1. Se fossi Renzi...
Se fossi Renzi... ridurrei le tasse! Ma
che sbadato, l’ha già fatto nella legge
di stabilità!
Nel 2015 la pressione fiscale calerà
di uno strabiliante decimale, lo 0,1%...
Ma non preoccupatevi risalirà nei due
anni successivi! Come mai?
Semplicissimo... quello che Renzi
toglie da una parte (5 miliardi, il 10 %
dell’Irap per le imprese nel 2015)
verrà recuperato dalle regioni o dai
comuni.
Cominciamo da questi ultimi: con
l’istituzione della local tax, l’aliquota
Tasi passerà dal 2 per mille (aliquota
media) al 2,5 per mille fino al 5 per
mille, con detrazione fissa di 100 €
senza sconti per i figli... a meno che i
comuni decidano diversamente... ma
dubitiamo che siano così generosi!
L’aliquota massima sulla seconda
casa arriverà al 12 per mille...
In Piemonte Chiamparino non ha
aumentato l’Irap. Finalmente un
governatore di parola: ha SOLO
aumentato le addizionali Irpef al
massimo e il bollo auto (per quelle più
potenti)...
Ma il bello arriverà a Capodanno: il
nuovo Isee, cioè un indicatore della
ricchezza usato per stabilire chi ha
diritto agli assegni sociali e agli sconti
sulle mense scolastiche subirà un
rivoluzione.
La rendita catastale della casa sarà
aumentata del 160 per cento: un bel
risultato! Numerosi proprietari di casa
non avranno più diritto alle
agevolazioni di cui hanno sempre
goduto, anche se il loro tenore di vita
non è cresciuto!
Chi vorrà trovare in busta paga le
quote della liquidazione (TFR) sappia
bene che sarà tassato secondo le
normali aliquote, cioè fra il 38 e il 41
per cento... Meglio pochi, maledetti,
ma subito... contento lui...
Chi aprirà una partita Iva pagherà
un’aliquota del 15 per cento (oggi si
paga un forfait del 5%), ma solo se
fattura meno di 15.000 €
(professionista) o 40.000 €
(artigiano): in pratica giovani
professionisti (per lo più precari)
pagheranno di più... Per finanziare gli
80 €, Renzi li ha presi dalle rendite
finanziarie, cioè dai guadagni ottenuti
dai risparmiatori: dal primo luglio
l’aliquota è passata dal 20 al 26 per
cento! Quindi le casse private dei
professionisti e la previdenza
Stampato in proprio
complementare di ciascun cittadino, i
famosi piani pensionistici assicurativi
privati, verseranno nel calderone
dello Stato un obolo pesante: 26 €
ogni 100 € di guadagno! Anche i
lavoratori dipendenti saranno
chiamati alla tosatura: la tassazione
sui rendimenti annui dei loro contributi
passerà dall’11,5 % al 20 %! E
chissà, magari al 26% in un
prossimo, cioè vicinissimo, futuro...
E, qualora i conti peggiorassero, è
pronta la mannaia delle accise sui
carburanti: 6 centesimi in più da
giugno 2015... E l’Iva dove la
mettiamo? Per il 2015 resterà uguale,
ma dal 2016 potrebbe passare dal
22% al 25,5% e dal 10% al 13%...
Mah! Se fossi Renzi... la smetterei
di dire che ho ridotto le tasse!!!
Renzi: 'I sindacati inventano
scioperi, io creo lavoro'.
Adesso fanno a gara a chi le
spara più grosse.
Sarà una bella lotta…
GabrieleSozzani@twitter
di Lorenzo Rolla
2. Svendite e Regalie
Tramite la Cassa depositi e prestiti,
il Governo ha dato un altro duro
colpo alla svendita del patrimonio
pubblico, annunciando la cessione
di quote di minoranza di Snam e
Terna, detenute da Cdp Reti Spa, a
33 fondazioni di origine bancaria e
alla Cassa Nazionale di Previdenza
e Assistenza Forense. Si parla di
quasi 500 milioni di euro, il 14% che
si va ad aggiungere a quel 35% che
Cdp aveva già deliberato in favore
della State Grid Corporation of
China. «In questo modo si stanno
dando in pasto alle banche e agli
investitori stranieri pezzi strategici
del settore energetico italiano. Il
nostro Paese continua a cedere
sovranità in cambio di una logica di
profitto a breve termine per far
cassa e ripagare i debiti»,
commenta il senatore Gianni
Girotto, capogruppo M5S in X°
commissione Industria, turismo e
commercio.
L'Enel cinese, come è stata
r i b a t t e z z a t a l a S t a t e Grid
Corporation of China, che controlla
la State International Developement
Limited (Sgid) si approprierà del
3 5 % d e l c a p i t a l e s o c i a l e
internamente di proprietà della
Cassa Depositi e Prestiti per un
ammontare di 2.101 milioni di euro.
A questi si aggiungono altri 500
milioni. Ma l'Italia sta per perdere
un pezzo importante del proprio
patrimonio.
«Voglio ricordare - sottolinea il
senatore 5 Stelle - che l'attività di
svendita sta avvenendo senza
alcun confronto parlamentare e al
momento sono sconosciute le
cause. Ribadiamo come M5S che
sarebbe stato opportuno aprire
a l m e n o u n a d i s c u s s i o n e
trasparente per approfondire i
motivi che hanno portato il Governo
a scegliere la strada della svendita
senza vagliare altre possibilità.
C o m e M5S a v e v a m o g i à
evidenziato in diverse interrogazioni
quali fossero i rischi dell'operazione,
sottolineando la necessità e
l'importanza di non perdere pezzi
di patrimonio pubblico come la
rete elettrica di Terna o Snam.»
Altri Soldi pubblici
altro regalo alle Banche.
Me n t r e p e r i l d i s s e s t o
idrogeologico o per le Pmi i fondi
non ci sono, mentre i lavoratori
sono costretti a elemosinare gli
80 euro elettorali, i disoccupati
non hanno alcuna tutela e i
precari sono sempre più precari
perché "ce lo chiede l'Europa",
per i banchieri coraggiosi gli aiuti
ci sono sempre.
Al 31 gennaio 2012 ammontava
a 160 miliardi di euro (10% del
PIL), il nozionale complessivo di
strumenti derivati a copertura di
debito emessi dalla Repubblica
italiana a fronte di titoli in
circolazione per 1.624 miliardi di
euro.
In pratica, negli anni '90, il
governo ha sottoscritto dei
contratti con le grandi banche
d'affari grazie ai quali, allora, ha
abbattuto il peso degli interessi
sul debito. Oggi, però, in epoca
di tassi bassi, gli equilibri sono
cambiati e quei contratti
rappresentano delle perdite
potenziali per lo Stato nei
c o n f r o n t i d e g l i i s t i t u t i
internazionali (tutti i grandi nomi
colpevoli della crisi globale del
2008).
Ora il Tesoro, con la Stabilità, si
impegna a depositare titoli o
liquidi presso conti esteri come
pegno per garantire queste
banche.
Ma chi paga? I cittadini
n a t u r a lme n t e , i p i c c o l i
r i s p a r m i a t o r i , c h e , n e l
malaugurato caso si arrivasse al
default, vedranno i loro sacrifici
andare in fumo a vantaggio delle
povere banche d'affari, veri e propri
creditori privilegiati che potranno
rivalersi sui depositi di garanzia.
Il servizio studi della
Camera dei deputati
ha sollevato dubbi
rispetto alla carenza di
informazioni fornite dal
governo sui profili di
rischio che questo tipo
di garanzie comporterebbe.
Per questi motivi il M5S si è
o p p o s t o f e r m a m e n t e i n
Commissione. È inaccettabile che
l'esecutivo ci chieda di approvare
una delega in bianco al Ministero
che, con decreto, definirà, di fatto,
t u t t e l e c a r a t t e r i s t i c h e
dell'operazione, esautorando il
Parlamento da qualsiasi possibilità
di intervento.
Perché il ministero dell'Economia
dovrebbe farsi carico anche di
questo fardello quando da parte
delle banche si è ricevuto poco o
nulla in cambio? Quando le banche
torneranno a finanziare l'economia
reale? Quando la smetteranno di
indebitarsi con titoli tossici e prodotti
finanziari pericolosi?
A pensar male si fa peccato, si dice.
Ma indovinate un po' chi era il
direttore generale del Tesoro
durante gli anni del boom della
stipula dei contratti derivati
(avvenuto negli anni 90') da parte
dello Stato?
L'attuale governatore della Bce
Mario Draghi, quello dei fallimentari
Ltro e Tltro, che dovevano
"incoraggiare" le banche a prestare
soldi all'economia reale, ma che son
serviti a tappare i buchi delle loro
private speculazioni.
Basta pagare per gli errori fatti da
altri.
Basta abbandonare il Paese nelle
mani della finanza speculativa.
Basta Renzi.
3. Chi comprerà l’Expò
Parliamo ancora di Expo,
concentrandoci questa volta
sulla questione dei terreni su
cui sor g e r à l a g r ande
esposizione universale.
Come è noto, per la prima
volta nella storia delle
esposizioni universali si è
deciso di utilizzare un'area
privata. La grande trovata è
stata di quei due "geni" di
L e t i z i a Mo r a t t i ( e x
sindaco di Milano) e di
Roberto Formigoni (il
celeste governatore della
Lombardia), con il finale
avallo del buon Giuliano
Pisapia che approva la
variante urbanistica.
L'Agenzia del territorio,
all'epoca della stima, dice
che il valore dell'area, se
fosse rimasta agricola,
sarebbe stato di 10 euro al
m e t r o q u a d r o m a ,
diventando zona D (cioè
area edificabile), il valore
lievita da 10 a 163 euro al
metro quadrato: ben sedici
volte di più!
Arexpo (ossia Comuni,
Pr o v i n c i a , Re g i o n e e
Fondazione Fiera) acquista
l'area alla cifra di 163
milioni di euro; il Comune
di Milano e la Regione
Lombardia contribuiscono
con 33 milioni di euro
ciascuno. Arexpo, a sua
volta, fa un contratto con
Expo 2015 per cedergli il
diritto di uso del suolo fino a
giugno 2016. Scaduto tale
termine il terreno tornerà ad
Arexpo.
A guadagnarci, in questo prima
fase, sono privati come il
Gruppo Cabassi per 50 milioni
di euro e la Fondazione Fiera
(pubblica) per 66 milioni, che
andranno a coprire i suoi buchi
di bilancio.
Nulla di nuovo purtroppo fin
qua. Ma cosa accadrà nel 2016,
finito l'Expo? Arexpo, una volta
smontati i padiglioni, si troverà
sul groppone i costi sostenuti
per comprare i terreni.
Proprio per recuperare questi
soldi, decide di fare un bando
di gara (che risale ad agosto),
scaduto lo scorso 15 novembre
alle ore 12:00. Arexpo chiede
per quell'area 340 milioni di
euro (315 milioni per Arexpo e
25 milioni per Expo 2015
S.p.a.), nonché la disponibilità
da parte del compratore a
lasciare la maggior parte di quel
terreno a verde o a uso
pubblico. Ma indovinate un
po'? Nessuno si è proposto. Le
condizioni, infatti, sono tali per
c u i n e s s u n p r i v a t o
investirebbe.
Ci viene allora da pensare
che la volontà era quella di
arrivare a dover fare un
altro bando in cui si
abbassano le "pretese" di
Arexpo (incrementando
q u i n d i l e c u b a t u r e
realizzabili e riducendo le
superfici a verde) fino a che
il piatto non diventerà
abba s t anz a " luc ros o e
succulento" per gli appetiti
dei costruttori privati.
E ci viene da pensare anche
c h e s i p r o c e d e r à
spezzettando l'area in lotti
buoni e lot t i c a t t i v i ,
lasciando al pubblico, ai
cittadini, i costi e dando ai
privati i guadagni sulla
falsariga delle bad company
e good company.
Pertanto, se verrà venduto, il
privato potrà lucrare su un
suolo che non avrebbe
avuto alcun appeal (pre
EXPO) e che ora si ritrova
a d d i r i t t u r a g i à
urbanizzato(fogne, luce,
strade ecc..); se non verrà
venduto, si saranno spesi
tanti milioni di euro di soldi
pubblici per un terreno che,
finita la festa, non vale
niente. Alla fine, vada come
vada, a rimetterci saranno le
amministrazioni locali e
quindi i cittadini.
Andrea Cioffi senato
4. Nelle ultime settimane sono
emersi due fatti importanti,
che richiedono chiarezza a
proposito del progetto del
polo logistico di Agognate.
Il primo fatto è la bolla di
sapone dell'installazione ad
Agognate di una nota
mu l t i n a z i o n a l e d e l l a
distribuzione.
A smentire questa ipotesi,
diversi giornali, di solito ben
informati, annunciano che la
multinazionale in questione
sta valutando due alternative
per un suo nuovo impianto
nel Nord Italia o nel Sud
d e l l a F r a n c i a , p e r l a
precisione a Torino oppure a
Nizza. L’opzione
Agognate è oggi del tutto
scomparsa dal ventaglio
delle possibilità, ammesso
che un anno fa questa
ipotesi avesse avuto una
qualche consistenza.
Secondo fatto: le devastanti
esondazioni del torrente
Agogna di questi ultimi
g i o r n i , amp i ame n t e
p re v e d i b i l i s u b a s e
storica, sconsigliano nel
modo più assoluto di
p r o g e t t a r e u n p o l o
logistico in quest’area
c o s ì r i s c h i o s a d i
Agognate.
En passant un discorso
analogo si presenta per l'
ampliamento del CIM a Pernate
a causa delle esondazioni del
Terdoppio.
Ebbene, pensare di costruire
capannoni per scopi ignoti, in
un' area decisamente pericolosa
com'è Agognate, sottraendo un
milione di metri quadrati alla
p r o d u z i o n e a g r i c o l a e d
aumentando così i rischi di
dissesto idrogeologico, per di
più in presenza sul luogo di
numerosi capannoni vuoti
da anni, a noi sembra
d e c i s a m e n t e
un'operazione insensata
e contraria agli interessi
dei cittadini di Novara e
dei Comuni limitrofi.
S a r e m m o l i e t i , s e
qualcuno ci convincesse
del contrario.
F.T.
Stop ai capannoni
Attenzione
ci troviamo sempre al
venerdì dalle ore 21.00
In piazza Sacro Cuore 5.
(zona viale Roma) Come sempre a Novara