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NON VI È ALCUN RISULTATO FINALE,
SOLO UNA SUCCESSIONE CONTINUA DI FASI.
LYNCH, L’IMMAGINE DELLA CITTÀ, 1964
ABSTRACT:                  KEYWORDS:

QUESTA TESI STUDIA         leggere>guardare
                           Oulipò, modelli geometrici

GLI EFFETTI DI SENSO:      Progettazione di sistemi
                           Macrounità
                           Microunità
LA STRUTTURA DELL’OPERA,   Variabili visive

LE FIGURE RETORICHE,       ANALOGIA:

LE LOGICHE GENERATIVE      l’analogia rappresenta
                           il momento critico del

APPLICATI ALLA GRAFICA.    iter progettuale.
                           Ogni concetto, a livello
                           potenziale, può essere
                           tradotto graficamente,
                           mediante l’utilizzo delle
                           analogie visive.
DESIGN IS A NON LINEAR PROCESS
FASE 4
FASE 3
FASE 2
FASE 1
SYSTEMS
AND
STRUCTURES
*
KUBLAI: “QUAL È LA PIETRA CHE SOSTIENE IL PONTE?”
MARCO: “IL PONTE NON È SOSTENUTO DA QUESTA O QUELLA
PIETRA, MA DALLA LINEA DELL’ARCO CHE ESSE FORMANO”
KUBLAI: “PERCHÉ MI PARLI DELLE PIETRE? E’ SOLO DELL’ARCO
CHE M’IMPORTA”
MARCO: “SENZA PIETRE NON C’È ARCO”
CALVINO 1972, LE CITTÀ INVISIBILI.
ANALISI STRUTTURALE DELL’OPERA
ESTRAPOLAZIONE DELLE LOGICHE GENERATIVE
SCHEMA DELL’OPERA
SCHEMA DELL’OPERA
SCHEMA DELL’OPERA




SEZIONI




                    >>>
DALLO SCHEMA AL LIBRO
ESEMPIO DI PROGETTAZIONE DI UNA SINGOLA PAGINA
CLARICE
CLARICE                                                                                                    PAROLE CHIAVE
          clarice, città gloriosa, ha una storia travagliata. piú volte decadde e rifiorí, sempre          Modularità
          tenendo la prima clarice come modello ineguagliabile d’ogni splendore, al cui confronto
          lo stato presente della città non manca di suscitare nuovi sospiri a ogni volgere                Pezzi che si scambiano,
          di stelle. nei secoli di degradazione, la città, svuotata dalle pestilenze, abbassata
          di statura dai crolli di travature e cornicioni e dagli smottamenti di terriccio, arrugginita    e si spostano
          e intasata per incuria o vacanza degli addetti alla manutenzione,
          si ripopolava lentamente al riemergere da scantinati e tane d’orde di sopravvissuti che
          come topi brulicavano mossi dalla smania di rovistare e rodere, e pure di racimolare
          e raffazzonare, come uccelli che nidificano. s’attaccavano a tutto quel che poteva
          essere tolto di dov’era e messo in un altro posto per servire a un altro uso: i tendaggi
          di broccato finivano a fare da lenzuola; nelle urne cinerarie di marmo piantavano
          il basilico; le griglie in ferro battuto sradicate dalle finestre dei ginecei servivano ad
          arrostire carne di gatto su fuochi di legna intarsiata. messa su coi pezzi scompagnati
          della clarice inservibile, prendeva forma una clarice della sopravvivenza, tutta tuguri
          e catapecchie, rigagnoli infetti, gabbie di conigli. eppure, dell’antico splendore
          di clarice non s’era perso quasi nulla, era tutto lí, disposto solamente in un ordine
          diverso ma appropriato alle esigenze degli abitanti non meno di prima. ai tempi
          d’indigenza succedevano epoche piú giulive: una clarice farfalla suntuosa sgusciava
          dalla clarice crisalide pezzente; la nuova abbondanza faceva traboccare la città di
          materiali edifici oggetti nuovi; affluiva nuova gente di fuori; niente e nessuno aveva piú
          a che vedere con la clarice o le clarici di prima; e piú la nuova città s’insediava
          trionfalmente nel luogo e nel nome della prima clarice, piú s’accorgeva d’allontanarsi


                                                                                                           CONCEPT
          da quella, di distruggerla non meno rapidamente dei topi e della muffa: nonostante
          l’orgoglio del nuovo fasto, in fondo al cuore si sentiva estranea, incongrua, usurpatrice.
          ecco allora i frantumi del primo splendore che si erano salvati adattandosi a bisogne
          piú oscure venivano nuovamente spostati, eccoli custoditi sotto campane di vetro,
          chiusi in bacheche, posati su cuscini di velluto, e non piú perché potevano servire              Le lettere vengono scomposte
          ancora a qualcosa ma perché attraverso di loro si sarebbe voluto ricomporre una città
          di cui nessuno sapeva piú nulla. altri deterioramenti, altri rigogli si susseguirono             in pezzi e alcuni di questi si
          a clarice. le popolazioni e le costumanze cambiarono piú volte; restano il nome,
          l’ubicazione, e gli oggetti piú difficili da rompere. ogni nuova clarice, compatta come          spostano, ruotano, si scambiano.
          un corpo vivente coi suoi odori e il suo respiro, sfoggia come un monile quel che resta
          delle antiche clarici frammentarie e morte. non si sa quando i capitelli corinzi siano
          stati in cima alle loro colonne: solo si ricorda d’uno d’essi che per molti anni
          in un pollaio sostenne la cesta dove le galline facevano le uova, e di lí passò al museo
          dei capitelli, in fila con gli altri esemplari della collezione. l’ordine di successione delle
          ere s’è perso; che ci sia stata una prima clarice è credenza diffusa, ma non ci sono
          prove che lo dimostrino; i capitelli potrebbero essere stati prima nei pollai che nei
          templi, le urne di marmo essere state seminate prima a basilico che a ossa di defunti.
          di sicuro si sa solo questo: un certo numero d’oggetti si sposta in un certo spazio,
          ora sommerso da una quantità d’oggetti nuovi, ora consumandosi senza ricambio;
          la regola è mescolarli ogni volta e riprovare a metterli insieme. forse clarice è sempre
          stata solo un tramestio di carabattole sbrecciate, male assortite, fuori uso.
INPUT INIZIALE                      FIGURE RETORICHE                ANALOGIA VISIVA                     OBIETTIVI
Di sicuro si sa solo questo:        Metafora                        Gli edifici diventano le lettere,   Comunicare che tutto in questa
un certo numero d’oggetti           Le lettere sono le parti che    e queste, come gli edifici,         città è costruito riciclando pezzi
si sposta in un certo spazio,       compongono la città, e a loro   sono fatte di pezzi scambiati,      di cose preesistenti.
ora sommerso da una                 volta sono il risultato della   modificati, ricicliati.
quantità d’oggetti nuovi, ora       combinazioni di unità più
consumandosi senza ricambio;        piccole.
la regola è mescolarli ogni volta
e riprovare a metterli insieme.
forse clarice è sempre stata solo
un tramestio di carabattole
sbrecciate, male assortite,
fuori uso.
trionfalmente nel luogo e nel nome della prima clarice, piú s’accorg
INTERVENTO
Le lettere vengono scomposte
                               da quella, di distruggerla non meno rapidamente dei topi e della mu
in pezzi e alcuni di questi    l’orgoglio del nuovo fasto, in fondo al cuore si sentiva estranea, inco
si spostano, ruotano, si
scambiano.                     ecco allora i frantumi del primo splendore che si erano salvati adatt
                               piú oscure venivano nuovamente spostati, eccoli custoditi sotto cam
                               chiusi in bacheche, posati su cuscini di velluto, e non piú perché po
                               ancora a qualcosa ma perché attraverso di loro si sarebbe voluto ri
                               di cui nessuno sapeva piú nulla. altri deterioramenti, altri rigogli si s
                               a clarice. le popolazioni e le costumanze cambiarono piú volte; rest
                               l’ubicazione, e gli oggetti piú difficili da rompere. ogni nuova clarice
                               un corpo vivente coi suoi odori e il suo respiro, sfoggia come un mo
                               delle antiche clarici frammentarie e morte. non si sa quando i capite
                               stati in cima alle loro colonne: solo si ricorda d’uno d’essi che per m
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                               dei capitelli, in fila con gli altri esemplari della collezione. l’ordine di
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NELLE CITTÀ INVISIBILI NON SI TROVANO CITTÀ RICONOSCIBILI.
CALVINO 1972, LE CITTÀ INVISIBILI.
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            pranzi d acqua
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TYPEFACES

            DESPINA

            pranzi d acqua
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            pranzi dacqua
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            p ranzi da cq ua fan
            vo l ti s ghem b i
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            LEANDRA

            pranzi dacqua
            fan volti sghembi
TYPEFACES

            CLARICE

            pranzi d acqua
            fan volti sghembi
            BERSABEA

            ppp pppp
            ppppppppp
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            pranzi dacqua
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            TEODORA

            pranzi dacqua
            fan volti sghembi
FINE.
QUA SI MI DISPIACE.
LO SPAZIO NON È CASUALE.
GRAZIE A CARLOTTA
GRAZIE A GIANNICOLA PER LE FOTO, E NON SOLO
GRAZIE A SILVIO, LA MIA DOLCE METÀ PROGETTUALE
GRAZIE A GABRI E STEFANO
GRAZIE A ENZO, SARIA & NICO, BEST DESIGN TEAM
GRAZIE A GIANNI E ANTONIO, PILASTRI.
GRAZIE A MAMMA, BABBO E SABRINA.
Effettidisenso

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Letters are done of will
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Carattere Tipografico - Partito Democratico
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Dispense frattocchie
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Effettidisenso

  • 1.
  • 2. NON VI È ALCUN RISULTATO FINALE, SOLO UNA SUCCESSIONE CONTINUA DI FASI. LYNCH, L’IMMAGINE DELLA CITTÀ, 1964
  • 3. ABSTRACT: KEYWORDS: QUESTA TESI STUDIA leggere>guardare Oulipò, modelli geometrici GLI EFFETTI DI SENSO: Progettazione di sistemi Macrounità Microunità LA STRUTTURA DELL’OPERA, Variabili visive LE FIGURE RETORICHE, ANALOGIA: LE LOGICHE GENERATIVE l’analogia rappresenta il momento critico del APPLICATI ALLA GRAFICA. iter progettuale. Ogni concetto, a livello potenziale, può essere tradotto graficamente, mediante l’utilizzo delle analogie visive.
  • 4. DESIGN IS A NON LINEAR PROCESS
  • 7. KUBLAI: “QUAL È LA PIETRA CHE SOSTIENE IL PONTE?” MARCO: “IL PONTE NON È SOSTENUTO DA QUESTA O QUELLA PIETRA, MA DALLA LINEA DELL’ARCO CHE ESSE FORMANO” KUBLAI: “PERCHÉ MI PARLI DELLE PIETRE? E’ SOLO DELL’ARCO CHE M’IMPORTA” MARCO: “SENZA PIETRE NON C’È ARCO” CALVINO 1972, LE CITTÀ INVISIBILI.
  • 13. ESEMPIO DI PROGETTAZIONE DI UNA SINGOLA PAGINA CLARICE
  • 14. CLARICE PAROLE CHIAVE clarice, città gloriosa, ha una storia travagliata. piú volte decadde e rifiorí, sempre Modularità tenendo la prima clarice come modello ineguagliabile d’ogni splendore, al cui confronto lo stato presente della città non manca di suscitare nuovi sospiri a ogni volgere Pezzi che si scambiano, di stelle. nei secoli di degradazione, la città, svuotata dalle pestilenze, abbassata di statura dai crolli di travature e cornicioni e dagli smottamenti di terriccio, arrugginita e si spostano e intasata per incuria o vacanza degli addetti alla manutenzione, si ripopolava lentamente al riemergere da scantinati e tane d’orde di sopravvissuti che come topi brulicavano mossi dalla smania di rovistare e rodere, e pure di racimolare e raffazzonare, come uccelli che nidificano. s’attaccavano a tutto quel che poteva essere tolto di dov’era e messo in un altro posto per servire a un altro uso: i tendaggi di broccato finivano a fare da lenzuola; nelle urne cinerarie di marmo piantavano il basilico; le griglie in ferro battuto sradicate dalle finestre dei ginecei servivano ad arrostire carne di gatto su fuochi di legna intarsiata. messa su coi pezzi scompagnati della clarice inservibile, prendeva forma una clarice della sopravvivenza, tutta tuguri e catapecchie, rigagnoli infetti, gabbie di conigli. eppure, dell’antico splendore di clarice non s’era perso quasi nulla, era tutto lí, disposto solamente in un ordine diverso ma appropriato alle esigenze degli abitanti non meno di prima. ai tempi d’indigenza succedevano epoche piú giulive: una clarice farfalla suntuosa sgusciava dalla clarice crisalide pezzente; la nuova abbondanza faceva traboccare la città di materiali edifici oggetti nuovi; affluiva nuova gente di fuori; niente e nessuno aveva piú a che vedere con la clarice o le clarici di prima; e piú la nuova città s’insediava trionfalmente nel luogo e nel nome della prima clarice, piú s’accorgeva d’allontanarsi CONCEPT da quella, di distruggerla non meno rapidamente dei topi e della muffa: nonostante l’orgoglio del nuovo fasto, in fondo al cuore si sentiva estranea, incongrua, usurpatrice. ecco allora i frantumi del primo splendore che si erano salvati adattandosi a bisogne piú oscure venivano nuovamente spostati, eccoli custoditi sotto campane di vetro, chiusi in bacheche, posati su cuscini di velluto, e non piú perché potevano servire Le lettere vengono scomposte ancora a qualcosa ma perché attraverso di loro si sarebbe voluto ricomporre una città di cui nessuno sapeva piú nulla. altri deterioramenti, altri rigogli si susseguirono in pezzi e alcuni di questi si a clarice. le popolazioni e le costumanze cambiarono piú volte; restano il nome, l’ubicazione, e gli oggetti piú difficili da rompere. ogni nuova clarice, compatta come spostano, ruotano, si scambiano. un corpo vivente coi suoi odori e il suo respiro, sfoggia come un monile quel che resta delle antiche clarici frammentarie e morte. non si sa quando i capitelli corinzi siano stati in cima alle loro colonne: solo si ricorda d’uno d’essi che per molti anni in un pollaio sostenne la cesta dove le galline facevano le uova, e di lí passò al museo dei capitelli, in fila con gli altri esemplari della collezione. l’ordine di successione delle ere s’è perso; che ci sia stata una prima clarice è credenza diffusa, ma non ci sono prove che lo dimostrino; i capitelli potrebbero essere stati prima nei pollai che nei templi, le urne di marmo essere state seminate prima a basilico che a ossa di defunti. di sicuro si sa solo questo: un certo numero d’oggetti si sposta in un certo spazio, ora sommerso da una quantità d’oggetti nuovi, ora consumandosi senza ricambio; la regola è mescolarli ogni volta e riprovare a metterli insieme. forse clarice è sempre stata solo un tramestio di carabattole sbrecciate, male assortite, fuori uso.
  • 15. INPUT INIZIALE FIGURE RETORICHE ANALOGIA VISIVA OBIETTIVI Di sicuro si sa solo questo: Metafora Gli edifici diventano le lettere, Comunicare che tutto in questa un certo numero d’oggetti Le lettere sono le parti che e queste, come gli edifici, città è costruito riciclando pezzi si sposta in un certo spazio, compongono la città, e a loro sono fatte di pezzi scambiati, di cose preesistenti. ora sommerso da una volta sono il risultato della modificati, ricicliati. quantità d’oggetti nuovi, ora combinazioni di unità più consumandosi senza ricambio; piccole. la regola è mescolarli ogni volta e riprovare a metterli insieme. forse clarice è sempre stata solo un tramestio di carabattole sbrecciate, male assortite, fuori uso.
  • 16. trionfalmente nel luogo e nel nome della prima clarice, piú s’accorg INTERVENTO Le lettere vengono scomposte da quella, di distruggerla non meno rapidamente dei topi e della mu in pezzi e alcuni di questi l’orgoglio del nuovo fasto, in fondo al cuore si sentiva estranea, inco si spostano, ruotano, si scambiano. ecco allora i frantumi del primo splendore che si erano salvati adatt piú oscure venivano nuovamente spostati, eccoli custoditi sotto cam chiusi in bacheche, posati su cuscini di velluto, e non piú perché po ancora a qualcosa ma perché attraverso di loro si sarebbe voluto ri di cui nessuno sapeva piú nulla. altri deterioramenti, altri rigogli si s a clarice. le popolazioni e le costumanze cambiarono piú volte; rest l’ubicazione, e gli oggetti piú difficili da rompere. ogni nuova clarice un corpo vivente coi suoi odori e il suo respiro, sfoggia come un mo delle antiche clarici frammentarie e morte. non si sa quando i capite stati in cima alle loro colonne: solo si ricorda d’uno d’essi che per m in un pollaio sostenne la cesta dove le galline facevano le uova, e di dei capitelli, in fila con gli altri esemplari della collezione. l’ordine di ere s’è perso; che ci sia stata una prima clarice è credenza diffusa, m prove che lo dimostrino; i capitelli potrebbero essere stati prima ne
  • 17. NELLE CITTÀ INVISIBILI NON SI TROVANO CITTÀ RICONOSCIBILI. CALVINO 1972, LE CITTÀ INVISIBILI.
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  • 29. TYPEFACES ANASTASIA pranzi d acqua fan volti sghembi ZORA PR A I DA U A NZ CQ F A VO I H BI N LT SG EM
  • 30. TYPEFACES DESPINA pranzi d acqua fan volti sghembi ZIRMA pranzi dacqua fan volti sghembi
  • 31. TYPEFACES ISAURA pranzi d acqua fan volti sghembi ZOBEIDE pranzi dacqua fan voltisghembi
  • 32. TYPEFACES IPAZIA pranzi d acqua fan volti sghembi CLOE pranzi dacqua fan volti sghembi
  • 33. TYPEFACES VALDRADA PRANZI D A UA CQ FAN VOLTI SG MBI HE OLIVIA p ranzi da cq ua fan vo l ti s ghem b i
  • 34. TYPEFACES OTTAVIA LEANDRA pranzi dacqua fan volti sghembi
  • 35. TYPEFACES CLARICE pranzi d acqua fan volti sghembi BERSABEA ppp pppp ppppppppp
  • 36. TYPEFACES LAUDOMIA pranzi dacqua fan volti sghembi TEODORA pranzi dacqua fan volti sghembi
  • 37. FINE. QUA SI MI DISPIACE. LO SPAZIO NON È CASUALE.
  • 38. GRAZIE A CARLOTTA GRAZIE A GIANNICOLA PER LE FOTO, E NON SOLO GRAZIE A SILVIO, LA MIA DOLCE METÀ PROGETTUALE GRAZIE A GABRI E STEFANO GRAZIE A ENZO, SARIA & NICO, BEST DESIGN TEAM GRAZIE A GIANNI E ANTONIO, PILASTRI. GRAZIE A MAMMA, BABBO E SABRINA.