XI Lezione - Arabo LAR Giath Rammo @ Libera Accademia Romana
La dinastia giulio claudia
1. La dinastia giulio - claudia(27 A.C.- 68 D.C.) AUGUSTO TIBERIO NERONE CALIGOLA CLAUDIO
2. Composizione I suoi componenti furono: AUGUSTO : 27 a.C. – 14 d.C TIBERIO (figlio adottivo di Augusto): 14 d.C -37 d.C. CALIGOLA(nipote di Augusto): 37 d.C. – 41 d.C. CLAUDIO(zio di Caligola): 41 d.C. – 54 d.C. NERONE(figlio adottivo di Claudio): 54 d.C.- 68 d.C. La dinastia Giulio - Claudia fu la prima a reggere in forma imperiale i territori governati da Roma, dopo la fine delle guerre civili e la trasformazione della struttura di potere da repubblica a potere assoluto di un solo uomo.
4. Strategia politica di Ottaviano. Ottaviano, nipote e figlio adottivo di Cesare, dopo avere vinto la guerra civile contro il rivale Marco Antonio (battaglia di Azio, 31 a.C.), riorganizzò la stato romano. Non eliminò nessunadelle istituzioni repubblicane: il Senato, i comizi, le magistrature del cursus honorum, le province, i governatorati provinciali, la carica di pontifexmaximus(supremo capo religioso), ma fece in modo che tutte fossero controllate da lui.
5. Ottaviano: “AVGVSTVS”, “pater patriae”, “PRINCEPS” Il Senato, nel 27 a.C., designò Ottaviano con il nome di AVGVSTVS(da augeo: accrescere) e lo proclamò pater patriae (->”padre della patria”, perché aveva salvato Roma dal traditore Marco Antonio) Il titolo che fu poi riconosciuto a lui e ai futuri imperatori romani fu quello di PRINCEPS(-> “il primo di tutti”)
6. Politica interna:i poteri di Augusto a Roma. A Roma Augusto ricopriva le cariche seguenti. TRIBUNICIA POTESTAS Proteggeva la plebe della città di Roma Convocava i comizi elettorali Convocava le riunioni del Senato Godeva della sacrosanctitas(inviolabilità) CURA ANNONAE Si occupava dei rifornimenti alimentaridella città PONTIFICATUS MAXIMUS Era il capo della religione romana
7. Politica interna:i senatori I senatori furono “ricompensati” per il loro sostegno con: la conferma del potere consultivo del Senato La scelta esclusiva di senatori per le cariche di proconsoli e propretori La rinuncia al potere consolare da parte di Augusto e l’aumento del numero dei consoli (da due a tre) La creazione di un ordosenatorius, di cui facevano parte solo i membri delle famiglie dei senatori La riduzione del numero dei senatori su base censitaria (1 milione di sesterzi)
8. La politica interna:famiglia e cultura. Augusto volle ripristinare i valori tradizionali, mosmaiorum, particolarmente con leggi a favore della famiglia. Fu un protettore delle arti, soprattutto la letteratura : intorno al suo amico Mecenate, che formò un circolo, si raccolsero Virgilio (“Eneide”), Orazio (“Odi”,”Carmen Saeculare”), Tito Livio (“Ab urbe condita libri”), Ovidio(“Metamorfosi”), Properzio. La famiglia romana Virgilio Orazio Tito Livio Ovidio Properzio
9. Politica militare:un esercito di professionisti Augusto trasformò in modo deciso l’esercito romano, introducendo il reclutamento dei soldati su base volontaria, che sostituì la leva obbligatoria. Il soldato professionista entrava a far parte delle legioni, in cui rimaneva venti/venticinque anni senza potersi sposare. Era ben pagato e spesso otteneva anche la cittadinanza romana, se non la possedeva. Al termine del servizio il milespoteva ricevere un appezzamento di terra per mantenersi
10. La coorte pretoria. Augusto creò la coorte pretoria, un drappello di novemila soldati scelti, che rimanevano stabilmente a Roma e proteggevano l’incolumità dell’imperatore. Erano comandati dal prefetto del pretorio.
11. Politica estera:le provincie imperiali e l’imperiumproconsulare. Il Senato affidò a Augusto il comando di alcune provincie consideratepericolosein quanto non del tutto sottomesseai romani o situate in aree di confine: imperiumproconsulare Furono chiamate “provincie imperiali”: all’interno di esse erano presenti legioni comandate da un incaricato di Augusto, il legatus Augusti pro praetore. Nel 14 d.C., alla morte di Augusto, queste provincie imperiali erano tredici.
12. Politica estera: le provincie senatorie e la mancata conquista dei territori renani Le provincie non imperiali, chiamate “senatorie”, furono comandate da ex consoli e ex pretori. Augusto preferì una politica estera moderata, fatta di accordi di sottomissione con territori “amici”, che conservarono autonomia politica in cambio di tasse e soldati. Non mancarono, tuttavia, conflitti soprattutto in Oriente (i Parti) e nel Nord Europa. Unico errore strategico fu la mancata sottomissione dei territori posti a est del fiume Reno (sconfitta di Teutoburgo, 9 d. C.)
14. Tiberio successore di Augusto. Era figlio di Livia, seconda moglie di Augusto, era stato un buon comandante militare e Augusto lo aveva adottato nel 4 d.C. in seguito alla morte di altri eredi designati. Tiberio condivise con Augusto i poteri di: tribuniciapotestas e imperiumproconsulare Tiberio successe a Augusto alla morte di quest’ultimo avvenuta nel 14 d.C,per designazione del Senato.
15. Politica interna. Tiberio cercò la collaborazione del Senato e rifiutò di ricevere onori divini, come forma di rispetto delle istituzioni romane. Modificò il sistema elettorale, che fu incentrato sul Senato, anziché sui comizi. Cercò di mantenere l’equilibrio economico dell’impero. Il Senato si oppose a lui in modo strisciante.
16. Politica estera:il confine renano e Germanico Tiberio cercò di rendere stabile e sicuro il confine dell’impero romano sul Reno grazie alle vittorie del nipote adottivo Germanico. Germanico era il successore di Tiberio designato da Augusto,in quanto era suo nipote. Era un comandante militare di grande successo e popolarità. Tiberio, forse invidioso di lui, lo mandò in missione in Oriente,dove Germanico morì avvelenato. Germanico
17. La II parte del principato di Tiberio:la degenerazione. A partire dalla morte di Germanico, crebbe il contrasto tra Tiberio e Agrippina maior, la sua vedova. L’uomo di fiducia di Tiberio diventò Seiano, prefetto del pretorio, che diventò assai potente. Dal 26 d.C., Tiberio visse quasi sempre a Capri e Roma fu governata da Seiano, che cercò di ampliare il suo potere personale. Scoperto a congiurare, Seiano fu giustiziato (31 d.C.). Agrippina si suicidò, le lotte tra Tiberio e Senato si fecero cruente, provocando false denunce e molti morti.. Tiberio morì, forse avvelenato, nel 37 d.C. Agrippina maior, vedova di Germanico, madre di Caligola e Agrippina minor
19. Una successione dinastica imposta dall’esercito e dal popolo. Gaio Claudio, detto “Caligola” (dal nome della calzatura dei soldati),successe a Tiberio nel 37 d.C. La sua salita al trono fu imposta dagli eserciti e dai pretoriani, perché Tiberio non aveva designato un erede. Caligola divenne imperatore perché era pronipote di Augusto e figlio di Germanico, la cui figura era rimasta assai popolare sia tra i romani, sia tra i soldati.
20. La politica interna: popolarità e eccessi di un princeps “antoniano”. Caligola fu un imperatore di tipo “antoniano”, cioè aveva una concezione del princeps come sovrano assoluto, di origine divina. Era molto popolare a Roma perché organizzava grandi spettacoli circensi e progettò edifici grandiosi che rovinarono le finanze dell’impero. Il Senato gli era avverso, in quanto egli governò senza mai cercare la sua collaborazione. Il Circo Massimo, luogo delle gare ippiche
21. La politica estera:stati cuscinetto e tensioni con gli Ebrei. Caligola sfruttò le relazioni diplomatiche costruite dal suo bisnonno Marco Antonio per riprendere la politica degli “stati cuscinetto”, già attuata da Augusto, soprattutto in Oriente. Scatenò tuttavia un duro conflitto con gli Ebrei quando volle che una sua statua fosse posta nel tempio di Gerusalemme, per esservi adorato come Dio. Tale episodio creò gravi conflitti in Giudea e nell’Asia Minore.
22. La fine di Caligola. I suoi eccessi da sovrano orientale gli alienarono via via anche il sostegno dei pretoriani, contrari a un princeps che non rispettava il mosmaiorum. Nel gennaio del 41 d.C., durante uno dei grandi spettacoli del circo, Caligola fu ucciso in una congiura organizzata dai pretoriani con il sostegno del senato.
24. La politica interna:il governo dei liberti. Claudio successe al nipote Caligola in quanto membro della sua stessa famiglia e fratello di Germanico:per questo ottenne il sostegno dell’esercito e del Senato. Immediatamente, però, si fece detestare dal Senato, perché, in base a ragioni di effettiva competenza, ristrutturò l’alta burocrazia imperiale sottraendola ai senatori e affidando a quattro liberti (ex schiavi liberati) di sua fiducia l’amministrazione dell’impero. Segretariato generale Addetto alle finanze Responsabile delle suppliche Responsabile delle cause giuridiche da discutere presso il princeps.
25. Politica interna:opere pubbliche Costruì il porto di Ostia per garantire l’approvigionamento granario di Roma. Ammodernò la cura annonae. Fece costruire un nuovo acquedotto Bonificò la piana del Fucino, in Abruzzo, per aumentare il terreno coltivabile in Italia centrale. Ostia Antica La Piana del Fucino
26. Politica estera:apertura alle provincie e pacificazione. Claudio aprì il Senato a membri del notabilato delle provincie: Gallia e zone orientali, per coinvolgerle maggiormente nel governo imperiale. Conquistò la Britannia meridionale (43d.C) che divenne provincia. Migliorò con le provincie orientali e gli ebrei i rapporti, rovinati da Caligola. Concesse numerose cittadinanze romane a abitanti delle provincie che si erano segnalati negli eserciti romani.
27. Una vita privata turbolenta. Claudio sposò in terze nozze la bellissima Messalina, donna dissoluta, che gli diede il figlio Britannico. Accusata di complottare contro il marito, Messalina fu giustiziata (48 d.C.) La quarta moglie di Claudio fu la nipote, Agrippina minor, sorella di Caligola. Agrippina aveva un figlio, Lucio DomizioEnobarbo, che fu adottato nel 51 d.C. da Claudio e assunse il nome di Nerone. Messalina Agrippina minor
28. La morte di Claudio Agrippina, desiderosa di assicurare il trono al proprio figlio Nerone, organizzò l’avvelenamento del marito con l’aiuto del liberto Narciso. Nel 54 Claudio fu ucciso, lasciando impregiudicata la questione della sua successione.
34. Politica interna:il neronismo. Nerone, appassionato di cultura e poesia greca e ammiratore dei re orientali, progressivamente si allontanò dalle idee di Seneca, e cominciò a governare senza consultarsi con il Senato. Come il suo predecessore Caligola, anche Nerone fu un imperatore “antoniano”, convinto che l’imperatore fosse un dio che aveva la missione di rendere migliori i suoi sudditi attraverso l’arte e la cultura, creando una società nuova a immagine e somiglianza della sua personalità -> “neronismo”.
35. Politica interna:Nerone diventa sovrano assoluto. Nerone cominciò a isolarsi dai suoi maestri e protettori e dal 59 d.C. governò da solo. Dopo avere ucciso il fratellastro Britannico,nel 59 uccise la madre Agrippina. Burro morì quasi contemporaneamente, e Seneca nel 61 si ritirò dalla vita pubblica. Nel 62 Nerone divorziò dalla moglie Ottavia, sorella di Britannico (che poi fece uccidere), e sposò Poppea, che gli era stata affiancata dal nuovo prefetto del pretorio, Tigellino. Poppea,seconda moglie Di Nerone
36. Politica interna:l’esautorazione del Senato. Nerone era molto popolare tra i romani per il suo amore per i giochi del circo e per la sua vena artistica. Il Senato, invece, mostrava sempre maggiore insofferenza verso Nerone, soprattutto dopo che quest’ultimo aveva progettato una riforma fiscale che avrebbe colpito i proprietari terrieri che erano quasi tutti senatori. Inoltre Nerone aveva cominciato a scegliere uomini di sua fiducia per governare le provincie, anziché senatori.
37. Politica interna:congiure e repressione. Nerone governava come un monarca orientale, e aveva passioni che erano ritenute indegne di un princeps romano: canto, recitazione, lotta. I senatori cominciarono a pensare di eliminare Nerone, ma egli sventò tutte le congiure grazie a Tigellino, e decimò l’ordosenatorius. Il tentativo più serio di eliminare Nerone fu la congiura detta di Pisone(dal nome di chi doveva salire al trono): quando fu scoperta furono eliminate cinquanta persone, tra cui Seneca, 65 d.C.
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40. L’epilogo del regno di Nerone. L’imperatore compì un viaggio in Grecia nel 66 per partecipare alle competizioni artistiche di quella provincia e, dopo avere vinto tutte le gare, concesse ad essa l’autonomia. Questo atto,unito al sospetto per l’incendio, alimentato dalla costruzione nelle zone bruciate della grandiosa Domus aurea,sua residenza, spinse gli eserciti e i pretoriani a rivoltarsi contro l’imperatore, con il sostegno del senato. Interno della Domus aurea
41. La morte di Nerone ela fine della dinastia Giulio – Claudia. Una serie di rivolte degli eserciti delle provincie, Gallia Lugdunense, Spagna, Africa, Germania, fu il segno che l’imperatore era ormai troppo debole per resistere. I pretoriani lo abbandonarono, il senato lo proclamò hostispublicus. Nerone fuggì da Roma per salvarsi, ma fu costretto a suicidarsi durante la fuga. Nel 68 d.C., con Nerone finì la dinastia dei giulio–claudi.