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Claudia ferraroni paper ii
1. ELEPHANT
Elephant è un film del 2003 diretto da Gus Van Sant, vincitore della
Palma d’oro come migliore film e del premio per la miglior regia al
56° Festival di Cannes. Il film prende ispirazione dal massacro ac-
caduto presso la Columbine Higt School e ad altri stragi in ambito
scolastico.
Il titolo allude al proverbiale elefante nella stanza, metafora di un
problema che tutti vedono ma di cui nessuno vuole parlare, ed è una
citazione dell’omonimo film del 1989 diretto da Alan Clarke, sulla
violenza settaria nell’Irlanda del Nord.
La narrazione si svolge nell’arco di una sola giornata, che sembre-
rebbe assolutamente normale, passata in un ambiente scolastico
(comprensiva di dialoghi tra ragazzi, tra studenti e professori, parte-
cipazioni a lezioni, e così via).
La trama percorre la situazione da soggettive differenti.
John è la “guida” che percorrendo la scuola ci mostra la vita scola-
stica e gli studenti. Michelle, studentessa timida ed emarginata per il
suo aspetto fisico e la sua goffaggine nelle attività motorie, si occupa
dell’organizzazione della biblioteca. Brittany, Nicole e Jordan sono
tre ragazze ossessionate dal proprio corpo e dall’apparire. Per riu-
scire ad avere un corpo perfetto, conforme agli standard della moda,
le tre cadono vittime della bulimia. Elias è un ragazzo solitario e so-
gnatore amante della fotografia.
I personaggi centrali della giornata sono Eric e Alex, due ragazzi con
la passione per le armi. Alex è inoltre appassionato di musica ed
Eric di videogiochi violenti. Tutto pare normale, fino a quando, a fine
giornata, Eric e Alex in tuta mimetica vanno nella scuola, seminando
morte e terrore.
2. Tra cinema e videoclip
Inquadrature
Il film descrive lo svolgersi degli eventi da più punti di vista: le scene
si ripetono, viste da più angolazioni, attraverso gli occhi dei diversi
protagonisti, attraverso fini e raffinati piani sequenza e inquadrature
della vita dei due giovani assassini.
La natura è un elemento ricorrente all’interno della pellicola. Questo
si riscontra sia al livello visivo che uditivo. Le immagini mostrano,
infatti, luoghi verdeggianti o comunque immersi nella vegetazione e
anche la scelta delle inquadrature è studiata, come all’inizio del film,
dove il regista, per seguire l’auto che sbanda, usa il punto di vista che
avrebbe un uccello che vola fra gli alberi.
Il tutto è accompagnato da un sottofondo sonoro spesso indefinito,
ma in cui si può udire frequentemente il cinguettio degli uccelli. As-
sai suggestiva è poi la lunga inquadratura finale di un cielo blu in-
tenso attraversato da nuvole leggere e su cui scorrono i titoli di coda.
Il film segue ogni personaggio nel corso della giornata mostrando-
ne le azioni con ampi piani sequenza, che danno forte realismo agli
eventi, ma, allo stesso tempo, fanno sentire lo spettatore come un
osservatore onnisciente, distaccato e indifferente. Questo vale sia
per la prima parte del film, composta da eventi lenti e noiosi come
possono essere le azioni che tutti compiono ogni giorno, che nella
seconda, dove si assiste, in rapida successione, alla fredda esecuzio-
ne di molti dei personaggi della storia.
A causa dei numerosi piani sequenza il film appare freddo e distac-
cato, ma con questo il regista dimostra anche tutta la sua bravura nel
muovere le telcamere.
3. Scena
Quella che ho scelto è una scena di circa 5 minuti dedicata intera-
mente ai due ragazzi Eric e Alex, nonchè i due assassini.
La scena si apre riprendendo Alex mentre suona con il pianoforte
una sinfonia di Beethoven. Per l’intera durata del videoclip si ha
una ripresa in soggettiva dell’intera stanza in cui si trova il ragazzo,
come se fossimo noi spettatori a fare il giro della stanza osser-
vandone tutti i dettagli, nel mentre viene inquadrato anche Eric sul
letto mentre gioca ad un videogioco piuttosto violento (che da già
un suggerimento di quello che sarà poi il finale del film), poco dopo
l’inquadratura si sposta proprio sullo schermo del suo computer
rendendo ora lo spettatore partecipe del gioco cruento a cui sta
giocando, come se ora fossimo noi a sparare al suo posto.
La scena si racconta in maniera molto lenta, così come lo è la mu-
sica che ne fa da sottofondo.
Il videoclip si potrebbe definire di genere Performance, perchè è
presente il soggetto che si esibisce suonando il pianoforte, oltre
che di genere Narrativo perchè allo stesso tempo viene descritto un
momento di vita dei due ragazzi, così come viene descritto il luogo
in cui essi vivono, raccontando così una delle loro giornate tipo.
Van Sant con questo spezzone vuole criticare la mancanza di valori
in cui credere e di personalità a cui ispirarsi che fa precipitare i
giovani in un turbino di incertezze, tanto più maggiori quanto più
debole è il loro carattere.
Claudia Ferraroni
Corso di teoria e analisi del cinema - Paper II