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Gentili cittadini,
sono Mario Virano, Commissario di Governo per la Nuova Linea Torino Lione
(impropriamente chiamata TAV) e ho pensato di scriverVi questa lettera in sette punti per
ribadire alcune questioni che ritengo importanti e rettificarne altre inesatte messe in giro
ultimamente.

Non è una faccenda solo nostra
Troppo spesso si parla delle decisioni relative a questa ferrovia come se si trattasse di un
problema solo italiano (addirittura locale). La Torino Lione è invece un collegamento
internazionale inserito nel “Corridoio n° 5” della rete TEN-T, dalla penisola iberica,
passando per il sud della Francia e per la pianura padana, fino alla Slovenia, Ungheria e
Ucraina. E’ un progetto prioritario (PP6) dell’Unione Europea, che stanzia per gli
attraversamenti alpini del Frejus e del Brennero quasi 1/3 di tutte le risorse disponibili; ha
la finalità di unire il continente lungo la direttrice est-ovest e rilanciare il treno dopo
decenni di prevalenza del trasporto su gomma. Una scelta dei Governi e dei Parlamenti di
Francia e Italia (il 20 ottobre scorso la Camera dei Deputati ha approvato all’unanimità
una mozione in tal senso) consolidata in trattati internazionali, con la creazione di una
Commissione Intergovernativa, e ha il consenso delle grandi istituzioni locali dei due Paesi
a livello di Regioni, Province e città capoluogo (Lione, Chambery, Torino). Oltralpe si sono
completate le procedure approvative con l’accordo dei comuni della Valle della Maurienne
(e l’assenso degli ambientalisti) e sono ormai finiti i lavori di tre grandi gallerie di accesso
al Tunnel di Base transfrontaliero a Modane, La Praz e Saint-Martin-la-Porte.
Le voci dei territori sono importanti ma deve essere chiaro che non si sta
parlando di qualcosa che è nell’esclusiva disponibilità delle comunità locali: le
scelte vanno condivise con l’insieme delle istituzioni democraticamente elette in
Italia, in Francia ed in Europa.

A che punto siamo?
Nel 2005 si partì da un Progetto Definitivo che, proprio perché “definitivo”, lasciava poco
spazio a correttivi: oggi si comincia la discussione da un Progetto Preliminare che, proprio
in quanto “preliminare”, serve a raccogliere critiche e proposte migliorative. Abbiamo due
anni di tempo per arrivare nel 2012 al Progetto Definitivo con tutte le approvazioni: in
mezzo ci sono le Valutazioni di Impatto Ambientale (VIA) e le Conferenze dei Servizi in cui
tutti hanno la possibilità di esprimersi. Inoltre la Torino Lione, a differenza di ogni altra
grande opera in Italia, gode di un’opportunità in più: il confronto tecnico preventivo a
livello locale con “l’Osservatorio” e quello politico a livello nazionale con il “Tavolo
Istituzionale di Palazzo Chigi”. A questo Progetto Preliminare si è arrivati dopo due anni di
lavoro, con molti contributi raccolti dall’Osservatorio e utilizzando un’imponente base
conoscitiva dei suoli e dei sottosuoli, reperita presso 104 enti, a cui si è aggiunto un piano
di sondaggi per conoscere l’andamento delle falde acquifere: questo programma è stato
attuato in parte e andrà ultimato in sede di Progetto Definitivo.
Soprattutto sarà essenziale la conoscenza geologica ottenibile mediante la
galleria esplorativa de “La Maddalena”, approvata il 18 novembre e finanziata
per 143 milioni dal Cipe (Comitato interministeriale per la programmazione
economica). Il relativo cantiere a Chiomonte, previsto nel 2011, è stato ripensato
per tenere conto delle sollecitazioni del Comune a tutela dell’ambiente e dei
vigneti della zona.



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Il tracciato sotterraneo
Con l’attuale Progetto Preliminare il tracciato del 2005 è stato radicalmente cambiato, si è
passati dalla sponda sinistra della Dora a quella destra con un percorso quasi tutto in
galleria profonda (circa l’88% della linea) tranne in due punti: a Susa, nella zona
dell’attuale autoporto, dove sbuca il tunnel di base e sorge la nuova Stazione
Internazionale per il turismo delle Valli Olimpiche, e ad Orbassano, sull’area dell’attuale
scalo ferroviario, dove nasce la piattaforma logistica per le merci, integrata con l’interporto
di Torino. Il tunnel di base è lungo 57 km, di cui 45 in Francia e 12 in Italia e, dopo Susa,
dove sono ubicati anche gli impianti di sicurezza, controllo e manutenzione (150 posti di
lavoro permanenti), il tracciato prosegue in profondità sotto l’Orsiera. Più a valle, a Chiusa
di S. Michele, la linea, pur restando sempre interrata, per 750 m è prevista a cielo libero
per ragioni di sicurezza. Dopo Buttigliera, dove c’è una connessione di servizio con la linea
storica, si passa in galleria sotto la collina morenica e, prima dello scalo esistente, prevede
la riqualificazione dell’area del Sangone con una nuova altimetria che, in previsione di un
parco, interra i binari in un ecodotto fino alla piattaforma logistica di Orbassano; poi,
sempre in galleria profonda, il tracciato arriva a Settimo e si connette con la Torino-
Milano. Ad opera finita il territorio resterà quindi sostanzialmente inalterato, con
la ferrovia in profondità e senza percepibili effetti in superficie: la soluzione
interrata permette di realizzare l’opera senza subirne l’invadenza fisica,
esattamente come avviene in città con le metropolitane che ci sono e si usano,
ma non si vedono.

I lavori
Una delle preoccupazioni maggiori dei cittadini riguarda i cantieri: i tecnici avevano
previsto delle soluzioni che l’Osservatorio, sentiti vari sindaci, non ha condiviso. E’ stata
così studiata una diversa impostazione utilizzando la ferrovia per le movimentazioni del
materiale di scavo, caricato sui treni con nastri trasportatori chiusi. Sulla base delle
migliori esperienze internazionali, si è deciso altresì che le sistemazioni ambientali
precedano l’avvio dei lavori, e che nei cantieri non si realizzino campi base, con dormitori
e mense: gli operai utilizzeranno, come si fa da anni in Francia, le strutture ricettive e di
ristorazione appositamente convenzionate per tutta la durata dei lavori. La Regione
Piemonte sta varando una legge analoga alla “Démarche Grand Chantier” che in Francia
ha portato importanti ricadute imprenditoriali ed occupazionali ai Comuni interessati dai
cantieri, dimostrando che, se si lavora con intelligenza, i risultati arrivano. Si tratta, da un
lato, di prevedere una struttura degli appalti che individui tutte le opere preparatorie e
complementari a quelle principali in modo da consentire alle imprese locali di poter
competere e, dall’altro, di preparare con corsi di formazione i profili professionali
occorrenti nei vari settori specializzati (si stimano 2600 addetti/anno di cui l’80%
qualificati). Questo è lo scenario delle ricadute iniziali mentre, a regime, vale
quanto previsto dal Piano Strategico della Provincia di Torino finanziato con una
quota fino al 5% dell’importo dell’opera.

Realtà e bugie
Una parte del movimento “no tav” contesta l’idea stessa di una nuova linea
indipendentemente da come può essere fatta, perché la considera espressione di un
modello di sviluppo che non condivide e perché vorrebbe un diverso ordine di priorità
nell’uso delle risorse. Si tratta di tesi rispettabili, ma non si comprende perché, per
sostenerle, molti ricorrano ad intimidazioni verso chi la pensa diversamente e diffondano
messaggi allarmistici basati su menzogne. È il caso ad esempio del falso annuncio di
centinaia di case da demolire: gli edifici a “rischio interferenza” sono invece poche unità
lungo gli oltre 80 km della linea in Italia.

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In quei pochissimi casi si cercherà un accordo diretto con ciascun proprietario sulla base di
un congruo indennizzo a valori di mercato (comprensivo di eventuali minori ricavi
commerciali e di oneri finanziari). Il Progetto Preliminare è fatto proprio per analizzare i
problemi prima di procedere: fingere di scambiare ciò che va studiato, con ciò che va
demolito è un errore sospetto prima ancora che grossolano. Vari sindaci, diversi
proprietari e alcune organizzazioni di operatori hanno già iniziato
l’approfondimento dei problemi per la ricerca delle soluzioni migliori e la porta
della collaborazione resta aperta per tutti, anche per quanti finora hanno evitato
o rifiutato il confronto.

Chiarezza sui costi
Alcune critiche alla Torino Lione riguardano i costi che sarebbero eccessivi rispetto a quelli
di altre opere e di altri Paesi. Non è vero: il Progetto Preliminare dà un quadro attendibile
degli importi, da affinare nel Progetto Definitivo, ma fin da ora risulta chiaro che tutti i
valori in Italia e in Francia sono omogenei con costi unitari corrispondenti per le stesse
categorie di opere. Inoltre i lavori della Parte Comune, da Chiusa di S. Michele a S. Jean
de Maurienne, per circa 84 km (di cui 49 in Francia e 35 in Italia) saranno appaltati da un
unico promotore pubblico binazionale con modalità e procedure unificate nei due Paesi,
rendendo impossibili disparità di costi delle medesime opere sui due lati della frontiera. E’
altresì chiaro che la compartecipazione finanziaria dell’Unione Europea, del Governo
francese e del Governo italiano impone sempre un triplice ordine di verifiche in parallelo
da parte dei vari organi di controllo (ad es. le varie Corti dei Conti). L’esistenza di un
simile quadro di certezze per la parte internazionale diventa termine di paragone anche
per il controllo dei costi della parte nazionale, trattandosi quasi sempre di opere del tutto
analoghe. Infine i costi unitari complessivi, stimati in circa 100 milioni a km (euro
2010), sono del tutto in linea con quelli internazionalmente praticati ad esempio
per il Brennero e per il San Gottardo i cui tunnel di base, di circa 57 km, sono
comparabili con quello progettato per la Torino Lione.

Un po’ di buon senso
Molti oppositori della Torino Lione sostengono che quest’opera non sarebbe una priorità
perché c’è già una ferrovia in Valle di Susa e perché la domanda di traffico non la
giustificherebbe. L’Osservatorio, fin dal 2006, ha documentato e pubblicato tutti i dati in
piena trasparenza e, su quelle basi, è ragionevole chiedersi per quanto tempo ancora la
vecchia linea potrà essere sufficiente e quando una nuova diventerà indispensabile. Le
differenti visioni dipendono anche da diverse valutazioni sull’andamento dell’economia
globale, europea e nazionale: scenari più pessimistici o più ottimistici possono spostare le
previsioni di 10 o più anni. Ci sono però alcune evidenze di buon senso che vale la pena di
ricordare: tra fine ‘800 e inizi ‘900, tutti i tunnel alpini erano a quasi 1000 m di quota e le
rispettive gallerie, scavate nella parte alta dei monti, avevano lunghezze di circa 10 km:
questi erano gli standard di 100 anni fa. Ma siccome i treni, soprattutto quelli merci, sono
efficienti e competitivi quando viaggiano in pianura, se ci sono delle montagne, per
garantire condizioni di esercizio “da pianura” si devono necessariamente scavare delle
gallerie alla quota del piano di campagna. Sono i cosiddetti “Tunnel di Base”, che si
costruiscono forando le montagne alla loro base per lunghezze che sono dell’ordine di 50 e
più km: questi sono gli standard internazionali di oggi, che valgono in Svizzera, in Francia,
in Austria ed in ogni Paese sviluppato.
Il nostro tunnel storico del Frejus è il più vecchio d’Europa, perché fu il primo, e come tale
fece scuola, ma il collegamento ferroviario sotto le Alpi del nord-ovest italiano con l’Europa
resta ancora oggi affidato a quell’opera del 1871.



                                              #
Nel 2011 saranno ultimati i lavori di abbassamento dei binari nella galleria di Cavour per
far passare anche i container oltre alle cisterne, lavori che, per vari anni, hanno costretto
a mantenere in esercizio un solo binario per volta, facendo ulteriormente calare i traffici
che però, dal gennaio prossimo, potranno tornare gradualmente a crescere. Abbiamo
davanti un po’ di anni per rilanciare il trasporto su treno utilizzando la vecchia ferrovia e
l’antico traforo ammodernati.

Possiamo però credere che il futuro dei prossimi 100 anni possa restare appeso a quel
varco alpino progettato e deciso quando non c’era ancora l’unità d’Italia, di cui ci
apprestiamo a celebrare il centocinquantesimo anniversario? Prima o poi si dovrà
inevitabilmente fare qualcosa di nuovo in questo quadrante delle Alpi. Se interveniamo
adesso lo facciamo d’intesa con la Francia e con l’aiuto dell’Europa, ripartiamo i costi fra
tutti e avremo i risultati fra una quindicina d’anni; se aspettiamo fino all’ultimo momento,
quando l’esigenza si porrà in termini ineludibili, dovremo fare tutto da soli, con gli altri che
nel frattempo avranno cercato altre soluzioni per i loro traffici e senza tener conto dei
danni che, fin da ora, dovremo rifondere ai nostri partner internazionali.
La nuova linea consente inoltre tre benefici diretti per i territori:
- ridurre il numero di camion (circa 600.000/anno) sulle strade nel delicato ambiente
alpino con l’autostrada ferroviaria e il trasporto combinato;
- togliere dalla linea esistente i treni merci che passano, e passeranno sempre più, tra le
case facendoli viaggiare sotto terra;
- riservare la linea storica ai passeggeri con il servizio ferroviario metropolitano per i
residenti ed il turismo.

Considerando l’accanimento, degno di miglior causa, ed il livore con cui molti
combattono la Torino Lione, vorrei fare un ennesimo appello alla ragionevolezza
e al buon senso ricordando che non stiamo parlando di basi missilistiche o di
prodotti tossici, ma semplicemente di treni e di una ferrovia moderna per noi, i
nostri figli, i nostri nipoti, e per le nostre merci. Una ferrovia come se ne fanno in
tutto il mondo, dall’Europa, all’America, alla Cina per far viaggiare quei treni che,
da sempre, sono simbolo di sicurezza e di rispetto per l’ambiente.
Forse dovremmo rendercene conto tutti, pur con idee diverse, ritrovando il senso
della realtà.


Grazie dell’attenzione, cordiali saluti.

                                                               Mario Virano




P.S. La stampa e l’invio di questa lettera sono a carico del budget LTF per l’informazione e
la comunicazione nei due Paesi (50% Unione Europea, 25% Francia e 25% Italia)



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Lettera+cartine 22nov101

  • 1. Gentili cittadini, sono Mario Virano, Commissario di Governo per la Nuova Linea Torino Lione (impropriamente chiamata TAV) e ho pensato di scriverVi questa lettera in sette punti per ribadire alcune questioni che ritengo importanti e rettificarne altre inesatte messe in giro ultimamente. Non è una faccenda solo nostra Troppo spesso si parla delle decisioni relative a questa ferrovia come se si trattasse di un problema solo italiano (addirittura locale). La Torino Lione è invece un collegamento internazionale inserito nel “Corridoio n° 5” della rete TEN-T, dalla penisola iberica, passando per il sud della Francia e per la pianura padana, fino alla Slovenia, Ungheria e Ucraina. E’ un progetto prioritario (PP6) dell’Unione Europea, che stanzia per gli attraversamenti alpini del Frejus e del Brennero quasi 1/3 di tutte le risorse disponibili; ha la finalità di unire il continente lungo la direttrice est-ovest e rilanciare il treno dopo decenni di prevalenza del trasporto su gomma. Una scelta dei Governi e dei Parlamenti di Francia e Italia (il 20 ottobre scorso la Camera dei Deputati ha approvato all’unanimità una mozione in tal senso) consolidata in trattati internazionali, con la creazione di una Commissione Intergovernativa, e ha il consenso delle grandi istituzioni locali dei due Paesi a livello di Regioni, Province e città capoluogo (Lione, Chambery, Torino). Oltralpe si sono completate le procedure approvative con l’accordo dei comuni della Valle della Maurienne (e l’assenso degli ambientalisti) e sono ormai finiti i lavori di tre grandi gallerie di accesso al Tunnel di Base transfrontaliero a Modane, La Praz e Saint-Martin-la-Porte. Le voci dei territori sono importanti ma deve essere chiaro che non si sta parlando di qualcosa che è nell’esclusiva disponibilità delle comunità locali: le scelte vanno condivise con l’insieme delle istituzioni democraticamente elette in Italia, in Francia ed in Europa. A che punto siamo? Nel 2005 si partì da un Progetto Definitivo che, proprio perché “definitivo”, lasciava poco spazio a correttivi: oggi si comincia la discussione da un Progetto Preliminare che, proprio in quanto “preliminare”, serve a raccogliere critiche e proposte migliorative. Abbiamo due anni di tempo per arrivare nel 2012 al Progetto Definitivo con tutte le approvazioni: in mezzo ci sono le Valutazioni di Impatto Ambientale (VIA) e le Conferenze dei Servizi in cui tutti hanno la possibilità di esprimersi. Inoltre la Torino Lione, a differenza di ogni altra grande opera in Italia, gode di un’opportunità in più: il confronto tecnico preventivo a livello locale con “l’Osservatorio” e quello politico a livello nazionale con il “Tavolo Istituzionale di Palazzo Chigi”. A questo Progetto Preliminare si è arrivati dopo due anni di lavoro, con molti contributi raccolti dall’Osservatorio e utilizzando un’imponente base conoscitiva dei suoli e dei sottosuoli, reperita presso 104 enti, a cui si è aggiunto un piano di sondaggi per conoscere l’andamento delle falde acquifere: questo programma è stato attuato in parte e andrà ultimato in sede di Progetto Definitivo. Soprattutto sarà essenziale la conoscenza geologica ottenibile mediante la galleria esplorativa de “La Maddalena”, approvata il 18 novembre e finanziata per 143 milioni dal Cipe (Comitato interministeriale per la programmazione economica). Il relativo cantiere a Chiomonte, previsto nel 2011, è stato ripensato per tenere conto delle sollecitazioni del Comune a tutela dell’ambiente e dei vigneti della zona. !
  • 2. Il tracciato sotterraneo Con l’attuale Progetto Preliminare il tracciato del 2005 è stato radicalmente cambiato, si è passati dalla sponda sinistra della Dora a quella destra con un percorso quasi tutto in galleria profonda (circa l’88% della linea) tranne in due punti: a Susa, nella zona dell’attuale autoporto, dove sbuca il tunnel di base e sorge la nuova Stazione Internazionale per il turismo delle Valli Olimpiche, e ad Orbassano, sull’area dell’attuale scalo ferroviario, dove nasce la piattaforma logistica per le merci, integrata con l’interporto di Torino. Il tunnel di base è lungo 57 km, di cui 45 in Francia e 12 in Italia e, dopo Susa, dove sono ubicati anche gli impianti di sicurezza, controllo e manutenzione (150 posti di lavoro permanenti), il tracciato prosegue in profondità sotto l’Orsiera. Più a valle, a Chiusa di S. Michele, la linea, pur restando sempre interrata, per 750 m è prevista a cielo libero per ragioni di sicurezza. Dopo Buttigliera, dove c’è una connessione di servizio con la linea storica, si passa in galleria sotto la collina morenica e, prima dello scalo esistente, prevede la riqualificazione dell’area del Sangone con una nuova altimetria che, in previsione di un parco, interra i binari in un ecodotto fino alla piattaforma logistica di Orbassano; poi, sempre in galleria profonda, il tracciato arriva a Settimo e si connette con la Torino- Milano. Ad opera finita il territorio resterà quindi sostanzialmente inalterato, con la ferrovia in profondità e senza percepibili effetti in superficie: la soluzione interrata permette di realizzare l’opera senza subirne l’invadenza fisica, esattamente come avviene in città con le metropolitane che ci sono e si usano, ma non si vedono. I lavori Una delle preoccupazioni maggiori dei cittadini riguarda i cantieri: i tecnici avevano previsto delle soluzioni che l’Osservatorio, sentiti vari sindaci, non ha condiviso. E’ stata così studiata una diversa impostazione utilizzando la ferrovia per le movimentazioni del materiale di scavo, caricato sui treni con nastri trasportatori chiusi. Sulla base delle migliori esperienze internazionali, si è deciso altresì che le sistemazioni ambientali precedano l’avvio dei lavori, e che nei cantieri non si realizzino campi base, con dormitori e mense: gli operai utilizzeranno, come si fa da anni in Francia, le strutture ricettive e di ristorazione appositamente convenzionate per tutta la durata dei lavori. La Regione Piemonte sta varando una legge analoga alla “Démarche Grand Chantier” che in Francia ha portato importanti ricadute imprenditoriali ed occupazionali ai Comuni interessati dai cantieri, dimostrando che, se si lavora con intelligenza, i risultati arrivano. Si tratta, da un lato, di prevedere una struttura degli appalti che individui tutte le opere preparatorie e complementari a quelle principali in modo da consentire alle imprese locali di poter competere e, dall’altro, di preparare con corsi di formazione i profili professionali occorrenti nei vari settori specializzati (si stimano 2600 addetti/anno di cui l’80% qualificati). Questo è lo scenario delle ricadute iniziali mentre, a regime, vale quanto previsto dal Piano Strategico della Provincia di Torino finanziato con una quota fino al 5% dell’importo dell’opera. Realtà e bugie Una parte del movimento “no tav” contesta l’idea stessa di una nuova linea indipendentemente da come può essere fatta, perché la considera espressione di un modello di sviluppo che non condivide e perché vorrebbe un diverso ordine di priorità nell’uso delle risorse. Si tratta di tesi rispettabili, ma non si comprende perché, per sostenerle, molti ricorrano ad intimidazioni verso chi la pensa diversamente e diffondano messaggi allarmistici basati su menzogne. È il caso ad esempio del falso annuncio di centinaia di case da demolire: gli edifici a “rischio interferenza” sono invece poche unità lungo gli oltre 80 km della linea in Italia. "
  • 3. In quei pochissimi casi si cercherà un accordo diretto con ciascun proprietario sulla base di un congruo indennizzo a valori di mercato (comprensivo di eventuali minori ricavi commerciali e di oneri finanziari). Il Progetto Preliminare è fatto proprio per analizzare i problemi prima di procedere: fingere di scambiare ciò che va studiato, con ciò che va demolito è un errore sospetto prima ancora che grossolano. Vari sindaci, diversi proprietari e alcune organizzazioni di operatori hanno già iniziato l’approfondimento dei problemi per la ricerca delle soluzioni migliori e la porta della collaborazione resta aperta per tutti, anche per quanti finora hanno evitato o rifiutato il confronto. Chiarezza sui costi Alcune critiche alla Torino Lione riguardano i costi che sarebbero eccessivi rispetto a quelli di altre opere e di altri Paesi. Non è vero: il Progetto Preliminare dà un quadro attendibile degli importi, da affinare nel Progetto Definitivo, ma fin da ora risulta chiaro che tutti i valori in Italia e in Francia sono omogenei con costi unitari corrispondenti per le stesse categorie di opere. Inoltre i lavori della Parte Comune, da Chiusa di S. Michele a S. Jean de Maurienne, per circa 84 km (di cui 49 in Francia e 35 in Italia) saranno appaltati da un unico promotore pubblico binazionale con modalità e procedure unificate nei due Paesi, rendendo impossibili disparità di costi delle medesime opere sui due lati della frontiera. E’ altresì chiaro che la compartecipazione finanziaria dell’Unione Europea, del Governo francese e del Governo italiano impone sempre un triplice ordine di verifiche in parallelo da parte dei vari organi di controllo (ad es. le varie Corti dei Conti). L’esistenza di un simile quadro di certezze per la parte internazionale diventa termine di paragone anche per il controllo dei costi della parte nazionale, trattandosi quasi sempre di opere del tutto analoghe. Infine i costi unitari complessivi, stimati in circa 100 milioni a km (euro 2010), sono del tutto in linea con quelli internazionalmente praticati ad esempio per il Brennero e per il San Gottardo i cui tunnel di base, di circa 57 km, sono comparabili con quello progettato per la Torino Lione. Un po’ di buon senso Molti oppositori della Torino Lione sostengono che quest’opera non sarebbe una priorità perché c’è già una ferrovia in Valle di Susa e perché la domanda di traffico non la giustificherebbe. L’Osservatorio, fin dal 2006, ha documentato e pubblicato tutti i dati in piena trasparenza e, su quelle basi, è ragionevole chiedersi per quanto tempo ancora la vecchia linea potrà essere sufficiente e quando una nuova diventerà indispensabile. Le differenti visioni dipendono anche da diverse valutazioni sull’andamento dell’economia globale, europea e nazionale: scenari più pessimistici o più ottimistici possono spostare le previsioni di 10 o più anni. Ci sono però alcune evidenze di buon senso che vale la pena di ricordare: tra fine ‘800 e inizi ‘900, tutti i tunnel alpini erano a quasi 1000 m di quota e le rispettive gallerie, scavate nella parte alta dei monti, avevano lunghezze di circa 10 km: questi erano gli standard di 100 anni fa. Ma siccome i treni, soprattutto quelli merci, sono efficienti e competitivi quando viaggiano in pianura, se ci sono delle montagne, per garantire condizioni di esercizio “da pianura” si devono necessariamente scavare delle gallerie alla quota del piano di campagna. Sono i cosiddetti “Tunnel di Base”, che si costruiscono forando le montagne alla loro base per lunghezze che sono dell’ordine di 50 e più km: questi sono gli standard internazionali di oggi, che valgono in Svizzera, in Francia, in Austria ed in ogni Paese sviluppato. Il nostro tunnel storico del Frejus è il più vecchio d’Europa, perché fu il primo, e come tale fece scuola, ma il collegamento ferroviario sotto le Alpi del nord-ovest italiano con l’Europa resta ancora oggi affidato a quell’opera del 1871. #
  • 4. Nel 2011 saranno ultimati i lavori di abbassamento dei binari nella galleria di Cavour per far passare anche i container oltre alle cisterne, lavori che, per vari anni, hanno costretto a mantenere in esercizio un solo binario per volta, facendo ulteriormente calare i traffici che però, dal gennaio prossimo, potranno tornare gradualmente a crescere. Abbiamo davanti un po’ di anni per rilanciare il trasporto su treno utilizzando la vecchia ferrovia e l’antico traforo ammodernati. Possiamo però credere che il futuro dei prossimi 100 anni possa restare appeso a quel varco alpino progettato e deciso quando non c’era ancora l’unità d’Italia, di cui ci apprestiamo a celebrare il centocinquantesimo anniversario? Prima o poi si dovrà inevitabilmente fare qualcosa di nuovo in questo quadrante delle Alpi. Se interveniamo adesso lo facciamo d’intesa con la Francia e con l’aiuto dell’Europa, ripartiamo i costi fra tutti e avremo i risultati fra una quindicina d’anni; se aspettiamo fino all’ultimo momento, quando l’esigenza si porrà in termini ineludibili, dovremo fare tutto da soli, con gli altri che nel frattempo avranno cercato altre soluzioni per i loro traffici e senza tener conto dei danni che, fin da ora, dovremo rifondere ai nostri partner internazionali. La nuova linea consente inoltre tre benefici diretti per i territori: - ridurre il numero di camion (circa 600.000/anno) sulle strade nel delicato ambiente alpino con l’autostrada ferroviaria e il trasporto combinato; - togliere dalla linea esistente i treni merci che passano, e passeranno sempre più, tra le case facendoli viaggiare sotto terra; - riservare la linea storica ai passeggeri con il servizio ferroviario metropolitano per i residenti ed il turismo. Considerando l’accanimento, degno di miglior causa, ed il livore con cui molti combattono la Torino Lione, vorrei fare un ennesimo appello alla ragionevolezza e al buon senso ricordando che non stiamo parlando di basi missilistiche o di prodotti tossici, ma semplicemente di treni e di una ferrovia moderna per noi, i nostri figli, i nostri nipoti, e per le nostre merci. Una ferrovia come se ne fanno in tutto il mondo, dall’Europa, all’America, alla Cina per far viaggiare quei treni che, da sempre, sono simbolo di sicurezza e di rispetto per l’ambiente. Forse dovremmo rendercene conto tutti, pur con idee diverse, ritrovando il senso della realtà. Grazie dell’attenzione, cordiali saluti. Mario Virano P.S. La stampa e l’invio di questa lettera sono a carico del budget LTF per l’informazione e la comunicazione nei due Paesi (50% Unione Europea, 25% Francia e 25% Italia) $
  • 5. 3IDJ6 2?C;6 5DF?CD 2?DC; *)+) ?=,B, 5?,75,9, MTVIUQ 68N /077, <,=?0 .;8E90 5?,7; 1=,9.0>0 M?;?J YU 68N J;C6IG BDBE6CH;FD " ! <=6604 /3 -,;0 7IGGDA;CD 8>?6CD88D 8DC9DJ; # ! ;<,>3760 0 7FILDAD =?6=A?DC; 86EF?; )+.)",2 " 060" G6C 9?9;FD GIG6 $ ! <=6604 /044?79;309, % ! 83,6, /3 .23=;, 7DF=DC; ;K?AA;G 9? GIG6 ;,6 53.2040 B;6C6 9? GIG6 7IGGDA;CD G6C =?DF?D 8>?IG6 G6C 8>?DBDCH; 8,C0 9? GIG6 G6CHM =F6J;F; J6?; B?8>;A; 6B7FD=?D J?AA6F <D88>?6F9D 9? HDF?CD G6CHM6CHDC?CD 9? GIG6 HF688?6HD ?C =6AA;F?6 9;AA6 3252 ' $ HICC;A 9? 76G; ?C 1H6A?6 RSITQ 68 S L 58<5,9@ /5 >E<0=2.50 , *E>, SIYQ 68 3252 ?C LDC6 6IHDEDFHD T L ?E9907 /077K)=>50=, RZIVV 68 .;990>>5;90 , #45E>, *J '5.4070 U L 3,770=5, , .507; 75-0=; QIXV 68 3,770=5, 0><7;=,@F, /077, ',//,709, ?;?,70 ?=,B, TVIUQ 68 9E;F, >?,G5;90 59?0=9,G5;9,70 /5 *E>, A?C;6 GHDF?86 ;G?GH;CH; .;9290 /5 >?,?;
  • 6. 3IDJ6 2?C;6 5DF?CD 2?DC; *)+) E6FH; C6L?DC6A; ?H6A?6C6 !HDH% *+#-( @B" 7DF=6FD HDF?C;G; >0C8; HDF?C;G; FI7?6C6 J6A 9;AA6 HDFF; G6C =?IA?D 9FI;CHD ( J;C6F?6 F;6A; .7660;;3760 .,<=50 6AB;G; E?6C;LL6 J?AA6F 9DF6 $) 0%4+- .,>070B0 6AE?=C6CD ' ! 1976/, 509.3 G6CHM & ! 1,44093, 6B7FD=?D .23=;,!79-,;;,67 .;77039; 9? HDF?CD G6C B6IFD HDF?C;G; HDF?CD 6J?=A?6C6 -EC3750=, J6A=?D?; 6AH6 FDGH6 F?JDA? 3=E375,>.; F;6CD J?AA6F76GG; ; 8 "/%" *-()02#" E?CD HF6C6 HDF?C;G; F?J6AH6 9? HDF?CD /3 79-,;;,67 G6C=6CD <0.0B; 7FI?CD HDF?C;G; DF76GG6CD 8;9.,750=5 <5;>>,>.; -059,>.; ?=,..5,?; 59 3,770=5, /077, (&+& + $ =6AA;F?6 96 0>?IG6 6 4F76GG6CD (&#), @B W L ,=0, 7;35>@., /5 )=-,>>,9; *#/( @B 7590, >?;=5., 0>5>?09?0 X L 3=;9/, 80=.5 '.#), @B ,=0, 7;35>@., 59 >E<0=2.50 Y L .;990>>5;90 /5 *0C8; (#&. @B .;990>>5;90 ,FL,. +;=59;L'57,9; ?;?,70 ?=,B, *+#-( @B