1. Fiducia nelle istituzioni:
partiti e Parlamento (restano) ai minimi storici 2. Equità fiscale: meglio meno tasse che più servizi 3. Presidenzialismo: l’opinione pubblica italiana è pronta 4. Autoritarismo: per tre italiani su dieci è una possibilità percorribile
5. Una riserva di determinazione:
aumentano gli indici di partecipazione politica e sociale
L'analisi dei dati DEMOS, tratti dalla ricerca "I Cittadini e lo Stato 2013"
Cinque cose da sapere se vuoi fare politica nel 2014
1. Cinque cose da sapere
se vuoi fare politica
in Italia nel 2014
Analisi della ricerca “I Cittadini e lo Stato 2013”
(dati Demos – Ilvo Diamanti)
gennaio 2014
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Chi sono
Mi chiamo Dino Amenduni
(dino.amenduni@proformaweb.it - http://about.me/dinoamenduni)
Sono il responsabile dei nuovi media e consulente per la comunicazione politica
per l’agenzia Proforma di Bari (www.proformaweb.it)
Sono collaboratore e blogger per Finegil-Gruppo Espresso
e formatore (su social media marketing e comunicazione politica)
Tutte le mie presentazioni sono disponibili gratuitamente
(sia la consultazione che il download) all’indirizzo:
www.slideshare.net/doonie
Cinque cose da sapere se vuoi fare politica in Italia nel 2014
3. 3
sommario
Cinque tabelle
1. Fiducia nelle istituzioni:
partiti e Parlamento (restano) ai minimi storici
2. Equità fiscale: meglio meno tasse che più servizi
3. Presidenzialismo: l’opinione pubblica italiana è pronta
4. Autoritarismo: per tre italiani su dieci è una possibilità percorribile
5. Una riserva di determinazione:
aumentano gli indici di partecipazione politica e sociale
Cinque cose da sapere se vuoi fare politica in Italia nel 2014
4. Premessa
In questi anni quasi tutti i campanelli d’allarme sulla crisi
del rapporto tra cittadini e istituzioni (tra cui questo tipo di
ricerche) sono stati letteralmente ignorati e questo ha innescato
certamente un circolo vizioso.
Meno gli italiani si fidano della politica, meno la politica tiene
conto della crisi di fiducia con comportamenti conseguenti, più
gli italiani perdono buoni motivi per fidarsi.
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5. Premessa
I sentimenti verso la politica sono confluiti prima nella rabbia,
e via via fino al cinismo, al disincanto, e al sentimento più
problematico, più inscalfibile: l’indifferenza, la sensazione
che tanto non cambierà (mai) nulla,
dunque non vale la pena interessarsi, attivarsi, appassionarsi.
La crisi del rapporto tra democrazia e fiducia dura da anni
e nessun cambiamento della politica italiana,
neanche nel 2013, sembra aver minimamente contribuito
a invertire la tendenza.
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6. 6
Democrazia
senza fiducia
La fiducia degli italiani
nelle istituzioni politiche
continua a essere bassissima.
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7. Fiducia nelle istituzioni
Percentuali di fiducia nelle principali istituzioni italiane,
politiche e non politiche, nel 2013
Dati comparati con il 2012 (dati Demos)
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8. Fiducia nelle istituzioni
Solo tre “organizzazioni” ottengono dati di fiducia
superiori al 50%:
le Forze dell’Ordine, saldamente al primo posto, addirittura in
crescita dal 2012 (superato il 70%), la Chiesa (54%, più 10%
in un anno – effetto-Bergoglio?) e la scuola. Tutti gli altri sono
sotto il 50%.
Il Presidente della Repubblica, per anni il più stimato
e apprezzato esponente dell’intera classe politica, è in affanno
(49.7%, -20 punti in due anni).
Meno di quattro italiani su dieci si fidano della
Magistratura, meno di uno su tre dell’Europa
(-11% in un anno).
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9. Fiducia nelle istituzioni
La fiducia nei Comuni, i principali enti territoriali
di prossimità, da sempre i “meno peggio” nel rapporto
tra gli italiani e Stato, è crollata al 31%, a dimostrazione
che l’impotenza dei primi cittadini tra tagli e patto di stabilità
è scontata direttamente sul territorio. Stesso discorso per le
Regioni, con livelli di fiducia poco superiori al 20%.
Se non ripari le strade, non garantisci i servizi, i cittadini
se la prendono con il livello di potere più vicino,
a prescindere dalle sue reali responsabilità.
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10. Fiducia nelle istituzioni
Meno di un italiano su cinque ha fiducia nei sindacati.
Stesso discorso per lo Stato: solo il 18.9% si fida dei livelli
istituzionali più alti, a conferma di un’interessante,
e per certi versi problematica, divaricazione tra “Stato”
e “Forze dell’Ordine” nella percezione generale.
Le banche sono ferme al 12.9% di fiducia.
Parlamento (7.1%) e partiti (5.1%)
sono stabili nei bassifondi della “classifica”.
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11. Fiducia nelle istituzioni
Media della fiducia verso le principali
istituzioni politiche (Comuni, Regioni, Unione Europea,
Stato, Presidente della Repubblica, Partiti, Parlamento).
Dati comparati 2005-2013 (dal 41 al 24% - dati Demos)
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12. 12
Meno tasse per tutti
Dalla richiesta di servizi di qualità
all’urgenza della riduzione
della pressione fiscale.
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13. Meno tasse per tutti
Diminuire le tasse o potenziare i servizi?
Le risposte degli italiani dal 2005 al 2013 (dati Demos)
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14. Meno tasse per tutti
Nel 2005 gli italiani chiedevano maggiore coerenza tra
tassazione ed erogazione di servizi. Otto anni dopo,
tra crisi economica e disillusione (sulle capacità delle istituzioni
di garantire la giustizia sociale),
il rapporto si è letteralmente rovesciato.
Gli italiani vogliono pagare meno tasse perché non ce la fanno
più ma forse perché in questi anni si sono convinti che tutto
sommato sia meglio sbrigarsela in proprio,
perché in fondo il potere pubblico non fa ciò per cui gli italiani
pagano le tasse.
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15. Meno tasse per tutti
L’indice di propensione all’ingresso dei privati nella sanità
o nell’istruzione è cresciuto di cinque punti in tre anni (26%),
a conferma di una crisi di fiducia profondissima
nello Stato come regolatore e come erogatore di servizi.
Ridurre le tasse, fare una riforma redistributiva della ricchezza,
non è più un concetto che può essere considerato
“di destra” o “di sinistra”,
è oramai una priorità per chiunque governi questo Paese,
a qualsiasi livello territoriale.
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17. Presidenzialismo
Elezione diretta del Presidente della Repubblica:
favorevole o contrario?
(dati Demos)
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18. Presidenzialismo
Non è semplice stabilire quanto questo dato sia condizionato
dalla narrazione della destra
degli ultimi 20 anni, e quanto piuttosto è dipeso dalla natura
di questa fase politica, da Monti in poi, in cui
il ruolo di Napolitano
è stato soverchiante rispetto al passato (per l’assenza di senso
di responsabilità della politica, o per una tendenza dirigista del
Presidente della Repubblica, o per entrambi i motivi).
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19. Presidenzialismo
A questo punto, più che fare le barricate contro
il presidenzialismo, occorrerebbe ragionare su quali
contrappesi siano necessari nell’eventualità in cui questa
transizione istituzionale dovesse prendere forma.
Di legge sul conflitto di interessi non si parla (di nuovo)
più. Questo conferma che i conflitti vanno intesi sempre al
plurale.
Un presidenzialismo senza paletti rigidi sui conflitti di
interesse può porre le basi per un disastro tendenzialmente
autoritario.
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20. 20
Autoritarismo
Per tre italiani su dieci,
la democrazia non è più il sistema migliore
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21. Autoritarismo
Regime democratico o autoritario?
Le preferenze degli italiani.
(Dati Demos)
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22. Autoritarismo
La deriva autoritaria non dispiace a tre italiani su dieci, a
conferma che lo Stato, la democrazia rappresentativa,
le istituzioni, hanno già fallito nel loro ruolo, non hanno fatto
autocritica in modo sistematico, non sono cambiate
a sufficienza (mentre il mondo attorno cambia rapidamente,
e non sempre in meglio).
Questa deriva non è arretrata
in questi cinque anni (nel 2008 il dato era al 26%,
nel 2013 è al 30%).
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23. Autoritarismo
Questo zoccolo duro conferma che una parte
non marginale dell’Italia apprezza, e apprezzerà,
le tendenze leaderistiche.
Ovviamente le qualità positive e negative
dei leader che via via si alternano (e spariscono: Monti ha
perso 50 punti di fiducia nel solo 2012, e in 18 mesi è passato
dall’autorevolezza globale all’irrilevanza altrettanto globale)
diventano sempre più determinanti nel capire in quale direzione
andrà il nostro Paese.
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25. Partecipazione
Indici di partecipazione politica, sociale e “nuova”
gli indicatori sono in aumento nel 2013
(Dati Demos)
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26. Partecipazione
Gli indici di partecipazione politica, sociale e “nuova”
(boicottaggi selettivi, consumo critico, attivismo digitale)
non sono mai stati così alti negli ultimi sei anni.
Il dato è certamente condizionato in positivo dalla presenza
di due grandi appuntamenti elettorali (politiche e Primarie
del PD), ma denota soprattutto una grande, inascoltata richiesta
e un’altrettanto grande, inesplorata opportunità:
gli italiani chiedono solo di poter partecipare,
hanno un capitale enorme di entusiasmo, civismo,
determinazione.
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27. Partecipazione
Gli italiani non si fidano più, hanno bisogno di tempo,
di buoni esempi,
di essere coinvolti, di coerenza, di un rapporto trasparente
tra promesse e fatti. Ma sono disposti a farlo, sono disposti
a impegnarsi per il Paese.
Alla politica italiana la scelta:
continuare a sguazzare nel cinismo,
o tentare un enorme (sia per impegno che per tempo
necessario) sforzo per fare ciò per cui esiste, cioè
rappresentare, ascoltare e decidere?
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