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Risonanza Magnetica Nucleare
                     Principi fisici e apparecchiature




Domodossola, 4 dicembre 2008                     Luca Gastaldi – Fisico Medico
La storia in 2 passi… (1°)
 Si comincia a parlare di RMN nel 1946 quando 2 scienziati americani




          Felix Bloch (1905-1983)        &      Edward Purcell (1912-1997)

ne scoprono il principio di base :

Alcuni nuclei del sistema periodico hanno la caratteristica, se posti in un campo
magnetico, di assorbire un’energia attraverso una radiofrequenza e di riemetterla
durante il passaggio al loro orientamento originario.

Bloch e Purcell otterranno il Nobel per la Fisica nel 1952.
La storia in 2 passi… (2°)
 Nel 1973 la rivista Nature pubblica un lavoro di un professore di chimica alla State
 University di New York




                               Paul Lauterbur (1929- )

dal titolo :

Formazione dell’immagine per interazione locale indotta; impiego della RM.

Lauterbur introduce il campo magnetico di gradiente (che si aggiunge al campo
principale) e pone le basi per la localizzazione spaziale del segnale ossia per
l’imaging a Risonanza Magnetica.
RMN = Risonanza Magnetica Nucleare


      Nucleare
                          …perché sono i nuclei degli atomi a reagire




    Magnetica
                        …perché ha luogo in un campo magnetico



  Risonanza
                    …perché i trasferimenti di energia ai nuclei

       avvengono in condizioni di ‘risonanza’ (stessa frequenza)
Definizione
La RMN studia, mediante l’impiego di radiofrequenze, le proprietà magnetiche dei
nuclei per produrre immagini del corpo umano in grado di fornire informazioni
morfologiche e funzionali
Immagini Rx e immagini RM

  Un’immagine Rx è una
‘fotografia’ di una nuvola
              di elettroni:

  zone più o meno dense
          impressionano
diversamente la pellicola




                              Un’immagine RM è la
                              visualizzazione, attraverso campi
                              magnetici, di una configurazione
                              spaziale dei nuclei
Lo Spin (1)
Dal punto di vista della meccanica quantistica, lo Spin è una quantità che individua
un particolare stato di un nucleo e può essere intero, negli atomi con numero di
massa pari (bosoni), o semi-intero, nei nuclei con numero di massa
dispari, (fermioni). Questi ultimi possono fornire segnale RM.




     In particolare, per applicazioni
    mediche, viene sfruttato lo Spin
  dei nuclei di idrogeno presenti in
         grandissima quantità negli
                  organismi viventi.
Lo Spin (2)
Dal punto di vista della meccanica classica, lo Spin può essere visualizzato
immaginando il nucleo di idrogeno (protone) come una trottola che ruota intorno al
proprio asse.




Essendo una particella carica, il protone che ruota genera un campo magnetico che
lo trasforma in un piccolo magnete.
Il campo magnetico esterno
     In assenza di campi magnetici esterni,
         i piccoli magneti si distribuiscono
                liberamente nello spazio…




                              …ma, all’interno di un campo magnetico, si
                              distinguono 2 differenti stati energetici, uno
                              stabile (allineato al campo esterno) ed uno
                              instabile (opposto al campo esterno)
La distribuzione di Boltzmann
Il rapporto tra il numero di nuclei presenti nei 2 stati è dato dalla statistica di
Boltzmann:

                                Nsup         E
                                        exp
                                Ninf        kT




                                                                          E    B
Il segnale di risonanza magnetica




Il principio di formazione del segnale RM è semplice:
1.    Fornisco al sistema l’energia necessaria al salto E (Impulso RF)
2.    Nel ritorno al livello inferiore il sistema emette energia attraverso il segnale RM


     Se riesco a valutare le differenze tra RF assorbita e segnale RM riemesso ho
     trovato un modo per ‘guardare’ nel nucleo
L’equazione di Larmor
                  Dal punto di vista classico, il nucleo immerso in un campo
                  magnetico B esterno assume un moto di precessione
                  intorno all’asse del campo.

                  Questo moto è regolato dall’equazione di Larmor:

                                                B0
                           : frequenza di Larmor (di precessione) [MHz]
                           : rapporto giromagnetico [MHz/Tesla]
                     B0    : intensità del campo magnetico esterno [Tesla]


                    Si avranno 2 coni di precessione, in
                  direzioni opposte, relativi ai due stati
                   energetici generatisi in presenza del
  Joseph Larmor                        campo esterno B0
   (1857-1942)
Piccoli magneti
I nuclei ruotanti generano a loro volta campi magnetici e possono essere visti
come piccoli magneti immersi nel campo B0. Le polarità possono essere concordi
o opposte al campo esterno.




                                      Dal punto di vista
                              macroscopico avremo un
                         insieme di nuclei che variano
                              continuamente la propria
                              energia, passando da uno
                               stato energetico all’altro.
Magnetizzazione
La somma vettoriale di tutti i singoli momenti magnetici dei nuclei in moto di
precessione intorno a B0 è equivalente ad un singolo momento magnetico detto


                         Magnetizzazione macroscopica
Il segnale di risonanza magnetica (1)
1.   Per prima cosa i nuclei vengono eccitati mediante un segnale RF, di
     frequenza uguale o vicina alla frequenza di Larmor, generando un campo
     magnetico B1 che va a sommarsi a B0.
Il segnale di risonanza magnetica (2)
  2.   Il segnale RF (breve e di alta intensità) allinea gli spin nucleari. Il vettore
       magnetizzazione, che descrive il comportamento globale, subisce una
       rotazione nello spazio.




Viene detto impulso a 90 un segnale RF che fa ruotare il vettore magnetizzazione di 90
Il segnale di risonanza magnetica (3)
3.   Ha inizio il cosiddetto ‘rilassamento’ : gli spin e, di conseguenza, la
     magnetizzazione riprendono lo stato iniziale emettendo un segnale RM
     detto FID (Free Induction Decay)




                                                             Segnale FID
Tempi di rilassamento (1)
Tempo di rilassamento spin-reticolo o longitudinale (T1)

 Tempo impiegato dal sistema, esposto ad
 un impulso a 90°, per cambiare il valore
 della componente longitudinale (Z) della
 magnetizzazione di un fattore e.




                                                           t T1
                                            Mz   M0 1 e

T1 descrive quindi un comportamento macroscopico del sistema: l’andamento
della componente longitudinale (Z) della magnetizzazione
Tempi di rilassamento (2)
Note a T1

1.   Dipende dall’intensità del campo B0

2.   È relativo al sistema, non al singolo nucleo

3.   Dipende da cosa il nucleo ha intorno (riflette le proprietà fisico-chimiche
     dell’ambiente EM)

4.   La velocità di rilassamento del nucleo H+ dell’acqua è esaltata dalla
     presenza di sostanze paramagnetiche come Mn2+, Cu2+, Fe2+, Fe3+, Gd3+, ecc.
     Sono questi efficaci mezzi di contrasto in RM.
Tempi di rilassamento (3)
Tempo di rilassamento spin-spin o trasversale (T2)

 Tempo impiegato dal sistema, esposto ad
 un impulso a 90°, per ritornare ad un
 valore della componente trasversale (XY)
 della magnetizzazione pari a 1/e del
 valore iniziale.




                                                               t T2
                                            M xy     M xy0 e

T2 descrive un comportamento microscopico del sistema: il progressivo sfasamento
dei singoli spin.
Tempi di rilassamento (4)
Note a T2

1.   Il defasamento degli spin (T2) è normalmente più veloce del recupero della
     magnetizzazione lungo la direzione Z (T1).

2.   T2 risulta molto sensibile alle disomogeneità del campo B0, quindi:

         i.    Possono esserci sensibili variazioni locali di T2 se B0 non è uniforme

         ii.   Si definisce T2* che tiene conto delle disomogeneità (T2*<T2). È
               possibile minimizzare gli effetti delle disomogeneità di campo
               utilizzando opportune sequenze quali la Spin Echo.
Riassumendo…
1.   Segnale RF

2.   Allineamento spin nucleari e rotazione vettore magnetizzazione

3.   Defasamento degli spin [T2]
     (la magnetizzazione
     trasversale Mxy tende a 0)

4.   Riallineamento a B0 [T1] del
     vettore magnetizzazione
     (Mz tende a M0)

5.   Emissione del segnale RM
     durante le fasi 3 e 4
Il procedimento di imaging
 sequenze e metodi di codifica spaziale
La sequenza Spin Echo (1)
Le sequenze sono composte da una successione di impulsi RF e sono progettate
opportunamente per la valutazione dei tempi di rilassamento.

Un tipico esempio di sequenza che permette di valutare T2 minimizzando gli
effetti delle disomogeneità di campo è quello della sequenza Spin Echo (SE).
La sequenza Spin Echo (2)
L’impiego di una serie di impulsi a 180 genera una sequenza di echo.

Questo permette di rimuovere l’influenza delle disomogeneità di campo e di
valutare T2 anziché T2*
La sequenza Spin Echo (3)
Il segnale ottenuto da una sequenza Spin Echo avrà la forma :


                                            TR T1       TE T2
                    S     k        1 e              e

           k = fattore di proporzionalità
            = densità protonica
           TE = tempo di echo (tempo tra 2 echo successivi)
           TR = tempo di ripetizione (tempo tra 2 impulsi a 90° successivi)



Agendo su TE e TR si può esaltare la componente in T1, quella in T2 o quella in
densità protonica
Codifica spaziale
Il segnale giunge ora indifferenziato dalle varie parti del campione (corpo umano).

Per discriminarne la posizione si aggiungono dei gradienti magnetici al campo
principale, variando così linearmente la frequenza di Larmor


                              B0 è uniforme.

                              Non c’è modo di discriminare la posizione



                              Si introduce il gradiente, che va a sommarsi al campo
                              magnetico statico B0




                             Ogni punto è caratterizzato da un diverso valore di
                             campo che diventa (B0 + B0) e quindi da un diverso
                             valore di frequenza di Larmor
Il procedimento di Imaging (1)
1. Selezione dello strato

  L’applicazione del gradiente contemporaneamente all’impulso RF permette la
  selezione dello strato.

  Intensità di gradiente diverse producono spessori di strati differenti.




                                                             Intensità di
                                                              gradiente
                    Intensità di
                     gradiente




                                       Spessore strato
Il procedimento di imaging (2)
2. Codifiche in frequenza e in fase

  Si impiega una combinazione di codifiche in frequenza e fase per la localizzazione
  del punto all’interno dello strato.




         Codifica in frequenza                    Codifica in fase
Il procedimento di imaging (3)
    3. Trasformata di Fourier

      È una trasformazione matematica che consente di analizzare in frequenza il
      segnale e di rappresentarne le ampiezze nelle sue diverse frequenze.



                            +                           +                              =
                       1                           2                          3



                                                            3    2      1
                                            F.T.
=                                                                                  Freq.
Il procedimento di imaging (4)
La trasformata di Fourier permette il passaggio dal cosiddetto spazio K
all’immagine vera e propria


          k-space                                      Image space
              ky                                             y
                                       IFT

                           kx                                             x
                                       FT



      Acquired Data                                     Final Image
Il procedimento di imaging (5)
Eccone una visualizzazione…



K                                            Image


                                    IFT


                                     FT




           Siamo finalmente giunti alla formazione dell’immagine!!!
Apparecchiature e magneti
Apparecchiature cliniche per RMN


                  Schema di un’apparecchiatura a RM




                  Tipi di magnete
Schema di un’apparecchiatura per RM
Tipi di magnete: caratteristiche (1)

                             Magnete




Elevata intensità di campo              Omogeneità spaziale



                        Stabilità temporale
Tipi di magnete: caratteristiche (2)


                             Vantaggi
      PERMANENTI                •Non richiede alimentazione
                                •Campo di dispersione limitato
                                •Nessun raffreddamento
                                •Limitati costi di gestione

           B0
                             Svantaggi
                                •Peso elevato
                                •Sensibile a variazioni termiche
                                •Limitata intensità di campo

  0.2 - 0.3 Tesla
Tipi di magnete: caratteristiche (3)


                             Vantaggi
        RESISTIVI               •Non richiede criogeni
                                •È disattivabile




                             Svantaggi
                                •Elevato consumo di energia
                                •Raffreddamento ad acqua
                                •Elevati costi di gestione

  Fino a 0.6 – 0.7 Tesla
Tipi di magnete: caratteristiche (4)


                                  Vantaggi
    SUPERCONDUTTIVI                 •Elevata intensità di campo
                                    •Elevata omogeneità di campo
                                    •Ridotto consumo di energia




                                  Svantaggi
                                    •Necessità di criogeni
                                    •Elevati costi di acquisto



  Fino a 9 – 10 Tesla (imaging)
Grazie per l’attenzione




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1.principi fisici

  • 1. Risonanza Magnetica Nucleare Principi fisici e apparecchiature Domodossola, 4 dicembre 2008 Luca Gastaldi – Fisico Medico
  • 2. La storia in 2 passi… (1°) Si comincia a parlare di RMN nel 1946 quando 2 scienziati americani Felix Bloch (1905-1983) & Edward Purcell (1912-1997) ne scoprono il principio di base : Alcuni nuclei del sistema periodico hanno la caratteristica, se posti in un campo magnetico, di assorbire un’energia attraverso una radiofrequenza e di riemetterla durante il passaggio al loro orientamento originario. Bloch e Purcell otterranno il Nobel per la Fisica nel 1952.
  • 3. La storia in 2 passi… (2°) Nel 1973 la rivista Nature pubblica un lavoro di un professore di chimica alla State University di New York Paul Lauterbur (1929- ) dal titolo : Formazione dell’immagine per interazione locale indotta; impiego della RM. Lauterbur introduce il campo magnetico di gradiente (che si aggiunge al campo principale) e pone le basi per la localizzazione spaziale del segnale ossia per l’imaging a Risonanza Magnetica.
  • 4. RMN = Risonanza Magnetica Nucleare Nucleare …perché sono i nuclei degli atomi a reagire Magnetica …perché ha luogo in un campo magnetico Risonanza …perché i trasferimenti di energia ai nuclei avvengono in condizioni di ‘risonanza’ (stessa frequenza)
  • 5. Definizione La RMN studia, mediante l’impiego di radiofrequenze, le proprietà magnetiche dei nuclei per produrre immagini del corpo umano in grado di fornire informazioni morfologiche e funzionali
  • 6. Immagini Rx e immagini RM Un’immagine Rx è una ‘fotografia’ di una nuvola di elettroni: zone più o meno dense impressionano diversamente la pellicola Un’immagine RM è la visualizzazione, attraverso campi magnetici, di una configurazione spaziale dei nuclei
  • 7. Lo Spin (1) Dal punto di vista della meccanica quantistica, lo Spin è una quantità che individua un particolare stato di un nucleo e può essere intero, negli atomi con numero di massa pari (bosoni), o semi-intero, nei nuclei con numero di massa dispari, (fermioni). Questi ultimi possono fornire segnale RM. In particolare, per applicazioni mediche, viene sfruttato lo Spin dei nuclei di idrogeno presenti in grandissima quantità negli organismi viventi.
  • 8. Lo Spin (2) Dal punto di vista della meccanica classica, lo Spin può essere visualizzato immaginando il nucleo di idrogeno (protone) come una trottola che ruota intorno al proprio asse. Essendo una particella carica, il protone che ruota genera un campo magnetico che lo trasforma in un piccolo magnete.
  • 9. Il campo magnetico esterno In assenza di campi magnetici esterni, i piccoli magneti si distribuiscono liberamente nello spazio… …ma, all’interno di un campo magnetico, si distinguono 2 differenti stati energetici, uno stabile (allineato al campo esterno) ed uno instabile (opposto al campo esterno)
  • 10. La distribuzione di Boltzmann Il rapporto tra il numero di nuclei presenti nei 2 stati è dato dalla statistica di Boltzmann: Nsup E exp Ninf kT E B
  • 11. Il segnale di risonanza magnetica Il principio di formazione del segnale RM è semplice: 1. Fornisco al sistema l’energia necessaria al salto E (Impulso RF) 2. Nel ritorno al livello inferiore il sistema emette energia attraverso il segnale RM Se riesco a valutare le differenze tra RF assorbita e segnale RM riemesso ho trovato un modo per ‘guardare’ nel nucleo
  • 12. L’equazione di Larmor Dal punto di vista classico, il nucleo immerso in un campo magnetico B esterno assume un moto di precessione intorno all’asse del campo. Questo moto è regolato dall’equazione di Larmor: B0 : frequenza di Larmor (di precessione) [MHz] : rapporto giromagnetico [MHz/Tesla] B0 : intensità del campo magnetico esterno [Tesla] Si avranno 2 coni di precessione, in direzioni opposte, relativi ai due stati energetici generatisi in presenza del Joseph Larmor campo esterno B0 (1857-1942)
  • 13. Piccoli magneti I nuclei ruotanti generano a loro volta campi magnetici e possono essere visti come piccoli magneti immersi nel campo B0. Le polarità possono essere concordi o opposte al campo esterno. Dal punto di vista macroscopico avremo un insieme di nuclei che variano continuamente la propria energia, passando da uno stato energetico all’altro.
  • 14. Magnetizzazione La somma vettoriale di tutti i singoli momenti magnetici dei nuclei in moto di precessione intorno a B0 è equivalente ad un singolo momento magnetico detto Magnetizzazione macroscopica
  • 15. Il segnale di risonanza magnetica (1) 1. Per prima cosa i nuclei vengono eccitati mediante un segnale RF, di frequenza uguale o vicina alla frequenza di Larmor, generando un campo magnetico B1 che va a sommarsi a B0.
  • 16. Il segnale di risonanza magnetica (2) 2. Il segnale RF (breve e di alta intensità) allinea gli spin nucleari. Il vettore magnetizzazione, che descrive il comportamento globale, subisce una rotazione nello spazio. Viene detto impulso a 90 un segnale RF che fa ruotare il vettore magnetizzazione di 90
  • 17. Il segnale di risonanza magnetica (3) 3. Ha inizio il cosiddetto ‘rilassamento’ : gli spin e, di conseguenza, la magnetizzazione riprendono lo stato iniziale emettendo un segnale RM detto FID (Free Induction Decay) Segnale FID
  • 18. Tempi di rilassamento (1) Tempo di rilassamento spin-reticolo o longitudinale (T1) Tempo impiegato dal sistema, esposto ad un impulso a 90°, per cambiare il valore della componente longitudinale (Z) della magnetizzazione di un fattore e. t T1 Mz M0 1 e T1 descrive quindi un comportamento macroscopico del sistema: l’andamento della componente longitudinale (Z) della magnetizzazione
  • 19. Tempi di rilassamento (2) Note a T1 1. Dipende dall’intensità del campo B0 2. È relativo al sistema, non al singolo nucleo 3. Dipende da cosa il nucleo ha intorno (riflette le proprietà fisico-chimiche dell’ambiente EM) 4. La velocità di rilassamento del nucleo H+ dell’acqua è esaltata dalla presenza di sostanze paramagnetiche come Mn2+, Cu2+, Fe2+, Fe3+, Gd3+, ecc. Sono questi efficaci mezzi di contrasto in RM.
  • 20. Tempi di rilassamento (3) Tempo di rilassamento spin-spin o trasversale (T2) Tempo impiegato dal sistema, esposto ad un impulso a 90°, per ritornare ad un valore della componente trasversale (XY) della magnetizzazione pari a 1/e del valore iniziale. t T2 M xy M xy0 e T2 descrive un comportamento microscopico del sistema: il progressivo sfasamento dei singoli spin.
  • 21. Tempi di rilassamento (4) Note a T2 1. Il defasamento degli spin (T2) è normalmente più veloce del recupero della magnetizzazione lungo la direzione Z (T1). 2. T2 risulta molto sensibile alle disomogeneità del campo B0, quindi: i. Possono esserci sensibili variazioni locali di T2 se B0 non è uniforme ii. Si definisce T2* che tiene conto delle disomogeneità (T2*<T2). È possibile minimizzare gli effetti delle disomogeneità di campo utilizzando opportune sequenze quali la Spin Echo.
  • 22. Riassumendo… 1. Segnale RF 2. Allineamento spin nucleari e rotazione vettore magnetizzazione 3. Defasamento degli spin [T2] (la magnetizzazione trasversale Mxy tende a 0) 4. Riallineamento a B0 [T1] del vettore magnetizzazione (Mz tende a M0) 5. Emissione del segnale RM durante le fasi 3 e 4
  • 23. Il procedimento di imaging sequenze e metodi di codifica spaziale
  • 24. La sequenza Spin Echo (1) Le sequenze sono composte da una successione di impulsi RF e sono progettate opportunamente per la valutazione dei tempi di rilassamento. Un tipico esempio di sequenza che permette di valutare T2 minimizzando gli effetti delle disomogeneità di campo è quello della sequenza Spin Echo (SE).
  • 25. La sequenza Spin Echo (2) L’impiego di una serie di impulsi a 180 genera una sequenza di echo. Questo permette di rimuovere l’influenza delle disomogeneità di campo e di valutare T2 anziché T2*
  • 26. La sequenza Spin Echo (3) Il segnale ottenuto da una sequenza Spin Echo avrà la forma : TR T1 TE T2 S k 1 e e k = fattore di proporzionalità = densità protonica TE = tempo di echo (tempo tra 2 echo successivi) TR = tempo di ripetizione (tempo tra 2 impulsi a 90° successivi) Agendo su TE e TR si può esaltare la componente in T1, quella in T2 o quella in densità protonica
  • 27. Codifica spaziale Il segnale giunge ora indifferenziato dalle varie parti del campione (corpo umano). Per discriminarne la posizione si aggiungono dei gradienti magnetici al campo principale, variando così linearmente la frequenza di Larmor B0 è uniforme. Non c’è modo di discriminare la posizione Si introduce il gradiente, che va a sommarsi al campo magnetico statico B0 Ogni punto è caratterizzato da un diverso valore di campo che diventa (B0 + B0) e quindi da un diverso valore di frequenza di Larmor
  • 28. Il procedimento di Imaging (1) 1. Selezione dello strato L’applicazione del gradiente contemporaneamente all’impulso RF permette la selezione dello strato. Intensità di gradiente diverse producono spessori di strati differenti. Intensità di gradiente Intensità di gradiente Spessore strato
  • 29. Il procedimento di imaging (2) 2. Codifiche in frequenza e in fase Si impiega una combinazione di codifiche in frequenza e fase per la localizzazione del punto all’interno dello strato. Codifica in frequenza Codifica in fase
  • 30. Il procedimento di imaging (3) 3. Trasformata di Fourier È una trasformazione matematica che consente di analizzare in frequenza il segnale e di rappresentarne le ampiezze nelle sue diverse frequenze. + + = 1 2 3 3 2 1 F.T. = Freq.
  • 31. Il procedimento di imaging (4) La trasformata di Fourier permette il passaggio dal cosiddetto spazio K all’immagine vera e propria k-space Image space ky y IFT kx x FT Acquired Data Final Image
  • 32. Il procedimento di imaging (5) Eccone una visualizzazione… K Image IFT FT Siamo finalmente giunti alla formazione dell’immagine!!!
  • 34. Apparecchiature cliniche per RMN Schema di un’apparecchiatura a RM Tipi di magnete
  • 36. Tipi di magnete: caratteristiche (1) Magnete Elevata intensità di campo Omogeneità spaziale Stabilità temporale
  • 37. Tipi di magnete: caratteristiche (2) Vantaggi PERMANENTI •Non richiede alimentazione •Campo di dispersione limitato •Nessun raffreddamento •Limitati costi di gestione B0 Svantaggi •Peso elevato •Sensibile a variazioni termiche •Limitata intensità di campo 0.2 - 0.3 Tesla
  • 38. Tipi di magnete: caratteristiche (3) Vantaggi RESISTIVI •Non richiede criogeni •È disattivabile Svantaggi •Elevato consumo di energia •Raffreddamento ad acqua •Elevati costi di gestione Fino a 0.6 – 0.7 Tesla
  • 39. Tipi di magnete: caratteristiche (4) Vantaggi SUPERCONDUTTIVI •Elevata intensità di campo •Elevata omogeneità di campo •Ridotto consumo di energia Svantaggi •Necessità di criogeni •Elevati costi di acquisto Fino a 9 – 10 Tesla (imaging)
  • 40. Grazie per l’attenzione Illusion, an Ordered Confusion – Esher M.C (1898-1972)