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L’età giolittiana
Giolitti e i suoi simpatizzanti a Dronero, il collegio elettorale
dell’uomo politico piemontese

                        “La politica è l'arte di governare il paese quale è e con le
                        leggi che ci sono“ (discorso alla Camera, 21 giugno 1901)
Il contesto politico europeo:
le due Internazionali socialiste
La I internazionale (Londra, 1864)
         • Il movimento internazionalista nacque a
           Londra nel 1864, in conseguenza dell’esigenza
           sentita in diversi paesi dal movimento operaio
           di stabilire un collegamento tra i lavoratori a
           livello internazionale
         • Delegazioni provenienti da diversi paesi
           europei si riunirono nella capitale inglese per
           far nascere questa organizzazione che assunse
           il nome di Associazione internazionale dei
           lavoratori
         • In realtà, solo le Trade Unions inglesi e le
           organizzazioni francesi mandarono
           all’incontro delegazioni rappresentative
         • Per l’Italia partecipò un emissario di Mazzini
         • Egli fu però estromesso dall’Associazione
           quando non accettò lo Statuto elaborato da
           Karl Marx, presente a titolo personale, che
           aveva insistito perché l’organizzazione
           assumesse un carattere classista
La proposta politica di Marx
            • In realtà durante il congresso si delinearono
              chiaramente due diverse interpretazioni del ruolo
              politico del movimento operaio e della sue azioni
            • Marx sosteneva che il movimento operaio avrebbe
              dovuto diventare un’organizzazione politica per
              preparare le condizioni necessarie al verificarsi
              della rivoluzione socialista
            • Le organizzazioni politiche operaie che sarebbero
              nate in ogni nazione avevano come obiettivo
              intermedio l’imposizione di una dittatura del
              proletariato, un periodo durante il quale i leader
              rivoluzionari avrebbero creato insieme ai
              lavoratori le basi per una nuova economia
              socializzata e una nuova società di lavoratori
Karl Marx     uguali
            • L’obiettivo finale sarebbe stato la costruzione di
              una nuova società di “liberi e eguali” sia sul piano
              giuridico, sia sul piano economico
La posizione di Bakunin
                  • Bakunin riteneva che l’ostacolo principale per la
                    conquista della libertà da parte dell’uomo fosse lo
                    Stato in unione con la religione
                  • Lo Stato era lo strumento con il quale le classi
                    dominanti mantenevano le classi subordinate in
                    una posizione di inferiorità economica e
                    intellettuale
                  • Le masse dovevano essere liberate dalla loro
                    condizione di inferiorità per mezzo di un’azione
                    rivoluzionaria che portasse all’abbattimento prima
                    della religione, poi dello Stato
                  • Caduto lo Stato, il sistema della proprietà privata
                    sarebbe a sua volta caduto e le naturali esigenze
Mikhail Bakunin     delle masse avrebbero portato necessariamente al
                    comunismo, in quanto esso era il sistema
                    economico e sociale più adatto a soddisfare quelle
                    esigenze
                  • I lavoratori,dotati di un istinto naturale a
                    collaborare reciprocamente, si sarebbero
                    organizzati in gruppi, senza più bisogno dello Stato a
                    guidarli
La separazione tra marxisti e anarchici

• Nel 1872 avviene la frattura decisiva, quando la
  maggioranza dei delegati presenti al V congresso
  dell’Associazione internazionale (a l’Aja) approvarono una
  risoluzione che assumeva la prospettiva marxiana e
  rifiutava il progetto bakuniano
• La maggioranza dei votanti concorda che il proletariato
  deve costituirsi come partito politico per “combattere
  contro il potere delle classi possidenti”.Questo partito “è
  indispensabile per assicurare il trionfo della rivoluzione
  sociale e il suo obiettivo ultimo, l’abolizione delle classi”
• Le strade politiche di socialisti e anarchici si separano
  definitivamente
La Spd, modello per i partiti socialisti
                    • Nel decennio successivo si ebbero
                      ulteriori evoluzioni
                    • In Germania nel 1875 fu fondato da
                      August Bebel il Partito
                      socialdemocratico (Spd), ispirato
                      dalle idee di Marx (che lo criticò per
                      la sua impostazione troppo
                      moderata) e capace di ottenere
                      importanti successi elettorali
                      (maggioranza relativa alle elezioni
                      del 1890)
I fondatori della
                    • Fu un partito fortemente
Spd                   organizzato, che raccolse decina di
in una stampa         migliaia di iscritti, e fece da modello
dell’epoca            per gli altri partiti socialisti europei
La II Internazionale

                              • I rappresentanti di molti partiti socialisti europei si
                                riunirono a Parigi nel 1889 e decisero di darsi un
                                programma comune, il cui obiettivo principale fu
                                l’ottenimento di una giornata lavorativa di otto
                                ore.
                              • Per ottenerla veniva proclamata una giornata di
                                mobilitazione estesa a tutti i lavoratori, che si
                                sarebbe tenuta il primo maggio di ogni anno
                              • Nel 1891 i medesimi rappresentanti costituirono a
                                Bruxelles la Seconda Internazionale, basata sulle
                                idee di Marx
                              • La Seconda Internazionale era una federazione di
                                partiti nazionali, che svolse il ruolo di
                                coordinamento tra i diversi partiti socialisti
Proclama di istituzione
del I maggio da parte
                              • I congressi dell’Internazionale, a loro volta, furono
di un’associazione operaia      momenti di discussione sui grandi problemi
siciliana                       dell’economia e del lavoro comuni a tutte le
                                nazioni: sciopero generale, lotta contro la guerra e
                                anticolonialismo
Teorici del marxismo: Engels e Kautsky

                    • Nell’ultimo decennio dell’800 la
                      dottrina marxista fu diffusa
                      soprattutto da F. Engels e K. Kautsky
                    • Essi insistettero molto sulla necessità
Friederich Engels
                      che i partiti socialisti si impegnassero
                      a fondo nella lotta politica,
                      partecipando alle elezioni e
                      sostenendo la democratizzazione dei
                      diversi stati e le riforme che potevano
                      venire dai parlamenti nazionali

 Karl Kautsky
Riformisti e rivoluzionari
                              Si crearono due indirizzi politici diversi
                                 dentro il socialismo
                              • A. accettare i mutamenti verificatisi nella
           E. Bernstein
                                 politica e nella società grazie alle lotte
                                 operaie e attuare una politica di riforme
                                 sociali e economiche, senza forzare la
                                 mano con iniziative immediatamente
                                 rivoluzionarie; suo esponente più in vista
                                 fu Eduard Bernstein, tedesco
K.Liebknecht e R. Luxemburg
                              • B. far tornare il socialismo alle origini,
                                 attuando una politica di lotte
                                 rivoluzionarie e rifiutando le azioni
                                 riformatrici limitate alla sola attività
                                 parlamentare; i leader principali di
                                 questa corrente furono Karl Liebknecht e
                                 Rosa Luxemburg,tedeschi, e Vladimir Il’ič
                                 Ulianov, detto Lenin, di origine russa
         Lenin
Socialisti e cattolici in Italia
 nell’ultima parte dell’800
Le società di mutuo soccorso
                      • Tra gli anni ‘60 e ‘70 dell’800, le
                        Società di mutuo soccorso furono
                        l’unica organizzazione degli operai in
                        Italia
                      • Tali società, legate ai seguaci e alle
                        idee di Mazzini, non avevano
                        obiettivi rivendicativi
                      • Il loro obiettivo era di educare i
                        lavoratori
La Società di Mutuo   • Per questo erano orientate sulla
Soccorso di Bergamo
fu fondata nel 1862
                        solidarietà tra i membri
                      • Rifiutavano sia la lotta tra le classi
                        sociali, sia l’idea dello sciopero come
                        strumento rivendicativo
La diffusione delle idee socialiste e anarchiche
                      in Italia
• Quando le tensioni sociali si acuirono e cominciarono a
  diffondersi le idee di Marx e Bakunin, le Sms persero
  terreno
• I moti insurrezionali organizzati dagli aderenti alle idee
  internazionaliste ebbero però esiti fallimentari
• Il leader socialista Andrea Costa comprese che la giusta
  strategia era di elaborare un programma d’azione
• Era necessario partecipare alle lotte giorno per giorno
  e fondare un partito, che fissasse gli obiettivi da
  perseguire e organizzasse gli aderenti per realizzarli
I primi partiti di ispirazione socialista

• Costa fondò il Partito socialista rivoluzionario di
  Romagna, che però rimase legato solo a quella zona
  d’Italia (1881)
• A Milano, nel 1882 associazioni di operai milanesi
  fondarono il Partito operaio italiano, che ammise come
  iscritti solo i lavoratori manuali
• Tra la fine degli anni ‘80 e l’inizio dei ‘90 nacquero le
  prime federazioni di mestiere e le prime Camere del
  lavoro (organizzazioni sindacali provinciali), ispirate alle
  idee socialiste
• Le idee socialiste si diffusero anche nelle campagne,
  specie in Val Padana, tra braccianti e i coloni
La creazione di un partito socialista

• La questione che gli agitatori politici sentivano
  come necessaria era di creare
  un’organizzazione politica unitaria che
  guidasse e coordinasse le lotte a livello
  nazionale
• Un problema che si sarebbe potuto risolvere
  solo unendo i diversi movimenti di lavoratori
  che erano assai frazionati e chiarendo i
  presupposti politici della lotta
Il ruolo di Filippo Turati
                   • Fu decisiva l’azione di Filippo
                     Turati, intellettuale milanese ex
                     radicale
                   • Egli aveva maturato il suo
                     socialismo grazie all’incontro con
Filippo Turati
                     l’esule russa Anna Kuliscioff, che
                     aveva contatti con gli ambienti
                     socialisti europei
                   • e grazie alla frequentazione con
                     gli ambienti operai di Milano,
                     dove esistevano le associazioni di
                     mestiere più ampie e agguerrite
Anna Kuliscioff
La proposta politica di Turati

• Turati portò avanti insieme a altri socialisti,
  Bonomi, Labriola, Costa un programma d’azione
  preciso basato su queste idee
• 1. il movimento operaio era autonomo dalla
  democrazia borghese
• 2. l’insurrezionalismo degli anarchici era da
  rifiutare
• 3. le lotte economiche erano prioritarie
• 4. lotte politiche e lotte economiche dovevano
  essere collegate e finalizzate all’obiettivo finale
  della socializzazione dei mezzi di produzione
La nascita del Partito socialista italiano (1892)
            • Ad agosto del 1892 rappresentanti di
              società operaie, leghe contadine, circoli
              politici e altre associazioni si riunirono
              per dar vita a un movimento unitario
            • Si verificò una frattura tra una
              minoranza anarchica e la maggioranza
              guidata da Turati e dai socialisti
            • Questi abbandonarono il congresso per
              riunirsi a parte e dar vita al Partito dei
              lavoratori italiani, il cui programma
              coincideva in gran parte con la
              piattaforma elaborata da Turati e dagli
              altri socialisti
            • Nel 1895 il Partito dei lavoratori italiani
              cambiò definitivamente il suo nome in
              Partito socialista italiano
I cattolici

• I cattolici costituivano per la classe dirigente
  della politica italiana un problema aperto
  tanto quanto lo erano i socialisti
• I cattolici militanti erano fedeli al papa e
  rifiutavano l’assetto politico e istituzionale
  dell’Italia conseguente al Risorgimento
• Il “pericolo cattolico” nasceva dal fatto che i
  movimenti cattolici e comunque la fede
  cattolica erano fortemente presenti e radicati
  nella società italiana, soprattutto nelle
  campagne
I cattolici si organizzano

                    • Nel 1874 a Venezia i leader cattolici, laici e
                      ecclesiastici, decisero la costituzione dell’Opera dei
                      congressi, così chiamata perché il suo compito
                      sarebbe stato di convocare periodicamente
                      congressi di tutte le associazioni cattoliche
                      operanti in Italia per coordinare la loro azione
                    • Quando nel 1878 diventò papa Leone XIII
                      l’atteggiamento della Chiesa rimase intransigente sul
                      piano politico, ma il nuovo pontefice agì perché la
                      presenza di associazioni e movimenti cattolici tra i
                      lavoratori si facesse sempre più capillare
                    • Aumentò il numero di società di mutuo soccorso e
Gioacchino Pecci,
papa Leone XIII
                      cooperative agricole e artigiane controllate e
(1878 - 1903)         guidate dal clero e ispirate alla dottrina sociale della
                      chiesa, anche e soprattutto per ispirazione del papa
                      stesso, che se ne occupò nell’enciclica “Rerum
                      novarum”
L’enciclica “Rerum novarum” di Leone XIII (1891)
• Leone XIII emanò nel 1891 la lettera enciclica “Rerum
  novarum”, incentrata sulla questione del lavoro e in
  particolare di quello operaio
• Essa condannava il socialismo e affermava la necessità
  della concordia sociale
• La base della concordia tra le classi era il rispetto dei
  reciproci doveri
• Operosità, laboriosità e rispetto delle gerarchie erano i
  presupposti del buon comportamento del lavoratore
• L’imprenditore doveva retribuire con giustezza il
  lavoratore, rispettare la sua dignità umana e la fatica,
  che non era una semplice merce da pagare il meno
  possibile
La novità della “Rerum novarum”

                              • La novità dell’enciclica stava
                                soprattutto nell’indicazione
                                dell’opportunità di creare società di
                                operai e di artigiani ispirate ai principi
                                cristiani
                              • I cattolici erano sollecitati dal pontefice
                                a impegnarsi in questo senso


                              • Per quanto società di questo tipo
                                esistessero da tempo, il fatto che un
                                papa prendesse posizione ufficialmente
                                in questo ambito e lo facesse in un
                                documento rilevante come un’enciclica
                                fu una novità di rilievo
Distintivo di una società
cattolica di mutuo soccorso
L’Italia da Crispi a Giolitti




                    La disfatta di Adua (1896)
La politica repressiva del secondo governo Crispi

• Socialisti e cattolici furono tra gli obiettivi della repressione
  portata avanti da Crispi, tornato al governo alla fine del 1893
• Nel luglio 1894, il Parlamento approvò un insieme di leggi
  “antianarchiche”, che limitavano la libertà di stampa, riunione e
  associazione, per rendere inoffensivo il Partito socialista
• Il Partito fu proclamato fuori-legge nell’ottobre 1894
• L’effetto fu il contrario di quanto voluto da Crispi: il Partito non si
  sbandò, perché aveva un’organizzazione solida
• La sinistra radicale e diversi intellettuali come De Amicis, Pascoli,
  Lombroso manifestarono simpatia per le battaglie socialiste
• I socialisti decisero di collaborare, limitatamente, con radicali e
  repubblicani, e grazie ad alcune alleanze elettorali nel 1895
  riuscirono a eleggere in Parlamento dodici deputati
Politica economica e questione morale

• Il governo di Crispi intervenne sull’economia per
  rimettere in sesto il bilancio dello Stato, che era in
  grave perdita
• Impose tasse più pesanti e istituì la Banca d’Italia
• Tuttavia era in difficoltà a causa della questione
  morale, perché una campagna politica della sinistra
  radicale aveva messo in luce il pesante
  coinvolgimento del Presidente del consiglio nello
  scandalo della Banca Romana
Disavventure africane e caduta del governo Crispi
                                 •   Il colpo definitivo al governo Crispi venne dalla
                                     questione coloniale
                                 •   Un trattato firmato nel 1889, il trattato di Uccialli,
                                     aveva posto teoricamente le basi del rapporto Etiopia –
                                     Italia
                                 •   Era però un documento ambiguo, interpretato dagli
                                     italiani come via libera alla penetrazione in Etiopia, e
                                     dagli etiopi come accordo di amicizia e collaborazione
                                 •   Quando l’ambiguità venne allo scoperto, i rapporti tra i
                                     due paesi si guastarono e portarono a nuove
                                     conflittualità
                                 •   Gli italiani tentarono una nuova penetrazione
                                     dall’Eritrea verso l’Etiopia, ma nel dicembre del 1895
                                     sull’altipiano dell’Amba Alagi un distaccamento
                                     italiano fu circondato e sconfitto tra massacri da
                                     truppe etiopi
                                 •   Crispi organizzò allora un’azione di vendetta,
                                     sostenuta con convinzione dall’esercito, ma a marzo
                                     1896 un esercito di 16.000 uomini mandato in Etiopia
La disfatta di Adua riprodotta       subì una sconfitta rovinosa a Adua, dove morirono
In un giornale dell’epoca            praticamente la metà dei soldati italiani
                                 •   La conseguenza furono violente manifestazioni di
                                     piazza contro la guerra africana e le dimissioni di Crispi
L’Italia in Etiopia tra fine ‘800 e inizio ‘900




                                          Fonte:
                                          Ortoleva-Revelli,
                                          Storia dell’età
                                          contemporanea,
                                          Milano,
                                          Bruno Mondadori
Il governo Rudinì e
              “Torniamo allo statuto”
            • Il successore di Crispi fu Rudinì
            • Egli unì e rappresentò le forze conservatrici, le
              quali ritenevano che bisognava mettere sotto
              controllo i nemici delle istituzioni: socialisti,
              repubblicani, clericali
Antonio     • Da una parte, emerse e prese forza la posizione
di Rudinì
              del deputato liberal-conservatore Sidney Sonnino ,
              che proponeva di rendere il governo responsabile
              solo verso il re, lasciando alle camere solo il
              potere legislativo (in un articolo intitolato
              “Torniamo allo Statuto”)
            • In sostanza si trattava di abbandonare il regime
              parlamentare e di dare al re i pieni poteri
            • Dall’altra l’idea delle forze conservatrici era di
              utilizzare i metodi repressivi di Crispi contro ogni
Sidney        protesta sociale
Sonnino
Il significato della crisi di fine secolo

• “Fu questa l’essenza della crisi di fine secolo:
  l’incapacità della classe politica liberale o di assumere
  come interlocutore privilegiato il nascente
  movimento operaio al fine di legarlo più strettamente
  alle istituzioni per farne un canale di integrazione
  delle masse nello stato
• oppure di costruire un’alleanza conservatrice con i
  cattolici “ (Ortoleva-Revelli) su cui basare una politica
  conseguente
• La classe politica liberale invece si contrappose sia ai
  socialisti, sia ai cattolici e provocò un moto violento di
  reazione
I tumulti del 1897-1898 contro il carovita
• Nel 1897, alle elezioni il Psi fece eleggere quindici deputati,
  aumentando notevolmente i suoi voti e suscitando allarme a
  livello governativo
• Nel 1898 si verificarono durissimi moti popolari di protesta
  e reazione causati dall’aumento dei prezzi, in particolare del
  prezzo del pane, determinato dai cattivi raccolti del 1897
• I moti cominciarono dalle campagne del centro sud, dove i
  contadini erano ridotti alla miseria, e si diffusero nelle città,
  dove i lavoratori urbani si trovarono in analoghe difficoltà
• Dappertutto si verificarono assalti ai forni, ai mulini, ai
  magazzini del grano, e proteste contro le sedi comunali,
  l’esattoria fondiaria, il tribunale e le case dei notabili
• Parole d’ordine: abolire il dazio sul grano e la gestione
  municipale dei forni
• Si trattò di moti spontanei, in cui la partecipazione socialista
  e sindacale rimase esterna e non determinante
La repressione del governo Rudinì
                               • Il governo attuò un’iniziativa di repressione
                                 violenta contro le organizzazioni socialiste e
                                 operaie
                               • Quando il 6 maggio 1898 si verificò un’
                                 insurrezione a Milano, le forze conservatrici:
                                 re, corte, alti ufficiali dell’esercito, forze
                                 politiche rappresentative di proprietari terrieri e
                                 imprenditori, decisero l’uso della forza contro
       Il generale
                                 ogni forma di opposizione organizzata
      Bava Beccaris            • A Milano, l’8 e 9 maggio il generale Bava
                                 Beccaris decise di impiegare i cannoni contro
                                 la folla di chi protestava, provocando 80 morti
                                 e 450 feriti. Nel resto d’Italia si verificarono
                                 altre 51 morti
                               • Le province di Milano, Firenze, Livorno e Napoli
                                 furono poste sotto stato d’assedio
                               • Furono arrestati e processati in migliaia dai
                                 tribunali militari, tra cui leader socialisti,
                                 radicali e repubblicani, accusati, falsamente, di
                                 avere organizzato e guidato le proteste.
  Foto di Milano durante la
repressione di Bava Beccaris
Il governo Pelloux
              • Si aprì una fase caotica e difficile per l’Italia
              • Rudinì cercò di rendere leggi i provvedimenti
                eccezionali impiegati in quei mesi, ma nel suo
                stesso governo vi erano posizioni differenti
              • Si dimise e fu sostituito alla Presidenza del
                consiglio da Luigi Pelloux, generale piemontese
Il generale
              • Egli cercò di far approvare leggi che avrebbero
Pelloux         limitato il diritto di sciopero, di stampa e di
                associazione
              • Per contrastarle, i deputati dell’estrema sinistra
                attuarono l’ostruzionismo, per paralizzare le
                discussioni parlamentari in modo da impedire
                l’approvazione delle leggi in esame
Divisioni nella maggioranza e
 caduta del governo Pelloux

• La maggioranza era divisa perché al suo interno il
  gruppo guidato da Zanardelli (ministro della giustizia
  dimissionario) e Giolitti era contrario alle leggi di
  Pelloux e quest’ultimo decise di forzare la mano
• Fece sciogliere la Camera, perché si aspettava di
  ottenere da nuove elezioni una vittoria che fermasse
  tutte le resistenze politiche e lo rafforzasse
• In realtà nelle elezioni del 1900, la maggioranza di
  Pelloux perse parecchi seggi, mentre le opposizioni
  guadagnarono voti, specie i socialisti (35 deputati)
• Pelloux prese atto della sconfitta, anche se aveva
  conservato una risicata maggioranza, e si dimise
• Il re capì che la politica repressiva era esaurita, e
  scelse Giuseppe Saracco, un moderato, come nuovo
  Presidente
La morte di Umberto I

       • Il 29 luglio 1900, Umberto
         I a Monza fu ucciso da
         Gaetano Bresci, un
         anarchico che era
         rientrato appositamente
         dagli Usa per vendicare i
         morti del ‘98
Il governo Zanardelli-Giolitti
                                  • Il nuovo re, Vittorio Emanuele III,
                                    preferì una strategia governativa
                                    non improntata alla repressione,
                                    e lasciò che il governo di Saracco
                                    attuasse una politica meno
                                    conflittuale di quanto fosse stato
                                    fatto dai suoi predecessori
      Vittorio Emanuele III       • Quando Saracco fu costretto a
                                    dimettersi per le difficoltà
                                    creategli da uno sciopero generale
                                    a Genova, il re incaricò di formare
                                    il governo Zanardelli, capo della
                                    sinistra liberale, che volle con sé al
                                    governo Giolitti nel ruolo-chiave di
Giuseppe                            ministro dell’interno
Zanardelli             Giovanni
                       Giolitti   • Questo governo ottenne il
                                    sostegno anche dai socialisti
L’Italia di Giolitti
La politica conciliatrice di Giolitti
• Giolitti durante il dibattito parlamentare sui fatti
  di Genova aveva espresso l’idea che non
  esistessero pericoli per lo Stato liberale da parte
  delle organizzazioni operaie e che non avrebbero
  dovuto esserne represse le iniziative, in quanto si
  trattava di “espressioni di malcontento”.
• Il libero svolgimento di queste ultime era
  nell’interesse dello Stato
• Questa posizione di Giolitti, che improntò anche il
  suo operato politico e ministeriale negli anni
  successivi, determinò un modo nuovo di gestire il
  rapporto tra istituzioni statali (governo,
  parlamento) e lavoratori
La linea politica di Giolitti

• La linea politica di Giolitti era imperniata sull’idea
  che le agitazioni popolari potessero essere un
  “fattore di stabilizzazione e rafforzamento dello
  stato, attraverso la cooptazione dei dirigenti dei
  movimenti emergenti ed il coinvolgimento
  istituzionali delle loro organizzazioni”
• “Il suo obiettivo era di contemperare i fattori di
  modernità indotti dallo sviluppo con gli equilibri
  sociali consolidati”, evitando uno scontro che
  portasse a una crisi sociale e istituzionale forse
  irreversibile (Ortoleva-Revelli)
Le riforme di Zanardelli-Giolitti
Il governo Zanardelli - Giolitti attuò una serie di importanti riforme sociali
    e economiche
• 1. estensione delle norme relative al controllo e alla limitazione del
    lavoro femminile e minorile nell’industria (orari, trattamento
    economico)
• 2. miglioramento della legislazione su assicurazioni obbligatorie
    contro gli infortuni e volontarie per la vecchiaia (→pensioni)
• 3. istituzione dell’ Ufficio Nazionale del Lavoro, che si occupava di
    formulare proposte in merito alla legislazione sociale: esso
    comprendeva funzionari governativi e rappresentanti delle categorie
    economiche, tra cui le organizzazioni sindacali
• 4. autorizzazione ai comuni per la municipalizzazione di servizi:
    elettricità, gas, trasporti
    Per quanto riguarda gli scioperi, Giolitti, da ministro dell’interno, invitò
    i prefetti a lasciare libero lo svolgimento di quelli a carattere
    economico, mentre furono repressi sia quelli di tipo politico, sia le
    agitazioni nei servizi pubblici
Un contesto socio-economico in evoluzione
                                        • Le iniziative riformatrici del
                                          governo di Zanardelli-Giolitti e
                                          la politica di tolleranza verso i
                                          moti sociali caldeggiata da
                                          quest’ultimo si inserirono in un
                                          contesto generale di crescita
Ballo Excelsior è un balletto
                                          economica e di evoluzione
mimico la cui prima avvenne al
Teatro alla Scala di Milano l'11
                                          sociale in Italia
gennaio1881
Realizzato secondo la formula del
                                        • Tale contesto fornì all’azione
"ballo grande italiano" e                 politica riformatrice la cornice
denominato "azione coreografica,
storica, allegorica in 6 parti e 11       ideale per dispiegarsi in modo
quadri", lo spettacolo è basato
sull'idea, dominante nella società
                                          positivo
di fine Ottocento, del trionfo della
scienza. All'allegoria della vittoria
di Luce e Civiltà contro
Oscurantismo, nemico del
Progresso
Riforme nella crescita

• Le riforme del governo Zanardelli – Giolitti
  nacquero in un periodo in cui vi erano le
  migliori condizioni per una convergenza di
  interessi tra imprenditori industriali del Nord,
  riformisti socialisti (Turati, Bonomi, Bissolati) e
  intellettuali radicali
• L’economia soprattutto era in una fase di
  congiuntura favorevole e i prezzi erano sotto
  controllo
Precondizioni del take-off industriale italiano
                               Alla fine del 1800 anche per l’Italia cominciò
                                  il take-off industriale
                                  Precondizioni per questo decollo furono
                               • 1. una rete ferroviaria discretamente
                                  estesa utile ai commerci
   Acciaierie di Terni         • 2. la creazione di una industria
                                  siderurgica moderna, grazie alla tariffa
                                  protezionistica del 1887 e agli
                                  investimenti
                               • 3. la risistemazione del sistema bancario
                                  (a causa dello scandalo della Banca
                                  Romana): furono create due banche
                                  miste Banca Commerciale Italiana e
                                  Credito Italiano, sostenute dallo stato e
                                  da capitali tedeschi
                               • Queste banche ebbero un ruolo decisivo
                                  nel far confluire verso l’industria i
La sede del Credito Italiano
a Milano, Piazza Cordusio
                                  risparmi privati
Tessile,siderurgia, zucchero

• L’industria tessile era il settore principale
  soprattutto nella produzione di cotone
• Il settore siderurgico era controllato da poche
  aziende grandi (Terni, Ansaldo), che erano
  sostenute dalle banche e lavoravano
  soprattutto grazie alle commesse statali
• L’industria dello zucchero crebbe grazie alla
  protezione della tariffa governativa
Chimica, elettricità, meccanica,automobile
                                 • Come in altri paesi durante la II rivoluzione
                                   industriale l’industria chimica, specie quella
                                   della gomma (Pirelli) assunse un ruolo
                                   molto importante
                                 • A sua volta, l’industria elettrica fece
Fabbrica della Pirelli Bicocca     notevoli progressi, centuplicando la sua
a Milano
                                   produzione nel periodo 1898-1914
                                 • L’industria meccanica, per quanto non
                                   protetta, lavorò soprattutto per le
                                   commesse statali di materiale ferroviario e
                                   cantieristica e per la richiesta di macchinari
                                   da parte degli altri settori industriali
                                 • Cominciarono a sorgere le prime industrie
                                   automobilistiche, tra cui si affermò la
                                   Fabbrica Italiana di Automobili Torino,
                                   fondata nel 1899 dall’ex imprenditore
                                   tessile Giovanni Agnelli

      Fiat 3, 5 cavalli, 1899
Le cifre dello sviluppo italiano
       • L’Italia ebbe uno sviluppo molto
         forte, pari al 6,7% l’anno tra fine
         800 e inizio ‘900
       • Il volume della produzione
         industriale raddoppiò e la quota
         dell’industria nella formazione
         del PNL crebbe al 25% (contro il
         43% del settore primario e il 22%
         del terziario)
       • Tra 1860 e 1890 il reddito pro-
         capite rimase fermo, tra 1900 e
         1915 crebbe del 30%
Ricchezza e consumi

     • Maggiore ricchezza in
       circolazione significò che
       molti italiani ebbero
       maggiori possibilità di
       spesa per casa, istruzione,
       trasporti
     • Si impennarono i consumi
       di beni durevoli: utensili
       domestici, biciclette,
       macchine da cucire
I progressi nella Val Padana

• L’agricoltura dell’Italia settentrionale, specie
  nella Pianura Padana, fece notevoli progressi
• Essa, incentrata sulla coltivazione di grano e
  riso, crebbe grazie alla protezione doganale
• I proprietari introdussero però anche notevoli
  migliorie: fertilizzanti, macchine, selezione di
  bestiame e sementi
• La produttività si alzò notevolmente,
  nonostante la concorrenza americana
Scioperi agrari nel Nord Italia




                                                      Sciopero agrario nel
                                                      vercellese


• Le innovazioni agricole portarono a un minore fabbisogno di
  manodopera bracciantile
• La situazione di disoccupazione o sottoccupazione dei
  lavoratori agricoli determinò da parte loro un’ondata di scioperi
  agrari particolarmente lunghi e duri, i più intensi in Europa.Tali
  scioperi furono favoriti anche dall’atteggiamento non repressivo
  della politica di Giolitti.
• Spesso questi scioperi si verificarono nei periodi di mietitura e
  raccolta, determinando perdite notevoli alle grandi proprietà
  agricole
L’arretratezza meridionale

• Diversa fu la situazione dell’Italia meridionale,
  la cui crescita agraria era ostacolata dalle
  condizioni climatiche, dalla scarsezza e
  irregolarità dei corsi d’acqua, dalla povertà dei
  terreni (spesso montuosi)
• Altri limiti allo sviluppo erano di carattere
  sociale: rapporti sociali e lavorativi ormai
  sclerotizzati e una mentalità incapace di
  favorire il cambiamento
I mali della società meridionale

• Il risultato di questa situazione erano i mali della
  società meridionale:
• 1. analfabetismo al 60% nelle città del Sud nel
  1911 (nel Nord era al 15%)
• 2. una classe dirigente arretrata
• 3. piccola e media borghesia subordinate agli
  interessi dei grandi proprietari terrieri e incapaci
  di svolgere un ruolo trainante nell’economia
• 4. una vita politica caratterizzata da clientelismo e
  personalizzazione esasperati
Il “ministro della malavita”
                     • Gli oppositori di Giolitti lo accusarono di
                       non avere fatto niente di serio per
                       contrastare i fenomeni criminali diffusi
                       nel Mezzogiorno
                     • Giolitti, anzi, tollerò che politici del suo
Gaetano Salvemini
                       schieramento politico approfittassero dei
                       malviventi per spaventare i gli elettori,
                       così che questi votassero per i candidati
                       giolittiani
                     • L’uomo politico e intellettuale Gaetano
                       Salvemini, per questo, definì l’uomo
                       politico piemontese “il ministro della
                       malavita”
La forte presenza della malavita organizzata
• Nel Mezzogiorno esistevano gruppi criminali organizzati, mafia e
  camorra
• si erano formati dopo l’abolizione delle istituzioni feudali (inizio
  ‘800), in cui erano presenti molti “uomini d’onore”
• Armati e prepotenti, questi, senza più essere dipendenti dai feudi,
  cominciarono a operare in proprio: estorsioni, furti di bestiame,
  imposizione di protezione a proprietari e commercianti
• Né i Borboni, né i governi postunitari agirono decisamente per
  fermarli
• Dopo l’Unificazione, questi “uomini d’onore” accrebbero il loro
  potere, mettendosi al servizio dei notabili locali in modo da
  intimidire gli elettori e spingerli a votare “nel modo giusto”.
• Da queste azioni, ebbero importanti guadagni sia in termini di
  denaro, sia in termini di potere effettivo sugli individui
• Gli “uomini d’onore” condizionavano fortemente la società e
  l’economia meridionale, contribuendo al suo impoverimento
Governo di Giolitti (1903)

• Giolitti diventò presidente del Consiglio nel 1903,
  quando Zanardelli si dimise per una grave malattia
• Per allargare la base di appoggio del suo esecutivo offrì
  al leader socialista Turati un posto di ministro
• Turati rifiutò, temendo che il Psi non l’avrebbe seguito
• Infatti, in quel periodo la corrente riformista dentro al
  Psi, guidata da Turati, era in difficoltà rispetto al gruppo
  dei “rivoluzionari”, contrari alla “collaborazione di
  classe”
• Il governo Giolitti fu così un esecutivo centrista e
  aperto al sostegno dei conservatori
I limiti della politica riformista di Giolitti


• La formazione del governo Giolitti “dà la
  misura dei limiti entro cui si muoveva il
  riformismo giolittiano, sempre condizionato
  dal peso delle forze moderate e sempre
  attento alla conservazione degli equilibri
  parlamentari, al punto da sacrificare progetti
  anche importanti quando si rivelassero
  incompatibili con la solidità della
  maggioranza” (Sabbatucci-Vidotto)
La filosofia politica di Giolitti

• "Mettiti in capo questo che gli uomini sono quello che sono, in tutti
  i tempi e in tutti i luoghi con i loro vizi, i loro difetti, le loro passioni,
  le loro debolezze; e il governo deve essere adatto agli uomini come
  sono; certo il governo deve mirare a correggere, a migliorare, ma
  anch'esso è composto di uomini, e l'uomo perfetto non esiste. Un
  governo è il portatore di secoli di storia e la peggiore di tutte le
  costituzioni sarebbe quella che venisse studiata in base a principi
  astratti e non fosse adatta in tutto e per tutto alle condizioni attuali
  del paese. Il sarto che ha da vestire un gobbo se non tiene conto
  della gobba non riesce *…+. Io non sono conservatore, tutt'altro,
  vedo troppo chiaro quanto vi è di brutto e di spregevole
  nell'andamento attuale della politica italiana, ma non voglio aiutare
  chi ci porterebbe a cose peggiori. Pur troppo non vi è ora la scelta
  fra il bene e il male, ma fra mali diversi, e questo è il lato più triste
  della vita politica *…+ ricorda che per dare un giudizio bisogna
  considerare le cose come sono, non come dovrebbero essere“
  (Giovanni Giolitti, lettera alla figlia, 15 marzo 1896)
Leggi speciali per il Mezzogiorno
                                 • Nel 1904 il governo Giolitti approvò
                                   le prime “leggi speciali” a favore
                                   dell’Italia meridionale, per favorire
                                   la modernizzazione agricola e lo
                                   sviluppo del Mezzogiorno
                                 • Tali leggi erano deboli e non incisero
                                   in profondità sulle debolezze del Sud
                                   perché non erano pensate per
                                   cambiare il vero male, la struttura
                                   sociale del Mezzogiorno
                                 • L’effetto più immediato e
Inaugurazione delle acciaierie     importante fu la fondazione delle
Ilva di Bagnoli (1910)             acciaierie di Bagnoli, alla periferia di
                                   Napoli
Primo sciopero generale e nascita della CGL
                                 • Lo strappo politico tra Giolitti e il Psi fu
                                   certificato dal primo sciopero generale
                                   organizzato in Italia nel 1904
                                 • Nelle elezioni politiche successive, i
                                   socialisti non ottennero il successo che si
                                   auguravano
                                 • Questo determinò un ritorno della
                                   maggioranza del Psi all’ala riformista,
                                   che, pur senza votare per il governo di
                                   Giolitti, decise di appoggiare singole leggi
Il congresso costitutivo della
                                   e proposte che introducessero riforme
CGL , alla Camera del Lavoro       significative
di Milano, 18096
                                 • Nel 1906 fu costituita la Confederazione
                                   Generale del Lavoro, che ebbe il compito
                                   di coordinare le organizzazioni sindacali
                                   socialiste
Statizzazione mancata delle ferrovie
                   e dimissioni di Giolitti

• Giolitti tentò anche di far passare la legge con la quale la
  gestione delle ferrovie sarebbe passata dai privati allo
  Stato (1904-5)
• Il progetto, però, fu ostacolato sia dai liberali, legati all’idea
  di non ingerenza dello Stato negli affari privati, sia dai
  socialisti,contrari non alla statizzazione, ma al divieto di
  sciopero previsto dalla legge
• Giolitti si dimise
• Questa fu una tattica che il politico piemontese adottò
  spesso: lasciare la Presidenza del consiglio in momenti
  difficili per poi riacquistarla, col consenso del re, in
  situazione a lui più favorevole, grazie alla capacità che
  aveva di controllare le maggioranze parlamentari.
La “conversione della rendita”

• Giolitti, dopo due governi di transizione non presieduti
  da lui , tornò al potere nel 1906, e governò per più di
  tre anni senza interruzione
• Il suo primo provvedimento fu la “conversione della
  rendita”, che consistette nella riduzione del tasso di
  interesse versato dallo Stato a chi possedesse titoli
  pubblici
• Questo provvedimento nacque dall’esigenza di ridurre
  il deficit economico del bilancio statale
• Pochi risparmiatori vollero il rimborso immediato delle
  somme prestate: era il segno che la fiducia verso lo
  Stato in quel momento era notevole
La strategia politica di Giolitti

L’azione politica di Giolitti seguì tre strade
• 1. sostegno ai settori più avanzati della società
   italiana: grande industria e lavoratori organizzati
   in partiti e sindacati
• 2. far entrare nell’ambito delle istituzioni liberali
   partiti e gruppi che ne erano fuori, sia a causa
   della politica delle classi dirigenti verso di loro, sia
   per convinzione ideologica
• 3. maggiore intervento dello Stato nell’economia
   per controllare e ridurre gli squilibri sociali
Il controllo del Parlamento


       Giolitti attuò questa politica
         attraverso il controllo del
         Parlamento che riuscì a
         realizzare
       • 1. sia grazie ai sistemi
         trasformistici già messi in
         atto della sinistra storica
       • 2. sia attraverso l’ingerenza
         pesante nelle elezioni e nella
         vita politica locale
Congiuntura economica sfavorevole e
  nascita della Confindustria (1910)
        • Il 1907 fu un anno difficile in cui si
          verificò una crisi internazionale che mise
          in difficoltà sia le banche italiane, sia le
          imprese a queste legate
        • Tale difficoltà fu superata grazie
          all’azione della Banca d’Italia
        • Le lotte sociali, tuttavia, diventarono
          più intense
        • Conseguenza di ciò fu la decisione degli
          imprenditori di riunirsi in associazioni e
          poi di costituire la Confederazione
          italiana dell’Industria (1910)
        • Essa assunse un atteggiamento
          decisamente duro verso le
          organizzazioni operaie e diffidente
          verso la politica sociali dei governi
Suffragio universale maschile e
 monopolio statale delle assicurazioni sulla vita
• Dopo le solite dimissioni strategiche (1909), Giolitti
  tornò alla Presidenza nel 1911
• Il terzo governo del piemontese in 8 anni realizzò due
  riforme di grande importanza
• a. estensione del diritto di voto a tutti i cittadini
  maschi che avessero trent’anni e a tutti i maggiorenni
  che sapessero leggere e scrivere o avessero prestato
  servizio militare: in pratica si trattava del suffragio
  universale maschile (1912): gli elettori salirono al
  23,2% della popolazione italiana (8.700.000 circa)
• b. istituzione del monopolio statale delle assicurazioni
  sulla vita: i proventi di questa centralizzazione
  avrebbero finanziato il fondo per le pensioni di
  invalidità e vecchiaia per i lavoratori
Avversari politici di Giolitti
                           • Avversari “di sinistra” della politica
                             di Giolitti furono i socialisti
                             rivoluzionari e i cattolici
                             democratici
                           • Egli infatti cercò di dividere i due
    Enrico Ferri (Psi)       movimenti, attuando una politica
                             trasformista con la quale attirare tra
                             i suoi alleati sia i riformisti (Psi), sia i
                             cattolici moderati
                           • I liberali conservatori, tra cui
                             Sonnino e il direttore del Corriere            Il primo numero del
                                                                            Corriere della Sera
Costantino Lazzari (Psi)     della Sera Luigi Albertini, erano              (5-6 marzo 1876)
                             invece i suoi oppositori da destra
                           • Essi accusavano Giolitti di avere
                             indebolito l’autorità dello Stato,
                             perché cercava i suoi alleati tra
                             forze politiche e sociali nemiche
    Romolo Murri             delle istituzioni                               Luigi Albertini
L’avventura coloniale in Libia
I progetti imperialistici dell’Italia
              e lo spirito di rivincita nazionale
• Nel 1902, l’Italia giunse a un accordo con la Francia, con la quale si
  era riconciliata dopo la guerra commerciale, per la spartizione delle
  reciproche sfere di influenza sull’Africa settentrionale: l’Italia poteva
  espandersi in Libia, parte dell’impero ottomano, e in cambio i
  francesi avrebbero avuto via libera per conquistare il Marocco
• Tale accordo inquietò la Germania, a cui l’Italia era legata dalla
  Triplice Alleanza, mentre l’Italia si sentì danneggiata
  dall’espansione, concessa dalla Germania, dell’Austria in Bosnia e
  Erzegovina (1908), senza compensazioni per l’Italia
• Tale espansione dimostrava che nella Triplice la penisola era
  l’alleato più debole, e determinò nell’opinione pubblica italiana un
  desiderio di rivincita nazionale
• Verso l’Austria si risvegliarono i sentimenti irredentisti relativi a
  Friuli-Venezia Giulia e Trentino, mentre sembrava urgente a molta
  parte dell’opinione pubblica che l’Italia si affermasse anche in
  campo coloniale
Il nazionalismo di Corradini
                   • Si affermarono e suscitarono grande
                     seguito in questo clima le idee dello
                     scrittore Enrico Corradini , seguace di
                     D’Annunzio , il quale affermava che la
                     lotta di classe era stata superata da una
                     lotta a livello superiore, tra nazioni
                     “capitalistiche” (cioè ricche) e nazioni
                     “proletarie” (cioè povere), tra cui l’Italia,
                     che avevano una popolazione eccedente
                     rispetto alle risorse e quindi avevano il
                     diritto di espandersi fuori dai loro confini
                   • L’Italia era quindi in contrapposizione
Enrico Corradini     alle democrazie occidentali e doveva
                     superare la lotta tra le classi sociale al
                     proprio interno in nome di uno sforzo di
                     tutta la popolazione italiana verso
                     obiettivi imperiali
Associazione nazionalista italiana
                        e “L’idea nazionale”
                        • Su impulso di Corradini , nacque
                          l’Associazione nazionalista italiana
                          (1910), che riuniva uomini di idee
                          politiche diverse (irredentisti,
                          democratici, colonialisti), ma che
                          fu controllata da una dirigenza
Luigi Federzoni           imperialista e conservatrice
                        • Corradini, Luigi Federzoni e Alfredo
                          Rocco fondarono il periodico
                          “L’Idea nazionale”, che cominciò
Alfredo Rocco
                          una violenta campagna di stampa
                          a favore della conquista della Libia
Carta della Libia
Guerra coloniale per la Libia contro gli ottomani

                             • Il movimento nazionalista era fiancheggiato e
                               sostenuto economicamente dai gruppi
                               economici moderati legati alla finanza vaticana e
                               soprattutto dal Banco di Roma, che puntava a
                               investimenti cospicui in Libia
                             • Le pressioni della stampa legata alla banca e dei
                               nazionalisti si intrecciarono con un fatto decisivo:
                               la Francia era pronta a imporre il suo
                               protettorato sul Marocco
                             • Il governo di Giolitti, fino a quel momento
                               esitante sul da farsi si convinse a organizzare una
                               spedizione composta da più di trentamila
                               uomini, che partì nel settembre 1911
                             • Il corpo di spedizione italiano dovette fare i conti
                               con la resistenza ottomana
                             • L’esercito italiano fu costretto dall’emergenza
                               strategica a estendere il controllo anche sull’isola
In Libia, l’Italia impiegò     di Rodi e sull’arcipelago del Dodecaneso, sul mare
anche l’arma aerea per         Egeo
vincere il conflitto
Una vittoria di Pirro ?
                          • Dopo un anno di guerra, i turchi furono
                            costretti a cedere e firmare la pace di
                            Losanna, con la quale rinunciarono
                            alla sovranità politica sulla Libia
                            (1912)
                          • Gli italiani decisero anche di
                            mantenere il controllo di Rodi e del
Eccidi e massacri
segnarono la
                            Dodecaneso
conquista
Italiana della Libia      • Gli esiti economici della guerra furono
                            negativi: le tanto decantate risorse
                            libiche erano ben poca cosa, la
                            manodopera italiana non poté essere
                            adeguatamente assorbita dalla Libia e i
            Caricamento     costi della guerra furono molto pesanti
            di bombe su
            un biplano
Il sostegno dell’opinione pubblica

          • Il consenso alla spedizione libica fu
            sicuramente molto più ampio
            rispetto al conflitto con l’Etiopia,
            grazie alla capacità di orientamento
            dell’opinione pubblica dimostrata
            dai giornali più diffusi
          • Spirito nazionalistico e
            manifestazioni patriottiche
            sostennero l’impegno coloniale,
            sentito come rivincita del disastro di
            Adua
          • Oppositori perdenti furono solo i
            socialisti e alcuni intellettuali “fuori
            dal coro” come Gaetano Salvemini
Le colonie italiane nel 1911




                         Fonte:
                         Ortoleva-Revelli,
                         Storia dell’età
                         contemporanea, Milano,
                         Bruno Mondadori
La fine del giolittismo
La radicalizzazione politica
                        • L’effetto più duraturo del conflitto libico fu
                          la radicalizzazione dello scontro politico
                        • A causa dell’esito positivo della guerra
                          coloniale, lo schieramento di destra:
                          nazionalisti, liberali conservatori e clerico -
                          moderati si sentì il vincitore del conflitto,
                          sostenuto con forza
                        • Nel Partito socialista la corrente
                          rivoluzionaria, in cui emerse Benito
                          Mussolini, diventato direttore del
                          quotidiano Avanti! si rafforzò ai danni della
                          componente riformista, indebolita
                          dall’atteggiamento non ostile alla linea
Benito Mussolini,         politica di Giolitti
all’epoca direttore
dell’Avanti !           • In definitiva, gli equilibri politici costruiti da
                          Giolitti in circa dieci anni cominciarono a
                          sfaldarsi
I clerico -moderati
              • Il papa Pio X e le gerarchie ecclesiastiche
                sostennero le correnti clerico-moderate
                che volevano costruire un fronte comune
                con lo schieramento conservatore in
                funzione anti-socialista
              • Giolitti in una prospettiva cavouriana
                (“libera Chiesa in libero Stato”), elaborò a
                proposito dei cattolici la formula delle
                “due parallele”, schieramenti che non
                devono mai incontrarsi,
              • Tuttavia sia nelle elezioni del 1904 sia in
                quelle del 1909 il non expedit fu sospeso
Papa Pio X      in alcuni collegi elettorali, mentre alcuni
(1903-1914)     cattolici si presentarono alle elezioni a
                titolo personale (“non deputati cattolici,
                ma cattolici deputati”)
Il “patto Gentiloni” (1913)
                              • Nelle elezioni del 1913, le prime a suffragio
                                universale maschile, l’Unione elettorale -
                                cattolica presieduta dal conte Gentiloni,
                                fece accordi con diversi deputati giolittiani
                              • I numerosi membri dell’Uec avrebbero
                                appoggiato localmente i candidati liberali
                                che si fossero impegnati a: difendere la
                                scuola cattolica, opporsi al divorzio, agire
                                per il riconoscimento delle organizzazioni
                                sindacali “bianche”
                              • Molti liberali, tra cui noti anticlericali,
                                sottoscrissero (spesso segretamente) questi
In questa caricatura,           impegni per ottenere il voto cattolico
viene dileggiata la
doppia faccia di Giolitti,    • I cattolici ottennero così una grossa forza di
bravo capitalista con gli       pressione politica: il non expedit fu revocato
operai (voto socialista) e
bravo padrone con i
                                in oltre trecento collegi elettorali in Italia
contadini (voto cattolico)    • Più di duecento deputati furono eletti con il
                                voto determinante dei cattolici
Le elezioni del 1913

• Le elezioni del ’13 furono le prime a suffragio
  allargato, 8.762.000 votanti
• Apparentemente non si verificarono grosse
  novità
• I liberali mantennero la maggioranza
  parlamentare
• Il problema fu che le divisioni tra i liberali erano
  più forti rispetto al passato, quindi la tradizionale
  opera di mediazione per Giolitti era nettamente
  più difficile
La polarizzazione della politica

                      • Nel ‘13 l’economia era in
                        peggioramento, e la lotta politica
                        tendeva a polarizzarsi tra due estremi:
                        la sinistra rivoluzionaria e la destra
                        conservatrice (sostenuta anche dai
                        clerico -moderati e dai nazionalisti)
                      • Giolitti si dimise nel maggio del ’14, per
Antonio Salandra        far decantare la situazione politica a suo
                        vantaggio
                      • Il re scelse come Presidente del
                        consiglio il liberale conservatore
                        Antonio Salandra
La “settimana rossa”
                           • Nel giugno del 1914 tre dimostranti morirono a
                             Ancona durante una manifestazione
                             antimilitarista, a causa di scontri con le forze
                             dell’ordine
                           • Questo evento determinò agitazioni in tutta Italia,
                             che furono ricordate come “settimana rossa”
                           • In particolare Marche e Romagna furono coinvolte
                             in vere e proprie insurrezioni, spinte da anarchici,
                             repubblicani e parte dei socialisti, in prima fila
                             c’era Mussolini
                           • La settimana rossa si concluse senza effetti
                             perché non aveva un obiettivo preciso, mancava
                             di un sostegno sindacale forte (la CGL non
                             l’appoggiò) e fu arginata con successo dal
                             governo
                           • Gli effetti che essa produsse furono decisamente
                             negativi: i liberali conservatori si rafforzarono per
Prima pagina della           il timore di una rinascita dei vecchi movimenti
“Domenica del Corriere”      sovversivi; i socialisti si divisero ulteriormente,
dedicata alla “settimana     proprio nel momento in cui la I guerra mondiale
rossa”                       era imminente
La crisi del sistema giolittiano
• L’azione politica di Giolitti era in crisi: la “settimana
  rossa” dimostrava che l’uomo politico piemontese era
  sempre meno capace di controllare la
  radicalizzazione dello scontro politico
• L’entrata dell’Italia in guerra pose termine
  all’esperienza del giolittismo
• “Aveva avuto il merito innegabile di favorire la
  democratizzazione della società, incoraggiando al
  tempo stesso lo sviluppo economico, ma la sua
  strategia politica, tutta fondata sulla mediazione
  parlamentare, si rivelava inadeguata a fronteggiare le
  tensioni sprigionate dalla nascente società di massa
  “(Sabbatucci-Vidotto)
Bibliografia
• Giorgio Candeloro, Storia dell’Italia moderna,
  Milano, Feltrinelli, vol.VII, “La crisi di fine
  secolo e l’età giolittiana”
• Peppino Ortoleva – Marco Revelli, Storia
  dell’età contemporanea, Milano, Bruno
  Mondadori
• Giovanni Sabbatucci – Vittorio Vidotto, Storia
  contemporanea, “L’Ottocento”, Roma – Bari,
  Laterza

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  • 1. L’età giolittiana Giolitti e i suoi simpatizzanti a Dronero, il collegio elettorale dell’uomo politico piemontese “La politica è l'arte di governare il paese quale è e con le leggi che ci sono“ (discorso alla Camera, 21 giugno 1901)
  • 2. Il contesto politico europeo: le due Internazionali socialiste
  • 3. La I internazionale (Londra, 1864) • Il movimento internazionalista nacque a Londra nel 1864, in conseguenza dell’esigenza sentita in diversi paesi dal movimento operaio di stabilire un collegamento tra i lavoratori a livello internazionale • Delegazioni provenienti da diversi paesi europei si riunirono nella capitale inglese per far nascere questa organizzazione che assunse il nome di Associazione internazionale dei lavoratori • In realtà, solo le Trade Unions inglesi e le organizzazioni francesi mandarono all’incontro delegazioni rappresentative • Per l’Italia partecipò un emissario di Mazzini • Egli fu però estromesso dall’Associazione quando non accettò lo Statuto elaborato da Karl Marx, presente a titolo personale, che aveva insistito perché l’organizzazione assumesse un carattere classista
  • 4. La proposta politica di Marx • In realtà durante il congresso si delinearono chiaramente due diverse interpretazioni del ruolo politico del movimento operaio e della sue azioni • Marx sosteneva che il movimento operaio avrebbe dovuto diventare un’organizzazione politica per preparare le condizioni necessarie al verificarsi della rivoluzione socialista • Le organizzazioni politiche operaie che sarebbero nate in ogni nazione avevano come obiettivo intermedio l’imposizione di una dittatura del proletariato, un periodo durante il quale i leader rivoluzionari avrebbero creato insieme ai lavoratori le basi per una nuova economia socializzata e una nuova società di lavoratori Karl Marx uguali • L’obiettivo finale sarebbe stato la costruzione di una nuova società di “liberi e eguali” sia sul piano giuridico, sia sul piano economico
  • 5. La posizione di Bakunin • Bakunin riteneva che l’ostacolo principale per la conquista della libertà da parte dell’uomo fosse lo Stato in unione con la religione • Lo Stato era lo strumento con il quale le classi dominanti mantenevano le classi subordinate in una posizione di inferiorità economica e intellettuale • Le masse dovevano essere liberate dalla loro condizione di inferiorità per mezzo di un’azione rivoluzionaria che portasse all’abbattimento prima della religione, poi dello Stato • Caduto lo Stato, il sistema della proprietà privata sarebbe a sua volta caduto e le naturali esigenze Mikhail Bakunin delle masse avrebbero portato necessariamente al comunismo, in quanto esso era il sistema economico e sociale più adatto a soddisfare quelle esigenze • I lavoratori,dotati di un istinto naturale a collaborare reciprocamente, si sarebbero organizzati in gruppi, senza più bisogno dello Stato a guidarli
  • 6. La separazione tra marxisti e anarchici • Nel 1872 avviene la frattura decisiva, quando la maggioranza dei delegati presenti al V congresso dell’Associazione internazionale (a l’Aja) approvarono una risoluzione che assumeva la prospettiva marxiana e rifiutava il progetto bakuniano • La maggioranza dei votanti concorda che il proletariato deve costituirsi come partito politico per “combattere contro il potere delle classi possidenti”.Questo partito “è indispensabile per assicurare il trionfo della rivoluzione sociale e il suo obiettivo ultimo, l’abolizione delle classi” • Le strade politiche di socialisti e anarchici si separano definitivamente
  • 7. La Spd, modello per i partiti socialisti • Nel decennio successivo si ebbero ulteriori evoluzioni • In Germania nel 1875 fu fondato da August Bebel il Partito socialdemocratico (Spd), ispirato dalle idee di Marx (che lo criticò per la sua impostazione troppo moderata) e capace di ottenere importanti successi elettorali (maggioranza relativa alle elezioni del 1890) I fondatori della • Fu un partito fortemente Spd organizzato, che raccolse decina di in una stampa migliaia di iscritti, e fece da modello dell’epoca per gli altri partiti socialisti europei
  • 8. La II Internazionale • I rappresentanti di molti partiti socialisti europei si riunirono a Parigi nel 1889 e decisero di darsi un programma comune, il cui obiettivo principale fu l’ottenimento di una giornata lavorativa di otto ore. • Per ottenerla veniva proclamata una giornata di mobilitazione estesa a tutti i lavoratori, che si sarebbe tenuta il primo maggio di ogni anno • Nel 1891 i medesimi rappresentanti costituirono a Bruxelles la Seconda Internazionale, basata sulle idee di Marx • La Seconda Internazionale era una federazione di partiti nazionali, che svolse il ruolo di coordinamento tra i diversi partiti socialisti Proclama di istituzione del I maggio da parte • I congressi dell’Internazionale, a loro volta, furono di un’associazione operaia momenti di discussione sui grandi problemi siciliana dell’economia e del lavoro comuni a tutte le nazioni: sciopero generale, lotta contro la guerra e anticolonialismo
  • 9. Teorici del marxismo: Engels e Kautsky • Nell’ultimo decennio dell’800 la dottrina marxista fu diffusa soprattutto da F. Engels e K. Kautsky • Essi insistettero molto sulla necessità Friederich Engels che i partiti socialisti si impegnassero a fondo nella lotta politica, partecipando alle elezioni e sostenendo la democratizzazione dei diversi stati e le riforme che potevano venire dai parlamenti nazionali Karl Kautsky
  • 10. Riformisti e rivoluzionari Si crearono due indirizzi politici diversi dentro il socialismo • A. accettare i mutamenti verificatisi nella E. Bernstein politica e nella società grazie alle lotte operaie e attuare una politica di riforme sociali e economiche, senza forzare la mano con iniziative immediatamente rivoluzionarie; suo esponente più in vista fu Eduard Bernstein, tedesco K.Liebknecht e R. Luxemburg • B. far tornare il socialismo alle origini, attuando una politica di lotte rivoluzionarie e rifiutando le azioni riformatrici limitate alla sola attività parlamentare; i leader principali di questa corrente furono Karl Liebknecht e Rosa Luxemburg,tedeschi, e Vladimir Il’ič Ulianov, detto Lenin, di origine russa Lenin
  • 11. Socialisti e cattolici in Italia nell’ultima parte dell’800
  • 12. Le società di mutuo soccorso • Tra gli anni ‘60 e ‘70 dell’800, le Società di mutuo soccorso furono l’unica organizzazione degli operai in Italia • Tali società, legate ai seguaci e alle idee di Mazzini, non avevano obiettivi rivendicativi • Il loro obiettivo era di educare i lavoratori La Società di Mutuo • Per questo erano orientate sulla Soccorso di Bergamo fu fondata nel 1862 solidarietà tra i membri • Rifiutavano sia la lotta tra le classi sociali, sia l’idea dello sciopero come strumento rivendicativo
  • 13. La diffusione delle idee socialiste e anarchiche in Italia • Quando le tensioni sociali si acuirono e cominciarono a diffondersi le idee di Marx e Bakunin, le Sms persero terreno • I moti insurrezionali organizzati dagli aderenti alle idee internazionaliste ebbero però esiti fallimentari • Il leader socialista Andrea Costa comprese che la giusta strategia era di elaborare un programma d’azione • Era necessario partecipare alle lotte giorno per giorno e fondare un partito, che fissasse gli obiettivi da perseguire e organizzasse gli aderenti per realizzarli
  • 14. I primi partiti di ispirazione socialista • Costa fondò il Partito socialista rivoluzionario di Romagna, che però rimase legato solo a quella zona d’Italia (1881) • A Milano, nel 1882 associazioni di operai milanesi fondarono il Partito operaio italiano, che ammise come iscritti solo i lavoratori manuali • Tra la fine degli anni ‘80 e l’inizio dei ‘90 nacquero le prime federazioni di mestiere e le prime Camere del lavoro (organizzazioni sindacali provinciali), ispirate alle idee socialiste • Le idee socialiste si diffusero anche nelle campagne, specie in Val Padana, tra braccianti e i coloni
  • 15. La creazione di un partito socialista • La questione che gli agitatori politici sentivano come necessaria era di creare un’organizzazione politica unitaria che guidasse e coordinasse le lotte a livello nazionale • Un problema che si sarebbe potuto risolvere solo unendo i diversi movimenti di lavoratori che erano assai frazionati e chiarendo i presupposti politici della lotta
  • 16. Il ruolo di Filippo Turati • Fu decisiva l’azione di Filippo Turati, intellettuale milanese ex radicale • Egli aveva maturato il suo socialismo grazie all’incontro con Filippo Turati l’esule russa Anna Kuliscioff, che aveva contatti con gli ambienti socialisti europei • e grazie alla frequentazione con gli ambienti operai di Milano, dove esistevano le associazioni di mestiere più ampie e agguerrite Anna Kuliscioff
  • 17. La proposta politica di Turati • Turati portò avanti insieme a altri socialisti, Bonomi, Labriola, Costa un programma d’azione preciso basato su queste idee • 1. il movimento operaio era autonomo dalla democrazia borghese • 2. l’insurrezionalismo degli anarchici era da rifiutare • 3. le lotte economiche erano prioritarie • 4. lotte politiche e lotte economiche dovevano essere collegate e finalizzate all’obiettivo finale della socializzazione dei mezzi di produzione
  • 18. La nascita del Partito socialista italiano (1892) • Ad agosto del 1892 rappresentanti di società operaie, leghe contadine, circoli politici e altre associazioni si riunirono per dar vita a un movimento unitario • Si verificò una frattura tra una minoranza anarchica e la maggioranza guidata da Turati e dai socialisti • Questi abbandonarono il congresso per riunirsi a parte e dar vita al Partito dei lavoratori italiani, il cui programma coincideva in gran parte con la piattaforma elaborata da Turati e dagli altri socialisti • Nel 1895 il Partito dei lavoratori italiani cambiò definitivamente il suo nome in Partito socialista italiano
  • 19. I cattolici • I cattolici costituivano per la classe dirigente della politica italiana un problema aperto tanto quanto lo erano i socialisti • I cattolici militanti erano fedeli al papa e rifiutavano l’assetto politico e istituzionale dell’Italia conseguente al Risorgimento • Il “pericolo cattolico” nasceva dal fatto che i movimenti cattolici e comunque la fede cattolica erano fortemente presenti e radicati nella società italiana, soprattutto nelle campagne
  • 20. I cattolici si organizzano • Nel 1874 a Venezia i leader cattolici, laici e ecclesiastici, decisero la costituzione dell’Opera dei congressi, così chiamata perché il suo compito sarebbe stato di convocare periodicamente congressi di tutte le associazioni cattoliche operanti in Italia per coordinare la loro azione • Quando nel 1878 diventò papa Leone XIII l’atteggiamento della Chiesa rimase intransigente sul piano politico, ma il nuovo pontefice agì perché la presenza di associazioni e movimenti cattolici tra i lavoratori si facesse sempre più capillare • Aumentò il numero di società di mutuo soccorso e Gioacchino Pecci, papa Leone XIII cooperative agricole e artigiane controllate e (1878 - 1903) guidate dal clero e ispirate alla dottrina sociale della chiesa, anche e soprattutto per ispirazione del papa stesso, che se ne occupò nell’enciclica “Rerum novarum”
  • 21. L’enciclica “Rerum novarum” di Leone XIII (1891) • Leone XIII emanò nel 1891 la lettera enciclica “Rerum novarum”, incentrata sulla questione del lavoro e in particolare di quello operaio • Essa condannava il socialismo e affermava la necessità della concordia sociale • La base della concordia tra le classi era il rispetto dei reciproci doveri • Operosità, laboriosità e rispetto delle gerarchie erano i presupposti del buon comportamento del lavoratore • L’imprenditore doveva retribuire con giustezza il lavoratore, rispettare la sua dignità umana e la fatica, che non era una semplice merce da pagare il meno possibile
  • 22. La novità della “Rerum novarum” • La novità dell’enciclica stava soprattutto nell’indicazione dell’opportunità di creare società di operai e di artigiani ispirate ai principi cristiani • I cattolici erano sollecitati dal pontefice a impegnarsi in questo senso • Per quanto società di questo tipo esistessero da tempo, il fatto che un papa prendesse posizione ufficialmente in questo ambito e lo facesse in un documento rilevante come un’enciclica fu una novità di rilievo Distintivo di una società cattolica di mutuo soccorso
  • 23. L’Italia da Crispi a Giolitti La disfatta di Adua (1896)
  • 24. La politica repressiva del secondo governo Crispi • Socialisti e cattolici furono tra gli obiettivi della repressione portata avanti da Crispi, tornato al governo alla fine del 1893 • Nel luglio 1894, il Parlamento approvò un insieme di leggi “antianarchiche”, che limitavano la libertà di stampa, riunione e associazione, per rendere inoffensivo il Partito socialista • Il Partito fu proclamato fuori-legge nell’ottobre 1894 • L’effetto fu il contrario di quanto voluto da Crispi: il Partito non si sbandò, perché aveva un’organizzazione solida • La sinistra radicale e diversi intellettuali come De Amicis, Pascoli, Lombroso manifestarono simpatia per le battaglie socialiste • I socialisti decisero di collaborare, limitatamente, con radicali e repubblicani, e grazie ad alcune alleanze elettorali nel 1895 riuscirono a eleggere in Parlamento dodici deputati
  • 25. Politica economica e questione morale • Il governo di Crispi intervenne sull’economia per rimettere in sesto il bilancio dello Stato, che era in grave perdita • Impose tasse più pesanti e istituì la Banca d’Italia • Tuttavia era in difficoltà a causa della questione morale, perché una campagna politica della sinistra radicale aveva messo in luce il pesante coinvolgimento del Presidente del consiglio nello scandalo della Banca Romana
  • 26. Disavventure africane e caduta del governo Crispi • Il colpo definitivo al governo Crispi venne dalla questione coloniale • Un trattato firmato nel 1889, il trattato di Uccialli, aveva posto teoricamente le basi del rapporto Etiopia – Italia • Era però un documento ambiguo, interpretato dagli italiani come via libera alla penetrazione in Etiopia, e dagli etiopi come accordo di amicizia e collaborazione • Quando l’ambiguità venne allo scoperto, i rapporti tra i due paesi si guastarono e portarono a nuove conflittualità • Gli italiani tentarono una nuova penetrazione dall’Eritrea verso l’Etiopia, ma nel dicembre del 1895 sull’altipiano dell’Amba Alagi un distaccamento italiano fu circondato e sconfitto tra massacri da truppe etiopi • Crispi organizzò allora un’azione di vendetta, sostenuta con convinzione dall’esercito, ma a marzo 1896 un esercito di 16.000 uomini mandato in Etiopia La disfatta di Adua riprodotta subì una sconfitta rovinosa a Adua, dove morirono In un giornale dell’epoca praticamente la metà dei soldati italiani • La conseguenza furono violente manifestazioni di piazza contro la guerra africana e le dimissioni di Crispi
  • 27. L’Italia in Etiopia tra fine ‘800 e inizio ‘900 Fonte: Ortoleva-Revelli, Storia dell’età contemporanea, Milano, Bruno Mondadori
  • 28. Il governo Rudinì e “Torniamo allo statuto” • Il successore di Crispi fu Rudinì • Egli unì e rappresentò le forze conservatrici, le quali ritenevano che bisognava mettere sotto controllo i nemici delle istituzioni: socialisti, repubblicani, clericali Antonio • Da una parte, emerse e prese forza la posizione di Rudinì del deputato liberal-conservatore Sidney Sonnino , che proponeva di rendere il governo responsabile solo verso il re, lasciando alle camere solo il potere legislativo (in un articolo intitolato “Torniamo allo Statuto”) • In sostanza si trattava di abbandonare il regime parlamentare e di dare al re i pieni poteri • Dall’altra l’idea delle forze conservatrici era di utilizzare i metodi repressivi di Crispi contro ogni Sidney protesta sociale Sonnino
  • 29. Il significato della crisi di fine secolo • “Fu questa l’essenza della crisi di fine secolo: l’incapacità della classe politica liberale o di assumere come interlocutore privilegiato il nascente movimento operaio al fine di legarlo più strettamente alle istituzioni per farne un canale di integrazione delle masse nello stato • oppure di costruire un’alleanza conservatrice con i cattolici “ (Ortoleva-Revelli) su cui basare una politica conseguente • La classe politica liberale invece si contrappose sia ai socialisti, sia ai cattolici e provocò un moto violento di reazione
  • 30. I tumulti del 1897-1898 contro il carovita • Nel 1897, alle elezioni il Psi fece eleggere quindici deputati, aumentando notevolmente i suoi voti e suscitando allarme a livello governativo • Nel 1898 si verificarono durissimi moti popolari di protesta e reazione causati dall’aumento dei prezzi, in particolare del prezzo del pane, determinato dai cattivi raccolti del 1897 • I moti cominciarono dalle campagne del centro sud, dove i contadini erano ridotti alla miseria, e si diffusero nelle città, dove i lavoratori urbani si trovarono in analoghe difficoltà • Dappertutto si verificarono assalti ai forni, ai mulini, ai magazzini del grano, e proteste contro le sedi comunali, l’esattoria fondiaria, il tribunale e le case dei notabili • Parole d’ordine: abolire il dazio sul grano e la gestione municipale dei forni • Si trattò di moti spontanei, in cui la partecipazione socialista e sindacale rimase esterna e non determinante
  • 31. La repressione del governo Rudinì • Il governo attuò un’iniziativa di repressione violenta contro le organizzazioni socialiste e operaie • Quando il 6 maggio 1898 si verificò un’ insurrezione a Milano, le forze conservatrici: re, corte, alti ufficiali dell’esercito, forze politiche rappresentative di proprietari terrieri e imprenditori, decisero l’uso della forza contro Il generale ogni forma di opposizione organizzata Bava Beccaris • A Milano, l’8 e 9 maggio il generale Bava Beccaris decise di impiegare i cannoni contro la folla di chi protestava, provocando 80 morti e 450 feriti. Nel resto d’Italia si verificarono altre 51 morti • Le province di Milano, Firenze, Livorno e Napoli furono poste sotto stato d’assedio • Furono arrestati e processati in migliaia dai tribunali militari, tra cui leader socialisti, radicali e repubblicani, accusati, falsamente, di avere organizzato e guidato le proteste. Foto di Milano durante la repressione di Bava Beccaris
  • 32. Il governo Pelloux • Si aprì una fase caotica e difficile per l’Italia • Rudinì cercò di rendere leggi i provvedimenti eccezionali impiegati in quei mesi, ma nel suo stesso governo vi erano posizioni differenti • Si dimise e fu sostituito alla Presidenza del consiglio da Luigi Pelloux, generale piemontese Il generale • Egli cercò di far approvare leggi che avrebbero Pelloux limitato il diritto di sciopero, di stampa e di associazione • Per contrastarle, i deputati dell’estrema sinistra attuarono l’ostruzionismo, per paralizzare le discussioni parlamentari in modo da impedire l’approvazione delle leggi in esame
  • 33. Divisioni nella maggioranza e caduta del governo Pelloux • La maggioranza era divisa perché al suo interno il gruppo guidato da Zanardelli (ministro della giustizia dimissionario) e Giolitti era contrario alle leggi di Pelloux e quest’ultimo decise di forzare la mano • Fece sciogliere la Camera, perché si aspettava di ottenere da nuove elezioni una vittoria che fermasse tutte le resistenze politiche e lo rafforzasse • In realtà nelle elezioni del 1900, la maggioranza di Pelloux perse parecchi seggi, mentre le opposizioni guadagnarono voti, specie i socialisti (35 deputati) • Pelloux prese atto della sconfitta, anche se aveva conservato una risicata maggioranza, e si dimise • Il re capì che la politica repressiva era esaurita, e scelse Giuseppe Saracco, un moderato, come nuovo Presidente
  • 34. La morte di Umberto I • Il 29 luglio 1900, Umberto I a Monza fu ucciso da Gaetano Bresci, un anarchico che era rientrato appositamente dagli Usa per vendicare i morti del ‘98
  • 35. Il governo Zanardelli-Giolitti • Il nuovo re, Vittorio Emanuele III, preferì una strategia governativa non improntata alla repressione, e lasciò che il governo di Saracco attuasse una politica meno conflittuale di quanto fosse stato fatto dai suoi predecessori Vittorio Emanuele III • Quando Saracco fu costretto a dimettersi per le difficoltà creategli da uno sciopero generale a Genova, il re incaricò di formare il governo Zanardelli, capo della sinistra liberale, che volle con sé al governo Giolitti nel ruolo-chiave di Giuseppe ministro dell’interno Zanardelli Giovanni Giolitti • Questo governo ottenne il sostegno anche dai socialisti
  • 37. La politica conciliatrice di Giolitti • Giolitti durante il dibattito parlamentare sui fatti di Genova aveva espresso l’idea che non esistessero pericoli per lo Stato liberale da parte delle organizzazioni operaie e che non avrebbero dovuto esserne represse le iniziative, in quanto si trattava di “espressioni di malcontento”. • Il libero svolgimento di queste ultime era nell’interesse dello Stato • Questa posizione di Giolitti, che improntò anche il suo operato politico e ministeriale negli anni successivi, determinò un modo nuovo di gestire il rapporto tra istituzioni statali (governo, parlamento) e lavoratori
  • 38. La linea politica di Giolitti • La linea politica di Giolitti era imperniata sull’idea che le agitazioni popolari potessero essere un “fattore di stabilizzazione e rafforzamento dello stato, attraverso la cooptazione dei dirigenti dei movimenti emergenti ed il coinvolgimento istituzionali delle loro organizzazioni” • “Il suo obiettivo era di contemperare i fattori di modernità indotti dallo sviluppo con gli equilibri sociali consolidati”, evitando uno scontro che portasse a una crisi sociale e istituzionale forse irreversibile (Ortoleva-Revelli)
  • 39. Le riforme di Zanardelli-Giolitti Il governo Zanardelli - Giolitti attuò una serie di importanti riforme sociali e economiche • 1. estensione delle norme relative al controllo e alla limitazione del lavoro femminile e minorile nell’industria (orari, trattamento economico) • 2. miglioramento della legislazione su assicurazioni obbligatorie contro gli infortuni e volontarie per la vecchiaia (→pensioni) • 3. istituzione dell’ Ufficio Nazionale del Lavoro, che si occupava di formulare proposte in merito alla legislazione sociale: esso comprendeva funzionari governativi e rappresentanti delle categorie economiche, tra cui le organizzazioni sindacali • 4. autorizzazione ai comuni per la municipalizzazione di servizi: elettricità, gas, trasporti Per quanto riguarda gli scioperi, Giolitti, da ministro dell’interno, invitò i prefetti a lasciare libero lo svolgimento di quelli a carattere economico, mentre furono repressi sia quelli di tipo politico, sia le agitazioni nei servizi pubblici
  • 40. Un contesto socio-economico in evoluzione • Le iniziative riformatrici del governo di Zanardelli-Giolitti e la politica di tolleranza verso i moti sociali caldeggiata da quest’ultimo si inserirono in un contesto generale di crescita Ballo Excelsior è un balletto economica e di evoluzione mimico la cui prima avvenne al Teatro alla Scala di Milano l'11 sociale in Italia gennaio1881 Realizzato secondo la formula del • Tale contesto fornì all’azione "ballo grande italiano" e politica riformatrice la cornice denominato "azione coreografica, storica, allegorica in 6 parti e 11 ideale per dispiegarsi in modo quadri", lo spettacolo è basato sull'idea, dominante nella società positivo di fine Ottocento, del trionfo della scienza. All'allegoria della vittoria di Luce e Civiltà contro Oscurantismo, nemico del Progresso
  • 41. Riforme nella crescita • Le riforme del governo Zanardelli – Giolitti nacquero in un periodo in cui vi erano le migliori condizioni per una convergenza di interessi tra imprenditori industriali del Nord, riformisti socialisti (Turati, Bonomi, Bissolati) e intellettuali radicali • L’economia soprattutto era in una fase di congiuntura favorevole e i prezzi erano sotto controllo
  • 42. Precondizioni del take-off industriale italiano Alla fine del 1800 anche per l’Italia cominciò il take-off industriale Precondizioni per questo decollo furono • 1. una rete ferroviaria discretamente estesa utile ai commerci Acciaierie di Terni • 2. la creazione di una industria siderurgica moderna, grazie alla tariffa protezionistica del 1887 e agli investimenti • 3. la risistemazione del sistema bancario (a causa dello scandalo della Banca Romana): furono create due banche miste Banca Commerciale Italiana e Credito Italiano, sostenute dallo stato e da capitali tedeschi • Queste banche ebbero un ruolo decisivo nel far confluire verso l’industria i La sede del Credito Italiano a Milano, Piazza Cordusio risparmi privati
  • 43. Tessile,siderurgia, zucchero • L’industria tessile era il settore principale soprattutto nella produzione di cotone • Il settore siderurgico era controllato da poche aziende grandi (Terni, Ansaldo), che erano sostenute dalle banche e lavoravano soprattutto grazie alle commesse statali • L’industria dello zucchero crebbe grazie alla protezione della tariffa governativa
  • 44. Chimica, elettricità, meccanica,automobile • Come in altri paesi durante la II rivoluzione industriale l’industria chimica, specie quella della gomma (Pirelli) assunse un ruolo molto importante • A sua volta, l’industria elettrica fece Fabbrica della Pirelli Bicocca notevoli progressi, centuplicando la sua a Milano produzione nel periodo 1898-1914 • L’industria meccanica, per quanto non protetta, lavorò soprattutto per le commesse statali di materiale ferroviario e cantieristica e per la richiesta di macchinari da parte degli altri settori industriali • Cominciarono a sorgere le prime industrie automobilistiche, tra cui si affermò la Fabbrica Italiana di Automobili Torino, fondata nel 1899 dall’ex imprenditore tessile Giovanni Agnelli Fiat 3, 5 cavalli, 1899
  • 45. Le cifre dello sviluppo italiano • L’Italia ebbe uno sviluppo molto forte, pari al 6,7% l’anno tra fine 800 e inizio ‘900 • Il volume della produzione industriale raddoppiò e la quota dell’industria nella formazione del PNL crebbe al 25% (contro il 43% del settore primario e il 22% del terziario) • Tra 1860 e 1890 il reddito pro- capite rimase fermo, tra 1900 e 1915 crebbe del 30%
  • 46. Ricchezza e consumi • Maggiore ricchezza in circolazione significò che molti italiani ebbero maggiori possibilità di spesa per casa, istruzione, trasporti • Si impennarono i consumi di beni durevoli: utensili domestici, biciclette, macchine da cucire
  • 47. I progressi nella Val Padana • L’agricoltura dell’Italia settentrionale, specie nella Pianura Padana, fece notevoli progressi • Essa, incentrata sulla coltivazione di grano e riso, crebbe grazie alla protezione doganale • I proprietari introdussero però anche notevoli migliorie: fertilizzanti, macchine, selezione di bestiame e sementi • La produttività si alzò notevolmente, nonostante la concorrenza americana
  • 48. Scioperi agrari nel Nord Italia Sciopero agrario nel vercellese • Le innovazioni agricole portarono a un minore fabbisogno di manodopera bracciantile • La situazione di disoccupazione o sottoccupazione dei lavoratori agricoli determinò da parte loro un’ondata di scioperi agrari particolarmente lunghi e duri, i più intensi in Europa.Tali scioperi furono favoriti anche dall’atteggiamento non repressivo della politica di Giolitti. • Spesso questi scioperi si verificarono nei periodi di mietitura e raccolta, determinando perdite notevoli alle grandi proprietà agricole
  • 49. L’arretratezza meridionale • Diversa fu la situazione dell’Italia meridionale, la cui crescita agraria era ostacolata dalle condizioni climatiche, dalla scarsezza e irregolarità dei corsi d’acqua, dalla povertà dei terreni (spesso montuosi) • Altri limiti allo sviluppo erano di carattere sociale: rapporti sociali e lavorativi ormai sclerotizzati e una mentalità incapace di favorire il cambiamento
  • 50. I mali della società meridionale • Il risultato di questa situazione erano i mali della società meridionale: • 1. analfabetismo al 60% nelle città del Sud nel 1911 (nel Nord era al 15%) • 2. una classe dirigente arretrata • 3. piccola e media borghesia subordinate agli interessi dei grandi proprietari terrieri e incapaci di svolgere un ruolo trainante nell’economia • 4. una vita politica caratterizzata da clientelismo e personalizzazione esasperati
  • 51. Il “ministro della malavita” • Gli oppositori di Giolitti lo accusarono di non avere fatto niente di serio per contrastare i fenomeni criminali diffusi nel Mezzogiorno • Giolitti, anzi, tollerò che politici del suo Gaetano Salvemini schieramento politico approfittassero dei malviventi per spaventare i gli elettori, così che questi votassero per i candidati giolittiani • L’uomo politico e intellettuale Gaetano Salvemini, per questo, definì l’uomo politico piemontese “il ministro della malavita”
  • 52. La forte presenza della malavita organizzata • Nel Mezzogiorno esistevano gruppi criminali organizzati, mafia e camorra • si erano formati dopo l’abolizione delle istituzioni feudali (inizio ‘800), in cui erano presenti molti “uomini d’onore” • Armati e prepotenti, questi, senza più essere dipendenti dai feudi, cominciarono a operare in proprio: estorsioni, furti di bestiame, imposizione di protezione a proprietari e commercianti • Né i Borboni, né i governi postunitari agirono decisamente per fermarli • Dopo l’Unificazione, questi “uomini d’onore” accrebbero il loro potere, mettendosi al servizio dei notabili locali in modo da intimidire gli elettori e spingerli a votare “nel modo giusto”. • Da queste azioni, ebbero importanti guadagni sia in termini di denaro, sia in termini di potere effettivo sugli individui • Gli “uomini d’onore” condizionavano fortemente la società e l’economia meridionale, contribuendo al suo impoverimento
  • 53. Governo di Giolitti (1903) • Giolitti diventò presidente del Consiglio nel 1903, quando Zanardelli si dimise per una grave malattia • Per allargare la base di appoggio del suo esecutivo offrì al leader socialista Turati un posto di ministro • Turati rifiutò, temendo che il Psi non l’avrebbe seguito • Infatti, in quel periodo la corrente riformista dentro al Psi, guidata da Turati, era in difficoltà rispetto al gruppo dei “rivoluzionari”, contrari alla “collaborazione di classe” • Il governo Giolitti fu così un esecutivo centrista e aperto al sostegno dei conservatori
  • 54. I limiti della politica riformista di Giolitti • La formazione del governo Giolitti “dà la misura dei limiti entro cui si muoveva il riformismo giolittiano, sempre condizionato dal peso delle forze moderate e sempre attento alla conservazione degli equilibri parlamentari, al punto da sacrificare progetti anche importanti quando si rivelassero incompatibili con la solidità della maggioranza” (Sabbatucci-Vidotto)
  • 55. La filosofia politica di Giolitti • "Mettiti in capo questo che gli uomini sono quello che sono, in tutti i tempi e in tutti i luoghi con i loro vizi, i loro difetti, le loro passioni, le loro debolezze; e il governo deve essere adatto agli uomini come sono; certo il governo deve mirare a correggere, a migliorare, ma anch'esso è composto di uomini, e l'uomo perfetto non esiste. Un governo è il portatore di secoli di storia e la peggiore di tutte le costituzioni sarebbe quella che venisse studiata in base a principi astratti e non fosse adatta in tutto e per tutto alle condizioni attuali del paese. Il sarto che ha da vestire un gobbo se non tiene conto della gobba non riesce *…+. Io non sono conservatore, tutt'altro, vedo troppo chiaro quanto vi è di brutto e di spregevole nell'andamento attuale della politica italiana, ma non voglio aiutare chi ci porterebbe a cose peggiori. Pur troppo non vi è ora la scelta fra il bene e il male, ma fra mali diversi, e questo è il lato più triste della vita politica *…+ ricorda che per dare un giudizio bisogna considerare le cose come sono, non come dovrebbero essere“ (Giovanni Giolitti, lettera alla figlia, 15 marzo 1896)
  • 56. Leggi speciali per il Mezzogiorno • Nel 1904 il governo Giolitti approvò le prime “leggi speciali” a favore dell’Italia meridionale, per favorire la modernizzazione agricola e lo sviluppo del Mezzogiorno • Tali leggi erano deboli e non incisero in profondità sulle debolezze del Sud perché non erano pensate per cambiare il vero male, la struttura sociale del Mezzogiorno • L’effetto più immediato e Inaugurazione delle acciaierie importante fu la fondazione delle Ilva di Bagnoli (1910) acciaierie di Bagnoli, alla periferia di Napoli
  • 57. Primo sciopero generale e nascita della CGL • Lo strappo politico tra Giolitti e il Psi fu certificato dal primo sciopero generale organizzato in Italia nel 1904 • Nelle elezioni politiche successive, i socialisti non ottennero il successo che si auguravano • Questo determinò un ritorno della maggioranza del Psi all’ala riformista, che, pur senza votare per il governo di Giolitti, decise di appoggiare singole leggi Il congresso costitutivo della e proposte che introducessero riforme CGL , alla Camera del Lavoro significative di Milano, 18096 • Nel 1906 fu costituita la Confederazione Generale del Lavoro, che ebbe il compito di coordinare le organizzazioni sindacali socialiste
  • 58. Statizzazione mancata delle ferrovie e dimissioni di Giolitti • Giolitti tentò anche di far passare la legge con la quale la gestione delle ferrovie sarebbe passata dai privati allo Stato (1904-5) • Il progetto, però, fu ostacolato sia dai liberali, legati all’idea di non ingerenza dello Stato negli affari privati, sia dai socialisti,contrari non alla statizzazione, ma al divieto di sciopero previsto dalla legge • Giolitti si dimise • Questa fu una tattica che il politico piemontese adottò spesso: lasciare la Presidenza del consiglio in momenti difficili per poi riacquistarla, col consenso del re, in situazione a lui più favorevole, grazie alla capacità che aveva di controllare le maggioranze parlamentari.
  • 59. La “conversione della rendita” • Giolitti, dopo due governi di transizione non presieduti da lui , tornò al potere nel 1906, e governò per più di tre anni senza interruzione • Il suo primo provvedimento fu la “conversione della rendita”, che consistette nella riduzione del tasso di interesse versato dallo Stato a chi possedesse titoli pubblici • Questo provvedimento nacque dall’esigenza di ridurre il deficit economico del bilancio statale • Pochi risparmiatori vollero il rimborso immediato delle somme prestate: era il segno che la fiducia verso lo Stato in quel momento era notevole
  • 60. La strategia politica di Giolitti L’azione politica di Giolitti seguì tre strade • 1. sostegno ai settori più avanzati della società italiana: grande industria e lavoratori organizzati in partiti e sindacati • 2. far entrare nell’ambito delle istituzioni liberali partiti e gruppi che ne erano fuori, sia a causa della politica delle classi dirigenti verso di loro, sia per convinzione ideologica • 3. maggiore intervento dello Stato nell’economia per controllare e ridurre gli squilibri sociali
  • 61. Il controllo del Parlamento Giolitti attuò questa politica attraverso il controllo del Parlamento che riuscì a realizzare • 1. sia grazie ai sistemi trasformistici già messi in atto della sinistra storica • 2. sia attraverso l’ingerenza pesante nelle elezioni e nella vita politica locale
  • 62. Congiuntura economica sfavorevole e nascita della Confindustria (1910) • Il 1907 fu un anno difficile in cui si verificò una crisi internazionale che mise in difficoltà sia le banche italiane, sia le imprese a queste legate • Tale difficoltà fu superata grazie all’azione della Banca d’Italia • Le lotte sociali, tuttavia, diventarono più intense • Conseguenza di ciò fu la decisione degli imprenditori di riunirsi in associazioni e poi di costituire la Confederazione italiana dell’Industria (1910) • Essa assunse un atteggiamento decisamente duro verso le organizzazioni operaie e diffidente verso la politica sociali dei governi
  • 63. Suffragio universale maschile e monopolio statale delle assicurazioni sulla vita • Dopo le solite dimissioni strategiche (1909), Giolitti tornò alla Presidenza nel 1911 • Il terzo governo del piemontese in 8 anni realizzò due riforme di grande importanza • a. estensione del diritto di voto a tutti i cittadini maschi che avessero trent’anni e a tutti i maggiorenni che sapessero leggere e scrivere o avessero prestato servizio militare: in pratica si trattava del suffragio universale maschile (1912): gli elettori salirono al 23,2% della popolazione italiana (8.700.000 circa) • b. istituzione del monopolio statale delle assicurazioni sulla vita: i proventi di questa centralizzazione avrebbero finanziato il fondo per le pensioni di invalidità e vecchiaia per i lavoratori
  • 64. Avversari politici di Giolitti • Avversari “di sinistra” della politica di Giolitti furono i socialisti rivoluzionari e i cattolici democratici • Egli infatti cercò di dividere i due Enrico Ferri (Psi) movimenti, attuando una politica trasformista con la quale attirare tra i suoi alleati sia i riformisti (Psi), sia i cattolici moderati • I liberali conservatori, tra cui Sonnino e il direttore del Corriere Il primo numero del Corriere della Sera Costantino Lazzari (Psi) della Sera Luigi Albertini, erano (5-6 marzo 1876) invece i suoi oppositori da destra • Essi accusavano Giolitti di avere indebolito l’autorità dello Stato, perché cercava i suoi alleati tra forze politiche e sociali nemiche Romolo Murri delle istituzioni Luigi Albertini
  • 66. I progetti imperialistici dell’Italia e lo spirito di rivincita nazionale • Nel 1902, l’Italia giunse a un accordo con la Francia, con la quale si era riconciliata dopo la guerra commerciale, per la spartizione delle reciproche sfere di influenza sull’Africa settentrionale: l’Italia poteva espandersi in Libia, parte dell’impero ottomano, e in cambio i francesi avrebbero avuto via libera per conquistare il Marocco • Tale accordo inquietò la Germania, a cui l’Italia era legata dalla Triplice Alleanza, mentre l’Italia si sentì danneggiata dall’espansione, concessa dalla Germania, dell’Austria in Bosnia e Erzegovina (1908), senza compensazioni per l’Italia • Tale espansione dimostrava che nella Triplice la penisola era l’alleato più debole, e determinò nell’opinione pubblica italiana un desiderio di rivincita nazionale • Verso l’Austria si risvegliarono i sentimenti irredentisti relativi a Friuli-Venezia Giulia e Trentino, mentre sembrava urgente a molta parte dell’opinione pubblica che l’Italia si affermasse anche in campo coloniale
  • 67. Il nazionalismo di Corradini • Si affermarono e suscitarono grande seguito in questo clima le idee dello scrittore Enrico Corradini , seguace di D’Annunzio , il quale affermava che la lotta di classe era stata superata da una lotta a livello superiore, tra nazioni “capitalistiche” (cioè ricche) e nazioni “proletarie” (cioè povere), tra cui l’Italia, che avevano una popolazione eccedente rispetto alle risorse e quindi avevano il diritto di espandersi fuori dai loro confini • L’Italia era quindi in contrapposizione Enrico Corradini alle democrazie occidentali e doveva superare la lotta tra le classi sociale al proprio interno in nome di uno sforzo di tutta la popolazione italiana verso obiettivi imperiali
  • 68. Associazione nazionalista italiana e “L’idea nazionale” • Su impulso di Corradini , nacque l’Associazione nazionalista italiana (1910), che riuniva uomini di idee politiche diverse (irredentisti, democratici, colonialisti), ma che fu controllata da una dirigenza Luigi Federzoni imperialista e conservatrice • Corradini, Luigi Federzoni e Alfredo Rocco fondarono il periodico “L’Idea nazionale”, che cominciò Alfredo Rocco una violenta campagna di stampa a favore della conquista della Libia
  • 70. Guerra coloniale per la Libia contro gli ottomani • Il movimento nazionalista era fiancheggiato e sostenuto economicamente dai gruppi economici moderati legati alla finanza vaticana e soprattutto dal Banco di Roma, che puntava a investimenti cospicui in Libia • Le pressioni della stampa legata alla banca e dei nazionalisti si intrecciarono con un fatto decisivo: la Francia era pronta a imporre il suo protettorato sul Marocco • Il governo di Giolitti, fino a quel momento esitante sul da farsi si convinse a organizzare una spedizione composta da più di trentamila uomini, che partì nel settembre 1911 • Il corpo di spedizione italiano dovette fare i conti con la resistenza ottomana • L’esercito italiano fu costretto dall’emergenza strategica a estendere il controllo anche sull’isola In Libia, l’Italia impiegò di Rodi e sull’arcipelago del Dodecaneso, sul mare anche l’arma aerea per Egeo vincere il conflitto
  • 71. Una vittoria di Pirro ? • Dopo un anno di guerra, i turchi furono costretti a cedere e firmare la pace di Losanna, con la quale rinunciarono alla sovranità politica sulla Libia (1912) • Gli italiani decisero anche di mantenere il controllo di Rodi e del Eccidi e massacri segnarono la Dodecaneso conquista Italiana della Libia • Gli esiti economici della guerra furono negativi: le tanto decantate risorse libiche erano ben poca cosa, la manodopera italiana non poté essere adeguatamente assorbita dalla Libia e i Caricamento costi della guerra furono molto pesanti di bombe su un biplano
  • 72. Il sostegno dell’opinione pubblica • Il consenso alla spedizione libica fu sicuramente molto più ampio rispetto al conflitto con l’Etiopia, grazie alla capacità di orientamento dell’opinione pubblica dimostrata dai giornali più diffusi • Spirito nazionalistico e manifestazioni patriottiche sostennero l’impegno coloniale, sentito come rivincita del disastro di Adua • Oppositori perdenti furono solo i socialisti e alcuni intellettuali “fuori dal coro” come Gaetano Salvemini
  • 73. Le colonie italiane nel 1911 Fonte: Ortoleva-Revelli, Storia dell’età contemporanea, Milano, Bruno Mondadori
  • 74. La fine del giolittismo
  • 75. La radicalizzazione politica • L’effetto più duraturo del conflitto libico fu la radicalizzazione dello scontro politico • A causa dell’esito positivo della guerra coloniale, lo schieramento di destra: nazionalisti, liberali conservatori e clerico - moderati si sentì il vincitore del conflitto, sostenuto con forza • Nel Partito socialista la corrente rivoluzionaria, in cui emerse Benito Mussolini, diventato direttore del quotidiano Avanti! si rafforzò ai danni della componente riformista, indebolita dall’atteggiamento non ostile alla linea Benito Mussolini, politica di Giolitti all’epoca direttore dell’Avanti ! • In definitiva, gli equilibri politici costruiti da Giolitti in circa dieci anni cominciarono a sfaldarsi
  • 76. I clerico -moderati • Il papa Pio X e le gerarchie ecclesiastiche sostennero le correnti clerico-moderate che volevano costruire un fronte comune con lo schieramento conservatore in funzione anti-socialista • Giolitti in una prospettiva cavouriana (“libera Chiesa in libero Stato”), elaborò a proposito dei cattolici la formula delle “due parallele”, schieramenti che non devono mai incontrarsi, • Tuttavia sia nelle elezioni del 1904 sia in quelle del 1909 il non expedit fu sospeso Papa Pio X in alcuni collegi elettorali, mentre alcuni (1903-1914) cattolici si presentarono alle elezioni a titolo personale (“non deputati cattolici, ma cattolici deputati”)
  • 77. Il “patto Gentiloni” (1913) • Nelle elezioni del 1913, le prime a suffragio universale maschile, l’Unione elettorale - cattolica presieduta dal conte Gentiloni, fece accordi con diversi deputati giolittiani • I numerosi membri dell’Uec avrebbero appoggiato localmente i candidati liberali che si fossero impegnati a: difendere la scuola cattolica, opporsi al divorzio, agire per il riconoscimento delle organizzazioni sindacali “bianche” • Molti liberali, tra cui noti anticlericali, sottoscrissero (spesso segretamente) questi In questa caricatura, impegni per ottenere il voto cattolico viene dileggiata la doppia faccia di Giolitti, • I cattolici ottennero così una grossa forza di bravo capitalista con gli pressione politica: il non expedit fu revocato operai (voto socialista) e bravo padrone con i in oltre trecento collegi elettorali in Italia contadini (voto cattolico) • Più di duecento deputati furono eletti con il voto determinante dei cattolici
  • 78. Le elezioni del 1913 • Le elezioni del ’13 furono le prime a suffragio allargato, 8.762.000 votanti • Apparentemente non si verificarono grosse novità • I liberali mantennero la maggioranza parlamentare • Il problema fu che le divisioni tra i liberali erano più forti rispetto al passato, quindi la tradizionale opera di mediazione per Giolitti era nettamente più difficile
  • 79. La polarizzazione della politica • Nel ‘13 l’economia era in peggioramento, e la lotta politica tendeva a polarizzarsi tra due estremi: la sinistra rivoluzionaria e la destra conservatrice (sostenuta anche dai clerico -moderati e dai nazionalisti) • Giolitti si dimise nel maggio del ’14, per Antonio Salandra far decantare la situazione politica a suo vantaggio • Il re scelse come Presidente del consiglio il liberale conservatore Antonio Salandra
  • 80. La “settimana rossa” • Nel giugno del 1914 tre dimostranti morirono a Ancona durante una manifestazione antimilitarista, a causa di scontri con le forze dell’ordine • Questo evento determinò agitazioni in tutta Italia, che furono ricordate come “settimana rossa” • In particolare Marche e Romagna furono coinvolte in vere e proprie insurrezioni, spinte da anarchici, repubblicani e parte dei socialisti, in prima fila c’era Mussolini • La settimana rossa si concluse senza effetti perché non aveva un obiettivo preciso, mancava di un sostegno sindacale forte (la CGL non l’appoggiò) e fu arginata con successo dal governo • Gli effetti che essa produsse furono decisamente negativi: i liberali conservatori si rafforzarono per Prima pagina della il timore di una rinascita dei vecchi movimenti “Domenica del Corriere” sovversivi; i socialisti si divisero ulteriormente, dedicata alla “settimana proprio nel momento in cui la I guerra mondiale rossa” era imminente
  • 81. La crisi del sistema giolittiano • L’azione politica di Giolitti era in crisi: la “settimana rossa” dimostrava che l’uomo politico piemontese era sempre meno capace di controllare la radicalizzazione dello scontro politico • L’entrata dell’Italia in guerra pose termine all’esperienza del giolittismo • “Aveva avuto il merito innegabile di favorire la democratizzazione della società, incoraggiando al tempo stesso lo sviluppo economico, ma la sua strategia politica, tutta fondata sulla mediazione parlamentare, si rivelava inadeguata a fronteggiare le tensioni sprigionate dalla nascente società di massa “(Sabbatucci-Vidotto)
  • 82. Bibliografia • Giorgio Candeloro, Storia dell’Italia moderna, Milano, Feltrinelli, vol.VII, “La crisi di fine secolo e l’età giolittiana” • Peppino Ortoleva – Marco Revelli, Storia dell’età contemporanea, Milano, Bruno Mondadori • Giovanni Sabbatucci – Vittorio Vidotto, Storia contemporanea, “L’Ottocento”, Roma – Bari, Laterza