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LE PROSPETTIVE DEGLI AMBITI
TERRITORIALI SOCIALI DELLE
         MARCHE

          Franco Pesaresi
            Presidente ANOSS


       Senigallia 10 maggio 2008
                                   1
L. 328/2000: gli ambiti sociali
   Art. 8: Le regioni determinano gli ambiti territoriali di
    norma coincidenti con i distretti sanitari, prevedendo
    incentivi a favore dell’esercizio associato delle
    funzioni sociali in ambiti territoriali.
   Art. 19: i comuni associati negli ambiti territoriali
    definiscono il piano sociale di zona.
   Art. 22: la regione prevede per ogni ambito territoriale
    l’erogazione delle seguenti prestazioni: servizio
    sociale professionale, segretariato sociale, pronto
    intervento sociale, assistenza domiciliare,
    semiresidenziale e residenziale.
                                                            2
L’attuazione delle regioni: riordino e
        pianificazione (dopo la 328/2000)
 Regioni     Leggi di     Piani      Ambiti      Piani    Regioni     Leggi di    Piani     Ambiti         Piani di
             riordino   regionali   territoria    di                  riordino   regiona   territori        zona
                                        li       zona                               li        ali



 Abruzzo                   SI          SI         SI     Piemonte        SI                   SI              si
Basilicata      Si                     SI         SI      Puglia         SI        SI         SI             SI

 Calabria       SI                     SI                Sardegna        SI                   SI              Si

Campania        Si                     SI         SI      Sicilia                             SI             SI

E.Romagna       SI       stralcio      SI         SI     Toscana         SI        SI         SI             SI

  Friuli        SI                     SI         Si      Umbria                              SI             SI

  Lazio                    SI          SI         SI     V. d’Aosta                SI         SI              Si

 Liguria        SI         SI          SI         SI      Veneto                              SI             SI

Lombardia       Si         SI          SI         SI     Bolzano                              SI             SI

 Marche                                SI         SI      Trento         Si        SI         SI             SI
                                                                                                       3
 Molise                    SI          SI         SI      ITALIA        12         10         21             20
Dimensione degli ambiti sociali
          Regione   Popolazione x         Regione      Popolazione x
                       ambito                             ambito

Campania              113.500       Bolzano               68.900

Emilia Romagna        107.400       Piemonte              66.800

Toscana               106.500       Marche                63.700

Lombardia              96.700       Friuli V. Giulia      63.600

Lazio                  96.500       Calabria              57.300

Sicilia                91.200       Basilicata            39.600

Puglia                 84.800       Trento                38.700

Liguria                84.700       Abruzzo               37.300

Veneto                 84.600       Valle d’Aosta         31.000

Umbria                 72.300       Molise                29.200
                                                                       4
Sardegna               72.000       Media                 81.800
La dimensione degli ambiti delle
           Marche
   Popolazione        Numero ambiti
    Oltre 100.000           5

   80.001 – 100.000         3

    60.001 -80.000          4

   40.001 – 60.000          4

   20.001 – 40.000          3

    Fino a 20.000           5
                                      5
Distretti sanitari e ambiti sociali
  Regione   n. distretti   n. ambiti    Regione      n. distretti   n. ambiti
Lombardia       98            98         Trento          13            13
Lazio           55            55         Valle            4            4
                                        d’Aosta
Sicilia         55            55         E.              40            39
                                       Romagna
Puglia          48            48       Friuli V.G.       20            19
Liguria         19            19        Molise           13            11
Veneto          56            56       Basilicata        11            15
Umbria          12            12        Toscana          42            34
Sardegna        23            23        Bolzano          20            7
Piemonte        65            65        Abruzzo          73            35
Marche          24            24       Campania          113           51
Calabria        35            35         Totale         839           718
                                                                            6
Come è andata nelle Marche?
   Ambiti hanno realizzato uno
    straordinario lavoro di pianificazione
    sociale intercomunale;

   Scarse esperienze di gestione
    associata;

   Dimensionamento degli ambiti
                                             7
A cosa serve l’ambito sociale?
1.   Pianificazione sociale intercomunale;
2.   Gestione associata;
3.   Integrazione sociosanitaria;
4.   Organizzare e coordinare la rete sociale
5.   Realizzare una rete completa e di qualità
     dei servizi sociali (LEPS in ogni ambito).

                                                  8
valutazioni per il
                 dimensionamento
   La pianificazione e soprattutto la gestione
    associata richiedono una dimensione
    conveniente in cui tutti si sentano protagonisti
    (dimensioni troppo grandi non favoriscono la gestione associata);
   L’integrazione sociosanitaria richiede la
    coincidenza ambiti/distretti;
   Realizzare i LEPS in ogni ambito richiede
    dimensioni non troppo piccole

                                                                    9
Principi per il dimensionamento
  Occorre rigore metodologico. Non si può ragionare di
   nuova organizzazione degli ambiti senza criteri e
   senza legame con le funzioni dell’ambito;
                    Principi
1. Coincidenza con distretto sanitario;

2.   Consenso degli enti locali;
3.   Dimensione che favorisca la gestione associata;
4.   Dimensione che garantisca la realizzazione dei
     LEPS e la gestione della rete sociale.
                                                       10
E allora?
Il dimensionamento attuale degli
   ambiti risponde nel complesso a
   questi criteri anche se degli
   interventi sono possibili purché nel
   rispetto dei citati principi indicati.
(aspetti problematici: differenze assai ampie, massa critica per LEPS, esigenze di
    semplificazione istituzionale).

Bene comunque ha fatto la proposta di Piano
  sociale reg. a confermare l’attuale assetto.
                                                                                     11
L’Area vasta sociale/1
   L’Area vasta – e cioè il coordinamento
    provinciale degli ambiti sociali – proposta dal
    Piano sociale regionale è priva di contenuti.

   La si propone con l’unico argomento – così si
    legge – che è prevista nella sanità. E’ un po’
    poco.


                                                      12
L’Area vasta sociale/2
    In realtà le politiche sociali e sociosanitarie non si
    sviluppano a livello provinciale ma a livello di
    ambito/distretto e a livello regionale.
   Aggiungere un livello di governo in più senza alcuna
    valida motivazione significa burocratizzare e
    appesantire un sistema di governance che è già
    molto complesso.
   Occorre pertanto eliminare l’area vasta dal sociale.
    Nulla impedisce alle province dinamiche di
    mantenere delle attività di coordinamento e di stimolo
    in taluni settori sociali.                           13
Cosa c’è dietro l’angolo?
   L’esperienza marchigiana degli ambiti e dei
    coordinatori è stata straordinaria (recuperato ritardo rispetto
    ad altre regioni) ma rischia di inaridirsi se non cambia.


   La pianificazione sociale intercomunale rischia di
    ripetersi stancamente se non passa alla fase
    della gestione associata (di alcuni servizi).
   Bisogna mettersi in questa ottica, tenuto anche
    conto, che la regione comincerà ad incentivare
    finanziariamente le gestioni associate.


                                                                 14
Le ragioni per la gestione
                associata
   Garantire una distribuzione uniforme dei servizi
    in tutto il territorio.

   Migliorare i servizi sociali nel territorio.

   Garantire una unica gestione al piano di zona.

   Sviluppare economie di scala.

   Innalzamento qualità organizzativa.
                                                       15
Piccoli comuni e gestione
                 associata
   Nelle Marche ci sono 105 comuni con meno 2.000
    abitanti di cui 53 con meno di 1.000 abitanti.

   I vantaggi più evidenti della gestione associata
    sono per i piccoli comuni che sono anche i più
    cauti.

   E’ l’unico modo per garantire ai piccoli comuni i
    LEPS. I piccoli comuni dovrebbero sostenere con
    forza la gestione associata.

                                                       16
convenienza e gestione associata
   L’orientamento alla gestione associata non può essere un
    principio fideistico o ideologico. Può essere sviluppato se i
    vari soggetti vi vedono convenienze economiche e/o
    politiche.
   Per i comuni medi (o capofila) la gestione associata deve
    svilupparsi sulla base di valutazioni e simulazioni che ne
    attestino l’opportunità e la convenienza in relazione agli
    obiettivi posti.
   Questo vuol dire che la gestione associata deve far
    riferimento ai servizi di dimensioni tali da permettere
    economie di scale o a quelli che possono/devono svilupparsi
    in territori più ampi. I campi di intervento possono poi
    gradualmente svilupparsi.
   In definitiva: siamo convinti che la gestione associata possa
    svilupparsi per i vantaggi offerti a tutti gli enti partecipanti.

                                                                   17
I TRE PASSI
1.   Per garantire i LEPS è necessario
     l’ambito;

2.   L’Ambito può garantire i LEPS
     solo attraverso la gestione
     associata;

3.   La gestione associata deve
     riguardare i servizi decisi
     localmente                      18
Le regioni italiane
   Le regioni (Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania,
    Emilia Romagna, Friuli-V.G., Lazio, Liguria, Lombardia,
    Piemonte, Puglia, Sardegna, Toscana, Umbria)
    prevedono genericamente una gestione
    associata intercomunale – a livello di
    ambito - lasciando ai comuni la possibilità
    di scegliere quella più adatta secondo il
    TUEL (D.Lgs. 267/00).


                                                              19
Finanziaria 2008 e gestione
              associata/1
   Finanziaria 2008: Ogni comune può aderire ad una
    unica forma associativa per ciascuna di quelle
    previste dagli articoli 31 (consorzi), 32 (unioni di
    comuni) e 33 (esercizio associato) del D. Lgsl.
    267/2000.
   La norma non si applica per l’adesione delle
    amministrazioni comunali a consorzi istituiti o resi
    obbligatori da leggi nazionali e regionali.
   Per la gestione associata all’interno degli ambiti
    sociali non ci sono obblighi di legge nazionali e
    non c’è legge regionale nelle Marche.
                                                         20
Finanziaria 2008 e gestione
              associata/2
   Si tratta di una norma rigida ed impositiva che
    creerà problemi in questo ed in altri settori
    frenando lo sviluppo delle attività degli enti locali.

   Gli obiettivi che intende perseguire –
    semplificazione istituzionale e riduzione dei costi
    politico-amministrativi – potevano essere
    realizzati in modo più attento e flessibile.

   Alla fine i danni (riduzione delle collaborazioni fra
    i comuni) potrebbero essere superiori ai benefici.
    La norma andrebbe cambiata.
                                                         21
Finanziaria 2008: altre regioni
   Nelle altre regioni che hanno approvato leggi di
    riordino questo obbligo in genere c’è, seppur
    generico. In genere si dice che: “le funzioni
    sociali, di norma, sono gestite in modo associato
    tra i comuni dell’ambito.”

   Alcune regioni pensano di rafforzare la norma
    regionale già esistente con una norma
    interpretativa nella quale si sottolineerebbe la
    vigente obbligatorietà delle forme associative per
    le funzioni socio-assistenziali.

                                                     22
L.F. 2008: che fare nelle Marche?
   Parere non convincente della regione Marche sulla
    non applicabilità della norma nazionale (confonde ambiti con
    consorzi).

   Andare velocemente verso la legge regionale di
    riordino che risolva il problema ma con la
    necessaria flessibilità.
   Flessibilità: la legge regionale non deve
    disincentivare la gestione associata con obblighi
    generalizzati e vincolanti.
   Flessibilità: la legge regionale deve incentivare la
    gestione associata lasciando ampia autonomia
    agli enti locali quanto a modi, tempi, gradualità,
    percorsi sperimentali ecc.                                23
Fare una APSP?
   Altra possibilità. Superare la L.F. 2008 costituendo una cosa
    nuova – non prevista negli art. 31, 32 e 33 del D. Lgsl.
    267/2000.

   Costituire una Azienda pubblica di servizi alla persona
    (APSP) per la gestione associata dei servizi.

   La L.R. 5/2008, art. 10, permette ai comuni la costituzione di
    nuove APSP per la gestione in maniera integrata i servizi
    socio-assistenziali e socio-sanitari. Manca ancora
    regolamento.

   APSP: aziende con personalità giuridica di diritto pubblico
    senza fini di lucro. Molto adatte a gestire servizi socio-
    assistenziali.                                                   24
CRITERI PER LA SCELTA
          GESTIONALE
   La forma gestionale ottimale e valida per ogni
    realtà non esiste. Esistono necessità, obiettivi,
    caratteristiche particolari di cui occorre,
    localmente, tener conto.
   Contano gli obiettivi posti, i soci che debbono
    partecipare (pubbl. e privati) e i servizi da gestire
    e la dimensione del bilancio da gestire.

   Partecipazione, consenso e gradualità.


                                                        25
Ruolo dei comuni
Quali criteri?
  1. Siano i comuni a scegliere in piena autonomia
      la forma gestionale associata più adatta che
      coinvolga tutti i comuni dell’ambito;
   2. Siano i comuni a stabilire che cosa gestire in
      forma associata.

   3. La forma gestionale prescelta deve mantenere
      in capo ai comuni il potere di indirizzo politico
      e di controllo diretto


                                                       26
Sintesi
Per dare stabilità e sviluppo all’ambito sociale:
 Approvare la Legge regionale di riordino
  dell’assistenza sociale.
 Dimensionamento ambiti legato a criteri rigorosi e
  obiettivi;
 No alla Area vasta che non serve;
 La Regione investa in una politica di promozione
  della gestione associata dei servizi sociali perché
  questa è la condizione per la qualità dei servizi e
  la realizzazione dei LEPS.
 Ampio coinvolgimento dei comuni nelle decisioni
  regionali ed ampia autonomia comunale nel come
  e nel cosa della gestione associata.
                                                   27
GRAZIE PER L’ATTENZIONE




                      28

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Le prospettive degli Ambiti sociali nelle Marche

  • 1. LE PROSPETTIVE DEGLI AMBITI TERRITORIALI SOCIALI DELLE MARCHE Franco Pesaresi Presidente ANOSS Senigallia 10 maggio 2008 1
  • 2. L. 328/2000: gli ambiti sociali  Art. 8: Le regioni determinano gli ambiti territoriali di norma coincidenti con i distretti sanitari, prevedendo incentivi a favore dell’esercizio associato delle funzioni sociali in ambiti territoriali.  Art. 19: i comuni associati negli ambiti territoriali definiscono il piano sociale di zona.  Art. 22: la regione prevede per ogni ambito territoriale l’erogazione delle seguenti prestazioni: servizio sociale professionale, segretariato sociale, pronto intervento sociale, assistenza domiciliare, semiresidenziale e residenziale. 2
  • 3. L’attuazione delle regioni: riordino e pianificazione (dopo la 328/2000) Regioni Leggi di Piani Ambiti Piani Regioni Leggi di Piani Ambiti Piani di riordino regionali territoria di riordino regiona territori zona li zona li ali Abruzzo SI SI SI Piemonte SI SI si Basilicata Si SI SI Puglia SI SI SI SI Calabria SI SI Sardegna SI SI Si Campania Si SI SI Sicilia SI SI E.Romagna SI stralcio SI SI Toscana SI SI SI SI Friuli SI SI Si Umbria SI SI Lazio SI SI SI V. d’Aosta SI SI Si Liguria SI SI SI SI Veneto SI SI Lombardia Si SI SI SI Bolzano SI SI Marche SI SI Trento Si SI SI SI 3 Molise SI SI SI ITALIA 12 10 21 20
  • 4. Dimensione degli ambiti sociali Regione Popolazione x Regione Popolazione x ambito ambito Campania 113.500 Bolzano 68.900 Emilia Romagna 107.400 Piemonte 66.800 Toscana 106.500 Marche 63.700 Lombardia 96.700 Friuli V. Giulia 63.600 Lazio 96.500 Calabria 57.300 Sicilia 91.200 Basilicata 39.600 Puglia 84.800 Trento 38.700 Liguria 84.700 Abruzzo 37.300 Veneto 84.600 Valle d’Aosta 31.000 Umbria 72.300 Molise 29.200 4 Sardegna 72.000 Media 81.800
  • 5. La dimensione degli ambiti delle Marche Popolazione Numero ambiti Oltre 100.000 5 80.001 – 100.000 3 60.001 -80.000 4 40.001 – 60.000 4 20.001 – 40.000 3 Fino a 20.000 5 5
  • 6. Distretti sanitari e ambiti sociali Regione n. distretti n. ambiti Regione n. distretti n. ambiti Lombardia 98 98 Trento 13 13 Lazio 55 55 Valle 4 4 d’Aosta Sicilia 55 55 E. 40 39 Romagna Puglia 48 48 Friuli V.G. 20 19 Liguria 19 19 Molise 13 11 Veneto 56 56 Basilicata 11 15 Umbria 12 12 Toscana 42 34 Sardegna 23 23 Bolzano 20 7 Piemonte 65 65 Abruzzo 73 35 Marche 24 24 Campania 113 51 Calabria 35 35 Totale 839 718 6
  • 7. Come è andata nelle Marche?  Ambiti hanno realizzato uno straordinario lavoro di pianificazione sociale intercomunale;  Scarse esperienze di gestione associata;  Dimensionamento degli ambiti 7
  • 8. A cosa serve l’ambito sociale? 1. Pianificazione sociale intercomunale; 2. Gestione associata; 3. Integrazione sociosanitaria; 4. Organizzare e coordinare la rete sociale 5. Realizzare una rete completa e di qualità dei servizi sociali (LEPS in ogni ambito). 8
  • 9. valutazioni per il dimensionamento  La pianificazione e soprattutto la gestione associata richiedono una dimensione conveniente in cui tutti si sentano protagonisti (dimensioni troppo grandi non favoriscono la gestione associata);  L’integrazione sociosanitaria richiede la coincidenza ambiti/distretti;  Realizzare i LEPS in ogni ambito richiede dimensioni non troppo piccole 9
  • 10. Principi per il dimensionamento  Occorre rigore metodologico. Non si può ragionare di nuova organizzazione degli ambiti senza criteri e senza legame con le funzioni dell’ambito; Principi 1. Coincidenza con distretto sanitario; 2. Consenso degli enti locali; 3. Dimensione che favorisca la gestione associata; 4. Dimensione che garantisca la realizzazione dei LEPS e la gestione della rete sociale. 10
  • 11. E allora? Il dimensionamento attuale degli ambiti risponde nel complesso a questi criteri anche se degli interventi sono possibili purché nel rispetto dei citati principi indicati. (aspetti problematici: differenze assai ampie, massa critica per LEPS, esigenze di semplificazione istituzionale). Bene comunque ha fatto la proposta di Piano sociale reg. a confermare l’attuale assetto. 11
  • 12. L’Area vasta sociale/1  L’Area vasta – e cioè il coordinamento provinciale degli ambiti sociali – proposta dal Piano sociale regionale è priva di contenuti.  La si propone con l’unico argomento – così si legge – che è prevista nella sanità. E’ un po’ poco. 12
  • 13. L’Area vasta sociale/2  In realtà le politiche sociali e sociosanitarie non si sviluppano a livello provinciale ma a livello di ambito/distretto e a livello regionale.  Aggiungere un livello di governo in più senza alcuna valida motivazione significa burocratizzare e appesantire un sistema di governance che è già molto complesso.  Occorre pertanto eliminare l’area vasta dal sociale. Nulla impedisce alle province dinamiche di mantenere delle attività di coordinamento e di stimolo in taluni settori sociali. 13
  • 14. Cosa c’è dietro l’angolo?  L’esperienza marchigiana degli ambiti e dei coordinatori è stata straordinaria (recuperato ritardo rispetto ad altre regioni) ma rischia di inaridirsi se non cambia.  La pianificazione sociale intercomunale rischia di ripetersi stancamente se non passa alla fase della gestione associata (di alcuni servizi).  Bisogna mettersi in questa ottica, tenuto anche conto, che la regione comincerà ad incentivare finanziariamente le gestioni associate. 14
  • 15. Le ragioni per la gestione associata  Garantire una distribuzione uniforme dei servizi in tutto il territorio.  Migliorare i servizi sociali nel territorio.  Garantire una unica gestione al piano di zona.  Sviluppare economie di scala.  Innalzamento qualità organizzativa. 15
  • 16. Piccoli comuni e gestione associata  Nelle Marche ci sono 105 comuni con meno 2.000 abitanti di cui 53 con meno di 1.000 abitanti.  I vantaggi più evidenti della gestione associata sono per i piccoli comuni che sono anche i più cauti.  E’ l’unico modo per garantire ai piccoli comuni i LEPS. I piccoli comuni dovrebbero sostenere con forza la gestione associata. 16
  • 17. convenienza e gestione associata  L’orientamento alla gestione associata non può essere un principio fideistico o ideologico. Può essere sviluppato se i vari soggetti vi vedono convenienze economiche e/o politiche.  Per i comuni medi (o capofila) la gestione associata deve svilupparsi sulla base di valutazioni e simulazioni che ne attestino l’opportunità e la convenienza in relazione agli obiettivi posti.  Questo vuol dire che la gestione associata deve far riferimento ai servizi di dimensioni tali da permettere economie di scale o a quelli che possono/devono svilupparsi in territori più ampi. I campi di intervento possono poi gradualmente svilupparsi.  In definitiva: siamo convinti che la gestione associata possa svilupparsi per i vantaggi offerti a tutti gli enti partecipanti. 17
  • 18. I TRE PASSI 1. Per garantire i LEPS è necessario l’ambito; 2. L’Ambito può garantire i LEPS solo attraverso la gestione associata; 3. La gestione associata deve riguardare i servizi decisi localmente 18
  • 19. Le regioni italiane  Le regioni (Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Emilia Romagna, Friuli-V.G., Lazio, Liguria, Lombardia, Piemonte, Puglia, Sardegna, Toscana, Umbria) prevedono genericamente una gestione associata intercomunale – a livello di ambito - lasciando ai comuni la possibilità di scegliere quella più adatta secondo il TUEL (D.Lgs. 267/00). 19
  • 20. Finanziaria 2008 e gestione associata/1  Finanziaria 2008: Ogni comune può aderire ad una unica forma associativa per ciascuna di quelle previste dagli articoli 31 (consorzi), 32 (unioni di comuni) e 33 (esercizio associato) del D. Lgsl. 267/2000.  La norma non si applica per l’adesione delle amministrazioni comunali a consorzi istituiti o resi obbligatori da leggi nazionali e regionali.  Per la gestione associata all’interno degli ambiti sociali non ci sono obblighi di legge nazionali e non c’è legge regionale nelle Marche. 20
  • 21. Finanziaria 2008 e gestione associata/2  Si tratta di una norma rigida ed impositiva che creerà problemi in questo ed in altri settori frenando lo sviluppo delle attività degli enti locali.  Gli obiettivi che intende perseguire – semplificazione istituzionale e riduzione dei costi politico-amministrativi – potevano essere realizzati in modo più attento e flessibile.  Alla fine i danni (riduzione delle collaborazioni fra i comuni) potrebbero essere superiori ai benefici. La norma andrebbe cambiata. 21
  • 22. Finanziaria 2008: altre regioni  Nelle altre regioni che hanno approvato leggi di riordino questo obbligo in genere c’è, seppur generico. In genere si dice che: “le funzioni sociali, di norma, sono gestite in modo associato tra i comuni dell’ambito.”  Alcune regioni pensano di rafforzare la norma regionale già esistente con una norma interpretativa nella quale si sottolineerebbe la vigente obbligatorietà delle forme associative per le funzioni socio-assistenziali. 22
  • 23. L.F. 2008: che fare nelle Marche?  Parere non convincente della regione Marche sulla non applicabilità della norma nazionale (confonde ambiti con consorzi).  Andare velocemente verso la legge regionale di riordino che risolva il problema ma con la necessaria flessibilità.  Flessibilità: la legge regionale non deve disincentivare la gestione associata con obblighi generalizzati e vincolanti.  Flessibilità: la legge regionale deve incentivare la gestione associata lasciando ampia autonomia agli enti locali quanto a modi, tempi, gradualità, percorsi sperimentali ecc. 23
  • 24. Fare una APSP?  Altra possibilità. Superare la L.F. 2008 costituendo una cosa nuova – non prevista negli art. 31, 32 e 33 del D. Lgsl. 267/2000.  Costituire una Azienda pubblica di servizi alla persona (APSP) per la gestione associata dei servizi.  La L.R. 5/2008, art. 10, permette ai comuni la costituzione di nuove APSP per la gestione in maniera integrata i servizi socio-assistenziali e socio-sanitari. Manca ancora regolamento.  APSP: aziende con personalità giuridica di diritto pubblico senza fini di lucro. Molto adatte a gestire servizi socio- assistenziali. 24
  • 25. CRITERI PER LA SCELTA GESTIONALE  La forma gestionale ottimale e valida per ogni realtà non esiste. Esistono necessità, obiettivi, caratteristiche particolari di cui occorre, localmente, tener conto.  Contano gli obiettivi posti, i soci che debbono partecipare (pubbl. e privati) e i servizi da gestire e la dimensione del bilancio da gestire.  Partecipazione, consenso e gradualità. 25
  • 26. Ruolo dei comuni Quali criteri? 1. Siano i comuni a scegliere in piena autonomia la forma gestionale associata più adatta che coinvolga tutti i comuni dell’ambito; 2. Siano i comuni a stabilire che cosa gestire in forma associata. 3. La forma gestionale prescelta deve mantenere in capo ai comuni il potere di indirizzo politico e di controllo diretto 26
  • 27. Sintesi Per dare stabilità e sviluppo all’ambito sociale:  Approvare la Legge regionale di riordino dell’assistenza sociale.  Dimensionamento ambiti legato a criteri rigorosi e obiettivi;  No alla Area vasta che non serve;  La Regione investa in una politica di promozione della gestione associata dei servizi sociali perché questa è la condizione per la qualità dei servizi e la realizzazione dei LEPS.  Ampio coinvolgimento dei comuni nelle decisioni regionali ed ampia autonomia comunale nel come e nel cosa della gestione associata. 27