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Regni e imperi del Vicino Oriente antico


          Approfondimenti
Perché nacque la scrittura?
• La nascita della scrittura cuneiforme sumerica fu il risultato di uno
  sviluppo molto lento.
• La sua funzione originaria fu la tenuta della contabilità dei
  magazzini del Tempio e del Palazzo.
• Solo successivamente acquistò altre funzioni, come la
  commemorazione dei defunti; la registrazione di imprese militari,
  trattati diplomatici, contratti commerciali, leggi e sentenze del re; la
  conservazione di preghiere, inni, poemi e testi sapienziali.
• L’amministrazione del Tempio e il Palazzo si preoccupò di
  classificare e di conservare i sempre più numerosi testi scritti in
  appositi archivi ufficiali.
• Alcuni di questi archivi si sono conservati fino a noi, perché furono
  coperti dalle rovine dei palazzi in cui erano collocati: è il caso
  dell’archivio di Ebla, in Siria, che conteneva ben 17.000 tavolette
  d’argilla scritte in caratteri cuneiformi; oppure quello della grande
  biblioteca di Assurbanipal a Ninive, in Assiria, che ci ha restituito
  quasi 31.000 tavolette (tra cui alcune di alto valore letterario).
L’archivio reale di Ebla
come si presentò agli archeologi
    e come doveva essere:
Come nacque la scrittura?
• La prima forma di
  “notazione” fu
  rappresentata dai
  “gettoni di conto”: il
  primo codice visivo,
  creato allo scopo di
  comunicare e conservare
  informazioni precise su
  quantità di merci come
  grano e animali (8.000-
  3.500 a.C.)
• La successiva forma di
  notazione fu rappresentata da
  palle di argilla cave (le
  cosiddette “bullae”), nelle quali
  i gettoni venivano racchiusi per
  essere conservati e sulla
  superficie delle quali gli scribi
  imprimevano dei segni per
  indicare quanti e quali gettoni
  vi fossero contenuti.
• Successivamente le bullae
  vennero sostituite da tavolette
  di argilla con sopra incise le
  forme dei gettoni ma senza
  gettoni dentro, diventati ormai
  inutili. I segni erano così
  diventati delle entità
  indipendenti dal contenuto
  della bulla (3500-3000 a.C.).
Dai pittogrammi ai fonogrammi
                La nascita della scrittura vera
                e propria si ebbe quando si
                passò dai segni che
                indicavano cose, beni, oggetti
                (i pittogrammi, come quelli
                rappresentati nelle due
                immagini a fianco) a segni che
                indicavano suoni, sillabe (i
                fonogrammi). In questo modo
                la scrittura fu finalmente
                associata ai suoni della lingua:
                nacque la scrittura fonetica
                (3.000-2.500 a.C.)
Dalla scrittura pittografica
       alla scrittura fonetica
Nel corso del tempo questi segni fonetici diventarono
sempre più stilizzati e ruotarono di 90°, in modo che
fosse più facile inciderli sulla creta con un’apposita
cannuccia tagliata a metà.
•   Con la scrittura fonetica gli
    scribi erano in grado di
    annotare cose che non
    avevano più nulla a che fare
    con la contabilità: nomi di
    defunti o liste di re; preghiere
    agli dei per ottenere una lunga
    vita nell’aldilà; cronache
    storiche per celebrare le
    imprese di un sovrano; poemi
    sull’origine del mondo ecc.
•   La scrittura a questo punto
    varcò la porta della letteratura
    vera e propria (2.500-2.000
    a.C.).
•   Potevano ormai essere
    trascritti e conservati poemi
    complessi e affascinanti come
    l’ “Enûma eliš” o l’ Epopea di
    Gilgamesh.
incipit dell’Enûma eliš
•   Quando in alto il Cielo non
    aveva ancora un nome,
•   E la Terra, in basso, non era
    ancora stata chiamata con il
    suo nome,
•   Nulla esisteva eccetto Apsû,
    l'antico, il loro creatore,
•   E Mummu e Tiamat, la madre di
    loro tutti,
•   Le loro acque si mescolarono
    insieme
•   E i pascoli non erano ancora
    formati, né i canneti esistevano;
•   Quando nessuno degli Dei era
    ancora manifesto.
•   Nessuno aveva un nome e i
    loro destini erano incerti.
•   Allora, in mezzo a loro presero
    forma gli Dei.
Com’era la religione mesopotamica?
•   La religione dei popoli della Mesopotamia era fondata sul politeismo
    naturalistico. Gli dèi mesopotamici avevano un aspetto antropomorfo ed
    erano la rappresentazione delle forze della natura: cielo, terra, aria, acqua.
    Nel pantheon mesopotamico prevalevano in particolar modo queste divinità:
•   Nammu, dea della creazione;
•   An/Anu, dio del cielo, progeniotre della maggior parte degli dèi;
•   Ki/Aruru/Ninhursag, dea della terra;
•   Enlil, dio dell'aria, del vento e delle tempeste, benefico e devastatore;
•   Enki/Ea, dio dell'acqua, signore dell’astuzia e delle arti;
•   Inana / Ishtar, dea della discordia, della fecondità, dell’amore e della
    bellezza.
•   Ogni città mesopotamica aveva la sua divinità protettrice. Ad esempio, il dio
    Marduk era la divinità protettrice di Babilonia e della famiglia Hammurabi,
    uno dei più grandi re della città.
•   Durante la dominazione assira si impose il culto del dio Assur, divinità
    protettrice degli Assiri.
•   Oltre agli dèi i popoli, mesopotamici credevano all'esistenza dei demoni,
    esseri dalle sembianze mostruose e nemici dell'umanità.
Il pantheon mesopotamico:
le divinità erano organizzate secondo una precisa
  gerarchia, come gli uomini lo erano nelle città.
Come venivano visti gli dei?
• Gli dei venivano visti non come creatori, ma
  come organizzatori dell’universo;
• inoltre erano considerati come i creatori
  dell’uomo dall’argilla mescolata al sangue del
  dio We, affinché l’uomo li sostituisse nel lavoro;
• dunque l’uomo, nella visione mesopotamica, è al
  servizio degli dei e completamente sottoposto
  ad essi.
In quali occasioni si manifestavano i rapporti
fra uomini e dei?
• nelle cerimonie di culto, che venivano
  praticate nel tempio dai sacerdoti (gli “specialisti
  del sacro”), addetti al culto e al servizio della
  statua del dio;
• nella divinazione, cioè nell’interpretazione della
  volontà divina che si rivelava tramite i segni della
  natura;
• negli esorcismi, praticati per allontanare il male
  inflitto dagli dei come punizione per qualche
  infrazione commessa dall’uomo, oppure per
  allontanare l’influenza negativa dei demoni.
Cos’è il “Codice di
  Hammurabi”?
•   Il Codice di Hammurabi è una fra le più antiche raccolte di leggi conosciute .
    Venne stilato durante il regno del re babilonese Hammurabi , che regnò dal 1792 al
    1750 a.C.
•   Questa raccolta di 282 leggi o meglio “sentenze” del re Hammurabi di Babilonia fu
    scolpita su di una stele in diorite, roccia molto resistente, alta circa 225 cm, e venne
    rinvenuta verso la fine dell'Ottocento nella città di Susa, in Iran. Attualmente si trova a
    Parigi, nel Museo del Louvre.
•   Il corpus legale è suddiviso in capitoli che riguardano varie categorie sociali e di reati,
    e abbraccia in pratica tutte le possibili situazioni del tempo.
•   Le leggi sono notevolmente dettagliate, e questo ha fornito un aiuto prezioso agli
    archeologi, consentendo loro di ricostruire importanti aspetti pratici della società
    mesopotamica.
•   L'importanza del codice di Hammurabi risiede certo nel fatto che si tratta di una delle
    prime raccolte organiche di leggi a noi pervenuta, ma soprattutto nel suo essere
    pubblico, o per meglio dire pubblicamente consultabile.
•   Il codice fa un larghissimo uso della legge del taglione: la pena per i vari reati è
    infatti spesso identica al torto o al danno provocato: “occhio per occhio, dente per
    dente”.
•   Il codice suddivide la popolazione in tre classi:
•   awīlum (lett. "uomo"), cioè il cittadino a pieno titolo, spesso nobili; .
•   muškēnum, uomo "semilibero", cioè libero ma non possidente;
•   wardum, lo schiavo di un padrone.
•   Le varie classi hanno diritti e doveri diversi, e diverse pene che possono essere
    corporali o pecuniarie.
Cosa rese gli Ittiti per molto tempo invincibili?
• Gli Ittiti erano pastori nomadi originari delle steppe dell’Asia
  centrale. Intorno al 2300 a.C. si spostarono in Anatolia (oggi
  Turchia) dove trovarono un territorio montuoso poco adatto
  all’agricoltura. C’erano però foreste ricche di legno pregiato e nel
  sottosuolo minerali importanti.
• Gli Ittiti lavoravano bene i metalli e, per la prima volta,
  utilizzarono il ferro per creare armi più robuste di quelle in
  bronzo usate dagli altri popoli.
• In guerra gli Ittiti usavano carri da guerra con le ruote a raggi
  (più leggere di quelle piene). I carri erano trainati dai cavalli ed
  erano molto più veloci di quelli trainati dai buoi. Su ogni carro un
  arciere scagliava frecce contro i nemici.
• Armi di ferro e carri da guerra trainati da cavalli assicurarono
  agli Ittiti la superiorità in guerra, almeno fino al 1.200 a.C.
Carro da guerra e armi degli Ittiti

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IL CHIAMATO ALLA CONVERSIONE - catechesi per candidati alla Cresima
 

Regni e imperi del vicino oriente antico approfondimenti

  • 1. Regni e imperi del Vicino Oriente antico Approfondimenti
  • 2. Perché nacque la scrittura? • La nascita della scrittura cuneiforme sumerica fu il risultato di uno sviluppo molto lento. • La sua funzione originaria fu la tenuta della contabilità dei magazzini del Tempio e del Palazzo. • Solo successivamente acquistò altre funzioni, come la commemorazione dei defunti; la registrazione di imprese militari, trattati diplomatici, contratti commerciali, leggi e sentenze del re; la conservazione di preghiere, inni, poemi e testi sapienziali. • L’amministrazione del Tempio e il Palazzo si preoccupò di classificare e di conservare i sempre più numerosi testi scritti in appositi archivi ufficiali. • Alcuni di questi archivi si sono conservati fino a noi, perché furono coperti dalle rovine dei palazzi in cui erano collocati: è il caso dell’archivio di Ebla, in Siria, che conteneva ben 17.000 tavolette d’argilla scritte in caratteri cuneiformi; oppure quello della grande biblioteca di Assurbanipal a Ninive, in Assiria, che ci ha restituito quasi 31.000 tavolette (tra cui alcune di alto valore letterario).
  • 3. L’archivio reale di Ebla come si presentò agli archeologi e come doveva essere:
  • 4. Come nacque la scrittura? • La prima forma di “notazione” fu rappresentata dai “gettoni di conto”: il primo codice visivo, creato allo scopo di comunicare e conservare informazioni precise su quantità di merci come grano e animali (8.000- 3.500 a.C.)
  • 5. • La successiva forma di notazione fu rappresentata da palle di argilla cave (le cosiddette “bullae”), nelle quali i gettoni venivano racchiusi per essere conservati e sulla superficie delle quali gli scribi imprimevano dei segni per indicare quanti e quali gettoni vi fossero contenuti. • Successivamente le bullae vennero sostituite da tavolette di argilla con sopra incise le forme dei gettoni ma senza gettoni dentro, diventati ormai inutili. I segni erano così diventati delle entità indipendenti dal contenuto della bulla (3500-3000 a.C.).
  • 6. Dai pittogrammi ai fonogrammi La nascita della scrittura vera e propria si ebbe quando si passò dai segni che indicavano cose, beni, oggetti (i pittogrammi, come quelli rappresentati nelle due immagini a fianco) a segni che indicavano suoni, sillabe (i fonogrammi). In questo modo la scrittura fu finalmente associata ai suoni della lingua: nacque la scrittura fonetica (3.000-2.500 a.C.)
  • 7. Dalla scrittura pittografica alla scrittura fonetica Nel corso del tempo questi segni fonetici diventarono sempre più stilizzati e ruotarono di 90°, in modo che fosse più facile inciderli sulla creta con un’apposita cannuccia tagliata a metà.
  • 8. Con la scrittura fonetica gli scribi erano in grado di annotare cose che non avevano più nulla a che fare con la contabilità: nomi di defunti o liste di re; preghiere agli dei per ottenere una lunga vita nell’aldilà; cronache storiche per celebrare le imprese di un sovrano; poemi sull’origine del mondo ecc. • La scrittura a questo punto varcò la porta della letteratura vera e propria (2.500-2.000 a.C.). • Potevano ormai essere trascritti e conservati poemi complessi e affascinanti come l’ “Enûma eliš” o l’ Epopea di Gilgamesh.
  • 9. incipit dell’Enûma eliš • Quando in alto il Cielo non aveva ancora un nome, • E la Terra, in basso, non era ancora stata chiamata con il suo nome, • Nulla esisteva eccetto Apsû, l'antico, il loro creatore, • E Mummu e Tiamat, la madre di loro tutti, • Le loro acque si mescolarono insieme • E i pascoli non erano ancora formati, né i canneti esistevano; • Quando nessuno degli Dei era ancora manifesto. • Nessuno aveva un nome e i loro destini erano incerti. • Allora, in mezzo a loro presero forma gli Dei.
  • 10. Com’era la religione mesopotamica? • La religione dei popoli della Mesopotamia era fondata sul politeismo naturalistico. Gli dèi mesopotamici avevano un aspetto antropomorfo ed erano la rappresentazione delle forze della natura: cielo, terra, aria, acqua. Nel pantheon mesopotamico prevalevano in particolar modo queste divinità: • Nammu, dea della creazione; • An/Anu, dio del cielo, progeniotre della maggior parte degli dèi; • Ki/Aruru/Ninhursag, dea della terra; • Enlil, dio dell'aria, del vento e delle tempeste, benefico e devastatore; • Enki/Ea, dio dell'acqua, signore dell’astuzia e delle arti; • Inana / Ishtar, dea della discordia, della fecondità, dell’amore e della bellezza. • Ogni città mesopotamica aveva la sua divinità protettrice. Ad esempio, il dio Marduk era la divinità protettrice di Babilonia e della famiglia Hammurabi, uno dei più grandi re della città. • Durante la dominazione assira si impose il culto del dio Assur, divinità protettrice degli Assiri. • Oltre agli dèi i popoli, mesopotamici credevano all'esistenza dei demoni, esseri dalle sembianze mostruose e nemici dell'umanità.
  • 11. Il pantheon mesopotamico: le divinità erano organizzate secondo una precisa gerarchia, come gli uomini lo erano nelle città.
  • 12. Come venivano visti gli dei? • Gli dei venivano visti non come creatori, ma come organizzatori dell’universo; • inoltre erano considerati come i creatori dell’uomo dall’argilla mescolata al sangue del dio We, affinché l’uomo li sostituisse nel lavoro; • dunque l’uomo, nella visione mesopotamica, è al servizio degli dei e completamente sottoposto ad essi.
  • 13. In quali occasioni si manifestavano i rapporti fra uomini e dei? • nelle cerimonie di culto, che venivano praticate nel tempio dai sacerdoti (gli “specialisti del sacro”), addetti al culto e al servizio della statua del dio; • nella divinazione, cioè nell’interpretazione della volontà divina che si rivelava tramite i segni della natura; • negli esorcismi, praticati per allontanare il male inflitto dagli dei come punizione per qualche infrazione commessa dall’uomo, oppure per allontanare l’influenza negativa dei demoni.
  • 14. Cos’è il “Codice di Hammurabi”?
  • 15. Il Codice di Hammurabi è una fra le più antiche raccolte di leggi conosciute . Venne stilato durante il regno del re babilonese Hammurabi , che regnò dal 1792 al 1750 a.C. • Questa raccolta di 282 leggi o meglio “sentenze” del re Hammurabi di Babilonia fu scolpita su di una stele in diorite, roccia molto resistente, alta circa 225 cm, e venne rinvenuta verso la fine dell'Ottocento nella città di Susa, in Iran. Attualmente si trova a Parigi, nel Museo del Louvre. • Il corpus legale è suddiviso in capitoli che riguardano varie categorie sociali e di reati, e abbraccia in pratica tutte le possibili situazioni del tempo. • Le leggi sono notevolmente dettagliate, e questo ha fornito un aiuto prezioso agli archeologi, consentendo loro di ricostruire importanti aspetti pratici della società mesopotamica. • L'importanza del codice di Hammurabi risiede certo nel fatto che si tratta di una delle prime raccolte organiche di leggi a noi pervenuta, ma soprattutto nel suo essere pubblico, o per meglio dire pubblicamente consultabile. • Il codice fa un larghissimo uso della legge del taglione: la pena per i vari reati è infatti spesso identica al torto o al danno provocato: “occhio per occhio, dente per dente”. • Il codice suddivide la popolazione in tre classi: • awīlum (lett. "uomo"), cioè il cittadino a pieno titolo, spesso nobili; . • muškēnum, uomo "semilibero", cioè libero ma non possidente; • wardum, lo schiavo di un padrone. • Le varie classi hanno diritti e doveri diversi, e diverse pene che possono essere corporali o pecuniarie.
  • 16. Cosa rese gli Ittiti per molto tempo invincibili? • Gli Ittiti erano pastori nomadi originari delle steppe dell’Asia centrale. Intorno al 2300 a.C. si spostarono in Anatolia (oggi Turchia) dove trovarono un territorio montuoso poco adatto all’agricoltura. C’erano però foreste ricche di legno pregiato e nel sottosuolo minerali importanti. • Gli Ittiti lavoravano bene i metalli e, per la prima volta, utilizzarono il ferro per creare armi più robuste di quelle in bronzo usate dagli altri popoli. • In guerra gli Ittiti usavano carri da guerra con le ruote a raggi (più leggere di quelle piene). I carri erano trainati dai cavalli ed erano molto più veloci di quelli trainati dai buoi. Su ogni carro un arciere scagliava frecce contro i nemici. • Armi di ferro e carri da guerra trainati da cavalli assicurarono agli Ittiti la superiorità in guerra, almeno fino al 1.200 a.C.
  • 17. Carro da guerra e armi degli Ittiti