3. LA LINGUA
In India sono molte le lingue (a seconda dei testi
scolastici, 100 o 250), ma solo 15 sono riconosciute come
ufficiali nell’intero paese. L’Unione Indiana è composta
comunque da 28 stati autonomi, e sette territori amministrati
dal governo centrale. In molti stati autonomi sono
considerate ufficiali lingue altrove non considerate tali o
addirittura incomprensibili.
Quelle più importanti sono comunqe due: l’hindi e l’inglese.
Sono tuttavia conosciute solo da chi frequenta la scuola.
4. IL SISTEMA SCOLASTICO
Il sistema scolastico si basa su due anni di
kindergarten, cioè di asilo infantile, a cui segue la
scuola elementare ed i tre anni di scuola media.
Le scuole superiori sono basate sulla differenziazione
tra i primi due anni, normali, e altri due anni, di livello
intermedio, durante i quali ci si inizia ad indirizzare
verso la facoltà universitaria da scegliere.
Nelle università i primi tre anni sono generalmente
frequentati da tutti gli studenti, mentre in seguito
alcuni iniziano a lavorare.
5. IL SISTEMA SCOLASTICO
Benché la comunità scientifica dell’India sia la terza al
mondo, dopo quella statunitense e quella dell’ex
URSS ed esprima grandi livelli di qualità, specie in
settori all’avanguardia come l’informatica ed il settore
nucleare, l’analfabetismo si aggira intorno al
40%, anche se questo dato sta diminuendo. Questo
accade soprattutto a causa della grande evasione
scolastica. In India, l’istruzione, almeno fino ai 14
anni, è obbligatoria, ma se viene evaso l’obbligo
scolastico, la cui causa è la necessità per le famiglie
di braccia per lavorare nelle campagne o come
manovali, è rarissimo l’intervento delle forze
dell’ordine.
6. IL SISTEMA SCOLASTICO
Le scuole pubbliche dell’India tuttavia sono
divisibili, come tutte le altre infrastrutture, in due
categorie: alcune appartengono al governo
centrale, altre al governo dello stato autonomo in cui
si trovano (i governatori degli stati autonomi sono
detti chief minister, vicepresidenti). Alle scuole del
governo centrale si può accedere solo se figli di
persone che lavorano per conto del governo di New
Delhi. E’ piuttosto difficile iscriversi a queste scuole
e, benché le materie trattate siano molto valide e
piuttosto impegnative, l’insegnamento dato non è
sempre positivo e spesso mancano gli insegnanti.
8. I bambini e i ragazzi che non vanno a scuola
lavorano: ricevono circa 10 rupie per dodici ore di
lavoro, uno stipendio infimo se si pensa che una rupia
vale circa 2 centesimi. Un kg di riso di bassa qualità
costa cinque o sei rupie: è questo il cibo base
nell’alimentazione dei bambini spesso accompagnato
con del peperoncino, per cui la malnutrizione e la
sottoalimentazione sono problemi all’ordine del
giorno. In India gli stipendi medi, vale a dire di
insegnanti ed impiegati, sono circa 150 euro mensili o
poco più, mentre per gli operai il salario è
notevolmente più ridotto. Va detto comunque che il
costo della vita è molto basso, ma sta aumentando.
9. CULTURA
Proprio da questo paese proviene l’abitudine di tatuarsi, ma in India
inizialmente i tatuaggi avevano una funzione terapeutica simile a
quella delle medicine.
Una delle caratteristiche più conosciute delle donne indiane è il fatto
che portino il bindi, in altre parole dei brillantini di varie forme e
colori, sulla fronte. Bindi significa “gocce” e le femmine lo portano fin
da bambine, altrimenti si crede di cattivo augurio. Benché possa
essere di tutti i tipi, il bindi delle donne sposate e con più di
quarant’anni è solitamente tondo e marrone, come buon auspicio
per il futuro. Una donna non porta, però, il bindi dopo la morte del
marito.
Anche i maschi portano il bindi, ma solo durante le feste o se sono
sacerdoti indù. In quest’ultima occasioni i bindi diventano come un
terzo occhio per l’introspezione.
10. LA DONNA
Accanto a grandi nomi della storia e della politica indiana, da
Indira a Sonia Gandhi, le donne indiane vivono ancora oggi in
una condizione di discriminazione e devono quotidianamente
sopportare violenze e privazioni.
Nella vita pubblica ed economica indiana, sono centinaia i nomi
femminili emergenti nei campi più diversi: dall’industria al
cinema, dalla politica alla letteratura.
Miss
Mondo ‘97 Miss
Miss Universo
Mondo ‘94 2000
Miss Miss
Miss Universo
Mondo Mondo ‘99
‘94
2000
11. LA DONNA
Eppure, dietro questa apparente apertura ed
emancipazione, l’India è ancora un Paese negato alle
donne.
Contrariamente a quanto avviene nel resto del mondo, le
donne in India rappresentano la minoranza della
popolazione (48%). Ci sono 929 donne ogni 1000 uomini:
effetto devastante di una selezione spietata, praticata
talvolta ancora prima della nascita.
L’infanticidio delle figlie femmine è una pratica ancora
tristemente diffusa in molte aree rurali
dell’India, soprattutto nel Tamil Nadu e nel Rajasthan.
Secondo studi dell’Unicef, ogni anno nascono 15 milioni di
bambine: 5 milioni di queste non vivono oltre i 15 anni.
Quaranta donne su 100 non raggiungono alcun grado di
istruzione; la presenza femminile nell’università è solo del
5%.
Anche nell’ambito lavorativo, le donne subiscono pesanti
discriminazioni: a parità di lavoro una donna percepisce un
terzo del salario di un uomo.
12. LA DONNA
Malgrado ciò, le donne costituiscono un’importantissima
fonte di mano d’opera per il paese: i lavori più pesanti, la
costruzione di strade o di edifici o il lavoro nei campi, sono
svolti in gran parte da donne.
In ogni caso, il matrimonio è il destino di ogni donna
indiana. Con il matrimonio la donna diventa “proprietà del
marito”: deve stare in cucina, accudire la casa e i figli e
servire il marito, oltre a lavorare per procurare alla famiglia
i mezzi di sostentamento.
Da un rapporto di Amnesty International, si stima che in
India il 45 % delle donne sposate subiscono violenze
fisiche e morali dai loro mariti. Il divorzio è legalizzato, ma
per una donna questa scelta è molto difficile e rischiosa:
significa spesso essere ripudiata dalla famiglia di
provenienza, perdere la custodia dei figli e soprattutto
essere emarginata senza possibilità di ricostruirsi una vita.
13. ABBIGLIAMENTO
In ogni stato ci sono diverse usanze per quanto
riguarda l’abbigliamento.
Ad esempio, fino ai quindici-sedici anni, età in cui si
tiene una festa per la raggiunta maturità della
ragazza, quest’ultima si veste con una gonna ed una
camicetta, o con metà sari. Il sari è il vestito
tradizionale delle donne indiane ed è costituito da una
lunga striscia di tessuto con cui viene circondata due
volte la donna. A seconda delle caste il sari è portato
sulla spalla destra o sulla sinistra. L’estremità del sari
non portato sulla spalla può essere tenuta in
mano, portata sulla spalla destra, per rispetto nei
confronti dei maschi, o sulla testa nei luoghi sacri.
15. IL MATRIMONIO
La legge stabilisce l’età minima per potersi sposare a
diciotto anni per le femmine e ventuno per gli
uomini, ma tale norma è scarsamente
rispettata, proprio come in Bangladesh, perché non vi
sono questioni di studio a posticipare la data delle
nozze e perché in molti casi si cerca di far partecipare
anche i più anziani membri della famiglia prima che
muoiano.
16. IL MATRIMONIO
I matrimoni sono molto spesso combinati dai genitori
degli sposi. Oggi si tende ad interpellare
maggiormente gli interessati, ma è molto raro che i
consigli dei genitori vengano rifiutati, perché sono
molto rispettati.
Generalmente tutti i genitori tentano di far sposare i
loro figli con persone di pari stato sociale: sono
permessi dalla legge anche matrimoni fra cugini con
cognome diverso dal proprio.
In vista delle nozze, la famiglia della futura sposa
fornisce la dote, costituita in denaro, oro, case, campi
e simili. La dote è fondamentale per il
matrimonio, benché sia stata ufficialmente abolita da
1950.
17. IL MATRIMONIO
La data delle nozze è scelta dal sacerdote, il guru che
considera attentamente i nomi dei due sposi e, dopo
aver vagliato anche la posizione degli astri, decide
persino il minuto in cui celebrare lo sposalizio, che
generalmente dura da uno a tre giorni ed ha luogo un
grande banchetto che interessa centinaia di persone.
L’anello di fidanzamento non ha molta importanza: la
vera fede è costituita da un ciondolo, a prescindere
dalla religione degli sposi. Durante il
matrimonio, inoltre, le mani della sposa sono dipinte
di rosso con l’henné.
19. RELIGIONE
Le maggiori religioni praticate in India sono due:
Induista (80,45%)
Musulmana (13,43%)
Sikh (1,87%)
Buddista (0,77%)
Cristiana (2,34%)
Altre (1,14%)
20. RELIGIONE INDUISTA
La religione induista riconosce
molte divinità, ma in
particolare il Trimurti, formato
da Brahma, il
creatore, Vishnu, colui che
conserva, e Shiva, il
distruttore.
Proprio il continuo ripetersi del
ciclo di
creazione, conservazione e
distruzione è alla base della
teoria secondo la quale esiste
una reincarnazione e ogni
individuo rinasce in un’altra
vita in base a come si è
comportato in precedenza.
21. RELIGIONE INDUISTA
Molti sono gli animali considerati sacri in India, anche
perché, secondo gli indù, potrebbero essere umani
morti e reincarnatisi.
Elefante: è il simbolo del Dio Ganesh
Mucca: è considerata la dea madre perché il suo
latte costituisce il nutrimento per i tanti bambini le
cui madri muoiono durante il parto.
22. RELIGIONE INDUISTA
Molti induisti, una volta morti, si fanno cremare e le
loro ceneri sono gettate nel Gange: secondo una
credenza indiana se il corpo va verso l’alto il morto
rinascerà in una casta migliore, altrimenti rinascerà in
una peggiore.
23. RELIGIONE SIKH
Il Sikhismo è una religione nata in
India settentrionale nel XV
secolo, basata sull'insegnamento di
dieci guru che vissero in India tra il
XV ed il XVII secolo.
I sikh sono i devoti del Guru Granth
Sahib, le sacre scritture dei 10 guru
che si sono succeduti dal 1469 al
1708 e di altri amanti del Creatore.
Vivono principalmente nel Punjab
(Nord-India). Pregano il Creatore
onnipresente ed onnipotente, che
si manifesta attraverso il Creato e
che è raggiungibile grazie alla
preghiera e all'aiuto di una guida, il
guru, cioè colui che dà la luce
(saggezza) al buio (l'ignoranza).
24. LE CASTE
Le caste non sono state abolite per
legge, ma, anzi, sono una realtà concreta. Basti
pensare che il nome della casta, in alcuni casi, fa
parte della firma dell’individuo. Questi gruppi sociali
nacquero in tempi remoti, ma divennero più rigidi
specie dopo le invasioni musulmane dell’India per
proteggere le donne che erano state violentate dagli
islamici.
25. LE CASTE
L’appartenenza ad una casta, ad esempio, implica
molte conseguenze pratiche come l’imposizione di un
certo regime alimentare: i brahmini, vale a dire i
sacerdoti che appartengono alla categoria sociale più
elevata, sono vegetariani perché devono mantenere
la loro purezza, gli appartenenti ad altre caste
possono mangiare solo carni bianche.