Il modello di Tomasello sull'origine della comunicazione e le sue implicazioni per la clinica dei disturbi dello spettro autistico.
Giovanni Valeri - Ospedale pediatrico Bambino Gesù - Roma
Castel Ivano (Trento) - 15/16 ottobre 2010
Chiara Martino, Conversational AI e Generative AI in @Assist Digital e Autric...
Il modello di Tomasello sull'origine della comunicazione e le sue implicazioni per la clinica dei disturbi dello spettro autistico
1. Il modello di M. Tomasello
sull’origine della comunicazione e
le sue implicazioni per la clinica
dei disturbi dello spettro autistico
Giovanni Valeri,
Ospedale Pediatrico Bambino Gesù, Roma
DAL GESTO ALLA PAROLA: LO
SVILUPPO COMUNICATIVO NEI DISTURBI
DELLO SPETTRO AUTISTICO
Castel Ivano 15-16/10/2010
2. I) Introduzione
• Disturbi dello Spettro Autistico (ASD):
disturbi del neurosviluppo fortemente
associati con compromissioni nel
linguaggio e nella comunicazione.
3. • Circa il 20% delle persone con Autismo
sono nonverbali (usano meno di 5
parole nella vita quotidiana)
(v. Lord et al. 2006)
Altri acquisiscono un linguaggio
funzionale di vario grado, con profili
molto eterogenei.
4. Due teorie:
– MENTALIZZAZIONE e compromissioni
PRAGMATICHE
– (Tager-Flusberg, 2000)
– DEFICIT PROCEDURALE (PDH) e
compromissioni GRAMMATICALI
– Morfo-sintassi (deficit) e Memoria Procedurale
– Conoscenza lessicale (relativamente non
compromessa) e Memoria Dichiarativa,
– (Ullman 2004; 2005)
6. A) DIST. PRAGMATICI
• PRAGMATICA: conoscenza pratica necessaria per
usare e interpretare appropriatamente il linguaggio
nei contesti sociali.
• A.1) GESTI COMUNICATIVI NON VERBALI
• A2) ATTI LINGUISTICI
• A3) DISCORSO CONVERSAZIONALE
• A.4) PROSODIA
• A.5) INTERPRETAZIONE DEL LINGUAGGIO NON
LETTERALE
7. A.1) GESTI COMUNICATIVI
NON VERBALI
-Problemi nella comunicazione non verbale
– (v. lavori di Mundy e coll.)
– Mancanza di AC attenzione condivisa
(“comportamento usato per seguire o dirigere
l’attenzione di un’altra persona verso un evento o
un oggetto, per condividerne l’interesse”).
– Rispondere all’AC (seguire lo sguardo dell’adulto
o il pointing)
– Iniziare l’AC (pointing, mostrare, triangolazione
sguardo)
8. – Ritardo nell’uso dei primi gesti (che implicano referenza
condivisa), rispetto a gesti tardivi (che implicano l’utilizzo
degli oggetti)
Charman, Drew et al, J Child Lang. 2003 Feb;30(1):213-36.
Measuring early language development in preschool
children with autism spectrum disorder using the
MacArthur Communicative Development Inventory
(Infant Form).
– Comunicazione gesti intenzionali non verbali: gesti
richiestivi ma non dichiarativi
9. A2) ATTI LINGUISTICI
• GRICE (1975)
• ASD: deficit di Atti Linguistici (AL) che
enfatizzano l’interazione sociale ,
piuttosto che AL che regolano il
comportamento dell’altro
• (v. studi di Wheterby e coll.)
10. – ASD simili a TD nell’uso di AL con la funzione di
richiedere, protestare, autoregolazione (“Non fare
questo”).
– Assenti AL con funzione sociale (commenti,
mostrare, consapevolezza dell’ascoltatore,
richiesta di informazioni)
– ASD vs SLI (DSL): minor uso di enunciati
affermativi o di consenso
– ASD vs Down: raramente comunicano su oggetti
che sono nel focus attentivo della propria madre
11. A3) DISCORSO
CONVERSAZIONALE
• Deficit e atipie multilple
• Conversazione con modalità unidirezionale,
monologica
– Ghaziuddin et al, (1996): stile pedante negli
Asperger
• Problemi nel rispondere in modo adeguato alle
domande (soprattutto se relative a eventi inusuali o a
narrazioni personali),
• Difficoltà nel uso di referenze non ambigue nella
conversazione.
12. • Compromissione in prove di comunicazione
referenziale
• Difficoltà nel giudicare la quantità di informazione
necessaria
• Minori capacità di shifting quando ci sono fallimenti
nella conversazione
(RM vs AUT: risposte meno specifiche a richieste di
chiarimento).
Atipie nelle abilità narrative
13. A.4) PROSODIA
• Timing, ritmo ed intonazione
dell’eloquio; uso pause, stressare
parole.
• Deficit e atipie
14. A.5) INTERPRETAZIONE DEL
LINGUAGGIO NON
LETTERALE
• Problemi con frasi idiomatiche,
metafore, ironia, bugie, giochi di parole,
storie ambigue.
• Difficoltà nell’inferire il significato inteso
dal parlante o espressioni culturali
specifiche.
15. B) GRAMMATICA E
LESSICO
– Linguaggio: due abilità mentali Morfosintassi e Lessico
(Chomski, 1965, Pinker, 1994)
– A) LESSICO Informazioni idiosincratiche devono essere
memorizzate in un “dizionario mentale” (mental lexicon).
Parole con relazione suono-significato arbitrario.
– B) GRAMMATICA Regolarità del linguaggio; regole
grammaticali, vincoli alla combinazione delle unità
linguistiche.
– La grammatica è compromessa nell’autismo,
– mentre la conoscenza lessicale è relativamente intatta.
16. B.1) ABILITA’
GRAMMATICALI
SINTASSI
• Compromissione Comprensione frasi
(uditiva e visiva)
• Non tutti i sogg con ASD hanno questi
deficit.
• Studio su adulti ASD: accuratezza
normale, ma anomalo tempo di
reazione (Just, 2004)
17. Compromissione PRODUZIONE sintattica:
• ASD linguaggio spontaneo con minor
complessità grammaticale, rispetto a controlli
con sviluppo tipico e atipico
• Minor frequenza di enunciati nuovi, non-
imitativi (vs TD e Down) e maggior uso di
enunciati “formulaic”
• compromissione in Test Ripetizione frasi
(Produzione sintattica)
18. MORFOLOGIA
– Morfologia derivazionale (creazione nuove
parole): non studi !
– Morfologia inflessionale (modificazione di
una parola in base al suo ruolo
grammaticale)
19. • Studi sulla produzione, spontanea o elicitata, di
eloquio hanno evidenziato atipie nella produzione di
morfologica inflessionale (es. maggior omissione di
morfemi inflessionali) .
• Differenza nell’accuratezza e nel tempo di reazione
tra ASD e controlli nelle forme regolari, ma non nelle
forme irregolari.
20. B.2) ABILITA’ LESSICALI
• Buona la capacità di apprendere singole parole
• Non compromissione in prove di comprensione
lessicale
• Non compromissione nella produzione di parole
singole
• Difficoltà, variabile, nella “Denominazione Automatica
Rapida” e nelle prove di Fluenza verbale
• Non compromissione nella produzione di forme
irregolari
21. Studi di neuroimaging
• Memoria Procedurale e strutture SNC:
lobo frontale, gangli della base e
cervelletto
• Memoria Dichiarativa e strutture SNC:
temporo/parietali.
22. • Studi neuroimmagini funzionali
• ASD in prove di comprensione sintattica:
• Maggior attivazione corteccia posteriore
temporo/parietale
• Minor attivazione corteccia premotoria (sn), corteccia
prefrontale dorso laterale, area di Broca, gangli della
base (sn) e cervelletto (dx)
23. • Studi RMN strutturali
• ASD con dist linguaggio (e DSL):
• Diminuzione volume nella corteccia
frontale sn (anche area di Broca)
24. Linguaggio “formulaic”
Eloquio nei ASD:
• Enunciati ripetitivi e stereotipati
• Associazioni idiosincratiche suono-significato
• Linguaggio eccessivamente letterale
• Difficoltà nell’uso di pronomi e termini deittici
• Ecolalia (immediata o differita)
25. • LNGUAGGIO “FORMULAIC”
• Sequenza prefabbricata di parole che sono
memorizzate e recuperate globalmente dalla
memoria.
• Deficit socio-pragmatico e/o compenso
(tramite la memorizzazione - dichiarativa-)
delle difficoltà grammaticali
26. STUDI LONGITUDINALI
• Siller M, Sigman M
• J Autism Dev Disord. 2002 Apr;32(2):77-
89.
• The behaviors of parents of children with
autism predict the subsequent
development of their children's
communication..
27. • Studio focalizzato sul comportamento che i
caregivers dei bambini con autismo
mostrano durante le interazioni di gioco,
• in particolar modo quanto il comportamento
del caregiver sia sincronizzato con il focus
attentivo del bambino e sulla sua attività.
28. Due significativi risultati:
1) i caregivers di bambini con autismo
sincronizzano i loro comportamenti
all’attenzione e alle attività dei loro figli in
misura simile a quella di caregivers di bambini
con ritardi di sviluppo (DD) e caregivers di
bambini con sviluppo tipico (TD), appaiati per
capacità linguistiche.
29. Due significativi risultati:
2) I caregivers di bambini con autismo che
mostravano un livello più alto di
sincronizzazione durante l’interazione di gioco,
hanno figli che sviluppano una maggiore
attenzione condivisa, e una maggiore
competenza linguistica, in un periodo di 1, 10 e
16 anni, rispetto a bambini i cui caregivers
mostravano un più basso livello di
sincronizzazione iniziale.
30. • I dati suggeriscono una relazione tra
parental sensitivity e il successivo
sviluppo delle competenze comunicative nei
bambini con autismo.
• Implicazioni per interventi di parent
training.
31. • Siller M, Sigman M.
• Dev Psychol. 2008 Nov;44(6):1691-704
• Modeling longitudinal change in the
language abilities of children with
autism: parent behaviors and child
characteristics as predictors of change.
32. • Lo studio ha valutato i patterns di
trasformazioni longitudinali nelle abilità
linguistiche in 28 bambini con autismo,
durante la prima e la seconda infanzia,
• I risultati mostrano che la velocità
dell’accrescimento linguistico era predetto,
indipendentemente, da due fattori:
33. • A) la responsiveness dei bambini a stimoli
dell’altro per l’attenzione congiunta
• B) la responsiveness dei genitori all’attenzione e
all’attività dei loro figli durante il gioco
• Le relazioni predittive non potevano essere
spiegate da variazioni iniziali in caratteristiche
dello sviluppo globali, come: QI, Età Mentale, o
abilità linguistiche.
34. • I dati supportano una visione socio-
pragmatica dell’acquisizione del linguaggio,
con particolare enfasi sull’importanza dei
processi collaborativi attraverso i quali
bambini e genitori negoziano significati
condivisi.
35. Michael TOMASELLO
Origins of Human
Communication (2008)
• 1) LA COMUNICAZIONE INTENZIONALE
DEI PRIMATI
• 2. LA COMUNICAZIONE COOPERATIVA
UMANA
• 3 ORIGINI ONTOGENETICHE
• 3 ORIGINI FILOGENETICHE
• 5) LA DIMENSIONE GRAMMATICALE
36. 1) LA COMUNICAZIONE
INTENZIONALE DEI PRIMATI
• I primati (in particolare le grandi
scimmie) comunicano con i cospecifici
in modo più flessibile tramite i GESTI
(rispetto le ESIBIZIONI VOCALI);
• I GESTI implicano l’adattamento allo
stato attenzionale del ricevente
37. • I primati utilizzano come GESTI:
• MOVIMENTI DI INTENZIONE (es. “braccio
in alto” per avviare il gioco): abbreviazioni di
azioni sociali che divengono comunicative
nell’ambito di uno specifico contesto
interattivo;
• RICHIAMI DI ATTENZIONE (es. “schiaffo in
terra” per giocare): azioni che catturano
l’attenzione dell’altro, in un’ampia varietà di
contesti.
38. • Tutti questi gesti sono
fondamentalmente DIADICI – finalizzati
a regolare l’interazione sociale
direttamente – e non TRIADICI, nel
senso di riferirsi a entità esterne.
39. • Essi sono anche tutti, di base, “COMPETITIVI”,
finalizzati a permettere al Comunicatore di ottenere
qualcosa
• (e non COOPERATIVI, nel senso di finalizzati a
condividere stati psicologici).
• I GESTI sono usati per RICHIEDERE. direttamente
(MdI) o indirettamente (RdA) azioni da altri.
40. • Molti primati (“linguistici”), quando interagiscono con
gli umani, apprendono a “indicare” oggetti che
richiedono/pretendono, in modo triadico.
• Ma queste “indicazioni” sono solo azioni
imperative; esse non sono cooperative in senso
umano (e possono anche non essere veramente
referenziali),
• Es.: i primati che indicano, non comprendono quando
gli umani indicano loro per informarli.
41. • Alla Compr e Produz di GESTI sottende
la capacità di comprendere
l’INTENZIONALITA’ INDIVIDUALE (gli
altri hanno Scopi e Percezioni).
• Comunicatori e Riceventi hanno i loro
fini comunicativi distinti, nel processo
comunicativo, senza fini comuni
condivisi
42. 2. LA COMUNICAZIONE
COOPERATIVA UMANA
• In contrasto con i primati, gli umani
iniziano a comunicare con gli altri in
modo COOPERATIVO.
• Questa struttura cooperativa pervade
tutti gli aspetti degli scambi comunicativi
43. • Alla comunicazione cooperativa umana
sottende un’infrastruttura socio-
cognitiva che include anche la
comprensione della INTENZIONALITA’
CONDIVISA.
• Abilità di “lettura ricorsiva della mente”,
che permette fini congiunti e attenzione
congiunta.
44. La comunicazione umana dipende
fondamentalmente da:
– una cornice di attenzione congiunta (o
intersoggettiva) che fornisce la base
comune necessaria per la referenza
– le mutue assunzioni di cooperazione
che generano sia inferenze rilevanti sia
obbligazioni interpersonali.
45. – Motivazioni fondamentali dell’ Intenzionalità
Condivisa (cooperative) sono: AIUTARE e
CONDIVIDERE.
– Nelle interazioni comunicative generano le tre
Motivazioni fondamentali della com coop um:
– 1) RICHIEDERE (chiedere aiuto)
– 2) INFORMARE (offrire aiuto sotto forma di
informazioni utili)
– 3) CONDIVIDERE emozioni e atteggiamenti
(creare legami sociali)
46. – L’abilità di collaborare con l’altro in attività
condivise, implica la necessità di assicurarsi che il
Ricevente comprenda il messaggio del
Comunicatore, come questo lo intende.
– Noi sappiamo insieme che entrambi siamo (e
“dobbiamo”) essere cooperativi.
– V. GRICE
47. • Gesto DEITTICO (“additare”) per indirizzare
l’attenzione visiva dell’altro;
• Gesto ICONICO (“mimare”) per indirizzare
l’immaginazione dell’altro.
• Base “naturale”:
• GD: seguire la direzione dello sguardo altrui;
• GI: interpretare come intenzionali le azioni
altrui
48. • Le attività comunicative delle altre specie animali
somigliano poco a questa struttura cooperativa.
• La comunicazione cooperativa umana deriva,
evoluzionisticamente, da un adattamento della
intenzionalità condivisa (“co-intenzionalità”), che
si manifesta in molte altre attività culturali umane.
49. • La comunicazione LINGUISTICA ha
questa stessa struttura cooperativa, ma
con l’aggiunta del perspective-taking
inerente i simboli linguistici contrastivi:
“rappresentazioni cognitive
orientate/prospettiche”
50. 3) ORIGINI
ONTOGENETICHE
L’ontogenesi della comunicazione gestuale degli infanti
prelinguistici, in particolare la DEITTICITA’, dimostra
il ruolo critico della co-intenzionalità:
• La “cornice attenzionale” e il “terreno comune” (forma
di vita- Wittgenstein; formati attenzionali congiunti -
Bruner)
• Le tre motivazioni fondamentali (richiedere, informare
e condividere)
• Con minor certezza l’”intenzione comunicativa” e le
“norme cooperative”
51. • La gestualità DEITTICA appare, verso
gli 11-12 mesi, solo insieme
all’emergere delle abilità di
intenzionalità condivisa nell’azione
cooperativa (anche se molti prerequisiti
sono già disponibili)
52. • I Gesti ICONICI compaiono a
“rimorchio” dei primi gesti Deittici;
diminuiscono con l’emergenza del
linguaggio (a differenza dei gesti
deittici), perché Gesti Iconici e
Convenzionalità Linguistiche
rappresentano entrambi modi simbolici
di indicare i referenti
53. • Funzione comune di
• 1) Gesti Deittici e Dimostrativi (es.
“questo”, “quello”)
• 2) Gesti Iconici e Termini Semantici
(es. nomi e verbi).
54. • L’adattamento umano per la
co-intenzionalità emerge
ontogenicamente intorno ai 12 mesi,
quando due traiettorie evolutive
convergono:
55. – l’abilità socio-cognitiva, generale dei
primati, di comprendere SCOPI e
PERCEZIONI degli altri ( e forse le
INTENZIONI e gli STATI ATTENTIVI degli
altri).
–
– le abilità, unicamente umane, e le
motivazioni a condividere STATI MENTALI
con altri.
56. • Quando questi due percorsi convergono, gli infanti
umani diventano capaci:
• di creare OBIETTIVI CONDIVISI, in azioni
intenzionali congiunte;
• di impegnarsi in varie specie di attività attenzionali
congiunte, le quali creano l’abilità di comprendere,
secondo PROSPETTIVE MULTIPLE, una entità
comune.
57. L’EMERGENZA ONTOGENETICA DELLA
COMUNICAZIONE COOPERATIVA
• Gli infanti iniziano ad esprimere le loro
intenzioni comunicative intorno ai 12
mesi.
• In aggiunta alle RICHIESTE cooperative
gli infanti prelinguistici comunicano per
altri due motivi di base:
58. – INFORMARE, aiutare gli altri fornendogli
informazioni necessarie
– CONDIVIDERE, semplicemente
condividendo interesse e attenzione con
altri al di fuori di eventi o azioni
dichiarative.
59. – I gesti DEITTICI sono analoghi TRIADICI
dei RICHIAMI DI ATTENZIONE dei primati
– I gesti ICONICI sono analoghi TRIADICI
dei MOVIMENTI DI INTENZIONE
60. • Una serie di esperimenti suggerisce che questi atti
comunicativi precoci implicano una piena co-
intenzionalità,che include
• la partecipazione in cornici di attenzione congiunta
(intersoggettiva) con prospettive differenti,
• la partecipazione in attività congiunte con intenzioni e
scopi congiunti
• la comprensione delle intenzioni comunicative
cooperative.
61. 4) ORIGINI FILOGENETICHE
• La comunicazione cooperativa umana è
emersa filogeneticamente come parte di
un più ampio adattamento all’attività di
collaborazione e alla vita culturale
62. 5) LA DIMENSIONE
GRAMMATICALE
• Convenzionalizzazione e trasmissione
culturale delle costruzioni linguistiche -
in base ad abilità cognitive generali, di
intenzionalità condivisa e di imitazione -
per le tre motivazioni comunicative
fondamentali:
64. GRAMMATICA DEL RICHIEDERE
– Le grandi scimmie usano sequenze di gesti
– Le grandi scimmie “linguistiche” sono capaci di
combinare gesti con un unico fine comunicativo, e
segmentano l’esperienza in EVENTO e
PARTECIPANTE.
– I proferimenti multi-unità sono usati quasi sempre
con funzioni IMPERATIVE (implicano solo “tu-e-io
nel qui-e-ora): non necessita un marcamento
grammaticale complesso -> “sintassi semplice”
65. GRAMMATICA DELL’INFORMARE
• Funzione informativa e referenti lontani
necessitano di una “sintassi seria” per
• A) identificare referenti assenti
• B) marcare sintatticamente i ruoli dei
Partecipanti
• C) distinguere motivazioni informative e
imperativi
66. GRAMMATICA DEL CONDIVIDERE E DEL
NARRARE
• Motivazione condivisa e proferimenti per narrare
eventi dislocati nello spazio e nel tempo -> “sintassi
elaborata”
• A) marcare il tempo e correlare tra loro gli eventi
• B) rintracciare i partecipanti attraverso eventi
67. • Hutman T, Siller M, Sigman M
J Child Psychol Psychiatry. 2009;50(10):1255-63.
• Mothers' narratives regarding their child
with autism predict maternal
synchronous behavior during play..
68. • Studio sulle differenze individuali correlate con il
comportamento materno sincronico (durante il gioco),
associato con lo sviluppo del linguaggio nei bambini con
autismo.
• Studio su 67 bambini con autismo, di età inferiore ai 7
anni e le loro madri biologiche, valutate tramite due prove
narrative:
• - Insightfulness Assessment (Koren-Karie & Oppenheim,
1997)
• Reaction to Diagnosis Interview (Pianta & Marvin,
1992).-
69. • Il livello medio di sincronia, misurato con un
sistema di codifica microanalitica, è stato
confrontato tra gruppi formato in base alle
classificazioni basate sulle interviste delle madri.
• La variazione nella sincronia materna è risultata
correlata alla classificazione del Insightfulness
Assessment, ma non a quella del Reaction to
Diagnosis Interview.
70. • Le caratteristiche dei bambini non sono risultate
correlate alla classificazione delle interviste o al
punteggio nella sincronia materna.
• La qualità della narrazione materna sul proprio
figlio con autismo e la relazione con il bambino
sono risultate associate con la variabilità nel
comportamento materno sincronizzato durante il
gioco.