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Se fossi Renzi... 
Se fossi Renzi... ridurrei le tasse! Ma 
che sbadato, l’ha già fatto nella legge 
di stabilità! 
Nel 2015 la pressione fiscale calerà 
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GabrieleSozzani@twitter 
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r i b a t t e z z a t a l a S t a t e Grid 
Corporation of China, che controlla 
la State International Developement 
Limited (Sgid) si approprierà del 
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a l m e n o u n a d i s c u s s i o n e 
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senza vagliare altre possibilità. 
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perché "ce lo chiede l'Europa", 
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ci sono sempre. 
Al 31 gennaio 2012 ammontava 
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italiana a fronte di titoli in 
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In pratica, negli anni '90, il 
governo ha sottoscritto dei 
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d'affari grazie ai quali, allora, ha 
abbattuto il peso degli interessi 
sul debito. Oggi, però, in epoca 
di tassi bassi, gli equilibri sono 
cambiati e quei contratti 
rappresentano delle perdite 
potenziali per lo Stato nei 
c o n f r o n t i d e g l i i s t i t u t i 
internazionali (tutti i grandi nomi 
colpevoli della crisi globale del 
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Ora il Tesoro, con la Stabilità, si 
impegna a depositare titoli o 
liquidi presso conti esteri come 
pegno per garantire queste 
banche. 
Ma chi paga? I cittadini 
n a t u r a lme n t e , i p i c c o l i 
r i s p a r m i a t o r i , c h e , n e l 
malaugurato caso si arrivasse al 
default, vedranno i loro sacrifici 
andare in fumo a vantaggio delle 
povere banche d'affari, veri e propri 
creditori privilegiati che potranno 
rivalersi sui depositi di garanzia. 
Il servizio studi della 
Camera dei deputati 
ha sollevato dubbi 
rispetto alla carenza di 
informazioni fornite dal 
governo sui profili di 
rischio che questo tipo 
di garanzie comporterebbe. 
Per questi motivi il M5S si è 
o p p o s t o f e r m a m e n t e i n 
Commissione. È inaccettabile che 
l'esecutivo ci chieda di approvare 
una delega in bianco al Ministero 
che, con decreto, definirà, di fatto, 
t u t t e l e c a r a t t e r i s t i c h e 
dell'operazione, esautorando il 
Parlamento da qualsiasi possibilità 
di intervento. 
Perché il ministero dell'Economia 
dovrebbe farsi carico anche di 
questo fardello quando da parte 
delle banche si è ricevuto poco o 
nulla in cambio? Quando le banche 
torneranno a finanziare l'economia 
reale? Quando la smetteranno di 
indebitarsi con titoli tossici e prodotti 
finanziari pericolosi? 
A pensar male si fa peccato, si dice. 
Ma indovinate un po' chi era il 
direttore generale del Tesoro 
durante gli anni del boom della 
stipula dei contratti derivati 
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dello Stato? 
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Mario Draghi, quello dei fallimentari 
Ltro e Tltro, che dovevano 
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soldi all'economia reale, ma che son 
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private speculazioni. 
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mani della finanza speculativa. 
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Chi comprerà l’Expò 
Parliamo ancora di Expo, 
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sulla questione dei terreni su 
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esposizione universale. 
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volta nella storia delle 
esposizioni universali si è 
deciso di utilizzare un'area 
privata. La grande trovata è 
stata di quei due "geni" di 
L e t i z i a Mo r a t t i ( e x 
sindaco di Milano) e di 
Roberto Formigoni (il 
celeste governatore della 
Lombardia), con il finale 
avallo del buon Giuliano 
Pisapia che approva la 
variante urbanistica. 
L'Agenzia del territorio, 
all'epoca della stima, dice 
che il valore dell'area, se 
fosse rimasta agricola, 
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m e t r o q u a d r o m a , 
diventando zona D (cioè 
area edificabile), il valore 
lievita da 10 a 163 euro al 
metro quadrato: ben sedici 
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Arexpo (ossia Comuni, 
Pr o v i n c i a , Re g i o n e e 
Fondazione Fiera) acquista 
l'area alla cifra di 163 
milioni di euro; il Comune 
di Milano e la Regione 
Lombardia contribuiscono 
con 33 milioni di euro 
ciascuno. Arexpo, a sua 
volta, fa un contratto con 
Expo 2015 per cedergli il 
diritto di uso del suolo fino a 
giugno 2016. Scaduto tale 
termine il terreno tornerà ad 
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fase, sono privati come il 
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da parte del compratore a 
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c h e s i p r o c e d e r à 
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a d d i r i t t u r a g i à 
urbanizzato(fogne, luce, 
strade ecc..); se non verrà 
venduto, si saranno spesi 
tanti milioni di euro di soldi 
pubblici per un terreno che, 
finita la festa, non vale 
niente. Alla fine, vada come 
vada, a rimetterci saranno le 
amministrazioni locali e 
quindi i cittadini. 
Andrea Cioffi senato
Nelle ultime settimane sono 
emersi due fatti importanti, 
che richiedono chiarezza a 
proposito del progetto del 
polo logistico di Agognate. 
Il primo fatto è la bolla di 
sapone dell'installazione ad 
Agognate di una nota 
mu l t i n a z i o n a l e d e l l a 
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diversi giornali, di solito ben 
informati, annunciano che la 
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sta valutando due alternative 
per un suo nuovo impianto 
nel Nord Italia o nel Sud 
d e l l a F r a n c i a , p e r l a 
precisione a Torino oppure a 
Nizza. L’opzione 
Agognate è oggi del tutto 
scomparsa dal ventaglio 
delle possibilità, ammesso 
che un anno fa questa 
ipotesi avesse avuto una 
qualche consistenza. 
Secondo fatto: le devastanti 
esondazioni del torrente 
Agogna di questi ultimi 
g i o r n i , amp i ame n t e 
p re v e d i b i l i s u b a s e 
storica, sconsigliano nel 
modo più assoluto di 
p r o g e t t a r e u n p o l o 
logistico in quest’area 
c o s ì r i s c h i o s a d i 
Agognate. 
En passant un discorso 
analogo si presenta per l' 
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milione di metri quadrati alla 
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qualcuno ci convincesse 
del contrario. 
F.T. 
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  • 1. Se fossi Renzi... Se fossi Renzi... ridurrei le tasse! Ma che sbadato, l’ha già fatto nella legge di stabilità! Nel 2015 la pressione fiscale calerà di uno strabiliante decimale, lo 0,1%... Ma non preoccupatevi risalirà nei due anni successivi! Come mai? Semplicissimo... quello che Renzi toglie da una parte (5 miliardi, il 10 % dell’Irap per le imprese nel 2015) verrà recuperato dalle regioni o dai comuni. Cominciamo da questi ultimi: con l’istituzione della local tax, l’aliquota Tasi passerà dal 2 per mille (aliquota media) al 2,5 per mille fino al 5 per mille, con detrazione fissa di 100 € senza sconti per i figli... a meno che i comuni decidano diversamente... ma dubitiamo che siano così generosi! L’aliquota massima sulla seconda casa arriverà al 12 per mille... In Piemonte Chiamparino non ha aumentato l’Irap. Finalmente un governatore di parola: ha SOLO aumentato le addizionali Irpef al massimo e il bollo auto (per quelle più potenti)... Ma il bello arriverà a Capodanno: il nuovo Isee, cioè un indicatore della ricchezza usato per stabilire chi ha diritto agli assegni sociali e agli sconti sulle mense scolastiche subirà un rivoluzione. La rendita catastale della casa sarà aumentata del 160 per cento: un bel risultato! Numerosi proprietari di casa non avranno più diritto alle agevolazioni di cui hanno sempre goduto, anche se il loro tenore di vita non è cresciuto! Chi vorrà trovare in busta paga le quote della liquidazione (TFR) sappia bene che sarà tassato secondo le normali aliquote, cioè fra il 38 e il 41 per cento... Meglio pochi, maledetti, ma subito... contento lui... Chi aprirà una partita Iva pagherà un’aliquota del 15 per cento (oggi si paga un forfait del 5%), ma solo se fattura meno di 15.000 € (professionista) o 40.000 € (artigiano): in pratica giovani professionisti (per lo più precari) pagheranno di più... Per finanziare gli 80 €, Renzi li ha presi dalle rendite finanziarie, cioè dai guadagni ottenuti dai risparmiatori: dal primo luglio l’aliquota è passata dal 20 al 26 per cento! Quindi le casse private dei professionisti e la previdenza Stampato in proprio complementare di ciascun cittadino, i famosi piani pensionistici assicurativi privati, verseranno nel calderone dello Stato un obolo pesante: 26 € ogni 100 € di guadagno! Anche i lavoratori dipendenti saranno chiamati alla tosatura: la tassazione sui rendimenti annui dei loro contributi passerà dall’11,5 % al 20 %! E chissà, magari al 26% in un prossimo, cioè vicinissimo, futuro... E, qualora i conti peggiorassero, è pronta la mannaia delle accise sui carburanti: 6 centesimi in più da giugno 2015... E l’Iva dove la mettiamo? Per il 2015 resterà uguale, ma dal 2016 potrebbe passare dal 22% al 25,5% e dal 10% al 13%... Mah! Se fossi Renzi... la smetterei di dire che ho ridotto le tasse!!! Renzi: 'I sindacati inventano scioperi, io creo lavoro'. Adesso fanno a gara a chi le spara più grosse. Sarà una bella lotta… GabrieleSozzani@twitter di Lorenzo Rolla
  • 2. Svendite e Regalie Tramite la Cassa depositi e prestiti, il Governo ha dato un altro duro colpo alla svendita del patrimonio pubblico, annunciando la cessione di quote di minoranza di Snam e Terna, detenute da Cdp Reti Spa, a 33 fondazioni di origine bancaria e alla Cassa Nazionale di Previdenza e Assistenza Forense. Si parla di quasi 500 milioni di euro, il 14% che si va ad aggiungere a quel 35% che Cdp aveva già deliberato in favore della State Grid Corporation of China. «In questo modo si stanno dando in pasto alle banche e agli investitori stranieri pezzi strategici del settore energetico italiano. Il nostro Paese continua a cedere sovranità in cambio di una logica di profitto a breve termine per far cassa e ripagare i debiti», commenta il senatore Gianni Girotto, capogruppo M5S in X° commissione Industria, turismo e commercio. L'Enel cinese, come è stata r i b a t t e z z a t a l a S t a t e Grid Corporation of China, che controlla la State International Developement Limited (Sgid) si approprierà del 3 5 % d e l c a p i t a l e s o c i a l e internamente di proprietà della Cassa Depositi e Prestiti per un ammontare di 2.101 milioni di euro. A questi si aggiungono altri 500 milioni. Ma l'Italia sta per perdere un pezzo importante del proprio patrimonio. «Voglio ricordare - sottolinea il senatore 5 Stelle - che l'attività di svendita sta avvenendo senza alcun confronto parlamentare e al momento sono sconosciute le cause. Ribadiamo come M5S che sarebbe stato opportuno aprire a l m e n o u n a d i s c u s s i o n e trasparente per approfondire i motivi che hanno portato il Governo a scegliere la strada della svendita senza vagliare altre possibilità. C o m e M5S a v e v a m o g i à evidenziato in diverse interrogazioni quali fossero i rischi dell'operazione, sottolineando la necessità e l'importanza di non perdere pezzi di patrimonio pubblico come la rete elettrica di Terna o Snam.» Altri Soldi pubblici altro regalo alle Banche. Me n t r e p e r i l d i s s e s t o idrogeologico o per le Pmi i fondi non ci sono, mentre i lavoratori sono costretti a elemosinare gli 80 euro elettorali, i disoccupati non hanno alcuna tutela e i precari sono sempre più precari perché "ce lo chiede l'Europa", per i banchieri coraggiosi gli aiuti ci sono sempre. Al 31 gennaio 2012 ammontava a 160 miliardi di euro (10% del PIL), il nozionale complessivo di strumenti derivati a copertura di debito emessi dalla Repubblica italiana a fronte di titoli in circolazione per 1.624 miliardi di euro. In pratica, negli anni '90, il governo ha sottoscritto dei contratti con le grandi banche d'affari grazie ai quali, allora, ha abbattuto il peso degli interessi sul debito. Oggi, però, in epoca di tassi bassi, gli equilibri sono cambiati e quei contratti rappresentano delle perdite potenziali per lo Stato nei c o n f r o n t i d e g l i i s t i t u t i internazionali (tutti i grandi nomi colpevoli della crisi globale del 2008). Ora il Tesoro, con la Stabilità, si impegna a depositare titoli o liquidi presso conti esteri come pegno per garantire queste banche. Ma chi paga? I cittadini n a t u r a lme n t e , i p i c c o l i r i s p a r m i a t o r i , c h e , n e l malaugurato caso si arrivasse al default, vedranno i loro sacrifici andare in fumo a vantaggio delle povere banche d'affari, veri e propri creditori privilegiati che potranno rivalersi sui depositi di garanzia. Il servizio studi della Camera dei deputati ha sollevato dubbi rispetto alla carenza di informazioni fornite dal governo sui profili di rischio che questo tipo di garanzie comporterebbe. Per questi motivi il M5S si è o p p o s t o f e r m a m e n t e i n Commissione. È inaccettabile che l'esecutivo ci chieda di approvare una delega in bianco al Ministero che, con decreto, definirà, di fatto, t u t t e l e c a r a t t e r i s t i c h e dell'operazione, esautorando il Parlamento da qualsiasi possibilità di intervento. Perché il ministero dell'Economia dovrebbe farsi carico anche di questo fardello quando da parte delle banche si è ricevuto poco o nulla in cambio? Quando le banche torneranno a finanziare l'economia reale? Quando la smetteranno di indebitarsi con titoli tossici e prodotti finanziari pericolosi? A pensar male si fa peccato, si dice. Ma indovinate un po' chi era il direttore generale del Tesoro durante gli anni del boom della stipula dei contratti derivati (avvenuto negli anni 90') da parte dello Stato? L'attuale governatore della Bce Mario Draghi, quello dei fallimentari Ltro e Tltro, che dovevano "incoraggiare" le banche a prestare soldi all'economia reale, ma che son serviti a tappare i buchi delle loro private speculazioni. Basta pagare per gli errori fatti da altri. Basta abbandonare il Paese nelle mani della finanza speculativa. Basta Renzi.
  • 3. Chi comprerà l’Expò Parliamo ancora di Expo, concentrandoci questa volta sulla questione dei terreni su cui sor g e r à l a g r ande esposizione universale. Come è noto, per la prima volta nella storia delle esposizioni universali si è deciso di utilizzare un'area privata. La grande trovata è stata di quei due "geni" di L e t i z i a Mo r a t t i ( e x sindaco di Milano) e di Roberto Formigoni (il celeste governatore della Lombardia), con il finale avallo del buon Giuliano Pisapia che approva la variante urbanistica. L'Agenzia del territorio, all'epoca della stima, dice che il valore dell'area, se fosse rimasta agricola, sarebbe stato di 10 euro al m e t r o q u a d r o m a , diventando zona D (cioè area edificabile), il valore lievita da 10 a 163 euro al metro quadrato: ben sedici volte di più! Arexpo (ossia Comuni, Pr o v i n c i a , Re g i o n e e Fondazione Fiera) acquista l'area alla cifra di 163 milioni di euro; il Comune di Milano e la Regione Lombardia contribuiscono con 33 milioni di euro ciascuno. Arexpo, a sua volta, fa un contratto con Expo 2015 per cedergli il diritto di uso del suolo fino a giugno 2016. Scaduto tale termine il terreno tornerà ad Arexpo. A guadagnarci, in questo prima fase, sono privati come il Gruppo Cabassi per 50 milioni di euro e la Fondazione Fiera (pubblica) per 66 milioni, che andranno a coprire i suoi buchi di bilancio. Nulla di nuovo purtroppo fin qua. Ma cosa accadrà nel 2016, finito l'Expo? Arexpo, una volta smontati i padiglioni, si troverà sul groppone i costi sostenuti per comprare i terreni. Proprio per recuperare questi soldi, decide di fare un bando di gara (che risale ad agosto), scaduto lo scorso 15 novembre alle ore 12:00. Arexpo chiede per quell'area 340 milioni di euro (315 milioni per Arexpo e 25 milioni per Expo 2015 S.p.a.), nonché la disponibilità da parte del compratore a lasciare la maggior parte di quel terreno a verde o a uso pubblico. Ma indovinate un po'? Nessuno si è proposto. Le condizioni, infatti, sono tali per c u i n e s s u n p r i v a t o investirebbe. Ci viene allora da pensare che la volontà era quella di arrivare a dover fare un altro bando in cui si abbassano le "pretese" di Arexpo (incrementando q u i n d i l e c u b a t u r e realizzabili e riducendo le superfici a verde) fino a che il piatto non diventerà abba s t anz a " luc ros o e succulento" per gli appetiti dei costruttori privati. E ci viene da pensare anche c h e s i p r o c e d e r à spezzettando l'area in lotti buoni e lot t i c a t t i v i , lasciando al pubblico, ai cittadini, i costi e dando ai privati i guadagni sulla falsariga delle bad company e good company. Pertanto, se verrà venduto, il privato potrà lucrare su un suolo che non avrebbe avuto alcun appeal (pre EXPO) e che ora si ritrova a d d i r i t t u r a g i à urbanizzato(fogne, luce, strade ecc..); se non verrà venduto, si saranno spesi tanti milioni di euro di soldi pubblici per un terreno che, finita la festa, non vale niente. Alla fine, vada come vada, a rimetterci saranno le amministrazioni locali e quindi i cittadini. Andrea Cioffi senato
  • 4. Nelle ultime settimane sono emersi due fatti importanti, che richiedono chiarezza a proposito del progetto del polo logistico di Agognate. Il primo fatto è la bolla di sapone dell'installazione ad Agognate di una nota mu l t i n a z i o n a l e d e l l a distribuzione. A smentire questa ipotesi, diversi giornali, di solito ben informati, annunciano che la multinazionale in questione sta valutando due alternative per un suo nuovo impianto nel Nord Italia o nel Sud d e l l a F r a n c i a , p e r l a precisione a Torino oppure a Nizza. L’opzione Agognate è oggi del tutto scomparsa dal ventaglio delle possibilità, ammesso che un anno fa questa ipotesi avesse avuto una qualche consistenza. Secondo fatto: le devastanti esondazioni del torrente Agogna di questi ultimi g i o r n i , amp i ame n t e p re v e d i b i l i s u b a s e storica, sconsigliano nel modo più assoluto di p r o g e t t a r e u n p o l o logistico in quest’area c o s ì r i s c h i o s a d i Agognate. En passant un discorso analogo si presenta per l' ampliamento del CIM a Pernate a causa delle esondazioni del Terdoppio. Ebbene, pensare di costruire capannoni per scopi ignoti, in un' area decisamente pericolosa com'è Agognate, sottraendo un milione di metri quadrati alla p r o d u z i o n e a g r i c o l a e d aumentando così i rischi di dissesto idrogeologico, per di più in presenza sul luogo di numerosi capannoni vuoti da anni, a noi sembra d e c i s a m e n t e un'operazione insensata e contraria agli interessi dei cittadini di Novara e dei Comuni limitrofi. S a r e m m o l i e t i , s e qualcuno ci convincesse del contrario. F.T. Stop ai capannoni Attenzione ci troviamo sempre al venerdì dalle ore 21.00 In piazza Sacro Cuore 5. (zona viale Roma) Come sempre a Novara