1. FRANCESCO PELILLO
RICERCA
DELL'EQUILIBRIO
(RDE)
Teoria per la fondazione
del nuovo
Umanesimo Scientifico del
Terzo millennio
2. INDICE
PREMESSA Pag. 1
NASCITA DELL'UNIVERSO DAL TUTTO Pag. 2
BIG START
DALLA MASSIMA ENTROPIA AGLI STATI LOCALI Pag. 4
EVOLUZIONE DEGLI STATI DOPO IL BIG START Pag. 5
INTERDIPENDENZA
DI TUTTI GLI STATI DELLA REALTÀ Pag. 6
SOVRAPPOSIZIONE DEGLI GLI STATI DELLA REALTÀ
NELLA VISIONE ONDULATORIA FRATTALE Pag. 8
REALTÀ ONDULATORIA FRATTALE
E FORMAZIONE DELLE SENSAZIONI MENTALI Pag. 9
FUNZIONE DELLA MEMORIA
PER LA FORMAZIONE DELLA COSCIENZA Pag. 10
ESEMPIO DELLA FORMAZIONE DELLA COSCIENZA
ATTRAVERSO LA CONOSCENZA Pag. 13
LIBERO ARBITRIO E COMPENSAZIONE Pag. 14
COMPENSAZIONE DELLE SENSAZIONI MENTALI
NELL’ARCO DELL’ESISTENZA INDIVIDUALE Pag. 15
LA NEUROSFERA PER LA PARTECIPAZIONE
DELL’UMANITÀ ALLA RDE UNIVERSALE Pag. 16
CONCLUSIONI E PROPOSTE Pag. 19
NOTA
In queste pagine non troverete né note, né citazioni dei grandi scienziati e filosofi
che ci hanno portato fino all'attuale visione del mondo con il loro diavoletti e i
loro gatti nella scatola o i loro sillogismi. Lo ho deciso per due buone ragioni. La
prima è che ho ritenuto che gli "addetti ai lavori" sarebbero stati in grado di
riconoscere nelle affermazioni che faccio a supporto delle mie tesi il riferimento a
questa o quell'opera di questo o quell'autore. La seconda è che ho voluto dare la
possibilità ai semplici "appassionati" di condividere o meno le mie idee liberamente
e senza rimandi che le rendano più autorevoli.
•
“La cultura è come un fiume, scorre e rende fertili i terreni che incontra, e non c'è
bisogno di ricordare il nome di ogni torrente che vi confluisce per trarne vantaggio e
per godere della sua bellezza.”
3. PREMESSA
Per quanto riguarda le faccende umane, da sempre cerchiamo una spiegazione
alle incongruenze e alle ingiustizie di questo mondo. Le disparità ci appaiono
così macroscopiche e inconciliabili con il nostro senso di equità, da averci costretto
a introdurre i concetti di premio/punizione nell'aldilà o di fortuna/sfortuna e
di reincarnazione nell'aldiquà. A me queste giustificazioni non sono mai bastate,
quindi, ho sempre cercato di scoprire le "necessità" che determinano gli
accadimenti, per trovare una legge che garantisse la giustizia, già qui in questa
dimensione, alla conclusione di ogni esistenza. In questa ricerca, che dura da
quasi cinquant'anni, ho provato ad analizzare tutti gli accadimenti della mia
vita e di quelle di chi mi circondava, spogliandoli da tutte le valenze sociali e
culturali del momento e del luogo in cui avvenivano, per valutarne l'effetto
soggettivo nella mente di coloro che li vivevano e con un metodo, diciamo così,
di riduzionismo psicologico sono arrivato alla conclusione che tutte le sensazioni
umane, fisiche e psichiche, provocate dall'ambiente esterno o dal nostro agire
e pensare, siano classificabili, con maggiore o minore intensità, come negative
o positive. A questo punto rimaneva da capire come fare a calcolarle oggettivamente
così da poter trovare le prove del loro stato di equilbrio al momento del decesso
di ognuno, e la giustizia avrebbe trionfato. Dopo aver cercato invano di trovare
risposte univoche nei fiumi di parole delle ricerche umanistiche mi sono rivolto
alla scienza e mi sono ritrovato a cercare una legge universale che regolasse con
"giustizia" l'attuazione e la dissoluzione di tutti gli stati della realtà, compreso
quello mentale, e confermasse la mia intuizione. Ora sono certo di averla trovata
ed eccola qui descritta in queste pagine. Non essendo uno scienziato, la espongo
come mi compete, in forma "narrativa", con la speranza che gli specialisti
interessati, con un atto di fede, che è sempre necessario per lavorare sulle intuizioni
plausibili (che siano o no le proprie), trovino in questa teoria, i minimi elementi
necessari per dedicarvi il loro tempo, e stabilire se possa contribuire alla costruzione
di quella "Teoria del Tutto" (non solo fisica) da sempre auspicata.
Quanto a coloro che non prendono in considerazione una teoria sulla realtà in
toto se non è formulata o formulabile matematicamente, sono la prova vivente
che gli assetti neuronali, quando sono assuefatti ad un solo linguaggio, limitano
la loro “Ricerca dell’Equilibrio” nei circuiti di quelle stesse strutture che lo
producono, e mi dispiace per queste persone, poiché sono costrette a vivere senza
poter conoscere e utilizzare le proposizioni di migliaia di uomini che hanno
contribuito e contribuiscono ancora allo sviluppo dell'umanità pur avendo usato
e continuando a usare solo le parole (magari accompagnate da qualche disegno...).
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4. NASCITA DELL'UNIVERSO DAL TUTTO
È impossibile descrivere una situazione in cui sono distribuite in
modo omogeneo due forze uguali e contrapposte poiché da questa
situazione non può scaturire nessuna informazione, anche se
potenzialmente contiene energia e informazione infinite. Solo
introducendo una differenza di potenziale tra le due forze comincia
ad essere possibile la descrizione di un luogo e di un tempo in cui
questa differenza si è verificata e dare avvio alla conoscenza della
situazione stessa. Cioè alla formazione di quella che chiamiamo realtà.
Anche un software composto da una sequenza ininterrotta di 0 e di
1 non svolge alcun compito. Se togliamo un solo 0 cominceremo ad
avere l'informazione che da qualche parte esiste una coppia di 1 e
che dividendolo la sequenza in due metà, queste non sono più uguali.
Comunque, all'inizio c'era il Tutto ed era fatto di queste due forme
di energia che si trovavano nello stato di massima entropia. Le due
forze uguali e contrapposte saturavano in modo regolare e costante
l'universo e, sempre attratte una dall'altra, formavano un plasma, una
entità continua biunivoca e per noi incommensurabile e quindi non
descrivibile. Per comodità queste due forze le chiameremo Negativa
e Positiva. Questo era il Tutto e non il nulla come si asserisce da
secoli. L'unica cosa ad essere nulla era l'informazione. In questa
situazione di massima entropia non potevano accadere fatti, quindi,
non essendo quantificabili in relazione a nessun avvenimento, non
potevano esistere né tempo né spazio.
L'unico modo che abbiamo per rappresentarci quel plasma è di
scomporlo in particelle di energia che, pur non corrispondendo alla
realtà magmatica iniziale, consentono di visualizzare la distribuzione
costante in tutte le direzioni delle due forze.
Ora, date queste premesse, per l’innesco del processo di formazione
dell’universo che conosciamo, possiamo a fare a meno della teoria
del Big Bang che presuppone l’esplosione di un “quid” in un “non
luogo” e faccio un’altra ipotesi.
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5. Nel Tutto energetico descritto sopra si è creata una asimmetria che,
grazie alla condizione di entanglement tra le due forze che lo
costituivano, ha provocato l’immediato cambiamento di stato di tutto
il sistema. Da allora, essendo apparsi il tempo e lo spazio a grazie
all’avvenimento, è iniziato il processo di Ricerca dell’Equilibrio (RDE)
che ha portato all’evoluzione dei vari stati della realtà che ci appare
costituita da un susseguirsi di eventi necessari distribuiti in tutto
l'universo. Questo io lo chiamo Big Start. Ma non allarmiamoci, non
c'è da buttare via nulla di quanto è stato fatto fin qui dai cosmologi
e dai fisici teorici e sperimentali. Infatti, io ritengo che molte delle
prove che sembrano confermare il Big Bang possano confermare
anche il Big Start, compresa la necessità delle altissime temperature
che si possono raggiungere anche con l'agitazione spasmodica e
contemporanea di particelle energetiche alla RDE, e non solo a causa
di una esplosione. Come provano, ad esempio, gli esperimenti di
anichilazione tra particelle che, con un percorso a ritroso, ci riportano
alla formazione di energia, o i fenomeni di riscaldamento dei gas
nell’universo.
Ammetto che anche accettando la validità della mia ipotesi rimangono
senza risposta scientifica le domande su chi o cosa abbia provocato
l'asimmetria e su chi o cosa abbia prodotto il Tutto energetico iniziale,
ma almeno, con essa, mi sembra che siano più plausibili i presupposti
per continuare a cercare le risposte (...non si spaventino i credenti,
in tutti i casi, un “Dio” creatore ci vuole).
Infatti, partendo da questi presupposti, diviene plausibile – sicuramente
di più della creazione dell’universo dal nulla in sei giorni – che ad un
certo punto il “buon Dio”, dopo aver creato il plasma che rappresentava
l'ESSERE, per le stesse ragioni a noi inaccessibili (forse si annoiava...)
che avrebbero potuto fargli innescare il Big Bang, abbia ritenuto di
dover privare l'intero sistema di una sola particella elementare di
energia, diciamo una particella negativa, dando così l'avvio al processo
che ha portato al DIVENIRE della nostra realtà (...chissà poi se è
quella la vera particella di Dio che andiamo cercando?).
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8. La RDE dello stato energetico universale provoca la nascita e
l’evoluzione degli stati successivi che aumentano la loro complessità
per difendere la loro RDE interno dagli attacchi di tutti gli altri stati
che perseguono lo stesso obiettivo. Nonostante il fatto che tutti gli
stati condividano la dipendenza dalla RDE degli stati che li precedono,
e da questo siano spinti ad evolvere ulteriormente, alcuni di essi
reiterano la loro RDE in sede locale e trovano un equilibrio dinamico
con l’ambiente che li determina e li accoglie arrestando
temporaneamente la loro evoluzione.
Quando in sede locale si modifica l’equilibrio dinamico tra gli stati
(mutazione), in quelli che resistono alla dissoluzione (selezione)
l’evoluzione procede con l’aumento della complessità. Questo comporta
una sempre più netta separazione e peculiarità degli aggregati in sede
locale in cui la complessità raggiunge il massimo grado con la
costruzione dello stato neuromotorio e cerebrale. Poi, con l’approdo
alla mente e grazie all’apparizione della coscienza, nei “fatti” prodotti
dal pensiero viene a mancare nuovamente la località e si determina
l’interconnessione diretta con lo stato quantistico non locale, dal
quale sarà consentito accedere allo stato energetico che è alla base di
tutta la realtà e di interagire con l’energia universale apportando
nuovi dati da conteggiare per la sua RDE.
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9. Così accade che, se fino alla costituzione dello stato cerebrale la
formazione di ogni stato locale era dipesa direttamente da dati
provenienti dagli stati che lo precedevano, ora, tutti gli stati
dipenderanno indirettamente anche dall’apporto dei dati dello stato
mentale a loro successivo, e tutto si potrà rivelare per come è,
interdipendente e interconnesso.
In questa situazione di totale interdipendenza e interconnessione,
l’uomo con la sua mente, poiché è il risultato più complesso raggiunto
dall’attuazione di tutti gli stati della realtà (conosciuta...), si trova in
una situazione dicotomica che lo vede partecipare agli stati che gli
appaiono “locali” con il proprio corpo (sensi) e a quelli “non locali”
con la propria mente (coscienza). Questo gli fa credere nell’esistenza
di Materia e Spirito come enti separati e addirittura in conflitto tra
loro, ma, se fino ad oggi questa visione che porta alla competizione
con l’ambiente e tra gli uomini è stata utile per la sua RDE individuale
e per la sua evoluzione culturale, oggi, con la potenza tecnologica cui
siamo pervenuti e la conseguente connessione planetaria in atto,
questo dualismo nella visione della realtà ci induce a compiere azioni
destabilizzanti di una tale portata che mettono a rischio, sia la Biosfera
che ci determina che la nostra specie, perché ostacolano potentemente
la RDE dell’intero sistema. A questo punto, l’unica possibilità evolutiva
che ci rimane risiede nell’acquisizione della consapevolezza che la
base di tutta la realtà è costituita da una sola forma di energia-
informativa che io chiamo SPIRITERIA, cosa che potrà mettere
l’umanità in condizione di agire tenendo conto della totale
interdipendenza di tutti i fatti che ancora chiamiamo materiali e
spirituali e quindi, di agevolare la RDE dell’intera Biosfera. Però,
perché questo programma sia attuato, sarà necessaria l’individuazione
di una nuova etica che, discendendo dalla legge universale della RDE,
possa essere in grado di indirizzare in modo oggettivo il libero arbitrio
di tutti. Per questo bisognerà accelerare la costruzione della
NEUROSFERA (di cui parlerò più avanti) e superare l’attuale
situazione che nel mondo vede ancora l’esistenza di piccole e grandi
proto-neurosfere in conflitto tra loro.
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11. REALTÀ ONDULATORIA FRATTALE
E FORMAZIONE DELLE SENSAZIONI MENTALI
Poiché la formazione delle sensazioni nella nostra mente deriva
dall’esplorazione della realtà, per la loro valutazione si pone il problema
della sua rappresentazione. Per questo, ritengo che il continuo divenire
della RDE tra le due forze universali causato dalla rottura della simmetria
iniziale e la necessità della contemporanea sovrapposizizione dei vari
stati per la stessa esistenza di ognuno di essi, siano rappresentabili da
onde frattali. Quindi, una volta accettata l’idea che la base della realtà
è energetico-ondulatoria ma a noi si presenta in forma di particelle,
cerchiamo di capire come avviene questa trasformazione ad uso della
nostra esplorazione e, di conseguenza, necessaria per la formazione delle
nostre sensazioni.
Nella visione energetico-ondulatoria della base costitutiva della realtà
possiamo affermare che il primo “prodotto” della RDE universale sia
l'onda portante su cui si realizzano tutte le modulazioni che, dal nostro
punto di vista, fanno apparire tutti gli stati della realtà stessa. Questo,
a partire da quello delle particelle elementari e da queste ai quark,
leptoni, protoni, neutroni, elettroni, atomi, molecole e così via fino a
quella che ci appare come materia macroscopica, compresa quella
biologica. Poiché, essendone un prodotto, noi siamo immersi in tutto
questo continuo sovrapporsi di onde alla RDE, l'unico modo che
abbiamo per rilevare l'informazione che producono, e quindi riconoscerci
come ente al loro interno, è quello di metterci in sintonia con esse. Ma,
siccome non è possibile acquisire dati in un punto qualsiasi del loro
percorso, per fare questo siamo costretti a quantizzarlo e ad acquisire
il dato che emerge a conclusione di ogni ciclo ondulatorio. Questo
perchè solo in ognuno di questi momenti lo stato ondulatorio può
rivelare le sue caratteristiche e diventare utilizzabiledal nostro strumento
cerebrale (che opera in modo discreto a causa dei tempi di connessione
tra i suoi miliardi di neuroni) per costruire la descrivibilità della realtà.
Quindi, è solo a compimento del tragitto energetico di ciascuna onda
che si possono formare “quanti” di realtà esplorabile. E questo può
avvenire solo nel momento in cui viene raggiunto l’equilibrio tra le due
forme di energia che la compongono. È qui che per noi l’onda diviene
particella e ci sembra acquisire fisicità.
Poi, la continua registrazione nella nostra memoria di questi quanti di
realtà consente di metterli in relazione tra loro e quindi di interpretarli
come fatti che, rendendendo necessario un tempo e uno spazio dove
collocarli, formano quel terzetto indissolubile che determina il nostro
concetto di realtà: fatti che accadono in un tempo e in uno spazio coi
quali diviene possibile interagire per produrre le nostre sensazioni.
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12. I Punti inesplorabili sono tali per l’impossibilità di determinare il
loro stato energetico-informativo, data la loro posizione casuale
sull’onda in formazione, che non consente la rilevazione di dati sulle
sue caratteristiche (lunghezza, ampiezza frequenza. . . ).
Ogni Quanto di realtà esplorabile (1-2-3-4-5...) rappresenta il risultato
del tragitto di tutti i punti inesplorabili di ogni onda. Ognuno è il
punto dove si conclude il ciclo ondulatorio precedente e si prepara
quello successivo. Sono i punti dove le due forze contrapposte che
hanno provocato l’onda sono in uno stato di equilibrio. Questi quanti,
poiché possono descrivere lunghezza, ampiezza e frequenza di ogni
onda (cioè il suo stato energetico-informativo), sono utilizzabili per
una prima ricostruzione della realtà come rappresentazione nella
memoria a brevissimo termine.
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13. I Nuclei di memoria sensoriale registrano continuamente i quanti
della realtà esplorabile così come arrivano dai sensi e non ne consentono
l’interpolazione per la velocità della loro continua acquisizione e
cancellazione che permette solo reazioni primarie (istintive?). Essi
formano una scia di dati continuamente attualizzati nella memoria
che servono per la sopravvivenza con la sola risposta dei neuroni
motori. Quindi la RDE e il libero arbitrio hanno solo il tempo di
gestire le necessità contingenti perché la formazione della coscienza
è ancora nella prima fase e si svilupperà solo con l’accumulo di questi
primi dati nei sempre più ampi nuclei di memoria successivi.
A livello dei Nuclei di memoria sensoriale si puo tentare l’approccio
con l’Essere della realtà, perché i dati, pur nel loro continuo sfuggire,
hanno pur sempre un tempo di permanenza che consente la loro
reiterazione nel tempo più breve, e quindi più vicino all’immanenza
dell’Essere.
È qui che i Quanti di realtà esplorabile sono più vicini a quelli
inesplorabili e si può tentare di mettersi in sintonia con il loro divenire
che è così rapido da consentire l’astrazione dai Nuclei di memoria
cosciente che ci rappresentano a noi stessi, e quindi di uscire dal
nostro stato individuale interno prodotto dalla memoria (Ego) che
ci lega alla realtà conosciuta.
In questa sede, le pratiche che si svolgono a livello collettivo, come
i riti dionisiaci, le liturgie e le adunate..., e quelle svolte a livello
personale come tutte le forme dell’arte, le tecniche medidative e
l’estasi mistica, creano stati mentali che ci danno l’idea di partecipare
all’Essere perché è solo in questa sede che i Nuclei di memoria
sensoriale possono riuscire a spezzare il legame con i Nuclei di memoria
cosciente.
I Nuclei di memoria cosciente, dato il progressivo ritardo con cui si
formano, dispongono di un sempre maggiore numero di dati
provenienti dai quanti di realtà esplorabile, e il loro possesso, che in
questa fase può prescindere dagli stretti tempi che erano a disposizione
della fase di acqusizione sensoriale, consente l’interpolazione dei dati
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14. con la conseguente creazione di nuove sinapsi e lo sviluppo di nuove
architetture neuronali per la connessione con quelle già esistenti.
Nasce così il libero arbitrio cosciente che sarà sempre più complesso
e potente in rapporto al numero dei dati cui può accedere tramite la
memoria. Questo comporta il progressivo ampliamento del campo
di azione su cui si attua la RDE individuale che, venendo a disporre
di un numero sempre maggiore di elementi di conoscenza su cui
operare, può passare dal piano dei sensi a quello delle sensazioni
coscienti. Con il risultato della costruzione di ulteriori assetti neuronali
(neocorteccia ecc.) che prima consentono la comparsa della coscienza
di sé, e poi con le ulteriori stratificazioni che derivano dalla formazione
di nuclei di memoria sempre più ampi, della coscienza di avere una
coscienza. Cosa che ci da la possibilità di astrazione da tutti i fatti
contingenti, compresa l’esistenza del proprio corpo.
Bisogna aggiungere che nei Nuclei di memoria cosciente, con
l’accumulo di dati provenienti dalle esperienze passate, e dovendo
rispondere ad esigenze della RDE individuale posta in prospettiva
futura, è possibile la formazione di strutture neuronali che consentono
la gestione volontaria dei dati sensoriali anche in contrasto con le
loro necessità contingenti. Così si realizza quello che chiamiamo
autocontrollo che, essendo dovuto al nostro libero arbitrio, impone
la valutazione di un grande numero di variabili alla gestione della
RDE mentale, che infatti sembra agire per la loro riduzione attivando
i meccanismi di assuefazione.
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15. ESEMPIO DELLA FORMAZIONE DELLA COSCIENZA
ATTRAVERSO LA CONOSCENZA
PUNTURA DI SPILLO LA PRIMA VOLTA IN UN NEONATO
Associazione degli impulsi neuronali con i dati in ingresso dai sensi:
• Vista di una entità sconosciuta (una lineetta lucente)
> Parte l’impulso neuronale dalla retina
> Tatto dalla parte appuntita
> Parte l’impulso neuronale dall’epidermide
> Arrivo degli impulsi nelle aree del cervello dedicate
> Sensazione di dolore per lo squilibrio che procura allo
stato di quiete dell’area dedicata
> Associazione dello squilibrio con i dati di tatto e vista acquisiti
> Attribuzione di caratteristiche visive e tattili allo spillo
associate alle sue potenzialità
> Costituzione di un percorso neuronale dedicato
> In memoria lo spillo diventa un entità-essere di una data
dimensione, forma, durezza, colore, lucentezza..., ed è pungente
> Aggiunta di questi dati per la costruzione di nuovi percorsi nelle
strutture neuronali di deposito-conoscenza che confermano la
causalità dei rapporti tra sé e ciò che esiste fuori da sé nel mondo.
Con i meccanismi di azione e retroazione tra i circuiti neuronali
coinvolti nell’acquisizione e nel deposito di questi nuovi dati, avviene
la costruzione di sempre nuove associazioni che richiedono la
costituzione di ulteriori percorsi neuronali da dove potranno poi
essere utilizzate come esperienze in grado di interagire con quelle
nuove in entrata. Determinando cosi la formazione della “coscienza
di sé” come il risultato continuamente attuato dalla continua RDE
tra gli effetti mentali che derivano dai dati in ingresso dai sensi e gli
effetti, sempre attualizzati, del ricordo dei dati registrati nei circuiti
neuronali della memoria.
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17. COMPENSAZIONE DELLE SENSAZIONI MENTALI
NELL’ARCO DELL’ESISTENZA INDIVIDUALE
L’uomo che è il luogo dove, a partire da quello delle particelle elementari
per arrivare fino a quello biologico e neuronale, tutti gli stati della realtà
si coagulano realizzando il massimo della complessità (conosciuta...),
non può sfuggire alla regola che governa l’attuazione di tutte le altre
forme di aggregazione energetica. Questa regola impone il continuo
raggiungimento dell’equilibrio di ogni stato per consentire l’evoluzione
di quello successivo. Esso quindi, non può esistere che come risultato
della continua RDE di tutte gli stati che lo determinano, compreso
quello cerebrale che da vita alla sua mente. Non si vede quindi, come
la sua attività mentale, essendo l’ultimo prodotto della continua RDE
universale, possa cessare di esistere in sede locale, cioè entro i suoi confini
individuali, lasciando al suo esterno disparità energetiche, dovute alle
sensazioni che ha provato, che non potranno andare a costituire uno
stato successivo gestibile da sistema. Infatti, finchè il suo corpo è vivo,
è solo quello stesso corpo che può fare da tramite tra le esigenze dell’RDE
universale e quelle della sua mente, ma alla sua morte cerebrale, cessando
gli apporti energetici sensoriali e memorizzati nei circuiti neuronali, che
davano vita alle sue sensazioni negative e positive, queste devono trovarsi
in uno stato di equilibrio perché non possono più rientrare nella naturale
gestione della RDE. Solo la struttura che le produceva, con il suo
dissolvimento e la diluizione dei suoi componenti, può rientrare nel
gioco energetico della RDE che si svolge nell’ambiente dove si trovava.
Da qui l’assoluta necessità della compensazione (che avviene per
assuefazione o per il verificarsi di fatti esterni) di tutte le sensazioni
negative e positive, che nell’uomo (e negli animali che le provano) deve
attuarsi in continuazione in ottemperanza alle necessità di RDE
dell’apparato biologico che le produce in ogni istante della sua vita e
fino al momento in cui quell’uomo non sarà più in grado di gestirle ne
cosciamente ne inconsciamente, cioè alla sua morte cerebrale.
Tutto questo non esclude la formazione di uno stato successivo allo stato
mentale individuale, infatti, noi assistiamo da sempre all’esistenza di
proto-neurosfere e possiamo immaginare anche la formazione di una
NEUROSFERA planetaria. Questa però, essendo prodotta dall’insieme
degli stati mentali dell’umanità e non derivando direttamente da un
sistema biologico come la mente individuale, non può essere gestita
dalla RDE universale perché manca un tramite “naturale” di collegamento
collettivo. Così, la compensazione di tutti gli squilibri e la RDE “sociale
planetario” ricadono eclusivamente sotto la nostra responsabilità.
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18. LA NEUROSFERA PER LA PARTECIPAZIONE
DELL’UMANITÀ ALLA RDE UNIVERSALE
Dopo quanto detto fin qui, si può affermare che l’uomo è l'unica
forma di aggregazione energetica tramite la quale la RDE universale
può tentare di procedere oltre, data la sua possibilità di costruire la
Neurosfera con gli altri uomini. E anche per noi, l'unica possibilità
di evoluzione individuale risiede nella sua costruzione, data la stasi
evolutiva biologica e cerebrale della nostra specie in cui ci troviamo
da più di 100 mila anni. Se consideriamo la Neurosfera come se fosse
una sola struttura cerebrale dove le varie menti individuali sono i
neuroni, è facile affermare che, come i neuroni formano reti locali
che prese a sé non possono definirsi piccoli cervelli, così i gruppi
umani con le loro culture, che vanno dalla famiglia alle nazioni e alle
civiltà, non formano piccole Neurosfere ma embrioni di essa, cioè
proto-neurosfere. Infatti, osservando gli avvenimenti umani, risulta
chiaro che la nostra Neurosfera è ancora in formazione e che siamo
ancora in presenza di tante piccole e grandi proto-neurosfere locali
— volendo fare un parallelo con la Biosfera terrestre, siamo nella
situazione del primo Precambriano, quando i componenti chimici
e minerali del pianeta ancora confliggevano e acqua e ossigeno erano
appena sufficienti per fare comparire la vita —. Ma, per fortuna i
tempi di attuazione della Neurosfera non sono geologici e ci sono
volute poche migliaia di anni di storia dell'umanità per arrivare alla
situazione attuale che vede il pianeta avvolto in una rete di interessi
(anche nefasti) che si concretizza in una rete di trasporti e di
comunicazioni fatta di tubi, cavi, onde radio, satelliti, internet... che
fanno prevedere, con questa globalizzazione, la formazione della
Neurosfera a breve termine (purtroppo mettendo in conto anche
conflitti tra le proto-neurosfere esistenti).
Per descrivere quale è, secondo me, la situazione attuale dei rapporti
tra gli esseri umani, faccio un esempio visivo: immaginiamo una
superficie dove sono distribuiti in modo disordinato, e aggregati
casualmente, 7 miliardi di punti. Ognuno di questi punti, se fosse
solo, esisterebbe ma la sua posizione non sarebbe descrivibile. L'unico
modo per descriverlo consiste nel poter dire che esso si trova ad una
data distanza (anche comunicativa) dai punti che lo circondano. Se
sono vicini fanno parte del suo gruppo, se sono lontani possono fare
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19. parte di altri guppi. In pratica ogni punto è descrivibile ed esiste solo
in relazione agli altri. Questo è un uomo con la sua mente e la sua
personalità che gli faranno inquadrare tutti gli avvenimenti della sua
vita e della vita altrui, e tutti gli avvenimenti della biosfera, nei suoi
assetti neuronali individuali. Dopo la nascita, a seguito della continua
rielaborazione (dettata dalla sua RDE) delle esperienze dei suoi sensi
e di quelle che gli provengono dal patrimonio genetico e culturale
che ha ereditato, con l'evoluzione della propria mente, il suo raggio
di azione e di conoscenza si amplia e, siccome ai punti vicini accade
la stessa cosa, i cerchi di azione mentale di tutti finiscono per
intersecarsi. Volendo dare loro misure metriche, si può dire che alcuni
di questi cerchi si arresteranno alla misura di pochi centimetri di
raggio, altri a quella di molti metri, e altri, con un raggio di chilometri,
si intersecheranno con altri innumerevoli cerchi di azione mentale.
Risultato: ogni individuo resta se stesso e mantiene le proprie
convinzioni, ma alcuni attuano la propria RDE in uno spazio
ristrettissimo di nozioni e di esperienze, altri la attuano in spazi sempre
più vasti. È chiaro che quelli che hanno voluto e potuto intersecare
il proprio cerchio d'azione con quelli dei punti più lontani possibile,
contribuiscono in misura maggiore alla costruzione della Neurosfera.
Quanto alla caducità di ogni persona, la cosa non mi sembra
importante. È vero che con la scomparsa di ognuno di noi scompaiono
anche i nostri cerchi di azione mentale, ma, siccome non tutti gli
individui scompaiono nello stesso momento, le superfici di intersezione
dei cerchi mentali di ognuno con quelli degli altri, rimangono anche
dopo la morte individuale nei cerchi di chi sopravvive. E tutto questo
varrà per il futuro anche per questi ultimi, almeno fino a quando
esisterà la nostra specie, che così, con l'accumulo culturale, potrà
continuare la costruzione della Neurosfera.
Un'altra considerazione importante da fare sulla Neurosfera è che,
grazie alla formazione della rete di cervelli e alla conseguente
connessione di ciascuno alla enorme mole di dati che si renderanno
disponibili, ogni singolo individuo avrà la possibilità di evolvere.
Grazie al salto di stato da individuo a rete di individui, accadrà proprio
come accade con l'evoluzione di tutti gli stati che si sono attuati fino
17
20. a quello mentale, in cui lo stato precedente attua quello successivo
per poter continuare la propria RDE e continuare ad esistere in un
sistema più evoluto e complesso — anche un atomo fa esperienze
molto più interessanti se partecipa alla formazione di una molecola
—. In più, siccome penso che non ci potranno essere uomini nuovi
grazie all'evoluzione biologica della loro struttura cerebrale individuale,
ritengo che solo attuando la Neurosfera si potrà procedere
collettivamente verso la conoscenza di tutta l'immanenza dell'Essere
e, magari, scoprire di esserne una parte costitutiva, con la conseguenza
dell'elevazione di ogni individuo della specie da spettatore inconsapevole
ad attore cosciente della RDE universale. Cosa che, addirittura, ci
potrà mettere nella condizione di poter contribuire alla sua RDE e,
magari, di poter ricostruire e rimettere a posto quella particella
energetica iniziale, la cui mancanza ha creato tutto questo casino.
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21. CONCLUSIONI E PROPOSTE
Nelle pagine precedenti ho esposto una serie di ragionamenti che
dovrebbero aver dimostrato la validità della mia teoria della RDE in
funzione della formulazione di una Teoria del Tutto non più riferita
al mondo fisico o a quello spirituale, ma alla Spiriteria che è l'unica
sostanza che io vedo nell'universo.
Se accettiamo il concetto di Spiriteria come base costitutiva di tutta
la realtà che finora abbiamo chiamato fisica e spirituale, è possibile
estendere a tutti i fatti del mondo la valenza delle tre grandi intuizioni
che insieme hanno quasi definito come funziona la nostra dimensione,
e cioè: il DIVENIRE ERACLITEO, l'EVOLUZIONE
DARWINIANA e la RELATIVITÀ EINSTEINIANA. A questo
punto, dichiarata l'equivalenza degli elementi di base che costituiscono
tutto, dal pensiero umano alle galassie, agli esseri biologici e a tutte
le cose del mondo fisico, e assodato che tutto ciò diviene - evolvendosi
- relativamente a ciò che lo circonda, rimaneva da capire perché tutto
questo accade nei modi in cui ci appare che accada.
La mia risposta è: perché ogni cosa è alla RICERCA
DELL'EQUILIBRIO e si attua in continuazione nei modi che gli
sono consentiti dalla RDE tra gli stati che la compongono e tra questi
e quelli che la circondano.
So che perché una nuova teoria sia ritenuta valida deve rispondere
alla necessità di indicare, se non le soluzioni, almeno un nuovo metodo
di approccio ai problemi interpretativi di una data realtà che fino ad
ora non sono stati risolti. E so anche, che la mia pretesa di aver trovato
questa risposta, e non per una data realtà, ma addirittura per la Realtà
in toto, è segno di una presunzione immensa. Ma, potrei obiettare
che tutti vivono in base ad una loro teoria della realtà ritenendola la
più valida — anche la nonnina che va a messa tutte le mattine e ha
nostalgia dei Savoia —. Semmai la differenza sta nel fatto che molti,
avendo una teoria condivisa con altri, non hanno bisogno di divulgarla.
In effetti, è necessaria una grande presunzione, ma anche un'altrettanto
grande modestia per tentare di formulare una nuova teoria del tutto,
con l'intenzione di renderla plausibile per tutti. La modestia si impone
di fronte alla mole smisurata di dati, scientifici e filosofici, accumulata
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22. in migliaia di anni da migliaia di uomini con sacrifici immensi, studio,
intelligenza, costanza, entusiasmo e frustrazioni, difficoltà sperimentali
e addirittura persecuzioni. Più ne conosciamo di questi dati e più ci
sembra impossibile trovare una sintesi che ci indichi a cosa tendono.
È a questo punto che la presunzione ci è necessaria. Solo presumendo
di aver capito almeno gli obiettivi e i risultati di tutte le ricerche,
ribadisco scientifiche e filosofiche, pur ignorando il funzionamento
degli strumenti di indagine sia tecnici che intellettuali che li hanno
determinati, insomma anche con un po' di ignoranza, si può tentare
di arrivare ad una sintesi che renda possibile la formulazione di una
teoria che spieghi il funzionamento di tutta la nostra dimensione.
Io in buona fede ho ragionato così, ed è proprio perché la mia
esperienza è stata per me positiva che vorrei condividerla con il resto
dell'umanità. Per questo, qui di seguito elenco una serie di motivi
per approfondire la mia teoria della RDE ed eventualmente utilizzarla
come metodo di indagine, sia in campo scientifico che umanistico.
1) La teoria della RDE con l'affermazione dell'interdipendenza e
dell'impermanenza di tutti i piani della realtà, può essere usata come
metodo di interpretazione e di integrazione di molte delle teorie già
affermate, umanistiche e scientifiche, che oggi appaiono ancora
contraddittorie. Con essa si potrà riuscire a cercare le connessioni tra
loro e la loro eventuale utilità per una conoscenza globale di tutti i
livelli della realtà, e non solo per quello a cui si riferiscono (per
esempio tra mente e cervello o tra meccanica quantistica e relatività).
2) La RDE è una teoria che dimostra come le teorie attuali, che nelle
loro varie tesi esplicative sul funzionamento del livello della realtà a
cui si riferiscono immettono il fattore "caso" che così sembra necessario
alla formazione di quel livello, siano in errore. Perché dimostra che
quello che viene attribuito al caso è solo il portato delle necessità di
RDE dei livelli che precedono la formazione del livello in esame. E
che quindi, per esempio, nucleosintesi, mutazione, intuizioni, non
località, emozioni..., se vengono inquadrati nella RDE universale,
sono semplicemente dovuti a innumerevoli e conseguenti Necessità.
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23. 3) Data la maggiore plausibilità di un Universo che, grazie al Big
Start, si è formato a partire dalla perturbazione di un tutto energetico
che si trovava nello stato di massima entropia, con questa teoria si
elimina il doppio problema irrisolto dell'ipotesi del Big Bang che è
quello di dover spiegare la natura fisica, sia del punto di partenza
iniziale che del vuoto in cui si trovava.
In più, con la teoria della RDE si può continuare a tentare di spiegare
sia l'esistenza della materia oscura che la creazione della materia,
utilizzando i risultati e le prospettive degli esperimenti e delle tesi
attualmente più accreditate.
4) Partendo dal dato che la realtà che conosciamo è dovuta
all'evoluzione del ± 5% del totale dell'energia presente nell'universo,
con il Big Start si può ipotizzare che quel ± 70% sconosciuto, che
chiamiamo energia oscura, sia ancora nella fase precedente alla
nucleosintesi e il rimanente ± 25%, che chiamiamo materia oscura,
si trovi nella fase appena successiva. Tutte cose che ci sono "oscure"
solo perché, con le attuali conoscenze, non siamo in grado di spiegare
la loro esatta natura e gli effetti che hanno sul quel 5% di realtà che
siamo in grado di esplorare.
Con questa visione si può anche ipotizzare che anche l'assenza
dell'antimateria necessaria per l'equilibrio con la materia conosciuta,
possa essere dovuta solo al fatto che siamo solo all'inizio del processo
di RDE dell'intero sistema e che quindi, la “nostra” realtà non lo
abbia ancora “colonizzato” in gran parte.
5) Se si accetta il fatto che la RDE parte dalla rottura di uno stato
di massima entropia e che tutti gli eventi successivi sono stati e sono
necessari, diventano inutili tutte le ipotesi che si fanno su diversi
universi resi possibili da altre modalità di attuazione. E quindi possiamo
indagare la realtà per quello che "é", e non per come "potrebbe essere",
indirizzando tutti i nostri sforzi per comprenderla, in una sola direzione.
6) Data la totale "amoralità" della RDE universale, questa teoria
consente di conoscere e valutare le asserzioni di tutti gli uomini e di
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interno di ogni sistema di pensiero, così da permettere l'acquisizione
di una enorme mole di dati sulla realtà, provenienti da innumerevoli
punti vista. Cosa che ci consentirà di trovarne i punti unificanti in
vista della costituzione della Neurosfera.
7) Con l'idea che la "filogenesi" di tutti fatti della realtà abbia avuto
inizio con la RDE perduto dall'energia primeva, ne discende che lo
stato energetico ci attraversa e che, alla base, tutti siamo collegati con
tutto. Così diventa possibile indagare scientificamente fenomeni
"inspiegabili" che, con i parametri scientifici attuali, vengono definiti
paranormali, esoterici, sciamanici, ecc., perché ora possiamo collocarli
nel quadro delle necessità evolutive della Spiriteria alla RDE.
8) Se in tutti i rapporti umani si accetta la teoria della RDE, non sarà
più razionalmente possibile avere atteggiamenti di pregiudizio verso
gli altri, perché essa ci dice che tutti siamo e ci comportiamo in
risposta alle esigenze di RDE di tutti gli stati che ci determinano (da
quello quantistico a quello sociale). Rimarrà solo l'utilità dell'analisi
delle situazioni reciproche al fine di indirizzare la propria RDE a
favore della costruzione della Neurosfera e della RDE universale.
9) Il concetto dell'autonoma e necessaria RDE del Tutto, consente
di collocare il suo (eventuale) Creatore nella condizione di semplice
osservatore, cosa che, anche volendo salvare molte intuizioni di tutte
le religioni, fino a quelle totemiche e animistiche, implica l'inutilità
di intermediari che debbano intercedere presso di lui o interpretarne
la volontà e che, per la difesa dei loro apparati di potere, hanno
portato a distruzioni e massacri immensi e al disordine che ha ritardato
e ritarda ancora la costruzione della Neurosfera.
10) Con l'accettazione del concetto della continua RDE, sia interno
tra le nostre sensazioni che tra gli effetti dei nostri atti, e della
conseguente compensazione obbligatoria dei risultati positivi e negativi
che si attua coinvolgendo tutti i livelli della realtà, il nostro libero
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25. arbitrio può essere esercitato con la consapevolezza dei suoi effetti
collaterali sull'uomo e sull'ambiente.
11) Con la teoria della RDE si afferma la certezza della compensazione
nell'arco della vita, delle sensazioni negative e positive provate da
ogni essere senziente. Da ciò ne consegue l'inutilità (e la perniciosità
dimostrata dalla storia) della ricerca della propria felicità individuale
e dei sentimenti di invidia e di pietà che proviamo per gli altri. Questo
ci consentirà di poter agire più efficacemente per contribuire alla
RDE della nostra specie e dell'ambiente, da cui di fatto, dipende la
reale evoluzione della nostra condizione individuale.
12) Se accettiamo che la RDE di tutti i piani della realtà porti alla
realizzazione della Neurosfera come "mente collettiva", con tutto
quello che ne potrà seguire ci è finalmente consentita l'individuazione
di un nuovo paradigma universale per la definizione di una sola
morale comune per tutta l'umanità.
Si potrebbe continuare, ma io non sono in grado di esplorare tutto
lo scibile umano per verificare tutte le possibilità di impiego della
teoria della RDE come metodo. Per questo, tenendo conto che le
maggiori possibilità della scienza di pervenire alla spiegazione della
realtà sono dovute al fatto che dietro ad uno scienziato si nasconde
sempre un uomo, ma dietro un umanista, purtroppo, non c'è sempre
uno scienziato, mi auguro che gli specialisti di ogni settore della
cultura umanistica e scientifica, ne verifichino l'utilità nel loro campo
di indagine tutte le volte che non trovano le ragioni di fondo per cui
si verifica un fenomeno. Se da tutto questo venissero le conferme di
validità della teoria RDE che auspico, si potrebbe poi poter operare
una sintesi che consenta finalmente di avere quella visione unitaria
della realtà, fondata su base scientifica, che sognamo da secoli. Per
questo obiettivo propongo la formazione di un gruppo fondativo di
un nuovo UMANESIMO SCIENTIFICO che, dal confronto tra i
risultati delle ricerche più disparate, sia in grado di ridefinire la
posizione dell’uomo rispetto all’universo che lo ha determinato.
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