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FRANCO PESARESI




    LA PARTECIPAZIONE
       CONSULTIVA DEL
        VOLONTARIATO
   MARCHIGIANO NELLA
               SANITA’
   e partecipazione del volontariato nel sociale
                                FRANCO PESARESI




                                                      2012




             [DIGITARE   L'INDIRIZZO DELLA SOCIETÀ]
Parte prima

La partecipazione consultiva del volontariato
marchigiano nella sanità                        pagina 3




Parte seconda

Il volontariato e la programmazione
partecipata nel sociale                         pagina 13




                                  2
PARTE PRIMA



LA PARTECIPAZIONE CONSULTIVA DEL
VOLONTARIATO MARCHIGIANO NELLA
             SANITA’




               3
• Con il Decreto L.vo 502/92 si prevedono forme di
  partecipazione delle organizzazioni dei cittadini e del
  volontariato impegnato nella tutela del diritto alla salute
  nell'attività relativa alla programmazione, al controllo e alla
  valutazione dei servizi sanitari a livello regionale, aziendale e
  distrettuale. Dal punto di vista delle istituzioni sanitarie vi è
  ora il problema di garantire una reale rappresentatività dei
  cittadini organizzati e dell'utenza dentro gli organismi
  decisionali sollecitandone al massimo la collaborazione, ma al
  tempo stesso accettandone anche quella capacità critica e
  costruttiva che è espressione tipica dell'autonomia delle
  organizzazioni solidaristiche.




La regione Marche prevede due livelli di partecipazione del
volontariato:
  1. livello regionale
  2. aziende sanitarie




                                 4
1. IL LIVELLO REGIONALE

La regione Marche promuove la consultazione
delle associazioni di volontariato e a quelle di tutela dei diritti
(vuol dire che le Associazioni saranno sentite anche online)
sugli schemi di provvedimenti regionali di carattere regionale,
concernenti il riordino e la programmazione dei servizi
(sanitari),
nonché le modalità di verifica dei risultati conseguiti.




Quali associazioni saranno sentite?
Le associazioni che saranno iscritte in un nuovo elenco
regionale delle associazioni operanti a livello regionale
impegnate nella tutela del diritto alla salute nelle attività relative
alla programmazione, al controllo e alla valutazione dei servizi
sanitaria a livello regionale, aziendale e distrettuale.



Le associazioni si possono iscrivere subito?
No. Bisogna aspettare che la Giunta regionale, sentita la
competente commissione consiliare, approvi un regolamento che
disciplini:
   • i criteri e le modalità di iscrizione e cancellazione
     dall’elenco;
   • le forme e le modalità delle consultazioni delle associazioni
     di volontariato e di tutela dei diritti iscritte nell’elenco
     medesimo.


                                  5
2. LIVELLO AZIENDALE
Le aziende sanitarie devono favorire la presenza all’interno delle
strutture di loro pertinenza delle associazioni di volontariato e di
tutela dei diritti del cittadino. (esperienza di contatti costanti con
operatori e primari interessati).



In ogni azienda sanitaria sono istituiti i Comitati di
partecipazione dei cittadini alla tutela della salute: AO Torrette,
AO Marche Nord, INRCA, ASUR.

ASUR: sono previsti comitati di partecipazione in ogni area vasta
(5) e a livello di Azienda regionale (1). Totale 6.

I Comitati di partecipazione hanno il compito di:
   • contribuire alla programmazione e alla pianificazione socio-
     sanitaria regionale, aziendale e territoriale;
   • svolgere attività di verifica e di controllo sulla gestione dei
     servizi sanitari;
   • monitorare le condizioni di accesso e di fruibilità dei servizi
     sanitari.

Nello svolgimento di questi compiti, i Comitati, in particolare:
  • promuovono la partecipazione dei cittadini alla costruzione
     dei piani comunitari di salute;
  • garantiscono l’informazione e la partecipazione dei cittadini
     interessati riguardo alle attività aziendali di coinvolgimento
     dei pazienti;
  • propongono le azioni ritenute prioritarie per garantire la più
     ampia partecipazione degli organismi di rappresentanza dei

                                  6
cittadini all’organizzazione e al monitoraggio delle attività
    sanitarie;
  • curano in special modo l’attivazione e il monitoraggio delle
    azioni di accoglienza , tutela e informazione previste dalla
    normativa sulla Carta dei servizi, utilizzando gli strumenti di
    valutazione dei reclami della qualità percepita;
  • presentano alla Giunta regionale, con le modalità dalla stessa
    stabilite, un report annuale         contenente i dati sulla
    partecipazione dei cittadini alla tutela della salute, relativi
    soprattutto:
       o alle attività finalizzate alla progettazione e al
          monitoraggio dei profili assistenziali e dei piani
          comunitari per la salute;
       o al monitoraggio delle attività riguardanti la carta dei
          servizi;
       o all’identificazione delle situazioni di buona qualità
          percepita;
       o all’attività svolta dal gruppo di accreditamento regionale
          (il GAR dipende dall’agenzia sanitaria. Che C’entra?).



Il rapporto di collaborazione fra aziende sanitarie e comitati di
partecipazione sono finalizzati a realizzare:
   • adeguati meccanismi di informazione delle prestazioni
     erogate, delle tariffe e delle relative modalità di accesso,
   • procedendo all’attivazione di idonei sistemi di indicatori
     della qualità percepita e di rilevazione ed analisi di
     eventuali disservizi,
   • da valutare congiuntamente attraverso l’organizzazione di
     conferenze periodiche dei servizi.



                                7
I comitati di partecipazione hanno il diritto di accesso a tutte le
informazioni e a tutti gli atti aziendali (ad eccezione di quelli
esplicitamente e motivatamente riservati.




COMPOSIZIONE DEI COMITATI

Nelle aziende: ASUR e aziende ospedaliere e INRCA

Le associazioni devono indicare 11 membri designati
congiuntamente dalle:
  • associazioni di volontariato operanti in ambito sanitario e
    presenti a livello di azienda;
  • le associazioni di tutela promozione dei diritti del malato
    presenti a livello di azienda.



Le aziende ospedaliere invece nominano altri 4 rappresentanti
(vedi il regolamento).
L’ASUR invece ne nomina 7.



Per l’ASUR le associazioni da coinvolgere possono essere tutte
quelle che si occupano di sanità e che hanno sede nelle Marche ma
per le aziende ospedaliere quali sono le associazioni a cui far
riferimento, oltre a quelle che già operano all’interno
dell’ospedale. Bastano quelle o si devono aggiungere altre.
                                 8
Teniamo conto che il bacino di utenza di una azienda ospedaliera
è regionale. Su questo dovremmo prendere una decisione. Io direi
di coinvolgere oltre alle associazioni che operano già
nell’ospedale, di far riferimento a quelle che hanno sede nella
provincia.




Nelle Aree vaste dell’ASUR

Le associazioni devono indicare 11 membri designati
congiuntamente dalle:
  • associazioni di volontariato operanti in ambito sanitario e
    presenti a livello di azienda;
  • le associazioni di tutela promozione dei diritti del malato
    presenti a livello di azienda.

L’area vasta dell’ASUR invece ne nomina 7.




IL PRESIDENTE
Il Comitato elegge il suo presidente fra i rappresentanti del
volontariato.

Il presidente convoca il Comitato con almeno ogni due mesi.




                                9
CHI INDIVIDUA              I    RAPPRESENTANTI               DEL
VOLONTARIATO?

I rappresentanti del volontariato sono eletti dalle assemblee delle
associazioni.
La prima riunione delle Assemblee è convocata dai direttori delle
aziende interessate.
Poi ogni assemblea si dota di un proprio regolamento di
funzionamento e propri organi di gestione.
L’assemblea si riunisce almeno due volte l’anno per la relazione
dei rappresentanti eletti nei comitati di partecipazione in merito
all’attività svolta.




LE FUNZIONI DI SEGRETERIA DEI COMITATI

Le funzioni di segreteria sono svolte dal responsabile dell’URP
aziendale (o di area vasta).




                                10
CHE COSA DICE IL NUOVO PIANO SOCIO
SANITARIO 2012-2014?


Il nuovo PSSR dà una ampio spazio alla partecipazione dei
cittadini. Più ampi che in passato.



Parola d’ordine: empowerment dei cittadini e dei pazienti
E       cioè      INFORMAZIONE,             COINVOLGIMENTO,
RESPONSABILIZZAZIONE
Finalizzati ad una migliore interazione con gli operatori per una
scelta condivisa delle scelte sulla salute.
Sembra molto legata al rapporto paziente/operatore.




Per questo obiettivo si propone un pacchetto di strumenti ed azioni
da attivare:



  1. Costituzione dell’elenco regionale delle associazioni
     operanti nell’ambito sanitario. Ci saranno forme di
     consultazione anche online sui provvedimenti regionali.



  2. messa a regime del sistema di partecipazione (comitati di
     partecipazione e potenziata rete URP).


                                11
3. La Carta dei servizi. Per dare maggiore informazione ai
   cittadini sulle prestazioni erogate. Ci sarà anche una Carta dei
   servizi regionale e una “guida ai servizi regionale”. Regione
   farà il monitoraggio dell’aggiornamento continuo delle Carte
   dei servizi.



4. L’audit civico. Consiste in un’analisi critica e sistematica
   dell’azione delle aziende sanitarie promossa dalle
   organizzazioni civiche. E’ una forma di valutazione della
   qualità da parte dei cittadini. Occorre elaborare e condividere
   una nuova metodologia per la valutazione della qualità dei
   servizi sanitari passando per una sperimentazione in alcune
   aziende. L’audit deve rispondere alle seguenti 4 domande:
      a. Quali sono le azioni che le aziende sanitarie realizzano
         per mettere la sanità a disposizione dei cittadini?
      b. Nelle aziende sanitarie, che priorità assumono le
         politiche relative alla prevenzione dei rischi delle cure
         mediche e della riduzione del dolore?
      c. La partecipazione dei cittadini è una risorsa essenziale
         per il miglioramento dei servizi sanitari o resta un
         “rituale democratico”?
      d. Quali risposte tempestive è in gradi di dare l’az.
         Sanitaria ad un problema ritenuto urgente dalla
         comunità locale?
   Si tratta di un percorso complesso illustrato in un volume del
   Ministero salute/Cittadinanzattiva (scaricabile dal sito del
   Ministero della salute).




                               12
5. Valutazione della soddisfazione degli utenti. In genere con
     questionari distribuiti agli utenti. Servono a comprendere il
     giudizio e i suggerimenti dei pazienti. Questa attività viene
     svolta nelle Marche parzialmente e senza una base
     metodologica comune. Il PSSR indica la necessità di un
     sistema regionale di valutazione della soddisfazione degli
     utenti attraverso:
        a. La definizione di strumenti omogenei di rilevazione
           regionali di soddisfazione dell’utente;
        b. La definizione di una metodologia unica regionale di
           rilevazione e analisi dei dati;
        c. La produzione di una reportistica regionale ed
           aziendale;
        d. Utilizzo della reportistica per individuare e progettare
           azioni di miglioramento condivise con i cittadini.



  6. Monitoraggio dei reclami. Il sistema regionale di
     monitoraggio dei reclami è già attivo dal 2004. Ma come
     viene usato? Diventa strumento per progettare e promuovere
     azioni di miglioramento?




Norme di riferimento
Art. 24 LR 13/2003 modificato dalla LR 17/2011
RR 5/2009 modificato dal RR 8/2009
Deliberazione del Consiglio regionale n.38 del 16/12/2011: Piano
socio-sanitario regionale



                                13
PARTE SECONDA



    IL VOLONTARIATO E LA
PROGRAMMAZIONE PARTECIPATA
         NEL SOCIALE




            14
• Lo scenario in cui si colloca all'inizio degli anni 2000 il
  rapporto tra Enti locali e volontariato appare ideale per quanto
  concerne la codificazione di principi e di opportunità di una
  mutua collaborazione finalizzata a dare risposte concrete,
  congruenti e commisurate ai bisogni e alle aspettative dei
  cittadini. Tuttavia la contingenza attuale appare meno
  favorevole per quanto concerne gli orientamenti che guidano le
  politiche sociali e che condizionano le risorse disponibili al fine
  di dare la migliore attuazione al disegno riformatore degli
  assetti organizzativi e istituzionali e dei processi. La situazione
  di scarsa attuazione o di stallo al livello più elevato di governo
  della riforma introdotta dalla L. 328 ne è una testimonianza.



• La L. 328 si fonda su alcuni principi molto importanti anche per
  il volontariato e per il rapporto fra pubblico e volontariato.
  Questi criteri sono:
       o Programmazione
       o Sussidiarietà (autorità e servizi più vicino al cittadino)
       o Coinvolgimento/concertazione con terzo settore
       o Coordinamento ed integrazione fra i vari settori
       o Autorizzazione e accreditamento
       o LEPS.


• La L. 328, però,       non ha definito in modo adeguato la
  questione dei rapporti fra enti pubblici ed organizzazioni del
  terzo settore in articoli specifici. Per comprendere i contenuti
  della legge rispetto al nostro tema occorre ricercarli in tutta la
  legge.




                                 15
• Il Piano di Zona diviene lo strumento di programmazione
  locale che si realizza con la collaborazione concertata di tutti i
  soggetti attivi del territorio. Quindi anche del volontariato. Una
  sfida epocale per entrambi i soggetti. Per il pubblico, che deve
  valorizzare meglio l'apporto specifico del volontariato nella sua
  capacità di leggere i bisogni del territorio e dei cittadini e
  nell'interpretare la domanda. Per il volontariato che, oltre ad
  essere ispirato ai suoi tradizionali valori, è chiamato ad essere
  partner competente in grado di svolgere una funzione pubblica
  diretta, di esercitare finalmente un 'ruolo politico'. Ciò richiede
  capacità di analizzare i bisogni e di indicare soluzioni, alla
  programmazione e progettazione dei servizi, al monitoraggio e
  valutazione degli esiti, ai controlli della spesa.




• Il principio cardine della legge, in questo campo, è quello di una
  effettiva complementarietà tra pubblico e privato.




                                 16
• Come viene perseguita la complementarietà?
           a) con la valorizzazione del ruolo propositivo e
   progettuale del volontariato in materia di programmi di
   interventi; In particolare l’art. 6 – quello che parla delle
   funzioni dei comuni – pone l’esigenza del coinvolgimento dei
   soggetti del terzo settore nella programmazione,
   progettazione e realizzazione del sistema locale dei servizi
   sociali (con l’indicazione anche delle priorità e dei settori di
   innovazione).
      b)     con la promozione della          cooperazione e la
concertazione che costituiscono le modalità chiave del rapporto
tra enti pubblici e terzo settore, che è chiamato a partecipare con
risorse e progettualità proprie alla costruzione della rete dei
servizi.
      c) con l’introduzione di misure di sostegno e promozione
della trasparenza e della democraticità dei modelli organizzativi
posti in essere dalle associazioni.




                                17
• E’ il Piano nazionale degli interventi e dei servizi sociali a
  proporre la programmazione partecipata senza riuscire però a
  definirla adeguatamente. In particolare si propongono i seguenti
  aspetti in grado di qualificare il processo di pianificazione del
  PdZ:
    o Prevedere l’attivazione di azioni responsabilizzanti,
       concertative, comunicative che coinvolgano tutti i soggetti
       in grado di dare apporti nelle diverse fasi progettuali;
    o Concentrare l’attenzione sui bisogni e sulle opportunità da
       garantire;
    o Valorizzare le risorse e i fattori propri e specifici di ogni
       comunità locale e di ogni ambito territoriale (anche per
       favorire la crescita delle risorse locali);
    o Definire le responsabilità individuando, negli accordi di
       programma, gli organi e le modalità di gestione ed
       esplicitando le azioni da porre in essere nei confronti dei
       soggetti eventualmente inadempienti;
    o Effettuare la valutazione di processo e di esito.




• Per quanto concerne il ruolo propositivo attribuito dalla 328 alla
  organizzazioni del terzo settore molto si è fatto ma molto
  rimane ancora da costruire. E’ migliorato il clima collaborativo,
  molti partecipano ai tavoli di concertazione o progettazione
  degli ambiti sociali. L’esperienza è comunque positiva ma una
  problematicità emerge nel momento in cui dal piano delle
  aspettative si passa a quello della pratica della progettazione
  comune.




                                 18
• Tutto questo ha prodotto dei risultati: la crescente
  pubblicizzazione e collaborazione del volontariato con
  servizi           ed           amministrazioni           pubbliche.
  Alcune ricerche (Fivol) sul rapporto tra organizzazioni di
  volontariato e istituzioni pubbliche               ci dicono che
  negli ultimi anni si è registrata una forte richiesta di
  pubblicizzazione da parte delle organizzazioni di volontariato
  (OdV): 75 su 100 risultano infatti iscritte ai registri del
  volontariato istituiti a livello regionale con la legge 266/91. Nel
  1997 erano 52 su 100. Anche i dati ufficiali delle Regioni
  attestano la crescita importante che vi è stata dal 1997 al 2001,
  pari ad un +67,1%.




• Cresce nel tempo anche il rapporto di convenzionamento con il
  pubblico per la gestione di specifici interventi o servizi: dalle
  34% OdV convenzionate nel 1997 alle 42% del 2000. Tuttavia
  l'iscrizione al registro non significa automaticamente la gestione
  di un'attività o di un servizio in convenzione con il pubblico.
  Infatti 1 OdV iscritta su 2 è convenzionata con il pubblico. Però
  l'essere iscritta aumenta significativamente le probabilità di
  ricevere dall'ente locale un contributo finanziario (il 52% a
  fronte        del        34%         delle      non       iscritte).




                                  19
• Il finanziamento pubblico diventa l'entrata prevalente per una
  quota più elevata di organizzazioni: ne era dipendente il 25%
  nel 1996 (bilancio annuale) e il 42% nel 2000. I contributi
  costituiscono ancora la modalità di finanziamento più
  importante (usufruiti dal 48% delle unità) e precedono le entrate
  da convenzioni o corrispettivi di servizi resi dal volontariato
  (35%), mentre le entrate per progetti finanziati alle OdV
  riguardano non più dell'8% delle unità esaminate.



• La sempre maggiore propensione del volontariato a collaborare
  con Enti e istituzioni pubbliche dopo la L. 266/91 ha inciso
  inevitabilmente anche sulla sua identità ponendo interrogativi
  nuovi. La tendenziale ricerca di riconoscimento pubblico
  (massiccia iscrizione ai registri del volontariato) e quindi la
  propensione a collaborare con le istituzioni locali, a
  collocarsi nell'assetto dei loro servizi è un dato costante del
  volontariato moderno, segno di maturità e capacità
  operativa. Tuttavia spesso fatica a conciliarsi con la funzione
  creativa, critica e stimolatrice di un volontariato di tutela, di
  proposta e di innovazione. Questo avviene quando il
  volontariato si istituzionalizza, si distanzia dal principio e
  dalla pratica della sussidiarietà.       Un problema per il
  volontariato di oggi è come conciliare un ruolo di
  collaborazione con le istituzioni pubbliche, attraverso rapporti
  di convenzione e acquisizione di finanziamenti, senza venir
  meno alle irrinunciabili funzioni di proposta, di denuncia
  critica e costruttiva e di controllo nei confronti della
  pubblica amministrazione. E' certo che il rischio di perdere la
  propria autonomia o di smarrire la propria funzione, o di
  snaturarsi può essere attenuato o superato a condizione che
  rappresentanze autorevoli delle stesse organizzazioni di
  volontariato partecipino ai tavoli alti della programmazione

                                20
delle politiche sociali e della concertazione degli interventi.
  Il volontariato non può sottrarsi nell'essere soggetto di
  partecipazione diretta alla programmazione, alla concertazione
  e alla coprogettazione, nonché alla valutazione delle politiche
  sociali del territorio.




• Il rapporto tra volontariato ed amministrazioni pubbliche:
  delicato, complesso e in evoluzione. I nodi cruciali di questa
  interazione sono i seguenti:
       o il rapporto virtuoso tra pubblico e organizzazione di
          volontariato non può essere che un rapporto di
          reciprocità. Si pensa sempre che il volontariato sia più
          diffuso, più presente dove i servizi sono più scadenti. E'
          esattamente il contrario. Il volontariato singolo e
          organizzato è maggiormente attivo laddove i servizi
          pubblici sono più efficienti e meglio organizzati.
       o Il contributo del volontariato non può essere
          sostitutivo dell'intervento pubblico, né può riguardare
          competenze che spettano a quest'ultimo. Perché il
          volontariato possa assolvere ai suoi ruoli in libertà e
          compiutezza è necessario che le istituzioni assolvano al
          loro ruolo che è quello di garantire i diritti fondamentali
          dell'uomo. Perché è evidente che il volontariato così
          come il terzo settore nel suo insieme non possono
          garantire i diritti fondamentali dei cittadini. Una
          preoccupazione però pare affiorare nella situazione
          attuale di forte contrazione delle risorse. Vi è il
          pericolo, infatti, che superata una certa soglia di
                                 21
depauperamento della spesa sociale, il volontariato di
         fatto venga risospinto ad assumere un ruolo sostitutivo,
         e quindi intervenga facendo affidamento sulle sue sole
         forze per aiutare chi è in difficoltà.
       o le convenzioni con le organizzazioni devono rispettare
         l'autonomia e la flessibilità del volontariato. Non
         devono essere fatte con la logica di una
         esternalizzazione dei servizi, della delega senza co-
         progettazione e inserendo il volontariato in regole,
         tempistica, procedure che sono quelle dell'Ente
         Pubblico.

• I rapporti fra volontariato ed ente locale possono avere varia
   tipologia
 Tipologia delle                   Caratteristiche
     forme di
 collaborazione
Occasionale      Sostegno singole attività, contributo
strumentale      Comune fornisce sede, associazione chiede
                 contributo annuo
Progettuale,     Comune favorisce la partecipazione a progetti
propositivo      allargati, richiede proposte.
                 Il volontariato si propone per la soluzione di
                 problemi locali, fa proposte.
convenzionale Il comune affida la gestione di attività.
                 Continuità dell’attività svolta. Rimborsi, di
                 norma, non di mercato.
partenariato     Il comune stimola e coordina la costituzione di
                 reti di soggetti che erogano servizi. Il comune
                 promuove processi di partecipazione del
                 volontariato nella programmazione dei servizi. Il
                 volontariato si assume delle responsabilità nella
                 gestione della propria attività, collabora con gli
                 altri soggetti della rete.
                                22
Queste varie forme possono anche convivere in una stessa
esperienza ed in genere rappresentano una scala di coinvolgimento
pubblico/volontariato.




• La regione Marche ha cercato di favorire questo percorso di
  partecipazione del terzo settore e del volontariato in particolare.
  E lo ha fatto nel processo più importante, e che è relativo alla
  costruzione dei PDZ. Sin dalle linee guida del 2002 per i PDZ
  (DGR 1968/2002) si danno indicazioni esplicite per favorire la
  partecipazione di tutti i soggetti nella costruzione del PDZ. In
  quell’atto si invitano i coordinatori di ambito a costituire tavoli
  di concertazione per singola area di intervento. Si legge nell’atto
  che “Nella continuità del processo è opportuno distinguere tre
  fasi di impegno dei tavoli di lavoro:
  1) consultazione per la fase conoscitiva;
  2) concertazione per la individuazione degli obiettivi e delle
  priorità condivise,
  3) progettazione per       la elaborazione vera e propria delle
  diverse sezioni del piano di zona.
  Il processo va concluso poi con la sottoscrizione di un
  protocollo di intesa con il volontariato per la condivisione del
  pdz.




                                 23
• Questo hanno poi fatto i coordinatori di ambito e il percorso ha
  dato dei risultati eccellenti per quel che riguarda la
  partecipazione di tutti i soggetti interessati (non solo il
  volontariato). Fino a maggio 2003 ci sono stati nelle Marche
  959 incontri che hanno coinvolto 4.389 persone. Da maggio
  2003 a maggio 2004 ci sono stati altri 1060 incontri che hanno
  coinvolto 4099 persone. Nella realtà di Ancona negli stessi
  periodi ci sono stati 31+29 incontri che hanno coinvolto
  350+300 persone. Quasi il 50% (43% nella regione) di tutti i
  soggetti coinvolti sono rappresentati da organizzazioni di
  volontariato.

• I PDZ hanno attivato una serie di nuovi progetti. La regione ne
  ha censiti 333 nel periodo 2003-2004. di questi il 54% ha visto
  coinvolto il volontariato1 nella progettazione, il 39% nella fase
  di gestione.


• Sempre l’art. 6 della 328/2000 fa riferimento all’”obbligo” per i
  comuni di effettuare forme di consultazione dei soggetti del
  terzo settore per valutare l’efficienza, l’efficacia e i risultati
  delle prestazioni. Su questo il lavoro da fare è ancora notevole:
  sia sul fronte della disponibilità del pubblico a mettersi in gioco
  sia sul fronte del volontariato nella capacità di valutazione.




1
  Una nota molto positiva viene dal volontariato che è straordinariamente presente nella città di Ancona. Sono
addirittura 138 le associazioni presenti, 118 delle quali operano nel settore socio-sanitario. Praticamente ogni 860
residenti vi è una organizzazione di volontariato che opera nel settore socio-sanitario. Una realtà eccezionale che non ha
eguali in tutto il territorio regionale e che continua a svilupparsi.

                                                           24
Norme di riferimento

   Art. 24 LR 13/2003 modificato dalla LR 17/2011
   RR 5/2009 modificato dal RR 8/2009
   Deliberazione del Consiglio regionale n.38 del 16/12/2011:
   Piano socio-sanitario regionale




                            25

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Partecipazione del volontariato marchigiano nella sanità

  • 1. FRANCO PESARESI LA PARTECIPAZIONE CONSULTIVA DEL VOLONTARIATO MARCHIGIANO NELLA SANITA’ e partecipazione del volontariato nel sociale FRANCO PESARESI 2012 [DIGITARE L'INDIRIZZO DELLA SOCIETÀ]
  • 2. Parte prima La partecipazione consultiva del volontariato marchigiano nella sanità pagina 3 Parte seconda Il volontariato e la programmazione partecipata nel sociale pagina 13 2
  • 3. PARTE PRIMA LA PARTECIPAZIONE CONSULTIVA DEL VOLONTARIATO MARCHIGIANO NELLA SANITA’ 3
  • 4. • Con il Decreto L.vo 502/92 si prevedono forme di partecipazione delle organizzazioni dei cittadini e del volontariato impegnato nella tutela del diritto alla salute nell'attività relativa alla programmazione, al controllo e alla valutazione dei servizi sanitari a livello regionale, aziendale e distrettuale. Dal punto di vista delle istituzioni sanitarie vi è ora il problema di garantire una reale rappresentatività dei cittadini organizzati e dell'utenza dentro gli organismi decisionali sollecitandone al massimo la collaborazione, ma al tempo stesso accettandone anche quella capacità critica e costruttiva che è espressione tipica dell'autonomia delle organizzazioni solidaristiche. La regione Marche prevede due livelli di partecipazione del volontariato: 1. livello regionale 2. aziende sanitarie 4
  • 5. 1. IL LIVELLO REGIONALE La regione Marche promuove la consultazione delle associazioni di volontariato e a quelle di tutela dei diritti (vuol dire che le Associazioni saranno sentite anche online) sugli schemi di provvedimenti regionali di carattere regionale, concernenti il riordino e la programmazione dei servizi (sanitari), nonché le modalità di verifica dei risultati conseguiti. Quali associazioni saranno sentite? Le associazioni che saranno iscritte in un nuovo elenco regionale delle associazioni operanti a livello regionale impegnate nella tutela del diritto alla salute nelle attività relative alla programmazione, al controllo e alla valutazione dei servizi sanitaria a livello regionale, aziendale e distrettuale. Le associazioni si possono iscrivere subito? No. Bisogna aspettare che la Giunta regionale, sentita la competente commissione consiliare, approvi un regolamento che disciplini: • i criteri e le modalità di iscrizione e cancellazione dall’elenco; • le forme e le modalità delle consultazioni delle associazioni di volontariato e di tutela dei diritti iscritte nell’elenco medesimo. 5
  • 6. 2. LIVELLO AZIENDALE Le aziende sanitarie devono favorire la presenza all’interno delle strutture di loro pertinenza delle associazioni di volontariato e di tutela dei diritti del cittadino. (esperienza di contatti costanti con operatori e primari interessati). In ogni azienda sanitaria sono istituiti i Comitati di partecipazione dei cittadini alla tutela della salute: AO Torrette, AO Marche Nord, INRCA, ASUR. ASUR: sono previsti comitati di partecipazione in ogni area vasta (5) e a livello di Azienda regionale (1). Totale 6. I Comitati di partecipazione hanno il compito di: • contribuire alla programmazione e alla pianificazione socio- sanitaria regionale, aziendale e territoriale; • svolgere attività di verifica e di controllo sulla gestione dei servizi sanitari; • monitorare le condizioni di accesso e di fruibilità dei servizi sanitari. Nello svolgimento di questi compiti, i Comitati, in particolare: • promuovono la partecipazione dei cittadini alla costruzione dei piani comunitari di salute; • garantiscono l’informazione e la partecipazione dei cittadini interessati riguardo alle attività aziendali di coinvolgimento dei pazienti; • propongono le azioni ritenute prioritarie per garantire la più ampia partecipazione degli organismi di rappresentanza dei 6
  • 7. cittadini all’organizzazione e al monitoraggio delle attività sanitarie; • curano in special modo l’attivazione e il monitoraggio delle azioni di accoglienza , tutela e informazione previste dalla normativa sulla Carta dei servizi, utilizzando gli strumenti di valutazione dei reclami della qualità percepita; • presentano alla Giunta regionale, con le modalità dalla stessa stabilite, un report annuale contenente i dati sulla partecipazione dei cittadini alla tutela della salute, relativi soprattutto: o alle attività finalizzate alla progettazione e al monitoraggio dei profili assistenziali e dei piani comunitari per la salute; o al monitoraggio delle attività riguardanti la carta dei servizi; o all’identificazione delle situazioni di buona qualità percepita; o all’attività svolta dal gruppo di accreditamento regionale (il GAR dipende dall’agenzia sanitaria. Che C’entra?). Il rapporto di collaborazione fra aziende sanitarie e comitati di partecipazione sono finalizzati a realizzare: • adeguati meccanismi di informazione delle prestazioni erogate, delle tariffe e delle relative modalità di accesso, • procedendo all’attivazione di idonei sistemi di indicatori della qualità percepita e di rilevazione ed analisi di eventuali disservizi, • da valutare congiuntamente attraverso l’organizzazione di conferenze periodiche dei servizi. 7
  • 8. I comitati di partecipazione hanno il diritto di accesso a tutte le informazioni e a tutti gli atti aziendali (ad eccezione di quelli esplicitamente e motivatamente riservati. COMPOSIZIONE DEI COMITATI Nelle aziende: ASUR e aziende ospedaliere e INRCA Le associazioni devono indicare 11 membri designati congiuntamente dalle: • associazioni di volontariato operanti in ambito sanitario e presenti a livello di azienda; • le associazioni di tutela promozione dei diritti del malato presenti a livello di azienda. Le aziende ospedaliere invece nominano altri 4 rappresentanti (vedi il regolamento). L’ASUR invece ne nomina 7. Per l’ASUR le associazioni da coinvolgere possono essere tutte quelle che si occupano di sanità e che hanno sede nelle Marche ma per le aziende ospedaliere quali sono le associazioni a cui far riferimento, oltre a quelle che già operano all’interno dell’ospedale. Bastano quelle o si devono aggiungere altre. 8
  • 9. Teniamo conto che il bacino di utenza di una azienda ospedaliera è regionale. Su questo dovremmo prendere una decisione. Io direi di coinvolgere oltre alle associazioni che operano già nell’ospedale, di far riferimento a quelle che hanno sede nella provincia. Nelle Aree vaste dell’ASUR Le associazioni devono indicare 11 membri designati congiuntamente dalle: • associazioni di volontariato operanti in ambito sanitario e presenti a livello di azienda; • le associazioni di tutela promozione dei diritti del malato presenti a livello di azienda. L’area vasta dell’ASUR invece ne nomina 7. IL PRESIDENTE Il Comitato elegge il suo presidente fra i rappresentanti del volontariato. Il presidente convoca il Comitato con almeno ogni due mesi. 9
  • 10. CHI INDIVIDUA I RAPPRESENTANTI DEL VOLONTARIATO? I rappresentanti del volontariato sono eletti dalle assemblee delle associazioni. La prima riunione delle Assemblee è convocata dai direttori delle aziende interessate. Poi ogni assemblea si dota di un proprio regolamento di funzionamento e propri organi di gestione. L’assemblea si riunisce almeno due volte l’anno per la relazione dei rappresentanti eletti nei comitati di partecipazione in merito all’attività svolta. LE FUNZIONI DI SEGRETERIA DEI COMITATI Le funzioni di segreteria sono svolte dal responsabile dell’URP aziendale (o di area vasta). 10
  • 11. CHE COSA DICE IL NUOVO PIANO SOCIO SANITARIO 2012-2014? Il nuovo PSSR dà una ampio spazio alla partecipazione dei cittadini. Più ampi che in passato. Parola d’ordine: empowerment dei cittadini e dei pazienti E cioè INFORMAZIONE, COINVOLGIMENTO, RESPONSABILIZZAZIONE Finalizzati ad una migliore interazione con gli operatori per una scelta condivisa delle scelte sulla salute. Sembra molto legata al rapporto paziente/operatore. Per questo obiettivo si propone un pacchetto di strumenti ed azioni da attivare: 1. Costituzione dell’elenco regionale delle associazioni operanti nell’ambito sanitario. Ci saranno forme di consultazione anche online sui provvedimenti regionali. 2. messa a regime del sistema di partecipazione (comitati di partecipazione e potenziata rete URP). 11
  • 12. 3. La Carta dei servizi. Per dare maggiore informazione ai cittadini sulle prestazioni erogate. Ci sarà anche una Carta dei servizi regionale e una “guida ai servizi regionale”. Regione farà il monitoraggio dell’aggiornamento continuo delle Carte dei servizi. 4. L’audit civico. Consiste in un’analisi critica e sistematica dell’azione delle aziende sanitarie promossa dalle organizzazioni civiche. E’ una forma di valutazione della qualità da parte dei cittadini. Occorre elaborare e condividere una nuova metodologia per la valutazione della qualità dei servizi sanitari passando per una sperimentazione in alcune aziende. L’audit deve rispondere alle seguenti 4 domande: a. Quali sono le azioni che le aziende sanitarie realizzano per mettere la sanità a disposizione dei cittadini? b. Nelle aziende sanitarie, che priorità assumono le politiche relative alla prevenzione dei rischi delle cure mediche e della riduzione del dolore? c. La partecipazione dei cittadini è una risorsa essenziale per il miglioramento dei servizi sanitari o resta un “rituale democratico”? d. Quali risposte tempestive è in gradi di dare l’az. Sanitaria ad un problema ritenuto urgente dalla comunità locale? Si tratta di un percorso complesso illustrato in un volume del Ministero salute/Cittadinanzattiva (scaricabile dal sito del Ministero della salute). 12
  • 13. 5. Valutazione della soddisfazione degli utenti. In genere con questionari distribuiti agli utenti. Servono a comprendere il giudizio e i suggerimenti dei pazienti. Questa attività viene svolta nelle Marche parzialmente e senza una base metodologica comune. Il PSSR indica la necessità di un sistema regionale di valutazione della soddisfazione degli utenti attraverso: a. La definizione di strumenti omogenei di rilevazione regionali di soddisfazione dell’utente; b. La definizione di una metodologia unica regionale di rilevazione e analisi dei dati; c. La produzione di una reportistica regionale ed aziendale; d. Utilizzo della reportistica per individuare e progettare azioni di miglioramento condivise con i cittadini. 6. Monitoraggio dei reclami. Il sistema regionale di monitoraggio dei reclami è già attivo dal 2004. Ma come viene usato? Diventa strumento per progettare e promuovere azioni di miglioramento? Norme di riferimento Art. 24 LR 13/2003 modificato dalla LR 17/2011 RR 5/2009 modificato dal RR 8/2009 Deliberazione del Consiglio regionale n.38 del 16/12/2011: Piano socio-sanitario regionale 13
  • 14. PARTE SECONDA IL VOLONTARIATO E LA PROGRAMMAZIONE PARTECIPATA NEL SOCIALE 14
  • 15. • Lo scenario in cui si colloca all'inizio degli anni 2000 il rapporto tra Enti locali e volontariato appare ideale per quanto concerne la codificazione di principi e di opportunità di una mutua collaborazione finalizzata a dare risposte concrete, congruenti e commisurate ai bisogni e alle aspettative dei cittadini. Tuttavia la contingenza attuale appare meno favorevole per quanto concerne gli orientamenti che guidano le politiche sociali e che condizionano le risorse disponibili al fine di dare la migliore attuazione al disegno riformatore degli assetti organizzativi e istituzionali e dei processi. La situazione di scarsa attuazione o di stallo al livello più elevato di governo della riforma introdotta dalla L. 328 ne è una testimonianza. • La L. 328 si fonda su alcuni principi molto importanti anche per il volontariato e per il rapporto fra pubblico e volontariato. Questi criteri sono: o Programmazione o Sussidiarietà (autorità e servizi più vicino al cittadino) o Coinvolgimento/concertazione con terzo settore o Coordinamento ed integrazione fra i vari settori o Autorizzazione e accreditamento o LEPS. • La L. 328, però, non ha definito in modo adeguato la questione dei rapporti fra enti pubblici ed organizzazioni del terzo settore in articoli specifici. Per comprendere i contenuti della legge rispetto al nostro tema occorre ricercarli in tutta la legge. 15
  • 16. • Il Piano di Zona diviene lo strumento di programmazione locale che si realizza con la collaborazione concertata di tutti i soggetti attivi del territorio. Quindi anche del volontariato. Una sfida epocale per entrambi i soggetti. Per il pubblico, che deve valorizzare meglio l'apporto specifico del volontariato nella sua capacità di leggere i bisogni del territorio e dei cittadini e nell'interpretare la domanda. Per il volontariato che, oltre ad essere ispirato ai suoi tradizionali valori, è chiamato ad essere partner competente in grado di svolgere una funzione pubblica diretta, di esercitare finalmente un 'ruolo politico'. Ciò richiede capacità di analizzare i bisogni e di indicare soluzioni, alla programmazione e progettazione dei servizi, al monitoraggio e valutazione degli esiti, ai controlli della spesa. • Il principio cardine della legge, in questo campo, è quello di una effettiva complementarietà tra pubblico e privato. 16
  • 17. • Come viene perseguita la complementarietà? a) con la valorizzazione del ruolo propositivo e progettuale del volontariato in materia di programmi di interventi; In particolare l’art. 6 – quello che parla delle funzioni dei comuni – pone l’esigenza del coinvolgimento dei soggetti del terzo settore nella programmazione, progettazione e realizzazione del sistema locale dei servizi sociali (con l’indicazione anche delle priorità e dei settori di innovazione). b) con la promozione della cooperazione e la concertazione che costituiscono le modalità chiave del rapporto tra enti pubblici e terzo settore, che è chiamato a partecipare con risorse e progettualità proprie alla costruzione della rete dei servizi. c) con l’introduzione di misure di sostegno e promozione della trasparenza e della democraticità dei modelli organizzativi posti in essere dalle associazioni. 17
  • 18. • E’ il Piano nazionale degli interventi e dei servizi sociali a proporre la programmazione partecipata senza riuscire però a definirla adeguatamente. In particolare si propongono i seguenti aspetti in grado di qualificare il processo di pianificazione del PdZ: o Prevedere l’attivazione di azioni responsabilizzanti, concertative, comunicative che coinvolgano tutti i soggetti in grado di dare apporti nelle diverse fasi progettuali; o Concentrare l’attenzione sui bisogni e sulle opportunità da garantire; o Valorizzare le risorse e i fattori propri e specifici di ogni comunità locale e di ogni ambito territoriale (anche per favorire la crescita delle risorse locali); o Definire le responsabilità individuando, negli accordi di programma, gli organi e le modalità di gestione ed esplicitando le azioni da porre in essere nei confronti dei soggetti eventualmente inadempienti; o Effettuare la valutazione di processo e di esito. • Per quanto concerne il ruolo propositivo attribuito dalla 328 alla organizzazioni del terzo settore molto si è fatto ma molto rimane ancora da costruire. E’ migliorato il clima collaborativo, molti partecipano ai tavoli di concertazione o progettazione degli ambiti sociali. L’esperienza è comunque positiva ma una problematicità emerge nel momento in cui dal piano delle aspettative si passa a quello della pratica della progettazione comune. 18
  • 19. • Tutto questo ha prodotto dei risultati: la crescente pubblicizzazione e collaborazione del volontariato con servizi ed amministrazioni pubbliche. Alcune ricerche (Fivol) sul rapporto tra organizzazioni di volontariato e istituzioni pubbliche ci dicono che negli ultimi anni si è registrata una forte richiesta di pubblicizzazione da parte delle organizzazioni di volontariato (OdV): 75 su 100 risultano infatti iscritte ai registri del volontariato istituiti a livello regionale con la legge 266/91. Nel 1997 erano 52 su 100. Anche i dati ufficiali delle Regioni attestano la crescita importante che vi è stata dal 1997 al 2001, pari ad un +67,1%. • Cresce nel tempo anche il rapporto di convenzionamento con il pubblico per la gestione di specifici interventi o servizi: dalle 34% OdV convenzionate nel 1997 alle 42% del 2000. Tuttavia l'iscrizione al registro non significa automaticamente la gestione di un'attività o di un servizio in convenzione con il pubblico. Infatti 1 OdV iscritta su 2 è convenzionata con il pubblico. Però l'essere iscritta aumenta significativamente le probabilità di ricevere dall'ente locale un contributo finanziario (il 52% a fronte del 34% delle non iscritte). 19
  • 20. • Il finanziamento pubblico diventa l'entrata prevalente per una quota più elevata di organizzazioni: ne era dipendente il 25% nel 1996 (bilancio annuale) e il 42% nel 2000. I contributi costituiscono ancora la modalità di finanziamento più importante (usufruiti dal 48% delle unità) e precedono le entrate da convenzioni o corrispettivi di servizi resi dal volontariato (35%), mentre le entrate per progetti finanziati alle OdV riguardano non più dell'8% delle unità esaminate. • La sempre maggiore propensione del volontariato a collaborare con Enti e istituzioni pubbliche dopo la L. 266/91 ha inciso inevitabilmente anche sulla sua identità ponendo interrogativi nuovi. La tendenziale ricerca di riconoscimento pubblico (massiccia iscrizione ai registri del volontariato) e quindi la propensione a collaborare con le istituzioni locali, a collocarsi nell'assetto dei loro servizi è un dato costante del volontariato moderno, segno di maturità e capacità operativa. Tuttavia spesso fatica a conciliarsi con la funzione creativa, critica e stimolatrice di un volontariato di tutela, di proposta e di innovazione. Questo avviene quando il volontariato si istituzionalizza, si distanzia dal principio e dalla pratica della sussidiarietà. Un problema per il volontariato di oggi è come conciliare un ruolo di collaborazione con le istituzioni pubbliche, attraverso rapporti di convenzione e acquisizione di finanziamenti, senza venir meno alle irrinunciabili funzioni di proposta, di denuncia critica e costruttiva e di controllo nei confronti della pubblica amministrazione. E' certo che il rischio di perdere la propria autonomia o di smarrire la propria funzione, o di snaturarsi può essere attenuato o superato a condizione che rappresentanze autorevoli delle stesse organizzazioni di volontariato partecipino ai tavoli alti della programmazione 20
  • 21. delle politiche sociali e della concertazione degli interventi. Il volontariato non può sottrarsi nell'essere soggetto di partecipazione diretta alla programmazione, alla concertazione e alla coprogettazione, nonché alla valutazione delle politiche sociali del territorio. • Il rapporto tra volontariato ed amministrazioni pubbliche: delicato, complesso e in evoluzione. I nodi cruciali di questa interazione sono i seguenti: o il rapporto virtuoso tra pubblico e organizzazione di volontariato non può essere che un rapporto di reciprocità. Si pensa sempre che il volontariato sia più diffuso, più presente dove i servizi sono più scadenti. E' esattamente il contrario. Il volontariato singolo e organizzato è maggiormente attivo laddove i servizi pubblici sono più efficienti e meglio organizzati. o Il contributo del volontariato non può essere sostitutivo dell'intervento pubblico, né può riguardare competenze che spettano a quest'ultimo. Perché il volontariato possa assolvere ai suoi ruoli in libertà e compiutezza è necessario che le istituzioni assolvano al loro ruolo che è quello di garantire i diritti fondamentali dell'uomo. Perché è evidente che il volontariato così come il terzo settore nel suo insieme non possono garantire i diritti fondamentali dei cittadini. Una preoccupazione però pare affiorare nella situazione attuale di forte contrazione delle risorse. Vi è il pericolo, infatti, che superata una certa soglia di 21
  • 22. depauperamento della spesa sociale, il volontariato di fatto venga risospinto ad assumere un ruolo sostitutivo, e quindi intervenga facendo affidamento sulle sue sole forze per aiutare chi è in difficoltà. o le convenzioni con le organizzazioni devono rispettare l'autonomia e la flessibilità del volontariato. Non devono essere fatte con la logica di una esternalizzazione dei servizi, della delega senza co- progettazione e inserendo il volontariato in regole, tempistica, procedure che sono quelle dell'Ente Pubblico. • I rapporti fra volontariato ed ente locale possono avere varia tipologia Tipologia delle Caratteristiche forme di collaborazione Occasionale Sostegno singole attività, contributo strumentale Comune fornisce sede, associazione chiede contributo annuo Progettuale, Comune favorisce la partecipazione a progetti propositivo allargati, richiede proposte. Il volontariato si propone per la soluzione di problemi locali, fa proposte. convenzionale Il comune affida la gestione di attività. Continuità dell’attività svolta. Rimborsi, di norma, non di mercato. partenariato Il comune stimola e coordina la costituzione di reti di soggetti che erogano servizi. Il comune promuove processi di partecipazione del volontariato nella programmazione dei servizi. Il volontariato si assume delle responsabilità nella gestione della propria attività, collabora con gli altri soggetti della rete. 22
  • 23. Queste varie forme possono anche convivere in una stessa esperienza ed in genere rappresentano una scala di coinvolgimento pubblico/volontariato. • La regione Marche ha cercato di favorire questo percorso di partecipazione del terzo settore e del volontariato in particolare. E lo ha fatto nel processo più importante, e che è relativo alla costruzione dei PDZ. Sin dalle linee guida del 2002 per i PDZ (DGR 1968/2002) si danno indicazioni esplicite per favorire la partecipazione di tutti i soggetti nella costruzione del PDZ. In quell’atto si invitano i coordinatori di ambito a costituire tavoli di concertazione per singola area di intervento. Si legge nell’atto che “Nella continuità del processo è opportuno distinguere tre fasi di impegno dei tavoli di lavoro: 1) consultazione per la fase conoscitiva; 2) concertazione per la individuazione degli obiettivi e delle priorità condivise, 3) progettazione per la elaborazione vera e propria delle diverse sezioni del piano di zona. Il processo va concluso poi con la sottoscrizione di un protocollo di intesa con il volontariato per la condivisione del pdz. 23
  • 24. • Questo hanno poi fatto i coordinatori di ambito e il percorso ha dato dei risultati eccellenti per quel che riguarda la partecipazione di tutti i soggetti interessati (non solo il volontariato). Fino a maggio 2003 ci sono stati nelle Marche 959 incontri che hanno coinvolto 4.389 persone. Da maggio 2003 a maggio 2004 ci sono stati altri 1060 incontri che hanno coinvolto 4099 persone. Nella realtà di Ancona negli stessi periodi ci sono stati 31+29 incontri che hanno coinvolto 350+300 persone. Quasi il 50% (43% nella regione) di tutti i soggetti coinvolti sono rappresentati da organizzazioni di volontariato. • I PDZ hanno attivato una serie di nuovi progetti. La regione ne ha censiti 333 nel periodo 2003-2004. di questi il 54% ha visto coinvolto il volontariato1 nella progettazione, il 39% nella fase di gestione. • Sempre l’art. 6 della 328/2000 fa riferimento all’”obbligo” per i comuni di effettuare forme di consultazione dei soggetti del terzo settore per valutare l’efficienza, l’efficacia e i risultati delle prestazioni. Su questo il lavoro da fare è ancora notevole: sia sul fronte della disponibilità del pubblico a mettersi in gioco sia sul fronte del volontariato nella capacità di valutazione. 1 Una nota molto positiva viene dal volontariato che è straordinariamente presente nella città di Ancona. Sono addirittura 138 le associazioni presenti, 118 delle quali operano nel settore socio-sanitario. Praticamente ogni 860 residenti vi è una organizzazione di volontariato che opera nel settore socio-sanitario. Una realtà eccezionale che non ha eguali in tutto il territorio regionale e che continua a svilupparsi. 24
  • 25. Norme di riferimento Art. 24 LR 13/2003 modificato dalla LR 17/2011 RR 5/2009 modificato dal RR 8/2009 Deliberazione del Consiglio regionale n.38 del 16/12/2011: Piano socio-sanitario regionale 25