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Nell'estate del 1778, studiando con il microscopio solare - un
raggio di luce solare che attraversa una lente - le ombre,
proiettate su un telo, di una fiamma di candela o di diversi oggetti
incandescenti, nota che quelle ombre non sono compatte, ma
circondate da aloni luminescenti in movimento.
Microscopio solare
Avendo ripetuto più volte le osservazioni, si convince che quegli
aloni siano l'immagine del fluido igneo emesso dal corpo
incandescente. Nella scienza del tempo si ipotizzava che il calore
fosse una sostanza indipendente presente in ogni corpo, che
poteva liberarsi mediante un'azione esterna: per questo motivo
era chiamato anche calore latente o fluido calorico o fluido igneo:
ora Marat credette di aver scoperto il modo di renderlo visibile,
dimostrandone così l'esistenza.
DÉCOUVERTES SUR LE FEU, L'ÉLÉCTRICITÉ ET LA
LUMIÈRE
Nell'inverno di quell'anno prepara
una memoria sulla sua scoperta,
le Découvertes sur le feu, l'éléctricité
et la lumière in cui sostiene che
il fluido igneo - diverso dal fluido
dell'elettricità e della luce - è costituito
di corpuscoli pesanti e trasparenti,
il cui movimento produce gli effetti del
calore. La memoria viene presentata all'
Académie des sciences di Parigi, perché
si pronunci sulla validità scientifica delle
tesi esposte. Ripetuti gli esperimenti, la commissione
dell'Accademia, nella quale viene coinvolto per qualche tempo
anche Franklin, conclude che i fatti osservati corrispondono a quanto
esposto nella memoria di Marat, ma non si pronuncia sull'esistenza del fluido
igneo.
Benjamin
Franklin
DÉCOUVERTES SUR LA LUMIÈRE
Marat prepara una nuova memoria,
stampata poi con il titolo Découvertes
sur la lumière, nella quale pretende di
apportare delle correzioni alla teoria
ottica di Newton: al fisico inglese
contesta che la diffrazione sarebbe
un comportamento costante
- e non episodico - dei raggi luminosi,
che sarebbero sempre deviati nel loro
percorso rettilineo dall'attrazione di
gravità esercitata dai corpi.
Questo fatto comporterebbe, secondo
Marat, che la formazione dello spettro
ottenuto dalla rifrazione della luce nel
prisma ottico, si sarebbe in realtà già
verificata nell'aria; quanto ai colori,
essi sarebbero soltanto tre - rosso, giallo e blu - e non sette.
Newton
Il segretario dell'Accademia delle scienze
Condorcet nominò una commissione per la
verifica dei risultati, a capo della quale fu
posto Jacques Cousin. In attesa dei
risultati, Marat rielabora la sua
precedente memoria sul fuoco, scrivendo
le Recherches physiques sur le feu e apre
una scuola all'Hotel d'Aligre, in rue Saint-
Honoré, facendo tenere una breve serie di
corsi di fisica dall'amico abate Filassier e
dal professore della Sorbona Jacques
Charles.
Il 10 maggio del 1780 vengono rese
ubbliche le conclusioni della commissione
scientifica dell'Accademia: le esperienze
di Marat non sembrano provare ciò che
l'autore immagina e sono contrarie in
generale a ciò che si conosce dell'ottica».
Charles
RECHERCHES PHYSIQUES SUR L'ÉLECTRICITÉ
La decisione dell'Accademia fu naturalmente
spiacevole per Marat ma egli continuò i suoi
esperimenti e fece stampare un nuovo volume,
le Recherches physiques sur l'électricité, nel
quale sostiene che il «fluido» elettrico è
costituito da particelle che - contrariamente
all'opinione diffusa anche allora - si
attraggono tra di loro. Nel libro contesta
anche l'opinione che esistano poli elettrici di
diverso segno e dubita della reale efficacia
del parafulmine, la recente invenzione di
Franklin. Invitò anche Alessandro Volta, di
passaggio a Parigi, ad assistere ai suoi
esperimenti, ma finì per irritarsi di fronte allo
scetticismo dell'italiano. Nel marzo del 1783
ha un'autentica rissa con il professor Charles,
che si era permesso di mettere pubblicamente
in ridicolo la sua pretesa di confutare Newton.
Alessandro Volta
Il concorso indetto dall'Académie
royale des Sciences, Belles-
lettres et Arts di Rouen su tesi
che contestino l'efficacia
dell'elettricità nel campo medico
gli offre il destro di presentare
una memoria nella quale riferisce
di suoi esperimenti riguardanti
cure elettriche di affezioni della
più diversa natura, prive di
qualunque beneficio. Efficaci
risulterebbero invece, a suo dire,
locali applicazioni di elettrodi per
la cura degli edemi, delle
sciatiche e della gotta: e
nell'agosto del 1783 Marat ha la
soddisfazione di veder premiata
la sua memoria con la medaglia
d'oro dell'Accademia.
Académie royale des
Sciences, Belles-lettres et
Arts di Rouen
Nel 1786 partecipa ancora a tre concorsi scientifici, tutti incentrati
sulle radiazioni luminose e sui colori, ottenendo il premio soltanto
dall'Accademia di Rouen per una sua ricerca sui colori che appaiono
nelle bolle di sapone e di altri liquidi, per quanto il suo studio non sia
accurato e le conclusioni siano erronee: a suo avviso, infatti, «in ogni
corpo esistono particelle materiali di tre specie, ciascuna capace di
riflettere uno solo dei tre colori fondamentali, il rosso, il giallo e il blu.
Quando si separano, per l'attrazione che subiscono tra loro quelle di
identico colore, formano le iridescenze».

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  • 1.
  • 2. Nell'estate del 1778, studiando con il microscopio solare - un raggio di luce solare che attraversa una lente - le ombre, proiettate su un telo, di una fiamma di candela o di diversi oggetti incandescenti, nota che quelle ombre non sono compatte, ma circondate da aloni luminescenti in movimento. Microscopio solare
  • 3. Avendo ripetuto più volte le osservazioni, si convince che quegli aloni siano l'immagine del fluido igneo emesso dal corpo incandescente. Nella scienza del tempo si ipotizzava che il calore fosse una sostanza indipendente presente in ogni corpo, che poteva liberarsi mediante un'azione esterna: per questo motivo era chiamato anche calore latente o fluido calorico o fluido igneo: ora Marat credette di aver scoperto il modo di renderlo visibile, dimostrandone così l'esistenza.
  • 4. DÉCOUVERTES SUR LE FEU, L'ÉLÉCTRICITÉ ET LA LUMIÈRE Nell'inverno di quell'anno prepara una memoria sulla sua scoperta, le Découvertes sur le feu, l'éléctricité et la lumière in cui sostiene che il fluido igneo - diverso dal fluido dell'elettricità e della luce - è costituito di corpuscoli pesanti e trasparenti, il cui movimento produce gli effetti del calore. La memoria viene presentata all' Académie des sciences di Parigi, perché si pronunci sulla validità scientifica delle tesi esposte. Ripetuti gli esperimenti, la commissione dell'Accademia, nella quale viene coinvolto per qualche tempo anche Franklin, conclude che i fatti osservati corrispondono a quanto esposto nella memoria di Marat, ma non si pronuncia sull'esistenza del fluido igneo. Benjamin Franklin
  • 5. DÉCOUVERTES SUR LA LUMIÈRE Marat prepara una nuova memoria, stampata poi con il titolo Découvertes sur la lumière, nella quale pretende di apportare delle correzioni alla teoria ottica di Newton: al fisico inglese contesta che la diffrazione sarebbe un comportamento costante - e non episodico - dei raggi luminosi, che sarebbero sempre deviati nel loro percorso rettilineo dall'attrazione di gravità esercitata dai corpi. Questo fatto comporterebbe, secondo Marat, che la formazione dello spettro ottenuto dalla rifrazione della luce nel prisma ottico, si sarebbe in realtà già verificata nell'aria; quanto ai colori, essi sarebbero soltanto tre - rosso, giallo e blu - e non sette. Newton
  • 6. Il segretario dell'Accademia delle scienze Condorcet nominò una commissione per la verifica dei risultati, a capo della quale fu posto Jacques Cousin. In attesa dei risultati, Marat rielabora la sua precedente memoria sul fuoco, scrivendo le Recherches physiques sur le feu e apre una scuola all'Hotel d'Aligre, in rue Saint- Honoré, facendo tenere una breve serie di corsi di fisica dall'amico abate Filassier e dal professore della Sorbona Jacques Charles. Il 10 maggio del 1780 vengono rese ubbliche le conclusioni della commissione scientifica dell'Accademia: le esperienze di Marat non sembrano provare ciò che l'autore immagina e sono contrarie in generale a ciò che si conosce dell'ottica». Charles
  • 7. RECHERCHES PHYSIQUES SUR L'ÉLECTRICITÉ La decisione dell'Accademia fu naturalmente spiacevole per Marat ma egli continuò i suoi esperimenti e fece stampare un nuovo volume, le Recherches physiques sur l'électricité, nel quale sostiene che il «fluido» elettrico è costituito da particelle che - contrariamente all'opinione diffusa anche allora - si attraggono tra di loro. Nel libro contesta anche l'opinione che esistano poli elettrici di diverso segno e dubita della reale efficacia del parafulmine, la recente invenzione di Franklin. Invitò anche Alessandro Volta, di passaggio a Parigi, ad assistere ai suoi esperimenti, ma finì per irritarsi di fronte allo scetticismo dell'italiano. Nel marzo del 1783 ha un'autentica rissa con il professor Charles, che si era permesso di mettere pubblicamente in ridicolo la sua pretesa di confutare Newton. Alessandro Volta
  • 8. Il concorso indetto dall'Académie royale des Sciences, Belles- lettres et Arts di Rouen su tesi che contestino l'efficacia dell'elettricità nel campo medico gli offre il destro di presentare una memoria nella quale riferisce di suoi esperimenti riguardanti cure elettriche di affezioni della più diversa natura, prive di qualunque beneficio. Efficaci risulterebbero invece, a suo dire, locali applicazioni di elettrodi per la cura degli edemi, delle sciatiche e della gotta: e nell'agosto del 1783 Marat ha la soddisfazione di veder premiata la sua memoria con la medaglia d'oro dell'Accademia. Académie royale des Sciences, Belles-lettres et Arts di Rouen
  • 9. Nel 1786 partecipa ancora a tre concorsi scientifici, tutti incentrati sulle radiazioni luminose e sui colori, ottenendo il premio soltanto dall'Accademia di Rouen per una sua ricerca sui colori che appaiono nelle bolle di sapone e di altri liquidi, per quanto il suo studio non sia accurato e le conclusioni siano erronee: a suo avviso, infatti, «in ogni corpo esistono particelle materiali di tre specie, ciascuna capace di riflettere uno solo dei tre colori fondamentali, il rosso, il giallo e il blu. Quando si separano, per l'attrazione che subiscono tra loro quelle di identico colore, formano le iridescenze».