1. Sulla riperimetrazione del Parco di Lama San Giorgio non prendeteci in giro!
Le dichiarazioni del capogruppo PD, Vito Ludovico, in merito
alla riperimetrazione del Parco Regionale di Lama San Giorgio sono
intrise di demagogia e qualunquismo.
Soprattutto quando dichiara: "Premesso che nessuno ha
intenzione di sacrificare anche un solo petalo delle orchidee che
sono presenti in quelle zone e premesso che ci spenderemo tutti, io
per primo, per la salvaguardia di quei territori, stiamo parlando di
zone che hanno già numerosi vincoli che le tutelano pertanto
togliamo di mezzo le facili strumentalizzazioni".
Sono, però, le sue stesse risposte a un questionario proposto dal
WWF ai candidati sindaci nel 2008 a smentirlo. Ludovico già allora
aveva espresso il suo modo di vedere la tutela dell’ambiente
rispondendo alla domanda n.5 del questionario (“E’ intenzionato
ad accogliere la proposta di istituzione dell’area protetta di Monte Rotondo, Bosco Romanazzi
e Serra capece, come proposto dalla nostra associazione? Se sì, in che modo intende avviare
l’iter burocratico?”) in questo modo: “Non sono favorevole all’istituzione di nuove aree protette.
Il modello attuale di gestione dei parchi tende ad ingessare il territorio e risulta applicabile solo a
zone scarsamente antropizzate. Il mio motto, in questo campo, potrebbe essere: ‘per salvare
l’ambiente, più agricoltura sostenibile, meno parchi’”.
Queste sue dichiarazioni, così convinte e decise, lasciano un ampio margine al sospetto che
molti dei voti che permettono a questo amministratore della cosa pubblica al servizio della
cittadinanza di essere in carica, derivino dalle realtà agricole della zona di Monte
Rotondo/Bosco Romanazzi che ancora non hanno compreso o sono state traviate su quanto sia,
invece, rilevante per il sistema agro-silvo-pastorale la presenza delle aree protette. Mi risulta,
inoltre, molto difficile non pensare che una triplice veste di ingegnere edile e industriale, di
membro di un circolo venatorio, difensore del motto “più agricoltura sostenibile, meno
parchi” possa non essere in palese conflitto d’interessi con il ruolo di presidente di una
commissione incaricata di riperimetrare un’area protetta regionale.
Quando il capogruppo del Pd aggiunge che: “La delibera della settimana scorsa individua una
possibile perimetrazione ma è stata preceduta da una conferenza aperta a tutti a cui erano presenti
le associazioni ambientaliste, tra cui il Wwf. In quella occasione gli agricoltori chiesero di essere
sentiti ulteriormente e in sede separata, cosa che è stata fatta, ma che non ha spostato
assolutamente l'orientamento dell'amministrazione”, omette verità importanti. Ne parlo non
come associato o membro del WWF di cui non sono più rappresentante, né come cittadino gioiese
essendo da tempo fuori dalle dinamiche politiche e sociali della città, ma come apatriottico
abitante di un mondo in cui la tutela dell’ambiente è l’ultima speranza per la stessa
sopravvivenza umana. Ne parlo come residente della Terra stufo di farsi abbindolare dai
politicanti di professione, siano essi rappresentanti di potenti nazioni o di infimi paesini, che
millantando saccenza e perbenismo, indirizzano l’amministrazione dei beni comuni verso i propri
interessi e illudono le persone (tutti, non solo chi li vota), i loro principali datori di lavoro, di
operare per il benessere della comunità.
È vero che in una prima riunione erano presenti anche le associazioni ambientaliste, ma lo
erano per puro caso, non essendo state invitate né dal signor Ludovico, né da alcun rappresentante
dell’amministrazione comunale. Erano lì solo perché informate dell’importante riunione in corso
da persone esterne al palazzo di governo. Nelle riunioni successive, infatti, l’amministrazione si
è ben guardata dall’informare WWF, CAI, Gruppo Speleologico e qualunque altra realtà
interessata alla conservazione dell’area. Sarebbe stato legittimo un incontro separato con le parti,
ma con tutte le parti. Cosa che, invece, non è mai avvenuta.
È ancora più spiacevole pensare che la decisione di escludere 150 ettari di boschi, tra cui
un’oasi WWF, dai confini del parco era già un’intenzione dell’amministrazione comunale,
visto che lo stesso Ludovico conferma che l’incontro con gli agricoltori “non ha spostato
2. assolutamente l’orientamento dell’amministrazione”. Si può allora confidare in una classe dirigente
che o non valorizza il territorio e riduce, piuttosto che aumentare, il perimetro di un parco regionale
o, visto dalla prospettiva opposta, non prende in considerazione le richieste di una categoria di
operatori sul territorio, appena incontrata e “non sposta i suoi orientamenti”? In entrambi i casi
manifesta i due classici comportamenti anti-democratici, anti “governo del popolo”, per i quali
solitamente una classe politica viene defenestrata: non tutela il bene pubblico e non prende in
considerazione il parere della cittadinanza.
Inoltre, in un eccesso di foga, Ludovico annebbia i suoi pensieri quando dichiara che: “Tra
l'altro le aree non inserite saranno ulteriormente tutelate dal nuovo Pug perché la mia intenzione è
di riservarle esclusivamente alle aziende agricole", poiché confonde gli obiettivi del Piano
urbanistico generale (PUG) così come pensato proprio dalla Regione Puglia, alla quale ora
vorrebbe cambiare le carte in tavola, la quale chiarisce: “il documento ‘Indirizzi, criteri ed
orientamenti per la formazione dei Piani Urbanistici Generali (PUG)’, entrato in vigore il 29
agosto 2007, con la pubblicazione sul BUR 120, del 29 agosto 2007, elaborato con le procedure
riviste dall’art. 5 della legge urbanistica regionale, indica come dare concreta attuazione a
obiettivi e principi introdotti dalla LR 20/2001 inerenti alla “tutela dei valori ambientali, storici e
culturali espressi dal territorio, nonché della sua riqualificazione, finalizzati allo sviluppo
sostenibile della comunità regionale”.
Dichiarare di voler riservare le aree eliminate dal perimetro di un parco naturale regionale
“esclusivamente alle aziende agricole” contrasta palesemente con gli obiettivi del PUG.
Ma la demagogia incalza col prosieguo delle dichiarazioni. Il capogruppo dice: "Confrontiamoci
sui temi concreti per la salvaguardia dell'ambiente. Non è la sovrapposizione di ulteriori vincoli
che basta. Così come non è la istituzione di un parco la panacea per tutti i problemi”.
A quali vincoli si riferisce questo temerario difensore dell’ambiente e dei beni comuni, visto
che proprio l’area di Bosco Romanazzi, Monte Rotondo e Serra Capece è una delle poche zone,
naturalisticamente rilevanti del territorio, a non essere stata inclusa nelle Z.P.S. o nelle S.I.C. della
Rete Natura 2000 e che a oggi non è tutelata da alcun piano, se non dal Putt/P, che d’altra parte
comprende tutto il territorio regionale, parco o non parco. Il vincolo archeologico interessa solo
l’area di Monte Sannace, mentre se si riferisce al vincolo idrogeologico anche la piazza del paese ne
é inclusa.
Si riferisce forse ai vincoli della piccola oasi WWF strappata a continui tagli di ceduazione che
l’avevano resa un cespuglieto, dove prima cresceva uno dei boschi di fragno più rigogliosi della
regione? Si riferisce a quei pochi ettari in cui decine di cacciatori ogni inverno fanno strage
degli ultimi migratori che ancora osano attraversare quei territori? O si riferisce a quella
macchia mediterranea dove greggi di capre e pecore devastano il sottobosco, annientano le
orchidee, impediscono la gemmazione delle piante perché indifferenti pastori, subappaltati dai
balcani, portano al pascolo animali di gente che ormai vive in città?
Crede, forse, Ludovico che 150 ettari di bosco si proteggano da soli e che tutti i contadini
fanno gli interessi dell’ambiente in cui lavorano? Le piccole realtà, gli anziani, coloro che hanno
imparato ad amare la terra, invece che sfruttarla, certamente la proteggono. Ma molte grandi
aziende agricole che praticano l’agricoltura intensiva tradizionale non sono così interessate alla
salvaguardia del territorio e creano danno a quei pochi che invece operano con rispetto.
Molti degli agricoltori convocati durante gli incontri “segreti” per decidere sulla
riperimetrazione, sono stati chiamati come comparse ad hoc dai comuni limitrofi, poiché non
risultano essere nemmeno cittadini gioiesi. Invocare l’interesse dell’agricoltura come scusa per
nascondere altro è offensivo per i contadini e per i cittadini tutti. L’agricoltura viene sempre
valorizzata dall’istituzione dei parchi e come Ludovico dovrebbe ben sapere, laddove ora c’è un
bosco, sempre e solo un bosco ci potrà essere, secondo la normativa vigente. La
sovrapposizione di ulteriori vincoli, a cui si appella, è frutto di banalità poiché non esiste alcun
vincolo (ambientale, paesaggistico, archeologico) che impedisca di attuare un’agricoltura
sostenibile. Gli unici a sentirsi vincolati da un parco sono coloro che sversano liquami o
cospargono pesticidi ovunque, coloro che pur sapendo di violare la legge mandano al pascolo il
bestiame tra i querceti, coloro che tagliano i boschi per pochi euro distruggendone l’ecosistema,
3. coloro che amano così tanto la natura da doverla vivere con un fucile calibro 12 caricato in
spalla e freddare il primo volatile che passa. Gli unici che si sentono costretti da questi vincoli
“sovrapposti” (ricordo che la parola sovrapposto implica la presenza di qualcosa su cui apporre
qualcos’altro. Ludovico, cos’è quel qualcosa, visto che non vi sono altri vincoli su quell’area?)
possono essere gli affaristi del cemento e del mattone che sperano sempre di rubare metri cubi
alla Natura per poter edificare quanto più possibile. Beh, caro ingegner Ludovico, se lei non fa
parte di nessuna categoria di quelle sopra elencate o non ne è rappresentate, mi dice perché mai
un parco d’istituzione regionale dovrebbe appesantire di vincoli una delle zone più belle del
territorio? Perché mai un’area protetta dovrebbe confliggere con l’agricoltura sostenibile e
biologica, ad esempio? Mi fa sorridere, quando per far finta di salvare “capre e cavoli”, è
proprio il caso di dirlo, cita il caso dei “400 ettari di Grottalupara andati in fumo. Lì – dice con
sicurezza - nessuno si è preso la briga, dopo l'istituzione del parco, di controllare lo stato del
territorio e si è chiesto come mai ci sono sempre incendi. La causa è che non c'è più il pascolo,
l'agricoltura appunto". Quante assurdità. Lì, caro ingegnere, gli incendi vengono provocati
colposamente dal 2007, come testimoniano le immagini satellitari realizzate dalla dott.ssa Claudia
Notarnicola per la pubblicazione di cui sono curatore e che le allego sotto, per riportarle alla sua
memoria.
Mappa delle aree boschive derivante dell’immagine LANDSAT acquisita nel 2007, l’area in
giallo rappresenta la superficie interessata dal devastante incendio del 2007
(elaborazione di Claudia Notarnicola, tratta da “Ambienti, flora e fauna delle Murge di sud-est, Gatti
Cazzolla R. [a cura di], 2011, Adda Editore)
4. In quella zona, sono ormai 8 anni che, al momento giusto, vengono appiccati incendi e
nonostante le ripetute denunce delle associazioni nessuno ha mai indagato se vi fosse altro che il
semplice caso.
La presenza proprio nelle aree incendiate di una stazione fantasma, ben curata, con panchine,
fontane, pensiline, etc. (Stazione Coratini) di cui nessuno comprendeva l’utilità (almeno sino a
oggi) e l’avanzare degli insediamenti industriali ed edili dalla zona di San Basilio, sembrano essere
la causa più probabile di quelle azioni criminali, che mettono a rischio la stessa sicurezza degli
abitanti, oltre che devastare boschi citati per la loro vastità e bellezza già da Montaigne.
Utilizzare l’assenza di pascolo come “capro espiatorio” e dare al “capro” l’espiazione della
colpa, per giustificare la propria tesi di conflitto tra i parchi e l’agricoltura è davvero
meschino. Indegno di chiunque voglia farsi rappresentante di una comunità, il cui primo interesse
dovrebbe essere la tutela al fine di consegnare ai posteri ciò che si è avuto in prestito.
Perché, invece di inventare ragioni infondate e basate su nessuna evidenza scientifica (le cito tra
tutti Aldo Leopold “la gestione della vita selvatica ha già riconosciuto la propria incapacità di
sostituire gli equilibri naturali con altri artificiali”), il comune di Gioia del Colle, insieme a quello
di Castellaneta, non attivano un nucleo di controllo speciale antincendio durante il periodo
estivo per un’area che va a fuoco da 8 anni?
Perché non la si smette d’ingannare la popolazione, lanciando messaggi mistificatori e non si
inizia a far comprendere dall’alto (per una volta non “dal basso”) l’importanza delle cose davvero
importanti?
Ah già, perché dimenticavo le parole del grande Giorgio Gaber, che cantava: “Io se fossi Dio
dall'alto del mio trono vedrei che la politica è un mestiere come un altro e vorrei dire, mi pare
Platone, che il politico è sempre meno filosofo e sempre più...”.
Ma d’altra parte, a questi “uomini a tutto tondo che senza mai guardarci dentro scivolano sul
mondo”, a quelli che “scivolano sulle parole, anche quando non sembra o non lo vogliono” non
capita quasi mai di fermarsi a chiedersi quanto contino le loro azioni per il mondo. Non capita
quasi mai di riflettere su cosa il primo filosofo della natura, quello stesso Platone citato da Gaber,
intendesse quando diceva: “Non si può dire che la caccia produca grandezza d’animo e
sapienza” (Platone, Epinomide, 975c).
Particolare delle immagini LANDSAT riguardante il bosco nei pressi di San Basilio come appariva nel
2002 (sinistra) e nel 2007 dopo l’incendio. Si è utilizzata una particolare combinazione di colori (false
colour) che mette in evidenza la vegetazione attiva tramite il colore rosso. Infatti dopo l’incendio l’area
appare completamente di colore verde scuro.
(elaborazione di Claudia Notarnicola, tratta da “Ambienti, flora e fauna delle Murge di sud-est, Gatti Cazzolla R.
[a cura di], 2011, Adda Editore)
5. Sono così tante le certezze di chi fa politica da sempre che è facile anche dimenticare che la
delibera di un piccolo, insignificante comune, potrebbe contare come il due di picche per
l’assessorato all’ambiente della Regione Puglia, la cui posizione sembra ferma nel confermare
l’iniziale perimetro del parco e non concedere ai gretti capricci di paese la ridefinizione di
un’intera area protetta.
Sa qual è l’aspetto più triste di questa vicenda, caro Sig. Ing. Agric. Cacciat. Ludovico? È che
fa perdere a tanti di noi molto tempo, gratuito e sottratto ad altre faccende, di quello che invece
voi amministratori eletti dovreste impiegare per promuovere politiche esattamente opposte a quelle
che difendete con tale spavalderia.
È triste, sopra ogni cosa, pensare che le persone votate dal popolo dimentichino ciò che al
popolo andrebbe insegnato e cioè che “dalla natura selvaggia dipende la sopravvivenza del
mondo” (Thoreau, Camminare, 1991, pag. 33).
Roberto Cazzolla Gatti
Biologo ambientale ed evolutivo