CHE FINE FARANNO I NUOVI PRESIDI DI ASSISTENZA TERRITORIALE CON LA MODIFICA ...
Le prospettive degli Ambiti sociali nelle Marche
1. LE PROSPETTIVE DEGLI AMBITI
TERRITORIALI SOCIALI DELLE
MARCHE
Franco Pesaresi
Presidente ANOSS
Senigallia 10 maggio 2008
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2. L. 328/2000: gli ambiti sociali
Art. 8: Le regioni determinano gli ambiti territoriali di
norma coincidenti con i distretti sanitari, prevedendo
incentivi a favore dell’esercizio associato delle
funzioni sociali in ambiti territoriali.
Art. 19: i comuni associati negli ambiti territoriali
definiscono il piano sociale di zona.
Art. 22: la regione prevede per ogni ambito territoriale
l’erogazione delle seguenti prestazioni: servizio
sociale professionale, segretariato sociale, pronto
intervento sociale, assistenza domiciliare,
semiresidenziale e residenziale.
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3. L’attuazione delle regioni: riordino e
pianificazione (dopo la 328/2000)
Regioni Leggi di Piani Ambiti Piani Regioni Leggi di Piani Ambiti Piani di
riordino regionali territoria di riordino regiona territori zona
li zona li ali
Abruzzo SI SI SI Piemonte SI SI si
Basilicata Si SI SI Puglia SI SI SI SI
Calabria SI SI Sardegna SI SI Si
Campania Si SI SI Sicilia SI SI
E.Romagna SI stralcio SI SI Toscana SI SI SI SI
Friuli SI SI Si Umbria SI SI
Lazio SI SI SI V. d’Aosta SI SI Si
Liguria SI SI SI SI Veneto SI SI
Lombardia Si SI SI SI Bolzano SI SI
Marche SI SI Trento Si SI SI SI
3
Molise SI SI SI ITALIA 12 10 21 20
4. Dimensione degli ambiti sociali
Regione Popolazione x Regione Popolazione x
ambito ambito
Campania 113.500 Bolzano 68.900
Emilia Romagna 107.400 Piemonte 66.800
Toscana 106.500 Marche 63.700
Lombardia 96.700 Friuli V. Giulia 63.600
Lazio 96.500 Calabria 57.300
Sicilia 91.200 Basilicata 39.600
Puglia 84.800 Trento 38.700
Liguria 84.700 Abruzzo 37.300
Veneto 84.600 Valle d’Aosta 31.000
Umbria 72.300 Molise 29.200
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Sardegna 72.000 Media 81.800
5. La dimensione degli ambiti delle
Marche
Popolazione Numero ambiti
Oltre 100.000 5
80.001 – 100.000 3
60.001 -80.000 4
40.001 – 60.000 4
20.001 – 40.000 3
Fino a 20.000 5
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6. Distretti sanitari e ambiti sociali
Regione n. distretti n. ambiti Regione n. distretti n. ambiti
Lombardia 98 98 Trento 13 13
Lazio 55 55 Valle 4 4
d’Aosta
Sicilia 55 55 E. 40 39
Romagna
Puglia 48 48 Friuli V.G. 20 19
Liguria 19 19 Molise 13 11
Veneto 56 56 Basilicata 11 15
Umbria 12 12 Toscana 42 34
Sardegna 23 23 Bolzano 20 7
Piemonte 65 65 Abruzzo 73 35
Marche 24 24 Campania 113 51
Calabria 35 35 Totale 839 718
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7. Come è andata nelle Marche?
Ambiti hanno realizzato uno
straordinario lavoro di pianificazione
sociale intercomunale;
Scarse esperienze di gestione
associata;
Dimensionamento degli ambiti
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8. A cosa serve l’ambito sociale?
1. Pianificazione sociale intercomunale;
2. Gestione associata;
3. Integrazione sociosanitaria;
4. Organizzare e coordinare la rete sociale
5. Realizzare una rete completa e di qualità
dei servizi sociali (LEPS in ogni ambito).
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9. valutazioni per il
dimensionamento
La pianificazione e soprattutto la gestione
associata richiedono una dimensione
conveniente in cui tutti si sentano protagonisti
(dimensioni troppo grandi non favoriscono la gestione associata);
L’integrazione sociosanitaria richiede la
coincidenza ambiti/distretti;
Realizzare i LEPS in ogni ambito richiede
dimensioni non troppo piccole
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10. Principi per il dimensionamento
Occorre rigore metodologico. Non si può ragionare di
nuova organizzazione degli ambiti senza criteri e
senza legame con le funzioni dell’ambito;
Principi
1. Coincidenza con distretto sanitario;
2. Consenso degli enti locali;
3. Dimensione che favorisca la gestione associata;
4. Dimensione che garantisca la realizzazione dei
LEPS e la gestione della rete sociale.
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11. E allora?
Il dimensionamento attuale degli
ambiti risponde nel complesso a
questi criteri anche se degli
interventi sono possibili purché nel
rispetto dei citati principi indicati.
(aspetti problematici: differenze assai ampie, massa critica per LEPS, esigenze di
semplificazione istituzionale).
Bene comunque ha fatto la proposta di Piano
sociale reg. a confermare l’attuale assetto.
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12. L’Area vasta sociale/1
L’Area vasta – e cioè il coordinamento
provinciale degli ambiti sociali – proposta dal
Piano sociale regionale è priva di contenuti.
La si propone con l’unico argomento – così si
legge – che è prevista nella sanità. E’ un po’
poco.
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13. L’Area vasta sociale/2
In realtà le politiche sociali e sociosanitarie non si
sviluppano a livello provinciale ma a livello di
ambito/distretto e a livello regionale.
Aggiungere un livello di governo in più senza alcuna
valida motivazione significa burocratizzare e
appesantire un sistema di governance che è già
molto complesso.
Occorre pertanto eliminare l’area vasta dal sociale.
Nulla impedisce alle province dinamiche di
mantenere delle attività di coordinamento e di stimolo
in taluni settori sociali. 13
14. Cosa c’è dietro l’angolo?
L’esperienza marchigiana degli ambiti e dei
coordinatori è stata straordinaria (recuperato ritardo rispetto
ad altre regioni) ma rischia di inaridirsi se non cambia.
La pianificazione sociale intercomunale rischia di
ripetersi stancamente se non passa alla fase
della gestione associata (di alcuni servizi).
Bisogna mettersi in questa ottica, tenuto anche
conto, che la regione comincerà ad incentivare
finanziariamente le gestioni associate.
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15. Le ragioni per la gestione
associata
Garantire una distribuzione uniforme dei servizi
in tutto il territorio.
Migliorare i servizi sociali nel territorio.
Garantire una unica gestione al piano di zona.
Sviluppare economie di scala.
Innalzamento qualità organizzativa.
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16. Piccoli comuni e gestione
associata
Nelle Marche ci sono 105 comuni con meno 2.000
abitanti di cui 53 con meno di 1.000 abitanti.
I vantaggi più evidenti della gestione associata
sono per i piccoli comuni che sono anche i più
cauti.
E’ l’unico modo per garantire ai piccoli comuni i
LEPS. I piccoli comuni dovrebbero sostenere con
forza la gestione associata.
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17. convenienza e gestione associata
L’orientamento alla gestione associata non può essere un
principio fideistico o ideologico. Può essere sviluppato se i
vari soggetti vi vedono convenienze economiche e/o
politiche.
Per i comuni medi (o capofila) la gestione associata deve
svilupparsi sulla base di valutazioni e simulazioni che ne
attestino l’opportunità e la convenienza in relazione agli
obiettivi posti.
Questo vuol dire che la gestione associata deve far
riferimento ai servizi di dimensioni tali da permettere
economie di scale o a quelli che possono/devono svilupparsi
in territori più ampi. I campi di intervento possono poi
gradualmente svilupparsi.
In definitiva: siamo convinti che la gestione associata possa
svilupparsi per i vantaggi offerti a tutti gli enti partecipanti.
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18. I TRE PASSI
1. Per garantire i LEPS è necessario
l’ambito;
2. L’Ambito può garantire i LEPS
solo attraverso la gestione
associata;
3. La gestione associata deve
riguardare i servizi decisi
localmente 18
19. Le regioni italiane
Le regioni (Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania,
Emilia Romagna, Friuli-V.G., Lazio, Liguria, Lombardia,
Piemonte, Puglia, Sardegna, Toscana, Umbria)
prevedono genericamente una gestione
associata intercomunale – a livello di
ambito - lasciando ai comuni la possibilità
di scegliere quella più adatta secondo il
TUEL (D.Lgs. 267/00).
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20. Finanziaria 2008 e gestione
associata/1
Finanziaria 2008: Ogni comune può aderire ad una
unica forma associativa per ciascuna di quelle
previste dagli articoli 31 (consorzi), 32 (unioni di
comuni) e 33 (esercizio associato) del D. Lgsl.
267/2000.
La norma non si applica per l’adesione delle
amministrazioni comunali a consorzi istituiti o resi
obbligatori da leggi nazionali e regionali.
Per la gestione associata all’interno degli ambiti
sociali non ci sono obblighi di legge nazionali e
non c’è legge regionale nelle Marche.
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21. Finanziaria 2008 e gestione
associata/2
Si tratta di una norma rigida ed impositiva che
creerà problemi in questo ed in altri settori
frenando lo sviluppo delle attività degli enti locali.
Gli obiettivi che intende perseguire –
semplificazione istituzionale e riduzione dei costi
politico-amministrativi – potevano essere
realizzati in modo più attento e flessibile.
Alla fine i danni (riduzione delle collaborazioni fra
i comuni) potrebbero essere superiori ai benefici.
La norma andrebbe cambiata.
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22. Finanziaria 2008: altre regioni
Nelle altre regioni che hanno approvato leggi di
riordino questo obbligo in genere c’è, seppur
generico. In genere si dice che: “le funzioni
sociali, di norma, sono gestite in modo associato
tra i comuni dell’ambito.”
Alcune regioni pensano di rafforzare la norma
regionale già esistente con una norma
interpretativa nella quale si sottolineerebbe la
vigente obbligatorietà delle forme associative per
le funzioni socio-assistenziali.
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23. L.F. 2008: che fare nelle Marche?
Parere non convincente della regione Marche sulla
non applicabilità della norma nazionale (confonde ambiti con
consorzi).
Andare velocemente verso la legge regionale di
riordino che risolva il problema ma con la
necessaria flessibilità.
Flessibilità: la legge regionale non deve
disincentivare la gestione associata con obblighi
generalizzati e vincolanti.
Flessibilità: la legge regionale deve incentivare la
gestione associata lasciando ampia autonomia
agli enti locali quanto a modi, tempi, gradualità,
percorsi sperimentali ecc. 23
24. Fare una APSP?
Altra possibilità. Superare la L.F. 2008 costituendo una cosa
nuova – non prevista negli art. 31, 32 e 33 del D. Lgsl.
267/2000.
Costituire una Azienda pubblica di servizi alla persona
(APSP) per la gestione associata dei servizi.
La L.R. 5/2008, art. 10, permette ai comuni la costituzione di
nuove APSP per la gestione in maniera integrata i servizi
socio-assistenziali e socio-sanitari. Manca ancora
regolamento.
APSP: aziende con personalità giuridica di diritto pubblico
senza fini di lucro. Molto adatte a gestire servizi socio-
assistenziali. 24
25. CRITERI PER LA SCELTA
GESTIONALE
La forma gestionale ottimale e valida per ogni
realtà non esiste. Esistono necessità, obiettivi,
caratteristiche particolari di cui occorre,
localmente, tener conto.
Contano gli obiettivi posti, i soci che debbono
partecipare (pubbl. e privati) e i servizi da gestire
e la dimensione del bilancio da gestire.
Partecipazione, consenso e gradualità.
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26. Ruolo dei comuni
Quali criteri?
1. Siano i comuni a scegliere in piena autonomia
la forma gestionale associata più adatta che
coinvolga tutti i comuni dell’ambito;
2. Siano i comuni a stabilire che cosa gestire in
forma associata.
3. La forma gestionale prescelta deve mantenere
in capo ai comuni il potere di indirizzo politico
e di controllo diretto
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27. Sintesi
Per dare stabilità e sviluppo all’ambito sociale:
Approvare la Legge regionale di riordino
dell’assistenza sociale.
Dimensionamento ambiti legato a criteri rigorosi e
obiettivi;
No alla Area vasta che non serve;
La Regione investa in una politica di promozione
della gestione associata dei servizi sociali perché
questa è la condizione per la qualità dei servizi e
la realizzazione dei LEPS.
Ampio coinvolgimento dei comuni nelle decisioni
regionali ed ampia autonomia comunale nel come
e nel cosa della gestione associata.
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