2. Le origini della fiaba
2
L’origine della fiaba si perde nella stessa antichità del
mito a cui è accomunata per la tradizione orale e per
i significati di carattere antropologico e culturale.
Le fiabe rientrano in quell’immaginario collettivo
che fa parte della cultura e delle tradizioni dei popoli
che le hanno tramandate oralmente di generazione in
generazione in tempi in cui la scrittura non era molto
praticata rappresentando in modo più o meno
simbolico riti, usanze, costumi.
3. Le origini della fiaba
3
La fiaba e la favola appartengono ad
un complesso mondo del fantastico e
dell’immaginario: sono quindi utilizzate
nell’asilo nido e nella scuola
dell’infanzia con la precisa funzione di
favorire la crescita dell’universo
C'era una volta un principe che
cavalcava alla luce della luna: simbolico del bambino, universo
illustrazione dello svedese John
Bauer del 1914 per la fiaba l'anello popolato da ansie e timori, ma anche
di Helena Nyblom
dalle grandi potenzialità della fantasia.
4. Le origini della fiaba
4
Da un punto di vista antropologico e etnologico, la
fiaba nasce da un unico patrimonio culturale collettivo.
L’analogia riscontrabile in popoli molto diversi e
lontani tra loro fa pensare che il materiale di base sia
comune e che consista, pur con tutte le varianti legate
al territorio, all’organizzazione sociale e all’ideologia,
nella realtà dell’uomo e nella sua esperienza di vita
quotidiana.
5. Gli studi di Propp: le “funzioni”
5
Gli studi di Vladimir Propp (Morfologia della fiaba,
Torino, Einaudi, 1966), hanno contribuito alla
rivalutazione di questo genere narrativo, aprendo il
campo anche a nuove metodologie di indagine nei
testi narrativi, non soltanto di origine folklorica, ma
anche appartenenti alla cosiddetta “letteratura alta”.
Folklore: tradizioni popolari
6. Gli studi di Propp: le “funzioni”
6
Propp ha dimostrato come il
racconto fiabesco si articoli in
una serie di funzioni : egli ha
in sostanza smontato il tessuto
narrativo della fiaba,
scomponendola nei suoi
elementi portanti e strutturali.
E in un istante si tramutò in una
meravigliosa piccola fata: illustrazione
di John Bauer per la fiaba di Alfred
Smedberg, De sju önskningarna (I
sette desideri)
7. Gli studi di Propp: le “funzioni”
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Analizzando la tradizione della fiaba russa, Propp ha
stabilito alcuni principi di fondo:
1) Nella fiaba ci sono elementi costanti , stabili, e
questo indipendentemente dall’esecutore o dal modo
dell’esecuzione. A questi denominatori comuni Propp
dà il nome di funzioni: il loro numero è limitato,
riconducendosi infatti a trentuno elementi.
2) Le funzioni che compaiono in una singola fiaba di
magia sono limitate a pochi elementi (non compaiono
cioè tutti e trentuno insieme).
3) La successione delle funzioni è identica.
8. Gli studi di Propp: le “funzioni”
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1. Allontanamento 17. L’eroe marchiato
2. Divieto 18. Vittoria sull’antagonista
3. Infrazione 19. Rimozione della sciagura o mancanza
4. Investigazione iniziale
5. Delazione 20. Ritorno dell’eroe
6. Tranello 21. Sua persecuzione
7. Connivenza 22. L’eroe si salva
8. Danneggiamento o mancanza 23. L’eroe arriva in incognito a casa
9. Mediazione 24. Pretese del falso eroe
10. Consenso dell’eroe 25. All’eroe è imposto un compito difficile
11. Partenza dell’eroe 26. Esecuzione del compito
12. L’eroe messo alla prova dal donatore 27. Riconoscimento dell’eroe
13. Reazione dell’eroe 28. Smascheramento del falso
14. Fornitura del mezzo magico eroe/antagonista
15. Trasferimento dell’eroe 29. Trasfigurazione dell’eroe
16. Lotta tra eroe e antagonista 30. Punizione dell’antagonista
31. Nozze dell’eroe
9. La fiaba nell’universo infantile
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La fiaba e la favola hanno il
compito di esorcizzare le paure
infantili mettendo a stretto contatto
il bambino con i personaggi del
racconto, personaggi che vengono
schedati in un vero e proprio
catalogo di stereotipi mentali: ad
esempio come buoni e cattivi, o
positivi e negativi.
Baba Yaga è l'archetipo della donna
selvaggia: la signora oscura dei boschi
della mitologia slava. Illustrazione del
russo Ivan Bilibin
10. La fiaba nell’universo infantile
10
La verifica di tale attività viene offerta dalla
rappresentazione grafica oppure dalla trasposizione
teatrale della fiaba (drammatizzazione).
Dal modo in cui il bambino rappresenta i personaggi
delle fiabe, possiamo capire come egli ne abbia
assimilato il valore simbolico. Così, ad esempio, il
lupo viene colorato in nero, e tutti i bambini
vorrebbero interpretare il personaggio di
Cappuccetto Rosso o di Biancaneve.
11. La fiaba nell’universo infantile
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L’uso della fiaba e dell’attività fantastica è oggi
l’attività più ricca di stimoli all’interno del mondo
infantile anche se non è stato sempre così.
Negli anni ‘70, quando sono stati messi in discussione
le ideologie e i valori tradizionali, si è verificata una
specie di “crisi della fiaba”, insieme al tentativo di
rimuoverla dal tessuto dell’educazione infantile perché
vista come attività rigida e schematica ,
soprattutto per i personaggi femminili: addirittura essa
viene indicata come la diretta responsabile delle
paure e dei traumi infantili.
12. Gianni Rodari, Grammatica della fantasia
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«La mente è una sola, La sua creatività va coltivata in tutte le direzioni.
Le fiabe (ascoltate o inventate) non sono “tutto” quel che serve al
bambino. Il libero uso di tutte le possibilità della lingua non rappresenta
che una delle direzioni in cui egli può espandersi.
Le fiabe servono alla matematica come la matematica serve alle fiabe.
Servono alla poesia, alla musica, all’utopia, all’impegno politico:
insomma, all’uomo intero, e non solo al fantasticatore. Servono proprio
perché, in apparenza, non servono a niente: come la poesia e la musica,
come il teatro o lo sport (se non diventano un affare).
Servono all’uomo completo. Se una società basata sul mito della
produttività (e sulla realtà del profitto) ha bisogno di uomini a metà -
fedeli esecutori, diligenti riproduttori, docili strumenti senza volontà - vuol
dire che è fatta male e che bisogna cambiarla. Per cambiarla, occorrono
uomini creativi che sappiano usare la loro immaginazione».
13. La fiaba nell’universo infantile
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In tempi recenti si è tornati alla fiaba con rinnovato
interesse, grazie al contributo specifico di alcuni
studiosi: proprio nel cuore degli anni ‘70, quando più
viva e forte era la tendenza alla contestazione, veniva
pubblicato uno dei libri più belli e affascinanti sul tema
del fiabesco.
Si tratta del volume di Bruno Bettelheim Il mondo
incantato. Uso, importanza e significati psicanalitici
delle fiabe (Milano, Feltrinelli, 1977), destinato a
riaprire completamente, e da una nuova prospettiva, il
dibattito.
14. La fiaba nell’universo infantile
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Bettelheim ha dato anche un prezioso contributo allo
studio del significato psicoanalitico della fiaba e del
suo utilizzo in campo educativo.
La vita del bambino è costellata di ansie e paure che
lo accompagnano durante la sua crescita. I sentimenti
di odio, amore, rabbia, gelosia, i conflitti giornalieri
creano nel bambino sensazioni dolorose, pur essendo
comunque tappe fisiologiche dello sviluppo.
15. La fiaba nell’universo infantile
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La teoria psicoanalitica ha indotto moltissimi
studiosi a vedere nella fiaba la risoluzione catartica
dei problemi del bambino in crescita.
In effetti gli eroi delle fiabe spesso sono giovani che
devono trovare la loro strada nel mondo, combattendo
contro l'Orco e il loro iniziale fallimento è interpretato
in molti casi come l'incapacità di emanciparsi
dall'influenza dei genitori Orco che non l'aiutano in
questo processo di formazione.
16. La fiaba nell’universo infantile
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Il messaggio che pervade tutte le fiabe è un
messaggio di speranza , una speranza che esige
partecipazione e coinvolgimento: nulla di buono infatti
potrà accadere a chi rinuncerà alla lotta.
Il messaggio di speranza è espresso nel lieto fine ed
è irrinunciabile, fondamentale perché il bambino possa
identificarsi con le difficoltà dell’eroe o dell’eroina,
seguirli con il fiato sospeso nelle loro avventure e
gioire con entusiasmo liberatorio e rassicurante nel
corso delle loro vittorie.
17. La fiaba nell’universo infantile
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Bettelheim propone anche una distinzione letteraria
dei differenti prodotti fantastici che erroneamente
vengono risolti e definiti come fiabe: essi sono il mito,
la favola e la fiaba, tre varianti di un medesimo
genere letterario, ma non per questo coincidenti.
18. La fiaba nell’universo infantile
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Il mito rappresenta un modello di narrazione eroica in cui
l’eroe è attraversato da una ricerca di valori, dall’ambizione
nell’attuare i suoi generosi ideali: in tale ricerca l’eroe non
esita a frenare i propri impulsi, cioè la soddisfazione dei propri
bisogni. In nome di ideali più alti, l’eroe si trattiene al di qua
del principio di piacere (non porta a compimento il piacere
perché prima viene il dovere, l’ideale).
Questo modello di eroe è estremamente inadatto e pericoloso
per un bambino, in quanto rischia di non farlo sentire
all’altezza di realizzare quelle imprese eroiche ed esalta quelle
componenti psicologiche che fanno riferimento al senso del
dovere.
19. La fiaba nell’universo infantile
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La favola è un testo narrativo in cui il protagonista è
condizionato da un codice morale fatto di regole
rigide che implicano ad esempio pesanti punizioni:
La favola si regge su un contrasto di concetti, tra il
bene e il male, tra personaggi che indicano bontà,
lealtà (qualità positive) e tra altri che indicano qualità
negative
ad esempio nella Favola della cicala e della formica, i due
personaggi sono la dimostrazione di questo contrasto. La
spensierata cicala soffrirà la fame durante l’inverno proprio perché
non è stata previdente e saggia durante l’estate: al contrario, la
formica, faticando per mettere da parte le provviste, potrà invece
sopravvivere all’inverno.
20. La fiaba nell’universo infantile
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Nella favola il contrasto tra il bene e il male è risolto
sempre a favore del bene, ma il raggiungimento dei
valori positivi si può ottenere mortificando i desideri,
rinunciando alla soddisfazione, alle nostre pulsioni
interiori, e al principio di piacere.
Anche in questo caso la favola tende a mortificare
l’autonomia e i desideri del bambino, perché impone
modelli fortemente adultistici, in cui il principio del
piacere si scontra con quello della realtà.
21. La fiaba nell’universo infantile
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A differenza degli altri due modelli, la fiaba contiene
personaggi e situazioni che stanno veramente dalla
parte del bambino, perché la favola e il mito
propongono valori per lui inarrivabili, a cui non potrà
ispirarsi.
22. La fiaba nell’universo infantile
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Un bambino può identificarsi nel modello proposto dalla
fiaba con un processo di assimilazione e identificandosi con
l’eroe. All’inizio egli sceglie di soddisfare le proprie attese e si
identifica in quei personaggi che, come lui, scelgono di
gratificare desideri e impulsi.
È in un secondo momento, attraverso la comprensione dei
meccanismi e delle funzioni narrative , che il bambino
percepisce il valore simbolico e emblematico della fiaba.
La fiaba permette al bambino un vero percorso di crescita e di
innalzamento, di evoluzione graduale e costante insieme al
tessuto narrativo del racconto, anziché imporre dall’alto (come
nel mito e nella favola) imperativi categorici, proibizioni,
comandamenti.
23. Il tema del fantastico
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La fiaba è un patrimonio culturale che possiede la
qualità di parlare al bambino su due livelli:
1) quello simbolico, che convoglia le conflittualità
inconsce dell’individuo;
2) quello logico, che coincide con la narrazione
24. Il tema del fantastico
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Il bambino è libero di decidere e scegliere il livello che
meglio gratifica i propri bisogni di comprensione e di
elaborazione del vissuto.
Il compito dell’adulto è quello di introdurre il bambino
in un mondo magico, mai di svelare anticipatamente la
trama e la struttura della fiaba: per questo il racconto
deve essere accompagnato da una partecipazione
empatica.
25. Il tema del fantastico
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I segnali di chiamata, ad esempio “C’era una
volta...”, “Tanto tempo fa...”, “In un paese molto
lontano...” ecc. funzionano come campanelli d’allarme e
avvertenze di richiamo per avvertire il bambino che sta
entrando in un altro mondo, un mondo che però non va
confuso con quello di tutti i giorni.
I segnali di chiamata sono fondamentali perché
aiutano il bambino a separare il reale dall’irreale: in
questo modo, rassicurato dal fatto di essere in un
mondo fantastico, egli potrà lasciarsi andare al libero
scorrere delle propria immaginazione.
26. Gli elementi costitutivi della fiaba
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Nella fiaba si riconoscono 5 elementi
fondamentali, che la strutturano e la
costituiscono:
1. Il racconto, legato all’oralità prima e poi alla scrittura
2. Il viaggio iniziatico e le pratiche di iniziazione
3. I processi di magia
4. La dimensione del fantastico e dell’irreale
5. Il significato/valore educativo
27. Gli elementi costitutivi della fiaba
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La dimensione del racconto , orale e poi
scritto, è un’esigenza fondamentale della cultura
arcaica e moderna. Perché?
il racconto costruisce percorsi di vita , rassicura,
ammaestra;
il racconto è intrattenimento e al tempo stesso
insegnamento
il racconto corrisponde ad un’esigenza di
strutturazione della società.
La narrativa classica e medievale ha attinto dalla fiaba
materiali e riferimenti (Omero, Apuleio, Boccaccio,
Ariosto).
28. Gli elementi costitutivi della fiaba
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Il viaggio inizatico è il tema per eccellenza della
fiaba. Si trova in quasi tutte le fiabe.
L’eroe positivo della fiaba deve superare una serie di
prove prima di arrivare all’obiettivo finale (sposare la
fanciulla; conquistare un bene simbolico come il castello,
la patria)
A questo livello la fiaba contiene il messaggio del
superamento dell’adoloscenza per giungere
all’età adulta , tipico delle società arcaiche. Questo
rituale prevede l’allontamento e la rinascita come
soggetto più grande, migliore di prima, in sostanza
adulto.
29. Alcuni autori da leggere
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Fra i trascrittori di fiabe più noti della tradizione
europea si possono citare Charles Perrault (Francia)
e i fratelli Grimm (Germania), e i più recenti
Italo Calvino (Italia) e Aleksander Afanasiev (Russia).
Fra gli inventori di fiabe più celebri ci sono invece il
danese Hans Christian Andersen, l'italiano Collodi
(inventore di Pinocchio) e il britannico James Matthew
Barrie (Peter Pan).