SlideShare une entreprise Scribd logo
1  sur  56
MICHELANGELO
Caprese (Arezzo), 1475- Roma, 1564




     a cura di Cinzia Magri
Vita:                                        periodo giovanile
Michelangelo nacque il 6 marzo 1475, da Lodovico Buonarroti e da Francesca di Miniato del Sere,
casualmente a Caprese perché il padre, essendo potestà di Chiusi e Caprese, dimorava sei mesi in una
sede e sei nell’altra. La famiglia di Michelangelo aveva fatto parte del patriziato fiorentino: due secoli
prima un antenato, Simone di Buonarrota, era nel Consiglio dei Cento Savi, il bisnonno di Michelangelo,
Buonarrota di Simone, aveva ricoperto le maggiori cariche pubbliche. Poi però il declino sociale:
all'epoca in cui nacque Michelangelo il padre era talmente impoverito che stava per perdere i suoi
privilegi di cittadino fiorentino. La podesteria di Caprese, uno dei più insignificanti possedimenti
fiorentini, era un incarico politico di nessuna importanza da lui accettato per assicurare una sopravvivenza
decorosa alla propria famiglia.
Appena nato, Michelangelo fu affidato ad una balia di Settignano, vicino Firenze. Settignano era un
paese di scalpellini, vi si estraeva la pietra serena da secoli utilizzata per la realizzazione di opere
importanti. Anche la balia di Michelangelo era figlia e moglie di scalpellini. Diventato un artista famoso,
Michelangelo, spiegando perché preferiva la scultura alle altre arti, raccontava di questo affidamento
affermando di provenire da un paese di “scultori e scalpellini” e d'aver bevuto «latte impastato con la
polvere di marmo». Giovanissimo fu affidato all’educazione umanistica di Francesco da Urbino.




                                                                                            valtiberina
Firenze
Avendo dimostrato presto inclinazione per l’arte, nonostante la contrarietà paterna, entrò quattordicenne,
28 giugno 1488, nella bottega dei fratelli Ghirlandaio, allora una delle più importanti Firenze, (disegni)
con un contratto che lo avrebbe obbligato a rimanere per tre anni. I loro insegnamenti sulla tecnica
dell'affresco tornarono utilissimi a Michelangelo quando si trovò a dipingere la volta della cappella
Sistina. Nella bottega dei fratelli Ghirlandaio Michelangelo però rimase pochissimo tempo. Fu mandato
via a causa di un'umiliazione da lui inflitta al proprio maestro Domenico. Così racconta la storia il suo
biografo Ascanio Condivi: "Essendogli data una testa perché egli la ritraesse, così a punto la
rappresentò, che, rendendo al padrone il ritratto al posto dell'essempio, fu da lui lo ‘nganno conosciuto,
che, il fanciullo con un suo compagno e ridendosene, gli fusse scoperto".
Michelangelo, ruppe l’impegno dopo un anno per aderire alla libera scuola di scultura e di copia
dall’antico, di Lorenzo de’ Medici nei giardini di San Marco dove il giovane Buonarroti incontrò illustri
personaggi della cultura umanista e del pensiero neoplatonico quali Angelo Poliziano, Marsilio Ficino,
Pico della Mirandola.

Michelangelo vive solo, poveramente malgrado le
ricchezze che accumula; superbo con gli altri e
sempre scontento di sé; assillato, specialmente da
vecchio, dall'ansia della morte e della salvezza.
C. G. Argan

La Tomba di Michelangelo – Vasari (1570)
Prima cappella della navata destra della chiesa di
Santa Croce – con tre figure piangenti che
rappresentano la pittura, la scultura e l'architettura.
Prime opere giovanili tra il 1490 e il 1492:
Centauromachia , Madonna della Scala, un
Cupido dormiente che viene venduto come opera
d’arte antica al cardinale Riario a Roma.
1492: muore Lorenzo il Magnifico;
1494: scende in Italia il re di Francia Carlo VIII
(Pier Capponi condottiero “noi suoneremo le nostre
campane”) e passa per Firenze, Piero de’ Medici
fugge; il palazzo mediceo è saccheggiato; si instaura
una repubblica popolare nella quale ha grande
influenza il Savonarola

Roma
1496: Michelangelo parte per Roma la prima volta
per appianare le controversie seguite alla truffa. Vi
resterà fino al 1501.
A Roma realizza il Bacco e la Pietà.
1498 Savonarola, scomunicato, è catturato,
processato, condannato a morte a Firenze, per
ordine del Papa Alessandro VI Borgia.
Michelangelo parte per Venezia e passa per
Bologna, ove scolpisce tre piccole statue per l’Arca
di San Domenico.
Firenze
1501: Michelangelo torna a Firenze, dove inizia una delle sue creazioni più note, il David per
uno dei contrafforti di Santa Maria del Fiore, ma sarà collocata di fronte a Palazzo Vecchio.
Probabilmente durante gli ultimi anni trascorsi a Roma o, forse prima del David, Michelangelo
scolpisce una Madonna, collocata ora a Bruges, nella Chiesa di Notre-Dame.
1504: Michelangelo riceve l’incarico di dipingere il Tondo Doni che rappresenta la Sacra
Famiglia, in occasione delle nozze di Agnolo Doni con Maddalena Strozzi.
È un momento di lavoro intenso. Michelangelo, non ancora trentenne, è già ritenuto uno dei
massimi artisti di tutti i tempi.
Scolpisce due rilievi marmorei rappresentanti la Madonna col Bambino e quattro santi per il
Duomo di Siena e inizia per il Duomo di Firenze la statua di San Matteo. È il primo dei dodici
apostoli che Michelangelo avrebbe dovuto fare da contratto del 24 aprile 1503, ma l’intera opera
non è mai stata portata a termine.
Nello stesso anno Michelangelo riceve l’incarico dal gonfaloniere della repubblica fiorentina di
affrescare, nella Sala del Gran Consiglio in Palazzo Vecchio, la Battaglia di Cascina a confronto
con quella di Anghiari di Leonardo. Michelangelo esegue il disegno ma non porterà a termine
l’opera.
Roma
1505: papa Giulio II chiama Michelangelo a Roma per progettare la propria Tomba da collocare
nel coro della Basilica di San Pietro, la cui ricostruzione è affidata a Bramante. La tomba è
concepita come un enorme monumento comprendente oltre quaranta statue, con lo scopo di
esaltare la figura di Giulio II e, nello stesso tempo, rappresentare la continuità tra il primo papa
(l’Apostolo Pietro) e l’ultimo.
Il papa, a metà dell’opera, rinuncia al grandioso progetto. Dopo quarant’anni e sei progetti di proporzioni sempre più
ridotte, Michelangelo dovrà accontentarsi della sistemazione definitiva della tomba nella chiesa di San Pietro in
Vincoli a Roma.
1508: Giulio II incarica di affrescare la volta della Cappella Sistina Michelangelo che, dopo aver lungamente
resistito, sentendosi poco portato per la pittura, è costretto ad accettare. Si tratta di dipingere quasi cinquecento metri
quadrati di superficie , un lavoro che durerà circa quattro anni (dal 1508 al 1512), fatto con pochissimi aiuti.

Firenze
1513 muore Giulio II. Il nuovo Papa è Leone X, ovvero Giovanni de’ Medici, figlio di Lorenzo il Magnifico, il quale
riporta Michelangelo a Firenze per completare le opere fiorentine iniziate per volontà del padre ma rimaste
interrotte.
1518: Michelangelo firma il contratto per il primo incarico di un’opera architettonica: la facciata della Basilica di
San Lorenzo, mai portata a termine, forse perché troppo complessa.
1520: Michelangelo riceve l’incarico da Leone X di realizzare una cappella annessa alla stessa Basilica per
accogliere le tombe del fratello Giuliano de’Medici duca di Nemours, del nipote Lorenzo duca di Urbino. La
cappella viene realizzata in corrispondenza alla Sacrestia di Brunelleschi e di misure e forme identiche; e viene
chiamata anch’essa Sacrestia, con l’aggiunta dell’aggettivo Nuova, per distinguerla dall’altra, che da allora sarà la
Sacrestia Vecchia.
1523: Quasi contemporaneamente alla Sacrestia Nuova Michelangelo porta avanti anche la costruzione della
Biblioteca Laurenziana, per conservare il grande patrimonio librario mediceo, voluta da Clemente VII, appena
eletto Papa dopo la morte di Leone X,.

Roma       (Sacco di Roma 1527, un anno di saccheggio da parte dei Lanzichenecchi di Carlo V)
1534: Interrompendo le opere laurenziane, Michelangelo lascia Firenze, dove non tornerà più, e si reca a Roma per
dipingere il Giudizio Universale sulla parete di fondo della Cappella Sistina. Per realizzare l’opera, viene distrutto
un affresco del Perugino e due lunette dipinte dallo stesso Michelangelo insieme alla volta.
1536: morto nel settembre Clemente VII, il nuovo papa Paolo III, conferma l’incarico a Michelangelo, che lo porterà
a termine nel 1541
1538: mentre lavora al Giudizio, Michelangelo scolpisce il busto di Bruto. La data di realizzazione però è incerta; per
gli ideali repubblicani che rappresenta, secondo alcuni sarebbe del tempo del’assedio di Firenze (1530); ma i più lo
ritengono del 1538-1540.
1542: da poco terminato il lungo lavoro della Sistina, Michelangelo riceve l’incarico da Paolo III Farnese di
affrescare un altro ambiente vaticano, la Cappella Paolina, con due scene di cui sono protagonisti i “principi degli
Apostoli”, Pietro e Paolo. Si tratta della Conversione di Saul e della Crocifissione di San Pietro.
1546 / 1561 a Michelangelo viene affidata la direzione di tutte le principali opere architettoniche di Roma:
• completa il Palazzo Farnese, iniziato da Antonio da Sangallo il Giovane, costruendo l’ultimo piano del cortile
• progetta la chiesa di San Giovanni dei Fiorentini (1550- 1559)
• trasforma l’antico tepidarium delle Terme di Diocleziano nella chiesa di Santa Maria degli Angeli (1563)
•1558: inizia il modello ligneo della Cupola di S. Pietro
• disegna la facciata di Porta Pia vera e propria scenografia urbana con la fronte principale verso l'interno della città,
e procede alla sistemazione del Campidoglio e alla fabbrica di San Pietro
Paolo III, per adeguare Roma al ruolo di capitale del potente stato pontificio, incarica Michelangelo di collocare al
centro della piazza capitolina l’antica statua di Marco Aurelio, di costruire il Palazzo Senatorio e, ai lati, i Palazzi
detti dei Conservatori e dei Musei.
Nello stesso anno, morto il Sangallo (1546), Paolo III chiama Michelangelo a sovrintendere i lavori per la fabbrica
di San Pietro. L’artista, riprende l’idea della pianta centrale del Bramante, riconoscendo l’altissimo valore di quei
progetti “senza ricordo delle antiche rivalità” impostandoli e modificandoli con un risultato diverso e personalissimo.
1550: esce la prima edizione delle Vite de' più eccellenti pittori, scultori e architettori di Giorgio Vasari che contiene
una biografia di Michelangelo, la prima scritta di un artista vivente e che celebra l'artista come vertice di quella
catena di grandi artisti che partiva da Cimabue e Giotto, raggiungendo la sintesi di perfetta padronanza delle arti e in
grado non solo di rivaleggiare ma anche di superare i mitici maestri dell'antichità
1564: il 18 febbraio, all'età di ottantotto
                    anni, Michelangelo muore a Roma, nella
                    sua residenza di piazza Macel de' Corvi
                    (distrutta quando venne creato il
                    monumento a Vittorio Emanuele II), le sue
                    spoglie sono conservate nella Chiesa di
                    Santa Croce a Firenze in un sepolcro
                    monumentale disegnato da Giorgio Vasari,
                    composto da tre figure piangenti che
                    rappresentano la pittura, la scultura e
                    l'architettura.




Autoritratto? Nicodemo – Pietà dell’Opera
La datazione di questi disegni è
                                                                   incerta: secondo alcuni potrebbero
                                                                   risalire agli anni dell’alunnato
                                                                   presso il Ghirlandaio ed essere
                                                                   datati fra il 1488 w il 1489,
                                                                   secondo altri potrebbero essere
                                                                   collocati un po’ più tardi, fra il
                                                                   1492 e il 1496.

                                                                   Il . disegno A è tratto
                                                                   dall’affresco con L’assunzione
                                                                   di San Giovanni Evangelista
                                                                   di Giotto nella Cappella
                                                                   Peruzzi della Basilica di Santa
                                                                   Croce in Firenze
                                                                   Il disegno B è una copia del
                                                                   particolare di San Pietro che
                                                                   paga il gabelliere, sulla destra
                                                                   della scena del Tributo di
                                                                   Masaccio nella Cappella
                             A                               B     Brancacci della Chiesa del
                                                                   Carmine a Firenze.
Michelangelo, copia da Giotto                                      Per Michelangelo copiare non
      disegno a penna            Michelangelo, copia da Masaccio   significava imitare, ma studiare,
                                  disegno a penna e sanguigna      analizzare e capire.
 Parigi, Museo del Louvre.       Monaco, Graphische Sammlung.
Centauromachia, 1492, rilievo in marmo, Firenze, Casa Buonarroti         Centauromachia, particolare

Il soggetto sembra suggerito da Poliziano riferito all'antico mito greco, ma l'ispirazione è riferita agli antichi
sarcofagi della tarda età imperiale e ai rilievi di Donatelo e di Giovanni Pisano.
Michelangelo non ha narrato la vicenda, non ha ricostruito la scena mitologica: ha voluto rappresentare la lotta
accanita tra uomini in un groviglio inestricabile di membra. La figura al centro, in maggiore evidenza, è il perno
di tutta l'azione. Dal suo gesto, con il braccio destro alzato e la torsione del busto, si genera un moto rotatorio
che sembra trascinare tutte le altre figure. È lo stesso movimento che ritornerà cinquant'anni più tardi, nel Cristo
Giudice del Giudizio Universale nella Cappella Sistina a Roma.
Madonna della Scala


È evidente, nell’uso dello “stiacciato”,
l’osservazione di Donatello (che Michelangelo
ha conosciuto attraverso il Bertoldo)
La figura della Madonna, posta di profilo,
ricorda le steli classiche per la severità e la
monumentalità della posa: seduta sopra un
masso squadrato, occupa tutta l'altezza della
lastra, uscendo dai margini.
La composizione genera grande dinamismo fra
le figure: la Vergine solleva un lembo della
veste per allattare Gesù che ha un braccio dietro
la schiena e in rotazione rispetto alla testa; ciò
prelude ai “contrapposti” delle opere mature.
I putti, appena accennati e in movimento,
reggono un telo, forse il lenzuolo funebre,
allusione al sacrificio di Gesù, in un intreccio di
vita e morte, tema costante nella vita di
Michelangelo.


1490-1492 rilievo in marmo, Firenze, Casa Buonarroti
Bacco, 1496-1497

Il giovane dio, appoggiato sulla gamba sinistra, solleva
con il braccio destro la coppa, lasciando in riposo
l’altra gamba e l’altro braccio, in posizione
chiasmatica, ma la sua posizione non è instabile,
infatti, il dio ebbro barcolla mentre dietro di lui un
piccolo satiro, seduto su un tronco, approfitta
furbescamente della su stato per assaggiare l'uva che
tiene con la sinistra.
Il dettaglio del satiro ha una duplice funzione:
• statica di sostegno
•Di permettere una visione sul lato destro evitando
quella esclusivamente frontale.
L’opera, commissionata dal Cardinale Riario, venne
acquistata dal banchiere e antiquario Jacopo Galli che
la conservò nella sua collezione romana. Nel 1571-72
venne in proprietà di Francesco de’Medici.
marmo; Firenze, Museo Nazionale del Bargello
La Pietà, 1498-1499
                                       L’opera è stata commissionata dall’ambasciatore francese
                                                                              Jean de Bilhères

                                       Michelangelo riprende un’iconografia medievale diffusa
                                       nel Nord Europa, rielaborandola in chiave rinascimentale

                                                            L’opera ha una struttura
                                                            equilibrata e organica ottenuta
                                                            amplificando il volume delle
                                                            ginocchia di Maria mediante il
                                                            panneggio ricchissimo della
                                                            veste (in uno studio, alzando le
                                                            due figure, quella di Maria è
                                                            più alta di 1/3 rispetto a quella
                                                            del Cristo) per inserire la
                                                            composizione in uno schema
                                                            piramidale e per suggerire il
                                                            senso di protezione del grembo
                                                            materno
                                                     La Vergine è una giovane donna dal volto
                                                     velato di tristezza che tiene in grembo il
                                                     corpo del Cristo, e sembra invitare chi la
                                                     guarda a sentire il suo stesso dolore.
Marmo - Roma, Basilica di San Pietro
Sorprende l'aspetto estremamente giovanile del volto della
                                            Vergine Maria; nelle intenzioni dello scultore, la Madonna
                                            rappresenta l'intera umanità e come tale, usando le parole
                                            di Dante nella "Divina Commedia", ella è "Vergine
                                            Madre, figlia di tuo figlio".
                                            La Madonna infatti è rappresentata più giovane di suo
                                            figlio, quando le fu annunciata la maternità divina
                                            dall’Angelo, nel momento della santa concezione, già
                                            cosciente della sorte del sacrificio del Figlio, salvatore
                                            dell’umanità: a ciò è dovuta la tristezza e la mestizia del
                                            volto e la rassegnazione nello sguardo.
                                            Michelangelo attraverso quest’opera riesce a sublimare il
                                            più umano fra i rapporti: l’intensità dell’amore materno.



Nella fascia che cinge il petto della Vergine si può
leggere l’unica firma di Michelangelo su una sua opera.
Vasari narra che un giorno Michelangelo sentì alcuni
intenditori d'arte che lodavano la sua opera attribuendola,
però, allo scultore Cristoforo Solari, detto il Gobbo,
all'epoca abbastanza noto, indispettito e, tornato di notte
nella Basilica, scolpì sul nastro che orna la veste della
Vergine: Michel.Agelus.Bonarotus.Florent.Faciebat.
La scultura venne collocata di fronte a Palazzo
Vecchio in virtù dei principi morali che incarnava,
e cioè quelli di libertà e di indipendenza che i
fiorentini vedevano nelle proprie istituzioni
repubblicane.
Per eseguire la statua, Michelangelo ha a
disposizione un enorme blocco di marmo già
abbozzato da Agostino di Duccio nel 1463;
l’opera presenta pertanto delle difficoltà tecniche
iniziali, tra cui anche una ridotta profondità del
blocco. L’artista supera tali difficoltà con estrema
abilità, scegliendo di ritrarre il David nell’istante
che precede l’azione, in una posizione
chiasmatica di derivazione greca, apparentemente
rilassata ma carica di tensione dinamica, merito
delle virtù morali di fortezza e ira necessarie alla
difesa, come mostrano la fronte aggrottata, i
muscoli tesi e le mani nervose.
L’eroe biblico è rappresentato nudo come un eroe
classico o un atleta, incarnazione della forza fisica.

Michelangelo simboleggia la città e il popolo
fiorentino: giovane, ardito e coraggioso,
autonomo, vigile e sempre pronto a difendersi
contro i nemici .
                         David, 1501-1504,marmo. Firenze, Galleria dell’Accademia
Per evitare di porre il peso della statua sulla parte sinistra del blocco, più                           La forza del David non
debole, Michelangelo appoggiò tutto il peso sulla gamba destra,                                          proviene dalla fede religiosa
rafforzata da un piccolo tronco che ha una funzione essenzialmente
                                                                                                         in Dio, come in altre versioni
statica, come nella statuaria antica. La posa è quella tipica del chiasmo,
che derivava dal canone di Policleto.                                                                    artistiche dell'eroe, gracile e
Il corpo atletico, al culmine della forza giovanile, si manifesta tramite                                quasi femmineo: la sua forza
un accuratissimo studio dei particolari anatomici, dalla torsione del                                    è assolutamente autogenerata
collo attraversato da una vena, alla struttura dei tendini                                               ed autosufficiente




                                                                       ritrae l'eroe biblico nel momento in cui si appresta ad affrontare
                                                                       Golia; fu originariamente collocata in piazza della Signoria

                                                                       rielaborato evitando gli schemi compositivi consolidati,
                                                                       scegliendo di rappresentare il momento di concentrazione
                                                                       prima della battaglia. I muscoli del corpo sono poderosi
                                                                       ma ancora a riposo, tuttavia capaci di trasmettere il senso
                                                                       di una straordinaria potenza fisica. L'espressione
                                                                       accigliata e lo sguardo penetrante le vene gonfie della
                                                                       mano, rivelano la forte concentrazione mentale,
                                                                       manifestando quindi la forza di volontà e la potenza
                                                                       intellettuale che vanno a sommarsi a quella fisica.
La Madonna siede sul trono. È avvolta in una ampia
                                        veste e il marmo è così levigato da apparire quasi
                                        traslucido. La veste forma, con il mantello che le
                                        copre la testa, una specie di ellisse che la racchiude e
                                        che ne esalta l'isolamento e la monumentalità.
                                        Il volto ovale e aggraziato, ha lineamenti raffinati e
                                        regolari.
                                        Non guarda il bambino, non sorride: sfugge lo
                                        sguardo dello spettatore, in un raccoglimento
                                        pensoso e malinconico. Sembra assorta nella
                                        premonizione della sorte sua e del figlio.
                                        Conosce già il dolore del proprio figlio che trattiene
                                        ma sembra scivolare in una posizione precaria.
                                        Ha il dono divino del sapere. E sa che quel destino
                                        non può evitarlo: sa che le sarà imposta la sofferenza
                                        dell’accettazione consapevole, simile alla Pietà di
                                        San Pietro. C’è un libro nelle sue mani: e lì, nelle
                                        Sacre Scritture, c'è la conferma della sua sorte. Sul
                                        fermaglio della veste, sul petto, c’è la testa di un
                                        cherubino, simbolo di "intelligenza chiara" e del
                                        dono della profezia.
                                        La statua venne venduta pochi anni dopo la sua
                                        realizzazione a una famiglia fiamminga che la collocò nella
                                        propria cappella, entro la chiesa di Notre-Dame a Bruges.
Madonna col Bambino, 1498-1501, marmo
Bruges (Belgio), Chiesa di Notre-Dame
Il gesto di Maria genera una torsione e una spirale di linee
                                                       di forza che, unita alla composizione piramidale che ha il
                                                       vertice nella testa di Giuseppe, genera un forte effetto
                                                       dinamico, che si adatta perfettamente alla forma del
                                                       tondo, proiettandosi anche al di fuori verso lo spettatore


                                                                            la Madonna in primo piano,
                                                                            contrariamente         a     tutta
                                                                            l'iconografia antecedente, non
                                                                            ha il Bambino in primo piano,
                                                                            ma si volta per prenderlo da
                                                                            Giuseppe, che è inginocchiato
                                                                            dietro di lei. Essa, accoccolata a
                                                                            terra, ha appena smesso di
                                                                            leggere il libro che ora è chiuso
                                                                            e abbandonato sul suo manto
                                                                            fra le gambe. Gesù, rubicondo e
                                                                            ricciuto, sta acconciando i
                                                                            capelli della madre

                                                                      In secondo piano: san Giovanni Battista e
                                                                      più lontano una fascia di ignudi appoggiati
                                                                      a un emiciclo di rocce spezzate; sullo
                                                                      sfondo infine si vede un paesaggio definito
                                                                      sinteticamente

                                                        I colori sono audacemente vivaci, luminosi,
                                                        squillanti, cangianti e "algidi". I corpi sono
                                                        trattati in maniera scultorea, chiaroscurati e
Sacra Famiglia, Tondo Doni, 1504, tempera su tavola,    spiccati dal fondo della tavola tramite una linea
            Firenze, Galleria degli Uffizi.             di contorno netta
Copia del cartone della Battaglia di Cascina; Norfolk (Inghilterra),
Holkhann Hall. Questa copia, eseguita forse nel 1542, è attribuita ad
Aristotele da Sangallo.



Pier Paolo Rubens, la Battaglia di Anghiari, disegno.
Parigi, Gabinetto delle Stampe e dei Disegni, Louvre.
La statua doveva costituire la prima di una
                                  serie di 12 apostoli per i pilastri della cupola
                                  del Duomo ma non venne mai finita per i
                                  numerosissimi impegni dell’artista.
                                  La forzata torsione degli arti e il senso
                                  drammatico che ne promana sono ispirati al
                                  Laocoonte, scoperto a Roma in quello stesso
                                  anno e al cui dissotterramento lo scultore era
                                  presente. Il santo sembra colto nell’atto di
                                  liberarsi dalla massa informe del marmo, in
                                  un’eroica lotta contro la materia




                                       Laocoonte
                                  cortile del Belvedere
                                    Musei Vaticani

  San Matteo, 1505, marmo,
Firenze Galleria dell’Accademia
Mosè, 1515, Roma, San Pietro in Vincoli   La statua è stata ideata per essere
                                          collocata nel secondo ordine del
                                          monumento funebre dedicato al Papa
                                          Giulio II.
                                          Nel 1546, dopo diverse modifiche, sarà
                                          installata al centro dell’ordine inferiore
                                          del monumento definitivo. L’opera
                                          presenta, pertanto, alcune deformazioni
                                          anatomiche nel volto e nel busto,
                                          funzionali a una visione dal basso verso
                                          l’alto, ma anche ad un precedente
                                          orientamento frontale. Evidenti i rapporti
                                          estetici con la statuaria antica (un
                                          mitologico e potente Zeus)

                                          Descrizione: la testa adorna di una barba
                                          riccioluta guarda a sinistra, un braccio
                                          abbandonato sul grembo, il piede destro
                                          posato per terra, la gamba sinistra
                                          sollevata è retta solo dalla punta del piede.
                                          Raggi di luce emanano dai capelli (come
                                          riportato nei testi biblici), il volto
                                          contratto, lo scatto della testa in posizione
                                          contraria rispetto a un corpo dinamico, il
                                          potere del fisico e insieme dell’intelletto:
                                          roccia viva, in movimento. Il braccio
                                          destro regge le Tavole della Legge. La
                                          statua esprime tutta la solennità, la
                                          maestosità che nell’immaginario collettivo
                                          di sempre è rappresentata dall’Uomo che
Schiavo ribelle, 1513 circa             Schiavo morente, 1513 circa            Schiavo Atlante, 1525-1530 circa,
        Parigi, Museo del Louvre                 Parigi, Museo del Louvre              Firenze, Galleria dell’Accademia




La funzione dei Prigioni era quella di movimentare l'architettura del monumento sepolcrale di Giulio II, talora scivolando
lungo i pilastri, talora distanziandosene e protendendosi verso lo spettatore per aumentare la tridimensionalità
dell'insieme.
  Dal loro stato non-finito traggono una straordinaria energia, come se fossero colti nell'atto primordiale di liberarsi dal
  carcere della pietra grezza, mai liberi, eternamente schiavi legati alla materia, in un'epica lotta contro il caos
Ricostruzione ipotetica del progetto del 1505

     Il primo progetto: colossale struttura
     architettonica isolata nello spazio, a base
     rettangolare. Attorno al catafalco del papa,
     in posizione sopraelevata, si trovavano circa
     quaranta statue, dimensionate in scala
     superiore al naturale, alcune libere, altre
     addossate a nicchie o ai pilastri. Il registro
     inferiore, prevedeva da due a quattro
     nicchie, ciascuna contenente una statua di
     Vittoria alata, incorniciata da statue di
     "ignudi" maschili incatenati che le fonti
     definiscono "Prigioni", addossati ai pilastri.
     Il piano superiore doveva contenere quattro
     grandi figure sedute (tra le quali
     probabilmente un Mosè), collocate agli
     angoli o frontali sui lati minori. Alla
     sommità, la statua del papa.
Ricostruzione ipotetica del progetto del 1513

       Il testamento del papa proponeva il
       vecchio progetto, con alcune modifiche;
       quella più sostanziale fu l'addossamento
       della tomba a una parete e l'eliminazione
       della camera mortuaria. L'abbandono del
       monumento isolato, troppo grandioso e
       dispendioso, comportò un maggiore
       affollamento di statue sulle facce visibili.
       Ad esempio le quattro figure sedute, invece
       che disporsi sulle due facciate, erano
       previste in prossimità dei due angoli
       sporgenti sul fronte. La zona inferiore
       aveva una partitura analoga, ma senza il
       portale centrale, sostituito da una fascia
       liscia che evidenziava l'andamento
       ascensionale.
Ricostruzione ipotetica del progetto del 1516
     Nel luglio 1516 si giunse a un nuovo
     contratto per un terzo progetto che riduceva
     il numero delle statue. I lati vennero
     accorciati fino allo spessore di una sola
     nicchia, ancora contenente una Vittoria e
     due Prigioni addossati ai pilastri al di sotto
     di busti (come sul lato frontale). Il
     monumento andava assumendo così
     l'aspetto di una monumentale facciata,
     mossa da decorazioni scultoree. Al posto
     della partitura liscia al centro della facciata
     (dove si trovava la porta) viene forse
     previsto un rilievo bronzeo e, nel registro
     superiore, il catafalco viene sostituito da
     una figura del papa sorretto come in una
     Pietà da due figure sedute, coronate da una
     Madonna col Bambino sotto una nicchia..
I rapporti con i Della Rovere si fecero sempre
più tesi e venne chiesto a Michelangelo la
restituzione del denaro anticipato.
Nell’ottobre 1526, Michelangelo preparò un
nuovo progetto che però venne rifiutato dagli
eredi.
A quel punto intervenne Clemente VII, che
mediò per raggiungere un nuovo accordo.




                                                 Ricostruzione ipotetica del progetto del 1532
San Pietro in Vincoli
Il 29 aprile 1532 si arrivò così a un nuovo
contratto, con cui l'artista si impegnava a
eseguire il lavoro in tre anni. Si sa però
che in quell'occasione venne mutata la
destinazione del sepolcro, non più in San
Pietro in Vaticano, ma in San Pietro in
Vincoli e che dovevano essere impiegati i
marmi già lavorati ed altri appena
abbozzati. Di nuovo però le statue furono
lasciate incomplete e Michelangelo non
riuscì a onorare le condizioni contrattuali:
infatti di lì a poco accettava l'incarico di
dipingere per Clemente VII il Giudizio
Universale (1534-1541). Per liberarlo
dagli impegni con gli eredi Della Rovere,
papa Paolo III arrivò a emettere un motu
proprio che liberasse l'artista da altri
incarichi.
40.93 metri di lunghezza e 13.40 metri di larghezza e 20.7 metri di altezza.     Nella primavera 1506 Michelangelo ebbe una
                                                                                 clamorosa rottura con papa Giulio II, dopo la
      Michelangelo crea una struttura architettonica
                                                                                 sospensione del progetto della tomba papale,
                                                                                 a cui l'artista aveva dedicato molte energie




                                                                               L'interno della cappella è composto da una
                                                                               singola navata con una volta a botte ribassata
                                                                               con pennacchi e una lunetta sopra ognuna delle
                                                                               venti finestre. Quando papa Sisto IV decise di
                                                                               creare la Cappella chiamò i più grandi artisti
                                                                               toscani ed umbri del periodo (Botticelli,
                                                                               Signorelli, Cosimo Rosselli, il Ghirlandaio, il
                                                                               Perugino e il Pinturicchio), che decorarono le
                                                                               parti laterali con affreschi rappresentanti due
                                                                               importanti cicli di storie tratte dal Vecchio e
                                                                               Nuovo Testamento. Michelangelo lavorò alla
                                                                               volta dal 1508 al 1512. Il progetto originale di
                                                                               Giulio II fu quello di far dipingere, 12 Apostoli,
                                                                               ma in seguito, diede a Michelangelo in piena
                                                                               autonomia, l'artista diede, così, origine a quello
                                                                               che oggi viene definito il capolavoro assoluto del
                                                                               Rinascimento italiano.
Storie centrali: 9 storie della Genesi (41 Separazione della luce dalle tenebre, 37 Creazione degli astri, 33 Separazione della terra dalle
acque, 29 Creazione di Adamo, 25 creazione di Eva, 21 Peccato originale, 17 Sacrificio di Noè, 13 Diluvio Universale, 9 Ebbrezza di Noè)

Profeti e Sibille: 7 Profeti e 5 Sibille (5 Zaccaria, 8 Sibilla Delfica, 10 Gioele, 16 Isaia, 18 Sibilla Eritrea, 24 Sibilla Cumana, 26
Ezechiele, 32 Daniele, 34 Sibilla Persica, 40 Sibilla Libica, 42 Geremia, 45 Giona)

Pennacchi (4 Giuditta e Oloferne, 6 Davide e Golia, 44 Serpente di bronzo, 46 Punizione di Aman)

Vele (otto vele dove, come nelle lunette si descrivono le Quaranta generazioni degli Antenati di Cristo dal Vangelo di Matteo)

Lunette (quattordici, dopo che due sulla parete dell'altare, distrutte da Michelangelo nel 1537 per fare spazio al Giudizio Universale.
Quaranta generazioni degli Antenati di Cristo dal Vangelo di Matteo.

Medaglioni (dieci, ø 140 cm. simulano il bronzo. Con storie bibliche, sono sostenuti, tramite nasti, dalle rispettive coppie di Ignudi
Gli Ignudi sono caratterizzati da pose riccamente variate,
impostate con torsioni complesse, di una bellezza fisica e
anatomica ideale. Vasari li indicò come simboli dell'età
dell'oro, mentre la critica moderna ha parlato di simboli
neoplatonici, o teologici: l'interpretazione più convincente
è che siano figure angeliche, nell'accezione di figure
intermedie "tra gli uomini e la divinità" (Charles de Tolnay)
Sacrestia Nuova




            Biblioteca
            Laurenziana




Con la salita al soglio pontificio di papa Leone X la famiglia De’ Medici riesce ad ottenere i primi titoli nobiliari. I due
parenti del papa, Giuliano (suo fratello) e Lorenzo (suo nipote) diventano infatti duchi. Entrambi i nobili rampolli di
famiglia muoiono in giovane età, sulla trentina, ed il Papa, su suggerimento del cardinale Giulio de' Medici, futuro
Clemente VII commissiona a Michelangelo, nel 1521, un sepolcro nella Chiesa di S. Lorenzo: la Sagrestia Nuova
(costruita simmetricamente a quella del Brunelleschi), che rispecchia nell’interno, alcune caratteristiche brunelleschiane:
strutture architettoniche in pietra serena, contro il fondo chiaro. Ma le analogie sono solo apparenti: mentre per
Brunelleschi la pietra serena ha la funzione di definire geometricamente la forma e lo spazio, per Michelangelo il grigio
della pietra determina il risalto contro il piano della superficie.
La Cappella dei Principi (Cappella Medicea): mausoleo della famiglia dei Medici, è un vano ottagonale, sormontato da
un’alta cupola, iniziato nel 1604 e completato oltre cento anni dopo, quando ormai la famiglia dei Medici era estinta.
Sacrestia Nuova, esterno e particolari dell’interno
Modello per la facciata della Basilica di San Lorenzo, Firenze, Casa Buonarroti
Sacrestia Nuova, Firenze, Basilica di San Lorenzo 1521- 1524




Incassati nelle due pareti laterali si trovano i sepolcri monumentali dedicati a Giuliano Duca di Nemours e suo nipote
              Giuliano                                                                               Lorenzo
Lorenzo Duca d’Urbino, per i quali Michelangelo crea le Allegorie del Tempo, un tema legato alla memoria, che
simboleggia il permanere della famiglia dei Medici. Le quattro Allegorie, che sono adagiate sopra i sepolcri, ai piedi dei
duchi, si appoggiano su una linea ellittica: un’invenzione michelangiolesca che evidenzia la posizione instabile e precaria
delle allegorie, anticipando lo stile barocco. Per la tomba di Giuliano de’ Medici scelse le il Giorno e la Notte; per quella di
Lorenzo il Crepuscolo e l’Aurora. Le sculture sono tutte caratterizzate da allungamenti e torsioni, e sono state volutamente
lasciate incomplete. Particolarmente emblematiche: la figura del Giorno, girato di schiena, che mostra solo l’espressione
misteriosa degli occhi in un volto appena sbozzato in un non finito che rappresenta la tragedia della vita, il corpo della Notte
abbandonato durante il sonno e l'Aurora che sembra colta nell'atto di svegliarsi.
Le statue di Giuliano e Lorenzo, sedute in trono, guardano entrambe verso una Madonna con Gesù in grembo. Michelangelo
esprime così le sue inclinazioni religiose secondo cui, quando le glorie terrene passano, solo la spiritualità e la religione
riescono a dare sollievo alle inquietudini degli uomini.
Accanto alla Madonna sono presenti i due santi protettori della famiglia Medici, i Santi Cosma e Damiano.
Sotto l’altare sono sepolti anche Lorenzo il Magnifico e suo fratello Giuliano de' Medici, per i quali non ci fu mai il tempo
per costruire una sepoltura monumentale




  Tomba di Giuliano de’Medici duca di Nemours, 1524-1534, Firenze, Basilica di San Lorenzo, Sacrestia Nuova.
Sul sarcofago di Giuliano giacciono Il Giorno e La Notte. In una posizione precaria stanno quasi scivolando
dal piano inclinato (l’essere umano che deve agrapparsi a una vita mai troppo semplice). La Notte dorme un
sonno profondo, definitivo e liberatorio. Il braccio sinistro è piegato dietro la schiena e quello destro regge la
testa appoggiandosi alla coscia sinistra. Ciò provoca una torsione che porta il busto verso l’osservatore; Il
Giorno giace, con le gambe accavallate e il viso in parte coperto dalla rotazione della schiena. È l'unica, tra la
serie di allegorie, a dare le spalle allo spettatore, in una posa contrapposta rispetto a quella della vicina Notte.
Le gambe sono accavallate in senso opposto alla rotazione del busto e il volto barbuto, appena sbozzato,
dovuto al “non finito” mostra un'espressione infastidita e diffidente verso una luminosità che mette troppo a
nudo l’animo imperfetto dell’uomo.
Tomba di Lorenzo de’Medici duca di Urbino, 1524-1534, Firenze, Basilica di San Lorenzo, Sacrestia Nuova.




Sul sarcofago di Lorenzo giacciono il Crepuscolo e l’Aurora: quest’ultima compie il gesto di svegliarsi dal sonno e faticosamente si accinge ad
iniziare la nuova giornata, contraendo la fronte e schiudendo le labbra; il Crepuscolo si ripiega su se stesso, Il suo volto è barbuto e guarda
pensosamente verso il basso.
Il loro significato simbolico, comune all’arte cristiana, rimanda alla caducità della vita umana e al suo rapido declino verso la morte.
La Madonna col Bambino è considerata il centro spirituale di
       tutto il complesso, l'incarnazione della vita e insieme della
       sventura, che traspare nell'espressione dolente del viso. Anche
       il movimento “a serpentina” che unisce la madre con il figlio
       unisce è espressione di dolore, non a causa di qualcosa che è
       avvenuto, ma perché il dolore è la condizione umana. Non
       furono eseguite da Michelangelo le due sculture ai lati, quella
       di      San      Damiano         e     di      San      Cosma.
       Nel cassone situato sotto le tre statue riposano i resti di
       Lorenzo il Magnifico e del fratello di lui, Giuliano, ucciso
       durante la fallita congiura dei Pazzi, organizzata contro i
       Medici nel 1478 da alcune famiglie nobili fiorentine.
       La parete opposta è occupata da un altare sul quale poggiano
       due candelabri disegnati da Michelangelo, ma eseguiti da
       altri.

Madonna col Bambino,
Basilica di San Lorenzo,
Sacrestia Nuova.
Studio per i banchi e i leggii della
                                                                         Biblioteca Laurenziana
  Sezione longitudinale e pianta dell’atrio e della Sala di
  lettura della Biblioteca Laurenziana

La Biblioteca sorge accanto alla Basilica di San Lorenzo, su un lato del chiostro, al piano superiore, ed
è collocata in modo da prendere luce sia da oriente che da occidente e da essere lontana dai rumori
cittadini, così da consentire la lettura raccolta e attenta. Michelangelo studia il progetto pensando alla
funzione dell’edificio, arrivando perfino a disegnare i leggii con l’esatta inclinazione del piano di posa
dei codici in relazione all’angolo visuale, con la scansia sottostante per contenere i libri e una panca per
sedere.
La Biblioteca consta di due ambienti principali: l’atrio e l’aula di lettura.
L’atrio ha le pareti movimentate da
                                                una intelaiatura architettonica con
                                                le       caratteristiche    mensole
                                                “inginocchiate” michelangiolesche.
                                                Sopra, in ordini sovrapposti, coppie
                                                di colonne incassate. L’ambiente, al
                                                centro, è quasi interamente
                                                occupato dalla scala. Questa è la
                                                vera protagonista dell’atrio, ed
                                                assume significato di luogo
                                                intermedio che prepara la salita alla
                                                sala di lettura.
                                                Michelangelo, Partito per Roma nel
                                                1534, ha progettato la biblioteca
                                                ma non la costruì. Parecchi anni
                                                dopo, nel 1558, Vasari (o secondo
                                                alcuni L’Ammannati), realizzarono
                                                l’opera seguendo il progetto di
                                                Michelangelo.



Atrio della Biblioteca Laurenziana; 1523-1534
Biblioteca Laurenziana, Sala di lettura, 1523-1534

La sala di lettura, ha un andamento orizzontale, è ampia e luminosa, grazie alle finestre tutte su un
lato, animata da paraste, finestre e cornici sulle pareti e con sporgenze e rientranze nel soffitto ligneo
cassettonato, a cui corrisponde il disegno del pavimento a intarsi marmorei. Il movimento è dato
anche dalle linee oblique dei leggii disposti ai lati, l’uno di seguito all’altro.
La composizione si incentra intorno
alla figura dominante del Cristo, il suo
gesto, imperioso e pacato, dà l'avvio ad
un ampio e lento movimento rotatorio
in cui sono coinvolte tutte le anime che
trascinate e maltrattate da Caronte
sulla sponda opposta dell’Acheronte
davanti al giudice infernale Minosse,
con il corpo avvolto dalle spire del
serpente con evidente riferimento
all'Inferno di Dante Alighieri, che viene
raffigurato tra le anime del cielo.
Quindi le anime levitano velocemente
per raggiungere ognuno il proprio
giudizio e al cospetto di Cristo
rallentano e si accalcano per chiedere
grazia. Ruotando sulla destra, le anime
continuano a spingersi a gesticolare, a
supplicare e a frenare la caduta, ma il
Giudice        ultimo     è      inflessibile.
Rimangono escluse dalla composizione
le due lunette in alto con gruppi di
angeli recanti in volo i simboli della
Passione (a sinistra la Croce, i dadi e la
corona di universale.aAffresco. 1536-41
     Giudizio spine;    destra la colonna
     Cappella Sistina
della Flagellazione, la scala e l'asta con
la spugna imbevuta di aceto).
Come Apollo nella giovanile Centauromachia, Cristo,
                                    nell’emettere il suo giudizio inappellabile, imprime, con il
                                    solo alzare e abbassare le braccia, un movimento all’intera
                                    composizione, ascendente a sinistra, discendente a destra,
                                    chiamando a sé gli eletti, e precipitando verso il basso
                                    dell’inferno i dannati; nello stesso tempo, avvolgendosi su
                                    se stesso, trasmette un’analoga rotazione a tutte le altre
                                    immagini, dalle più vicine alle più lontane, come Caronte
                                    che traghetta le anime peccatrici, battendo “col remo
                                    qualunque si adagia”.

                                    Michelangelo nel Giudizio universale, sceglie di
                                    rompere completamente con la tradizione. La
                                    prospettiva non serve più: sono le figure stesse che
                                    creano lo spazio, con i loro corpi che si espandono
                                    e riempiono l'ambiente. Le quasi quattrocento
                                    figure campeggiano        libere, senza, riferimenti
                                    prospettici
                                    Tutto l’affresco si identifica con un altorilievo,
                                    incentrato sulla figura di Cristo giudice, non
                                    sofferente e pietoso ma potente e terribile nella sua
                                    intransigenza. Cristo che con le braccia indica il
                                    movimento rotatorio, in senso orario, delle anime
                                    che si presentano al suo cospetto e la cui
                                    inesorabilità è mitigata dalla presenza della
                                    Madonna. Maria, dolcemente raccolta accanto a
                                    lui, chiusa in se stessa, soffre, nostra patrona e
                                    intermediaria perché ora, nel giudizio ultimo non
                                    può più nulla

Giudizio universale, particolare.
Bruto


                                                                   Lo spunto iconografico è di
                                                                   origine antica: il panneggio
                                                                   fissato sulla spalla da un
                                                                   fermaglio ricorda la ritrattistica
                                                                   romana dell’età di Caracalla; ma
                                                                   è michelangiolesco lo scarto della
                                                                   testa verso destra, Il modellato
                                                                   che risulta molto più possente dei
                                                                   modelli antichi, il collo più
                                                                   massiccio e in tensione, i
                                                                   lineamenti quasi dilatati e una
                                                                   forte concentrazione psicologica
                                                                   che ricorda il David. Il
                                                                   sentimento che traspare è quello
                                                                   di una fredda imperturbabilità, di
                                                                   un forte coraggio. Il non finito
                                                                   del volto e soprattutto della
                                                                   calotta dei capelli amplificano la
                                                                   fermezza morale del personaggio
                                                                   ritratto.


Bruto, 1538 circa, marmo; Firenze, Museo Nazionale del Bargello.
Conversione di Saulo,
                                                                                 Nella Conversione di Saulo (tema
                                                                                 tratto dagli Atti degli Apostoli) il
                                                                                 protagonista è, contrariamente a
                                                                                 quanto dicono le fonti, anziano e
                                                                                 ricorda nelle sembianze lo stesso
                                                                                 papa Farnese, ma alcuni, vi hanno
                                                                                 anche visto un autoritratto.
                                                                                 Saulo, disteso a terra dopo la caduta
                                                                                 da cavallo, è accecato, sconvolto,
                                                                                 folgorato dalla luce che scende
                                                                                 dall’alto. Come nel Giudizio, la
                                                                                 scena si svolge su due registri: in
                                                                                 cielo Gesù in uno scorcio audace,
                                                                                 circondato da figure divine; in terra
                                                                                 il corteo attorno a Saulo, che cerca
                                                                                 scampo fuggendo verso i margini
                                                                                 del paesaggio, dove si trovano
                                                                                 brulle colline. Come nel Giudizio,
                                                                                 l’unità è data dal movimento a
                                                                                 vortice che investe i gruppi di
                                                                                 figure, accentuandone il dinamismo.
                                                                                 Il gesto di Cristo (un braccio rivolto
                                                                                 verso il basso, l’altro verso destra),
                                                                                 costituisce il centro motore delle
                                                                                 figure divine.
Conversione di Saulo, 1542-1545, affresco, Roma, Palazzo Vaticano Cappella Paolina.
Crocifissione di San Pietro
                                                                                             L’episodio narra la morte
                                                                                             dell’Apostolo     durante    la
                                                                                             persecuzione di Nerone (64-67);
                                                                                             condannato alla croce, come
                                                                                             Cristo, volle, per umiltà, nei
                                                                                             confronti del maestro, essere
                                                                                             appeso capovolto.
                                                                                             Anche la Crocifissione di San
                                                                                             Pietro è dominata dalla forma
                                                                                             circolare costituita dai personaggi
                                                                                              imperniata sulla croce che sta per
                                                                                             essere capovolta. Ma qui , invece
                                                                                             che centrifugo, il moto è
                                                                                             centripeto, convergente verso la
                                                                                             testa del santo, con la testa rivolta
                                                                                             verso lo spettatore e gli occhi
                                                                                             fissi su di lui.
                                                                                               A differenza della Conversione,
                                                                                             nella Crocifissione è del tutto
                                                                                             assente il divino e Pietro appare
                                                                                             isolato e solo davanti al dramma
                                                                                             della tortura che sta per
                                                                                             compiersi. A questa sensazione di
                                                                                             smarrimento           contribuiscono
                                                                                             anche il paesaggio desolato,
                                                                                             l'orizzonte alto, il cielo plumbeo.
Crocifissione di san Pietro, 1545-1550, affresco, Roma, Palazzo Vaticano Cappella Paolina.
Antonio da Sangallo il Giovane e Michelangelo, Palazzo Farnese, 1541-1580 facciata e cortile, Roma.




           Chiesa di San Giovanni dei Fiorentini, pianta e facciata, 1550-1559, Roma.
Santa Maria degli Angeli
Roma, pianta ed esterno
1563 ca.




Porta Pia, Roma. Studio per
Porta Pia, 1561 circa.
Firenze, Casa Buonarroti
Palazzo Nuovo (dei Musei)                                 Palazzo dei Conservatori




                                                                                  Il Campidoglio prima dell’intervento di Michelangelo;
                                                                                  incisione anonima del 1555, conservata nel Museo del
                                                                                  Louvre




  Progetto di Michelangelo per Piazza del Campidoglio: incisione di E. Dupérac, 1569


Nel 1453, Papa Niccolò V aveva fatto costruire da Bernardo Rossellino il
Palazzo dei Conservatori per realizzare la sede della nuova magistratura.
Michelangelo riprogetta completamente la piazza e cambia innanzi tutto
l’orientamento del complesso che non guarda più verso i ruderi del foro ma
verso la città moderna e verso San Pietro che rappresenta il nuovo centro
politico della città.
Disegna il pavimento con un motivo a quadrangoli curveggianti inscritto
entro un ovale, al cui centro situa la statua di Marco Aurelio, che ne risulta
esaltata e che diviene il punto di riferimento della piazza. Il motivo
pavimentale verrà realizzato nel 1940.
Vista dal Foro, Tabularium


     Michelangelo, riprendendo l’idea già attuata dal
     Rossellino, inverte l’impianto prospettico legato
     all’ottica naturale: allarga la scala via via che
     procede verso l’alto e dispone i due palazzi
     laterali divergenti rispetto a quello Senatorio,
     così da conferire a quest’ultimo e all’intera
     piazza maestà e respiro.
      Modifica e completa il Palazzo Senatorio già in
     parte realizzato dal Rossellino, ridisegna il
     Palazzo dei Conservatori e pensa di costruire un
     nuovo palazzo, detto per questo Palazzo Nuovo
     per chiudere la prospettiva verso la chiesa di
     Santa Maria in Aracoeli .
     Il Palazzo Nuovo (dei Musei) verrà costruito solo
     nel XVII secolo di fronte al Palazzo dei
     Conservatori di cui riprende fedelmente la
     facciata disegnata da Michelangelo per
     completare con il Palazzo Senatorio il disegno
     simmetrico della piazza caratterizzato da una
     forma trapezoidale.


Palazzo dei Conservatori
Progetti per la ricostruzione di San Pietro
                                                                             La ricostruzione di San Pietro, iniziata nel 1506, era
                                                                             appena iniziata quando, nel 1514 muore il Bramante.
                                                                             A lui succede Raffaello che ripristina il corpo
                                                                             longitudinale della basilica, innestandolo sulla
                                                                             crociera avviata da Bramante. Alla morte di
                                                                             Raffaello (1520) anche Baldassarre Peruzzi che
                                                                             aveva collaborato col Bramante elabora un progetto
                                                                             a pianta centrale che rimane però sulla carta. Dopo
                                                                             una lunga interruzione dei lavori dovuta alla morte di
                                                                             Leone X nel 1521 e, successivamente, al Sacco di
                                                                             Roma nel 1527, Paolo III Farnese ne affida la
                                                                             ricostruzione ad Antonio da Sangallo il Giovane il
                                                                             quale, dapprima con l’aiuto del Peruzzi, poi morto
                                                                             questi (1536), da solo, mette a punto un nuovo
                                                                             progetto unendo un avancorpo alla croce greca del
      progetto di Bramante                  progetto di Raffaello            Peruzzi. L’avancorpo, in prossimità della facciata
                                                                             sarebbe stato affiancato da due altissime torri
                                                                             campanarie; la cupola a base circolare, si sarebbe
                                                                             elevata su un doppio tamburo classicheggiante.

                                                                             Quando, morto anche il Sangallo (1546), Paolo III
                                                                             chiama Michelangelo a sovrintendere i lavori.
                                                                             l’artista, criticando aspramente il progetto del
                                                                             Sangallo perché confuso e con poca illuminazione
                                                                             prevista, riparte dall’idea fondamentale del
                                                                             Bramante.




progetto di Baldassarre Peruzzi   progetto di Antonio da Sangallo il Giovane e modello ligneo
progetto di Michelangelo


Nel 1546, alla direzione dei lavori subentra all’età di settant’anni Michelangelo. Egli torna alla pianta centrale del progetto originario,
annullando però la perfetta simmetria della pianta bramantesca con la previsione di un pronao e di una cupola centrale. Per il resto
l’impostazione è del tutto differente e personale: gli spazi interni sono più vasti e maestosi, il perimetro esterno si flette modellandosi con
potenza scultorea. Al fine di prevenire il rischio che dopo la sua morte qualcuno alterasse il suo progetto, Michelangelo avvia il cantiere in
diversi punti della basilica (ad esclusione della facciata, dove sorgevano ancora i resti della basilica paleocristiana), così da obbligare i suoi
successori a continuare la costruzione secondo la sua concezione.
L’immensa fabbrica è una forma articolata nello spazio: grandi pilastri addossati a contropilastri la scandiscono verticalmente, con un ordine
unico gigante, comprendente più piani di finestre, coronato da un alto architrave e da un cornicione fortemente aggettante. È tutto un
susseguirsi di curve e controcurve, convessità e concavità.
Cupola della Basilica di San Pietro                                   Modello ligneo della cupola, Basilica di San Pietro

La cupola deriva da quella del Brunelleschi a Firenze, ma solo per la tecnica statica. Si erge su un tamburo dal quale aggettano con forza
colonne binate separate da sedici finestre rettangolari. In corrispondenza delle colonne binate si innestano i costoloni della cupola. Quando, il 18
febbraio 1564, Michelangelo moriva, quasi novantenne, doveva essere ancora voltata la cupola, realizzata successivamente da Giacomo Della
Porta e Domenico Fontana con il sesto un po’ rialzato. Michelangelo aveva infatti previsto una cupola perfettamente sferica. Il modello ligneo
viene realizzato tra il 1558 ed1561, quando i lavori del tamburo erano già stati cominciati, ma verrà successivamente modificato e mostra alcune
differenze nella concezione della calotta e degli altri dettagli ornamentali, come i timpani delle finestre che all’esterno erano previste da
Michelangelo tutte di forma triangolare, mentre nella cupola vera e propria presentano forme curve e triangolari alternate.
In questa Pietà sono presenti quattro persone: Nicodemo, ammantato e
incappucciato, che cala Cristo aiutato da Maria e da Maddalena.
Ancora una volta Michelangelo riprende il movimento “a serpentina”,
tendente però verso il basso, in una caduta che diventa inarrestabile
quanto più si scende: l’andamento curveggiante del gruppo diviene
angoloso nel ginocchio di Gesù, ove la magra gamba si piega
puntando al basso.
Questa Pietà sarebbe stata scolpita da Michelangelo a partire dal 1547
per la propria tomba che progettava in Santa Maria Maggiore a Roma;
ciò giustifica perché nel viso di Nicodemo inserisce un proprio
autoritratto. L’artista cambia però idea esprimendo il desiderio di
essere sepolto a Firenze e vendendo la Pietà nel 1561 allo scultore e
architetto fiorentino Francesco Bandini. Lo scultore Tiberio Calcagni
termina la figura della Maddalena e aggiunge la gamba sinistra di
Cristo, mancante in quanto, per un difetto del marmo, tutta la parte
corrispondente saltò via mentre Michelangelo la stava scolpendo. La
gamba aggiunta è stata tolta perché non autografa.
L’opera viene trasferita a Firenze nel 1674.




Pietà Bandini,1547-1555, Firenze, Museo dell’Opera del Duomo
Nella Pietà di Palestrina, le persone sono tre: Maria, Maddalena e Gesù. Si
 accentua il senso dell’ineluttabile caduta verso il basso. Il corpo morto,
 ancorato sotto l’ascella dalla possente mano venosa della madre, è più
 pesante a causa della struttura enorme e innaturale del torso di Gesù che
 evidenzia la sproporzione delle gambe. La figura della Maddalena, appena
 sbozzata, si raccoglie accanto ad essi occupando una posizione secondaria.
 L’opera non documentata né ricordata dalle fonti, è attribuita a
 Michelangelo da molti studiosi. Ricavata da un frammento di un’antica
 costruzione romana (sul tergo sono visibili tracce di un architrave), si
 trovava in una cappella di Palazzo Barberini a Palestrina. Nel 1939 venne
 trasportata a Firenze nella Galleria dell’Accademia.




Pietà di Palestrina, 1550-1555, Firenze, Galleria dell’Accademia
A questa Pietà Michelangelo lavora ancora sei giorni prima di
morire: l’opera rappresenta dunque l’ultima testimonianza del suo
pensiero, il suo testamento spirituale. Le figure, come nella prima
Pietà, quella di San Pietro, sono soltanto due: Tutta la sua
attenzione è concentrata perciò sul rapporto tra madre e figlio morto
che insieme, in un estremo abbraccio, scivolano verso il basso.
Il gruppo è il risultato di alcuni ripensamenti: una prima versione
prevedeva infatti la testa del Cristo reclinata da un lato e lo dimostra
il braccio destro staccato dal resto del corpo e rotto a un'altezza
poco sopra il gomito e tracce di un diverso orientamento del volto
della Vergine. Successivamente Michelangelo modifica l’idea
iniziale per ottenere una maggiore unità tra i due corpi scarnificati
privi ormai di ogni peso fisico.

Così come la Maddalena lignea di Donatello, questa Pietà
rappresenta l’epilogo di un’epoca (il Rinascimento), il momento
culminante di un lento processo di abbandono di ogni elemento
classico (proporzione, ponderazione, bellezza ideale) a favore
dell’espressione del proprio mondo interiore e costituisce perciò un
ponte verso l’avvenire: è questo il motivo della sua grande attualità.


La statua venne trovata nello studio dell’artista subito dopo la sua
morte. Passata in proprietà Rondanini, fu acquistata nel 1952 dal
Comune di Milano.




Pietà Rondanini, 1552-1564, Milano, Castello Sforzesco

Contenu connexe

Tendances (20)

Raffaello sanzio
Raffaello sanzioRaffaello sanzio
Raffaello sanzio
 
Leonardo da vinci Chiara C. ed Alessia.
Leonardo da vinci Chiara C. ed Alessia.Leonardo da vinci Chiara C. ed Alessia.
Leonardo da vinci Chiara C. ed Alessia.
 
Il rinascimento slide
Il rinascimento slideIl rinascimento slide
Il rinascimento slide
 
Filippo Brunelleschi
Filippo BrunelleschiFilippo Brunelleschi
Filippo Brunelleschi
 
Architettura Romanica
Architettura RomanicaArchitettura Romanica
Architettura Romanica
 
David power point
David power pointDavid power point
David power point
 
Arte romanica
Arte romanicaArte romanica
Arte romanica
 
Neoclassico
NeoclassicoNeoclassico
Neoclassico
 
26. Architettura gotica - Caratteri generali
26. Architettura gotica - Caratteri generali26. Architettura gotica - Caratteri generali
26. Architettura gotica - Caratteri generali
 
Gian lorenzo bernini
Gian lorenzo berniniGian lorenzo bernini
Gian lorenzo bernini
 
Raffaello
RaffaelloRaffaello
Raffaello
 
Rinascimento
RinascimentoRinascimento
Rinascimento
 
Corso zanichelli arte longobartda in italia
Corso zanichelli arte longobartda in italiaCorso zanichelli arte longobartda in italia
Corso zanichelli arte longobartda in italia
 
Brunelleschi
BrunelleschiBrunelleschi
Brunelleschi
 
Il barocco
Il baroccoIl barocco
Il barocco
 
Il Rinascimento
Il RinascimentoIl Rinascimento
Il Rinascimento
 
Romanico
RomanicoRomanico
Romanico
 
Filippo Brunelleschi
Filippo BrunelleschiFilippo Brunelleschi
Filippo Brunelleschi
 
Rinascimento
RinascimentoRinascimento
Rinascimento
 
La cupola di S. Maria del Fiore del Brunelleschi
La cupola di S. Maria del Fiore del BrunelleschiLa cupola di S. Maria del Fiore del Brunelleschi
La cupola di S. Maria del Fiore del Brunelleschi
 

En vedette

Michelangelo - Cappella Sistina
Michelangelo -  Cappella SistinaMichelangelo -  Cappella Sistina
Michelangelo - Cappella SistinaSotirios Raptis
 
Michelangelo powerpoint
Michelangelo powerpointMichelangelo powerpoint
Michelangelo powerpointmrstang
 
Michelangelo Powerpoint
Michelangelo PowerpointMichelangelo Powerpoint
Michelangelo Powerpointrubberduckie
 
Michelangelo Buonarroti
Michelangelo BuonarrotiMichelangelo Buonarroti
Michelangelo Buonarrotiguest67c0092
 
Michelangelo Buonarroti - His Paintings & Impact (Edited)
Michelangelo Buonarroti - His Paintings & Impact (Edited)Michelangelo Buonarroti - His Paintings & Impact (Edited)
Michelangelo Buonarroti - His Paintings & Impact (Edited)linjaime
 
Michelangelo di Lodovico Buonarroti Simoni
Michelangelo di Lodovico Buonarroti SimoniMichelangelo di Lodovico Buonarroti Simoni
Michelangelo di Lodovico Buonarroti SimoniFatima_Carino23
 
Michelangelo buoarroti 2
Michelangelo buoarroti 2Michelangelo buoarroti 2
Michelangelo buoarroti 2effleralexis9
 
HAP - Renesans cz. 1
HAP - Renesans cz. 1HAP - Renesans cz. 1
HAP - Renesans cz. 1Piahooo
 
Clic.., P,M,N,ñ,L,Ll
Clic..,  P,M,N,ñ,L,LlClic..,  P,M,N,ñ,L,Ll
Clic.., P,M,N,ñ,L,LlSchool Irabia
 
Attività dell'Associazione Snoezelen Onlus
Attività dell'Associazione Snoezelen OnlusAttività dell'Associazione Snoezelen Onlus
Attività dell'Associazione Snoezelen Onlusextium23
 
AGENDA MONTI DOCUMENTO UFFICIALE -Un agenda per-un-impegno-comune-di-mario-monti
AGENDA MONTI DOCUMENTO UFFICIALE -Un agenda per-un-impegno-comune-di-mario-montiAGENDA MONTI DOCUMENTO UFFICIALE -Un agenda per-un-impegno-comune-di-mario-monti
AGENDA MONTI DOCUMENTO UFFICIALE -Un agenda per-un-impegno-comune-di-mario-montiMichele Ficara Manganelli
 
Produse Din PVC
Produse Din PVCProduse Din PVC
Produse Din PVCAlex Soare
 
Paintings L.Afremov
Paintings L.AfremovPaintings L.Afremov
Paintings L.AfremovDaniela
 
Capire l’economia per comprendere la realtà materiale distribuito
Capire l’economia per comprendere la realtà materiale distribuitoCapire l’economia per comprendere la realtà materiale distribuito
Capire l’economia per comprendere la realtà materiale distribuitoFilippo Abbate
 
Corporate Wellnesship - Il Benessere in Azienda
Corporate Wellnesship - Il Benessere in AziendaCorporate Wellnesship - Il Benessere in Azienda
Corporate Wellnesship - Il Benessere in AziendaGianLuca Scazzosi
 
Gaudi: l'originalità consiste nel tendere alle origini (18 aprile 2012)
Gaudi: l'originalità consiste nel tendere alle origini (18 aprile 2012)Gaudi: l'originalità consiste nel tendere alle origini (18 aprile 2012)
Gaudi: l'originalità consiste nel tendere alle origini (18 aprile 2012)Riccardo Guidetti
 

En vedette (20)

Michelangelo Powerpoint
Michelangelo PowerpointMichelangelo Powerpoint
Michelangelo Powerpoint
 
Michelangelo - Cappella Sistina
Michelangelo -  Cappella SistinaMichelangelo -  Cappella Sistina
Michelangelo - Cappella Sistina
 
Michelangelo powerpoint
Michelangelo powerpointMichelangelo powerpoint
Michelangelo powerpoint
 
Michelangelo Powerpoint
Michelangelo PowerpointMichelangelo Powerpoint
Michelangelo Powerpoint
 
Michelangelo Buonarroti
Michelangelo BuonarrotiMichelangelo Buonarroti
Michelangelo Buonarroti
 
Michelangelo Buonarroti - His Paintings & Impact (Edited)
Michelangelo Buonarroti - His Paintings & Impact (Edited)Michelangelo Buonarroti - His Paintings & Impact (Edited)
Michelangelo Buonarroti - His Paintings & Impact (Edited)
 
Il giudizio universale 1
Il giudizio universale 1Il giudizio universale 1
Il giudizio universale 1
 
Michelangelo di Lodovico Buonarroti Simoni
Michelangelo di Lodovico Buonarroti SimoniMichelangelo di Lodovico Buonarroti Simoni
Michelangelo di Lodovico Buonarroti Simoni
 
Michelangelo buoarroti 2
Michelangelo buoarroti 2Michelangelo buoarroti 2
Michelangelo buoarroti 2
 
HAP - Renesans cz. 1
HAP - Renesans cz. 1HAP - Renesans cz. 1
HAP - Renesans cz. 1
 
Bernini e borromini
Bernini e borrominiBernini e borromini
Bernini e borromini
 
Clic.., P,M,N,ñ,L,Ll
Clic..,  P,M,N,ñ,L,LlClic..,  P,M,N,ñ,L,Ll
Clic.., P,M,N,ñ,L,Ll
 
Attività dell'Associazione Snoezelen Onlus
Attività dell'Associazione Snoezelen OnlusAttività dell'Associazione Snoezelen Onlus
Attività dell'Associazione Snoezelen Onlus
 
AGENDA MONTI DOCUMENTO UFFICIALE -Un agenda per-un-impegno-comune-di-mario-monti
AGENDA MONTI DOCUMENTO UFFICIALE -Un agenda per-un-impegno-comune-di-mario-montiAGENDA MONTI DOCUMENTO UFFICIALE -Un agenda per-un-impegno-comune-di-mario-monti
AGENDA MONTI DOCUMENTO UFFICIALE -Un agenda per-un-impegno-comune-di-mario-monti
 
Luce Prezioso Parte2
Luce Prezioso Parte2Luce Prezioso Parte2
Luce Prezioso Parte2
 
Produse Din PVC
Produse Din PVCProduse Din PVC
Produse Din PVC
 
Paintings L.Afremov
Paintings L.AfremovPaintings L.Afremov
Paintings L.Afremov
 
Capire l’economia per comprendere la realtà materiale distribuito
Capire l’economia per comprendere la realtà materiale distribuitoCapire l’economia per comprendere la realtà materiale distribuito
Capire l’economia per comprendere la realtà materiale distribuito
 
Corporate Wellnesship - Il Benessere in Azienda
Corporate Wellnesship - Il Benessere in AziendaCorporate Wellnesship - Il Benessere in Azienda
Corporate Wellnesship - Il Benessere in Azienda
 
Gaudi: l'originalità consiste nel tendere alle origini (18 aprile 2012)
Gaudi: l'originalità consiste nel tendere alle origini (18 aprile 2012)Gaudi: l'originalità consiste nel tendere alle origini (18 aprile 2012)
Gaudi: l'originalità consiste nel tendere alle origini (18 aprile 2012)
 

Similaire à Michelangelo

Exposé d'italien
Exposé d'italienExposé d'italien
Exposé d'italienamal_R
 
Michelangelo buonarroti2 uras,cao,manca
Michelangelo buonarroti2 uras,cao,mancaMichelangelo buonarroti2 uras,cao,manca
Michelangelo buonarroti2 uras,cao,mancamonumentiaperti17
 
I pittore del Rinascimento
I pittore del RinascimentoI pittore del Rinascimento
I pittore del Rinascimentoamal_R
 
Carla mancosu-cappella-sistina2
Carla mancosu-cappella-sistina2Carla mancosu-cappella-sistina2
Carla mancosu-cappella-sistina2Frattura Scomposta
 
zanichelli-bersi-23_3-Pittori-del-primo-500.pptx
zanichelli-bersi-23_3-Pittori-del-primo-500.pptxzanichelli-bersi-23_3-Pittori-del-primo-500.pptx
zanichelli-bersi-23_3-Pittori-del-primo-500.pptxLaproledellIrCAddio
 
zanichelli-bersi-23_3-Pittori-del-primo-50.pptx
zanichelli-bersi-23_3-Pittori-del-primo-50.pptxzanichelli-bersi-23_3-Pittori-del-primo-50.pptx
zanichelli-bersi-23_3-Pittori-del-primo-50.pptxLaproledellIrCAddio
 
le chiese barocche a Matera
 le chiese barocche a Matera le chiese barocche a Matera
le chiese barocche a Materaornyalta
 
Raffaello2020 MOOC - Roma e la nascita del mito
Raffaello2020 MOOC - Roma e la nascita del mitoRaffaello2020 MOOC - Roma e la nascita del mito
Raffaello2020 MOOC - Roma e la nascita del mitoAlessandro Bogliolo
 
Michelangelo buonarroti (1475 1564)monni-farris
Michelangelo buonarroti (1475 1564)monni-farrisMichelangelo buonarroti (1475 1564)monni-farris
Michelangelo buonarroti (1475 1564)monni-farrismonumentiaperti17
 
Incontri con l'artista
Incontri con l'artistaIncontri con l'artista
Incontri con l'artistaesterbesusso
 
Raffaello2020 MOOC - Vita e opere di Raffaello, in sintesi
Raffaello2020 MOOC - Vita e opere di Raffaello, in sintesiRaffaello2020 MOOC - Vita e opere di Raffaello, in sintesi
Raffaello2020 MOOC - Vita e opere di Raffaello, in sintesiAlessandro Bogliolo
 
Leonardo da Vinci - una vita spesa bene
Leonardo da Vinci - una vita spesa beneLeonardo da Vinci - una vita spesa bene
Leonardo da Vinci - una vita spesa beneAntonio Curreli
 

Similaire à Michelangelo (20)

Exposé d'italien
Exposé d'italienExposé d'italien
Exposé d'italien
 
Michelangelo finito oro
Michelangelo finito oroMichelangelo finito oro
Michelangelo finito oro
 
Michelangelo buonarroti2 uras,cao,manca
Michelangelo buonarroti2 uras,cao,mancaMichelangelo buonarroti2 uras,cao,manca
Michelangelo buonarroti2 uras,cao,manca
 
Michelangelo
MichelangeloMichelangelo
Michelangelo
 
I pittore del Rinascimento
I pittore del RinascimentoI pittore del Rinascimento
I pittore del Rinascimento
 
Carla mancosu-cappella-sistina2
Carla mancosu-cappella-sistina2Carla mancosu-cappella-sistina2
Carla mancosu-cappella-sistina2
 
zanichelli-bersi-23_3-Pittori-del-primo-500.pptx
zanichelli-bersi-23_3-Pittori-del-primo-500.pptxzanichelli-bersi-23_3-Pittori-del-primo-500.pptx
zanichelli-bersi-23_3-Pittori-del-primo-500.pptx
 
zanichelli-bersi-23_3-Pittori-del-primo-50.pptx
zanichelli-bersi-23_3-Pittori-del-primo-50.pptxzanichelli-bersi-23_3-Pittori-del-primo-50.pptx
zanichelli-bersi-23_3-Pittori-del-primo-50.pptx
 
le chiese barocche a Matera
 le chiese barocche a Matera le chiese barocche a Matera
le chiese barocche a Matera
 
Il rinascimento
Il rinascimentoIl rinascimento
Il rinascimento
 
Miquelangelo
MiquelangeloMiquelangelo
Miquelangelo
 
Bramante
BramanteBramante
Bramante
 
Raffaello2020 MOOC - Roma e la nascita del mito
Raffaello2020 MOOC - Roma e la nascita del mitoRaffaello2020 MOOC - Roma e la nascita del mito
Raffaello2020 MOOC - Roma e la nascita del mito
 
Architettura nel Rinascimento
Architettura nel RinascimentoArchitettura nel Rinascimento
Architettura nel Rinascimento
 
Michelangelo buonarroti (1475 1564)monni-farris
Michelangelo buonarroti (1475 1564)monni-farrisMichelangelo buonarroti (1475 1564)monni-farris
Michelangelo buonarroti (1475 1564)monni-farris
 
Archeologia17 10-11
Archeologia17 10-11Archeologia17 10-11
Archeologia17 10-11
 
Incontri con l'artista
Incontri con l'artistaIncontri con l'artista
Incontri con l'artista
 
Raffaello2020 MOOC - Vita e opere di Raffaello, in sintesi
Raffaello2020 MOOC - Vita e opere di Raffaello, in sintesiRaffaello2020 MOOC - Vita e opere di Raffaello, in sintesi
Raffaello2020 MOOC - Vita e opere di Raffaello, in sintesi
 
Roma
Roma Roma
Roma
 
Leonardo da Vinci - una vita spesa bene
Leonardo da Vinci - una vita spesa beneLeonardo da Vinci - una vita spesa bene
Leonardo da Vinci - una vita spesa bene
 

Michelangelo

  • 1. MICHELANGELO Caprese (Arezzo), 1475- Roma, 1564 a cura di Cinzia Magri
  • 2. Vita: periodo giovanile Michelangelo nacque il 6 marzo 1475, da Lodovico Buonarroti e da Francesca di Miniato del Sere, casualmente a Caprese perché il padre, essendo potestà di Chiusi e Caprese, dimorava sei mesi in una sede e sei nell’altra. La famiglia di Michelangelo aveva fatto parte del patriziato fiorentino: due secoli prima un antenato, Simone di Buonarrota, era nel Consiglio dei Cento Savi, il bisnonno di Michelangelo, Buonarrota di Simone, aveva ricoperto le maggiori cariche pubbliche. Poi però il declino sociale: all'epoca in cui nacque Michelangelo il padre era talmente impoverito che stava per perdere i suoi privilegi di cittadino fiorentino. La podesteria di Caprese, uno dei più insignificanti possedimenti fiorentini, era un incarico politico di nessuna importanza da lui accettato per assicurare una sopravvivenza decorosa alla propria famiglia. Appena nato, Michelangelo fu affidato ad una balia di Settignano, vicino Firenze. Settignano era un paese di scalpellini, vi si estraeva la pietra serena da secoli utilizzata per la realizzazione di opere importanti. Anche la balia di Michelangelo era figlia e moglie di scalpellini. Diventato un artista famoso, Michelangelo, spiegando perché preferiva la scultura alle altre arti, raccontava di questo affidamento affermando di provenire da un paese di “scultori e scalpellini” e d'aver bevuto «latte impastato con la polvere di marmo». Giovanissimo fu affidato all’educazione umanistica di Francesco da Urbino. valtiberina
  • 3. Firenze Avendo dimostrato presto inclinazione per l’arte, nonostante la contrarietà paterna, entrò quattordicenne, 28 giugno 1488, nella bottega dei fratelli Ghirlandaio, allora una delle più importanti Firenze, (disegni) con un contratto che lo avrebbe obbligato a rimanere per tre anni. I loro insegnamenti sulla tecnica dell'affresco tornarono utilissimi a Michelangelo quando si trovò a dipingere la volta della cappella Sistina. Nella bottega dei fratelli Ghirlandaio Michelangelo però rimase pochissimo tempo. Fu mandato via a causa di un'umiliazione da lui inflitta al proprio maestro Domenico. Così racconta la storia il suo biografo Ascanio Condivi: "Essendogli data una testa perché egli la ritraesse, così a punto la rappresentò, che, rendendo al padrone il ritratto al posto dell'essempio, fu da lui lo ‘nganno conosciuto, che, il fanciullo con un suo compagno e ridendosene, gli fusse scoperto". Michelangelo, ruppe l’impegno dopo un anno per aderire alla libera scuola di scultura e di copia dall’antico, di Lorenzo de’ Medici nei giardini di San Marco dove il giovane Buonarroti incontrò illustri personaggi della cultura umanista e del pensiero neoplatonico quali Angelo Poliziano, Marsilio Ficino, Pico della Mirandola. Michelangelo vive solo, poveramente malgrado le ricchezze che accumula; superbo con gli altri e sempre scontento di sé; assillato, specialmente da vecchio, dall'ansia della morte e della salvezza. C. G. Argan La Tomba di Michelangelo – Vasari (1570) Prima cappella della navata destra della chiesa di Santa Croce – con tre figure piangenti che rappresentano la pittura, la scultura e l'architettura.
  • 4. Prime opere giovanili tra il 1490 e il 1492: Centauromachia , Madonna della Scala, un Cupido dormiente che viene venduto come opera d’arte antica al cardinale Riario a Roma. 1492: muore Lorenzo il Magnifico; 1494: scende in Italia il re di Francia Carlo VIII (Pier Capponi condottiero “noi suoneremo le nostre campane”) e passa per Firenze, Piero de’ Medici fugge; il palazzo mediceo è saccheggiato; si instaura una repubblica popolare nella quale ha grande influenza il Savonarola Roma 1496: Michelangelo parte per Roma la prima volta per appianare le controversie seguite alla truffa. Vi resterà fino al 1501. A Roma realizza il Bacco e la Pietà. 1498 Savonarola, scomunicato, è catturato, processato, condannato a morte a Firenze, per ordine del Papa Alessandro VI Borgia. Michelangelo parte per Venezia e passa per Bologna, ove scolpisce tre piccole statue per l’Arca di San Domenico.
  • 5. Firenze 1501: Michelangelo torna a Firenze, dove inizia una delle sue creazioni più note, il David per uno dei contrafforti di Santa Maria del Fiore, ma sarà collocata di fronte a Palazzo Vecchio. Probabilmente durante gli ultimi anni trascorsi a Roma o, forse prima del David, Michelangelo scolpisce una Madonna, collocata ora a Bruges, nella Chiesa di Notre-Dame. 1504: Michelangelo riceve l’incarico di dipingere il Tondo Doni che rappresenta la Sacra Famiglia, in occasione delle nozze di Agnolo Doni con Maddalena Strozzi. È un momento di lavoro intenso. Michelangelo, non ancora trentenne, è già ritenuto uno dei massimi artisti di tutti i tempi. Scolpisce due rilievi marmorei rappresentanti la Madonna col Bambino e quattro santi per il Duomo di Siena e inizia per il Duomo di Firenze la statua di San Matteo. È il primo dei dodici apostoli che Michelangelo avrebbe dovuto fare da contratto del 24 aprile 1503, ma l’intera opera non è mai stata portata a termine. Nello stesso anno Michelangelo riceve l’incarico dal gonfaloniere della repubblica fiorentina di affrescare, nella Sala del Gran Consiglio in Palazzo Vecchio, la Battaglia di Cascina a confronto con quella di Anghiari di Leonardo. Michelangelo esegue il disegno ma non porterà a termine l’opera. Roma 1505: papa Giulio II chiama Michelangelo a Roma per progettare la propria Tomba da collocare nel coro della Basilica di San Pietro, la cui ricostruzione è affidata a Bramante. La tomba è concepita come un enorme monumento comprendente oltre quaranta statue, con lo scopo di esaltare la figura di Giulio II e, nello stesso tempo, rappresentare la continuità tra il primo papa (l’Apostolo Pietro) e l’ultimo.
  • 6. Il papa, a metà dell’opera, rinuncia al grandioso progetto. Dopo quarant’anni e sei progetti di proporzioni sempre più ridotte, Michelangelo dovrà accontentarsi della sistemazione definitiva della tomba nella chiesa di San Pietro in Vincoli a Roma. 1508: Giulio II incarica di affrescare la volta della Cappella Sistina Michelangelo che, dopo aver lungamente resistito, sentendosi poco portato per la pittura, è costretto ad accettare. Si tratta di dipingere quasi cinquecento metri quadrati di superficie , un lavoro che durerà circa quattro anni (dal 1508 al 1512), fatto con pochissimi aiuti. Firenze 1513 muore Giulio II. Il nuovo Papa è Leone X, ovvero Giovanni de’ Medici, figlio di Lorenzo il Magnifico, il quale riporta Michelangelo a Firenze per completare le opere fiorentine iniziate per volontà del padre ma rimaste interrotte. 1518: Michelangelo firma il contratto per il primo incarico di un’opera architettonica: la facciata della Basilica di San Lorenzo, mai portata a termine, forse perché troppo complessa. 1520: Michelangelo riceve l’incarico da Leone X di realizzare una cappella annessa alla stessa Basilica per accogliere le tombe del fratello Giuliano de’Medici duca di Nemours, del nipote Lorenzo duca di Urbino. La cappella viene realizzata in corrispondenza alla Sacrestia di Brunelleschi e di misure e forme identiche; e viene chiamata anch’essa Sacrestia, con l’aggiunta dell’aggettivo Nuova, per distinguerla dall’altra, che da allora sarà la Sacrestia Vecchia. 1523: Quasi contemporaneamente alla Sacrestia Nuova Michelangelo porta avanti anche la costruzione della Biblioteca Laurenziana, per conservare il grande patrimonio librario mediceo, voluta da Clemente VII, appena eletto Papa dopo la morte di Leone X,. Roma (Sacco di Roma 1527, un anno di saccheggio da parte dei Lanzichenecchi di Carlo V) 1534: Interrompendo le opere laurenziane, Michelangelo lascia Firenze, dove non tornerà più, e si reca a Roma per dipingere il Giudizio Universale sulla parete di fondo della Cappella Sistina. Per realizzare l’opera, viene distrutto un affresco del Perugino e due lunette dipinte dallo stesso Michelangelo insieme alla volta. 1536: morto nel settembre Clemente VII, il nuovo papa Paolo III, conferma l’incarico a Michelangelo, che lo porterà a termine nel 1541
  • 7. 1538: mentre lavora al Giudizio, Michelangelo scolpisce il busto di Bruto. La data di realizzazione però è incerta; per gli ideali repubblicani che rappresenta, secondo alcuni sarebbe del tempo del’assedio di Firenze (1530); ma i più lo ritengono del 1538-1540. 1542: da poco terminato il lungo lavoro della Sistina, Michelangelo riceve l’incarico da Paolo III Farnese di affrescare un altro ambiente vaticano, la Cappella Paolina, con due scene di cui sono protagonisti i “principi degli Apostoli”, Pietro e Paolo. Si tratta della Conversione di Saul e della Crocifissione di San Pietro. 1546 / 1561 a Michelangelo viene affidata la direzione di tutte le principali opere architettoniche di Roma: • completa il Palazzo Farnese, iniziato da Antonio da Sangallo il Giovane, costruendo l’ultimo piano del cortile • progetta la chiesa di San Giovanni dei Fiorentini (1550- 1559) • trasforma l’antico tepidarium delle Terme di Diocleziano nella chiesa di Santa Maria degli Angeli (1563) •1558: inizia il modello ligneo della Cupola di S. Pietro • disegna la facciata di Porta Pia vera e propria scenografia urbana con la fronte principale verso l'interno della città, e procede alla sistemazione del Campidoglio e alla fabbrica di San Pietro Paolo III, per adeguare Roma al ruolo di capitale del potente stato pontificio, incarica Michelangelo di collocare al centro della piazza capitolina l’antica statua di Marco Aurelio, di costruire il Palazzo Senatorio e, ai lati, i Palazzi detti dei Conservatori e dei Musei. Nello stesso anno, morto il Sangallo (1546), Paolo III chiama Michelangelo a sovrintendere i lavori per la fabbrica di San Pietro. L’artista, riprende l’idea della pianta centrale del Bramante, riconoscendo l’altissimo valore di quei progetti “senza ricordo delle antiche rivalità” impostandoli e modificandoli con un risultato diverso e personalissimo. 1550: esce la prima edizione delle Vite de' più eccellenti pittori, scultori e architettori di Giorgio Vasari che contiene una biografia di Michelangelo, la prima scritta di un artista vivente e che celebra l'artista come vertice di quella catena di grandi artisti che partiva da Cimabue e Giotto, raggiungendo la sintesi di perfetta padronanza delle arti e in grado non solo di rivaleggiare ma anche di superare i mitici maestri dell'antichità
  • 8. 1564: il 18 febbraio, all'età di ottantotto anni, Michelangelo muore a Roma, nella sua residenza di piazza Macel de' Corvi (distrutta quando venne creato il monumento a Vittorio Emanuele II), le sue spoglie sono conservate nella Chiesa di Santa Croce a Firenze in un sepolcro monumentale disegnato da Giorgio Vasari, composto da tre figure piangenti che rappresentano la pittura, la scultura e l'architettura. Autoritratto? Nicodemo – Pietà dell’Opera
  • 9. La datazione di questi disegni è incerta: secondo alcuni potrebbero risalire agli anni dell’alunnato presso il Ghirlandaio ed essere datati fra il 1488 w il 1489, secondo altri potrebbero essere collocati un po’ più tardi, fra il 1492 e il 1496. Il . disegno A è tratto dall’affresco con L’assunzione di San Giovanni Evangelista di Giotto nella Cappella Peruzzi della Basilica di Santa Croce in Firenze Il disegno B è una copia del particolare di San Pietro che paga il gabelliere, sulla destra della scena del Tributo di Masaccio nella Cappella A B Brancacci della Chiesa del Carmine a Firenze. Michelangelo, copia da Giotto Per Michelangelo copiare non disegno a penna Michelangelo, copia da Masaccio significava imitare, ma studiare, disegno a penna e sanguigna analizzare e capire. Parigi, Museo del Louvre. Monaco, Graphische Sammlung.
  • 10. Centauromachia, 1492, rilievo in marmo, Firenze, Casa Buonarroti Centauromachia, particolare Il soggetto sembra suggerito da Poliziano riferito all'antico mito greco, ma l'ispirazione è riferita agli antichi sarcofagi della tarda età imperiale e ai rilievi di Donatelo e di Giovanni Pisano. Michelangelo non ha narrato la vicenda, non ha ricostruito la scena mitologica: ha voluto rappresentare la lotta accanita tra uomini in un groviglio inestricabile di membra. La figura al centro, in maggiore evidenza, è il perno di tutta l'azione. Dal suo gesto, con il braccio destro alzato e la torsione del busto, si genera un moto rotatorio che sembra trascinare tutte le altre figure. È lo stesso movimento che ritornerà cinquant'anni più tardi, nel Cristo Giudice del Giudizio Universale nella Cappella Sistina a Roma.
  • 11. Madonna della Scala È evidente, nell’uso dello “stiacciato”, l’osservazione di Donatello (che Michelangelo ha conosciuto attraverso il Bertoldo) La figura della Madonna, posta di profilo, ricorda le steli classiche per la severità e la monumentalità della posa: seduta sopra un masso squadrato, occupa tutta l'altezza della lastra, uscendo dai margini. La composizione genera grande dinamismo fra le figure: la Vergine solleva un lembo della veste per allattare Gesù che ha un braccio dietro la schiena e in rotazione rispetto alla testa; ciò prelude ai “contrapposti” delle opere mature. I putti, appena accennati e in movimento, reggono un telo, forse il lenzuolo funebre, allusione al sacrificio di Gesù, in un intreccio di vita e morte, tema costante nella vita di Michelangelo. 1490-1492 rilievo in marmo, Firenze, Casa Buonarroti
  • 12. Bacco, 1496-1497 Il giovane dio, appoggiato sulla gamba sinistra, solleva con il braccio destro la coppa, lasciando in riposo l’altra gamba e l’altro braccio, in posizione chiasmatica, ma la sua posizione non è instabile, infatti, il dio ebbro barcolla mentre dietro di lui un piccolo satiro, seduto su un tronco, approfitta furbescamente della su stato per assaggiare l'uva che tiene con la sinistra. Il dettaglio del satiro ha una duplice funzione: • statica di sostegno •Di permettere una visione sul lato destro evitando quella esclusivamente frontale. L’opera, commissionata dal Cardinale Riario, venne acquistata dal banchiere e antiquario Jacopo Galli che la conservò nella sua collezione romana. Nel 1571-72 venne in proprietà di Francesco de’Medici. marmo; Firenze, Museo Nazionale del Bargello
  • 13. La Pietà, 1498-1499 L’opera è stata commissionata dall’ambasciatore francese Jean de Bilhères Michelangelo riprende un’iconografia medievale diffusa nel Nord Europa, rielaborandola in chiave rinascimentale L’opera ha una struttura equilibrata e organica ottenuta amplificando il volume delle ginocchia di Maria mediante il panneggio ricchissimo della veste (in uno studio, alzando le due figure, quella di Maria è più alta di 1/3 rispetto a quella del Cristo) per inserire la composizione in uno schema piramidale e per suggerire il senso di protezione del grembo materno La Vergine è una giovane donna dal volto velato di tristezza che tiene in grembo il corpo del Cristo, e sembra invitare chi la guarda a sentire il suo stesso dolore. Marmo - Roma, Basilica di San Pietro
  • 14. Sorprende l'aspetto estremamente giovanile del volto della Vergine Maria; nelle intenzioni dello scultore, la Madonna rappresenta l'intera umanità e come tale, usando le parole di Dante nella "Divina Commedia", ella è "Vergine Madre, figlia di tuo figlio". La Madonna infatti è rappresentata più giovane di suo figlio, quando le fu annunciata la maternità divina dall’Angelo, nel momento della santa concezione, già cosciente della sorte del sacrificio del Figlio, salvatore dell’umanità: a ciò è dovuta la tristezza e la mestizia del volto e la rassegnazione nello sguardo. Michelangelo attraverso quest’opera riesce a sublimare il più umano fra i rapporti: l’intensità dell’amore materno. Nella fascia che cinge il petto della Vergine si può leggere l’unica firma di Michelangelo su una sua opera. Vasari narra che un giorno Michelangelo sentì alcuni intenditori d'arte che lodavano la sua opera attribuendola, però, allo scultore Cristoforo Solari, detto il Gobbo, all'epoca abbastanza noto, indispettito e, tornato di notte nella Basilica, scolpì sul nastro che orna la veste della Vergine: Michel.Agelus.Bonarotus.Florent.Faciebat.
  • 15. La scultura venne collocata di fronte a Palazzo Vecchio in virtù dei principi morali che incarnava, e cioè quelli di libertà e di indipendenza che i fiorentini vedevano nelle proprie istituzioni repubblicane. Per eseguire la statua, Michelangelo ha a disposizione un enorme blocco di marmo già abbozzato da Agostino di Duccio nel 1463; l’opera presenta pertanto delle difficoltà tecniche iniziali, tra cui anche una ridotta profondità del blocco. L’artista supera tali difficoltà con estrema abilità, scegliendo di ritrarre il David nell’istante che precede l’azione, in una posizione chiasmatica di derivazione greca, apparentemente rilassata ma carica di tensione dinamica, merito delle virtù morali di fortezza e ira necessarie alla difesa, come mostrano la fronte aggrottata, i muscoli tesi e le mani nervose. L’eroe biblico è rappresentato nudo come un eroe classico o un atleta, incarnazione della forza fisica. Michelangelo simboleggia la città e il popolo fiorentino: giovane, ardito e coraggioso, autonomo, vigile e sempre pronto a difendersi contro i nemici . David, 1501-1504,marmo. Firenze, Galleria dell’Accademia
  • 16. Per evitare di porre il peso della statua sulla parte sinistra del blocco, più La forza del David non debole, Michelangelo appoggiò tutto il peso sulla gamba destra, proviene dalla fede religiosa rafforzata da un piccolo tronco che ha una funzione essenzialmente in Dio, come in altre versioni statica, come nella statuaria antica. La posa è quella tipica del chiasmo, che derivava dal canone di Policleto. artistiche dell'eroe, gracile e Il corpo atletico, al culmine della forza giovanile, si manifesta tramite quasi femmineo: la sua forza un accuratissimo studio dei particolari anatomici, dalla torsione del è assolutamente autogenerata collo attraversato da una vena, alla struttura dei tendini ed autosufficiente ritrae l'eroe biblico nel momento in cui si appresta ad affrontare Golia; fu originariamente collocata in piazza della Signoria rielaborato evitando gli schemi compositivi consolidati, scegliendo di rappresentare il momento di concentrazione prima della battaglia. I muscoli del corpo sono poderosi ma ancora a riposo, tuttavia capaci di trasmettere il senso di una straordinaria potenza fisica. L'espressione accigliata e lo sguardo penetrante le vene gonfie della mano, rivelano la forte concentrazione mentale, manifestando quindi la forza di volontà e la potenza intellettuale che vanno a sommarsi a quella fisica.
  • 17. La Madonna siede sul trono. È avvolta in una ampia veste e il marmo è così levigato da apparire quasi traslucido. La veste forma, con il mantello che le copre la testa, una specie di ellisse che la racchiude e che ne esalta l'isolamento e la monumentalità. Il volto ovale e aggraziato, ha lineamenti raffinati e regolari. Non guarda il bambino, non sorride: sfugge lo sguardo dello spettatore, in un raccoglimento pensoso e malinconico. Sembra assorta nella premonizione della sorte sua e del figlio. Conosce già il dolore del proprio figlio che trattiene ma sembra scivolare in una posizione precaria. Ha il dono divino del sapere. E sa che quel destino non può evitarlo: sa che le sarà imposta la sofferenza dell’accettazione consapevole, simile alla Pietà di San Pietro. C’è un libro nelle sue mani: e lì, nelle Sacre Scritture, c'è la conferma della sua sorte. Sul fermaglio della veste, sul petto, c’è la testa di un cherubino, simbolo di "intelligenza chiara" e del dono della profezia. La statua venne venduta pochi anni dopo la sua realizzazione a una famiglia fiamminga che la collocò nella propria cappella, entro la chiesa di Notre-Dame a Bruges. Madonna col Bambino, 1498-1501, marmo Bruges (Belgio), Chiesa di Notre-Dame
  • 18. Il gesto di Maria genera una torsione e una spirale di linee di forza che, unita alla composizione piramidale che ha il vertice nella testa di Giuseppe, genera un forte effetto dinamico, che si adatta perfettamente alla forma del tondo, proiettandosi anche al di fuori verso lo spettatore la Madonna in primo piano, contrariamente a tutta l'iconografia antecedente, non ha il Bambino in primo piano, ma si volta per prenderlo da Giuseppe, che è inginocchiato dietro di lei. Essa, accoccolata a terra, ha appena smesso di leggere il libro che ora è chiuso e abbandonato sul suo manto fra le gambe. Gesù, rubicondo e ricciuto, sta acconciando i capelli della madre In secondo piano: san Giovanni Battista e più lontano una fascia di ignudi appoggiati a un emiciclo di rocce spezzate; sullo sfondo infine si vede un paesaggio definito sinteticamente I colori sono audacemente vivaci, luminosi, squillanti, cangianti e "algidi". I corpi sono trattati in maniera scultorea, chiaroscurati e Sacra Famiglia, Tondo Doni, 1504, tempera su tavola, spiccati dal fondo della tavola tramite una linea Firenze, Galleria degli Uffizi. di contorno netta
  • 19. Copia del cartone della Battaglia di Cascina; Norfolk (Inghilterra), Holkhann Hall. Questa copia, eseguita forse nel 1542, è attribuita ad Aristotele da Sangallo. Pier Paolo Rubens, la Battaglia di Anghiari, disegno. Parigi, Gabinetto delle Stampe e dei Disegni, Louvre.
  • 20. La statua doveva costituire la prima di una serie di 12 apostoli per i pilastri della cupola del Duomo ma non venne mai finita per i numerosissimi impegni dell’artista. La forzata torsione degli arti e il senso drammatico che ne promana sono ispirati al Laocoonte, scoperto a Roma in quello stesso anno e al cui dissotterramento lo scultore era presente. Il santo sembra colto nell’atto di liberarsi dalla massa informe del marmo, in un’eroica lotta contro la materia Laocoonte cortile del Belvedere Musei Vaticani San Matteo, 1505, marmo, Firenze Galleria dell’Accademia
  • 21. Mosè, 1515, Roma, San Pietro in Vincoli La statua è stata ideata per essere collocata nel secondo ordine del monumento funebre dedicato al Papa Giulio II. Nel 1546, dopo diverse modifiche, sarà installata al centro dell’ordine inferiore del monumento definitivo. L’opera presenta, pertanto, alcune deformazioni anatomiche nel volto e nel busto, funzionali a una visione dal basso verso l’alto, ma anche ad un precedente orientamento frontale. Evidenti i rapporti estetici con la statuaria antica (un mitologico e potente Zeus) Descrizione: la testa adorna di una barba riccioluta guarda a sinistra, un braccio abbandonato sul grembo, il piede destro posato per terra, la gamba sinistra sollevata è retta solo dalla punta del piede. Raggi di luce emanano dai capelli (come riportato nei testi biblici), il volto contratto, lo scatto della testa in posizione contraria rispetto a un corpo dinamico, il potere del fisico e insieme dell’intelletto: roccia viva, in movimento. Il braccio destro regge le Tavole della Legge. La statua esprime tutta la solennità, la maestosità che nell’immaginario collettivo di sempre è rappresentata dall’Uomo che
  • 22. Schiavo ribelle, 1513 circa Schiavo morente, 1513 circa Schiavo Atlante, 1525-1530 circa, Parigi, Museo del Louvre Parigi, Museo del Louvre Firenze, Galleria dell’Accademia La funzione dei Prigioni era quella di movimentare l'architettura del monumento sepolcrale di Giulio II, talora scivolando lungo i pilastri, talora distanziandosene e protendendosi verso lo spettatore per aumentare la tridimensionalità dell'insieme. Dal loro stato non-finito traggono una straordinaria energia, come se fossero colti nell'atto primordiale di liberarsi dal carcere della pietra grezza, mai liberi, eternamente schiavi legati alla materia, in un'epica lotta contro il caos
  • 23. Ricostruzione ipotetica del progetto del 1505 Il primo progetto: colossale struttura architettonica isolata nello spazio, a base rettangolare. Attorno al catafalco del papa, in posizione sopraelevata, si trovavano circa quaranta statue, dimensionate in scala superiore al naturale, alcune libere, altre addossate a nicchie o ai pilastri. Il registro inferiore, prevedeva da due a quattro nicchie, ciascuna contenente una statua di Vittoria alata, incorniciata da statue di "ignudi" maschili incatenati che le fonti definiscono "Prigioni", addossati ai pilastri. Il piano superiore doveva contenere quattro grandi figure sedute (tra le quali probabilmente un Mosè), collocate agli angoli o frontali sui lati minori. Alla sommità, la statua del papa.
  • 24. Ricostruzione ipotetica del progetto del 1513 Il testamento del papa proponeva il vecchio progetto, con alcune modifiche; quella più sostanziale fu l'addossamento della tomba a una parete e l'eliminazione della camera mortuaria. L'abbandono del monumento isolato, troppo grandioso e dispendioso, comportò un maggiore affollamento di statue sulle facce visibili. Ad esempio le quattro figure sedute, invece che disporsi sulle due facciate, erano previste in prossimità dei due angoli sporgenti sul fronte. La zona inferiore aveva una partitura analoga, ma senza il portale centrale, sostituito da una fascia liscia che evidenziava l'andamento ascensionale.
  • 25. Ricostruzione ipotetica del progetto del 1516 Nel luglio 1516 si giunse a un nuovo contratto per un terzo progetto che riduceva il numero delle statue. I lati vennero accorciati fino allo spessore di una sola nicchia, ancora contenente una Vittoria e due Prigioni addossati ai pilastri al di sotto di busti (come sul lato frontale). Il monumento andava assumendo così l'aspetto di una monumentale facciata, mossa da decorazioni scultoree. Al posto della partitura liscia al centro della facciata (dove si trovava la porta) viene forse previsto un rilievo bronzeo e, nel registro superiore, il catafalco viene sostituito da una figura del papa sorretto come in una Pietà da due figure sedute, coronate da una Madonna col Bambino sotto una nicchia..
  • 26. I rapporti con i Della Rovere si fecero sempre più tesi e venne chiesto a Michelangelo la restituzione del denaro anticipato. Nell’ottobre 1526, Michelangelo preparò un nuovo progetto che però venne rifiutato dagli eredi. A quel punto intervenne Clemente VII, che mediò per raggiungere un nuovo accordo. Ricostruzione ipotetica del progetto del 1532
  • 27. San Pietro in Vincoli Il 29 aprile 1532 si arrivò così a un nuovo contratto, con cui l'artista si impegnava a eseguire il lavoro in tre anni. Si sa però che in quell'occasione venne mutata la destinazione del sepolcro, non più in San Pietro in Vaticano, ma in San Pietro in Vincoli e che dovevano essere impiegati i marmi già lavorati ed altri appena abbozzati. Di nuovo però le statue furono lasciate incomplete e Michelangelo non riuscì a onorare le condizioni contrattuali: infatti di lì a poco accettava l'incarico di dipingere per Clemente VII il Giudizio Universale (1534-1541). Per liberarlo dagli impegni con gli eredi Della Rovere, papa Paolo III arrivò a emettere un motu proprio che liberasse l'artista da altri incarichi.
  • 28. 40.93 metri di lunghezza e 13.40 metri di larghezza e 20.7 metri di altezza. Nella primavera 1506 Michelangelo ebbe una clamorosa rottura con papa Giulio II, dopo la Michelangelo crea una struttura architettonica sospensione del progetto della tomba papale, a cui l'artista aveva dedicato molte energie L'interno della cappella è composto da una singola navata con una volta a botte ribassata con pennacchi e una lunetta sopra ognuna delle venti finestre. Quando papa Sisto IV decise di creare la Cappella chiamò i più grandi artisti toscani ed umbri del periodo (Botticelli, Signorelli, Cosimo Rosselli, il Ghirlandaio, il Perugino e il Pinturicchio), che decorarono le parti laterali con affreschi rappresentanti due importanti cicli di storie tratte dal Vecchio e Nuovo Testamento. Michelangelo lavorò alla volta dal 1508 al 1512. Il progetto originale di Giulio II fu quello di far dipingere, 12 Apostoli, ma in seguito, diede a Michelangelo in piena autonomia, l'artista diede, così, origine a quello che oggi viene definito il capolavoro assoluto del Rinascimento italiano.
  • 29. Storie centrali: 9 storie della Genesi (41 Separazione della luce dalle tenebre, 37 Creazione degli astri, 33 Separazione della terra dalle acque, 29 Creazione di Adamo, 25 creazione di Eva, 21 Peccato originale, 17 Sacrificio di Noè, 13 Diluvio Universale, 9 Ebbrezza di Noè) Profeti e Sibille: 7 Profeti e 5 Sibille (5 Zaccaria, 8 Sibilla Delfica, 10 Gioele, 16 Isaia, 18 Sibilla Eritrea, 24 Sibilla Cumana, 26 Ezechiele, 32 Daniele, 34 Sibilla Persica, 40 Sibilla Libica, 42 Geremia, 45 Giona) Pennacchi (4 Giuditta e Oloferne, 6 Davide e Golia, 44 Serpente di bronzo, 46 Punizione di Aman) Vele (otto vele dove, come nelle lunette si descrivono le Quaranta generazioni degli Antenati di Cristo dal Vangelo di Matteo) Lunette (quattordici, dopo che due sulla parete dell'altare, distrutte da Michelangelo nel 1537 per fare spazio al Giudizio Universale. Quaranta generazioni degli Antenati di Cristo dal Vangelo di Matteo. Medaglioni (dieci, ø 140 cm. simulano il bronzo. Con storie bibliche, sono sostenuti, tramite nasti, dalle rispettive coppie di Ignudi
  • 30. Gli Ignudi sono caratterizzati da pose riccamente variate, impostate con torsioni complesse, di una bellezza fisica e anatomica ideale. Vasari li indicò come simboli dell'età dell'oro, mentre la critica moderna ha parlato di simboli neoplatonici, o teologici: l'interpretazione più convincente è che siano figure angeliche, nell'accezione di figure intermedie "tra gli uomini e la divinità" (Charles de Tolnay)
  • 31. Sacrestia Nuova Biblioteca Laurenziana Con la salita al soglio pontificio di papa Leone X la famiglia De’ Medici riesce ad ottenere i primi titoli nobiliari. I due parenti del papa, Giuliano (suo fratello) e Lorenzo (suo nipote) diventano infatti duchi. Entrambi i nobili rampolli di famiglia muoiono in giovane età, sulla trentina, ed il Papa, su suggerimento del cardinale Giulio de' Medici, futuro Clemente VII commissiona a Michelangelo, nel 1521, un sepolcro nella Chiesa di S. Lorenzo: la Sagrestia Nuova (costruita simmetricamente a quella del Brunelleschi), che rispecchia nell’interno, alcune caratteristiche brunelleschiane: strutture architettoniche in pietra serena, contro il fondo chiaro. Ma le analogie sono solo apparenti: mentre per Brunelleschi la pietra serena ha la funzione di definire geometricamente la forma e lo spazio, per Michelangelo il grigio della pietra determina il risalto contro il piano della superficie. La Cappella dei Principi (Cappella Medicea): mausoleo della famiglia dei Medici, è un vano ottagonale, sormontato da un’alta cupola, iniziato nel 1604 e completato oltre cento anni dopo, quando ormai la famiglia dei Medici era estinta.
  • 32. Sacrestia Nuova, esterno e particolari dell’interno
  • 33. Modello per la facciata della Basilica di San Lorenzo, Firenze, Casa Buonarroti
  • 34. Sacrestia Nuova, Firenze, Basilica di San Lorenzo 1521- 1524 Incassati nelle due pareti laterali si trovano i sepolcri monumentali dedicati a Giuliano Duca di Nemours e suo nipote Giuliano Lorenzo Lorenzo Duca d’Urbino, per i quali Michelangelo crea le Allegorie del Tempo, un tema legato alla memoria, che simboleggia il permanere della famiglia dei Medici. Le quattro Allegorie, che sono adagiate sopra i sepolcri, ai piedi dei duchi, si appoggiano su una linea ellittica: un’invenzione michelangiolesca che evidenzia la posizione instabile e precaria delle allegorie, anticipando lo stile barocco. Per la tomba di Giuliano de’ Medici scelse le il Giorno e la Notte; per quella di Lorenzo il Crepuscolo e l’Aurora. Le sculture sono tutte caratterizzate da allungamenti e torsioni, e sono state volutamente lasciate incomplete. Particolarmente emblematiche: la figura del Giorno, girato di schiena, che mostra solo l’espressione misteriosa degli occhi in un volto appena sbozzato in un non finito che rappresenta la tragedia della vita, il corpo della Notte abbandonato durante il sonno e l'Aurora che sembra colta nell'atto di svegliarsi.
  • 35. Le statue di Giuliano e Lorenzo, sedute in trono, guardano entrambe verso una Madonna con Gesù in grembo. Michelangelo esprime così le sue inclinazioni religiose secondo cui, quando le glorie terrene passano, solo la spiritualità e la religione riescono a dare sollievo alle inquietudini degli uomini. Accanto alla Madonna sono presenti i due santi protettori della famiglia Medici, i Santi Cosma e Damiano. Sotto l’altare sono sepolti anche Lorenzo il Magnifico e suo fratello Giuliano de' Medici, per i quali non ci fu mai il tempo per costruire una sepoltura monumentale Tomba di Giuliano de’Medici duca di Nemours, 1524-1534, Firenze, Basilica di San Lorenzo, Sacrestia Nuova.
  • 36. Sul sarcofago di Giuliano giacciono Il Giorno e La Notte. In una posizione precaria stanno quasi scivolando dal piano inclinato (l’essere umano che deve agrapparsi a una vita mai troppo semplice). La Notte dorme un sonno profondo, definitivo e liberatorio. Il braccio sinistro è piegato dietro la schiena e quello destro regge la testa appoggiandosi alla coscia sinistra. Ciò provoca una torsione che porta il busto verso l’osservatore; Il Giorno giace, con le gambe accavallate e il viso in parte coperto dalla rotazione della schiena. È l'unica, tra la serie di allegorie, a dare le spalle allo spettatore, in una posa contrapposta rispetto a quella della vicina Notte. Le gambe sono accavallate in senso opposto alla rotazione del busto e il volto barbuto, appena sbozzato, dovuto al “non finito” mostra un'espressione infastidita e diffidente verso una luminosità che mette troppo a nudo l’animo imperfetto dell’uomo.
  • 37. Tomba di Lorenzo de’Medici duca di Urbino, 1524-1534, Firenze, Basilica di San Lorenzo, Sacrestia Nuova. Sul sarcofago di Lorenzo giacciono il Crepuscolo e l’Aurora: quest’ultima compie il gesto di svegliarsi dal sonno e faticosamente si accinge ad iniziare la nuova giornata, contraendo la fronte e schiudendo le labbra; il Crepuscolo si ripiega su se stesso, Il suo volto è barbuto e guarda pensosamente verso il basso. Il loro significato simbolico, comune all’arte cristiana, rimanda alla caducità della vita umana e al suo rapido declino verso la morte.
  • 38. La Madonna col Bambino è considerata il centro spirituale di tutto il complesso, l'incarnazione della vita e insieme della sventura, che traspare nell'espressione dolente del viso. Anche il movimento “a serpentina” che unisce la madre con il figlio unisce è espressione di dolore, non a causa di qualcosa che è avvenuto, ma perché il dolore è la condizione umana. Non furono eseguite da Michelangelo le due sculture ai lati, quella di San Damiano e di San Cosma. Nel cassone situato sotto le tre statue riposano i resti di Lorenzo il Magnifico e del fratello di lui, Giuliano, ucciso durante la fallita congiura dei Pazzi, organizzata contro i Medici nel 1478 da alcune famiglie nobili fiorentine. La parete opposta è occupata da un altare sul quale poggiano due candelabri disegnati da Michelangelo, ma eseguiti da altri. Madonna col Bambino, Basilica di San Lorenzo, Sacrestia Nuova.
  • 39. Studio per i banchi e i leggii della Biblioteca Laurenziana Sezione longitudinale e pianta dell’atrio e della Sala di lettura della Biblioteca Laurenziana La Biblioteca sorge accanto alla Basilica di San Lorenzo, su un lato del chiostro, al piano superiore, ed è collocata in modo da prendere luce sia da oriente che da occidente e da essere lontana dai rumori cittadini, così da consentire la lettura raccolta e attenta. Michelangelo studia il progetto pensando alla funzione dell’edificio, arrivando perfino a disegnare i leggii con l’esatta inclinazione del piano di posa dei codici in relazione all’angolo visuale, con la scansia sottostante per contenere i libri e una panca per sedere. La Biblioteca consta di due ambienti principali: l’atrio e l’aula di lettura.
  • 40. L’atrio ha le pareti movimentate da una intelaiatura architettonica con le caratteristiche mensole “inginocchiate” michelangiolesche. Sopra, in ordini sovrapposti, coppie di colonne incassate. L’ambiente, al centro, è quasi interamente occupato dalla scala. Questa è la vera protagonista dell’atrio, ed assume significato di luogo intermedio che prepara la salita alla sala di lettura. Michelangelo, Partito per Roma nel 1534, ha progettato la biblioteca ma non la costruì. Parecchi anni dopo, nel 1558, Vasari (o secondo alcuni L’Ammannati), realizzarono l’opera seguendo il progetto di Michelangelo. Atrio della Biblioteca Laurenziana; 1523-1534
  • 41. Biblioteca Laurenziana, Sala di lettura, 1523-1534 La sala di lettura, ha un andamento orizzontale, è ampia e luminosa, grazie alle finestre tutte su un lato, animata da paraste, finestre e cornici sulle pareti e con sporgenze e rientranze nel soffitto ligneo cassettonato, a cui corrisponde il disegno del pavimento a intarsi marmorei. Il movimento è dato anche dalle linee oblique dei leggii disposti ai lati, l’uno di seguito all’altro.
  • 42. La composizione si incentra intorno alla figura dominante del Cristo, il suo gesto, imperioso e pacato, dà l'avvio ad un ampio e lento movimento rotatorio in cui sono coinvolte tutte le anime che trascinate e maltrattate da Caronte sulla sponda opposta dell’Acheronte davanti al giudice infernale Minosse, con il corpo avvolto dalle spire del serpente con evidente riferimento all'Inferno di Dante Alighieri, che viene raffigurato tra le anime del cielo. Quindi le anime levitano velocemente per raggiungere ognuno il proprio giudizio e al cospetto di Cristo rallentano e si accalcano per chiedere grazia. Ruotando sulla destra, le anime continuano a spingersi a gesticolare, a supplicare e a frenare la caduta, ma il Giudice ultimo è inflessibile. Rimangono escluse dalla composizione le due lunette in alto con gruppi di angeli recanti in volo i simboli della Passione (a sinistra la Croce, i dadi e la corona di universale.aAffresco. 1536-41 Giudizio spine; destra la colonna Cappella Sistina della Flagellazione, la scala e l'asta con la spugna imbevuta di aceto).
  • 43. Come Apollo nella giovanile Centauromachia, Cristo, nell’emettere il suo giudizio inappellabile, imprime, con il solo alzare e abbassare le braccia, un movimento all’intera composizione, ascendente a sinistra, discendente a destra, chiamando a sé gli eletti, e precipitando verso il basso dell’inferno i dannati; nello stesso tempo, avvolgendosi su se stesso, trasmette un’analoga rotazione a tutte le altre immagini, dalle più vicine alle più lontane, come Caronte che traghetta le anime peccatrici, battendo “col remo qualunque si adagia”. Michelangelo nel Giudizio universale, sceglie di rompere completamente con la tradizione. La prospettiva non serve più: sono le figure stesse che creano lo spazio, con i loro corpi che si espandono e riempiono l'ambiente. Le quasi quattrocento figure campeggiano libere, senza, riferimenti prospettici Tutto l’affresco si identifica con un altorilievo, incentrato sulla figura di Cristo giudice, non sofferente e pietoso ma potente e terribile nella sua intransigenza. Cristo che con le braccia indica il movimento rotatorio, in senso orario, delle anime che si presentano al suo cospetto e la cui inesorabilità è mitigata dalla presenza della Madonna. Maria, dolcemente raccolta accanto a lui, chiusa in se stessa, soffre, nostra patrona e intermediaria perché ora, nel giudizio ultimo non può più nulla Giudizio universale, particolare.
  • 44. Bruto Lo spunto iconografico è di origine antica: il panneggio fissato sulla spalla da un fermaglio ricorda la ritrattistica romana dell’età di Caracalla; ma è michelangiolesco lo scarto della testa verso destra, Il modellato che risulta molto più possente dei modelli antichi, il collo più massiccio e in tensione, i lineamenti quasi dilatati e una forte concentrazione psicologica che ricorda il David. Il sentimento che traspare è quello di una fredda imperturbabilità, di un forte coraggio. Il non finito del volto e soprattutto della calotta dei capelli amplificano la fermezza morale del personaggio ritratto. Bruto, 1538 circa, marmo; Firenze, Museo Nazionale del Bargello.
  • 45. Conversione di Saulo, Nella Conversione di Saulo (tema tratto dagli Atti degli Apostoli) il protagonista è, contrariamente a quanto dicono le fonti, anziano e ricorda nelle sembianze lo stesso papa Farnese, ma alcuni, vi hanno anche visto un autoritratto. Saulo, disteso a terra dopo la caduta da cavallo, è accecato, sconvolto, folgorato dalla luce che scende dall’alto. Come nel Giudizio, la scena si svolge su due registri: in cielo Gesù in uno scorcio audace, circondato da figure divine; in terra il corteo attorno a Saulo, che cerca scampo fuggendo verso i margini del paesaggio, dove si trovano brulle colline. Come nel Giudizio, l’unità è data dal movimento a vortice che investe i gruppi di figure, accentuandone il dinamismo. Il gesto di Cristo (un braccio rivolto verso il basso, l’altro verso destra), costituisce il centro motore delle figure divine. Conversione di Saulo, 1542-1545, affresco, Roma, Palazzo Vaticano Cappella Paolina.
  • 46. Crocifissione di San Pietro L’episodio narra la morte dell’Apostolo durante la persecuzione di Nerone (64-67); condannato alla croce, come Cristo, volle, per umiltà, nei confronti del maestro, essere appeso capovolto. Anche la Crocifissione di San Pietro è dominata dalla forma circolare costituita dai personaggi imperniata sulla croce che sta per essere capovolta. Ma qui , invece che centrifugo, il moto è centripeto, convergente verso la testa del santo, con la testa rivolta verso lo spettatore e gli occhi fissi su di lui. A differenza della Conversione, nella Crocifissione è del tutto assente il divino e Pietro appare isolato e solo davanti al dramma della tortura che sta per compiersi. A questa sensazione di smarrimento contribuiscono anche il paesaggio desolato, l'orizzonte alto, il cielo plumbeo. Crocifissione di san Pietro, 1545-1550, affresco, Roma, Palazzo Vaticano Cappella Paolina.
  • 47. Antonio da Sangallo il Giovane e Michelangelo, Palazzo Farnese, 1541-1580 facciata e cortile, Roma. Chiesa di San Giovanni dei Fiorentini, pianta e facciata, 1550-1559, Roma.
  • 48. Santa Maria degli Angeli Roma, pianta ed esterno 1563 ca. Porta Pia, Roma. Studio per Porta Pia, 1561 circa. Firenze, Casa Buonarroti
  • 49. Palazzo Nuovo (dei Musei) Palazzo dei Conservatori Il Campidoglio prima dell’intervento di Michelangelo; incisione anonima del 1555, conservata nel Museo del Louvre Progetto di Michelangelo per Piazza del Campidoglio: incisione di E. Dupérac, 1569 Nel 1453, Papa Niccolò V aveva fatto costruire da Bernardo Rossellino il Palazzo dei Conservatori per realizzare la sede della nuova magistratura. Michelangelo riprogetta completamente la piazza e cambia innanzi tutto l’orientamento del complesso che non guarda più verso i ruderi del foro ma verso la città moderna e verso San Pietro che rappresenta il nuovo centro politico della città. Disegna il pavimento con un motivo a quadrangoli curveggianti inscritto entro un ovale, al cui centro situa la statua di Marco Aurelio, che ne risulta esaltata e che diviene il punto di riferimento della piazza. Il motivo pavimentale verrà realizzato nel 1940.
  • 50. Vista dal Foro, Tabularium Michelangelo, riprendendo l’idea già attuata dal Rossellino, inverte l’impianto prospettico legato all’ottica naturale: allarga la scala via via che procede verso l’alto e dispone i due palazzi laterali divergenti rispetto a quello Senatorio, così da conferire a quest’ultimo e all’intera piazza maestà e respiro. Modifica e completa il Palazzo Senatorio già in parte realizzato dal Rossellino, ridisegna il Palazzo dei Conservatori e pensa di costruire un nuovo palazzo, detto per questo Palazzo Nuovo per chiudere la prospettiva verso la chiesa di Santa Maria in Aracoeli . Il Palazzo Nuovo (dei Musei) verrà costruito solo nel XVII secolo di fronte al Palazzo dei Conservatori di cui riprende fedelmente la facciata disegnata da Michelangelo per completare con il Palazzo Senatorio il disegno simmetrico della piazza caratterizzato da una forma trapezoidale. Palazzo dei Conservatori
  • 51. Progetti per la ricostruzione di San Pietro La ricostruzione di San Pietro, iniziata nel 1506, era appena iniziata quando, nel 1514 muore il Bramante. A lui succede Raffaello che ripristina il corpo longitudinale della basilica, innestandolo sulla crociera avviata da Bramante. Alla morte di Raffaello (1520) anche Baldassarre Peruzzi che aveva collaborato col Bramante elabora un progetto a pianta centrale che rimane però sulla carta. Dopo una lunga interruzione dei lavori dovuta alla morte di Leone X nel 1521 e, successivamente, al Sacco di Roma nel 1527, Paolo III Farnese ne affida la ricostruzione ad Antonio da Sangallo il Giovane il quale, dapprima con l’aiuto del Peruzzi, poi morto questi (1536), da solo, mette a punto un nuovo progetto unendo un avancorpo alla croce greca del progetto di Bramante progetto di Raffaello Peruzzi. L’avancorpo, in prossimità della facciata sarebbe stato affiancato da due altissime torri campanarie; la cupola a base circolare, si sarebbe elevata su un doppio tamburo classicheggiante. Quando, morto anche il Sangallo (1546), Paolo III chiama Michelangelo a sovrintendere i lavori. l’artista, criticando aspramente il progetto del Sangallo perché confuso e con poca illuminazione prevista, riparte dall’idea fondamentale del Bramante. progetto di Baldassarre Peruzzi progetto di Antonio da Sangallo il Giovane e modello ligneo
  • 52. progetto di Michelangelo Nel 1546, alla direzione dei lavori subentra all’età di settant’anni Michelangelo. Egli torna alla pianta centrale del progetto originario, annullando però la perfetta simmetria della pianta bramantesca con la previsione di un pronao e di una cupola centrale. Per il resto l’impostazione è del tutto differente e personale: gli spazi interni sono più vasti e maestosi, il perimetro esterno si flette modellandosi con potenza scultorea. Al fine di prevenire il rischio che dopo la sua morte qualcuno alterasse il suo progetto, Michelangelo avvia il cantiere in diversi punti della basilica (ad esclusione della facciata, dove sorgevano ancora i resti della basilica paleocristiana), così da obbligare i suoi successori a continuare la costruzione secondo la sua concezione. L’immensa fabbrica è una forma articolata nello spazio: grandi pilastri addossati a contropilastri la scandiscono verticalmente, con un ordine unico gigante, comprendente più piani di finestre, coronato da un alto architrave e da un cornicione fortemente aggettante. È tutto un susseguirsi di curve e controcurve, convessità e concavità.
  • 53. Cupola della Basilica di San Pietro Modello ligneo della cupola, Basilica di San Pietro La cupola deriva da quella del Brunelleschi a Firenze, ma solo per la tecnica statica. Si erge su un tamburo dal quale aggettano con forza colonne binate separate da sedici finestre rettangolari. In corrispondenza delle colonne binate si innestano i costoloni della cupola. Quando, il 18 febbraio 1564, Michelangelo moriva, quasi novantenne, doveva essere ancora voltata la cupola, realizzata successivamente da Giacomo Della Porta e Domenico Fontana con il sesto un po’ rialzato. Michelangelo aveva infatti previsto una cupola perfettamente sferica. Il modello ligneo viene realizzato tra il 1558 ed1561, quando i lavori del tamburo erano già stati cominciati, ma verrà successivamente modificato e mostra alcune differenze nella concezione della calotta e degli altri dettagli ornamentali, come i timpani delle finestre che all’esterno erano previste da Michelangelo tutte di forma triangolare, mentre nella cupola vera e propria presentano forme curve e triangolari alternate.
  • 54. In questa Pietà sono presenti quattro persone: Nicodemo, ammantato e incappucciato, che cala Cristo aiutato da Maria e da Maddalena. Ancora una volta Michelangelo riprende il movimento “a serpentina”, tendente però verso il basso, in una caduta che diventa inarrestabile quanto più si scende: l’andamento curveggiante del gruppo diviene angoloso nel ginocchio di Gesù, ove la magra gamba si piega puntando al basso. Questa Pietà sarebbe stata scolpita da Michelangelo a partire dal 1547 per la propria tomba che progettava in Santa Maria Maggiore a Roma; ciò giustifica perché nel viso di Nicodemo inserisce un proprio autoritratto. L’artista cambia però idea esprimendo il desiderio di essere sepolto a Firenze e vendendo la Pietà nel 1561 allo scultore e architetto fiorentino Francesco Bandini. Lo scultore Tiberio Calcagni termina la figura della Maddalena e aggiunge la gamba sinistra di Cristo, mancante in quanto, per un difetto del marmo, tutta la parte corrispondente saltò via mentre Michelangelo la stava scolpendo. La gamba aggiunta è stata tolta perché non autografa. L’opera viene trasferita a Firenze nel 1674. Pietà Bandini,1547-1555, Firenze, Museo dell’Opera del Duomo
  • 55. Nella Pietà di Palestrina, le persone sono tre: Maria, Maddalena e Gesù. Si accentua il senso dell’ineluttabile caduta verso il basso. Il corpo morto, ancorato sotto l’ascella dalla possente mano venosa della madre, è più pesante a causa della struttura enorme e innaturale del torso di Gesù che evidenzia la sproporzione delle gambe. La figura della Maddalena, appena sbozzata, si raccoglie accanto ad essi occupando una posizione secondaria. L’opera non documentata né ricordata dalle fonti, è attribuita a Michelangelo da molti studiosi. Ricavata da un frammento di un’antica costruzione romana (sul tergo sono visibili tracce di un architrave), si trovava in una cappella di Palazzo Barberini a Palestrina. Nel 1939 venne trasportata a Firenze nella Galleria dell’Accademia. Pietà di Palestrina, 1550-1555, Firenze, Galleria dell’Accademia
  • 56. A questa Pietà Michelangelo lavora ancora sei giorni prima di morire: l’opera rappresenta dunque l’ultima testimonianza del suo pensiero, il suo testamento spirituale. Le figure, come nella prima Pietà, quella di San Pietro, sono soltanto due: Tutta la sua attenzione è concentrata perciò sul rapporto tra madre e figlio morto che insieme, in un estremo abbraccio, scivolano verso il basso. Il gruppo è il risultato di alcuni ripensamenti: una prima versione prevedeva infatti la testa del Cristo reclinata da un lato e lo dimostra il braccio destro staccato dal resto del corpo e rotto a un'altezza poco sopra il gomito e tracce di un diverso orientamento del volto della Vergine. Successivamente Michelangelo modifica l’idea iniziale per ottenere una maggiore unità tra i due corpi scarnificati privi ormai di ogni peso fisico. Così come la Maddalena lignea di Donatello, questa Pietà rappresenta l’epilogo di un’epoca (il Rinascimento), il momento culminante di un lento processo di abbandono di ogni elemento classico (proporzione, ponderazione, bellezza ideale) a favore dell’espressione del proprio mondo interiore e costituisce perciò un ponte verso l’avvenire: è questo il motivo della sua grande attualità. La statua venne trovata nello studio dell’artista subito dopo la sua morte. Passata in proprietà Rondanini, fu acquistata nel 1952 dal Comune di Milano. Pietà Rondanini, 1552-1564, Milano, Castello Sforzesco