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Il modello di M. Tomasello
sull’origine della comunicazione e
 le sue implicazioni per la clinica
dei disturbi dello spettro autistico
              Giovanni Valeri,
   Ospedale Pediatrico Bambino Gesù, Roma


     DAL GESTO ALLA PAROLA: LO
 SVILUPPO COMUNICATIVO NEI DISTURBI
      DELLO SPETTRO AUTISTICO


       Castel Ivano 15-16/10/2010
I) Introduzione
• Disturbi dello Spettro Autistico (ASD):
  disturbi del neurosviluppo fortemente
  associati con compromissioni nel
  linguaggio e nella comunicazione.
• Circa il 20% delle persone con Autismo
  sono nonverbali (usano meno di 5
  parole nella vita quotidiana)
(v. Lord et al. 2006)



Altri acquisiscono un linguaggio
  funzionale di vario grado, con profili
  molto eterogenei.
Due teorie:
 – MENTALIZZAZIONE e compromissioni
   PRAGMATICHE
 – (Tager-Flusberg, 2000)

 – DEFICIT PROCEDURALE (PDH) e
   compromissioni GRAMMATICALI
 – Morfo-sintassi (deficit) e Memoria Procedurale
 – Conoscenza lessicale (relativamente non
   compromessa) e Memoria Dichiarativa,
 – (Ullman 2004; 2005)
II) LINGUAGGIO E
COMUNICAZIONE NEI DPS:
LE EVIDENZE
  • DIST PRAGMATICI

  • DIST GRAMMATICALI
A) DIST. PRAGMATICI
• PRAGMATICA: conoscenza pratica necessaria per
  usare e interpretare appropriatamente il linguaggio
  nei contesti sociali.


•   A.1) GESTI COMUNICATIVI NON VERBALI
•   A2) ATTI LINGUISTICI
•   A3) DISCORSO CONVERSAZIONALE
•   A.4) PROSODIA
•   A.5) INTERPRETAZIONE DEL LINGUAGGIO NON
    LETTERALE
A.1) GESTI COMUNICATIVI
NON VERBALI
 -Problemi nella comunicazione non verbale
 – (v. lavori di Mundy e coll.)

 – Mancanza di AC attenzione condivisa
   (“comportamento usato per seguire o dirigere
   l’attenzione di un’altra persona verso un evento o
   un oggetto, per condividerne l’interesse”).
 – Rispondere all’AC (seguire lo sguardo dell’adulto
   o il pointing)
 – Iniziare l’AC (pointing, mostrare, triangolazione
   sguardo)
– Ritardo nell’uso dei primi gesti (che implicano referenza
  condivisa), rispetto a gesti tardivi (che implicano l’utilizzo
  degli oggetti)

Charman, Drew et al, J Child Lang. 2003 Feb;30(1):213-36.
Measuring early language development in preschool
  children with autism spectrum disorder using the
  MacArthur Communicative Development Inventory
  (Infant Form).

– Comunicazione gesti intenzionali non verbali: gesti
  richiestivi ma non dichiarativi
A2) ATTI LINGUISTICI
• GRICE (1975)
• ASD: deficit di Atti Linguistici (AL) che
  enfatizzano l’interazione sociale ,
  piuttosto che AL che regolano il
  comportamento dell’altro
• (v. studi di Wheterby e coll.)
– ASD simili a TD nell’uso di AL con la funzione di
  richiedere, protestare, autoregolazione (“Non fare
  questo”).
– Assenti AL con funzione sociale (commenti,
  mostrare, consapevolezza dell’ascoltatore,
  richiesta di informazioni)

– ASD vs SLI (DSL): minor uso di enunciati
  affermativi o di consenso

– ASD vs Down: raramente comunicano su oggetti
  che sono nel focus attentivo della propria madre
A3) DISCORSO
CONVERSAZIONALE
• Deficit e atipie multilple

• Conversazione con modalità unidirezionale,
  monologica
   – Ghaziuddin et al, (1996): stile pedante negli
     Asperger
• Problemi nel rispondere in modo adeguato alle
  domande (soprattutto se relative a eventi inusuali o a
  narrazioni personali),
• Difficoltà nel uso di referenze non ambigue nella
  conversazione.
• Compromissione in prove di comunicazione
   referenziale
• Difficoltà nel giudicare la quantità di informazione
   necessaria
• Minori capacità di shifting quando ci sono fallimenti
   nella conversazione
  (RM vs AUT: risposte meno specifiche a richieste di
   chiarimento).

  Atipie nelle abilità narrative
A.4) PROSODIA

• Timing, ritmo ed intonazione
  dell’eloquio; uso pause, stressare
  parole.
• Deficit e atipie
A.5) INTERPRETAZIONE DEL
LINGUAGGIO NON
LETTERALE
• Problemi con frasi idiomatiche,
  metafore, ironia, bugie, giochi di parole,
  storie ambigue.

• Difficoltà nell’inferire il significato inteso
  dal parlante o espressioni culturali
  specifiche.
B) GRAMMATICA E
LESSICO
 – Linguaggio: due abilità mentali Morfosintassi e Lessico
   (Chomski, 1965, Pinker, 1994)

 – A) LESSICO Informazioni idiosincratiche devono essere
   memorizzate in un “dizionario mentale” (mental lexicon).
   Parole con relazione suono-significato arbitrario.
 – B) GRAMMATICA Regolarità del linguaggio; regole
   grammaticali, vincoli alla combinazione delle unità
   linguistiche.

 – La grammatica è compromessa nell’autismo,
 – mentre la conoscenza lessicale è relativamente intatta.
B.1) ABILITA’
GRAMMATICALI
SINTASSI
• Compromissione Comprensione frasi
  (uditiva e visiva)
• Non tutti i sogg con ASD hanno questi
  deficit.
• Studio su adulti ASD: accuratezza
  normale, ma anomalo tempo di
  reazione (Just, 2004)
Compromissione PRODUZIONE sintattica:
• ASD linguaggio spontaneo con minor
  complessità grammaticale, rispetto a controlli
  con sviluppo tipico e atipico
• Minor frequenza di enunciati nuovi, non-
  imitativi (vs TD e Down) e maggior uso di
  enunciati “formulaic”
• compromissione in Test Ripetizione frasi
  (Produzione sintattica)
MORFOLOGIA
 – Morfologia derivazionale (creazione nuove
   parole): non studi !

 – Morfologia inflessionale (modificazione di
   una parola in base al suo ruolo
   grammaticale)
• Studi sulla produzione, spontanea o elicitata, di
  eloquio hanno evidenziato atipie nella produzione di
  morfologica inflessionale (es. maggior omissione di
  morfemi inflessionali) .

• Differenza nell’accuratezza e nel tempo di reazione
  tra ASD e controlli nelle forme regolari, ma non nelle
  forme irregolari.
B.2) ABILITA’ LESSICALI
• Buona la capacità di apprendere singole parole
• Non compromissione in prove di comprensione
  lessicale
• Non compromissione nella produzione di parole
  singole
• Difficoltà, variabile, nella “Denominazione Automatica
  Rapida” e nelle prove di Fluenza verbale

• Non compromissione nella produzione di forme
  irregolari
Studi di neuroimaging
• Memoria Procedurale e strutture SNC:
  lobo frontale, gangli della base e
  cervelletto

• Memoria Dichiarativa e strutture SNC:
  temporo/parietali.
• Studi neuroimmagini funzionali
• ASD in prove di comprensione sintattica:
• Maggior attivazione corteccia posteriore
  temporo/parietale
• Minor attivazione corteccia premotoria (sn), corteccia
  prefrontale dorso laterale, area di Broca, gangli della
  base (sn) e cervelletto (dx)
• Studi RMN strutturali
• ASD con dist linguaggio (e DSL):
• Diminuzione volume nella corteccia
  frontale sn (anche area di Broca)
Linguaggio “formulaic”
Eloquio nei ASD:
• Enunciati ripetitivi e stereotipati
• Associazioni idiosincratiche suono-significato
• Linguaggio eccessivamente letterale
• Difficoltà nell’uso di pronomi e termini deittici
• Ecolalia (immediata o differita)
• LNGUAGGIO “FORMULAIC”
• Sequenza prefabbricata di parole che sono
  memorizzate e recuperate globalmente dalla
  memoria.

• Deficit socio-pragmatico e/o compenso
  (tramite la memorizzazione - dichiarativa-)
  delle difficoltà grammaticali
STUDI LONGITUDINALI
• Siller M, Sigman M
• J Autism Dev Disord. 2002 Apr;32(2):77-
  89.
• The behaviors of parents of children with
  autism predict the subsequent
  development of their children's
  communication..
• Studio focalizzato sul comportamento che i
  caregivers dei bambini con autismo
  mostrano durante le interazioni di gioco,
• in particolar modo quanto il comportamento
  del caregiver sia sincronizzato con il focus
  attentivo del bambino e sulla sua attività.
Due significativi risultati:
  1) i caregivers di bambini con autismo
    sincronizzano i loro comportamenti
    all’attenzione e alle attività dei loro figli in
    misura simile a quella di caregivers di bambini
    con ritardi di sviluppo (DD) e caregivers di
    bambini con sviluppo tipico (TD), appaiati per
    capacità linguistiche.
Due significativi risultati:

  2) I caregivers di bambini con autismo che
    mostravano un livello più alto di
    sincronizzazione durante l’interazione di gioco,
    hanno figli che sviluppano una maggiore
    attenzione condivisa, e una maggiore
    competenza linguistica, in un periodo di 1, 10 e
    16 anni, rispetto a bambini i cui caregivers
    mostravano un più basso livello di
    sincronizzazione iniziale.
• I dati suggeriscono una relazione tra
  parental sensitivity e il successivo
  sviluppo delle competenze comunicative nei
  bambini con autismo.
• Implicazioni per interventi di parent
  training.
• Siller M, Sigman M.
• Dev Psychol. 2008 Nov;44(6):1691-704

• Modeling longitudinal change in the
  language abilities of children with
  autism: parent behaviors and child
  characteristics as predictors of change.
• Lo studio ha valutato i patterns di
  trasformazioni longitudinali nelle abilità
  linguistiche in 28 bambini con autismo,
  durante la prima e la seconda infanzia,
• I risultati mostrano che la velocità
  dell’accrescimento linguistico era predetto,
  indipendentemente, da due fattori:
• A) la responsiveness dei bambini a stimoli
  dell’altro per l’attenzione congiunta
• B) la responsiveness dei genitori all’attenzione e
  all’attività dei loro figli durante il gioco

• Le relazioni predittive non potevano essere
  spiegate da variazioni iniziali in caratteristiche
  dello sviluppo globali, come: QI, Età Mentale, o
  abilità linguistiche.
• I dati supportano una visione socio-
  pragmatica dell’acquisizione del linguaggio,
  con particolare enfasi sull’importanza dei
  processi collaborativi attraverso i quali
  bambini e genitori negoziano significati
  condivisi.
Michael TOMASELLO
Origins of Human
Communication (2008)
• 1) LA COMUNICAZIONE INTENZIONALE
  DEI PRIMATI
• 2. LA COMUNICAZIONE COOPERATIVA
  UMANA
• 3 ORIGINI ONTOGENETICHE
• 3 ORIGINI FILOGENETICHE
• 5) LA DIMENSIONE GRAMMATICALE
1) LA COMUNICAZIONE
INTENZIONALE DEI PRIMATI
• I primati (in particolare le grandi
  scimmie) comunicano con i cospecifici
  in modo più flessibile tramite i GESTI
  (rispetto le ESIBIZIONI VOCALI);
• I GESTI implicano l’adattamento allo
  stato attenzionale del ricevente
• I primati utilizzano come GESTI:
• MOVIMENTI DI INTENZIONE (es. “braccio
  in alto” per avviare il gioco): abbreviazioni di
  azioni sociali che divengono comunicative
  nell’ambito di uno specifico contesto
  interattivo;
• RICHIAMI DI ATTENZIONE (es. “schiaffo in
  terra” per giocare): azioni che catturano
  l’attenzione dell’altro, in un’ampia varietà di
  contesti.
• Tutti questi gesti sono
  fondamentalmente DIADICI – finalizzati
  a regolare l’interazione sociale
  direttamente – e non TRIADICI, nel
  senso di riferirsi a entità esterne.
• Essi sono anche tutti, di base, “COMPETITIVI”,
  finalizzati a permettere al Comunicatore di ottenere
  qualcosa
• (e non COOPERATIVI, nel senso di finalizzati a
  condividere stati psicologici).

• I GESTI sono usati per RICHIEDERE. direttamente
  (MdI) o indirettamente (RdA) azioni da altri.
• Molti primati (“linguistici”), quando interagiscono con
  gli umani, apprendono a “indicare” oggetti che
  richiedono/pretendono, in modo triadico.
• Ma queste “indicazioni” sono solo azioni
  imperative; esse non sono cooperative in senso
  umano (e possono anche non essere veramente
  referenziali),
• Es.: i primati che indicano, non comprendono quando
  gli umani indicano loro per informarli.
• Alla Compr e Produz di GESTI sottende
  la capacità di comprendere
  l’INTENZIONALITA’ INDIVIDUALE (gli
  altri hanno Scopi e Percezioni).
• Comunicatori e Riceventi hanno i loro
  fini comunicativi distinti, nel processo
  comunicativo, senza fini comuni
  condivisi
2. LA COMUNICAZIONE
COOPERATIVA UMANA
• In contrasto con i primati, gli umani
  iniziano a comunicare con gli altri in
  modo COOPERATIVO.
• Questa struttura cooperativa pervade
  tutti gli aspetti degli scambi comunicativi
• Alla comunicazione cooperativa umana
  sottende un’infrastruttura socio-
  cognitiva che include anche la
  comprensione della INTENZIONALITA’
  CONDIVISA.
• Abilità di “lettura ricorsiva della mente”,
  che permette fini congiunti e attenzione
  congiunta.
La comunicazione umana dipende
  fondamentalmente da:
– una cornice di attenzione congiunta (o
  intersoggettiva) che fornisce la base
  comune necessaria per la referenza
– le mutue assunzioni di cooperazione
  che generano sia inferenze rilevanti sia
  obbligazioni interpersonali.
– Motivazioni fondamentali dell’ Intenzionalità
  Condivisa (cooperative) sono: AIUTARE e
  CONDIVIDERE.
– Nelle interazioni comunicative generano le tre
  Motivazioni fondamentali della com coop um:
– 1) RICHIEDERE (chiedere aiuto)
– 2) INFORMARE (offrire aiuto sotto forma di
  informazioni utili)
– 3) CONDIVIDERE emozioni e atteggiamenti
  (creare legami sociali)
– L’abilità di collaborare con l’altro in attività
  condivise, implica la necessità di assicurarsi che il
  Ricevente comprenda il messaggio del
  Comunicatore, come questo lo intende.

– Noi sappiamo insieme che entrambi siamo (e
  “dobbiamo”) essere cooperativi.
– V. GRICE
• Gesto DEITTICO (“additare”) per indirizzare
  l’attenzione visiva dell’altro;
• Gesto ICONICO (“mimare”) per indirizzare
  l’immaginazione dell’altro.

• Base “naturale”:
• GD: seguire la direzione dello sguardo altrui;
• GI: interpretare come intenzionali le azioni
  altrui
• Le attività comunicative delle altre specie animali
  somigliano poco a questa struttura cooperativa.
• La comunicazione cooperativa umana deriva,
  evoluzionisticamente, da un adattamento della
  intenzionalità condivisa (“co-intenzionalità”), che
  si manifesta in molte altre attività culturali umane.
• La comunicazione LINGUISTICA ha
  questa stessa struttura cooperativa, ma
  con l’aggiunta del perspective-taking
  inerente i simboli linguistici contrastivi:
  “rappresentazioni cognitive
  orientate/prospettiche”
3) ORIGINI
ONTOGENETICHE
L’ontogenesi della comunicazione gestuale degli infanti
   prelinguistici, in particolare la DEITTICITA’, dimostra
   il ruolo critico della co-intenzionalità:
• La “cornice attenzionale” e il “terreno comune” (forma
   di vita- Wittgenstein; formati attenzionali congiunti -
   Bruner)
• Le tre motivazioni fondamentali (richiedere, informare
   e condividere)
• Con minor certezza l’”intenzione comunicativa” e le
   “norme cooperative”
• La gestualità DEITTICA appare, verso
  gli 11-12 mesi, solo insieme
  all’emergere delle abilità di
  intenzionalità condivisa nell’azione
  cooperativa (anche se molti prerequisiti
  sono già disponibili)
• I Gesti ICONICI compaiono a
  “rimorchio” dei primi gesti Deittici;
  diminuiscono con l’emergenza del
  linguaggio (a differenza dei gesti
  deittici), perché Gesti Iconici e
  Convenzionalità Linguistiche
  rappresentano entrambi modi simbolici
  di indicare i referenti
• Funzione comune di
• 1) Gesti Deittici e Dimostrativi (es.
  “questo”, “quello”)
• 2) Gesti Iconici e Termini Semantici
  (es. nomi e verbi).
• L’adattamento umano per la
  co-intenzionalità emerge
  ontogenicamente intorno ai 12 mesi,
  quando due traiettorie evolutive
  convergono:
– l’abilità socio-cognitiva, generale dei
  primati, di comprendere SCOPI e
  PERCEZIONI degli altri ( e forse le
  INTENZIONI e gli STATI ATTENTIVI degli
  altri).
–
– le abilità, unicamente umane, e le
  motivazioni a condividere STATI MENTALI
  con altri.
• Quando questi due percorsi convergono, gli infanti
  umani diventano capaci:
• di creare OBIETTIVI CONDIVISI, in azioni
  intenzionali congiunte;
• di impegnarsi in varie specie di attività attenzionali
  congiunte, le quali creano l’abilità di comprendere,
  secondo PROSPETTIVE MULTIPLE, una entità
  comune.
L’EMERGENZA ONTOGENETICA DELLA
COMUNICAZIONE COOPERATIVA

• Gli infanti iniziano ad esprimere le loro
  intenzioni comunicative intorno ai 12
  mesi.
• In aggiunta alle RICHIESTE cooperative
  gli infanti prelinguistici comunicano per
  altri due motivi di base:
– INFORMARE, aiutare gli altri fornendogli
  informazioni necessarie
– CONDIVIDERE, semplicemente
  condividendo interesse e attenzione con
  altri al di fuori di eventi o azioni
  dichiarative.
– I gesti DEITTICI sono analoghi TRIADICI
  dei RICHIAMI DI ATTENZIONE dei primati

– I gesti ICONICI sono analoghi TRIADICI
  dei MOVIMENTI DI INTENZIONE
• Una serie di esperimenti suggerisce che questi atti
  comunicativi precoci implicano una piena co-
  intenzionalità,che include
• la partecipazione in cornici di attenzione congiunta
  (intersoggettiva) con prospettive differenti,
• la partecipazione in attività congiunte con intenzioni e
  scopi congiunti
• la comprensione delle intenzioni comunicative
  cooperative.
4) ORIGINI FILOGENETICHE


• La comunicazione cooperativa umana è
  emersa filogeneticamente come parte di
  un più ampio adattamento all’attività di
  collaborazione e alla vita culturale
5) LA DIMENSIONE
GRAMMATICALE
• Convenzionalizzazione e trasmissione
  culturale delle costruzioni linguistiche -
  in base ad abilità cognitive generali, di
  intenzionalità condivisa e di imitazione -
  per le tre motivazioni comunicative
  fondamentali:
Grammatica
– del RICHIEDERE
– dell’INFORMARE
– del CONDIVIDERE (nella NARRAZIONE)
GRAMMATICA DEL RICHIEDERE

– Le grandi scimmie usano sequenze di gesti
– Le grandi scimmie “linguistiche” sono capaci di
  combinare gesti con un unico fine comunicativo, e
  segmentano l’esperienza in EVENTO e
  PARTECIPANTE.
– I proferimenti multi-unità sono usati quasi sempre
  con funzioni IMPERATIVE (implicano solo “tu-e-io
  nel qui-e-ora): non necessita un marcamento
  grammaticale complesso -> “sintassi semplice”
GRAMMATICA DELL’INFORMARE



• Funzione informativa e referenti lontani
  necessitano di una “sintassi seria” per

• A) identificare referenti assenti
• B) marcare sintatticamente i ruoli dei
  Partecipanti
• C) distinguere motivazioni informative e
  imperativi
GRAMMATICA DEL CONDIVIDERE E DEL
             NARRARE


• Motivazione condivisa e proferimenti per narrare
  eventi dislocati nello spazio e nel tempo -> “sintassi
  elaborata”

• A) marcare il tempo e correlare tra loro gli eventi
• B) rintracciare i partecipanti attraverso eventi
• Hutman T, Siller M, Sigman M
  J Child Psychol Psychiatry. 2009;50(10):1255-63.


• Mothers' narratives regarding their child
  with autism predict maternal
  synchronous behavior during play..
• Studio sulle differenze individuali correlate con il
  comportamento materno sincronico (durante il gioco),
  associato con lo sviluppo del linguaggio nei bambini con
  autismo.
• Studio su 67 bambini con autismo, di età inferiore ai 7
  anni e le loro madri biologiche, valutate tramite due prove
  narrative:
• - Insightfulness Assessment (Koren-Karie & Oppenheim,
  1997)
• Reaction to Diagnosis Interview (Pianta & Marvin,
  1992).-
• Il livello medio di sincronia, misurato con un
  sistema di codifica microanalitica, è stato
  confrontato tra gruppi formato in base alle
  classificazioni basate sulle interviste delle madri.
• La variazione nella sincronia materna è risultata
  correlata alla classificazione del Insightfulness
  Assessment, ma non a quella del Reaction to
  Diagnosis Interview.
• Le caratteristiche dei bambini non sono risultate
  correlate alla classificazione delle interviste o al
  punteggio nella sincronia materna.
• La qualità della narrazione materna sul proprio
  figlio con autismo e la relazione con il bambino
  sono risultate associate con la variabilità nel
  comportamento materno sincronizzato durante il
  gioco.

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Il modello di Tomasello sull'origine della comunicazione e le sue implicazioni per la clinica dei disturbi dello spettro autistico

  • 1. Il modello di M. Tomasello sull’origine della comunicazione e le sue implicazioni per la clinica dei disturbi dello spettro autistico Giovanni Valeri, Ospedale Pediatrico Bambino Gesù, Roma DAL GESTO ALLA PAROLA: LO SVILUPPO COMUNICATIVO NEI DISTURBI DELLO SPETTRO AUTISTICO Castel Ivano 15-16/10/2010
  • 2. I) Introduzione • Disturbi dello Spettro Autistico (ASD): disturbi del neurosviluppo fortemente associati con compromissioni nel linguaggio e nella comunicazione.
  • 3. • Circa il 20% delle persone con Autismo sono nonverbali (usano meno di 5 parole nella vita quotidiana) (v. Lord et al. 2006) Altri acquisiscono un linguaggio funzionale di vario grado, con profili molto eterogenei.
  • 4. Due teorie: – MENTALIZZAZIONE e compromissioni PRAGMATICHE – (Tager-Flusberg, 2000) – DEFICIT PROCEDURALE (PDH) e compromissioni GRAMMATICALI – Morfo-sintassi (deficit) e Memoria Procedurale – Conoscenza lessicale (relativamente non compromessa) e Memoria Dichiarativa, – (Ullman 2004; 2005)
  • 5. II) LINGUAGGIO E COMUNICAZIONE NEI DPS: LE EVIDENZE • DIST PRAGMATICI • DIST GRAMMATICALI
  • 6. A) DIST. PRAGMATICI • PRAGMATICA: conoscenza pratica necessaria per usare e interpretare appropriatamente il linguaggio nei contesti sociali. • A.1) GESTI COMUNICATIVI NON VERBALI • A2) ATTI LINGUISTICI • A3) DISCORSO CONVERSAZIONALE • A.4) PROSODIA • A.5) INTERPRETAZIONE DEL LINGUAGGIO NON LETTERALE
  • 7. A.1) GESTI COMUNICATIVI NON VERBALI -Problemi nella comunicazione non verbale – (v. lavori di Mundy e coll.) – Mancanza di AC attenzione condivisa (“comportamento usato per seguire o dirigere l’attenzione di un’altra persona verso un evento o un oggetto, per condividerne l’interesse”). – Rispondere all’AC (seguire lo sguardo dell’adulto o il pointing) – Iniziare l’AC (pointing, mostrare, triangolazione sguardo)
  • 8. – Ritardo nell’uso dei primi gesti (che implicano referenza condivisa), rispetto a gesti tardivi (che implicano l’utilizzo degli oggetti) Charman, Drew et al, J Child Lang. 2003 Feb;30(1):213-36. Measuring early language development in preschool children with autism spectrum disorder using the MacArthur Communicative Development Inventory (Infant Form). – Comunicazione gesti intenzionali non verbali: gesti richiestivi ma non dichiarativi
  • 9. A2) ATTI LINGUISTICI • GRICE (1975) • ASD: deficit di Atti Linguistici (AL) che enfatizzano l’interazione sociale , piuttosto che AL che regolano il comportamento dell’altro • (v. studi di Wheterby e coll.)
  • 10. – ASD simili a TD nell’uso di AL con la funzione di richiedere, protestare, autoregolazione (“Non fare questo”). – Assenti AL con funzione sociale (commenti, mostrare, consapevolezza dell’ascoltatore, richiesta di informazioni) – ASD vs SLI (DSL): minor uso di enunciati affermativi o di consenso – ASD vs Down: raramente comunicano su oggetti che sono nel focus attentivo della propria madre
  • 11. A3) DISCORSO CONVERSAZIONALE • Deficit e atipie multilple • Conversazione con modalità unidirezionale, monologica – Ghaziuddin et al, (1996): stile pedante negli Asperger • Problemi nel rispondere in modo adeguato alle domande (soprattutto se relative a eventi inusuali o a narrazioni personali), • Difficoltà nel uso di referenze non ambigue nella conversazione.
  • 12. • Compromissione in prove di comunicazione referenziale • Difficoltà nel giudicare la quantità di informazione necessaria • Minori capacità di shifting quando ci sono fallimenti nella conversazione (RM vs AUT: risposte meno specifiche a richieste di chiarimento). Atipie nelle abilità narrative
  • 13. A.4) PROSODIA • Timing, ritmo ed intonazione dell’eloquio; uso pause, stressare parole. • Deficit e atipie
  • 14. A.5) INTERPRETAZIONE DEL LINGUAGGIO NON LETTERALE • Problemi con frasi idiomatiche, metafore, ironia, bugie, giochi di parole, storie ambigue. • Difficoltà nell’inferire il significato inteso dal parlante o espressioni culturali specifiche.
  • 15. B) GRAMMATICA E LESSICO – Linguaggio: due abilità mentali Morfosintassi e Lessico (Chomski, 1965, Pinker, 1994) – A) LESSICO Informazioni idiosincratiche devono essere memorizzate in un “dizionario mentale” (mental lexicon). Parole con relazione suono-significato arbitrario. – B) GRAMMATICA Regolarità del linguaggio; regole grammaticali, vincoli alla combinazione delle unità linguistiche. – La grammatica è compromessa nell’autismo, – mentre la conoscenza lessicale è relativamente intatta.
  • 16. B.1) ABILITA’ GRAMMATICALI SINTASSI • Compromissione Comprensione frasi (uditiva e visiva) • Non tutti i sogg con ASD hanno questi deficit. • Studio su adulti ASD: accuratezza normale, ma anomalo tempo di reazione (Just, 2004)
  • 17. Compromissione PRODUZIONE sintattica: • ASD linguaggio spontaneo con minor complessità grammaticale, rispetto a controlli con sviluppo tipico e atipico • Minor frequenza di enunciati nuovi, non- imitativi (vs TD e Down) e maggior uso di enunciati “formulaic” • compromissione in Test Ripetizione frasi (Produzione sintattica)
  • 18. MORFOLOGIA – Morfologia derivazionale (creazione nuove parole): non studi ! – Morfologia inflessionale (modificazione di una parola in base al suo ruolo grammaticale)
  • 19. • Studi sulla produzione, spontanea o elicitata, di eloquio hanno evidenziato atipie nella produzione di morfologica inflessionale (es. maggior omissione di morfemi inflessionali) . • Differenza nell’accuratezza e nel tempo di reazione tra ASD e controlli nelle forme regolari, ma non nelle forme irregolari.
  • 20. B.2) ABILITA’ LESSICALI • Buona la capacità di apprendere singole parole • Non compromissione in prove di comprensione lessicale • Non compromissione nella produzione di parole singole • Difficoltà, variabile, nella “Denominazione Automatica Rapida” e nelle prove di Fluenza verbale • Non compromissione nella produzione di forme irregolari
  • 21. Studi di neuroimaging • Memoria Procedurale e strutture SNC: lobo frontale, gangli della base e cervelletto • Memoria Dichiarativa e strutture SNC: temporo/parietali.
  • 22. • Studi neuroimmagini funzionali • ASD in prove di comprensione sintattica: • Maggior attivazione corteccia posteriore temporo/parietale • Minor attivazione corteccia premotoria (sn), corteccia prefrontale dorso laterale, area di Broca, gangli della base (sn) e cervelletto (dx)
  • 23. • Studi RMN strutturali • ASD con dist linguaggio (e DSL): • Diminuzione volume nella corteccia frontale sn (anche area di Broca)
  • 24. Linguaggio “formulaic” Eloquio nei ASD: • Enunciati ripetitivi e stereotipati • Associazioni idiosincratiche suono-significato • Linguaggio eccessivamente letterale • Difficoltà nell’uso di pronomi e termini deittici • Ecolalia (immediata o differita)
  • 25. • LNGUAGGIO “FORMULAIC” • Sequenza prefabbricata di parole che sono memorizzate e recuperate globalmente dalla memoria. • Deficit socio-pragmatico e/o compenso (tramite la memorizzazione - dichiarativa-) delle difficoltà grammaticali
  • 26. STUDI LONGITUDINALI • Siller M, Sigman M • J Autism Dev Disord. 2002 Apr;32(2):77- 89. • The behaviors of parents of children with autism predict the subsequent development of their children's communication..
  • 27. • Studio focalizzato sul comportamento che i caregivers dei bambini con autismo mostrano durante le interazioni di gioco, • in particolar modo quanto il comportamento del caregiver sia sincronizzato con il focus attentivo del bambino e sulla sua attività.
  • 28. Due significativi risultati: 1) i caregivers di bambini con autismo sincronizzano i loro comportamenti all’attenzione e alle attività dei loro figli in misura simile a quella di caregivers di bambini con ritardi di sviluppo (DD) e caregivers di bambini con sviluppo tipico (TD), appaiati per capacità linguistiche.
  • 29. Due significativi risultati: 2) I caregivers di bambini con autismo che mostravano un livello più alto di sincronizzazione durante l’interazione di gioco, hanno figli che sviluppano una maggiore attenzione condivisa, e una maggiore competenza linguistica, in un periodo di 1, 10 e 16 anni, rispetto a bambini i cui caregivers mostravano un più basso livello di sincronizzazione iniziale.
  • 30. • I dati suggeriscono una relazione tra parental sensitivity e il successivo sviluppo delle competenze comunicative nei bambini con autismo. • Implicazioni per interventi di parent training.
  • 31. • Siller M, Sigman M. • Dev Psychol. 2008 Nov;44(6):1691-704 • Modeling longitudinal change in the language abilities of children with autism: parent behaviors and child characteristics as predictors of change.
  • 32. • Lo studio ha valutato i patterns di trasformazioni longitudinali nelle abilità linguistiche in 28 bambini con autismo, durante la prima e la seconda infanzia, • I risultati mostrano che la velocità dell’accrescimento linguistico era predetto, indipendentemente, da due fattori:
  • 33. • A) la responsiveness dei bambini a stimoli dell’altro per l’attenzione congiunta • B) la responsiveness dei genitori all’attenzione e all’attività dei loro figli durante il gioco • Le relazioni predittive non potevano essere spiegate da variazioni iniziali in caratteristiche dello sviluppo globali, come: QI, Età Mentale, o abilità linguistiche.
  • 34. • I dati supportano una visione socio- pragmatica dell’acquisizione del linguaggio, con particolare enfasi sull’importanza dei processi collaborativi attraverso i quali bambini e genitori negoziano significati condivisi.
  • 35. Michael TOMASELLO Origins of Human Communication (2008) • 1) LA COMUNICAZIONE INTENZIONALE DEI PRIMATI • 2. LA COMUNICAZIONE COOPERATIVA UMANA • 3 ORIGINI ONTOGENETICHE • 3 ORIGINI FILOGENETICHE • 5) LA DIMENSIONE GRAMMATICALE
  • 36. 1) LA COMUNICAZIONE INTENZIONALE DEI PRIMATI • I primati (in particolare le grandi scimmie) comunicano con i cospecifici in modo più flessibile tramite i GESTI (rispetto le ESIBIZIONI VOCALI); • I GESTI implicano l’adattamento allo stato attenzionale del ricevente
  • 37. • I primati utilizzano come GESTI: • MOVIMENTI DI INTENZIONE (es. “braccio in alto” per avviare il gioco): abbreviazioni di azioni sociali che divengono comunicative nell’ambito di uno specifico contesto interattivo; • RICHIAMI DI ATTENZIONE (es. “schiaffo in terra” per giocare): azioni che catturano l’attenzione dell’altro, in un’ampia varietà di contesti.
  • 38. • Tutti questi gesti sono fondamentalmente DIADICI – finalizzati a regolare l’interazione sociale direttamente – e non TRIADICI, nel senso di riferirsi a entità esterne.
  • 39. • Essi sono anche tutti, di base, “COMPETITIVI”, finalizzati a permettere al Comunicatore di ottenere qualcosa • (e non COOPERATIVI, nel senso di finalizzati a condividere stati psicologici). • I GESTI sono usati per RICHIEDERE. direttamente (MdI) o indirettamente (RdA) azioni da altri.
  • 40. • Molti primati (“linguistici”), quando interagiscono con gli umani, apprendono a “indicare” oggetti che richiedono/pretendono, in modo triadico. • Ma queste “indicazioni” sono solo azioni imperative; esse non sono cooperative in senso umano (e possono anche non essere veramente referenziali), • Es.: i primati che indicano, non comprendono quando gli umani indicano loro per informarli.
  • 41. • Alla Compr e Produz di GESTI sottende la capacità di comprendere l’INTENZIONALITA’ INDIVIDUALE (gli altri hanno Scopi e Percezioni). • Comunicatori e Riceventi hanno i loro fini comunicativi distinti, nel processo comunicativo, senza fini comuni condivisi
  • 42. 2. LA COMUNICAZIONE COOPERATIVA UMANA • In contrasto con i primati, gli umani iniziano a comunicare con gli altri in modo COOPERATIVO. • Questa struttura cooperativa pervade tutti gli aspetti degli scambi comunicativi
  • 43. • Alla comunicazione cooperativa umana sottende un’infrastruttura socio- cognitiva che include anche la comprensione della INTENZIONALITA’ CONDIVISA. • Abilità di “lettura ricorsiva della mente”, che permette fini congiunti e attenzione congiunta.
  • 44. La comunicazione umana dipende fondamentalmente da: – una cornice di attenzione congiunta (o intersoggettiva) che fornisce la base comune necessaria per la referenza – le mutue assunzioni di cooperazione che generano sia inferenze rilevanti sia obbligazioni interpersonali.
  • 45. – Motivazioni fondamentali dell’ Intenzionalità Condivisa (cooperative) sono: AIUTARE e CONDIVIDERE. – Nelle interazioni comunicative generano le tre Motivazioni fondamentali della com coop um: – 1) RICHIEDERE (chiedere aiuto) – 2) INFORMARE (offrire aiuto sotto forma di informazioni utili) – 3) CONDIVIDERE emozioni e atteggiamenti (creare legami sociali)
  • 46. – L’abilità di collaborare con l’altro in attività condivise, implica la necessità di assicurarsi che il Ricevente comprenda il messaggio del Comunicatore, come questo lo intende. – Noi sappiamo insieme che entrambi siamo (e “dobbiamo”) essere cooperativi. – V. GRICE
  • 47. • Gesto DEITTICO (“additare”) per indirizzare l’attenzione visiva dell’altro; • Gesto ICONICO (“mimare”) per indirizzare l’immaginazione dell’altro. • Base “naturale”: • GD: seguire la direzione dello sguardo altrui; • GI: interpretare come intenzionali le azioni altrui
  • 48. • Le attività comunicative delle altre specie animali somigliano poco a questa struttura cooperativa. • La comunicazione cooperativa umana deriva, evoluzionisticamente, da un adattamento della intenzionalità condivisa (“co-intenzionalità”), che si manifesta in molte altre attività culturali umane.
  • 49. • La comunicazione LINGUISTICA ha questa stessa struttura cooperativa, ma con l’aggiunta del perspective-taking inerente i simboli linguistici contrastivi: “rappresentazioni cognitive orientate/prospettiche”
  • 50. 3) ORIGINI ONTOGENETICHE L’ontogenesi della comunicazione gestuale degli infanti prelinguistici, in particolare la DEITTICITA’, dimostra il ruolo critico della co-intenzionalità: • La “cornice attenzionale” e il “terreno comune” (forma di vita- Wittgenstein; formati attenzionali congiunti - Bruner) • Le tre motivazioni fondamentali (richiedere, informare e condividere) • Con minor certezza l’”intenzione comunicativa” e le “norme cooperative”
  • 51. • La gestualità DEITTICA appare, verso gli 11-12 mesi, solo insieme all’emergere delle abilità di intenzionalità condivisa nell’azione cooperativa (anche se molti prerequisiti sono già disponibili)
  • 52. • I Gesti ICONICI compaiono a “rimorchio” dei primi gesti Deittici; diminuiscono con l’emergenza del linguaggio (a differenza dei gesti deittici), perché Gesti Iconici e Convenzionalità Linguistiche rappresentano entrambi modi simbolici di indicare i referenti
  • 53. • Funzione comune di • 1) Gesti Deittici e Dimostrativi (es. “questo”, “quello”) • 2) Gesti Iconici e Termini Semantici (es. nomi e verbi).
  • 54. • L’adattamento umano per la co-intenzionalità emerge ontogenicamente intorno ai 12 mesi, quando due traiettorie evolutive convergono:
  • 55. – l’abilità socio-cognitiva, generale dei primati, di comprendere SCOPI e PERCEZIONI degli altri ( e forse le INTENZIONI e gli STATI ATTENTIVI degli altri). – – le abilità, unicamente umane, e le motivazioni a condividere STATI MENTALI con altri.
  • 56. • Quando questi due percorsi convergono, gli infanti umani diventano capaci: • di creare OBIETTIVI CONDIVISI, in azioni intenzionali congiunte; • di impegnarsi in varie specie di attività attenzionali congiunte, le quali creano l’abilità di comprendere, secondo PROSPETTIVE MULTIPLE, una entità comune.
  • 57. L’EMERGENZA ONTOGENETICA DELLA COMUNICAZIONE COOPERATIVA • Gli infanti iniziano ad esprimere le loro intenzioni comunicative intorno ai 12 mesi. • In aggiunta alle RICHIESTE cooperative gli infanti prelinguistici comunicano per altri due motivi di base:
  • 58. – INFORMARE, aiutare gli altri fornendogli informazioni necessarie – CONDIVIDERE, semplicemente condividendo interesse e attenzione con altri al di fuori di eventi o azioni dichiarative.
  • 59. – I gesti DEITTICI sono analoghi TRIADICI dei RICHIAMI DI ATTENZIONE dei primati – I gesti ICONICI sono analoghi TRIADICI dei MOVIMENTI DI INTENZIONE
  • 60. • Una serie di esperimenti suggerisce che questi atti comunicativi precoci implicano una piena co- intenzionalità,che include • la partecipazione in cornici di attenzione congiunta (intersoggettiva) con prospettive differenti, • la partecipazione in attività congiunte con intenzioni e scopi congiunti • la comprensione delle intenzioni comunicative cooperative.
  • 61. 4) ORIGINI FILOGENETICHE • La comunicazione cooperativa umana è emersa filogeneticamente come parte di un più ampio adattamento all’attività di collaborazione e alla vita culturale
  • 62. 5) LA DIMENSIONE GRAMMATICALE • Convenzionalizzazione e trasmissione culturale delle costruzioni linguistiche - in base ad abilità cognitive generali, di intenzionalità condivisa e di imitazione - per le tre motivazioni comunicative fondamentali:
  • 63. Grammatica – del RICHIEDERE – dell’INFORMARE – del CONDIVIDERE (nella NARRAZIONE)
  • 64. GRAMMATICA DEL RICHIEDERE – Le grandi scimmie usano sequenze di gesti – Le grandi scimmie “linguistiche” sono capaci di combinare gesti con un unico fine comunicativo, e segmentano l’esperienza in EVENTO e PARTECIPANTE. – I proferimenti multi-unità sono usati quasi sempre con funzioni IMPERATIVE (implicano solo “tu-e-io nel qui-e-ora): non necessita un marcamento grammaticale complesso -> “sintassi semplice”
  • 65. GRAMMATICA DELL’INFORMARE • Funzione informativa e referenti lontani necessitano di una “sintassi seria” per • A) identificare referenti assenti • B) marcare sintatticamente i ruoli dei Partecipanti • C) distinguere motivazioni informative e imperativi
  • 66. GRAMMATICA DEL CONDIVIDERE E DEL NARRARE • Motivazione condivisa e proferimenti per narrare eventi dislocati nello spazio e nel tempo -> “sintassi elaborata” • A) marcare il tempo e correlare tra loro gli eventi • B) rintracciare i partecipanti attraverso eventi
  • 67. • Hutman T, Siller M, Sigman M J Child Psychol Psychiatry. 2009;50(10):1255-63. • Mothers' narratives regarding their child with autism predict maternal synchronous behavior during play..
  • 68. • Studio sulle differenze individuali correlate con il comportamento materno sincronico (durante il gioco), associato con lo sviluppo del linguaggio nei bambini con autismo. • Studio su 67 bambini con autismo, di età inferiore ai 7 anni e le loro madri biologiche, valutate tramite due prove narrative: • - Insightfulness Assessment (Koren-Karie & Oppenheim, 1997) • Reaction to Diagnosis Interview (Pianta & Marvin, 1992).-
  • 69. • Il livello medio di sincronia, misurato con un sistema di codifica microanalitica, è stato confrontato tra gruppi formato in base alle classificazioni basate sulle interviste delle madri. • La variazione nella sincronia materna è risultata correlata alla classificazione del Insightfulness Assessment, ma non a quella del Reaction to Diagnosis Interview.
  • 70. • Le caratteristiche dei bambini non sono risultate correlate alla classificazione delle interviste o al punteggio nella sincronia materna. • La qualità della narrazione materna sul proprio figlio con autismo e la relazione con il bambino sono risultate associate con la variabilità nel comportamento materno sincronizzato durante il gioco.