
ancora manifesto.
• Nessuno aveva un nome e i
loro destini erano incerti.
• Allora, in mezzo a loro presero
forma gli Dei.
10. Com’era la religione mesopotamica?
• La religione dei popoli della Mesopotamia era fondata sul politeismo
naturalistico. Gli dèi mesopotamici avevano un aspetto antropomorfo ed
erano la rappresentazione delle forze della natura: cielo, terra, aria, acqua.
Nel pantheon mesopotamico prevalevano in particolar modo queste divinità:
• Nammu, dea della creazione;
• An/Anu, dio del cielo, progeniotre della maggior parte degli dèi;
• Ki/Aruru/Ninhursag, dea della terra;
• Enlil, dio dell'aria, del vento e delle tempeste, benefico e devastatore;
• Enki/Ea, dio dell'acqua, signore dell’astuzia e delle arti;
• Inana / Ishtar, dea della discordia, della fecondità, dell’amore e della
bellezza.
• Ogni città mesopotamica aveva la sua divinità protettrice. Ad esempio, il dio
Marduk era la divinità protettrice di Babilonia e della famiglia Hammurabi,
uno dei più grandi re della città.
• Durante la dominazione assira si impose il culto del dio Assur, divinità
protettrice degli Assiri.
• Oltre agli dèi i popoli, mesopotamici credevano all'esistenza dei demoni,
esseri dalle sembianze mostruose e nemici dell'umanità.
11. Il pantheon mesopotamico:
le divinità erano organizzate secondo una precisa
gerarchia, come gli uomini lo erano nelle città.
12. Come venivano visti gli dei?
• Gli dei venivano visti non come creatori, ma
come organizzatori dell’universo;
• inoltre erano considerati come i creatori
dell’uomo dall’argilla mescolata al sangue del
dio We, affinché l’uomo li sostituisse nel lavoro;
• dunque l’uomo, nella visione mesopotamica, è al
servizio degli dei e completamente sottoposto
ad essi.
13. In quali occasioni si manifestavano i rapporti
fra uomini e dei?
• nelle cerimonie di culto, che venivano
praticate nel tempio dai sacerdoti (gli “specialisti
del sacro”), addetti al culto e al servizio della
statua del dio;
• nella divinazione, cioè nell’interpretazione della
volontà divina che si rivelava tramite i segni della
natura;
• negli esorcismi, praticati per allontanare il male
inflitto dagli dei come punizione per qualche
infrazione commessa dall’uomo, oppure per
allontanare l’influenza negativa dei demoni.
15. • Il Codice di Hammurabi è una fra le più antiche raccolte di leggi conosciute .
Venne stilato durante il regno del re babilonese Hammurabi , che regnò dal 1792 al
1750 a.C.
• Questa raccolta di 282 leggi o meglio “sentenze” del re Hammurabi di Babilonia fu
scolpita su di una stele in diorite, roccia molto resistente, alta circa 225 cm, e venne
rinvenuta verso la fine dell'Ottocento nella città di Susa, in Iran. Attualmente si trova a
Parigi, nel Museo del Louvre.
• Il corpus legale è suddiviso in capitoli che riguardano varie categorie sociali e di reati,
e abbraccia in pratica tutte le possibili situazioni del tempo.
• Le leggi sono notevolmente dettagliate, e questo ha fornito un aiuto prezioso agli
archeologi, consentendo loro di ricostruire importanti aspetti pratici della società
mesopotamica.
• L'importanza del codice di Hammurabi risiede certo nel fatto che si tratta di una delle
prime raccolte organiche di leggi a noi pervenuta, ma soprattutto nel suo essere
pubblico, o per meglio dire pubblicamente consultabile.
• Il codice fa un larghissimo uso della legge del taglione: la pena per i vari reati è
infatti spesso identica al torto o al danno provocato: “occhio per occhio, dente per
dente”.
• Il codice suddivide la popolazione in tre classi:
• awīlum (lett. "uomo"), cioè il cittadino a pieno titolo, spesso nobili; .
• muškēnum, uomo "semilibero", cioè libero ma non possidente;
• wardum, lo schiavo di un padrone.
• Le varie classi hanno diritti e doveri diversi, e diverse pene che possono essere
corporali o pecuniarie.
16. Cosa rese gli Ittiti per molto tempo invincibili?
• Gli Ittiti erano pastori nomadi originari delle steppe dell’Asia
centrale. Intorno al 2300 a.C. si spostarono in Anatolia (oggi
Turchia) dove trovarono un territorio montuoso poco adatto
all’agricoltura. C’erano però foreste ricche di legno pregiato e nel
sottosuolo minerali importanti.
• Gli Ittiti lavoravano bene i metalli e, per la prima volta,
utilizzarono il ferro per creare armi più robuste di quelle in
bronzo usate dagli altri popoli.
• In guerra gli Ittiti usavano carri da guerra con le ruote a raggi
(più leggere di quelle piene). I carri erano trainati dai cavalli ed
erano molto più veloci di quelli trainati dai buoi. Su ogni carro un
arciere scagliava frecce contro i nemici.
• Armi di ferro e carri da guerra trainati da cavalli assicurarono
agli Ittiti la superiorità in guerra, almeno fino al 1.200 a.C.